la Fiera Letteraria - XV - n. 23 - 5 giugno 1960

LAFIERA LETTERAR Anno :\-V - N. 23 SETTIMA AL DELLE LETTERE DELL ART/ E DELLE SCIE ZE DomenÌ:ca 5 giugno 1960 SI PUBRLICA LA 001\lENICA VUESTO NUi\lEl-m I.. IOO UlHt--2'.IONE. AMMIXIS'lRAZIUNE: H:oma Vta di Porta Cast.eUo.13. Teletoru; Hedat.iooe 655.487. AmmirusLraz.iooe 6!1~.l~. PUBBUt:nA': AmnunLStrauooe; e LA. f'll=:KA Lt.'TJl: :H.AH.LA • Vta dJ Porta Ca;i;ldlo. I~ K.,1nia IAKUt-A L lMJ al mtll1me1ro . AHI\C'"ll,\\IF:N11 Annuo L 4000 Seme,s-t.:-1! L 2.150. Tnmestre L l.100. &-stero: Annuo L 1000. Copia arretrata L. t!>O • S~lzton• ln eooto corr ente o o~tale (Gruppo u, Cnntt'I t"l"lr-r•nlfo 0''--• 1""~ n 1 ' 3 l ◄2f' Quando il legislatore precede lo scrittore * di J!LADI.JlllW CAJ.-LI L'imp0sit.iom della socialitd, OV\'ero la trasfom,a:.ione di un onere morale in onere giuridico, è forse alle origini di alcuni aspetri della crisi contemporanea. Di fatto, ,·e– diamo che l'individualismo e l'a11archia crescono insieme con le conquiste sociali. Sia– mo certamente nel giusto, quando ci sfor:.iamo di su– bordinare l'interesse pri,•ato a quello collettù-o; ma gli uomini si comportano come se ricevessero a dispetto o, quanto meno, si affrettano a prendere ma non danno. l più trattano t1 corpo sociale come un al,'eaTe cJte debba avere miele per tutti, sen:.a che nessuno lo elabori e lo produca. ne11zn~i~dg;;~i, l~~:'d~d::;/',e ,,ertigi11i,pareva questa: che gli atei stessero mettendo in atto la parola di Dio, e i cre– denti non sa~sero far altro se non accettare, sul piano della socialità, un.a sorta di fato pagano. Secondo noi, il cammi,w elle re.stada percor– rere condurrà dagli atti a Dio (stiamo pensando al– l'oriente) e da Dio agli atri (in occidente). Ed a chi vo– lesse. attribuire prov\"isoria superiorità ad mia delle due condizioni rispetto all'altra, risponderemmo da cattolici. cl1e la fede deve essere di– mostrata dagli atti, e elle gli alti non persuadono e non soddisfano, se non sono giu– stificati dalla fede. Non ve– diamo né pace sociale né pa– ce inten~ionale fuori da questi te rmini; e non ricono– scere.mo ,•era grandei:.a agli scn'11ori cosiddelli impegnati, cl:e non s'impegnino anche a far l'uomo degno e co1isape– i10le delle sue llUO\'e fortw1e. sociali. VLAD!~URO CAJOU TEATRO SICILIANO A MILA O La stagiQne dell'Ente del Teatro di SicUla, che ha messo in Sttll3 nclla originale edJrlone dlale1tale cUolb di Luigi Plran dello si è conclusa a Milano con una serie di fortunate recite dc e L'aria del continente• di Nino MartogUo. La regia di questa famosa opera della scena sldUana, che ebbe In Angelo Musco un indlmen tkablle lnterprele, è stata cu– rata dal nostro collaboratore GlovannJ Calcndoll Nella foto: Llna Passalacqua e Umberto Spadara nel terzo atto de e L'aria del continente• Non è diffia7e accorgersi che abbiamo concesso una certa somma di diritti, ancor prima di a\'er pra~duto, in cambio, l'e.serci:jo dei corri– spcmdc1ti doveri. Infatti, la t1onna giuridica da sola non può essere imo stimolo atti– \'O: può impedirci di fare qualcosa. non indurci a fare le cose che più contano. Non, almeno, al punto da farcele fa~e con quel pieno impegno_ che è sempre tot allo d1 amore.. * Il tempo nostro 1:a con~ A PROPOSITO DELL'"ISOLA,, DI STUPARICH * sauto e conoscud: ancora ,m– rabili succe.ssi nel campo del– le conquiste sociali. Dolersi che la spinta relatt\•a abbia O\·uto e siguiti ad a,~re tan– ta for..a, .sarebbe strcn·agan:.a degradante. Certamente non mancano i laudatori delle ca– ste anticl1e, del dominio e delle sogge:ioni; e si sfor..a– no di dimostrare cJrenon può dirsi progresso tutto ciò che appiattisu la societd:. Coste: ro non sanno pensare. stan– camente. Possono a\'er tutt~ le ragioni di rimpiang_ere d pasfato e di criticare 1I pre– sente, ma