la Fiera Letteraria - XV - n. 26 - 26 giugno 1960

Pag. 2 Napoli secondo Marotta (Continua da pag. I) sauribile rant~. Ciò che di– cono è \;ss1:1to. Ogni parola esce dalle \'1scere. Ogni im. maginc ha donnito con essi Le st~ idee appaiono pri: ma su1 loro ,·ohi e poi si fanno suono. Un suono che è fr!Cm<?ria e linguaggio tipico d1 cb1 d3 a un lessico italia– no un'articolazione sintatti– ~ napoletana. La \'ila è qui, m questa trasfusione di san– gue che il dialetto, rimo.sto all'interno come humus. d3 alla lingua italiana attraverso la sua espressione. Senza ri– correre all'anificio del dialet– t~ come mezzo di espressione duetta (artificio che Cre3 un equivoco, cioè una genuinità apparente) Marotta fa par– i~ i s1:1oi_personaggi in una hngua 1tahana che è tanto più perfetta quanto più vie- ~~a an~~Ì~~~l!'ii~~f{,a d~ via Caracciolo? Kon l'ho mai più vista cosl. pare\-a che 1·:1,·essero fabbricata quel giorno stesso. Uscì una im– mensa luna sproporzionata, gravida ... e non mi nmne in ~ente che avrebbe 6aliato, dietro qualche nuvola, tante piccolissìme lune? Mangiam– mo, in una ta,·emetta, frutti di mare e pizza. C'erano i po– steggiatori, cantavano: "La campana fa din don dan - e il gallo chicchirichl ". Una fioraia mi appuntò un maz– zcllo di viole qua. Da una co– mitiva di giovani il più gio– vane si a,,vicinò portandomi un bicchiere di ,;no e dicen– do: "Per carità, non equh'o– cate... beviamo alla zilella onorata, e buona fortuna". Mia madre disse: "Hai di– ciotto anni, oggi ... acuita"! Poi ce ne tornammo, senza fretta; costeggiando la Villa Comunale. Giunte in Via Chiatamone, scnlii la ,·ccchia piangere. Fa: Giulia preeara– ti... ho ,·enduto l'orologio ·di tuo padre. non a,·endo mezzi per la tua ser.ita ... e quello adesso ci manda agli incu– rabili•· E' una pagina di poesia che saorp. dalla gola ormai ap– passita di una popolana. una creatura che, con tutto il suo cuore, ha bussato alla fanta– sia di Marotta per diventare, av... olta alla sua vita, perso– naggio: personaggio ,,1,·o di una vita. che è soltanto della bellezza. Ebbene, di tali bel– lezze è pieno tutto il libro che Marotta ha scritto per onorare Napoli, i.I tempo e la vita. In fondo al Yolume ci aspetteranno im·cce sei rac– conti, quasi sei leggende, co– struite con una stupenda mi– sura. Nel taglio di queste sei storie si scopre tutla l'arte di Marotta. Un'arte che è il dono di un narratore pazien– te, messo a scandire le ore dell'esistenza dall'alto di una saggezza tutla mediterranea, anticamente greca. Una sag– gezza di osservatore lirico e pensoso che segue, animato da una comprensibile pietà, il destino di tante creature tulle ,·ere, perché sorrette dalla poesia di ,;,•ere e mo– rire. M. P. immaginath·a propria del dia– )euo napoletano. Quando questi personaggi parlano. e parlano in italiano, noi, men– taLJ:nent_e, li ascolti~o parla– re m diaJetto. Ragionano, di– scutono e le loro parole han– no quasi i gesti napoletani, le cadenze del napoletano. il calore e il colore del diaJet– to, ma d1 un dialetto che rimane come midollo, come linfa, come radice di un dire che si fa stile nella lingua ufficiale. Sotto questo aspet– to espressirn l'arte di Marot– ta si pone al di là di ogni esperimento; anzi nasce pro– pno da un felice incontro tra la sintassi napoletana e la semantica. la fonetica del– la lingua italiana. Ecco la ragione per cui i napoletani di Marotta diventano perso– naggi unh·ersali, pur rima– nendo internamente e tipica– mente napoletani. I BIBLIOTECA I La poetica di Marotta è una poetica che \'3 individuata. Bci p~~ u:ià~~~t~t~~~\iict un oggetth-o valore artisti– co e uno stile inconfondibile. Marotta appartiene alla fa– miglia dei Verga, dei Capua– na, dei De Roberto e dei Pi– randello. Il suo stile si è maturato in questa fonda– mentale intuizione: quella di rispettare la interiorità del personaggio - che conserva, perciò, la sua genuinità - e la funzione communicath-a e stilistica dell'italiano. Capito questo, l\faroua diventa un autore classificabile. La sua fantasia è 1 apQ!i, la sua ci– viltà è la lingua italiana. Ecco un esempio: può illu– minarci abbastanza. E' don– na Giulia Capezzuto che par– la, commentando la festa che la principessa Ninl Pallavidni organizzò in occasione del di– ciottesimo anno di sua figlia. e I diciotto anni di una ver– ginella... sl, proprio voi li . sapete in quei laceri calzoni e aJl'età che vi sopporta! I diciotto anni di una ragazza cresciuta nella bambagia sot– to il fiato di una mamma ,·e– dova! Zitto, fesso, parlo io che me ne intendo! Come sarebbe che il diciottesimo anno viene mentre una sta là. ferma ad aspettare? Ma è in movimento, al contrario, s'innalza e vola intorno a quella data! Mi ricordo, no? Ero figlia unica pure io. Svi– luppata ma innocente. A\'e– vo nella gola una freschezza ài giardino, di grotta. e mi domanda,·o: quali fragole ho man~ato, che sarà? A,·e,·o i pensieri di chi be,·e un'aran– ciata dopo un luongo cam– mino, di estate, e vede foglie che tremano al di là di un cancello. Era come sentirsi ripetere di minu10 in minuto Giulia, sei tu Giulia... non c'è errore. Insomma: chi non è stata guagliona immacolata, queste cose non le apprezza ... Be, fattosi avanti il mio di– ciottesimo compleanno, era giugno, mia madre mi lavò dicendo: Sei liscia liscia. Giulia, di seta, come non ti scivola addosso, la tua carne d'oro?, mi vestl. mi profumò e uscimmo. Potevano essere ~~l~~~:e~~I ro~~.g~~·o~i vetrina lei, cioè l3 figura mia, scruta,-a oggetti, manichini, panni, e si lanciava, fissan– domi. incontro a me. Basta, andammo al cinema1ografo e poi, salite in una carrozzella, a Mergellina. li cavallo era quasi bianco, augurioso. E MARIA BONUZZI GOTIA– RELLI: " Erba amara•• Re– bellato Editore, Pado,·a, 1959. lire 900. Maria Bo11uz.z.i Gottarelli 110,i è alla sua prima e.spe– rien:.a. Ha scritto di,•e.rsilibri di fiabe. novelle, liriche. Nel 1939 con e Annonie •, liriche, ha vi,1to il Premio dell'Acca– demia d'Italia, nel 1953 con e Alba dei vivi•• liriche, il Premio e Bismantova •. nel 1954 con e Arco all'amore• il premio al concorso e Oriane• e con il romanzo e Monella • il premio I.Aura Orvieto del 195-1. Questo suo libretto di ,,ersi è diviso in 4 parti: e Conflitti del vivere•, e Pal– pebre al sole•, e I.A via che non ha morte• e e Carne e foglie•. Il ,·olumetto è dedi– cato a e Olga •· Ecco una poesia della prima parte dal titolo e Alba•: e Affonda l'al– ba le morbide braccia I fra gli effluvi, f e nelle mie fe– rite. I Quando la came 11011 sarà più specchio f di vita, alba serena f turba la mia immobililà•. * FRAN"CO FERRARA: e 1 pa- scoli della nostra mano•, Rebellato Editore, Padova, I960, lire 500. Una notizia di copertina ci dice che le pagine di questo Yolumetto sono state com– poste nel 1955. La notizia cosl continua: e Chi per av– ,·entura porterà gli occhi su di esse, le legga. Le legga dieci volte e Poi altre dicci: ci tro\'erà qualcosa e vedrà che Giovanni e Blake non sono morti; che neppure Shelley e Rimbaud sono morti. come Thomas del re– sto, che non è mai morto. Son tulti là, che ci atten– dono, aUa sorgente perduta, do,·e questo giovane correva, a soli vent'anni>. Vogliamo crederlo. L'autore ha dedi– cato questo volumetto a suo padre e ai suoi figli. * MARIO Vl'iANI: e Poesia di Casimiro Bettelli •. Edizione e La Piazzetta>, Modena, 1960, lin.· 400. Come dtc'- il titolo, è un saJgio sulla poesia di Casi– miro Bettelli, definito dall'au– tore e poeta della "quarta generaz.ione " •· Ecco una pouia di Bette.Ili citata da Mario Visoni: e Forse nessu– no sa COJiiere I questa mia inquietudmc f dietro alle ore smarrite f questo andare di me.seaffaticaci. f In me sento germogliare amaro f caldo, una sabbia di de.serto I e mi nutro ancora di colpe I ruttiche, del ricordo di fu– ghe I davanti Olla tua mi– sericordio •· Della poesia di Bettelli Enrico Falqui ha det– to che e oscilla tra un anda– mento salmistico, piuttosto rallenlato e cavernoso, e un eccitamento lirico, piuttosto Una poesia di Niccolò Sigillino A1l'C0LI R01'TI Gli orti magri e radi del suburbio, dove il frutice stenta la sua crescita e l'ora è sempre infeITna. Nel giornJ meno ingratf, se la freschezza d'idillio vi si adombra. tra la verzura sbocciano mulie:rbi occhi, vive corolle senza gioia in questi gbettt di natura. n pagliaio sfiancato nella breve radura fuori parta con lo spaventapasseri a brandelli, UD poco di grottesco in cenci, lugubre, e il cipresso lo vigila solingo. ombra cli morte. Quando tramonta Il sole avanza intorno la paura ad evocare fisime dannate. e nella luce persa, ormai senz'anima l"uomo che passa è uno squallido mimo. La villa abbandonata, finestre cieche dietro gli olmi che respingono il sole; il parco che nutriva daini . - 11 sotto padiglioni di alberale guizzavano fagiani _sazi - . . oggi cova una qmete pro1b1t.a. Il sepolcreto in ruina cui pietoso dimora il giorno; fra l'ellera ritorta s'alza, leggiadro ~imbolo .. l'acanto e ossessi guizzano ramarri. A notte quasi odi voci