la Fiera Letteraria - XV - n. 45 - 6 novembre 1960

• LAFIERA LETTERARI Anno XV - N. 45 SETTJMANALE DELLE LETTERE DELLE .4.RTJ E DEbLE SCJ NZE Domenica 6 novembre 19li0 SI PUBBLICA LA DOMENICA QUESTO NUMERO L. 100 DlREZlUNE; AMMlNlSTRAZlUNE: Roma • VJa d1 Porta Castello. 13. 'l'eJetoni: Hedaz.ione 65~.487 • AmmJOJStraz1ooe 65!,.16ts • PUBl::5U<...Tl'A': Ammi.nlstrazione: , LA f''L~ LE'l'TERAJUA" . Via dJ Pon.a c;uteJJo, 13 H.oma fAtta·~·A: L. 150 al mUllmetro • A RRONAMENTl: Annuo L. 4.000 • Semestre L. 2.150 • Trtmestre L. 1.100 • Estero: Annuo L. 7.000 • Copta arretrata L. 160 . Spedtzion• tJJ conto corrente postale (Gruppo (I) Cnnto corren~ oniru,. a 1/31426 Sul Nobel Ironica e patetica in '' Risate di gioia,,; tragica e aggressiva in "Pelle di serpente,, L'o.ssegna:ione del Nobel 1960 per la letteratura al poe– ta Saint..John Perse non ha certo fatto scalpore. La Fran– cia se l'aspettava da tempo: era tma certe.:za depositata alla banca di Stoccolma. al sicuro dalle oscillazioni. della bonia libera. E non sard la Francia a sollevare poLemi– che. Si tratterà solo - lo si può tranquillamente preve– dere - d'uno lunga serie di liete considerazioni sul pun– tuale scadere d'un impegno cui del resto l'Accademia non poteva mancare. dopo i sub– bugli _causati dalle asseg,na– .:ioni deg,li ultimi due anni e considerata l'opportunità di niparore al soipetto di sco– perte intrtuioni polttiche: nonchè atraltro, di volersi far troppo audace. se non aumenteranno, è cer– to: le santificazioni dispensa– no dai contatti reali. * Magnani Oscar a dispetto Due film apparsi quasi contemporaneamente sul nostri schermi, l'americano Pelle di serpente di Sidney Lumet e l'italiano Risate di gioia. di Mario Monicelli di– mostrano quale vasta gam– ma di possibilità e.spressi– v;e abbia Anna Magnani. pur essendo legata per lo originale suo temperamento e. per la sua stessa figura fisica ad un tipo di perso– naggio abbastanza deter– minato. In Risate di gi0ia l'attri– ce è Ironica e patetica, senza tuttavia arrivare mai all'esplosione tragica: un * di GIOl7 A.Nl.\"ICA.LEì\"DOLI mai cercato di superare questi limiti, anzi si è ri– fiutata di farlo anche quan– do sembrava che la strada del successo si dirigesse in alt.ro senso. positi manifestati in questa o in quella occasione. L'Accademia è conservatri– ce e aristocratica: in Perse s'è infine specchiata, ad acque chiare. Tutto è bene, certe volte quei che finisce bene. Felice' è ora lo Francio, la cu1 riserva di grandi uomini sembra inesauribile. Va det– to. a proposito, che tale pri– vilegio essa dimostro di por– torio con estrema di.sinvoltu– ra. Ogni onore toccato ad ar– tista italiano rischia di pro– durre gli effetti d'una ricom– penso d'oltre epoche, conces– .sa dal .sovrano al cortigiana per meri.ti occulti. trel.!cinan– te invidie e rancori a perdita d"occhio. La Francia somiglia invece a una regina madre cui tutto sia .soltanto dovuto. E' una società: letteraria. quelta, sempre rivolu:ionaria e sempre dignitosa. a misura d'uomo. Questione di tempe– ramento. di educazione forse. Un Perse italiano. se per av– ventura esistesse ed ora fos– se stato laureato, brucerebbe su roghi di polemico. Le polemiche seguite ai No– bel degli anni .scorsi hanno dimostrato parecchie cose. Primo, che i fatti della cul– tura hanno subito tm pro– cesso notevole di politicizza– zione. palese nelle scelte di Pasternak e di Quasimodo e trasparente in quest.a ste.ssa. di Perse. Secondo. e per quel che purtroppo ci riguarda, che la cultura italiana ha di– mostrato di e.ssere inguaribil– mente. disperatamente pro– vinciale, con Tesidui di Stt,– peratissima mentalità corti– giana Terzo. che qua.si per poter" guardare a Stoccolma come il mortole guardò un tempo l'Olimpo, .si