la Fiera Letteraria - XV - n. 13 - 27 marzo 1960

LA· FIERA. LETTERAR Anno XV . '· 13 SETTJMANALE DELLE LETTERE DELLE ARTI E DELLE SCIENZE Domenica 27 marzo 1960 SI PUBBLICA LA DOMENICA QUESTO 1 UMERO L. 100 DIRl::ZIONE, AMt..~INISTRAZlONE: Roma - Via di Porta Cast.ello, 13. TeJefoni: HedBUone tS56.487 • Amm1mstraziooe 655.158 • PUBBU(;l'fA': Amrriin1strauone: e LA FIE:HA LE."l'TERARlA, • Yta di Porta Castello. 13 · Roma · TAHlfFA: L. ISO al millimetro • ABBONAMENTI: Annuo L. 4.000. Semestre L. 2.150. Trimestre L. 1.100. Estero: Annuo L. 7.000. 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Parrebbe anz.i che uomini e !atti abbiano congiu– rato contro di lui per rendere più spasi– mante la sua esistenza. Né occorrerà starli a rievoc~re, tanto so no \ivi e tani.o Pre– ponderante è gfà lo spaz.io cbe occupano nel condizionare. attr averso la conos...---en– za della vita, la valutazione deH'ope.."3. Quale ,vita, più di quella di Campana, potenzia e regola. se così si può dire. l'opera poetica dalla prima all'ultima parola? Il susseguirsi degli eventi non è che un incalzarsi di accidenti: daglj studi ai viaggi, che sempre presero aspet– to di fuga. dagli incontri agli amori. che fatalmente divamparono in passione. Dif– ficile immaginafe una più ro\·ente e più disperata fonte . di poesia. Ma. a ripen– sarli nel loro incessante succedersi, par di vederli disporsi in una concatenazione dannata il cui esito non avrebbe potuto essere differente da quello, funes:tisimo. ormai registrato i.n tu-tote le storie lette– :-arie quasi come un sigillo di autentica– zione lirica Ricoverato. ancora una volta. H 28 feb– braio 1918. dopo crisi e deliri memorabili, nel Manicomfo cli castel Pulci. presso Badia a Settimo, non ne uesci più. finché a libera:lo non intervenne la morte. · E fu a11e undici e tre quarti del primo marzo 1932, dopo quattordici anni di miseriss:ma degenza. e per setticemia acu– tissiina o infezione mic.-obica diretta e virulenta del sangue che - secondo la testimonianza del medico Pariani (Vite non roman.."'tlte ecc., 9-1) - serpeggiava nei dintorni "· Dintorni star per: paraggi? Il f:atello ManLio ha più tardi precisato - in una intervista televisiva (clr. S. Zavoli: Ca1n.– pa11a. Oriani. Panzi11i. Serra - Cappelli. Bològna. 1959) - che dovette trattarsi di e una forma di febbre perniciosa. pro– babilmente in seguito ad un'infezione pro– curata scavalcando un ferro spinato. So per certo che ebbe la sensazione di soffo– camento e che si lamentava: - Aiuta– temi. aiutatemi. sto morendo! - L'infer– miere accorse. chiamò. Quando venne il, medico. purtroppo. non c'era più rime– dio ». E sarebbe stato augu.'"3bile che così avesse avuto termine. dopo e una malat· tia di dodici ore e un'agonia di sei. ininterrotta,._ la tribolazione terrena di Campana. Ma è a conoscenza cli tutti cl)e. contrariamente al solito. essa inn~,ce con– tinuò. Sistemata dapprima nel cimiterino di San Colombano. appartenente alla stes– sa pa.'Tocchia di Badia a Settimo. la salma fu nel marzo del '42 traslata nella eh.lesa di Badia. ai piedi del campanile, dove. nel maggio del '-1-4. subi lo scon,·olgimento di un'incursione aerea e solo due anni più tardi riusci a trovare nuova sistema– zione lì stesso. sotto il pavimento della :-icostruita na\·ata. fuorj di tasca un vecchio taccuino cope:io di carta :-uvida e sporca. di quelli dove i sensali e i fattori segnano i conti e gli appunti delle Io.,.