la Fiera Letteraria - XIV - n. 40 - 4 ottobre 1959

Domenica 4 ottobre 1959 LA FIERA LETTERARIA Pag. 5 BIBLIOTECA STRANIERA DJ PIETRO CJìllATTI * S C R· I T T O R I_I_N_P_R_I_M_O __ P__ I_A_N_O _ *_ I romanzi eridell'impazienza * Contro le novità che ormai ci vengono dall'inferno occorre scegliere la regola degli uomini normali. cioè la lotta aperta e vinta ogni giorno~ perchè è questa rultima ari tocrazia e rultima genuina anormalità Tocca Sta\·olta al recensore. Grecia moderna fU}:l?ia.s-eadal- le - ment:-e la mo~lie Ja\·o– U_9uale sta godet:do le. p:'ime le sue tradU.ioni e quasi d'esse ra: giorno per giorno. nella !! 01 :a~1rni~.e~lf:in~~e do .t d~~ 0 s:· m~Jt~!n~~~: :~fn~on~~l~~a:l~~~~i:~t ~:: serene-. canta Lucre2.io. ma Tk."1.ica,che si rinno-.•a buttan- struisee la sua vita avventu– noi agg~ungiamo: COJ.l un mi- dosi alle ortic..1te per un do!- rosa. da figlio di centadini ra– stero d1 .carne palpitan~e ua !aro_. . . pito dc1i partigiani ~reci ad le bracci~. ,poema um~o . e ~ a=te dt Kang è. e un ..Pre- amico d'un americano equh-o– grande) di av-ere a r(?,Censi.re ~~o :Maug~ lo .com·al!da. cameniezuccheroso. a fatuogiu• un romanzo. un buon ro?nanzo lg1a scalt?"a det 6\!01 meu:1 e stiziere d"un·americana roman– da sottoporre al ~ettore più del_gusto moderno; il suo srtle tica. a spooo di recupero. b:"1..1- d~,::cle: ..~.; ~:r;; gff~: ~ò d~n~o;:· s~;:;'"U;~1J~ f!at~uf 0 ~od';~e,;itr1tl 0 !~uc .. ~f;fò tanti: dove queste gioie e q:Je-- cid:l. d'un nailon !rigido e e una dannazione ~!pr:'~feniin.t so~rior~; d<!:i: ~~g:~i!f!:nrs~~~l~;v~= Zenzero. che ci .da~à r~ca- c'è la figura d'un p:ldre da questa frigidità. que.-ta viscidi- sione .~r la prossima scb~a antologia della ne,zhittOt."ità. tà sfuggente. che ce lo fa sor- recetl6t,a. porta. alle ultime ~p~~:~~~à·u~a~~~. 0 c~~= ~~:det~~~i ~~ 1 ::::ie!tr 0 :e ai~ ~~~se3i~bb~fc! 0 d~tl~~~aci~~;;; ciatore di pulzeUe. studente rende pauroso all'immaginatio- e . del su_o pe~na:ggio .. 1 0 un fallito. marit.> inutile. Un per- ne c<>me l'uomo nuovo al. dt tnonfo d~ umons~o nUO\o nel– sonaggio moderno. m.s-omm 3• là del nastro bene e del 00 _ la narr~t iv~ amen~ana _e.f?rse che al recensore fa J)"..sa,e la stro male. animale 3stuto d'un P!> :1.od arnvo ~ di defm1Z1one ~:nt~~rn~~~· s~o:11~~:S~i ~sc~dili~e~ di cinio-mo e r ~ ~~~ ~ b;ict:~~ì~a 0 » bc:r~/: meno appalesabili il demoniet- Spiro è a letto eonvalescen- ID Kerouac 11 poeta. to dell'avventu.."'"3 5enz3 dO\-•eri te - questa la trama essenzia- PIETRO COJ..\Tl'l e senza ritorni obbli~ti. e ri– sveglia lo zenzero eterno del– l"irree,<>0lariià. e pare si diver– ta un mondo ad ill~trare la meraviglia. la libera foUia del– l'illegale. de I l'irresponsabile. deU'immorale. Gran parte delh letteratura mode."'"na (,sezione narrativa, almeno) rnKiia. analizza. gal– vanizza e sbandie:'a l'altra tac– cia della vita e della nonna: e non succede certo solo al recensore di c006tat:1re- oonai il dissidio tra la realtà roman– zesca e la vita. la sottile col– lusione. l"impercettibile osmosi di realt3 e di sogno, di \'ita vissuta di persona e di e,;cm– plari di vita o!!erti sulla ca:ta misteri06a del romanzo. non vQglio dire a tutto di.;capito della realtà e deUa norma. ma certo a loro fustigaz.iobe ,se– greta e dolol'OISa. La ..-ita da vfvere e la mo– dernità da legge.:e (o vedere al cinema) Sono divise. fratru– rate. L'una si fa inse.,"'lli;e, l'al– tra ci insegue e ci tenta. La vita è il romanzo della no– stra pazienza e della nostra lotta. la modernità ci dà :-o– manzi di impazienz.a. di abb:m– dono e a.nz.i di fuga. Forse è meglio non lf8gere. è me1?.li0 rinserra:oi. accecarsi. e cosi al– lentare la tensione. silenzia~e la voca antica deU-ana rchia; oppure è meglio buttar.ii den– tro il rischio, vivere l" impre– visto delle tenbzìoni e dei re– cuperi. e bettagliare per l'uomo, non sarà moderno ma è eter– no. 6'0lido. sicuro nel mare dell'ondosa. modernità tra can- Canaletto: • La Salute ,. Accor tezza lirica * cli ALBERTO IJEl'ILAC(ll,~I Angelo Petyx è uno dei ranti gio• vani scrittori che lavorano appartali nei vari angoli della provincia itnJia– na, alle prese. molto spesso, con la solil udine e con la distra..zione di cerri ambie1ui dove conservare umon della propria penna. gli enrus-iasmi, le spe– ranze non è certamente facile. C'è chi sostiene che