la Fiera Letteraria - XIV - n. 52 - 27 dicembre 1959

Domenica 2ì dicembre 1959 LA FIERA LETTER RT~ Pu. 5 SCRITTORI IN PRIMO PI AN O AN GELO NARDUCCI: Pinin, Jllelina e Carmine I. Si potcYano sentire le campane finalmen– te~ un suono luneo. nuo,o dopo tanto si– lcrwc.. Poi ,-cnha dal basso un rumore di macchine e di nuo,·o si -.cnti,--a la voce de1k campane, il suono si interrompe\"3 un animo e riprcndC'\-a 3 di.~tesa come il gior– no di Sabato Santo quando sul campa– nile ~rminc. Drin e Pinin discutevano per i turnt e smctta"ano di suonare solt:1nto quando le mani _erano div-entatc pac,nanc per na delle fum ruvide e grosse. Si ,c– dC\a tutta la Y31lc dal campanile: di aprile era ,·erde la \'alle, l'aria pungc,a ancora e dal com.icionc pcndc\'ano i nidi ma non lì tocca,"":lno per timore di rompe.rii. Adesso dal corridoio ,·cniva il riflesso dei lumi che l'imcnnicra andan accendendo: <.;j era fatta già notte, sole; un lumino ar– de,.-a ncUa stallZ3. Le campane non s'udi– ,·ano più e dalla finestra il ciclo crq. scuro e il letto di Carmine niente di più di una ma~ia biancaSLra e Carmine era appena .u.sopno. con il respiro un po' grosso. A quell'ora lassù comincia\·ano i turni di notte. Carmine non li 3\"C\"3mai fatti per– chè era solG un raiµz:zo, il più gio\"ane in– ,ieme a Drin e Pinin. Appena arrfrati al rifugio li ,--o!c,-ano mandar \;a ma a,c– ,·ano i fucili, e un ragazzo e un fucile sono come un uomo fatto. Tullio ci a,·C\·a scher- 7...atoma volC\·a bene a quei tre e gioca, a ,olenticri a carte con loro. Adessc. era tut– to finito. Le campane nC\-ano dato i primi rintocchi alle tre del mattino e forse nel rifug io non c'era più nessuno. Do,-c...ino CS<; c.re s cesi tutti in città a ,·edere gli amici, ~~reent~~~a D~~li~nno~rcb~-~ai~~ nato. Una sera erano rientrati quattro di meno da una pattualia e manca,'3 anche Drin. Non parlò nessuno e neppure Carmi– ne chiese cosa fosse succ:csso. Usci sulla ~~~!~es~ 0 11f\1: c~t Èrinb~~a';~ più. Pinin non s'era s,"C&liato e non saJ)C\·a ancora nulla. • Per carità la.sciatelo l.!c.r– mire. disse Carmine. lasciatelo s1are •· Dopo un po' ali \"enne vicino Tullio. Fu– marono insieme e Tullio rimanC\·a silen– zioso. Carmine a,·eva un nodo alla gola ma non riusch·a a pianljCrc. La notte era chiara, imm~sa e la ,•Ile sottostante ap– pariva oc;me un mare dì ,-crde e di ncb-– bia. Drin era rimasto lauiù. Dopo pochi aiornì era s1.a1a Ja ,--alt.a di Tullio. Erano partiti aUc no,e. Alle di«i gi.\ sta,--ano acquauati ,;cino al ponte aspet– tando le due. Pio,"e\""3.,era freddo ma biSOifla,-a star fermi, far caso ai segnali, osservare i cam- ~~n~i ~~~ !~ 0 ~c nJ>a~-a~-:,St'~mTi~ ogni ora e si saJuta,•ano ridendo fra loro. A mezzanotte pio,·C\'3 ancora. Carmi.ne era gi.\ lutto fradicio, a\"eva ,·oK)ia di un sorso di grappa ma non si poteva aprire la bor– raccia: c'era rischiG di fare troppo rumore. Ogni tanto passa\'3 sul ponte una macchi– na o una motocicletta con i fari schermati. Finalmente a,·eva SIDC."lSO di p10,-crc - era– no le dodici e un quarto - ma s'era le- , ato un vento che entra, a nelle ossa e intorpid.il a le gambe. .