la Fiera Letteraria - XV - n. 26 - 26 giugno 1960

Le richieste di giudizio che giornalmente et pervengono, troveranno risposta nelle apposite rubriche .. Verba VO• lant •· • Scrip1a manenl • e • La Fìera risponde• secondo l'ordine di arrivo. Si prega pertanto di astenersi dal solleciti 1:A FIERA LETTERAIUA I D ' A JR'][' JS:: JDJ[ UJ{;\l<IU 1.H·J L\ 10::.IJ \I.IO, t:. ll•l3 dal mcrcolcdl al sabalo Manoscritti. foto e disegni non richiesti non:•' restituiscono RIESUMATO ALL'«ANTONIANUM » DI PADOVA ~ Credo • qu1a absurdum Ilmaestro dimusic Senza con ciò \·oler smentire le nostre previ– sioni. dettate dal modo ut1ilaterale con cui sono stati fatti gli inviti agli italiani "'llla XXX Bienna- 1~ di Venezia, dobbiamo dire, dopo un primo sguar– do d'insieme. che la ma– nifestazione ha in com– plesso raggiunto il suo <scopo,,, poichè i risul– tati rispondono abbastan– za alle premesse. Solo la ,retrospettiva del faturi– smo, su cui poggiavano molte speranze degli or– ganizzatori. non ha potuto essere ben allestita <• La mostra del futurismo - scrlve. il sen. Ponti - non si è potuta realizzare per obiettive di[ficoltà di varia natura, conforme– mente aH'ampio e com– plesso piano studiato e presentato dal professor Carlo Ludovico Ragghian– ti ,-). L'insieme delle ope– re esposte immeschinisce iJ futurismo anche come 'Piccolo movimento autoc– tono, nazionalista prima e fascista in seguito: e non serve a lumeggiare le due grandi mostre del futuri– smo che abbiamo avuto recentemente occasione di vedere a Palazzo Barberini a Roma e nel Palazzo Rea– le di Milano. mostre che sotto alcuni aspetti aval– lano alcune cose dette con molta chiarezza da Guido Ballo. Venezia. la città passatista di cui i futuri– sti volevano la distruzio– ne, si è vendicata a suo modo del marinettismo. Quando si dice la Nemesi! Notato il piccolo neo (piccolo, poiché di mostre futuriste ne abbiamo sino ai capelli; e questa di Ve· nezia non era proprio' in– dispensabile). dobbiamo aggiungere che esso non è naturalmente preoccu– pante. Gli astrattisti pes– sono fare a meno di una paternità futurista: in pri– mo luogo perchè il futu– rismo deforma ma non rinnega l'oggetto (l'ogget– to: questo odioso guasta– f esìe, che perseguita come una maledizione i nostri cari informali): in secon– do luogo perché ile pre– messe accertate dell'astrat– tismo sono esterne a1- rltalia e vanno da t.Io– redian a Kandinskj, da Klee (frainteso) a Wolls (Poilock ed altri america– ni intervengono quando il -primo astrattismo s·era scolasticizzato e rinunzia– no a ogni empito voluta– mente c0struttivo per por– re sugli altari l'in[o1"1male): in terzo luogo perché è sufficiente il sempre ,più diffuso conformismo astratto - rilevante spe– cialmente nei paesi di poca o di de-tadente dvii· là artistica - a denun– ciare i suoi antecedenti e a proclamare, sia .pure co– me fatto di cronaca, la sua legittimità. Uno degli scopi deUa sottocommissione per gli inviti agli italiani (unani– me nelle decisioni; e biso– gna registrarne i nomi: Brandi. Ciarde. l\Iasche– rini, Merlotti, Santomaso. Zampetti e Dell'Acqua) era quello di abolire ogni dia-lettica, facendo accede– re al.la Biennale solo· un ,gruppo fra i degni del– l'Olimpo astrattista: ma questo è avvenuto sino a un certo punto per qual– che cedimento di cui non _riusciamo a trovare una rplausibile giustificazione. Bisognava allora essere. vivaddio, più intransigen– ti, sino in fondo uomini di :parte, apastoli della nuo– va fede; così non ci sa– rebbero state certe pre– senze, che nel clima della odierna Biennale non si giustificano davvero e che sono indizi di un forse incosciente deviazionismo. Che c'entrano. per