la vita delta provin– cia. con il suo tor.o quieto e Taccoltç>. favorisce l'anività. letteraria consen– tendole stimoli più raccolti. piu ap• profonditi. Non vogliamo meuere 1n discu.1-Sio– ne la fondate=za di queste affermazio– ni, ma soltanto nggiungere che al .!ud– detco. innegàbile Iaro positivo. la pro– vincia oppone più di un aa-perto nega– tivo: in primo luogo. l'isolamento che molle volte ha parlato. come conse– guerua, lo spegnersi di talenti rive– larisi. in un primo tempo. con le ca– raueristiche del valore aure-ntico. E non è poi che si faccia molro (inten· diamo su di un piano di scoperta cri– tica. di valutazione a lnrgo raggio) per favorire e incoraggiare il lavoro di chi vive lontaho dai nostri centri culturalmente più vivi. Insomma. il -rapporro « grande eillà-provincia » vede oscurarsi progre.uiuamente il suo secondo termine ed è innegabile che. oggi, la vita letteraria si è trasfor– mala in un fatto di "centri 11. di con– ta!ti accentrati e. persino. di mode d'ambiente. In qualche caso. le riserve culturali della provincia sanno reagire; più spesso, però. si appartano per spe– griersi in una grigia, o.::iosa •routine•· Pieno merito, dunque. a quei gio– vani che. nonostante questo poco con– fortante quadro d'assieme, riescono a rimOflere ·alla superficie e a farsi ascoltare. Angelo Pety:r.. ripetiamo. appartiene n qU<?sto gruppo e la sua voce si fa sentire. con sufficiente pun– tualità. dagli appartali climi della città di Cuneo in. cui vive da qualche tempo. Pety:r. è siciliano; è nato a Montedoro. in provincia di Caltanis– setta, il 2 novembre del '12 ed è giunto alla lellerarura attraverso studi irre– golari. compiendo il duro e generoso cammino dell'autodidatta. Le sue prime collabora.::ioni n gior– nali e a riviste risalgono al 1941 (at– rualmente. le rivisre a cui Pety:r. col– le:bora con più assiduità sono: • Gal– leria». «Diogene•· e Il Pontf »). Nel 195i. l'editore Mondadori ha presen· rnro. nella « Medusa degli Italiani"· il primo TOman;:o di Pet11x: « La fifi. niera occupata •· in cui la critica sot– tolineò un modo nuovo di prospettare certi aspelti del problema meridio– nale, vedendolo. cioè, da una specie Aorelo Pet)'X di ._interno» semimentale, con un contributo phì di interiorità lirica che di pro1esta dichiarata. « Il rrenino ». il racconto che pre– $entiamo in questo numero della no– stra rubrica. dQ. alla personalità poe– tica di Pety:r.. !a possibilita di scoprire le sue componenti più essenziali. che vanno dal l?nero pudore al dolore sordo, sotterraneo. che si fa lenramen– te sensibile nell'auenzione del lettore. Siamo di fronte ad un narratore che procede secondo una tecnica persona· lissima, diremmo quasi per tagli c~ne– marografici risolti in accorate:za liri– ca. dove però il particolare non rima- , ne gratuiramente fine a se stesso. ma trova immediatamente il suo aggancio. discendendosi in una resrifura di co– lore e di suono che ricorda certe pa– gine dell'ultimo oitocenro. certe cose del Dossi. per esempio fc-ome non av– vicinare. infatti. quesro racconto alle pagine infantilmente vibrnnri di un romanzo come "L'altrieri »?). ll finale de « Il trenino ,, cala. forse. un po' inatteso. con un improvviso innalzamento di tono risolto in dram– maticità. Ma la chiusa ha una sua giustific0--ione simbolica che non può sfuggire al !errore pili attento e, più che costituire un Oru5CO epilogo, cerca di. rincetiuare come in epigrafe una 'ragedia che già si presenta nell'aria. Pe:y:r ha in prepara..-ione un nuovo -roman=o che avrà probabilmente il tirofo di « Fame a mezzogiorno 11. E' una seconda prova che si può. a ragion vedura. attenrierP e-on 1irfucia. ALBERTO BEVJLACQUA -ti di sirene e malie di iSole equatoriali! Una cosa è ce.rtà: questa modernltà ha il merito di non pe:-mette..-r-cì le situa– zioni stantie. le paci non com– battute. le inerzie ignare dei loro contrari. Essere moderni è vivere coi nervi tesi. è ac– cettare ogni giorno la lotta e. per chi ancora ne è capace. ogni giorno saggiare• la \'itt<:>– ria. 11 diavofo ci aiuta a di– ventare uomini moderni e i ro– manzie.'i sono. coi cineasti e soci. i suoi rappttsentanti uffi- PEII. l!t\ 1 .4 Cn_0.\ 1 IST#IRIA IJEl~LA Rll1ISTA «90fJ>> * Lasperanza europeadelNovecentismo VIII ciali. E poicTu} qualche anno è La r~la è il dramm~. og- già irascorso, cominciamo col g_l. E" !acile ~andonars. 