- .\lmc:no pot~i fu– mare• . p cnsa,-a Carmine. ~la manca,·a sol– tantc. mezz'ora e <>&ni mi.nulo &uarda,a l'orol~o. Ecco che comincia,-ano a passare i camion, con un n.unorc cupo, rq:olare. Uno. due, tre. via: sparò. ,r;parò tinche non ,-enne il secondo ~aie e s'erano buttati a,·anti e Tullio rotola,-a dal pc.ntc e Car– ~inc ebbe come un &ran colpo. lin'ondat~ d1 caldo gli san dal petto ,"Crso gli occhi e non capi,'3 come f~ <.ucccsso e: , o– le,-a sparare e chiaman Tullio ma Tullio non c'era e tuuo era confuso e: non s"udi, a neppure uno sparo. A gridare non rispon– de, a nessuno. \la tutto ~ passato e questa è una bella mattina. I fiori rendono tutto più intimo: Melina era stata gentile a ponarli. Fiori :,cnza profumo - si \ba così con i malati - dalle tinte ,r;fumate, EranG i primì fiori riccn.llì in regalo: dunquC" era un uomo. non si portano fiori ai ragazzi. Era stata gentile Melina. A,c,·a ~ i fiori nel ,aso poi si era seduta e a,C\-a raccontato delle amiche, della scuola, di tutti quei mesi passati lontano. Più tardi erano ,·c– nuti tutti gli amid con Pinin. e ~lclina era andata ,·ia con una scusa Quante cose a,·C\·a da raccc,ntare e Oiiluna era dh·er,r;a. Fughe, 3\"'\-COture, C\·asioni._ Carmine s'era sbrigato in poche parole: il ponte. una bomba_ lo fondo la ,;ua non era neppure una storia. Gli altri imccc sapC\-ano tulio, a\e..-ano ,isto tutto e faC'C\ano lunghi di– scorsi zeppi di nomi. Come era 1utro st.n– no: forse era soltanto un ragazzo e per questo non riusch-a a capire. Era andato in monlaifla così, perché non po1e,·a essere altri menti con la guerra e i tedeschi den– tro ca.sa. Erano discorsi inaHC!>i quelli di ades so , proprio non riu.scha a capirli. Loro S3pC\'ano più c:osc di Tullio, forse le im– para\"aOO dai giornali. \la Tullio non a,·e– ,a an.uo_ tempo per lcga:cre i giornali. Xcp– purc Dnn a\"C\·a a\"uto tempo, né lui, co– strctlo a rimanere a letto tutto quel tempo con la testa e il peuo fasciati. Gli altri in,·ecc s cmbr a\-ano tutti d'accc.rdo su quel che. di~\' 3.no. Quanto tempo a,-e,·ano an1to per dtS CU tere! Al rifugio imecc sta\--ano zitti, non 3\"e\"3.00 voglia di parlare. Forse anche Tullio si sarebbe espresso a quel modo. Ma no. no; la sera che Orio non era lomatG Tullio gli a,e,·a dello ahre cose, ali a,·cn deuo che le parole non ser– ,ono. Piano piano i discorsi ~·erano c;;morzali: dopo poco se ne and arono tutti con le ul– time raa:omandazic.ni. Si sarebbero , isti più in l à, Carmine tu non mancare. c'era il ~male da fare e tante altre cose, il monumento, i discorsi. L'infermiera :n-C\-a !ipazzato la stanza e adesso finalmente Carmine potc,a riposa– re. libero da tutte quelle voci. Quanti di– scorsi e come tutto sembra,a di\erso. For– se era uo ragazzo: per questo nQn riu– sci..