antidle, di rimnianto per !a stagione umana. . NICCOLO' SIGILLINO esaltato e invocatil·o •· E' seul'altro cosi. Poi a Bet– telli molti gio\'a11ipoeti de– ,,0110essere grati per quella sua abbastama sapieme an– tologia e II secondo '900 • pubblicata da Amicucci qual– che a,mo fa. * Mi,·lELIO OlNI: e Deserto e Apparenze•, La uova Car– tografica. Brescia, 1960, s.p. In apertura del volumetto un disegno di Sergio Romiti. E' una r.icx:olta di quattor– dici poesie. Ecco alcunl ,·ersi di "Canto Lcteo •: e Correre, ansimare per / salite aspre, su gli orli / di precipizi reg– gersi, / andare, andare a una ·mèta / che la none rapl alla memoria. / Le vie senza ter– mine s'incrociano. / Abbrac– ciarsi a rovine / sente la sua vittoria il soono •· * LINA GALLI: e Notte sul- l'Istria•, Edito dal Movi– mento Istriano Re,·isioni– sta. L'Arena di Pola, 1958, lire 500. Sono poesie scritte nel '45-':fl e '48, tulle ispirate all'lslria cd alla sua tragedia, della quale l'autore lza sof– /erto. Sono poesie di dolore ;~~ta"::/~~; /~i sg;;;;~:.aCe11:. Lina Galli è abbastanza nota in tutti gli a,nbienti letterari (anche i più severi) per es– sere qm, in una occa.sione clte è solo di notizia biblio– grafica, ripresentata. Famosa e utilissima per la sua colla– bora::.ioneal volume su Svevo, recentemente pubblicato dal– lo Zibaldone. li suo nome fu da tutti scordato. Livia Ve– neziani S,•evo deve invece molto a Li.na Galli. * ALDO ONORATI: e Un dl conserverò le sole spera,1- ze •. Editrice Convi,;o I.et• terario, Milano, 1958, li– re iOO Aldo Onorati è gio,-anissi– mo, ha poco più di vent'anni. E' di Albano Laziale. Ha scritto queste poesie a 19 anni. Nicola Ci.lenti ne fa una fervida presentazione e con– clude e se saprà raffinare col temPo le sue vi,•aci tendenze al buon gusto della cultura, egli conquisterà il perfetto mestiere, cioè l'arte del poe- ~i~ bcWet~ ~~~~~~i !~cor * SAV!ANTONI V lN ICI O: e Cami a Vittoria •• Roma, 1960, s.p. E' un libretto fatto a e ci– clostile•· Dell'autore non si Ila nessuna notizia. Contiene diverse poesie dedicate e A Vity del Porto Fluviale•· Ec– cone una. dal titolo e Miso– ginia•· e Con tutto l'odio e con la sagge:z.a, / con tutto il seme della miscredenza, / mi ritrovo a far fronte alla violenza I dell'amore elle strugge.mi nell'aria. / Sempre è cosl quest'anima di fro– do; I se segui il vento trovi la bonaccia; / sogni la luce, hai il buio sulle braccia; I cerchi la notte. ti si pianla in faccia / w1 lurido barlume di riuscita•· 1A lirica miso– ginia vuole. dare una indica– zione generale? * NEANIAS: e Voci e Appro- di•. Edizioni Elefante, Al– bano Laziale, 1959, lire 300. Neanias è lo pseudonimo di un professore-filosofo che non vuole farsi conoscere. Questo professore per la pri– ma volta ha voluto darci queste sue poesie. La prefa– zione è di Aldo Onorati che ci dà queste notizie con mol– to calore. E' un'opera parte– cipante al concorso interna• zionale di poesia indetto dal Caffé Letterario e Aldo Ono– rati •· li libretto è diviso in tre parti: Voci del tempo, Approdi all'etemo e Voci del cuore. Sono poesie quasi epi– grammatiche. Alcune sono iri\'Cx:azioni come e n Pove– rello d'Assisi • e e Rimani con noi•· * GIUSEPPE FABBRI: • Canti gli~S.~~1%0~~~~~ u SOO~ Giuseppe Fabbri ci lza gitl dato altri libri: Sarabanda (liriclte), Milano 19Z5, Rap– sodie Africane (liriche) Lecco 1933, Sarab fonte del deserto, (dian·o dt carovana} Roma, 1!;/:a1i~1.~~k~tj 1 eJi Gesù ( esplorazione lirica), Roma, /9:,2, Vita Ignota di S. Francesco, Roma, 1957. Questo è l'ultimo suo libreuo di versi con zincografie di luigi Lodol1 e un ritralto dell'autore dc Aldo Pagliacci. Proprio perché questo è l'an– no delle Olimpiadi è un li– bretto che può produrre so– ùlUoni meno improvvise, G. T. LA FIERA LETTERARIA Domenica 26 giugno 1960 I INCOXVENIENTI D:LLE i.!C'.:\~fP:;\GN.:\TE Storia d'uno spuntino fu ri c ttà Lronaca dell'eclissi * IGlEN'E ITALlA.!\;iA Un'indagine dell'Istituto centrale di statistica, condotta col metodo del campione, lta stabilito che in Italia una abi– ta::.ioriesu otto manca di ogni servirlo igienico, una su Ire non possiede acqua corr,m,e e solo una su qu.11lro dispone di tutti i servi:]. Quante alle categorit, la migliore organi::.– zaz.ione igienica l'hanno i profe..<sionistie gli industriali; seguono i dirigenti, poi gli operai dell'indu.stra; a grande d.istanza $!li agricoltori in proprio (il 96 per cento non pos– S1ede bagno nè doccia); ultimi i salariati a,cricoli (il 98 per cento è ,pri-..