la Fiera Letteraria - XIV - n. 49 - 6 dicembre 1959

Domenica o dicembte 1959 SCAFFALE YECCHIO E :---uOYO * UNA PAGINA ignorata diCollodi * cli J/,1 R1.1·0 P.lRE.l'Tl ~ ~rl Po:r.a: • Ycdata di On-let o• LA FIERA LETTERARIA Pag. 3 Diariodiunpro,inciale: NEBBIA D ~ORUA~D <li .4XGELO T.tRDlJCCI Per le strade di Caen alle dieci di sera, non w:ira più nessuno. Forse prima dclla gueIT3 era din:rso, ma ;~~t.:i~Fdtc~~~~~~~ 1 Jfe =~a~i~ iciJ~~~~:: gioarc interni intimi. piatti colmì di trippa à la mode di Cacn, bottiglie di \"eccltio Cah-ados marc.3. • Didcr • boccali di sidro aspro. La nebbia a Caen fo parte delle fumiglie, è un po' una istituzione. Sen·e a stabilire l'ora in cui le r.11;azzc da marito de\--ono stare a casa. a trarre i pronostici meteorologici per il xiomo seguent.e. a tante 31tre cose Se per caso non c"è nebbia le madri preparano ili impermeabili, mentre quando è più fitta, i gio, ani orga– nizzano gite e balli all'aperto. La nebbia porta buon tanpo, equh-ale al nostro e rosso di sera• e poi gli mna– morati amano i paesaggi sfumati. li ,;aie che, tra l'Ome e l"ippodromo, porta dal centro della citta alla Villa ComunaJc è ricco di panchine, ma non ne rimane nep– pure una libera quando c'e nebbia. Chi è ~lo mori~bbe di maJinconia a ,'Cd.ere tutte quelle coppie cosi dunen– ticbe di tutto. quasi immerse nella nebbia; e ne emerge a tratti un gesto carico di tenerezza. qualche parola. poco più di un sussurro. A Caea. la sera, bisogna ~re in compagnia: non importa di chi, ma in compa.gma.: ncn si può ,;, -e.re soli tra la nebbia, ci si sente inulih smarriti. Se si ,-a in un caffè che non sia del centro a far ~1~f d! 1 ~~m~iil~ne~~~ ~~~~:Y.:!ri~i ,~ !~~::! - assume tinte ,-erdastre a causa della luce opaca che nasce dai punti meno soliti -. il ICiflO delle decorazioni ha toni cupi e disegni apparcn1emcntc So!nza senso - ma lasciano immaginare mille storie div~rsc tra loro ed ognuna opprimente come un incubo - e il gatto nero passa silenzioso da un t;l.\-olo all"ahro alla smorta luce dq:li abat-jourcs. Come non peo~re che intrecci simbo– lici passi di maledizione? Tocca un fiore, o forse lo guarda soll:mto con gli occhi ,,:rdi, immensi. frcdà1. ed ceco, si staccano i petali, cadono sul ta,-olo. a terra. ron un frn.scio lamentoso. Si vuou di un colpo il bicchiere del Cakados o quello del Borgogna e ~i esce quasi di. con.a: ma loma ad ac:coalierci un immenso ma~ lattt– ~i~oso. tornano ad assalirci paure e timori assurd1. ~on c'e poslo a Caen per uomini soli quando da Domme , iene giù la nebbia. Xel parco del Castello i grandi cipre!>Si pare \Ogliano indicani chiss:ì che cosa, ma s,e ajuttÌ lo sguardo non ,cdi altro che un op.'lco. nu.tuame ,·elo - ..: ij circnn•'~– ti in[radicìa. hai la fronte bagnata S.'li che è l'umidila ma il dubbio t'assale che sia sudore rreddo. di paura.. Oud arido roco non è forse di ch"cua? lnsiste lugubre. lo -.enti a S1. Xicolas, ti segue O\"Unque, li richiama stri– dulo dall'alto della Colonna della Vittoria, da,anti !"Ho– tel ~lahlerbe, è lo stesso che ascolti da,·anti al L)ceum. Inutile eir.ire per le strade: nebbia, nebbia, nebbia. For– -;c dentro le case c'C intimità. teJ?Ore, ma qui la luce i;ialla delle macc_hine, dagli occhi II penetra nel. c-ernlJo, scuote l'anima, t1 riconduce alla memoria \"CCChiestorie. du1:bi~;a mea'!