-a a capire come anche le cose ,·is– sutc in..,r;icmepotessero sembrare tanto di– verse. Lui a\-eva pensato a far quel poco di guerra che- gli era capitato e l'a,·C\a fano per necessità, forse oon dolore e non avrebbe mai supposto che gli altri im- mN~~S,:ropc~11:ve~~ell;arf:t':1di Tullio o di Drin. In fondo era mealio così: ram– maricarsi non scn-c. Chissà se Tullio a,·c– , a moa-Jic, famiglia, non dicc,-a mai nuUa di sè. Rammaricarsi non scn-e, \"3 bene, ma Tullio era stato un amico: non era certo una colpa essersi affeziGnato a lui. essere srato amico di Drin. ·on era pos– sibile pensare che non erano ricntr.ui una sera e fermarsi li. Ne vcni\·ano tanti altri di pensieri dietro, non potC\·a mandarli ,•i3. Anzi, dO\"C\'a ricord3re: Drin era solo un rapzzo e non ,-anno a morire ccsì i rae:u:zi sc:nz.a che nessuno ci pensi più. Tullio le a,·C\·a dette queste cose la sera che Drin era stato fucilato e Carmine ri– cordava bene che c'era la luna e la pia– nura era ampia al di <.Otto, densa di neb– bie e di casolari. Poi Tullio era morto ma quelle cose erano gius1e lo stesso. Un uomo di trc1lt'anni o di quaranta o di sessanta. un uomo insomma, non rimane in mezzo alla strada ron la fronte spaccata senza che poi nessuno ci pensi. Piangere sarà anche inutile, non è da uomini forse ma lui ci ,·ole\"a pensare: do,·c,-ano pur ;,-ere un '-Ìillifica_to tutte quelle cose: era vcnu10 fi:nalmentc d tempo d1 riOcucrle dopo a,·er nsto che si c:omph-ano. e non era stato p1acc,·ole. La notte era alta: una o due ore e sa– rebbe stata l'alba. Passavano presto le notti ad~. Forse sarebbe tornata Melina con 31tri fiori, forse sarebbe ,-cnuto Pinio, da solo questa \'Olla e avrebbero parlato di <;cuoia. Era una cosa impanante adesso la .:;cuoia: lassù, al rifuaio im·ccc ne parla– , -;tno_ per .scherzo ricordando il professore di amn3:5uca che dice,-a a Canninc: e Sarai Uf"! _ cattn~ soldatG_ tu•. perché non riu– !.e1,a mai ad am,-ar pnmo nella salita 3lla fune. Chis~ chi sa.r:cbbe ,enuto domani: for- )ora i -.uoi ,·cntitrè anni gli pc:sa,ano: po– chi per bsere uomo, troppi per sentirsi ra– i3ZZO. .-Un uomo saggio •· Quella s.agaczz.a non de!iiderata né chiesta. lo i.i;omcnta,a. gli Yenha da ~dare. e Che hai, Carmioc •. ali chicdC\-a la ma– dre che lo ,~-a più scontro~ del solito. El"3 ~tretto a sorridere allora, a dire due sciocchezze. La domanda tornau più tar– di. • Che hai~ Carmine?-., ma a se stesso non p c,1c,a sorridere. Racconta.re scioc-– cbcz.zc sì, ma era ♦..-.c:nfrc più difficile. Xci parco non c'era nessuno a. quell'ora. o quasi: coppie di innamonti che passa– , ano parlando ,;;otto ,·occ e ~fuma,-ano su– bito nella nebbia. A inten·alli regolari il b.reve lume di un lampione. Accanto a lui Limpidezza morale * di .ILBEllTO BEl"IL.