la Fiera Letteraria - XIV - n. 27 - 5 luglio 1959

Domenica 5 luglio 1959 LA FIER~ tETTERARTa Pag. 5 S CRI T T () R I IN PRIMO PIAN O • GINO DE SANCTIS: La bicicletta della memoria Gino De Sa.nctls In un'osteria di ).lontalto ji Castro. h-:> di.narut a me. sul ta•olo di legno grezzo, una pagnottella, una tx>ttiglla di gassosa e uu quartmo di vi.no bianco. Alle mie spalle ~ef~i~~afa~~ti~~~miè ~~:; un IUjglio inrorno. Quel che vien fuori dalla radio ba dell'apocalittico: l'esodo di ferra– gosto. a quel che d1ce codesto chiacchierone. assume un aspetto di fuga generale: a stare alle sue cifre. !e città sono \"U0ie; pare che IUmanità fugga sgomenta qualche arcano pericolo sceso dal cielo; slla l'impressione che i treni \·engano presi d'assalto da folle impazzite, che le spiagge bru.Jichino di omet– ti in cerca di scampo. Lo so, ciò che gli uomini fuggono è il sentirsi solL Gli uomini delle città sono troppo abituati a starsene gomito a go.. mito. confll.S! nella folla del marciapiede. pigiati sugli autobus, allineali nei cinema- ~- ito~~ ~es~S:Sf~d%~~~j fatti del giorno. dJ breY"i tragecl.le , sono troppo intenti a coltivare odi collettivi. mas– sicci fanatismi. plateali disinteressi. a pa– scersi di facile ironia. di strizzatine d'oc– chio, di tira a campare, di bontà cinema– tografiche, sono troppo abituati a tutto ~~to s~ ~~Jul UD tratto. so~, nei Nelle deserte ore del fenagosto, J ,--cc– chi pala2%i rimanderebbero reco delle fon– tane. le statue sussurere.bbero le favole dd tempo; chi resta solo sarà come uno spi– rito tornato nella città senza vita. tra vuo-– te mura e ruderi. testimoni di un·e(à che fu lunga è ,·ero. ma ora. conclusa. spenta. apparirà bre,•e come palpito di ciglia ~ul tenace sguardo dell'eternità. Non e cosi. sappiamo che non è cosi, ma potrebbe es– sere; e solo l'idea di essere aggrediti da un cosi totale silenzio. ci spinge alla fuga. \"la allegri sui nostri b'en.i. sulle nostre auto– mobili. sulle nostre ,-espe, ,;a a ritrovarsi più che mai compattl ad abbrus•olirci in· sieme come castagne m padella, dinanzi al- le carte veline unte di prosciutto che co– steUanv colline e spiagge. M..I congratulo perc:ò con me stesso di 8\·er trO\·ato mcx:lo di conciliare fuga e solitudine nprendendo la ,·ecchia e gio,·a– nHe abitudine; la bicicletta. La ria Aurelia ieri sera. m"è sfilata sotto le ruote per cento chilometri. Ed ora. di– nanzi a questa gassosa e a questa botti– glietta di ,'1n0, mi pare di averu inventati e scoperti k>, quei chilometri ad uno ad uno. Ho ritro,·ato 11 gusto di essere un ,"iandant.e. col sacco a spalla e con i soldi contati nei sacco. Tutti coloro che ml sor– pa.ssa,·ano come saette fra llllagollo di ruo– te e mitragliamento di motori. aoe\·ano perso irrimediabilmente questo gusto. n lo– ro ideale sarebbe d'essere sbalz.ati con suc– cessi,-c esplosioni. da un ta,·010 di ristorante all"altrO. da un caffè ad un altro. da un la.vabo d'::1lbergo al bagno di un altro aJ– berxo: la strada non è che una lunga noia. da mangiare furiosamente, più presto pos– sibile. a rischio di morte. Nel primo tratto. fra Roma e il bi,•io di Pregene, .a dire il ,ero, U rischio di morte era ad ogm minuto alle spaUe e di fronte al po,ero cicllsta. Gli si precipitavano con– tro le luci, a sciami fwiosL per abbagliar– lo: l'aggredh·ano alle spalle altri !ari. saet– tando sugli asfalti spade di luoe e lunghi e irreali fossati d'cmbra. '.\la dopo il bivio di Fregene. dopo Santa Marinella ,,·erano trat– ti deserti. Spegne,·o il fanalino della bicicletta e mi trova,-o immerso in una notte cosi carica di stelle da non parer \.