tende od imporre all'Accademia più ricca e schiva del mondo - .s'è già accennato - una po– si-~one conservatrice. a limi– tare il suo compito alla pura celebrazione e glorificazione di nomi sicuri e fuori del gioco. Es.sa dovrebbe puntaTe, per cosi dire, su numeri già usciti. Se invece nicchia e sceglie a '$'UO rischio allora sue cedono pandemoni, gli accademici sono acCU$ati di incompetenza e di provincia- (Contlnu~ pag. 3) Una scena del film «Pelle di serpente • con Anna Magnani e Marlon Brando carattere che nasconde i '------------------------------- ~=~~~an~ol~e so~~e:::i~: Da tale punto di vista Anna Magnani costituisce la contraddizione in tenni– ni delle abitudini correnti nel cinema italiano. In ogni sua stagione il cinema !ta-- 1 i ano è promotore e insie– me wccube di determinati schemi fissi di personaggio: le giovinette Hceali dal vol– to pulito, le I ingenue, le «parioline>, le e loHte > vi– z.iosette. Nel campo femmi– nile poi sembra che non concepisca la donna oltre i trent'anni se non come fi– gura margi.oole di una sto– ria che non la riguarda, come se oltre i trent'anni i'umanità femminile non riservasse più problemi. m cinema italiano avreb– be seppellito Bette Davis a ventisei anni e. nella realtà dei fatti, ha tentato di seppellire Ingrid Berg– man, senza riuscirvi). di attrici come Elisa Cega– ni o Alida Valli. Cosi si spiega l'improvvisa fortuna di giovani attrici, che al loro sorgere hanno in se stesse già tutti i motivi del loro tramonto. E così si spiega anche la rivela– z.ione di attrici che, come è accaduto a Monica Vitti, erano state ripetutamente riliutate dal cinema e si so– no affermate soltanto quan– do si sono incontrate eon un regista il quale ha sapu– to impiegare le loro qua– lità, in senso specifico. Il discorso naturalmente potrebbe essere ripetuto per -gli attori esattamente ne– gli stessi termini. Ad esem– pio, il cinema italiano pos– siede due attori ohe sono nel pieno delle loro possi– bilità espressive con un ca– rattere preciso. Massimo Girotti e Andrea Checchi. e praticamente non sa che cosa farsene. Ri.sate di gioia. e pefle di serpente, proprio nella va– rietà dei risultati ottenuti da!..l'attrice pur nella essen– ziale fedeltà al suo tempe– ramento, costituiscono una nuova conferma deHa giu– sta impostazione che, gui• data da un istinto prepo– tente e indo:nabile. Anna Magnani ha dato alla sua carriera. Un esempio raro di indipendenza e di for– za morale. di orgoglio po– sitivo e di costanza sul quale più di un produttore italiano dovrebbe onesta– mente riflettere. Senza protagonista la nostra narrativa * Quesfanno tutto è finito bene: pacifico Nobel. Pa.stemal,;. è moria e con lui ogni polemica: Quasimo– do è ben vivo e con lui viva la polemica proprio in questi giorni disseppellita come una ascia indiana e brandita da qualche in..sinuonte commen– tatore letterario: ma Perse non aprirà circoli viziosi. an– zi li richiuderà:. n suo nome pare o1 di fuori della mischia, come fuori del gioco di ac– censioni e di cadute notturne sembrano le stelle (i.sse. L'Accademia torna. con tempestività ed eleganza. a quella che forse non è l'in– tenzione dei suoi membn at– tuali, mo che pare debba es– sere lo suo funzione. ossia una .specie di astratta santi– ;ticazione letteraria. Sollecita– zioni con.scie ed inconscie le oiunaono da ogni parte. E forse è vero che gli uomini sono più felici quando pos– sono adorare di quando deb– bono impegnarsi e capire. sembri pure il contrario: pre– feriscono riconoscere che co– noscere. Un Perse che pochi conoscono è meglio d'un Qua.simodo che molti debbo– no riconoscere, bene o male. I pochi eh.e conoscono Per- Nella grande narrativa dell"Ottocento la rappre– sentazione delle passioni umane risponde