-tCQL".1 C'i, a Roma, un ~ruppo di fiO\·am scritton die da an,u l'anlW la,:orando a.sSJduamenu:, preoccupati di arricclua– re la propra ~,ma, SC!n:,ain.seg:.ure, cot1 un·ostirui:,ione purtroppo cosi all'ordine del giorno, 1 fantasmi di uno squillante !i'C::ìi:\~~f;m~ 'J:':/c1':::,e:,~~~= :~p!:rs,~t~~1 C,~::~~n;i c!:,rti,' :!mi~! fX?lrebbe fare più d'unO: nomi di giO\·a– m d:e Jranno già alle spalle pubblica– :iom b en orientale! criticamente e, so– pratu.uo. ncche d1 con.s4pa,ol~ in rapp orto a Ciò che ~i de,-e ricercare e puntual1.:;:.are e.steticamenle in tempi ad– turali come i nostn. Angelo Narducci fa parte d1 questo gruppo. Il suo nome è noto negli am– bienti lellerari della capitale, non sol- 1a11to ~r il tono dei risullati CQtt.)e– ruiti in poesia e J,1 f!Onialismo, ma an– che ~r una rettttudme umana, ~r ima spontaneità di ~teci~ione aglì alluah problemi dr coscim:a che \·anno sot10- linute m questa sede. Ci si pe.nnelta di sostare su Qtll,SIO ~mto e di. ril?'!ltre che Narducci si delinea con limptdt"...::.a morale sullo sfondo d1 w1 ambiente, quello della cultura militante contempo– raJ1ea, spesso, troppo s~sso intorbidato dal compromesso, dall'ambi:ione, dall'in– sensib1lild spmra sot1ilmente /,no ai suo, e.stremi. Il dono dì saper capire il bene cordiale ndle coritmgen:e d1 nta. il ca– lore ddl'ami.::ia '"~ra, quando è \.'eramen- ~~/:1~':fa::Ji!n~~ll~Ila~!'die•,~':rJ~°;_ ci cl1e, da lungo tempo, ,·a affinaJrdo 1 suo, me:;:i narratwi attra1•erso uno scan- ~~rJ:ccii;''/iito d!uf~!il: n~ /9'.rrc!r::~ nalista, ha pubblicato due ,-olumi di ,-er– si: e Stagioni• (1951} e e Il raga:;:o che ero• (edi:ior1i Sciascia 1958), clie saran– rio seguiti, a giorni, da una nuova rac- se Pinin. forse Melina forse gli altri: c'era– no tante c:osc da fare, il monumento, il giornale. Prima o poi sarebbero tornati tutti. a\"e\"3 tanto tempo ancora da stare in vSpcdale. Chi non torna,·a era Tullio. erano Tullio e Drin che non toma,-ano an– che se c'era Pinin, anche se Melina \"eniu ogni giorno. Il. 'on era cruccio da gettare dietro le spalle e andare avanti come se nulla fosse e quello sgomento rientrasse: ncali atti nor– mali della ai.ornata. L'adc;ilesccnza_ era pas– sata e con essa la pc.ss1biliù d1 affidarsi ai soli impulsi. senza ragionare. .-Sono uomo•, pcnsa,-a e mai come al- colta mlltol.zra e La luna s:d Tew!re •· l',i'inrpe.gnata e.s~nen.:.a politica, vissu– ta parr,colarme!nle nerli am11 dal SO al '.56, accompag,iandosi a quella :.ensibilì– ta d1 . fondo di cm . abbiamo detto, ha confent,o a Narducc,, sullo pagina, u,1 mordente che Ira. della polemica. l'acu– te::.:a ma non l'eccesso, e che t, sopratut– to, te11f:llOentro ben precisi limit_i dt COm"t11.;:.zone. Xarducci non punta I n– flettori su di. una rttolta sconsolata e inquietame solo -per i1 rusto di mostrar– la .nuda agli occhi dtti letton. ma pre– {C!n~ce commentare questa realta postil– landola con risolu:iom mtdlettUD.li me– ditate e sofferte_ Secondo queste d1retti– ,·e, \'arducci lia la,"Orato a lungo ad u11 roman:o che ,·edrà presto, ci aur11ria– mo_. !a Iucr delle stampe, con ìl titolo di e- Pmm, \felina e Cannine •· In merito 4 questa fatica letteraria. diamo la parola all'autore .