·o di bagno o doccia). Roma è la città clte con– suma pru sapone, che ~ usato regolannente da nove italiani su dieci. Ulile il confronti di questi risultati con i dali rac– colti !Cel 1951. Allora nove abitai.ioni su dieci nor1 dispone\·a– no d1 bagno n~ dì doccia e il 55 per cen.10di esse era pri- 1•0 di àcqua corrente. Lo sviluppo edilizio e civile di questi not.•eanni è .stato notevolissimo, Puglia Lucania e Calabria /tanno fatto registrare un progresso enorme: le abita,.ioni dotate di tutci i servi_zisono aumentate dal 2,8 per cent; al- 1'll,/J per ce,,lfJ, mentre quelle fomite di acqua corrente sono passate dal 21,5 per cento al 45 per cento. E' t~n confronlo tulio sommato confortante. Afa guai a femtars1. E' tanta ancora la strada da percorrere e non bi– sogna perder . d'occliio quella già fatta, ché la giungla fa presto a coprirla. IL CUORE DEI CALCIATORJ che ~~toc~':! f: J::':'1~~ta~~;efjjT$[!'::z~nft:i.11o,~::r:gfJ~ sputarsf fa permanenza nella e Serie B • del campionato di calcfo. L'incontro era ·acce.. nssimo, dato l'alto valore della posta. Sugli spulti r.umerosi i tifosi delle due compagini che sosteneyano a gran ~~ i propri I?eniamini; e in campq il ~,'::ih/::nl";~~;:,ftin:Jn,1,~ff~'1,t;~~,~~J'o~~m;el'/:/:~~~.ete1r;ri~ mo lempo segn~va, f'!)CO dopo l 'iuiz.io , il Venezia con Orlan– do; pg1 pa!egg,av!l- 11Taranto con Fiorindi; una rele del tarar.tino G,anmannaro capovolgeva la situazione ma ancora Orla::.to _riequi~ibra,,ala partita. Si riprendeva• la seconda /raz.zone III pan!à e con azioni alterne ma verso la mettl del secondo tem/X? il fH!IlOtf!! colpi1·a. in ~rea la mano d'un di– fensore tarantmo. Larbitro fiscluò. Il palione aveva casual– menle !"lato. quella ma,w o questa, intenzionalmente, ave– ,·a schtaffegg,at<? la #er~? .L'ar.hitr_o, unico giudice, decise pe__r l~ seconda 1po1e.s_1 e_ indicò d ~l,schetto de~li undici me– tri. 1'.el c~mpo s~opptò d cao5. I 1,?t0catori del Taranto erano costernati,. 9uell1 deJ Vene;:ia gi!tbilavano ma rifiutavano la r~µonsabilità. del tiro. Metlere in rete su calcio di rigore. i P!Uttosto facile, ma l'emo::.ione gioca scherti in.aspettali Il signor Costanzo, all~at9re dei 1•enetiam, er.trò di quaiche h1~ 1 i Ò ~~ 1 n:r:i~~~r :~!i~':: r1:J~:1j!,j,.e~'!~a!f::.~~~':.!l~:tii t~~o~d~::~11:~~~~ 1! 1 rf~~~ t1,mdt1~1 ~~a:l~. 0 é:ole;,ft~ destro. Il pallone andò a sbattere sulla faccia interna del palo alla d~tra del portiere tarantino, schiuò dalla parte (!Pp0.Sl(! e s msaccò dietro l'altro palo appena al. di là della Imea bianca. Goal! I veneziani urlarono tutti insieme: ~ra il 1.·antaggio_, la vit~oria. Concian, come inebedito, cors:!.per il campo fin q11ast.(!Ila part.a t:J.ellas~a squadra, poi crollò a t1:1ra~''t!.J.mto.CtnQZ!ernuwt1 buoni di spugna sulla nuca e dz .scJualfcsulla f~ccta per rimetterlo in piedi. Poi un pian– to <!m:~tto, t~ntc:,felice da semhrare disperato. Anche i gioca– tori d1 calcio hanno un'anima. M.V. Primavera i una parola lunga: non si fa a tempo a pronunciarla, ed è già e.state. La citttl beve calura, i muri rinviano il sole. Una sudanle ansia di liberttl invita a fug– gire, appena possibile, a evadere. Un'altra parola lun– ga e fortunata: evasi.one, al– trimenti e meglio usala pe.r indicare l'atlo improvviso, ribelle d'1111prigioniero. Per una decisione dell'ul– ti~o momento eccoci in viag– gio per andare a consumare uno spuntino in 1m bosco a me::.z'oradi macchina da Ro– ma, evasi a sessanta l'ora. E' un giorno di festa nella set– timana; l'autostrada è un fiume di macchine rombanti che ci i,iseguono, si inseguo– no (perché siamo tulli eva– si) e ci sorpassano, un tur– bine di ciltadini in apposita tenuta - studiata su scala industriale per una evasione elegante - che arriveranno cinque minuti circa prima di noi. Si fabbricano motori sempre pu) potenti proprio per arrivare cinque o dieci minuti prima di qualcun al– tro, scltiacciando col piede l'ultimo schiavo incatenato e obbediente, l'acceleratore. Arrivati dunque qualche minuto dopo, cerchiamo un * di PIETRO CIJl.