--.,, compre e vendite. e Io consegnò a Papini ,._ li ''libretto" piacqu~ ad ambedue: e senonché Campana. dcpo quel primo colloquio. non s'era più fatto vedere, non aveva dato più segno di vita né con imbasciate né con lettere; era in· ~omma sparito del ituito ,._ Soltanto alcw1i mesi dopo si f~ r,itco– vare nelle sale dell'Esposizione futurista, dove esponeva anche Soffici. e da allora prese a frequentare l'ambiente delle ,Giubbe rosse e del Paszk<>wski.; ma - prosegue il Soffici -. e cosa strana, durao te tutto il tempo, non fece mai più parola né con Pàpini né con me del tac– cuino affidatoci. ne del suo desiderio rii ved~rsi stampato nella nostra !'ivista. A un tratto spari di bel nuovo e nessuno seppe più nulla di lui >. e Verso la prima– vera de! quattordici. ricevetti da Ma.'Tadi una sua lettera oon la quale mi richie– deva il manoscritto. di cui mi diceva noo aver altra. copia. e che intendeva pubbJ..i– care in volume. Ma io dovetti allora scu– sarmi di non poterglielo mandare: in un trasloco che nel frattempo avevo fatto da una stanza ad un'altra dei miei libri e delle altre mie carte. il libriccino era andato confuso nel gran sottosopra. e domandavo tempo per rintracciai"lo. Ten• tai infatti di farlo: ma inutilmente: pen– savo del resto che la cosa non fosse di grandissima urgenza. tanto più che Cam– pana, dopo quella prima richiesta~ noo .;.veva fatto alcun'altra pressione. e 'anzi non dava nemmeno più alcuna notizia di sé"· e Passarono così vari mesi ,., finché un giorno. nell'estate del 1914. guardando nella ,·etrina di un libraio florentiino, scopri. i Canti or/ci. Entrò. ~quistò il libro. lo le&,..c:-.e. gli piacque piil che mai e scrisse. e senza por tempo in mezzo, una bella lettera a Campana. dove gli espri– mevo il mio sentimento e la mia grati– tudine. e gliela mandai a MMradi >. e Pubblicato il suo libr:o. Dino Campana riapparve improvv 0 iso com'era sparito. Recava trionfante in tasca ed andava m0strando a quanti incontrava la Iéttera che gli avevo scri-tto ... ,._ Cosi il Soffici. Ma per il povero Campana la !accenda (c!r. Gerola, -11-46) dovette andare assai e Monsieur man ami, H v a 3 ans ceu.x de mon village réussire,it à s'accorder aveç tes professeurs de l'Universitè qui me firent placer sous l'ètroite survciUance des flics qui de suite me frappèrent à cozip de crosse de revolver et me laissèrent pour mort dans une rue de Bologne et m{empéchèrent de terminer ma quat-rième année de chimie. Je partis alors sur la montagne parm.i des paysans ameutés qui m'ensultaient et fécriuis en quelQU€s mois ce que ;'appeltais après canti orfici. L'hiver venu ;e presenta mon monuscritto <i papini. à Jlorencc qui m'accueillit très bien mais te jour après, étant assu– rement vendu aux flics q1ù ne pe-rdaient pas tm de mes pas, (Giolitti (m.perante) se fit donner mon manoscritto qui pa.!sa en suit.e da-ns les mains de Soffici et je 11'ai l'ai pl~s r,evu. Ainsi ces chacal.s m'avaient volé ce qui devrait étre ma defense et I.a justificatio11- de ma vie pendant que, empeché d.e quitter L'Italie, j'allais succomber à la camorre par– tout organisé où je fuyais (par les flics) Je retouma à I.a. campagne et fécrivis de memoire mes conii orfici. et ie reussi.! <i le faire publier par un brute de mon village. Soffici l'infdme m'écrivis une lettre qui vantait mon oe-uv-re nwis ne vaulu.s me Tendre mon manoscritto, et ce sera certaineme-nt un titre bon pour lui, puisque je créverais bien demain (je suis ment~inant un pC-u par:Jlisé) Or je lui ai écrit: sa:le negre je viendrais <i florence avec un baton poiir vous casser la tl?te. Ecri.vez moi si votre lt'i– cheté vous -permet de me donner un rendez-voU.S pour ça. Merde macaroni - Mais bien qu'iL he me repondra pas je su.is decidé ·avant de quitter le 11WcaToni de casser lei rein.s d ces chacals. Cela pour que vous sachiez. Et vous dites qu'it ni a rien à fair ,m.ainte-nant! J'ai lu vos choses elles me plai.