- __ Il ro,na11:.o cui Sto la,.-orando, autob1orraflco In sttn– so loto, nwl essere la stona di..due rio– l'a,u, dal ·4-1_ al ·53, dell'inari.dirSJ, per ra– gioni obzettn·e. delle loro speran:e co– rali, del precario sopra\l\.·frere, qmndi, dt quelle indi1-i.dwtli... •. De.I roman:o di Xarducci noi presenliaJ,w qui d.11eu-:.io– ni. La nostalgia del ricordo si fonde. ut queste paeine, cori un'analt5i psicologica, che_ ~rmelle a1 personag11 d1 scand,rs, atll~,io pu attimo. sensa:ione per sen– sa:ione. Appa_re _ ch1aramenu_ dunque, come Narducc, sia un narra1ore dbtato di corde .un.sibili, e dal suono armomo– so <.0pra11':'no là_ dm-t la penna scorre srdl'intreccio senttm_entale, dm:e il buogno d'amore dfrenta, ne, ~rsonoggi. sot1ile d1- 50Jlt0 morale. acuta solitudine. .\"oi crediamo dre, dopo un pa:,rellle la,-oro d1. prepara:,ione: \'arducci possa ~r:se:/t::~,,~I d r '::bg:: ! e d':t" le!!~':;_ .-\LBERTO BEVIL.\CQU.-\ \klina stretta al suo braccio. qua~ì a di– fenden,i da_l bufo. Poi -.oste sempre piu lunghe a ndosso dei bastioni e quel ca– lore che lcnt~cnte pcnetra,·a i ,cstiti e dh-~nta,a h-cr~:uto ~ scuote,a. _Le parole dì ogm sera e I bao sempre più caldi e il re.spi~ affannalo. Le mani tra i capelli. sul "\,so. a sfiorare le palpebre, a cercare nell'intrico della sciarpa l'esile collo. • Melina •. ma non era un no me .so ltanto. E la nebbia più fitta. le agc.me degli alberi come impacci_ate. A trat 1 1 l'orologio che battC\-a i quarti. C'era tanta dolcezza nella \ua ,--oce, nelle sue mani calde come febbricitanti. ' • Carmine• . E l'orologio suonau di nuo,o e il pa~ frct1oloso per arriure in tempo a prendere il tram. E il suo ,iso dietro i ,etri opa– chi. le ultime parole. scambiate in fretta . Le tristcnc ,·t"O.Ì\--ano dopo, qu3ndo ncs– ,r;uno airava più per le strade e te insiegne man mano sì spcgnC\·ano. Una sigaretta dopo l'alt1'3. < • Che hai Carmine? •) e una dc.perata \'Olontà di non cedere e battC\a con ma~or ,·iolcnza i tasti della mac– chioa da scri,·erc.. E riu.sci\·a a -..chc:rzare con I colk-ghi. prendendo il caffc prima \:li andare a casa. Tanle \:Ohe neppure \telina riu!,.CÌ\a a farlo tornare sereno. Erano momenti in cui nasconde,-a il ,;so t1'3 i suoi capelli e le diCC\-a che la ,;1a è bdlla ,issuta in due, che presto si sarebbero )posati e tutto sarebbe stato più facile. \la non a, e,·a il ooragaio <ti ~ardarla oc-gli occhi; tutto il suo corai!i)o sarebbe croUlato. R\"rcbbe do\"Uto cc.nfcssarle che oon potC\a piu resistere. che anche quel bene .era mutile. tutto uno scherzo. .\lelina resp1ra– ,-a più forte quando Carmine parlava così e sentirla pal pitanle, così fraeilc, ~rena. dh1."nta, 3 uno stra.z.io e la bacia\'a, la ba– cia,·a. Carmine. che hai?