-t TTI posticino che ris110ndaa tut– ll i requisili del gusto mo– denro, dell'estro momentaneo e della comodità. I pini sono taHli, c'è .solo da scegliere, ,·erticalmente, ma l'erba è ,a– ra: la calura ha già infiam– mato il bosco; l'andirivieni delle ruote ha lacerato la ra– gnatela degli incantesimi se– colari. Ci dobbiamo accorge– re che la scelta di un posto all'ombra, al ,·erde, è un'iJn– presa assai più complicata di quanto si potesse immaginare da Roma. Migliaia di citta– dirti Juumo avuto prima di ,ioi la buona idea di venire a consumare 11110spuntino sotto i pini, l'opera:.ione <r..O– no è al suo culmine. Do\-rm– que ci son macchine infra– scate, gitanti appisolati, fan– citdli che piangono, chiama– no la mamma e il lupo, si ~~le~a:~ '!r:~~~~~·. Ofa~~/t/::e~ Ogni lembo giallo-verde è già staio conquistato e tra– sformato in accampamento per i nomadi della domenica e altre feste civili e religiose. Macchine stazionano a due, tre metri l'una dall'altra, a perdita d'occhi, sconsolala– mente. Il costo finale dell'evasio– ne è cosl un gomito-a-gomito da ore di punta. Lo spuntino nella silenle pace boscJ1i1-·a, argomento prelibato per poe– ti bucolici, è dfremao un imponente raduno automobi– listico per prova generale di mimeti.::.::.a;;ione d lle superfi– ci cromate, per la penna d'un poeta civile, o almeno d'un giornalista brillante. C'l un baccano a molte ,·oci, radio acce.se , fonografi cott balla– bili, colpi ai tamburello, strilli infantili, gridolini fem– mi11ili nell'av,·entura delle calze sfilate, ordini di padri. elle richiamano i gmppi s;,ar– si, rombi di motori, frusciare e raschiare d'oltre macclii– ne che pe.netrano nel bosco, scostano violentemente rami ed erbe, in cerca della si– lente pace boschil·a, del quadrato di preziosa ,1at11ra sul quale istallare un appar– tamento mobile. complelo di sedie, tavolinetti pie~lle,·oli, e.e.stoni, cestini, sdraie di plastica, o legno, o metallo, fornelletti, e i tanti os:s:ellini civilissimi che la fantasia del confort sa escogitare e un portabagagli ben ordina– to può contenere. Sl, tulla Roma è qui, ci ritroviamo all'ombra tiepida dei pini, circondati dall'afa del meriggio, e siamo gli stessi elle ieri facemmo res- o• t t• "I ll"II t • d"T b"I sa ?; crocev;a del centro. nlS ampa l I I aauri,, I ecc l ':ilD,rtJ; 0 }";;s/1'i t:r:;:~1 E' uscito in questi giorni stesura Bona,·cntura Tecchi ~u:4JJ::C/{i:'a T:,n;~ st ;n:. presso l'edito~ Monda~ori si è deciso a r:ifare il ro- demo), circondati dall'afa (c~t': ne pubbhc~ la_ pnma manzo: ha cambiato P:O~on- del meriggio, sudando e so-– edizione nel. 193:,) il, noto me~te alcune. carattensuche spirando al giorrio di festa, T°~~ I d~illa~~~\en~~ ti~~':;~• ;~~~~ndiu;e,ce;: !:~e,~as:~~:,·t:;n~I,~i;::1~l~J~j collezton.e e Il bo~,. t~ucendo _personaggi ~on- fugfriti da Roma, sapendo che ~on ~1 tratta di una .sem- djn nuO\,., non lasciando tutti ne saremmo fuggili _ J:l:hCC nsta';'lpa. ma di un ~ cu~a pagina senza con~; ma ognllnO fugge da solo _ hbro quasi .completamente. ztom, pery> scartandone p1u portandocela appr:.sso siJ; nuo~·o. ~ui:ito doPo .poc.h1 ancora C:f1 ~uclle completa- qua, nel bosco, ma senw vo– mes1. dal! uscita, T~ non mente nscntte. lcrcene accorgere, facendoci ha ,oluto farlo :istampare, Questa scontentezza dell'au- gli occlti festivi. rnzaando i non ostante che 11. romanzo torc. v~rso una s~a opera ,iostri gesti in gesti di rilas– fosse stato pu~bhca10 ~n ma ms1emc la fidueta fonda- samemo, le nostre parole in succ~ .ançhe I~ G;e~af!la mentale .in un libro, 6no al parole disinteressate. Abbia- L~~:t:~~e"~i,~ ii t{~: : pun.to di ~n?,·arlo trenta mo 7:1e~11pit~ il ~osco di chin- fin da allora, di rifacimenti anru dopQ, 1?d1cano qualch~ caglten.a ctttadu.,a. abbi~m'? importanti ,ma non crede,·a cosa .. Augunamo a Tecch1 trasfentq qua . t nm,on, 11 che il momento opportuno che il suo scrupolo d'arti- fumo tj. 1 ben.:ina, la fretta fosse ancora maturato. sta e la sua tenacia di la- d~Ila.città,. la. fr~tta che non A trent'anni dalla prima ,·oro abbiano fortuna. ;~o:::~e•d/fe1:!~"dare questo Arrivati cinque o dieci mi– gato su brandine prodigiosa– mente .sortite da una scato- ;,f [,~!~ti,dit~~b~~- i: ;~re:7~ radiale che diffondono per tulio d base-O le stesse can– :.onette (radio di f!Jrmalr di– ,·er.sissuni, da tascabili a grandi e complicati, ma un solo programma per tutti, democratrcamenre}, seguite dalla voce compitissima, cit– tadma sino alla sofferen::.a, dell'anmmciatore che infor– ma i radioabbonati evasi de– gli ultimi movimenti della politica intema::.ionale. Ci si deve proprio aluire: e ci si alza: la complessa attre:.::.a– tura nomado-famigliare rien– tra pez..::.o per pe::.z.onei por– tabagagli, i nuclei si ricosti- 1uiscono e, fatti rapidi ap– pelli, una dopo l'altra le macchine di diversa cilindra– ta riprendono l'auto.strada per Roma. La.sciano al bosco sou,·enirs di rifiuti e carte unte, rami spe,~ati, erba sciammannata, fumo di ben– zina e di falò senza