al concet– to romantico delle forze ideali che muovono la sto– ria e rispecchia la fiducia nelropera dcll'uom.:.. In quei romanzi il protago– nista campeggia, eroe del bene o del male, e la defi– nizione del suo carattere è condotta con un risalto ap– passionato che dell'autore scopre non solo il tempe– ramento ma anche la con– cezione di vita, i gusti, le inclinazioni. Calandosi nel– le profondità q:ell'animo umano a leggervi l'incon– fessato e l'ineffabile. Bal– zac e Tolstoi: Dostojevski e Stendhal hanno crèato personaggi interi con un mondo intimo ed esten10 che li condiziona e li ca– ratterizza: e mentre mira– vano aUa massima obietti– vità tjella rappresentazio– ne lasciavano anche illu– minanti indizi su se stessi e sulle proprie concezioni morali: poiché l'acutezza dell"analisi psicologica ne Ca dei moralisti, oltre la loro intenzione. Del romanticismo che è stato l'esaltazione deJle forze umane operanti nel- * di OLGA LOillBARDI la storia. questi grandi scrittori realisti conserva– no la fede nell'uomo; per– ciò il loro pessimismo con– templa un mondo ancora integro in cui le debolezze umane. gli errori e le col– pe, non sono sen.tc.t riscat– to. La forza di questi scrit– tori e nell'acutezza della loro vista interiore che co– glie tutto nel carattere e nell'animo del loro perso– naggio e lo crea intero nel– la complessità della sua natura e nella ricchezza e varietà delle sue contrad– dizioni; questa dedizione al personaggio è il segno della partecipazione del– l'autore alla realtà dei suoi protagonisti, del suo rico– noscersi in loro anche in rapporto agli altri uomini. la società, il tempo. Lo stesso Balzac così impietoso nel giudizio sul– la società lrancese della Restaurazione ama iJ suo personaggio perché crede Errata-corrige La «Canzone all'ItaUa• di Gaetano Arcangeli, apparsa sul numero scorso a pag. 1, era in originale soltanto una «Canzonetta all'Italia•. Arcangeli cl scuserà. nella grandezza delle sue colpe: cosi Stendhal nel– l'appassionata diiesa della azione dell'uomo mette tut– to il suo amore per lo slan– cio avventuroso e insie– me la sua lucida . .realisti– ca esperienza del cuore umano. Nella storia della nostra narrativa l'ultimo prota– gonista è Mastro don Ge– sualdo ;in cui il contrasto tra l'uomo e la società è rappresentato con una fidu– cia ancora intatta nelle forze dell'uomo, anche se Mastro don Gesualdo cade alla fine abbattuto dal de– stino, e nella sua lunga agonia assiste con triste impotenza al dissolversi della sua opera, in mezzo alla mdillerenza ostile di quel mondo circostante che egli aveva creduto di con– quistare. Il pessimismo del Verga, profondo e amaro, non è però cosi totçÙe òa negare all'uomo la dignità della lotta, e la simpatia dello autore accompagna. nell'ascesa e nel declino, quel personaggio che espri– me ancora un rapporto di forze tra l'uomo e il mon– do che lo circonda e quin– di <:onferma una situazio– ne ancora di prestigio del- CONTINUA LA NOSTRA INCHIESTA SUI PROBLE il DEL TRADUTTORE * .Del tradurre poesia * di MARIA LUISA BELLliLI delle lettere come nel mondo tout court? Qual– cuno propose un tempo che una commissione di psi– chiatri avesse il compilo· di sorvegliare i dittatori, visto che il vulgo non era in grado di accorgersi se impazzivano. Per chi tra– duce, come per chiunque scriva e pubblichi, ci so– no critici in abbondanza, fra cui è da sperare non manchino via via i cono– scitori delle lingue -da cui i testi sono stati tradotti. E le riserve, le discussio– ni sui singoli casi saranno sempre feconde. Ma ap– punto meglio sarebbe si esercitassero su opere tra– dotte anziché su principi astratti. distinguere fra una poesia in cui l'importanza mag– giore è nel tono, in una specie di aura che il poe– ta