no" gua~dano al– l'avvenire.; e dimentwano che ogni asserto duratt~ro della so,cietd: è stato ra,giunto ~t– traverso una crisi. T.uttavut, chi aspira a consegrnre una socialitd: anche più Pi°:°" e t:r~ ra5c!:;7,1::;d;~o,!::~ài~ ta, dell'anarchUI e deU'md,": dualismo eccessivo che ge,m– cano dalla socialità, come- da una botte elle contenga. un carico superiore alla resisten– za delle doghe. Classicità e Le ultime novità della nostra Narrativa risultano realmente cosi esorbitan– ti e sopr.iffacenti che uscirsene ancora a parlare di Giani Stuparich verrà considerata prova di im– perdonabile arretratezza? Eppure una storia della Narrativa del :-{ovecento italiano, che non presuma di trovare giusto principio soltanto nel secondo Dopo– guerra. dovrà fare i conti con Giani Stuparich me– glio di quanto non sia già stato provYeduto. E per la e triestinità > che lo ha contraddistinto fin dai pri– mi Colloqui (1925) e Rac– conti (1929). per l"indaga– trice saldezza morale del– le sue composizioni. saran– no conti che non si chiu– deranno in passivo. Né ri– sulterà profezia avYentata quella di chi ha segnato L'isola più alratth·o di ogni altro suo scritto e per farlo non ha aspettato che le triestine e Edizioni dello Zibaldone> ne presentas– sero la terza ristampa ('59) dopo le due {Einaudi) del ·42 e del '46. * Chi sara stato il teme- * di E:\"RICO FA.LQUI no stati scritti parecchi al– tri. Sennonché l'averlo pre– sagito ieri (cfr. anche Ben– co: Piccolo della sera, 21 aprile '42) corrispose all'ac– certamento anticipato de1 valore di un dato di fatto letterario nel momento stesso in cui si manifesta– \'a e potette al massimo sembrare azzardato. Ma il ripeterlo e il confermarlo oggi. equivalendo ad una constatazione quasi in se– de di bilancio. non assu– me un accento di polemi– cità? Si abbia a mente quanto superiore alle cen– to paginette debba oggi es– sere, secondo i più esigenti censori, la misura appro– priata di una narrazione ideale: e si aggiungano tutti gli esempi accumu– latisi da allora. comoonimenti riuniti in Pietd det Sole (1942) è ri– scontrabile una prevalen– za memorialistica tra au– tobiografica e moralistica. nell'Isola la fusione tra racconto e commento è ot– tenuta con profonda natu– ralezza. Nell'Isola. di Stupe.rich, per la tanta materia e per la tanta carica saputevi racchiudere e dominare. diresti che un romanzo si è ristretto in racconto e che il racconto. a sua vol– ta. si è condensato in poe– metto. Anche il Pancrazi fu dello stesso avviso; an– che per lui e il piano del racconto è rigorosamente narrativo. i due personag– gi che lo muovono sono de– terminati e concreti. il fat– to è disegnato nettamente nella sua luce che è cru– da luce; ma il tono segre– to del raccontare e la sua rapidità sono di natura li– rica: e nei tratti dove cul– mina. L'Isola tiene assai del Poemetto>. Per ottene-– re ciò, s"allevia e s'intensi– fica. s"intenerisce e s"im– malinconisce. s'esalta e si attenua, e passa da una vibrazione drammatica a una trepidazione elegiaca. e Una fredda ombra nel– l'animo. Di fuori il sole ,io splende\·a ... >. Sgomento. speranza, rassegnazione stringono il figlio al padre e come una giovane pianta che potesse scorgere nelle pro prie radic i una intacca– tura morta.le >. E dall'ad dio si leva un a eco di rim– pianto. * Ma tra la lettura di ieri e la rilettura di oggi, tra quello e questo tempo. più che essersi aperto un i.n– ten"3llo, s"è prodotto un dh-ario, nel costume nel sentimento nell'ideale e nel gusto, in conseguenza del quale L'Isola sembra già circonfusa e sollevata da una sp.?Cie di classicità. E non è una e classicità > vistosa, legata ad una sta– gione, ad una -tendenza: meno ancora ad una ma– niera. ad una moda: ha. per contro, assllnto, nello insieme, a1cunché di remo– to e