– sent. Envoyez moi. quelqu'un des vos livres. Il fau– drait chercher eu France u.n appuis contre les nè– gres d'ici qui paraissent monopolise-r le génie latin Qui est et sera demain la chose nlus sacré qui existe sur la terre. Comme vo-us voyez je vous conjure de /aire appel à vos 41nis fra.nçais, et dius Q. mon nom tout se que vous voudrez. Puisctue au moins demain la France existera encore c'est elle qui &itera de nous. Mediterranea ars. Ton Dino Campana qui t'aime / Marradi. (Firenze)>. Fuori dubbio. ad esasperare il suo animo avrà contribuito la malat.tia dalla quale era a!flitto e ad essa saranno da attri– buire certi eccessi. Ma non perciò risulta meno autentica e meno lacrimevole la drammaticità deUa loro violenza. A pl'O– varlo. bastere bbe da solo il brano della lettera ind.it' i-zzatagli da Emilio Cecchi e fatta co noscer e dal M-atacotta (nella Fiera letteraria del 31 luglio 1949. insieme con estratti di altri corrispondenti: Chiesa. Serra. Boine. Cardarelli. ecc.):' e ... E poi la giustizia si farà da sé. Intanto tutta la -storia spiacevole del suo manosc..-itto non ha impecHto al libro d"uscire e a 1ei d'esse:- riconosctllto e ogni giorno più ap– prezzato pel suo libro. (Omissis. Se un piccolo numero d'amici, che sono sponta– nei e fedeli, e di lettori intelligenti e in– quieti si fonna intorno a lei. mi pare ch"el-la deve sentire impulso a un dovere di 1ranquillità e d,j la\·oro; e abbandonare i suoi giusti rancori. per creare e niente altro che creare ... ,._ • A pag. 3 poesie inedite di D. H. Lawrence • E che ce Pavesse contro i Fiorentin-1 e che non ne facesse mistero è anche atte– stato da un passo della le •era inviatagli da Renato Serra. aNora mititare a San Vito del Tagliamento. ìn risposta ad una richiesta d'aiuto per trovar lavoro: e Co– nosco solo 'un poco i fiorentini: e mal– grado quello che Lei ne dice. La potrei consigliare di provare ancora da quella– parte. Non sono· mai andato molto d'ac– cordo con loro nemmeno io: ma una certa generosità e fraternità· disinteressata l'ho sempre sentita in loro. più che negU altri,.. (Matacotta: Fiera letteraria, 31 Juglio 1949.) A questo punto, nella parte del suo saggio dedicata alla biografia del Cam– pana, il Gerola annota che lo smarri– mento del manoscritto dei Canti orfici of.fidato o So!!ici e a Papini fu per Cam– pana e un'altra delusione gravissima, una negligenza e trascuratezza. se non peggio, E ad Wla creatura cosi infelice era toccata in vita la più disgraziata delle disavventure: quella di perdere. non per sua colpa. l'unica copia manoscritta alla quale, sa il cielo con quanta pena e fati– ca. nonché con questa speranza. aveva consegnato il testo dei suoi Canti o·rfici già pronto per la stampa. Si ce:chi. per un attimo, dl immaginare quale tremen· do colpo dovette causare la repentina notizia nella sua già malferma men..e .té la gra\·ità dell'episodio può essere sottovalutata. , Marndi nuova: Via Dino Campana A.J riguardo e Soffici stesso. nei suoi Ricordi d i vita arti.!tica e letteraria. a racconta.re che. neli.'inverno del 1913. lui e Papini. una mattina. mentre andavano aHa tipografia Vallecchi dove si stam– pava !Acerba, furono accostati da uno strano tipo. ~ Ci disse che si chiamava Dino Campana, che era poeta e venuto appositamente a piedi. da . ~arrad_i _pe_r presentarci alcuni suoi scntti, av~~ il nostro parere e sapere se ci fosse p1ac1ut'? 