-era. Dai fossatell! mormoranti d'acqua. salivano onde d'aria ~SC3 e ~ -:im.ido can\are di grilli Cosi ho n.tro,·ato 11 ~to cli numerare i chilometri, :;'~-e~~°:1 df~o~=. 8 e •~J!:;! letto. per favore, al contadini (chè alber- i~ ~t!:-~iei~~t~:ti~J~~1~ glie di granturco, di sentire il sonno salire su per le gambe intorpidite dalla fatica: dl svegliarmi aU'alba. dl riprendere la SL'"Sda nel grigiore mattutino, di ,·edere sotto la pelle del mare correre il lume del– l'aurora Ed ho scoperto. con un certo senso di amarezza e d"orgoglio. dJ essere rimasto so– lo ad affidarmi a questo • cavallo d'acciaio• sulle lunghe distanze.. Un tempo. eravamo in tan:1 a cavalcare per le strade; e sem– pre ti tocca,·a ingaggiare battaglia con tu– risti e con oonidort. Oggi, fin quassù a '.\Jontalto. non uno. r motortnJ hanno ratto giustizia delle b'.ciclette: e forse questa col– letti.a adorazione ,· erba.le dei Coppi non e che U tr:ib.:Jto a una mitologia al tramon– to. Più che a Coppi o a Gaul ml sento ,·1- cino ad Aliredo Oria.o.i e ai prlmit:J\1 lau– datoti della bicicle::a: la biciCRtta è fatta non solo c. misura d'Uomo; ma è l'unica macchina che non ambisca a domln.are ruomo: ne è in\'ece docilmente dominata: non c·è un giro di ruota che non sia gene– rato da un. atto di volontà. da un impegno di forza fisica. Fatato e impersonale caval– lo d'acciaio. fefflderò la mia anUDa? Caval– cato dalruomo acquisti vita, la sua vita: senza di JUi caàresti inerte e squ.l.bl> rato; oon lui in sella compi mlracoU d·equllibrio. t·arramplchi 1n salita. sci\"Oll in discesa.. ,oo e senti. II E ricordi. O meglio r:ioordiamo insie– me. Ecco. giriamo i peda.U alla rovescia: raggomitoliamo il film del tempo. Torniamo a immagini d·aJc..--e estaU. Stagione seJ– nggia. Mal come neJJa ,·ampa di questo sole d"agosto. io sento così agemlmente ,--o– lar ria, rapiti da un vento marino. gH an– ni che mi separano da quell'adolescente asciut.to . dai muscoli scattanti. animato da u.n·ansia ~ scoperte e di conquiste; quel pia::olo Girardengo che si portava incro– ciato sul maglione ciclistico il •tubolare> di ricambio come l'insegna di una mi.lizia. che nel tascapane. insieme al suo po,·ero. quasi ascetico corredo di globetrotter na- scondeva. con una scatola di colori ad ac– quare.Uo e un libretto d·appunti, un pre– Zioso scrigno di doni celesU. che qualche ,-alta aprl"ç"a nel silenzio di una notte stel– lata o. più d'improvviso, alla S\-Olta di una strada costiera, al ,-eroe lampo del mare. F.d ho pensato anche a ,vl :\Ionsignor Rmaldi, santo \"esco\'o di Rieti, e alla sin– golare ospitalità che ,-oleste dare a quel giornnissimo ciclista che si presentò con una lettera che \.i era particolarmente cara e gradita • Vi rara ,-w:ta- dlceva la lettera - m!o nipo:e. una e: tes.a calda•. ma gene~ sa. che si av.entura per le strade terrene. un po' uoppo audaoemente a mio ani.so . ro~ S05pinto da un'ansia dJ strade spiri– tuali che egli con conosce o che \-UOI far finta di non conoscere .... lli.J zio. in!attl il dott!ssimo e cristla– nisslmo bibloteca.rio della corsiniana. s0r– rlde\l3 ironlcamenie del miei atteggiamenti che allora. in forza dell'ambiente e della moda, erano JX>St-d.annunzian.J e alquanto ,·elJeitart. Quando aveva saputo del mio progetto di ciclo-turismo, ml a,·eva detto: • Fermati a R!eti; ,,a· da Monsignor R.l– naldl, U Co' una Id-tera per lul TI amma– nirà un pranzetto succuJeoto. come usa fare per 1 suol ospiti. e forse u dirà qual– che buona parola• e a,-e,·a riempito dei suol caratteri minuti e