quasi di smorzato, che ne rende più stabile. più sicura, più efficace la bel– lezza, nonché la lezione. Com"è nel naturale di cer– te operette classiche, che non tanto mirano a sor– prendere e a soggiogare. quanto a persuadere e a rinvigorire. ENRICO FALQUI UNA COMMEDIA DI ELIO TALARICO AL SA T'ERA MO DI MILA. ·o * "Prometeus" abolisce la morte * La tesi del celebre « Knock » è capo volta e portata alle estreme conse- g11en:e; ma si dimostra che per vivere gli uomini hanno bisoirno di morire La satira della medicina ha una tradizione illwt:-e nel teatro. Dei medici si burlarono )lohP.:? e Gol· doni, l'uno con Le m.ede– ci n malgré lui e l'alt,-o con Il medico olandese, svolgendo due temi, che sono rimasti essenziali quello del falso medico, che appunto perché tale riesce a guarire i mali dell'anima con il suo in– tuito, e quello del vero medico che guarisce ram– malato malinconico soltan– to perché una avyenente fanciulla gli è casualmen– te vicina. )la ll medico per eccel– lenza della letteratura tea– trale contemporanea è il dott. K.nock. protagonista della più fortunata opera di Jules Romains. Come è noto, anche perché la com– media ha avuto una tra– sp0sizione cinematografica della q111alc è stato finissi· mo interprete Louis Jou– vet. il dottor Knock assu– me la condotta di un pae– setto dm.·e L:.ittigli abitan– ti godono di un·ottima sa– lute ed il farmacista è da anni immemorabili costret– to ad una vita assai sten– tata. Anziché abbandonar– si agli ozi come il suo pre– decessore, il nuovo medico proclama la situazione sin– golarmente allarmante; es– sendo Je malattie una ine– sorabile fatalità della esi– stenza umana. gravissi.mcl e la condizione di chi non aecusi neppure il minimo sintomo di indisposizione. perché l'inevitabile suo male occulto non potrà es– se.re curato e quindi dh·er ra irrimediabilmente letale. Appplicando tale teoria. il dott. Knock. che sotto alcuni aspetti e un entusiasta assertore della scienza medica e sotto al– tri un raffinato lestofante. prende sotto la sua tutela l'intera popolazione del paese ed infine anche il medico al quale è succe– duto nella condotta. Un accenno alla tesi del dott. Knock era necessa– rio prima di illustrare la \licenda di Prometeu.s~ la commedia con la quale dopo molti anni di assen– za dalle scene Elio Tala– rko medico e scrittore è ritornato ora alla ribalta. Anche Prometeus è un me– dieo e cita tra virgolette ie opinioni del dottor Knock. ma per combatterle come in un congresso scientifi– co. Se il guaritore di Jules * di GIOJ!Ail'ill CALE1\DOLI Romains parte dal presup· posto che tutti gli uomini sono o devono sentirsi am– malati. anche quelli appa– rentemente sani e robusti. il guaritore di Elio Tala– rico. capovolgendo la fu– nesta tesi, muo,·e invece dalla certezza che tutte le malattie sono il fr-.Jtto di una fissazione dell'amma– lato. il quale può istanta– neamente guarire solo che lo vogJia o che. almeno, non voglia di proposito es– sere ammalato. La morte non è un e,·ento fatale. ma un trapasso al quale. l'in– dh;duo stesso che lo subi– sce. si prepara ,zradata– mente autosuggestionando– si inconsape\·olmente. F.d infatti. sebbene siano combattute aspramente da coloro che vi,·ono sui ma– li degli altri, come i pro– prietari delle cliniche. le teorie del dottor Prome– teus tro'\·ano una imme– diata conferma nella real– tà. non appena qualche ammalato incomincia ad essere con"into della loro \-erità. A\·•,engono le gua– rigioni più stupefacenti. Si dimostra che la morte non esiste più. Le cliniche si trasformano rapidamente in alberghi di lusso. Ed un acrobata, portando al– la sua estrema possibilità i'applicazione della teoria. si lancia sul selciato con– tro il quale si schiaccerà ma senza perire. Lo spet– tacolo eccezionale. annun– ziato