esem– pio. Cassinari. Guttuso e Maccari (artisti impegnati a risolvere la ,pittura con 1a pittura). che c'entra la scultura post-incendio di Perez in una Biennale che espone i sacchi rattoppati di Burri, le geometrie senza spirito di i\Iagnelli. i pasticci cromatici di Mo– reni, le astratterie incon– gruenti di Francese e Mu– sic (neoteroi dell'astratti– smo), le ossessive ripeti· zioni monocrome di Ve– dova o un Afro ormai tra– sandato e senza scatto? Tuttavia anche fra gli astratti non mancano tem– peramenti di un non tra– scurabile interesse: accen– neremo in proposito a Ro– miti per la gustosa deli– catezza con cui tratta le .sue invenzioni di schietta vena decorativa; -a Spi– nosa che vela e sottrae al- * di GlllSEPl'E sc1on1·111 1 0 nato da una vocazione pompieristica. Ove in pro– posito fosse rimasto qual– che dubbio. questa retro– spettiva assolve piena– mente il compito di fu– garlo. Spazzapan, che alla Quadriennale di Roma era presente come figurativo. a Venezia è tutto astratto: modesto, garbato anche se illustrativo nel primo caso: immodesto. sbanda– io. senza mordente nel secondo caso. Nella pre– sentazione il Venturi - sempre euforico verso chi abbraccia l' astrattismo. com·era l\Iarinetti bonani– ma con chi abbracciava .. il futurismo - afferma che Spazzapan e per 1a sua originalità negli ultimi an– ni· è stato un trionfatore ed è divenuto una guida>• (un trionfo di cui nessuno s·è accorto. una ,guida di non sappiamo quali pule- dri). . Ma. a proposito di pre– sentazioni. è stato rilevato come alcuni presentatori una pittura e a una scul– tura che non siano me– diazione del soggetto con l'oggetto operata con em– pito fantastico e valido quale apporto di singolari ed esemplari personalità: eristeggiare per propa– gandare puerili poetiche che impongono .determina– ti usi di moduli, nel mi– gliore dei casi. artigia– nali; proclamare che - se si \·uol essere artisti di oggi - bisogna al posto di lele dipinte presentare pan– ni sporchi insanguinati o passare per scultori espo– nendo metalli grezzi o tubi di scarico variamente com– binati. Di fronte alla XXX Bien– nale, fatta sopratbulto di co– desta roba, tanto nel padi· gliene italiano quanto in quelli stranieri, rivendichia– mo il diritto di di!endere una civiltà nei confronti di turbolenti conati d'una bar– barie senza precedenti. GIUSEPPE SCIORTlNO Entilio Vcdo,•a: "'Ciclo scontro di situazioni n. -4 V• (XXX Esposizione d'Arlc di Venezia) * cl• GI.HJ ,1·0 6,1 H l PADO\" A. giugno Erano ali anni 1n cui Bene– detto Marcello ,criveva il trauatello sa11rico Il teatro alla moda. buttando il ridi– colo su! • divismo canoro• del tempo, ferocemente aw– dican.do l'ambiente 111u.ricale e in specie quello del tea– tro melodrammatico con le virtuose e i virtuosi. gli im– presari ignoranti. i com'1>o– sitori asserviti. i protctton e cosi via. Più tardi. qual– che cosa di simile. con al– legria. avrebbe fatto anche Goldoni con L' impresa:io delle Smirne .. ,ra ci sembra che lo .stesso Perpole.1i. nd Maestro di musica. rappre– sentato una decina d"anni do– po ch·era uscita l'opereua del Marc.-ello, abbia roluro occupar.si. in chiave comica e con una mali::iosa aria di compatimento. del malcostu– me imperante. Infatti. l'ope– ra buffa in due atli. che di poco precE"de la Sen•a pa– drona ed è. nelle .1pecie del pencre comico. auieme al Geloso schernito. commedia tipeggiata. in cui cioè la mu– sica tende a caraHeriz::arr dei per.1onaggi. tipi fissi. ci insegna come. ancht a quei tempi. una donnina giorane e fi_ricamtnte dotata poteue a&pirare a un alto ruolo or– ti.stico. o mtglto divi.ttico. .senza pou:edere le qualitd richieste dalla professione. Co.si accade di Lauretta. a.1pirante primadonna. alht– v,a d, Lamberio. fatuo mae– stro di musica. L'alquanto maturo e rozzo impre.1ano Colajanni vorrebbe scnttu– rarla (e .spo.1arla) su due piedi. .10l,anto per averne apprezzata la femminihtd. indifferente al fatto che ella sappia o meno cantart. E per il vero Laureua. nono– .1tante le premure didattiche (ed amorose) di. Lamberto, dl note giu.1te ne az.:ecca po– chine ed è tanto .1gra.