ha creato, e una poesia in cui le singole parole si presentano con un valore tale di invenzione che difficilmente esse sono so-– stituibili. Ho cercato dun– que di rendere il tono del testo, che concilia un'as– soluta modernità di pun– to cii partenza e d'imma– gini con uno schema chiu– so strettamente ctmato. Perché di questa libertà si misurino i limiti, rìferisco la prima strofa del testo: l'uomo nella società del suo tempo. Ma dopo la vasta e pro-– fonda crisi conseguente al– la prima guerra mondia– le, dopo le terribili anco– ra vive ferite aperte nel , fisico e nelle coscienze del– la generazione attuale dal secondo conllitto, alla pre– senza operante dell'uomo si è sovrapposta la nega– zione di questo, e il mito della violenza ha aperto un vuoto e quasi un abisso n.el posto che l'uomo occupava nella coscienza dell'artista. La funzione dell'arte e la sua condizione per so– pravvivere è di riafferma– re quel rapporto di forze e quella posizione di presti– gio che l'uomo sembra aver perduto nella società del suo tempo: e il romanzo contemporaneo indubbia– mente aspira a riguadagna– re questo diritto di parla– re agli uomini di loro stes– si e delle loro crisi. Infatti, interrottosi il rapporto fra scrittore e personaggio, quello tutta– via mostra ancora la di– sposizione a interpretare la essenza del proprio tempo con una attenzione dolo– rosa e una amara rasse– gnazione a quello che, è oggi il suo compito scadu– to, da testimone fattosi ri– cercatore di documenti sul suo tempo, il più possibile precisi e sinceri. Ma men– tre il nuovo romanzo fran– cese segna oggi il punto estremo di questa rinun– zia all'invenzione e della decadenza dell'uomo in quanto protagonista, in Ita– lia il romanzo sopravvive alla crisi del pe~onaggio sostituendo a questo una rappresentazione di am– biente, simbolo d'una so– cietà con le sue responsa– bilità collettive, attribuen– dogli una fisionomia che ne rivela i rapporti visi– bili e segreti. Abolito il documento psicologico, in questo nuo– vo romanzo italiano pre– domina l'azione, essendo evidente l'intenzione dello scrittore di affidare alla pura carica reaHstica la rappresentazione d.el dram– ma di una generazione o di una società. Di questa tendenza ci sembra di poter indicare come uno degli esempi più pregnanti il recente roman– zo «L'imputata> della Bo- (Contlnua a pag. 2) parente superficialità. In PeUe di serpente invece è un carat.tere che tende sco– pertamente alla tragedia. che vive i sentimenti esa– sperandoli, che si manifesta aggressivamente. Nell'uno e nell'altro film si rivela un'inteil)rete or– mai matura sotto tutti gli aspetti, padrona del pro– prio mondo interiore e ca– pace di immedesimarsi con aderenza perfetta al perso– naggio, rimanendo 6empre se stessa. In che cosa Anna Magna– ni è diversa dalle altre at– trici cinematografiche ita– liane? Non soltanto nella più ricca carica umana, non soltanto nella maggiore !or• za espressiva; ma soprat– tutto in questa rigorosa fe– deltà al suo temperamen– to, che talvolta è stata an– che considerata ed in effet– ti è iJ suo limite. Anna Magnani non ha mai tentato di essere diver– sa da se stessa e si è sfor– zata di approfondire sem– pre di più il contenuto del– ta propria personalità: H suo personaggio la porta– va ad essere oooolaresca, istintiva, immedia-ta. libera da sottigliezze intellettuali, governata in maniera esclusiva da alcuni senti– menti fondamentali (amo– re. bontà, gelosia, deside– rio di vita) ed essa non ha Ed è questo il motivo fondamentale per il quale il cinema italiano .fagoci– ta rapidamente le attrici senza neppure sfruttarle in tutte le loro possibilità. Le impiega quando esse COI"– rispondono al tipo richie– sto dalla moda del momen– to e poi le