clamorosamente, at– trae una folla strabocche– vole e l'acrobata, incozag– giato dal successo, si pre– para a ripetere indefinita– mente resperimento. :\la. dinanzi alla eddenza dei fatti. ormai tutti sono con\"inti della verità del– le teorie di Prometeus. ri· tenute in un primo tempo ciarlatanesche, ed anche il più pericoloso esercizio non può suscitare alcun interesse. La vita stessa. privata del suo termine contrario. non ha ,più un senso logico e perde q suo '\·ero contenuto che è op– positivo. Non significa nul– la essere giovani e nulla essere vecchi, nulla att.en · dere e nulla sori re. La gioia e il dolore si con~ fondono in un grigiore uniforme. La commedia di Elio Talarico differisce da quel· la di Jules Romains non soltanto perché ne capo– volge la tesi centrale, ma anche perché non si arre- sta al trionfo delle teorie del protagonista e ne de– scri\·e la de-cadenza e 1a fine malinconica. Per re– stituire il sa-pore alla vi· ta. gli uomini riaccettano volontariamente la schia– ,·itù delle malattie e la ineluttabilità della morte. Le teorie del dottor Pro– meteus sono sgominate non dalla impossibilità di non morire. ma dalla im– possibilità di dvere senza la morte. La commedia di Jules Romains. rappresentata per la prima ,·olta a Pa– rigi nel 1924. •ifletteva la luce di un·atmosfera in- trisa di filosofia pirandel– liana: il dottor Knock in sostanza pensa che agli effetti del medico vale ~– me un autentico amma– lato anche chi è semplice· mente t-on\"into di esserlo. La commedia di Elio Ta– larico si pone im·ece agli interrogath~i di un'età a noi più ,·icina nella qua– le con ri nno,·at.o fen·ore la scien.za si preoccupa di all un~are resistenza uma– na. E la risposta è sem– plice: la finitezza è un carattere intrinseco della dté'I Pf'~ tJue.:tn rr,P" re GIOVA.i~Nl CALENOOLl (contlnu;-;:-- pag. 2) 1L LIBRO DI CUI SI PARLA * Racconti diTozzi * di FERDl1\·A,\'DO l'IRDIA Dalla morte di Federico ;.=:i.~nio~:~ ~~~i nel corso di questi quattro decenni i più ampi ricono– scimenti per la sua opera di narratore. quei ricono– scimenti di cui furono cosi avari i suoi contempora– nei; tuttavia manca tutto– ra una valutazione com– plessh-a dello scrittore, una sistemazione critica nel corpo della narrati– ,-a contemporanea italia– na. :\lorto giovane, dopo una vita tra,·agliata sia come artista che come uo– mo, anche a causa dell'in– differenza dei suoi contem– poranei ed anche da in– numerevoli traversie e do– lori. e tuttavia confortata da affetti familiari che si– no all'ultimo lo sostennero, egli lasciava una quindi– cina di opere, di cui più d'una. Bestie, Con gl.i oc– chi chiusi, Tre croc i, Gio– vani, l1 podere, Gli egoi.su hanno un posto sen za dub– .bio importantissimo nella narrativa post-verghiana. Si può dire anzi che es– se rappresentino il felice punto di sutura tra la nar– rat.iva del naturalismo e del \"erismo ottOCPntesco e quella post-.svedana del primo e del secondo nuovo realismo italiano, quello del periodo immediata- mente precedente al se– condo conflitto mondiale e quello successivo. Anche sotto questo profilo quindi la sua opera è tutt'oggi di grande importanza Che cosa t avvenuto perché cause certamente buone ge– nerino effetti sicura.men.lecat– tivi? La psicologia ci rispon~ de in parre, ramment011d0Ct che l'uomo non accetta nemmeno il propno bene , se gli è imposto. Ed è cer.to eh~ pare«hi benefici soc ralr, o ggi, sono ,mposti e ricevuti pnma micora che il bene:fiaarib av– verta in si l'esige,i.: a pu cui dovrebbe rtee\,-erli. E di.ce an– cora la psicologia, cl1e uno de, pesi più mgrati all'uomo è la grat1tudme in genere, e ancor più grave il debito con– tratto senza propna nchzesta. Si rimedierebbe a qualcosa tor,u111dou1d1etro?No d1 cer– ro; ma forse non si potrà procedere, prima di aver col– malo