=1ata nel canto quanto intrapren– dente nel voler far.1i valere. Furba e ve.:- =o.sa . ella riusci– rà: nondimeno con moine e vaghe promnu ad ottenert Il contratto dal Colajannt. ponendo addirittura (a con– dizione di avere sempre ap– presso lo spasimante Lam– berto in quahtd di accom– paonatore e maestra. lo sguardo consuete e in– consuete forme patinan– dole unitariamente: a Cor– pora per gli azzurri carat– teristicamente mediterra– nei. che riflettono uno stato d'animo sottilmente nostalgico. Artisti. costo– ro. che anche in una mo– stra non settaria potreb– bero figurare con molta dignità. Per Sadun estremo fiatino di un mo– randismo senza ubi co1i– sis1am portato verso il nulla dalle esigenze di una pittura senza genere - e per Dorazio (la tap– pezzeria dai titoli in in– glese ... costituisce l'espres– sione più negativa della mostra) il normale met,ro criticq non è davvero in– dicabile, (salvo che non ce lo fornisca prossimamente il Brandi che. di fronte ai quadri di Sadun. si sente e uomo del suo tempo ,,). '."\ei confronti di costoro. se fossimo in un'epoca al– quanto sensibile e ideal– mente interessata alle cose dell'arte. la reazione sa– rebbe stata clamorosa. In– vece. dato il criterio una– nimemente accettato dalla sottocommissione di cui sopra. i Sadun e i Dorazio potranno nel curriculum aggiungere di aver a\·uto • una sala alla Biennale»: e pretendere a un titolo di riconosciuta nobiltà. abbiano avuto la parte del 1--------------------------------------------------– Il Maestro di musica fu presentato la prima tiolta nell'estate del li31 dagli sco– lari di Peri:,ol-e.1i nel Con– vento naooletano del S. :Xella scultura la situa– zione si ripete: abbiamo un Consacra che fa le combustioni alla Burri; un Lardera spigoloso e peno– samente senza fantasia; LeonciUo d'una e materi– cità > senza lume: t-.Iinguz– zo di un gW>to sempre più fine a se stesso; So– maini i cui cacciai> sono dei frammenti di obici scoppiati. Marini ha avu– to il buon gusto di rinun– ziare all'invito (lo stesso Vespignani): cosa che, se fatta da Guttuso, avrebbe spezzato l'aria salottiera dei Giardini e dato f1uoco alle polveri: se ancora ne hanno in serbo gli artisti deU'odierno conformismo internazionale. Nel bianco e nero, a prescidere dal morandismo astrattizzato di Korompay, fanno pen– dere la bilancia dalla par– te del buonsenso i-I • rea– lismo espressionista di Guerreschi e l'inesau– ribile vitalità di un l\Iac– cari che con la sua bellis– sima opera g-rafica da un canto batte in breccia contro tutti i convenzio– nalismi e daU-altro non cessa mai di far respirare le sue immagini in un cli· ma altamente poetico. Questo il panorama del– la partecipazione italiana. salvo le retrospetth·e di Biroili e di Spazzapan. che meritano almeno un cenno. Birolli è presente tanto come ti gu rati v o quanto come astratto: im– pacciato. mediocre, senza un orecchio attento ai rit– mi cromatici nel figura– tivo: presuntuoso. voluto. monocorde nell'astratto: il suo dipingere è determi- leone (!