contorti. per U "'°– •erendissimo amico. una di quelle pagi– nette in!esi:ate dell'Accademia dei Lincei, L-egia:a dell'accor.e e isp1da }',OCE:- di Ga– lileo. Con quella lettera giunsi aJ Yesco,ado d1 Rieti. Sotto il ,-eccb.:.o portico medfoen– le, ebbi per un attimo e ,-agamente la sensaztone che u mio abbigliamento non fosse molto consono all"ambien!e e alla Persona.. Per le strade assolate. all'aria aperta. quelle mie gambe scoperte fin qua– si alle anche, quella maglietta aderentiSsi– ma, sbracciata e scoU&ta, nella quasi nu– dità della gto,·ane persona accaldata dalla fatica. lucida di sudore e çelata di poh·e– re, erano perlet.tamente intonate alla sel– vaggia e pa.,,'"'3.Ila natura che mi. circondan: rocce. boschi e a.rsi campi di stoppie: ma nel chiuso casalingo dell'austera cittadina. e poi nel buio del por'JCO c.....:S.jano. nel silenzio santo del luogo, proporzioni e va– lori muta,·ano; ed a.rei a\'Uto \"Ogha di allungare quelle mutandine sportl\"e incre– dibilmente corte. Mi pareva cli essere troppo carico di sole, di caJorc e d'animalità fra quelle fredde e scure pietre. I colpi del- l'anello di bronzo sul legno del portone rimbombarono a lungo negli antò del ve– sco,·ado-castello. l!a do,·etti addirittura pa– rere un tiZZO d'inferno. un fauno fuggito dalle tane del bo...~. aJta monachella che ml \-elllle ad aprire. Poichè, non appena ebbe tirato fuori dal battente socchiuso il suo ,-olto d'albicocca. subito lo ritirò. e il portone mi Si richill!e 1n faccia con un tonfo cupo, Dopo uno scambio di parole che lo spessore del legno rendeva quasi i.ttlpos– s'.b:.le. u~o spioncino si apri nel bat::e=i::e e u:ia mano. t'Univa e timidetta. pa;piU> sul!'orlo della fessura a npirmi la bus:.a che io pone,·o dioanz.i alla mie persona qua.si a giluti.ficaz.ione ed a scaraman%ia. Risucchiata la !~ti.era. o spioncino si r.c:ruu– se, ed io rimasi a ·1ungo ad at'.eodere ri.SpO– sta. ~onsignor Rineldi mandò il 6UO came– riere personale ad aprirmi. un , ·ecc:b.io ca– meriere scuro e segnato come una carruba. il quale. co:i a..-:a fTa scandalizz..ata e àesOla– lata, mi scortò per l'androne nero ,do,·e mi fece depositare la biclicletta}. per la scala geoUlizia; e mi lasciò nel salone cen– trale del \""esco.ado, solo, fra polcrone al– tls.sime ed arciGlle. e fra una legione di ,;esco,•i che affaccla,•ano 1 loro oociti bril– lanti e le loro croci gemmate alle grandi GIORNALIS1'f0 E POESIA * di ALBERTO BErlLACQlf.A Giornalismo e ~tteratura sono i termini di una di.scuuion.e che viene sovente posta sul taoolo. Da Um.po ci si ca chie<Undo s-e lo scnttore possa user-e, ad un tempo, ef– ficace giornalista. e i.,oevena. C'é anch.e chi acanza fl dubbio che lo $CT"tvere ~ 1 giornali possa arritare a nuocere. una vol– ta o l'altra., all4 penna del letterato A ner stro a.uciso, fflnili dubbi e dutinzioni sono inutili. La letteratura e i.I giornalismo (in– tendiamo qui, otniiamente, il giorna.li.fmo di terza pagfnaJ vroono m ambiti solo utc-– !'iorm:ent:e dioern ed hanno. alla ra.d,ice, 1dent:idu! posribilitd poet~. ~ na.scono dalla nece.nità df introdurre e8ìcacement.e il lettore n.ello spirito di una detenmnata realtà umana. In un oert.o un.so , e rl g1ornalinno che al giorno d'oggi. può in.te -gnare qual~a alla letteratura. L-0 scrittore. infatti, deve ren– dem oonto eh.e soltanto con la cJuaruza l'imm.ediat.ezza e U senso oWO del.le ~ (tutte doti che sono /ondanuntali per chi esercita il giornaliSmo) potnt sperare d1 aooostam sem1oilmen te al mondo dei let– tori, che si va facendo sempre JMù dr.stratto e insofferente