le più gravi lacune. U qual,, come sempre, sono di ordme etico e spirituale. rario? Diamo a Pancrazi quel ch'è di Pancrazi e, in virtù di certa sua inclina– zione alla curiosità psico– logica per le narrazioni a sfondo moralistico, rendia– mogli atto di aYere imme– diatamente avvertito ed as– serito che L'isola dello Stuparich, - oltre ad es– sere una delle sue opere più felici per limpidez.za di visione e per finez.za di espressione. per l"armon ia saputa\•i raggiungere e mantenere tra paesaggio e sentimento. tra passato e presente. tra \"ita e m.ort1;. in un contrappunto d1 tri– stezza fra padre e Ciglio consapevoli di doversi la– sciare e separare per sem– pre -, e è certamente un<! dei più bei racconti morali di cento pagine che siano stati scritti d8' noi gli ul– timi anni >. E Pancrazi vol– le aggiungere che e questa misura narrativa· breve e pericolosa. sulla quale quasi tutti gli scrittori di oggi si sono voluti pn:>va– re, raramente fu raggiun– ta e colmata così poetica– mente di getto come da Stuparich ~. (Corriere deL– la sera, 24 luglio 1942; ora in Scrittori di oggi, IV. 102). o·attro canto vuol an– che essere ricordato co– me. criticamente giudican– do. astrazion fatta da ogni preconcetto contrasto e basandosi più sull"espe– rienza delle opere che sul– revanescenza delle teorie. sia proprio nella misura all'incirca delle cento pa– gine che deve essere iden– tificata ed apprezzata la più idonea misura consen– tita all'indole e affesigen– za di quel certo tipo di narrath·a italiana che non da oggi ma da sempre è più naturalmente parteci– pe del racconto che non del romanzo. Cosi del resto risulta anche dalla più in– transigente e quasi più rompatta. più salda. più ininterrotta artisticità del– la sua fattura; e cosi è ed– dente. e dunque preesi– stente, nell"ideazione stes– sa. nella ragione e nella dispcsizione dell'attore a cimentarsi col racconto. sia pure un racconto lungo, a preferenza che col roman– zo. {E al :-iguardo della li– nea di demarcazio ne tr a narrath·a lunga e narra.ti – ,·a breve contiene osser – vazioni molto esatte il sag– gio di Leone Piccioni su La Narrativa italiana tra romanzo e racconti: ).lon– dadori. Milano, 1959). Ma in merito vuole anche es– sere annotato che. se alla distinzione di siffatta li– nea di demarcazione non si accompagni anche l"al– tra tra e prosa d"arte > e e prosa narrat.iva ~- può capitare, come al Getto e al Portinari nell'antologia della Prosa dal Carducci -:i contemporanei. {Petrini, Torino. 1958). di far bat– tere per Stuparich. non del tutto a ragione, raccento detrattenzione e della scel– ta, più sul prosatore che sul narratore: quantunque. nel caso dello Stuparich. ciò si giustifichi ogni qual– volta i1 rammemi>rare. ar– moniz.zando descrizione e riflessione. assume un an– damento narrativo del tut– to particolare. Md, mentre, per esempio, in alcuni dei * SCH.ITTORJ 1 P R I 1 O PIA o * Toscano (era nato a Sie– na nel t88S) in TOìzì era un sentimento tutto parti– colare della realtà che lo circondava, tanto più che come autOO.idatta {e il suo autodidattismo incide– \"a non poco nell"opera del– lo scrittore. inducendolo non di rado a una confes– sione scoperta di se stes– so oltre le righe stesse del– la narrazione. il che tut– ta,·ia non ha mai spezzato nella narrazione stessa il ritmo, il dgore. la persua– sione delle \"lcende raccon– tate) il Toz.zi trae,·a da un suo immediato rapporto con la sua materia uno straordinnrio e pressoché sconcertante senso del lin– guaggio. E' stato appunto questo suo felice autodi– dattismo a impedirgli di cadere nel facile bozzetti– smo di molti narratori to– scani e quel che più conta della maggior parte dei narratori toscani suoi ron– temporanei e di quelli del– la generazione che imme– diatamente precede\·a la sua. La