\larchiori con cin– que. seguito a ruota da Argan e da Valsecchi con quattro ciascuno); e sarà senza dubbio interessante una malizjosa lettura di codeste ermetiche e pseu– do filosofiche presentazio– ni {..credo quia abusurdum• si direbbe), dove e! discorsi che quasi mai si accord'ano con la realtà dell'artista preso a pretesto si alter– nano le espressioni senza un ..ero e proprio signi– ficato. Music ridotto a ri– n'unciare ai suoi cavallini, motivo ormai fin troppo sfruttato, e che giostra a vuoto col colore, per Mar– chiori diventa un artista che ha un e fondamento sicuro,,, cioè e un legame costante con la verità del– l'anima, che agisce inten– samente sugli apporti della cultura,,_ Argan sco– pre che Burri intende dar– ci soltanto e la finzione di un ' quadro,-; Valsecchi ,:> e r-i od a allegramente quando scrive che e i ri– sultati di Vol-pini valevano per quel senso di spon· tanea. libera appunto ispi– razione,, e c0nfonde cose diverse quamio aggiunge: cquesta felicità immagina– tiva, e cioé prontezza nel rispondere aUe sollecita– zioni che colpiscono la vita interiore·,, ecc.: come se la vita interiore non comprendesse a n che gli aspetti teoretici e pratici dello spirito: mentre qui l'immaginazione è dall'esi– mio esegeta impropria– mente intesa quale atti– vità dello spirito poten– ziato come fantasia. Riservandoci di conti– nuare lo spici.legio - do– cumento del buio in cui si dibatte r, alta cultura> astrattista - aggiungiamo che opere esposte e pen– si presentativi sono legati fra di loro da un continuo equivoco: credere aUa pos– sibilità di un·arte disuma– na, che ubbidisca soltanto a candni prestabil:U; a NEI LIBRI MASTRI DEGLI l.\IPRESARJ J CONTI NO;\! TORNA~O * .4.pnello Magpiore. Che esso abbia avùto di recente qual– Creare le"infrastrutture,, dell'organismo teatrale che fortuna .mlfe scene. non ci ris11ito. Sappiamo soltanto di una sua edizione in for– ma di lettura cantata. ossia .1enza recita..- -ion.ee scenep– piatura. fatta a Roma nel ·35 dagli .-Amici della .~Ju- La scienza economii::3 insegna che resistenza dei centri di produzione e dei centri di consumo non e da sé sola sufficiente a de– terminare la vitalità di un sistema economico: è an– che necessario che i gan– gli essenziali ·del sistema stesso siano inseriti in un tessuto connettivo che as– sicuri la circolazione delle energie nel senso più pro– pizio. Per questo si co– struiscono le strade, le fer– rovie, gli uffici postali. i depositi, i mercati e infi– nite altre opere ad esse assicurano appunto un re– gime di benessere econo– mico quando ne esistano anche gli altri presupposti essenziali. Sono le cosid– dette ,infrastrutture,, dal– le quali dipende la ric– chezza di una regione o di una nazione. Ritornavano alla nostra mente queste considerazio– ni. mentre leggevamo al– cuni giorni addietro le dichiarazioni non liete ri– lasciate ad un intervista– tore da Remigio Paone nella sua qualità di rap– presentante ufficiale degli impresari teatrali italiani. La stagione teatrale ita– liana - egli diceva press'a poco - si è conclusa per quasi tutte le compagnie con un iallimento o con uno stentato pareggio. Gli spettatori non hanno avuto un numero sufficien– te di spettatori. Visti tali risultati, che di anno in anno si rinnovano con crescente gravità, bi– sognerebbe chiedersi, pri– ma ancora di discutere sulla qualità dei singoli * di GTOVANi\l (.'A.Ll!JNOOI.I spettacoli. quali canali e quali veicoli conducano gli spettatori allo spettacolo in un paese di livello cul– turale medio abbastanza basso com~ è l'Italia. Tali canali e tali vei– coli non esistono. E nello stesso mondo del teatro nessuno si preoccupa. di. crearli. Anzi il mondo del teatro appare sempre più pervaso da un Jesiderio di sdegnosa e malconcepi– ta raffinatezza, che si tra– duce in una sempre più ri– gorosa e più assurda J>v– sizione di isolamento. Alcuni mesi addietro si e visto