11ubblicarli nella nostra rivista ... -Tiro diversamente. costretto come si trovò a ri-5erivere a memoria l'intero libro. Un vero suppli;io; a giudicare da alcuni sfo– ghi con Cecchi e con Novaro e da una c-artolina in francese a Giovanni Boine, in data 18 gen naio 1916. trasmessaci dalla cortesia del.lo stesso M. Novaro. Tuttavia la riprod uciamo qui appresso unicamente a testimonianza Uistissima dello stato di estremo squilibrio mentale in cui a tratti il Campana precipitava anche contro per– sona da l'Ul stimata. quale. per esempio, il soffici. Si consideri. infaiti. che alla lettera del Soffici cui fa sdegnosamente cenno. il Campana aveva subHo risposto ringraziando con forte effusione di gra– titudine. com'è documentato àal testo pubblicatone dal Soffici e da noi ripro– dotto affinché la documentazione sia quanto possibile, esauriente intorno a tanto doloroso inçidente. i\1arradl vccchta: Il Lamonc e, su. la Torre Rossa del "' 1 otturnl • ANCORA PER GASSMAN * C1 1 epi l'astrol Giovanni Costelli: Ritratto di Campana che provocarono in lui una ferita che non rimarginerà più completamente. Si dice anzi che, a un certo momento, si aggirasse per Firenze con un coltello in tasca, deciso a vendicarsi>. .'Utro che e si dice>: lo conferma Papini stesso nel ricordo dedicato a Il poeta pa.z.:o Ce ora raccolto in Passato remoto: L'arco, Fi– renze, 1~8). Ma ecco come: e Una volta mi scrisse da Marra.di per richiedere certi suoi manoscritti ch'egli diceva di avermi dato. Gli risposi il vero, cioè che non avevo nulla di suo e che si ricor– dasse meglio a chi l'aveva dati. Mi ri– scrisse, allora. · una lettera· furibonda, nella quale mi annunciava che sarebbe disceso a Firenze "con un acuminato COitello" per riavere, con le buone o con le cattive, quei suoi preziosi scrittl ro replicai che venisse pure e che l'aspet– tavo tranquillo perché a me non li aveva consegnati ed io non potevo restituirgli quel che non avevo. l\'la poi non ne fece cli nulla ... •· Povero Campana. e Nono– stante tutto, non si scoraggia - prose– gue il Gerola, dopo qualche amaro c om– mento, OUi sarebbe da aggiungere e.be esiste qualche divario tra le due Vers ioni del fatto forn::te dal Soffici e dal Papinj (a parte lo spazient:!mento dich..:.arato da quest"ultimo contro e l'infatuazione» so-– pragg:.unt.a negli ultimi anni per i Canti orfici) -, non si scoraggi,a e si mette a Mcolltt.onare dalla memorlia tutto H li– bro. ferehé la ropia riesca più ord:tlata e facilmente leggibHe, si fa scrivere t1 testo da mlpìegatd del mun'icipio di Mar– radi ... Arrivava la mattina nell'ufficio del segretario comunale, entrava e, senza sa– luta-r nessuno. andava presso la dattilo– grafa e le ingiungeva imperiqsam.ent,e; e Scl;vj "· Tutti lasciavan fare. Egit det– tava lentamente, con st.raorcf.naria con– centrazione, corTeggendo e rifacendo fre– quentemente. A volte, non riuscendo come voleva, s'arrabb:tava, strappava U fog:io dal-le macchina, ne fa<:e\-a una pallina e lo buttava nel cestino>. Povero Campa– na, quanto dovette- costargli Ed,. è cle-– men:z:a del cielo che ne sra stato rime– .,;1ato. D'alt:-0:nde è. pur ve:-o che. tornato dopo una trentina d'anni su quei primi rìccx-di {apparsi sulla Gazzetta del popolo del 16 e 30 ottobre 1930). il So'fiici ha potuto completarli (nel CorrierP. d'informa..""ioni del 14-15 e del 28-29 luglio 1958) con una serie di documenti epistolari, tra i quali primeggia la Iette..