prosa narrativa di Tozzi è esemplare appunto di una sua precisa e viva rispondenza al vero lin• guaggio dei suoi personag– gi e al loro ambiente: tut– tavia le varie e senza dub– bio disorganiche letture che erano il frutto di una ansiosa volontà di ricono– scersi nel clima di una grande letteratura euro– pea. hanno fatto si che la provincia di Tozzi. auten• tica in tutti i suoi carat– teri assuma, a differenza di quella degli altri novel– lieri toscani dell'ultimo Ottocento e del primo No– \·ecento, una sua tragica e insieme lirica concretezza. che gli era ispirata soprat– tutto dalla sua esperienza: e La mia anima - scrive in uno dei suoi primi rac– conti raccolti in Bestfe - per avere dovuto vivere a Siena. sarà triste per sem– pre: piange, pure ch"io ab– bia dimenticato le piazze do,·e il sole è peggio del– racqua dentro un pozzo. e dove ci si tormenta fino alla disperazione>. Da una parte c'è geme con– wita di aver conquutalo cer– te mete i.n odio agli opposi– ton tradizionali, gli e opposi– ton di classe•; dall'alrra, c'è gei1te consapevole di aver ce– duto per paura. Chi J:a vinto slguaa a dire e vae victis•; chi ha perduto sogna forse WU1nvalsa impossibile. ... te~ 1 ~ri~;~iJ:':,!i a,5.e;;=,7:;, le leggi soaali e ù progresso democratico, e w, passo ava,1- 11 ed un punto d'appoggio pre::.zoso.Ma non si a~,e di– menticare che tale costu~o– ne può esser nata dalla r~ "'"a di w1 mo,1do, pe,r d1- spe1tosa contraddi:,ione, sen– ~ essere m,cora il pm:e:pio ael nwndo nuovo: u.ata III odto e no,1 per amore. Le leggi che ne deriva,w, finiscono con lo unporre cose che staruw ~l– tre il sentimento e le convm– v.oni clze le ha111w dettate. Non ci sarà bisogno di mol– te parole pe.r dunostrare che_ la socialita non può fondarsi sull'odio, per la contraddiz~ ne che nol consente. Peggw: ,wi crediamo che il nwndo, lungi dall'esser ein ritardo in fatto di conqwste pra.Itclie, non sia maturo nemmeno per quelle gi.d raggiunle. Maturo intm1amente: nello spirito e nel senso morale. lnfam le tra.Ila come beni strappali, quasi predati,· e no,i le gode come dovrebbe, perchi gui pensa a strappare e a preda– re altri bem. Ciò dem·a dal fatto cJre que~ bem son t'IS!i come mete di wia compe,11- ~ione economica., e non ccmze nsultati inerenti al progresso della dignità e della lib_ei:,tii postulale da una fede relztw– sa dell'uguaglian..za. :\fagari si sarà. in effetti. trattato di un < getto > la– borioso. poiché Io Stupa– rich, in tutto per tutto an– che in rispondenza alla propria natura, non soltan– to alla propria poetica, si è sempre dato a riconosce– re per scrittore ponderato e riflessivo. Certo è che. vera ieri, l'affermazione del Pancrazi risulta veris– sima anche oggi che sono trascorsi vent"anni e che di buoni racconti più o me– no da cento pagine ne so- * Carlo Betocchi: Foglietti dal diario Pof?;gio al vento c·e, a poca distanza da Siena, sulla via nazfonaJe che porta ad Arezzo. una località dai confini impre– cisi, che si chiama Poggio al ,:-ento, su uno di quei colli che l'argilla disegna a suo modo, e che la strada avvolge e raggiunge pi– gramente con le sue spire fiancheggiate da siepi e da rade vigne, e guar– dante finalmente dal colmo. sotto i cieli aperti del col– linoso altipiano, i tetti rossi di Ta,·erne d'Arbia, le ciminiere delle fornaci, il pante e il fiumicello fa– moso. E c'è, o c'era iassù, un casamento in disparte dalla via, dall'aria di villa smessa e finita in mano ai pigionali, dove sul prato sdupaticcio che la circon– da s'asciugano al vento che sempre vi spira i panni dei poveri; e un altro. in– vece, lungo Ja via. con le finestre in fUa, e gli sporti de.I terreno variati fra ri– messe e ingressi di casa, il tutto senza nessuna spe- ciale attrattiva altro che il nome, almeno per chi vi passava vent·anni fa con ranimo vagabondo come il mio. Ma la memoria ricor– da quello che vuole: e sembra in tal modo che essa disponga del presente e del futuro, in cui tor– nerà a farsi viva. giovan– dosi forse di un crisma. di cui è sola a conoscer la natura e gli scopi, o tale pare che sia: è lei che dispone, in questo senso particolare, dei tesori della vita, che si richiude sopra di lei, e quando Si riapre non si sa che cosa ci si troverà. Ci ritro\.