1, fé!r- domandarlo ad alcuni Nove- ~ ~~f~~e;t1 t~fi~r~~!~:~j~ centisti che cos'è stato allo- nematografici sino all'idiozia e ra, per essi, il 900. * Uno dei propositi della Rivista e del ìllo,·imento fu quello di com– prendere cbe le &tti non funzionano a compartimenti stagni. così come a quel tempo funzionava ancora la vita dei popoli * di E.l"lllC(J FALQIJI ra. Pure nessuno più di mP. accettava la teoria del -ren– li.smo magico. Tulto è mira– colo, Juno è magia, come non lo sarebbe l'arte? Su questo eravamo d'accordo Quanto al resto, in un tempo che s'attardò interminabil– mente a piétiner sur piace sulla questione deUn forma e del contenuto, la fedeltd di molti di noi alla Tradi- alli sordidezza. essere Sl:luin- A Corr-ado Alvaro pareva ternati a ritrpo di jazz: i-1 ve- che e il 900 tendesse a costt– J~~• ilè ved%~~:~uw I_uire,_ ne_l 1927, quando la giorno deUa regola. è la !or- hbert.a d1 stamp?. era stata. z.a della 1:0mervaiione e della soppressa, un pm o meno resistenza. n dia.,-010 moderno. conscio centacivo di comuni- quanto di stile e di c:ontenu- fatto 1' America nella lette- zione in faao di lingua era che fa .schiamazza:e ma.s,;;e te- care col mondo esterno. con la to. L'esperimento si dimo- raturn e nelle arti; e A meri· co~ tenace, nonostante il Jevisive, non è più il diav.:ilo letteratura di tutte le altre strò felice, non mancando di ca si rivelò Europa. Questo no.stro contenutismo, da dare catti"\"o che tent:l. è paradOSbal- nazioni dalla Russia ntf'Ame- elementi e di rappresentanti lo pensavo anche allora t: dei punti alla stessa Ronda, mente quell? bu?no ~~ vi1l~- rica; un'istintiva fuga dallo , qualificati. In precedenza, ta l'ho scritto più volte: cosa, la quale pra,icamente st cri· ~~i :~eoz!.~,~~a~:~1 san.1. ~solame-nto in CUi si chiudeva Germania non aveva avuto del -resto, che H mfo s1ile rt- stnHiuò in un solo secolo e 1 migliori Iappresenta.nti di d nostro paese con la sua un precursore in Nietzsche? velava. Da qui, le cateratte un solo scrittore; mentre per questo diavolo sono anche i cultura. E forse l'illusione E la Francia annoverava Jo- infrante e il Nìagarn dei ver noi il 900 presupponeva il migliori romanzieri delle nuo- che la cultura potesse agire seph Delteil, Cendrars, Mare- si. F'ra tante navi corsare, i! Tre e il Cinquecento e rntti ve leve. Le novità vengono all'infuori della politica.. La Orlan. I Russi figuravano sandolino dorato. Le bom-- gli altri buoni secoli. tion- o~ solo da~fin!ef?O- U. me- proua ne è che Bontempelli con Ehrenbourg. Bontempel- glie coi messaggi sigillau tempelli, compiutissimo e dico d1:lla ps1~he c1 ha .mse-- accolse tra i suoi collabora- li, Baritli, Gallian, Aniante, furono vendute all'incanto. scaltro stilisrn, Ci segno an- fot1~:.'e illo ~~te~~l d~~o'.s~i to.r~ alcuni s~rittori super- se non molti altri, difende- n vento prese in pieno quel- che in questo la strada: era, stanno dentro. alimentati della sf1ta alla tragica rotta della vano i colori italiani. Prosa la cambiale in bianco, che, esemplarmente, il piu anh- nostra pazienza. vi.br. .nti sott.> Opposizione, ciò che in que- smali=iata, fosforescente, qunndo si posava, o sul tet· co e il più moderno scrit- U nostro piede cite • !rena ..: gli anni non era né agevole ipertesn, farcita di figure e ti O sulle rive O sui desertt.. tore. Con la Tradizione, dun- or~~- non. fo~e per alt:e né capace di procurare sim- di immagini colte al lampo trovò sempre qualcuno capa- ~ue, lutto sommato, eravant? ~iom. ec~!ieret la =~zola d~ patie. Tuttavia, 900 durò, di magnesio veniva fuori ce di firmarla con inchiostro tn . regola quan!o Cardarelh.. ~}~ • 1 !~f:a ~~~ij ~ :~g~ n~lla sua man~festa.zione or~- dalle penne novecentiste. a sangue O con profumi di- Pot, Strapaesan~ e Slrarma- o.gni giorno. perchè è questa gmale, pe~ Cinque_ n~me~: fissando la realtà, vera, in- versi> dini che fossimo, tuUi fum- l'ultima aristocr:iZia, rultima troppo poco pe-rche s1 arn- ven!ata ed ele-vat~ a mito: E p~r Paola .Marino, eh~ ;i~i i~~f/:[i di::~a"a!b~eu~~~ ~~:e>~fr:~~e~f. b~t:~ ::ss:uan:une ri:::lta~~;a!!:Z~:i~ e, s,ccome la rea~ta del~'eP?: cosa fu il 900_? e Chi lo sa? notce Gesù~he l'~!io è caro. ti, arrabbiati. s..