-ra di Campana in ri– sposta e in ringraziamenio aH'elogio ricevuta. * e Caro Saffici, con grande piacere ri– leggo la sua lettera, il primo e più gradito incoraggiamento. Una lettera come la sua, in circostanze com.e le mie, è delle cose, anzi la cosa più bella e più grat.a, e tale resterà sempre per me. Io non sono affat– to adirato, an-"'i di lei e Papini ho conser-– vato e C011$ervo un ricordo simpatico e pro– fondo. Ben volentieri mi .!arei mantenuto in relazione con loro se avessi avuto un preteslo. Ora giacché lei me lo richiede io preparò qualche cosa che le invierò e lei 1.,edrd in ca1c. òoP.e pubQlicarto. Egregio Saffici sono ve-ram.ente- contento eh.e il mio libro abbia svegliato la simpatia in un'ani ma moderna come la sua. Questo mi basta assolutamen.te e mi incoraggia da-van– ti a me stesso per a ver saputo conservare la mia personalità spirituale at.traveno le miserie e tutte le brutalità.. In questa sen– so accetta e le sono grato dei suoi apprez– zamenti che stimo moltissimo. Secondo tut.– te le probabilitd verrò presto a Firenze, per un pò di tempo, al solito. Tan.ti e tanti au– guri per la nuova Voce, che, ne son certo, apre un nuovo periodo in- Iratia. Ringra– ziandola di nuovo vivamente della sua so– lidariet<i morale, pregandola di salutare Pa pini suo Dino Campana•. · · * Dov'è chiaro che lo sdegno era già ca– duio e tornava a riavere il sopravvento la fiducia nell'Wto· di Papin:i e Soffici. Ad avvalo!"&.rla. ~aggiunse la pubbUca– zione in Lacerba del 15 novembre 1914 di tre componimenti dei Canti orfici: S?gno d! prigiorie; L'incontro di Regole; Piaz:a Sarzano. i\Ia il co!po era stato subito: e le con– seguenze della disgral!ia furonq da li in· nanzi accertabili nelle oscillazioni alle quali non riusci più a· sottrarsi il testo dei singoli componimenti dei Canti orfici. Né l'asse'ri:rlo implica, da -parte nostTa alcuna SQ'lania romanzesca. Vuol piutto- 1 sto recare U'.n ulte.-iòre contributo di chiarezza alla prossima quinta edizione della raccolta degli scritti di Dino Cam– pana. a cura nostra e coi tipi dell'editore Vall~cHI. E1''RICO FALQUT JlL LJIJBHO DK CUR §Jl PA\HLA'i. *· Prose di De Li be1--o * di FEHDl.l",11\·no HRDIA !.:ibero De !,-,i~ro non e un~ terra e della generaz.ione co-1dettatì da-interni nod· - • _ scrittore copioso. dal 51.lO pri- me elemento sarei per dire bio rafie· . . 1 ouw mo libro di versi. Solstizio, ci p:'eistorico della p:-opria !or- cheg ffi J. gli stess\1 del resto separano ~•mai sei lu~tri o mazì?ne. il ~enire ·a coscien- insi~e 0 ~~an~l~ra~l~:~1i poco meno. ma non creoo che za d1 un m~lo ancestrale; e una cer•a e: • • • · • i .suoi libri superino il nu- quella alt resi òi una cultura di fond pae_-anit:a,.~iociara. mero di due per ciascun !u- europea. quel clima che la ev a o nalural:1S11co, ma stro. segno questo assai più nuova. poesia italiana degli OC.~, SU~un p,ano molto che di scarsezza di ispira- anni trenta respirava assai sogget.i\o. ~pes..<.0 attrave;so zione, di ,un controllo molto più in Rimbaud, Mallarm'é, FERDINANDO VlRDlA attento dello scrjttore sul suo Apollinaire e Valéry che non mondo, di una vigilanza sti- in Leopardi, in Carducci e in (Continua a pag, 2) listica. di una vera coscienza Pascoli. Se la prima di que- ~'-'--------– d'artista, comune tuttavia a ste due componenti si tra– molU della sua generazione, duce~a in una esperienza Qa– una generazione che si è ad- turalistica e gnomica, la se– dì.riittura macerala sui proble- conda infondeva alla sua mi dell'espressione assai più ~esia. il timbro d! un intel– che non facciano quelle più ,e~tuahsmo .n~>n d1 :-ado. in: recenti. per le quali troppo clme ad all1lt1che rare(az1on1 spesso le questioni del lin- che la co_nducevcino P.resscche guaggio si risolvono assai più alle sog~1e dell'erm_ellsmo. . in una ricerca- filologica a l!na siff:itta dupl;1ce sollec1: freddo. che non io una vi-- ta~one. s_1 avvert!