nei ccm/ront,. dei preziOSisnu accademici. Abbi.amo ooluto premettere quuu pre– cisaaoni pn introdurre adeguatmunte un tipico. ~pio di .scnttore ~ preu,nt,a, /use 1n.t1eme, le cara.tterutiche del giorna– lista e CUI letterato d:: gruto. Intendiamo parlare di Gino De San.et:1.s. elle nel corso di un'inkzua attività giornali$tioa (n>olt.a sulle pagine di uno dei più importanti quo– ~1ani italiani: • Il Messaggero •J non si e mcu dacostato da una mi.sura di valOTe estetico, di ,:,oe:s-ia cunm,lara attracerso i,ina esperienza umana tra le più ricche. Gino De Sancti.s e. nato a Lecce ,iel run;embre del 1912, ma ha studiato e si e laureato a Roma. In qualitd di i-nviat.o speciale e di corris-pont!Lnt-e di guuTa de • Il Meuag– gero •• si e. trooat.o nele campag,u. di Al– bania e nel matiment.o di Liberazione. e poi in lnd.ocino. ,n Cona., In Giappone e in molli altri paesi. E' stato redattore capo della rivesta 1:Mercuno•. /ondaUJ insieme ad Alba de Cts""J)edes, e direttore del periO– dico « Europa Libera•· La sua b:blt09rafta comprende: e La nostra tnmi • Union.e Ed-t– toriale d'Italia 1936; e .Vta. A/neo.• - Mon– dadori - 1938; • Due lltn di Benzina• - ltaL gra/ - 1944; • Viaggio di: ritorno (al quale fu a.ssegna.to il e: Premr.o Salento •J - .l!e– ditaranea _ 1948; e Migliaia di clulome– tri • ha fornii,o al. lettore la miS'u.Taesatta delk qualitd narrative di Gino De Sanctis, che sa cara~rsi subito per la sua capacità di dare ai fatti reali - pur senza alterarne l'esattezul - una. cadenza evoca– tica e poetica e, sopratu~..o. u-n significato unioenaX'. e: Migliaia di chtlom•tn • M avuto i riconoscimenti della critica p,u qualificata ed Emilio Cecclu ha aJluma.to che • Il granello di .senape• (la storia che conclude il volume e che appan:,e ,n e3tTat– w su queste stesse pagirze) è uno dei rac– conti più belli del dopogaterra Ma l 'im.portim.za de.l ~ume usctto da Cuchina sta sopratvtto ndracer segnato l'inizio di u.n nuovo cluna creattoo per Gino De Sa.n.ctis che, lasciandosi alle spaUe le dimen:Jioni di una realtà intensa com.e crer naca, t.en.de ora aUa piil: completa af!er– mazione ideale del suo mmi:do poetico. • lo spero dì scrl~re un libro• d;ce lo $C11UO– Te , alla ricen:-a dl ctrte t:eritd che poss,:m.o dare un sen.so alla Jahca d1 1u1 uomo; an– zi, alla fatica cii un artiSta o di un ian– to.-. >- Con qi,iesti int.éndune11t1. De Sanctis .sta attendendo ad un nuoro romanzo ~ ha come protar,onista un orta.sta antico. uno SCUitore brasiiiano del penodo colo– niale. figlio di due razze, cù giunse a mi· rabili espressioni nel campo utetrco 1n rirtù di una oocazion.e fatta. non soltanto di amore per farle, ma anche di amore per l umanità, di anelito alla punficaz1one spi– ritual.e. Il romanzo. che aera probabilmente ~r titolo e: Il sangue, la pietra e l'anima >. de– scriverà appunto I.a lotta dell" art:J.st. a contro il male mon::zle e fi.Sico del mondo, contro la lebbra, a.d. esempio, che costringerà tl protagonista a port,are a termine qpere g1- ga.ntesche prostroto sulle gmocclUa con– sunte dal male e a servtrli di scalpelli le– ga.u ai tronconi ddle mani Jtragate. Il prer getto del romanzo ha già ac-uto in Brasile una larga eco e non si pud non riconoseffe a De SancU.S una fort.e misura cii coraggzo e coerenza( quel c:oraggw e qu.ella coerfflZO. cosl rari tra i gtooon.i scrittori d'oggi, che preferiscono abidar-si aUo scandolo im.m.e– àiato, piuttosto che ad un'analisi. impor– tonte quan_to ardue. delle com.ponenti s-pi– rituali del. drcmma umano). 