-it:lti. jazz.:ima- delle più disparate tenden- ca nos~r~ batte ! _sogna pn~ Forse l'accoghen:a naturale Jfa oggi, a un quarto di s•· ni e fuggiaaciti varii della leg fant~st1C1, fu defm1ta: realta a qual.!iast fanta.1,ia_, neon~- colo dt distan:a, mi pare di ge silenziosa. sono plebei. so: z~, .con ce:chi _e J011ce,. Bai- ~agaca, e la ~ostr~ m~nier~ scendo ~e~la fanta5:1a la p1u poter constatare che la spin- no massa sfrenata. non mo- dmt e Marmelh, e la rwela- ~i vedere .e d1 scr1:1e-re. rea carattenst1ca realla 1:1ma~a. ta del 900 duri tuttavia vi- ~~;,~en.:OO~~~~!!no~~ ~o;ere::} ft:~·:f :::;:t~~: hsmo magico. Con. 11 Fut_ur~- E al tempo stesso l'attuudm2 gorosa: mentre Strapaese -più sono le maschere ridicole del fu l'iUu.sione di poter opera- smo, il Nov~cenhsmo e il a. mitizzare ogni usuale real- non parve fuora •. ,,ero dramma contemporaneo: re in un'isola culwrale. Di secondo Movimento, o ten- ta in modo di allargare ~ Ascoltiamo Alberto .Spai- resta_re solidi: della_ v~ra mo- quell'esperimento valse poi tati~o ~oderno, di pura m~~ confini de!l' uomo dando~h ni .• n programma scnlto da denrn~,,1!!~a.-ed,· an,u'rn•c•h•.e d"oc- più iL nome, c_he significò ca ttah ~na. ~he m irò a ~ una slatura leggendaria.. Bontempelli nel preannun- ..___......... tare l 'mtelhgen.za creativa Cittd o paese, purchè i loro ciare la sua rivista e piK ~f':i1Ji: :!~r1 ~~t!J~~i 1:;_r ~n :~ :zofu.or ::c~~teQiie~~ co·rrado Alvaro italian? dal piano reg1onal 11 li_miti, a~ di ld della bar- ancora i suoi libri, siant- quale FeltnnelU ha inaugura- che ne rimase dopo la pole- e naziona~e a quello euro- ne-rn dei _ luoghi comuni e ficavano che occorr-~ano il to ,.,Le comete- la nuova col- mica da CUi esso fu facil- novazione puramente forma- peo ed universale>. d~U~ r.etorica, ! 0 ~sero essen~ coraggio e la capacità di Jana. d_i ~esti modemi-ssim_1_.at- mente travolto, fu qualche le. Dall'altra. parte c'era il . In quanto a Marc~llo (!al- Z1ah di 0!?7'1 cltta e di ?g1_11affrontare la vita vera ed t~un1- Atl e..;:so po~ = irriconoscibile fascicolo affi- Rondismo che, vedendo l'..in- han, non poteva e_ d1me~t1ca- p~ese (ossta fossero la c1t!a- insieme di trasfigurarla nel– ~~~to roc~o':= da B.:>m- dato a{ più giovani seguaci fl.a.::ione_n!I Moi:imento fut~: re senza commozione tl pe- Slmbolo con t-tma la sua vua la fantasia senza falsificarla piani. Di zen=ero è autore J. di Bontempelli e a un avan- rista, s1 n.a~lacc1~va. alla ptu riodo che pa~s? souo iJ li- sbriciolar.a in_ ~ille rivi. di e senza perdere il senso di P. Donleavy, un giovane che guardismo politico anche bella tradmone 11ahana allo tolo della. ;1vi~ta 900 · LA luce e rumori: 11 paese-Srm- una logica interiore e poetica. ritroveremo seo2·a1tro sulla no- troppo zelante. Un errore scopo di continuarla ma in quale_ fu un argi~e, una co- bolo con t.utto il suo dolente Dopo le contadine abruz– stra via Dell·a1tl'9 roma~ è della rivista era stato di armonia con i tempi. Le due s1ru..::1one, ed un asola. lso1a fermento in un corpo sordo, zesi e le canzonettiste trave– autore ~rane~ King. un i~le- uscire in francese. Essa si tendenze sembrarono, a noi l'Europa; costruzione, una come un se?1e in travaglio stite da imperatrici bizanti– ~e r:at mch~-;::~~~a~~~ 1 f~~ precludeva cosi ogni azione n~vecentisti, .d_ue poli o~po- realtà poetica e letteraria nella zolla tnv_ernaleJ~. citta ne e da principesse romane, ~ilterrà e ..-i..-e in Finla ndia nell'dmbito della li~gua n~- s1t: all'av_venm.smo. futtmsta, innovatrice; argine, contro 1 0 paes~ as~oluti., _ SJ>?~h detto del romanzo. e dopo le ma– dopo ave..,:i d_ato q: .ie.st' opera zionale e di un linguaggio al passat!smo rondista oppo- provincialismi da una parte ?Ssequio ~ 1 preg.iudizi, ernno rionette anonime del teatro vitisuta e ambientata 4"'1 Gre- in cui una letteratura sem- nemmo t1 presente (e non e le accademie dall'altra. Ma. 1 pa~sagg. 1 an:ovenla~i J?er/ del principio del secol?, nO;l eia Un nOJI?,ade.!(ing, un b!l:1- pre si risolve. Ma anche soltanto italiano) pre"occu· fu anche uno .stato d'antmo, :rah d~::~~:~~• \ff~~crn:~te Ci rima~e_va che la Slgnon– sia.to alJ'.u.ltun:sofi~~a ~~bolil questo, con l'illusione o il pandoci però di evitare la f~tto alla vigil.ia ., ~i fa"!e• ri;chio. I.....a. giovine-:2a. e ~p~- e": e:~~ 1 t;~ f~rnt:eme:::t~~~ 1ilf~~ =. ~J: si~-~:!~:~: ~i~ftfs;ip:rt;e; 0 ~e~ 0 JiJt, !~~ ~;e~~~~~aia l~~~!