~'a. altres~ tale. _coerente -~ impegnati~a : 1 v:i~:~. ~:~n~';ro~~~~~t: espen7nza poetic?. Fu anno- la prima volta solo nel 1945 t~ta sm. dalle pnm~ raccolte cot titolo Malumore. ma la di y~rs1 del ~ _Libero una raccolta comprendeva prose duplice sollec1ta21one, quella apparse in giornali e riviste di una rinnovata ispiraziope sin dal lontano 1932. Non era\ georgica. rinnovata nel senso difficile rendersi conto di co– di una nuova xoperta della mc una parte di essi (o55ero·I Quale sard l'atteggia.m~– to de l pubblico nei con.– fron.ti del Teatro Popolare, Italian o, ovvero del Teatro– circo di Ga.ssman? Si leg– gono in giro prevision.i ca– tastrofiche ma noi voglia– mo sperare che I'a.stroZogo crepi; ed esortiamo Gas– s;nan a non aver tanta. freua nello smontare il teatro. quanta forse ne ha. avuta nel montarlo. L'ec: cesso di audacia, se vera– mente è stata un eccesso, non deve essere annullato, dallo scoramento improv– viso e non dei tutto moti– vato. Giunge la primave– ra; è la stagione in cui si esce più volentieri di casa., è il tempo in cui gli spiffe• ri del tendone-circ'o stan· no per diveRire zeffiretti piacevoli; sta per discio– gliersi anche il rielo della. diffidenza, noi crediamo. Bisogna saper aspettare. E' possibile che Gassman presumesse di trionfare a. furia di popolo, qua-ndo sa– peva benissimo di essere partito in guerra contro la ii1nora•ua e l'insensibilit<i delle masse, con i suoi eroi vocianti, i cavalli bianchi e il re.1:to? Anche da un punto di vista tecnico. ci son altri tentativi da fare. E--' forse da rivedere la politica. dei prezzi. Cinque– cento e millecinquecento: il diuario è forte, qualifican• te. Suggerisce pensieri cla.ssisti, Irrita. Il vera po– polano che spesso non è afjarto rni.1:erabile ma ha un lodevol.e senso del ri– sparmio, sarebbe tentato di andare nei posti migliori; ma poichè to spett.acolo non lo attira irresistibil– mente pensa che per farse– ne un'idea, può assistervi dai posti più economici; e se ne fa un'idea sbagliata. dalle gradinate. Crede che si senta male soltanto di lassù. non sa che :ri sente peggio dai posti più costo· si. E poiché il vero pro– pagandista è lui, il giorno dopo, sul lavoro, at merca– to, a.i caffè non invoglia gli amici e i conoscenti a imitare il suo esempio. La veritd è che non ha capito motto, ma pensa' di aver sentito male: pensa, cioè, che al popolo, una volta di più, abbiano ofjerro il lu– stro di un'etichetta, e poi la buggeratura • d'uso a prez:i popolari. Pe-r UTta volta che questo non avvie– ne. converrebbe meditarci su. Se fosse stato a pomi• to a gomito con la haute, nei posti che egli creçle pri- , vilegiati, il nostro popola– no avrebbe potuto accor– ger.!i che non è questione di sentire ma di capire: e dai comme-nti, dalle do– mande che si scr..mbiano, dai frizzi che si lan-– ciono i frequentatori ele• garui, avrebbe forse tratta. la con·vin:-i01te che l'Adel– ch.i è difficile per tutti, e che spes~o e meglio star 1:icini. i"l teatro e altrove, a gente assorta nel tenta– tivo di capire. piuttosto· che a gente chia.!sosa. che com– menta, ciacola. irride se-n– :za aver capito affatto.. E' una questione di psicolo– gia che de-v"essere riesami– nata. Vinto il sospetto e– raggiunta d.a sé la convin– zione chP il loggione, da. Ga.ssman, è la sede idealP. il J)(Jpolo accorrerebbe ai S11ccessivi spettacoli sen:a prevenzioni classi~te nP. comple~si d'inferiorità.. Ec– co perché noi avremmo co· minciato a prez.:-o unico. Gnssmon e i suoi finanzia- 1or-t hanno pid fatto molti sacrifici; non crediamo che questo, economico-prope- 1

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