che un attore di affennata notorietà, come Vittorio Gassman. neJ ten– tativo di suscitare un in– teresse veramente popolare intorno ad un suo nuovo tipa di teatro è stato co– stretto a ricorrere ad un I metodo di collegamento con gli spettatori addirit– tura primordiale: quello dei comizi volanti in piaz– za. Altrimenti come avreb– be saputo la e gente ,, che esisteva un circo e che vi si davano spettac'1li di un determinato tipo e con un determinato scopo? La verità è che uno spettacolo generalmente nasce in Italia dalla col– laborazione di un ambien– te ristrettissimo e che. per una forma di inversione onnai cristallizzata e de– finita, cresce rivolto ad un ambiente altrettanto ri– stretto. La massa di spet– tatori possibili è preven– tivamente esclusa dal cir– colo. I dirigenti delle grandi industrie viceversa sono costantemente dominati dall'ossessione di raggiun– gere in ogni modo i loro eventuali consumatori, di conoscerne i gusti, le abi– tudini, le tendenze. Esi– stono appositi uffici per per elaborai e approfondire e indagini di mercato>, per fare i mezzi di propagan– da sempre più penetranti e persuasivi, per rendere i prodotti agevolmente acquistabili. Nel nostro secolo l'arte del vendere si è radicalmente evoluta, perché una vita più rapida, più intensa più complicata ha distratto gli individui da se stessi, impedendo lo– ro di riflettere serena– mente sulle proprie esi– genza. Più del libro, piil del cinema - che nato recen– mente si f.! adeguato senza sforzo al clima dell'epoca moderna - il teatro ita– liano è un prodotto che presume di·vendersi a di– spetto dei consuma.tori ora ignorandoli ora volontaria– mente trascurandoli ora indisponendoli. Alla fine dello scorso secolo la scena italiana., =~~riq~:1:noal:~:lerft:"ud~ per una nobile arte. non dimenticando di gettare al momento opportuno un cupido sguardo sulle at– trici più giovani e più at– traenti. Gli isterismi del primo attore e della pri– ma attrice, le nervose an– gosce delle < prime rap– presentazioni>, l'eccita– zione delle prove, che hanno riempito non senza un pizzico di pepe le cro– nache del i.eatro ottocen– tesco, sono tutte in rela– zione dir.2tta al carattere che l'attività teatrale ri– vestiva. Ma, se si esclude l'introduzione dè:lle sov– venzioni statali che hanno spostato le fonti del me– cenatii-mo, ben poco da allora è mutato nel1o spi– rito della nostra scena. Ed è invece assolutamente cambiato l'ambiente stori– co nel quale essa opera. Non intendiamo natural– mente accusare gli impre– sari teatrali. Magari fosse– ro essi i soli responsabili della decadenza del teatro italiano! Sono ormai tal– mente pochi che si potreb– be pen;ino immaginare con una certa semplicità di sopprimerli e di :-:ostituirli. Le cau5e di questa deca– denza sono assai più in– quietanti e remote e trova– no purtroppo un alimento continuo nel terreno di una antica diseducazione degli italiani al teatro. Ma poi– ché gli impresari costitui– scono un indice singolar– mente espressivo dello stato di una qualsiasi atti– vità organizzata. offrono la possibiltà di un discorso llRTJSTI I'l'llLiaNI I tre Tommasini Tina Tommaslnl: • Ingresso al com·enlo • Tre fratelli pittori: Annamaria, Tina e Nino Tam- masini. Soffermandoci a considerare la loro arte che si mani– festa con personalità tanto diversa è necessario tener conto di un fattore com-une. matrice della loro poetica: la preferenza per l'essenzialità figurativa che allontana la loro pittura da qualsiasi retorica di contenuti e dalla occasionalità di pretesti esteriori. Anna .Maria si serve di certe calibra.ture spaziali che rifiutano sempre l'impeto scomposto e sentimentale del– l'ispirazione. L'accentuazione