-o, oggi. quel posto incerto, e che non ha altra malinconia che quella specialissima di tutte le incertezze, ed al– tra allegria che quella di tutti i ritrovamenti: e av– veniva anche allora, \·en– t'anni fa, quando vi capi– tavo ogni tanto, che pro– vassi ogni volta gli stessi sentimenti. E c'è, o c'era. su quel poggio dal nome ,·entoso, che sembra por– tarselo sempre via, e sem– pre lo lascia lì, una vaga in«rtezza di coltivati. la– sciati crescere piuttosto che allevati, che è messa benissimo in vista dai giorni primaticci delJa pri– mavera e da quelli del più tardo autunno, perché gli uni e gli altri scarsi di foglie e avventati~ si di– rebbe, non si sa a che. sebbene a diversi destini_ :\la son destini tra i quali, nella grande economia del- l"universo ,l'animo giova– nile non cura di distin– guere. quand'esso non sia dziato dalla furia di go– dersi la vita. e si trovi ad essere invece innamorato delle sue contemplazioni. o preso dai duri bisogni e disp05to ad affrontarli. Cosi a me, che mi tro\Ta\·o a passare spesso di li ed ero dal più al. meno in queste condizioni. l'impre– cisione costante del luogo, il rameggiare \•ago e spo– glio e mal coltivato delle bacchette dei gelsi, dei tralci delle viti, dei rami– celli degli oppi, ed il si– mile e alquanto visibile disordine delle culture er– bacee. quel certo stento e povertà e pressoché ab– bandono che ci vedevo, e cui rispondeva il biancore sporco e deserto dei due casamenti accennati, senza anima viva davanti. senza bambini che giocassero sul praticello malvivo, non confondevano la mente: e mi si rendeva più vivo nell'animo. passandoci. che questò mondo è un luo"o di incontri assai meno ca– suali che non si creda, e da ritenerSi invece in qual– che modo determinati, co– me da intersezioni o !nero- ci d1 rette cui presiede una geometria che ne sa molto di più di quello che noi riusciamo a capire. Le qualì rette. intersecandosi e spostando il }oro punto d"incontro sul capo errante della creatura che va. come vuole. liberamente, son co– me i fili ai quali si affer– rano le sue meditazioni, fuj?gendo da un punto qua– lunque. ma sempre perti· nente al concreto esistere. ,·erso il periferico ignoto e divino volere che le ri– chiama: realizzando in tal modo, e rendendo quasi visibile la facoltà disper– siva dell'io individuale, in cerca di quella unitiva del– l'uniçersale non io. ma amor del tutto e per tutti. che ci richiama a cono– scere il Nome che non va pronunziato che in pre– j?hiera Rammento Poggi o al vento oggi che non so con Qual tenerezza ripenso alla poesia senza distinzioni né di tempi, né di luoghi. né di persona1it.à: ripenso. ,·orrei dire, a} sign;ftcato più intimo di quel luogo impreciso, tutto spiragli CARLO BETOCCHJ (ainlln.;.;; pa,. 4) :-. 1n tutta la narrativa di Tozzi non si avverte sol– tanto un fondo amaro, li• ricamente espresso sia pu– re in una sua particolare chiave crepuscolare. come il brano che abbiamo ri– portato. ma appunto il sentimento vivo, anche se non del tutto estraneo alla sfera degli affetti persona– li dello scrittore, della sua provincia, il segreto gro– \"iglio dei ~uoi attriti e dei suoi conflitti proiettati nel• la ,·icenda dei suoi perso– naggi. E" difficile dire qua– li siano gli autori europei FERDINANDO VlRDIA (a>nlinwl--; pa;. l)

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