~f:f ~na~r:~~di vagabondaggio, di ten.sio- valda nelle sue az1ont, t1mt: le sorti della sua discen- mod~ità. crea il tipo d'un tln'eva.s-ione •· tro. Essere à la page fu. li ne, di ribellione. Non si trat- da nell.e sue passioni perche den.za . n 900 era ormai !on– .nuovo mondo oenz.a s,:rupoli. Secondo Antonio Aniante: nostro costante chiodo, e non tò di salotto .in U..S~ ~eU'Ot- le une e le altre nascono da tano d a questi complessi e senza limiti ~sicOlogicì. senza e Sul piano locale cioè cir- soltanto fra noi italiani m~ 10cento; non si tralto dt scuo- un'assol~ta fede e da un'as-- non disdegnava gli apporti ritegni e !rem. a tutt~ ~cr: coscri.tto ai nostri naturali fTa Mi italiani e gli europei la o corrente che ce-rca.sse un soluto mnocenza.. Le une e - vitali anche se visti in vito, di tutt? ~apace. :piro ... ~ confini, il 900 fu una via di e gli stranieri tutti. <;i sem: sentiero all'ottusitd impe-ran- le altre erano alla basP de! più luoghi con sospetto - un rag~~o1:1eno~f 0 àj~ e mezzo fra 1 Futurismo e il brò un modo di senttre e di te, aUn novità. dell'appendice 900 >. . . . del Futurismo e delle altre ~rs°tJOIDini. limpido nella sua Rondismo. Da una parte c'era esprimere intrinsecnm.ente giornalistica., al tripudio Ascolt1~mo Pietro Solan. ava'!guardie,. naziona!i e fo– torl:>idità incosciente, un _assom: il Futurismo che mir~va a no~tro eppure . . veramente della parola O alla gloria ad- e Io ebbi. a. ~o tempo !a resllere, n~ordando però matore di dolori a!t:Ut e d1 rom ere tutte le barnere e universale e ongmale. Ecco . . t C.:o sfortuna d1 dlSpiacere al mi~ con molto impegno la le-- desideri violenti da sodd.i,.;d"are t-u.ttf i legami con il passato, perchè i quaderni del 900 si dtntt~ra della re.ttor c_n. 11 amato maestro Bontempelh zione di serierà e di dignità immediatamente ad ogni casto •usciva a questo in- pubblicarono in lingua fran- 900, d un balzo, s, pote vede sostenendo, come sostengo ENRICO FALQlJI e ~~tro tutti: un,. egoista~ un :en~~ch~ in rari casi, tranmi cese. Non era. più, dunque, re che cosa aveva fatto la tuttora, che il 900, più che :u_~ta~ s~~:g 1 ~i\-" ~I · e,n- che si trattasse di una Tin- una questione di lingua Europa, e che cosa aveva una scuola fosse un atmosfe- (Continua a p:1:-. 6) AN6ELO PETYX: Iltrenin Io non a\'evo mal avuto un giocattolo. tranne una vecchia. butterata trottola di po– chi soldi e una trappola per i passeri. Ma la trottola e la trappola non erano \·eri. giocattoli. almeno a me non parevano dei \·eri giocattoli. e cosl passa,·o Il tempo a cercar nidi a Cantacucchi. a tirar sassi alla c-ampana dell'unica chiesa del mio paese. al– l'orolo(io e ai eolombi sel\'at1ci che nldt– fkavano nei cento e cento bucbi dei due campanilL Perchè. quand'ero ragazzo io. il mio paese aveva questo dJ singolare: la chiesa con due campanili e mast.r"Angelo Failla. Questo mastr'Angelo vendeva un po· di tutto: caramelle di miele un soldo l'una. caffè, zucchero. acciughe. bottoni e refe. ma gio– cattoli no. giocattoli ricordo che non ne ave– \"a mai venduti. Io gli stavo a un tiro d1 schioppo e se la mamma ave\'a due soldi d1 acciuibe da comprare. un quarto di petrolio. bottoni o una caramella ~ miele per 11 mal di gola. ('ra sempre da lui che ml mandava. perchè mastr'Angelo era giusto nel peso e nei prezzi e a\•e\'a un modo bonario. faceto di t:attare cm! gl.i accattiva\•a la simpatia di tutti. lo gli ero a mia volta simpatico e mi cbia– ma,·a: .. Giorgetto... oppure .. Ragnatela dì tetto... e mi rideva e fischiava ln faccia. Ricordo che fischiava sempre l'ultima delle marce. la più orecchiabile, che la banda di Racalmuto. o di Canicatù che fosse stata. a\·e\·a suonato per le \'le del paese in occa– sione dell'uìtlma festa -patronale e che s·ac– compagnava con il dito, mentre i clienti brontola\'ano percbc ci face\·a perdere tem– po. prende,.·a i.n giro. invece di servirci. Poi. ti.nito d! fischiare: .. A te. Giorgetto. a quello. a quell"altro ... diceva. e si mette,·a a servire e canticchiare una canzonetta. in cui do\·e\'ano entrarci le mimose con la malinconia nel sorriso. :-Ola un giorno ,•idi nella vetrina di ma– s:tr'Anlo?:eloun trenino come non ne a,·evo mai \'eduto a nessuno. Forse percbè non ,vrvo a,·uto ma: 11, t , n.n 1 né. 1.