allegria. Ce ne andiamo anclte noi, con le signore un poco gual– cile. la festa può dirsi finita, riprende la corsa a chi arri- 1·a prima: l'autoslrada è un fmme di carro::.::.erievario– colorate elle si rasentano, si rinvia,10 onde d'aria fischian– le. Roma torna a Roma. Chi arrfrerà prima. chi dopo. Ma llltti si sono divertiti, hanno re.spiralo graluita aria natu– rale. Domenica prossima sa– rtl la stessa avventura della e,·asione, Io stesso inseguir– si. e lo stesso ritrovarsi go– mito a gomito, radio formi– cl1e .strilli. circondati dall'afa del meriggio. Noi uomini moderni ci di– vertiamo così, cerd1iamo di– speratamente di convincerci cJ1e ci dfrertiamo così; e ci nusciamo spesso feliumen– le, imitiamo in tutto w1 es– sere bipede da illus1ra::.ione in posa rilassata, felice d1 se stesso; non trascuria,no 1111 solo particolare del compli– cato rituale dell'evasione or– gani::..::.ata, quella cJze garan– li!ce . .>(cure evasioni; nei g1onu d1 festa facciamo pro– prio il nostro comodo. Tutte le poesie di Luzi nuti prima, rientreremo ci11- q1Je o dieci minuti dopo, a .seconda della cilirrdrata (pri- . ma. dopo di clteJ Chi lo sa- I prà mai dire?). E non ba– sta. Evviva la campagna, ab– biamo esclamato nel cuore. uno dopo l'altro, secondo il In realtà sembra che, an– ziclté divertirci, ci s1 debha dfrerti~e, per for..a, per di– sperazione. E1-·aderein mas– sa, andte se talvolta scomo– do, .serve a convincerci che l'evasion~ è uguale per tutti, n~sana e, quasi, obbliga– tona. Qualche luminare pie– toso doi•rebbe invece com,in– cerci che l'o::.ono è dannoso· che lo smoJ,? contiene virami~ ne: ci toglierebbe wt gran 1J!!-.50, ':1 impedirebbe la fa– tica d1 un viaggio per an– darci a riposare ,rei boschi Aspettiamo che qualcuno cui si possa subito credere ci coni>inca; ci assicuri che le e,,asioni non ser\'0110 al– l'anima. (ConUnu~ pag. 1) crisi. Luzi ha impersoni– ficato l'essenza, proprio at– traverso una scblera di < personaggi interni > che egli rinveniva nella pro– pria stessa solitudine, tali da risultar sempre come visioni prospettiche da cui nascevano (si pensi a De– metra, Niobe, Erebo, Ar– mida, Astianatte di Un brin.disi) le immagini di– venute ricordo attuale an– che se di estrazione clas– sica. Rilke - con quel giuoco di forme-informe - era alle spalle: si rilegga <Viaggio>: < Non dai vetri, di là: dall'Acheronte - i vostri occhi mi guardano 1 cittd, - spere di visi languidi alla fronte - ruotanti nella li– tJida fuliggine. - Sono io H vostro pianto trattena• to. - quel gemito rientrato nell'informe, - io per un attimo, io sopravvenuto: - poi la tristezza vestirà al– tre forme. - Vivere e il sole immemore esiliato - sulle stoppie lontane in– time al cielo, - vivere è ancora ciò che ci rimane - occupate le dita già dal gelo>. Ma da quegli inizi che avevano sorpreso l.,...ùtima adolescenza e la prima gio– vinezza letteraria di Luz.i (< in un'invenzione senti· mentale, affettiva. anzi, del mondo>): superate che fu– rono le esigenze di -pura invenzione e di scoperte emozioni per il < primo contatto consapevole con la vita> (con palese tenerez– za per Ja ricercata fissità di formalismi a volte di maniera. in lui perduranti sino a Quaderno gotico): è infine approdato con le opere successive ad uno stato di accesa trepidazio· ne, di confessione, di me– raviglia, per la sorte ango– sciata dell'uomo contem– p0raneo. di soluzione, ora sì, che lo ha posto con ragione e con merito al centro delle nuo,·e atten– zioni dei critici. anche di coloro c h e guardarono <polemicamente > alla sua poesia maturata fino al– l'anno 1947. Polemica assurda? 1Ii– sconoscimento del substra– to culturale che in,·estiva quella poesia? Crucifige al– l'Ermetismo? Cadere in questi equi– \·oci è semplicemente ri– dicolo. Ed inesatto. Stori– camente non vero. Eppure quante sballate discussioni sono avvenute su questo terreno ... La verità è diversa. Due sono le < pezze d'appog– gio ,. che si possono mo– strare a delucidazione di questo preciso concetto. La prima è una dichiarazione dello stesso autore: < Per quanto mi sia di– mostrato difJìdente verso le emozioni sparse, le in– cidenze improvvise, le irri– tazioni della sensibi.Utà e abbia sempre sentito vi.vo il bisogno della sintesi, mi sono guardato e mi guardo bene dal negare it valore determinante che assumo– no nello sviluppo della poesia le circostanze e gli avvenimenti; e non solo . quelli collettivi eh.e tra– sformano la condizione del– l"umanità o illuminano più nettament.e it destino, ma anche quelli privati... Mi riuscirebbe impossibile ri– cercare quali fatti hanno avuto importanza nel con– formare il mio modo di sentire e di scrivere: quel– lo del quale ho più netta ronsaplvolezza è la guer– -ra. Raccolgo evidentemen– te sotto questo unico nome una serie inde/in.ita di casi, di precorri.menti, di conco– mitanze; e sono sicuro di peccare di astrazione> (dal J\farzotto 1958). La seconda è reperibile nella relazione {di Cecchi? di Bo?) di quel premio: e Mario Luzi, partito dalla esperienza ermetica, ed avendo rinunciato ad oscu.