coloristica ed il contrasto cromatico, risolti da pennellate larghe, guccose, stese con estrema sicurezza, lasciano trasparire un'incrinatura ango– sciosa, qualcosa di inappagato e non espresso, fascinosa– mente sottile. che si dirama dalle sue « case ». Tina si esprime con tocchi veloci ma amorosi, sensa– zioni all'apparenza fuggevoli ma inte-missime, spremute da coloriture preziose e trasparenti. Lo caccia golosa del .soggetto si avvale di. una scrittura pittorica che ricorda il gu.iz= o. L'ispirazione nervosa e pur sognante è alla ricerca di una felicitd non -raggiunta che nelle sue «marine• equilibria il rit~o emotivo in una. larga contemplazione di attesa. Nino usa mi'es-pressione pittorica sgombra di materia, pervenuta ad uno stato di as..toluta purezza che si mani· fest~ _co€!entemente ~tella scelta degli elementi figurativi, nell nnptego c!omat1co sempre puro. nell'impostazione della composizione senza ombre dove l'oggetto è folgorato di luce. Una purezza che è pittura fatta di aria lieve. di. trasparenze ma con 1rna sua ressitura intimamente resi– stente, raggiunta con semplificazioni limpide che tendono all'essenziale nella realtd perfetta delle nature morte come nella suggestiva bellezza irreale dei paesaggi. generalmente valido e di- ~i~~t s~,ioa~~~ifa°~f ;;~;;; vengono un termine di ri- Labi.a. ferimento. Ora noi \"Or- Si tratta di cosa legata ai remmo chiedere agli im- gusto dell· epoca. a certa presari italiani se es: i nel- convenzione scenica drnenta- la civiltà moderna ~i sen- ra stucchevole, condizionata tir-ebbero di gestirt una dalla gracile vicenda e da impresa di contenuto di- per.1onaggi futili: ma la mu- \·erso con !o stesso spirito f~':/ia:inte';;i~~e !'e;~~e;~~ con il quale gestiscono del buon estro pergole.siano. normalmente la impresa Questa musica. con il suo teatrale. Se. ad esempio, tinteggiare arguto, lo spr1..::..::o sarebbero disposti a subire umoristico sa ancora rende- le pretese e le bizze di un re divertente una vicenda ingegnere, di un medico, che altrimenti lascerebbe in.- ~~r~t~r:~c~~f 1i:e ~~~t i\:~~!~ a~~io:~:t1!~~? ;:~ scono le pretese e le bizze chi sa acconten.tar.ri . In ogn.i di un attore. Se. ad esem- ca.10 re.sta H debito cultura– pio, sarebbero di'iposti ad I'! ma, a parte questo. pen– ignorare quasi totalmente .nomo che volesse la pena. il pubblico al quale si ri- riportare il Maestro di mu– volgono. Ripetiamo che sica sulla scena come hanno non si tratta di riversare {~; 1 1 :ic!zedi~i~~l~~/,e':~s~~~~~ le colpe di una situazione sione del saggio finale degli su questa o su quella ca- allievi nelle dossi di canto tegoria: ma semplimente della signora Elena Fava- di indicare con chiarezza Ceriati. una educatrice che alcuni assurdi parametri tra i molti meriti ha quello di una condizione effettiva. di essere stata maestra. a Dal· punto di vi.sta com- ~raerv~~~. ~~b~~ eai~i i!!':u~~ plessivo il teatro italiano I tore del coro della ,, Scuola e una sopravvivenza anti- di Ar-·a d 1 diluviana. E' organizzato e to Ani~i~n~;Uk:~ari~i- concepito come poteva es- ttua pcrgolesiana è- .stata serlo nell'età della pietra. rappre.1entata al Teatro dei– E non bisogna mera vi- r.-Antonlan.um .- di Padova ;t~1;ii~d~~~q~~• ;~s!i\~i.nti fae~~ao ;~'ft~!i~~~A:.ir~l~!