~~e~~e~~:o ~~ 5 ~e~Jaò P~~;~/ ~":;~~~ quello che il e diabolus • è • in mu~tcha. • ,uol dire chie– dere troppo non alle proprie p<>::,:>ibihtàma ~ qudl.:: del– l'esistenza Eppure 0inuno si aflatìca. e 1uu1 .,-o~bbcro, comporre fma come già ,1_~uti) Jud1 ~ull lmi:nuab1 e \"!\-ere. E su e-erti argomenti e _mC2ho non )Che1zarc. ha ~': 1 :re M:a~~e~ 11 \,:i~: 3 e~ 1 _ ;r~n!-i:,~Fi1 ~!u~it: qu3.Si da escludere. Per analo~ta ")'intende. p, !rc.he n~ suno ne è com;n10. O mcgho, ncs.<.uno , uolc ~rnc conò:i"c!,~~ non ,-uol dire e~ si d~bba ~pportare tUlt<?' ~~~al~~ ~ ~i~o d::;1;i; 1 ! 11 r1= ~=:1.:1f:!1~t~I';~~ lo mettiamo? O. perché ti bt!>OEOO- la nec-ess11à -: della lotta c.i:..1e e come! E· d cuore dell uomo. E chi pu~ òt~:r;1 mci~clt: •. quindi. li. dif!icik. _1·~~ nale. lo straordinaJ"io come Yita. E poi ~h stu.1! ~':Ili Im– milabile Vfrcrc. Ombra benedetta dell lmrnagm1fico. ).la se im·ece di scriY~re _e Il ~ottumo •. 111;1p1-:nt~am~ una societ.'l per la fobbnc.w_onc dc,. sonem d occa:.1o~e. ~~! ~~~~i~~~'~1f~: ~tted~~: :=~~ :r;~ ,to la,-cro e Jell'ono1-:i.t.J menetl.:-. _,t· ..,•~- ,:J. m;1md1 dt scrh-crc e li Xonumo • o • Le favtlle del ~agh?' •· ~ schiera degli amanti di Lucrezia Buti s1 mfolusce. d mondo si popola di e Venturieri senza \ enmr.i •- Pro,·iamo a scri\·ere canzone!le._ Ah._ no! i. va a \{ajorca - alla fi$i co_munquc _s1 r:inunc1a ,olenuen .– e giù. notturni. preludi e studi. Niente da fare: "dia• bolus ~. e • in musicha •. Accc111amol~. La _mamna, a3pct– tando che ci portino il carfé: demoha~o il mondo e co– minciamo a riedifica.do . Poi - abb1::1:1110 un appunta– mento con un amico - cc ne sco~iamo e lo lasdamo lì. Il mondo. non l'amico. Ci ripensiamo dopo a_,-cr pran– zato: lo, Io. lo. l progclli si ~prerono. \la il mondo rimane quello che è. Il e dfabolu:.. rimane un'intenzione. intenzione per in– tenzione. l'una ,-aie l'altra. ,\la non si de,e p_retcnde~ d1 gabbare come falli rt'3hrt.:-111eaccaduti le pie ìnt~nnoni del dopopranzo. ~la Tizio grida ~e lui in tond~ ~ un es11::ta, Caio_ f~ il ~uperuomo. C: tUIU CCl"C3DO \"'UOI11.fo.n1a:.11co, \"'\101 il mera,tiglioso. 1 potrcbbe acccnare 1_1 .1uno <:Ome. una immaginaria e,·asione dalle sempre @ng1c maghe d1 una ~mpre sordida realtà. \la no: predicano e url~o d1 conlinuo che essendo 1I dato di fallo un dato d1 fallo, loro sono il • diabolu3 • e la loro , ita la famosa e mu– ~icha •· P,m~re di agire e agire è la stCMa cosa. \la ...e un ipotelico Menippo - il _quale d~con_o fo:..:.c cinico - andasse ad esaminare cer11 palazzi di fumo. guai. Da che montlo è mon~o i dirilli .dell'uomo sono ~ri cd im·iolabili. E rispediscono \lemppo nell'Ade a punzecchiare i r.,orti. I ,h·i de,-ono esse~ la.sciati in pace. .\XGELO X~\ROt,"'CCI

RkJQdWJsaXNoZXIy