•. gli chicdc\·a Pi– mn. Carmine alza\"a le ç,palle e rispon– dc,-a una cosa qualsiasi. Era 1roppo gio– ,·:lne. Pi_nin. a,·t\·a tempo a imparare. An– da,·ano 111 giro insieme fino aJl'c,ra del lillOr– nale. da un caffè all'ahro. parlando di tutto. A Pinin piaceva la. citi~. tutte quelle luci. i tram. i bar apen1 fino alle ire. • l grilli non ci sono e la luna •. diceva Carmine. Pinin non caph·a. • Lo sa.i cos'è la vila? -., Pinin rii.ponde\3 che era bella. Carmine accende, a una si– g3rella. Carmine che hai?•· Questa volta era .\lclina. \1elina •· La baciò e non riç,poodC\a. • Carmine•. • • Un po' ,ta.nco tesoro•· i ,r;forza\a di apparire aJlegro e La,·ori troppo•, ma si capl\a bene che ,·ole,a credere. Lr raccontava allora del giornale,_ di come funziona la linotvpc. di come sia fatico so co mporre una pagina. Lei lo lascia,--a paria.tt . e Che hai. Carmine?•· Adesso s;,!anaC\·a. Rimase h, muto, non Sap('\-a pm nem– meno baciarla. Giorno dì festa. ma .\lclina era fuori città. dai p_a.remi. Pinin in airo per i mu– -.ci. Non nusci,-a a dormire. Dopo poche ore di sonno s'era s,·cgliato e stau Il. a guard.,re il soffitto. Andò ,crso il centro cc.o la speranza d'incontrare qualcuno. L"in- ~~~i Jr~~~/;~~/ 1 !CC3°%nocos~::a~t lìn"ora dopo raltta, il tempo ,r;falda ogni cosa: i sentimenti, gli entu,;iasmi. le spe– ranze. Con Melina o Pìnin sarebbe. stato IG <;tesso. Ormai sarebbe andata sempre J)Cfilo. E Melina cosl cara. Questo perché era loaoro ormai e sapc:,-a tante cose della ,i1a. ma a,-cva dimenticato l'essenziale: co– me si fa a voler bene. ìnrenuarncnte, senza mstezza. Entrò da Gino. Un quarto?•· Rosso•. Uscl che pÌO\"C\-a_Annottau ormai e pcn– .sa,·a ancora a .\lelina. Forse per lei era più dui:o. Era .anoora '"iu, ancora capace di sentire, Melma. • Xon ~ sempre possibile spiegare.i tutto, veder tutto chiaro in noi nel momento in ~P~ d~~u~n~ e ~~~~n~in! ri!>posc di sl, ma sape,-a che non ,-ero. t~~:O.~lt:~ ~;o d:n~-asè, fin .-Fuoco, Pìnin. poi disse, si $pCK[IC •. No, lascia s~. tanto si ,-a a dormire. Siamo ,cnuti al cam~o per riposarci o per che rosa?•· Pinin bC\•H ancora un po' di ,ino e an– dò sotto la tenda. Si svealiò a noue alta. Si ,·edeva ancora il ri,·crbcro del fuoco sul– la tenda. Allungò una mano: Carmine non c'era. ~la ormai s'era abituato. Sarebbe rientrato al primo chiaro e a\·rebbc dor– milo fino an·ora del pranzo. i n.addc.nncntò di colpo. • Pimn, o Pinin, è giorno•· Era Carmioe cu, ca,tc. Lo be,,ero insieme. é~m~ 0 ~.1• ~as~· si \'3 su. Te ne ~ci scor-dato> •· Tornarono alla tenda dopo il tr.unonto. Era ,tata una be.Ila fatica. .- ~la ne vale ?a pena. dù,sc: Pin_in. E• come ~re un bel bbro e bere vino buono•. Poi ch11 ... ~ a Carmine che mtcnzioni a,1.1a. .. \"uo1 H--nirc con mc?-.. Pinin ab,) Je -.,palle e borbottò un .- Fa co..°1Qu!