•-umE' ho detto. un qualsiasi altro giocattolo. ora quello mi sveglia\·a des:deri impensati. sconosciuti. amori di cui fino allora mi ero ritenuto incapace.. Guardavo. dico. ingollavo ammira– to. innamorato come non ero stat.:, mai di nessuna cosa. e intanto pensa\'o a chi. dei miei parenti. anei potuto chiedere i soldi per comprarmi il trenino. ~"o. al mio papà o alla mamma no. perchè questa era sempre senza e quello i pochi che guadai;::na,•a se li mangiava e be\•eva all'osteria Alla zia Margherita e allo tio Martino non ci vole\'O pensare. anche perchè dove\•a trattarsi di una spesa -piuttosto forte e... C'erano altri zii e z.:e. nel vasto Iegno del mio parentado. ma erano tutll più poveri. scamiciati di noi. e mi avrebbero mandato al dla,·olo. piuttosto che darmi un soldo che è un soldo. Eeco. da fare potevo danni. Che cosa. H per U. non sapevo. ma capivo che non me ne pot.evo restare con le mani in tasca e guardare imbambolato dietro la \·etrina. se volevo U mio trenino. Intanto ml pare,,a molto importante il promettere a me stesso dì non dire a nessuno che mastr·A.ngelo a\'e– va un trenino come quello. Come no! Sa• pevo che i bambim ..arebbero \·enuti a sa– perlo tut-:.i lo stesso. ma non vole\·o. essere proprio io a divulgare quella notizia per il paese. per il timore che qualche bambino danaroso (il figlio del farmacista, per esem– pio. Paullcchiol. me lo portasse ..-:a. Chiamai m!l.St.r'Angelo e dissi: • Quanto co– sta questn trenino qui! ... Mastr'An_gelo era sulla soglia che ml guar– dava. ~ rispo,se: • Non è cosa per te, Gior– getto- . ...~on è cosa per me"?'"• io dissl .. E per– chè non è cosa per me. \'Orret sapere'"· .. Perché non è cosa per te•· insisté ma– str·A.ngelo. Io dissi: ...:olon e cosa per me percbè costa molto? ... .. Sl. percbè costa molto•. - Ma .quanto•· io chiesi stiuito. E Z.1astr·Angelo: .. Quindici lire ... disse: e soggiunse: • Sei centento ora che sai che costa quindici lire!... · .,Ecco. il trenino cesta quindici lire. .. ! •· dissi stordito dalla ci!ra. ..Che costasse un bel po· mi pareva. ma quindici lire-.•. dissi ancora. .. Troppe quindici lire per te. vero! •· fece mastr"Angelo: e soggiunse. cosl. per farmi coraggio. consolarmi: ..,Ma tu al trenino non pensarci. senti Giorgetto! ... Invece al tre.nino io ci pensavo e presi otto quartare d'acqua a donna Concetta San– toro per comperarmi un bel salvadanaio di terra cotta. Era il primo .sal\•adanaio che compravo e quando mio padre mi vide arri– \•are a casa disse: .. Perchè. pensi di metterti qualche soldo da parte che ti sei comprato quel coso ll! ,._ Io di!si di sl. che mi volevo mettere qual– che lira da p arte per comprarmi il trenino. di!:li<:I a rr.io padre, e mi andai a nascon– dere U salvad anaio in un vuoto buio e Incon– trollato tra la cucina e un finestrino. Ll la mamma non ci andava quasi mai a guar– dare perchè. tolto qualche straccio, vuoti barattoli di conserva. vecchie bottiglie fuori uso. ragni. :-agnatele. scarafaggi. non vi era altro. Non ci andava neanche il mio papà. a guardare. e mi sentivo sicuro di essermelo nascosto in queU·angolo di ragni e d1 scara– fa2gi. Quindi uscii e tornai da mastr'Angelo a guardare il trenino. Ricordo che era di un grigio pesante. bellissimo. e nel mio entu– siasmo e gioia desiderai che si mettesse a correre e fischiare come quello vero che a\·evo \'isto alla stazione di Favara. Vennero altri bambini a guardare e uno mi chiese: .. Ti piacerebbe a\·erlo. questo trenino? .... • Dopo tutto non è cos) bello come sem– bra •. io risposi. e nella mia voce èra il disprezzo. .. E poi. non corre. non fischia. senza dire che costa un occhio ... .. Non fischia e non corre perchè non ha la corda data. ma se mastr'Angelo t?lì desse corda farebbe corse_ .... osservb Vito Pinto con la sua \'OCe nasale. .. Perb a me pia– cerebbe averlo. Dio mi vede se mi piace– rebbe ... riprese Vito mangiandosi O trenino con di occhi. • A chi non piacerebbe. un trenino cosl bello! .... r!ncalzb Santo FiliUa. • A tutti! Oh piacerebbe a tutti ... soggiunse Runzinu smettendo d1 ros!carsi le unghie. .. Beh. a esse•e giusti piacerebbe anche a me. Solo che costa molto. quindici lire .... spiegai. e andai da donna Filomena per \·edere se a\"e\·a bisogno di qualche qua.tara d'acqua. Me n.. fece prendere tre quartare e mi dette cinque soldi e un pugno di man– dorle. che trasse da una tasca interna della gonna. Allora andai da donna Dorotea Lumia e dissi: • L'acquaiolo faccio. Non ha bisogno di una quartara d'acqua che gliela vado a prendere!,._ .. Nori sei troppo piccolo. per andarmi a prendere una quartara d'acqua? Proprio. pic– colo come sei potresti rompermi la quartara e. che guada~no ci farei! ... rispOse donna Dorotea masticando• liquirizia. e mi ma.n– db ,·ia. lo and:i.i lino al Casino dei Caico. dove ritrovai Runzinu che si roslcchia\'a le un- ghie. e non lo salutai. . Egli ml misurb tutto con I suoi occhiacci grigi dl gatto selvatico. 