respinge, co– me se le attrici potessero inventarsi di punto in bian– co a volontà. Anche quan– do posseggono tutte le qua– lità di partenza necessarie (e qualche 'volta ne sono fornite). esse non sono mai sollecitate ad evolversi nel– la direzione più propria da un.'or~iz:zazione produt– tiva che sappia tenerle pre– senti a se stesse per quel che realmente sono e non per la loro maggiore o mi– nore rispondenza ad un personaggio precostituito e non di rado artificiale. Co– si si spiega la sparizione In queste condizioni è lo– gico che il cinema italiano soffra di una sistematica carenza di interpreti. Si · potrebbe dire che se la pro– cura altrettanto sistemati– camente. Anna Mag:nan i è forse la unica personalità che si sia opposta a questo modo di concepire l'impiego dello atl-ore, senza « bruciarsi > e che dai confronto sia uscita vittoriosa, dimo– strando quanto il cinema italiano abbia torto, quanto sbagli-a nella sua politica artistica, quanto sia schia– vo della moda. L'Oscar di Anna Magnani è stato pre– so a dispetto del cinema italiano e non gli ha inse– gnato niente. Per questo l'attrice roma– na nella storia del cinema italiano del dopoguerra ha una posizione significati– va. Essa non è soltanto una grande interprete, ma è un simbolo di ciò che il ci– nema italiano dovrebbe es– sere e non sa esse.re nono– stante tutti i buoni pro- A pag. 3: Inediti di SAINT-JOHN PERSE curadiRomeo Lucchese * A pag. 5: Novità: una poesia di CESARE ZAVATTINI 13 epigrammi di LUIGICOMPAGNONE Due liriche di un poeta religioso del Nicaragua, ERNESTO CARDENAL * Note su Pound, Cechov Butor - Servizi - Teatro Mostre d'arte - Varietà UN SAGGIO E UNA TESTIMONIA 'ZA DI EURIALO DE MICHELIS * Tutto D'Annunzio Dinanzi a certi libri, ci do– mandiamo che cosa avrebbe– ro rappresentato per la cul– tura di un Paese, o come ne avrebbero orientato i1 gusto, se fossero usciti cinquanta, quaranta, trema anni prima. Escono invece quando si ri– schia di non ac.corgersene nemmeno, ovvero in tempi in cui una lettura svogliata e apparentemente superflua li colloca tra le fatiche specia– lizzate: come questo Tutto D'Annunzio di Eurialo De Aiichelis, edito da Fcltrinelli (pa!J. 621, L SCXXI). I lettori maligni, se ce n'è, ci facciano la cortesia di credere che non intendiamo dare una :~~~~~•p~cftddi u?at~m:~~ siamo tra quei lettori un tempo fanatici di Gabriele, che oggi debbano ridimen– sionarlo nella memoria, e che perciò ricorrono fiducio– si a qualsiasi monografia pro· metta di conceder loro quasi le atteriuanti di una passione segreta, dobbiamo doman– darci come ci sia stato pos– sibile leggere con attenzione più di seicento pagine ri– guardanti un autore che non ci fu mai molto caro. Sarà superfluo dichiarare, almeno per i nostri lettori di buona fede, che questa confessione non la pretende a giudizio. Scalpellini di selciati strad3.- * d• JILADHllRO C.4.JtJLI li. anche noi usiamo i mede– simi strumenti che sono stati nelle mani, poniamo, di Mi– chelangelo e del Bernini, e nessuno vorrà credere che ci sentiamo pari ad uno dei due maestri né superiori al– l'altro, se dichiariamo di preferire questo a quello, o meglio, se non ci sentiamo legati da pensieri particolar– mente impegnati, a quello piuttosto che a questo. Ri– conosciamo nel D'Annunzio un prodigio della natura, ma, come preferiremmo il fons Bandusiae alle cascate del Niagara, cos\ non ricorrere– mo al poeta delle Laudi, quando avremo bisogno di poesia; tuttavia non possia• mo respingere un onesto e serio tentativo di riconoscere quanti ruscelli di nostro gu– sto siano praticamente com– presi nello scroscio da cui ci teniamo lontani, perché non c'introni né ci assordi. Tra l'altro, l'opera del De Mi– chelis ci pare abbia voluto sostenere quest'ufficio