~do~;parera1_ a ,;,ere? mp1 il mcgho •, disse Carmine, e .si sedette , 1- cino al fuoco. Pen.sa,a a Melina. Carmine. Era finita da tanto temp,o. om1ai. ma ci pensa, a -.cmprc. Quando s·c~ ,;~ti la ultima ,olta lei ah a,-C\a detto • ~e.o è ..:olpa no,tra. C-anninc •· e Di ch1 è la colpa.. allora •• M domanda,a e non <..apC\-ache risponde~. • Troppo faci– le darla all3 ùta. ~bbc lo SlCS'iC, che darla alla luna •· Accese u na siprena al fuoco. RK"Orda,a ado.so quando sta,-a seduto \i– ,ino a lei e le diCC\a di \'Olerle bene e lci guarda, a .fuori la finestra. Ebbe uo bm·ido. e Hai freddo? •• chiese Pinin. • Ho il cuore freddo, Pinin •· E si strin– i;:c, a l3 coperta addo~. .-Ho i.I cuore fred– du, il c uore-.. .. Be\ i, c.he hai fredde pure le spalle-.. \la Carmine s·era alzato. .-\'icnP-.. Cosi quella notte andarono in &1ro iru.ìe– mc. Per un bel pezzo camminarono in silen - 7io. l...a luna era a.Ila ormai e imbianca\ a tutto e Dammi una sigaretta•. dis.sc Pinin. .- '\on !.eiupani la bocca, Pinin. Aspetta• Entrarono i_n una , iiJ1a sulla collina e m:1u~~~toPiC::in~~~ll'U\a che iCla,·a i denti. • ~i può mangiare anche di giorno lo dh~ tanto per dire. Carmine abbozzò una risatdla; • ~on è l'uu che manii adesso. Plnin, C la luna •· • Senti come è fredda?•· Poi arri, arono alla sorven1c • Guarda. di..,~ Can:ninc. sembra di bere la luna•· Pinin, che ci a,"C\-a preso austo. bC\--c\a come un ca.mmcUo e non rispose. Quando h,rnarono alla tenda il fuoco ancora arde,a_ Lo <.mo~scro con un bastone e misero altra lcima. .- \"edi, Pinin. è a Melina che penso •. • .\ncora?• e Sempre, Pinin. ~on è di quelle raaazze che. 1 scordano tanto presto. E anche dopo ti nmane un·amare:zza dentro che quasi non CC )3 fai più •. e Sta su. Carmine •. e riattin.a,-a il fu<XO. e .~c.n sto Biù. è che non ne _,-aie la pena•. Pinin era di,·entato improo.,v1s:amcnlC<.erio. e Per niente?•. e '\on _loso. A ~pcrto sarebbe &là molto•· ·hianva dìelr O la m ontagna. .- '\on ce la ( ace.io più. non cc la fac– cio più!•· Tra un quarto d'ora ~arebbe s1ato &iorno. • \'ienì a dormire. Carmine. siamo stan– chi•. E andarono sotto la tenda. Quando c;;ialzarono sembra,·a che Carmine av .se dimenticato tutto. RidC\1l e schcrzan al -.olito. • Testa matta, pcosò Pinin. ne -raie la pen3 cento ,-olle•. E fu come se ali a,·c,~ tolto un peso dallo stom:100. Dopo maniiato. mentre sta\--atJOriposando. Carmi– ne ndc dc:l fumo lontano. Carmine c:ra ~3 sci,·olato e si lamenta,·a. e ' .\:c,nm i muo\·c~. Pinin •· e \ la.le?• . .-l ln po '-. .-\"ado &?ùal paese, dal medico•. Carmine ali sorride,-a a stento dt ,;:~• ~~~- P1~~/~? n~ :r~~~glia • \lelina •• btsbiafiò, e &li ,-enh·a da tossire. .-\felina•. disse ancora: cd era tutto chia– ro. ormai. anche di chi era la colpa. Pcn,r;& a Pinin: • Si stancherà, povero Pirun •· Il dolore 3dcs,;;o lo scnth-a di meno e non ali \eni,·a più nemmeno da touire • ,~ mia ne di ~lelina. PO\Cra Melina•· E ,r;i la,r;ciò andare in u n sonno chiaro ~ cui ,ruma\·a ogni co.sa. anche Melina. E Pinin, che COITC\·a. ..\SGELO !'il'ARDUCCI lnte,•uista con RODOLFO .4.R_t T_I * LA FIER RISPO DE Piccolo dia1•io di llilano RAI-TV: presente e futuro * di GIA~ FRAì'iCO YE;:\"E'

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