– ritd e corretto convenzioni stili.stiche 1 a costo di. un assiduo lavoro che dura da vent'anni, ha raggiun– to nel libro di liriche Ono– re del vero una maturità di emozione e di espres– sione che precedenti rac– colte: Avvento notturno, Un brindisi, Quaderno go– tico, lasciavano prevedere 1 ma non avevano di certo conseguita >. Con Primizie del deserto già appariva il maturarsi di una situazione. che era si ancora di angoscia. di solitudine e di ossessione, ma anche di attesa, di rea– zione: nell'unica maniera che è dato di reagire ad un p0eta, quella di ren– dere sempre più consape– vole se stesso Ce con se gli altri) di quello stato di oscuro tormento in cui la ·dta pare disperdersi come in un naufragio. E non è, la sua. reazione che non lasci il segno. < E m'inoltro sospeso, entro nell'ombra, - du– bito, mi smarrisco nei sen– tieri...>; < ••• per segni in– visibili la notte - s'è aper– ta v e r so la speranza ,. (<Invocazione>); <•.. atten– do, guardo - questa vicis– situdine sospesa; - non so più quel che ooUi o mi fu imposto> (e Notizie a Giu– seppina dopo tanti anni,.); < ... avanzo - da tempi in– conoscibili, ardo, attendo; - senza fine divengo quel che sono> (c.l\nno,-); < Tutto se mai verrà, verrà dal fondo - di questa an– gosci.a eterna senza nome - goccia a goccia durata e fatta mia; - questo sol.o, 11on spero altro soccorso> {cVillaggio>); < ... Ma è ancora un'età. 1a mia, - che s··aspetta dagli altri - quello che è in noi oppure non esiste> (<Aprile-Amo– re >): dubbio ancora, e smarrimento, cipotesi oscu– re>, ma anche la speranza già s'avviva nel suo de– serto dove prefigurati sono l'esi.!io e la morte. e Primizie>, certo. che matureranno ancor più nel– J.a stagione successiva, che per me resta la più com– pleta, Ja più profonda e ricca di Lazi: quella di Onore del vero; anche se questa non poteva non in– nestarsi sulle precedenti, da esse anzi traendo coe– rentemente quanto c'era da t.rarre lungo i rami di una formazione culturale e il tronco di una formazione umana che in Luzi non sono mai venute meno. Onore del vero non rin– nega assolutamente nulla, né costituisce una devia– zione poetica. imPossibile neU' autore de n giusto della vita rimasto vali– damente fermo ai presup– posti etici della sua natu– ra. anche se tale natura. col progredire degli anni, s'è andata gradualmente illuminando. < Tutto deve maturare da sé, seeondo la stessa legge che l'impose ed io non posso procedere senza dimenticarmi>: è una fra– se che si rintraccia in Biografia a Ebe, del ·42. e che mi sembra possa bene indicare la direzione mora– le e letteraria assai precisa e durevole in Luzi. Matu– rare senza dimenticarsi. Affiancate a questa una ultima dichiarazione (nel- 1'< autoritratto> accolto in Poesia italiana contempo– ranea di Spagnoletti): cDo– po l'esperienza ab ovo che è stata la guerra sia per quel che riguarda l'identi– ficazione del reale. del con– tinuum vivente, sia per quel che riguarda la sua dram– matizzazione morale, sen– tii il bisogno di dare al mio lavoro una sostanza e un aspetto più elementari, più fondati sulla nat-ura della esperienza dell'uomo e sulla natura del linguag– gio che la esprime; sentii anzi il bisogno di far sì che questo fosse l'oggetto stes– so della poesia, e la occu– passe tutta quanta in una ideale identitd tra sogget– to e oggetto>. Il lavoro più recente di Luzi va interpretato alla luce di siffatte affermazio– ni; altrimenti non si pos– sono intendere appieno le ragioni di una e matura– zione> determinatasi nel– la poesia cli questi annì, e non soltanto in quella di tum.o d'arrivo e d'imbosca– Luzi. memo: ma ben pre.slo abbia- Trepida e interrogante, mo cominciato a lame11larci quella di Onore del vero, delle formiche, dell'erba d1e nel dibattersi dei senti- pi~ica. del sole cli~ non sta menti, ora ammonitrice ed maz fermo. e proprio a me.:- o~a smarri.ta dietro 1~ evo: l ;ien;P~~~j~• ciq,~~::!z 0 st~~ Cl> d.el viver~: VOCI (g!,i 1 , mali quasi come a casa, lta ~~~~n~e~~~~ ;~~~ ;~ !!