ana– litico, a forza di assaggi che riguardano il tutto e la goc– cia. L'analisi è tra le più serie, compiute, attente e persuasive che noi conoscia– mo; e, poiché qu~10 è ve– ramente un giudizio (e se non andiamo errati), l'esege– si dannunziana non potrà più prescindere dal corrispon– dente esempio di lettura e di inda~ne, insieme storica fi– lologica ed estetica, che il De Michelis ha dato di tutta l'opera del D'Annunzio. Ma, ci domandavamo in principio, che cosa sarebbe accaduto in tempi meno di- b'rie;!i: e ch~ù ~~~~';i~li iu~~; affermando che tanta giusti- d\aa~a1f!f~~~sa~b,~i~ta~ te possibili prima. Ci sedu• ceva l'ipotesi di un mondo leuerario atto a ricevere il messaggio dannunziano sen– za correre il pericolo di so– pra o sotto\'alutarlo; ma chi crederà che ipotesi del gene– re possano mai avverarsi nella vita effettiva delle let- 1ere e della poesia? La forza d'urto e la capacità di tra– scinamento che distinguono il grande scri11ore, non sa– ranno m3.i dimìnui1e dalla semplice resistenza di un critico; anche perché, in una medesima stagione letteraòa, è difficile che esistano in– sieme quel critico e quel– l'ar1ista; ed anche se esistes– sero, tutti guarderebbero al creatore e ben pochi all'ese– ge1a. Inoltre, ci pare che non si tratti di meuer l'uno contrò l'altro, due esseri pat"– ticolarmente dotati, perché, se l'uno dei due veramente rappresenta il gusto di una epoca, l'altro non esiste: non almeno, come problema da ridimensionare a distanza di una o più generazioni. e Il mio intervento, or– mai, giunge tardivo e, cre– do, quasi inutile>, scriveva Italo A. Chiusano nel nu– mero della Fiera datato 18 settembre, a proposito dei problemi che riguardano il traduttore. Ci vuol dun– que un po' di coraggio a inserirsi ancora in una po– lemica che, mai morta e certo destinata a non mo– rire. ha avuto però di re– cente. nel campo delle nostre lettere. come un so– prassalto di vitalità. Italo Chiusano passava oltre quella sua premessa e of– friva dei giusti e precisi -suggerimenti per quanto Si può e si deve fare nel– l'intento di offrire incorag• giamento e aiuto ai mi– gliori traduttori. Anch'Io dunque passerò oltre l'esi– taz:one di prammatica e riprenderò brevemente il discorso su di un altro aspetto della questione e cioè sul lavoro in sè del tradurre e in particolare del tradurre poesia. gua - che non sia lecito tradire lo spirito per ri– spettare la lettera e che la poesia tradotta deva avere per quanto possibile la stessa grazia, trasparenza, «felicità> dell'originale, in un tono che appaia soltan– to mutato di chiave; e questo anche a costo di qualche infedeltà nei par– ticolari. Il lettore ha già capito ch'io sono per la seconda soluzione. Le tra– sposizioni alla lettera han– no la loro utilità, special– mente quando il testo sia scritto in lingua· poco co– nosciuta e sia immediata– mente leggibile accanto al• la versione. Ma chi s'im– pegni a dar nuova veste ad una poesia, così che essa possa venir gustata indipendentemente dal con– fronto con le parole del– l'originale, deve tentare un lavoro di vera e propria creaz:one, anche se ac– compagnato dalla necessa– ria umiltà. Perciò intendo dire due parole In concreto riferen– domi ad una lirica france– se che qui presento e che ho tentato di trasporre nella nostra lingua, appli– candomi a questo compito con amorevole pazienza, ma pur senza l'illusione di vincere compiutamente quella che rimane una scommessa con l'impossi– bile. (Vedi pag. 2). Où es-tu toi da11s moi qui [bouges Toi qui fiambes dan moi {soudain Et ce mouvement de ta [ma.in Pour mettre à tes tèvres [du. rouge Era certo assai semplice tradurre: Dove sei tu che in me ti (muovi Tu che in me d'un tratto [t'accendi E 11 movimento della ttta [mano