~ In tale quadro il valore Costantino De Luca è inter– e il significato che noi at- t·enuto nel testo modifican– tribuiamo al Teatro-Circo do in. più d'un punto la di Yittorio Gassman e struttura della commedia quello di una violenta J:}er render plù animata spallata sferrata contro l'azione scenica e trame il una tatapecchia cadente, ;;~f 1 ~_m;u~i ~~;~~~~:~:~/~!: di un urlo feroci! e incon- pole di una comicitd che ri– sulto lanciato in un dormi- flettesse. .senza caricature torio secolare. di una ri- farsesche. lo spirito delrepo– volta che ristabilisca bene ca. Arbitrario e di gusto di– o male il senso del temp11. scutibile ci è parso tuttavia E' necessario ricostruire l' intennez::o pantomimico dalle fondamenta. vedere dei tre .suonatori muti. il teatro con spirito mo- ~:: st0 re!t~~~ona:pupnet;~lt:: derno. con aperture nuo- tutta di garbo e buon decoro ve, impostare i problemi GINO NOCARA ~f,';,e,,!~~~"/"vaio~ 7 '!~~!~~ 1 _P_R_E-1'_1J_O_T_E_R lici. liberarsi dai preg1u- n dizi inveterati. Ed uno di questi pre– giudizi - ma forse uno dei più nefasti - è la con- I cezione ancora vigente del suo:esso di una • prima rappresentazione,-. che e uno dei più ridicoli resi- dui dell'atmosfera di mon– danità ottocentesca nella quale ancora si avvolge la nostra scena: le signore in pelliccia, i falsi intellet– tuali. gli amici degli amici degli attori che gridano e bravo > ed i critici che mezz·ora dopo scrivono frettolosamente in tipogra– fia e bene gli altri >. E' una visione degna del crepu– scolarismo di Guido Goz– zano. E' il monumento ar– cheologieo di una società defunta, alla quale oltre– tutto non sono rimasti neanche gli spiccioli per pagare il prezzo di una poltrona né la cultura per apprezzarne il valore. l\Ia ricostruire dalle fon-· <lamenta significa anche creare un organismo vita– le, nel quale le energie possano circolare; significa suscitare. come si diceva in principio, le e infra– strutture > del sistema teatrale. Significa riportare il teatro dal reg:10 delle mummie in 11.n dominio di interessi vivi e presenti con spirito moderno. M~ chi avrà il coraggio di in– cominciare? La Commissione giudicatri– ce del II Premio Letterario 'Teramo,. per un racconto inedito, composta da Diego Valeri (presidente). Carlo Betocchi.. Carlo Bo, Giacomo Debenedetti. En_.,.io Di Poppa \"òlurf! e Raffaele Pa.s.sino. (se~retario: Giammario Sgat– tom). e3aminati i racconti. dei 322 scrittori concorrenti si è fermata in. particolare su questi nove autori: Ed1th Bruck di Roma. Glu• seppe Gadda Conti di Milano Renata Giambene di Pisa· Michele Lalli di Roma. Gra~ ::ia Livi di Milano Giovan• ni Passeri di Rorr:a Giose Rimanelli di Roma. '.4.ntomo Seccareceia di Frascati, Al– varo Valentini di Fermo. A que.1to punto le discus– sioni .1i sono accese. e si pos– .1onocori riassumere: Premia• re un autore del tutto nuovo o premiarne altri già consa– crati dagli editori e dalla critica? E' prevalsa soprat– tutto la prima opinione, e n è quindi deciso alla unani– mitd di aueunare il premio ..Teramo .. dell'EPT, di L. 300 mila. al racconto "Costru1- camo una diga .. di. Michele Lalti. nato nel 1926 a Bone– tro, nel Molise, e oggi r,ior-. nalista a Roma n Premio de'i Comune di Teramo, di L. 100 mila. t stato a.Jsegnato, pur esso al– l'unanimitd. al racconto •·11 ca.vallo,, della .Jctittrice un.– ghere.s:e Edith Bruck. nata ;~o_t~;;ut~ aL~~;~:;~~~,~~~ ra...-ziah, ed oggi residente a Roma Ulht.iO l"t\UISH.I Ulr-ellore re•ponnblle Gino Se,•crlnl: • DanzatriCC blu• 19U (XXX Esposizione d'Arte di Venezia) lustro probabilmente ina• deguato alla sua effettiva consistenza, era un feno– meno di mondanità pro– vinciale. Nei palcoscenici l'aristocrazia e l'alta bor– ghesia coltivavano i gra– cili lauri dcJla loro intel– ligenza vera o presunta e della loro compreilsione Tutto questo osservato nella «personale» .che i t-re arti– sti hanno tenuto a Venezia alla « Santo Stefano» LUIGL'M BORTOLATTO GIOVAN'Nl CALENDOLI Stao. 1'1pogra11co U.K.::,.Ll:i.A. Roma • Via IV Novembre IU

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