~c:J:ian 1 ~~m:~,~::o bi!!copi::i~ :t? ~~o}~ 1:~ii ~eg}~n~~: 1 ~z;~u1~;tr!~ti to;a::~c,;f i ':'a~ penetra a fatica _ nell'az- I sfenment1 del trab,cco_lan!e: Potrebbe capitare il ca.so che, per uno svtmtato amo– re d'av,·entura, si finisce una dome,iica o l'allra in un bo– sco deserto, fu.ori cip.i trac– ciati raccomandati dal siste– ma turistico; nel quale non si oda una radio, uno stril– lo di bambino; segnato da nessun rifi1110d1 altmi feli– ci evasioni; un bosco nel quale regnasse davvero mle– gra e solenne la solitudine, la pace mille.no.ria. Sarebbe scon,ertante, un litri maca– bro divertime11lo. Non Sta– rno fatti per questo, e qual– cuno dovrebbe dirlo: d1e la aria condizionata non teme co,1frontc, che il lavoro è il più sano dopolavoro. fa·a– dere è noioso, in fondo, e po– trebbe diventare pericoloso, capitando soli in un bosco di solitudine. Una sola ra– dio, '!nclte a tutto volume, non tiene compagnia. zurro che s'apre oltre ,~'az: 1~~~~~u~! 1 al~~,~d~'f~eu:t"e.~ f;';:[ t~;!/~~~i ~hr!z~ 11onnoal fornellino a spirito. dano grida acute che pre– cipitano - e nessuna pare– te riµerc-u.ote >: e Uccel– li >); voci di precisa indi– cazione (< l'ora dice che si deve - riprendere ciascuno il suo cammino - in questa tratta d'animo e di. spo– glie>: <Incontro>); voci di serena coscienVI. (< Quel che verrà verrà da questa pena>: <Versi d'ottobre>); e ancora di disperazione e di smarrimento, ma en– trambe riscattate nella di– messa e perciò nobilissima confessione: e Mi son di. menticato in altri e in me 1 - ho durato nel mio me– stiere oscuro "· La vita si perpetua, si dirama in mille rivi, si in– vera nelle cose di sempre col segno di una sofferen- za che dura. che produce ombra e mistero, luce e seme di altra vita, di al– tri incontri. Se la sofferen– za (si legga < Lungo il fiu– me > che a mio avviso, con < L'osteria "• dà la nuo,·a dimensione di Luzi, di un Luzi aperto all'umano pae– saggio di personaggi pe– netrati anche nei suoi ver– si) riesce a penetrare nel– l'altrui sofferenza. a im– medesimarsi delle pene, degli smarrimenti, dei de– sideri degli altri, non sarà più allora una sofferenza vana ... < Scendo, scendo più che già non sia - profondo in questo tempo 1 in questo popolo>: Luzi rende ono– re al vero e giustizia alla vita. I suoi nuovi < perso– naggi >, da interni si son f~tti fi~re accese, reali, siano girovaghi o vendito– ri ambulanti. Ecco dov'è giunta la barca di Luzi: a un lido che fa vero 11 poeta, che fa vero, gbsto e commos– so il verso di un poeta sen– za che questi debba rinun– ciare al rigore e allo sti– le di un linguaggio che tuttora lo distinguono. Sti– le e rigore di antica pro– venienza, costruiti in an. ni precedenti e in prece– denti opere attraverso re– gole imposte da una cul– tura e da una tradizione che vanno da tutti rispet– tate. E. F. A. Come e/te sia, il pranzetto freddo è stato consumaco. Ltmtana ogni bocca d'acqua, naturalmente, e rovesciato tra l'erba arsa il pre~ioso contenuto dell'wtica bottiglia, ci si .sciacqua le mani col vino stiepidito, si fuma tn tulta frella una sigarezta, per togliersi di bocca l'unto dei cibi freddi, e ci si stende sull'erba, ah!, consapevoli che non può darsi spuntino all'ape.rio sen::.a pisolino ri– storatore, e convit1t1 di re– spirare bene, o;:orio al cento ,xr cento, di sentirsi magni– fica,uente, di essere proprio rilassati. Come d'obbligo sta– bilito, spandiamo ouimismo domenicale e bucolica spen– sierate::.za. Poco dopo ci si deve rial– :.are, anche clti s'è alù.m- Per farci del be.ne dovreb– bero abolire le domeniche e i luoghi de.serti. PIETRO CL\IA rn ~ Lerici editori. l\HLANO ~ Vin Santa Tecla. 5-T•l. 8110019-8611:!119 GIUSEPPE BUFALARI LA MASSERIA Rilegato - Pagg. 344 Il romanzo del mondo nuovo che sta nascendo nel Sud. 'IVARJA TEJERA Il BURRONE Rilegato - Pagg. 192 L 1.500 L 1.200 La poesia dell'infanzia, i. turbamenti dell'adole– scenza s-ullo sfondo della guerra civile spagnola. PATRICIA HUTCHINS IL MONDO DI JAMES JOYCE Brossura - Pagg. 395 L 2.500 La prima monografia che appare in Italia sul ce. Zebre autore irlandese. Strumento indispensabile di. introduzione alla complessa opera Joyciana. LIDIJA ALEKS!sEVNA AV!LOVA CECHOV NELLA MIA VITA La nota scrittrice russa Avilova è l'autrice di questo romanzo il cui protagonista è un Cechov inedito, visto con tutta la poesia e l'affetto di una donna innamorata.

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