Per metterti H rosso sulle [labbra. Festeggiato a Roma· G. B. Angioletti pagine critiche. Forse, sareb– bero state attaccate con fu– rore dagli idolatri; forse, ri– guardate con sufficienza dai detrattori del pescarese: per– ché, serene equilibrate e fon– damenlalmente spietate, que– s1e pagine critiche sarebbero parse insufficienti ai demoli– tori di discendenza tho\,ezia– na, e crudeli agli ammiratori dell'immaginifico. Ma quanti anni di stuporosa, se non vogliamo dire stupida esalta– zione, e quanti d'ingiusta in– comprensione sarebbero stati risparmiati, prima alla no– stra gio, 1 inezza e poi alla nostra maturità, se l'inter– pretazione critica e la corri– spandente valutazione di me– nto, fossero state condotte sempre con l'acribia non ve– lenosa che dobbiamo ricono– scere al Tullo D'Annunzio. il De Michelis infatti, di cui P?~remmo discutere certi giu– d1z1 o talune preferenze, in linea di massima interpreta secondo lo spirito di un po– stero onnai distaccato e sere– no. giudica il bello e il brutto. l'oro e l'orpello, non lascian– dosi incantare dal meglio, come un tempo si fece. né la– sciandosi indispettire dal peg– gio, come si fa oggi: per una giustizia critica, alla quale finalmente ha diritto anche Gabriele. 1 é intendiamo dire che il De Michelis oggi, potendo fruire di parecchi decenni di critica dannunziana, tira le somme e conclude, come nessuno avrebbe potuto al tempo in cui il O'Annunzio scriveva. U De Michelis ha rea-Jmente messo a profitto tutte le lezioni; pro e con– !ro, anch'egli dimostra quasi m ogni pagina di conoscere Al due estremi dell'anti– ca disputa stanno i fautori della massima fEdeltà alla lettera. fedeltà che essi van predicando con un'austeri– tà accigliata, alla Savona– rola e coloro i quali pen– san~ - sono per Io più già poeti nella loro propria lin- Capisco tuttavia che, se si ammette il principio di una certa libertà nel tra– durre. sorga spontanea la obiezione: chi ci salverà dall'arbitrio dei tradutto– ri? E chi ci salverà da tanti altri mali nel-mondo Si trattava di un tono generale da restituire. poi– chè indubbiamente c'è da Ma mi sembra che in tal caso le fedelissime parole tradirebbero la poesia spe- (Continua a pae. 2) Lo .sera del 27 ottobre, al– l'Hotel Excel.sior di Roma, sono ripresi gli • Incontri con l'Autore>, lo noia int– ziotivo pTomosso da Flora Volpini intesa a festeggiare 1 nostri scrittori. L'.. incontro > che ha ria– perto la stagione romana è &toto dedicato a G. B. An• gioletti e al suo volume I grandi ospiti edito da Val– lecchi e premiato all'ultima edizione del ~ Viareggio •· Attorno od Angioletti .. elet– to recentemente Presidente dello Comunit4 Europeo de– gli Scrittori, .si sono raccolti i nomi più noti del mondo letterario e molti invitati della buona società romana. PTc.sentoto do Flora Vol– pini con calde parole d1 ammirazione, lo scrittore e stato poi salutato da un vi– vo omaggio di Giancarlo Vi– gorelli che ha illu.strato l'opera. e L'attività. di A n- 17ioletti, letterato ed europeo nel senso migliore. Il sen. Giovanni Gribaudo, Sottosepretario olla Presi– denza del Consiglio, ho poi sottolineato il valore di uno istituzione come quello degli • Incontri con r Autore •· Angioletti ha ringraz,oto tutti i pTesenti iHu.strando it .significato del titofo che egli ha voluto dare al suo volume. A questo punto, purtroppo, confesseremo l'inutilità di tutto il precedente discorso, !a dib~b)iC:-g~fi~t~~ti~md:~: nunziana; ma noi non ere• diamo che s1 tratti di un fenomeno di decantazione critica, bens1 dì un fatto dl esperienza poetica: e ci spie– ghiamo. Il D'Annunzio non avrebbe ponno esser ricondotto nei suoi veri termini poetici e (Continu-;-; paa:, 2)

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