'e Infine disse: ...Giuo– chlamo al soldi a battere! ... Io risposi che non avevo voa:lia di giuo– care. ma non ml allontanai da lui. .. Che fa. non giuochl perchè non hai l soldi! ... Runzinu chiese. .. :S:on ho soldi !o? ... scattai pattando la mano in una tasca del calzoni e facendo 1in– tlnnare i miei cinque soldi .. [D\·ece ne bo che coprire. ti posso. Vedi!•· .. E allora perchè non giuochl!. fece Run– z!nu rosicchiandosi sempre le unghie. • Se non giuoco è perchè con te non ml è piaciuto mai giuocarcl .., lo dissi appog– giandomi al muro. Ed egli. Runzinu. freddo, quasi distratto: - Capisco. non giuochl con me perchè bai paura ti vinca quei soldi. Non e cosi'! ... dlss~ Questa \'Oita ,e parole di Ruiiz:nu n_usci– rono a p:uicar la mia susccttibU:tà d1 ra– _!!aZZO ombr.>SO. pieno di sè. E' scopp:a1: "Io non h.:i a\·uto ma, pau:a di te. Pensa se. ho paura di uno come te ... E per~_hè Ru:iz;nu continuava a ro.i\cch:ars: le un;:h1e e a $!'.Uar– darm: con : suoi occh:a.-c1 :;r i;i e fr?dd: di ~~tom:~ld;~~?coBe~~~i1~un:i~ia ..~~u~i: ~u~id~ a battere ... 11 nost~o fu un giuoco pieno d'impegno. emozionante e ricco di so~prese perehe. se Runzinu per giuocare a battere era un vero maest-o. io non ave\'o bisogno delle sue lezioni. II muro del Casino dei Calco lo cono– scevo molto bene e sape\·O do\·e far battere il soldo. Infatt! ci fu un momento in cui vincevo quattro. cinque. sei soldi. e la felicità non mi sta,·a più dentro lfa dopo la perdita del sesto soldo Run– zinu s·i.mpennò. si nfece. m1 nnse 1utt: e cinque I soldi. O!sse: .. Ha: visto che con me non ci puoi! •. e mi Ia.s~iò solo e afflato come un cane bastonato .. Mangia un2hie'. '.\iantia un~h:e e Run– zinu sei ... io izli gridai dietro. ~ avrei voJu;o prenderlo a sassate percbè s1 poruva na i mie! cinque soldi. _ L'indomani mi rimLsi a! lavoro con una \"Oìontà e fede che a\'rebbero mosso le mon– tagne-. Donna Filomena mi (e~·e prendere dieci quartare d·ac qua perct--è d.>veva la\·are e altre sei ne pre.si alla mogltE' dell'appuntato dei ca:abinier i Ale ssandrini. Resi a!tri ser– \'izietti al maestro Hap1sardl. a padre Bu– falino v a qu;:i:che altro ctei paese. COSl('be la sera il tutto ml aveva rE'so una hra e cinquanta. che imbucai nel salvadanaio e corsi a letto felice. Devo tuttavia dire che in quel ':!:iomi andavo a letto prestq non perchè aHra_nto dalla stancheua. ma perchè mi piace\'a iso– larmi e pensare al trenino. al momento in cui Il trenino sarebbfa ~:ato tu·.tn 1• ~hJ :mo. guardare che U mio papà o la mamma,_ d-~~m~i~:itra\-~~~: c~! 11 ~n ~~c:=~~te,,~ da colt:\'are. seizuiva i m:ei cafflc: a:torno alla cucina senza dirmi niente. anz.1. µer darmi a intendere che non lo ri'i;ua.rda,·ano affatto. quando tornavo a casa s; face\·a tro– vare sempre a fischiettare certi passa&s;:i della Traviata o del Rj~oletto Ca; tempi della sua glo\·lnezza. al mio paese cera una buona banda musicale). a pa.sseggia~e per la casa o a dormire con il capo sul tavolo Ma una volta ruppe il silenzio e dtsse: .. Mi mancano nove soldi per mezzo di vino e... Mi capisci. il papà? ... .. Ti mancano nove soldi per meno di vino. d!ci! Te li db. papà ... io d1ss,. li mio papà prese i nove soldi e: .. Sei un bambino buono. L'ho sempre detto che il mio Pietruccio è un bambino buono " disse. e lascib la cnsa. lo prendevo l'acqua a donna Filomena. a donna Teodora Lumia. alla moglie detrap– puntato dei carabinieri Alessandrini. e sem• pre cor~c,·o a gettare i pochi soldi eh,· mi da\'anO in paga nel ventre del salvadanaio nascosto tra gli st,acci e gli scararaggi della cucina. Cna sera il mio papà !'m-se d· fi~hìarE' e di tamburellare con Je dita sul ta\•olino e d'.sse: - E' da ieri sera che non rumo. ~on te li tro– veresti dodici soldi per un sigaro! Te lì ren– derà. il papà ... lo presi i dodlci soldi dal sal\'adanalo (Dio solo sa cen quanta pazienza e fatica) e glieli detti senza far parole. La mamma no. non ml chiedeva mai nulla. la mamma. Mi guardava con i suoi piccoli occhi pensosi. mi girava d'attorno. mi d~ manda\·a se ero stanco. debolino. gracile co– m·ero. ma non le riusciva di ch!edenn.1 un soldo che era un soldo. pe.r i suoi pover: bisogni Dico ciò pere~ sape\·o che le pia– ceva il ca!fè e !orse... Ma in quei giorni in testa to e.i avevo solo il trenino e tante cose mi sfuggivano. o finge,•o di lasciarmele sfuggire. Erano pa.ssaU quindici glornl e nel salva– danaio avevo racimolato dodici lire e no– vanta centesimi. senza dire che U mio ia– voro di acquaiolo pot-evo dirlo ottimamente a\'v1ato: sen,ivo donna F1tomena San:oro, donna Dorotea Lumia. la moglie dell'appun– tato dei carabinieri Alessandrini. i.I sarto Spirllnga. e altri. Solo che in quei iziorni il mio papà s·era fatto più taciturno. inquie– to. e quand'ero in casa mi seguiva dapper– tutto con la coda dell'occhio. proprio come se stesse tramando qualche cosa di molto brutto contro di me. Sempre. però. era stato di poche parole, il mio papà. sia con me che coo la mamma. Irascibile. ma ora il suo silenzio ml lasciava perplesso, preoc– cupato. Ma un pon ;ierigg.io la mamma Ci miei ri– sparmi ammo ntavano alla favolosa somma di tredici lire e no\•antacinque centesimi) si decise a chiedermi i soldi per mezzo chilo di pasta, due pomidoro. un sedano e un·oncia d'olio per fare una minestrina alla buona. e ora \·ede\·o che le mancava il cora~gio per chiedermi alL'i soldi e comprare le stesse cose. fare la stessa minestra. il pane. Fu appunto uno di questi giorm. il secon– do. credo. che la mamma ml aveva chiesto i soldi per tare una. minestrina alla buona (ed ecco che a questo punto i miei ricordi s'appannano. accavallano), dopo aver tanto titubato. tentennato. la sera mettendomi a letto mi bisbiglib In un orecchio: .. Devi far presto a comprarti il trE'oino. percbè il papà ha bisogno di soldi e potrebbe ... Non è che sia contenta di vederti spendere tanti soldi in un trenino. ma non bai avuto mal un giocattolo e l! comprendo. Ma devi {ar presto. senti la mamma? ... L'indomani infatti. mentr·ero nella scala che salivo. sentii delle grida. quasi un urlo. • No. lasci& stare il salvadanaio . Lascia– glielo stare. dico, svergognato e viziosa.cc.io che non sei ateo ... .. E tu togliti di mezzo o t'ammazzo_ •. ..Che cosa a\·ete che fate cosi-. io grida~ dalla scala. e in due salti m1 trO\•ai nel mezzo della camera: tro\•ai la mamma ap– pog!?iata al tavolo che piangeva sommessa– mente. tutta bian,;a e disfatta come un cencio troppo Ia,·ato . il papà aveva il grosso matterello ancora in mano e tremava tutto. balbetta\·a non so più che parole. Indi mi venne \•lcino e disse: ., Niente! Non è proprio niente. sai Pietruccio"? •- lo per tutta risposta sbottai in un pianto • dirotto. percbè non ml pare\'a vero che tra loro due non ci fosse stato proprio niente. e andai a conservarmi I pochi soldi che ml ero guadagnati con !"acqua e qualche altra commissione nel sah-ad.ana!o. Runzinu mi aveva tentato. (era il mio maligno) sfidato altre volte. ma io mi ero sempre ri!iutato di giuocare con lui. tanto più che il tempo che non prende\•o l'acqua al miei clienti ora lo pa!lsavo a rar la guardi.a al salvadanaio. Tutto procedeva con ordtne: la mattina mi levavo piuttosto presto. guardavo se il sal– vadanaio era al suo posto. passavo dalla vetrina di mast:'Angelo e procedevo alla volta di donna Filomena o del sarto Spir– linga. certo. ormai. che il trenino sarebbe stato mio. - :\1a un sabato sera al mio portooe venne a bussare l'appuntato del carabinieri Ales– sandrini per dirmi che la moglie ave,•a bi– sogno di due quartare d'acqua. L'Ave Maria do\•eva esser suonata da un po' e il mio papà seduto al tavolo. stava fischìettando il preludio al quarto atto della Tra\·iata. la mamma ram.mendava una mia vecchia cami– cia e io pensavo di mettermi a letto . .. A quesfora! ... diss"io che avevo paura d1 mio padre. • ~e abbiamo proprio di bisogno. sai Pie-– truccio! ... rispose l'appuntato . Allora mi raccomandai con gli occhi a mia madre e andai. Appena fuori vidi che nella ANGELO PEITX (Continaa a par. 6)

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