1.,e pagine eh.e qui presentiamo tanno parte: di un libro che presto apparird. con il titolo de .. n telJinaro .-. n-ella cou~-ione e L'ippocampo• dell'editore Cappelli (la collezione e diretta d.a Gitueppe Longo e raccoglie Usti di Trompeo, Valgimigli, CaT– dareUi, Zone.lii. ecc_)_ 1: Il tellina.ro • rac– coglie una $Uie di elz.e:r;fri che Gino De Sanctis e. oenuto pubòlieando su • Il .llu– saggero •· 1,·on si tratta, però. di tuta ree– colta occasionale. composta di elementi di– sparati, ma piut'..o.st.o di un J)Oernetto • $Ui generis•-• le c_Misezioni corrispondo a tanti ,r..omentr d.i i;1ta d.i un uomo autenticamen• te calato nel nostro tempo e teso a ghuti– ficare. u stesso nei confronti del rigni(icato unicenale della ~ta.. Come il ùttore pot:Td ro:u:ntar..,_ gid da queste_ du_.e anticipazioni, la prosa di D~ SanctiS S1' può awicirzare a cuti impasta musicali che intessono sulla mdodia cen– trale la nost.a:lgzca trama di t=a.riazioni htt– te giustam.ente collocate t:USO lo $COJ)O ft– na.le . t:a$O il crescendo. Da pa~ nostro pof, siù punto di oo,,clu<kre. non J)OSSiamo tacere i,in s-enttmfflto di gratitudine. Vo– gliam-0 ol/rire a Gino De Sanctis un srn– cero nr..graziamento a nome di tu.tti coloro che. avviandosi come noi sulla .strada del gtomali..s-mo, sanno di dovergli il ben.e di an e..semp:o di &ita intua in chiat:e di poesia. ALBERTO BEV"TLACQUA La~lostra del futurismo a Roma cli * LOREt\TZ.A TRlJCCHI cornici d'oro. F.d io· senth'o sulle mie OOLSCC nude il nmpro,ero cli quegli sgua.rdl e gll esorcismi di quelle croci.. E poichè le pone del salone erano anch'esse 1noomiclat.e di. legni dorati, m1 parve che uno di quel se\'"en ,·~vi ::nl muoçesse incontro quando nel ,·ano d'una di quelle porte m·appan-e ~on– signor Rinaldl le braccia allargate 1n un gesto depreca torio. • Figliuolo, come. U sei conciato?•· :\la il t.c.no era patemo e a!– fettuosO. ~ig:nor R.l.oAld.i U Reatini lo ricorderanno anoora) gode,a fama di san– tità.. Del bel pa.18220 s·era scelta la celletta p,ù nuda sul cut pavimento aveva fatto di– stendere il suo pagliericcio dl foglie di granturco; la croce che portava sull'abito era di falso oro e di false gemme chè la ,·era are,·a ,~duto per 1 sual poreri. Ogni arere. ogni forza tempora.le e spintuale egli a,·e\·a impegnato. nella sua pastorale m.is– s.one di carità Ed era anche 1n fatto di costume un Yesco\'O all'antica: non avreb– be neppure sognato i parroci in Yespa e le monache in tailleur. né erano ò!i ...neon istitlliti gll od.iemi legami fra religione e ciclismo. Chinai le mie gambe nUde nel tent.atiro di baciar l'anello vescovile. ma il sant\tomo, restio, mi 1mpedl U gesto, e. squadrandomi dai capelU impoh·cratl alle scarpette da campione, cominciò a scuotere la testa. e No.- no. figllok,_ cost. non può andare. Ti ,·orref rolentieri a ooluione qlli con me._ ma in questo stato!. BI.sogna far qualcosa •· e Non fa nuJla., MCIIJ.Slgnon:.- mi dl!J)ta– ce anz:L~ • cominclaJ io 1n tono compll– mento.w. disposto a ritirarml • Stai zitto, statti zitto, figlio mio, la.scia– mi pensare• poi, UlumiDato da un'idea. e Deodato! > chiamò; e poichè nessuno gll rispose alzò un grido che rimbombò per il saJooe e oltre: • Deodatooo! • • _ _iJ mio cameriere è un po' sordo- prima faceva il campanaro•· Il vecchio cameriere accorse. e tomb a squadrarmi con la sua aria d1 disappro– •az:ione. gl:o~t; =::o~~ ;t:es;: ,!: stito. insomma che me lo copra in qual– che modo_ SentL_. B prima di uscire di a Suor Croce che bo un ospite a cola– r.o.ne> . • Chi? • fece Deod.ato. che pure a.e,-a capito benissimo. • Deodato, svegliati - disse U Vescovo - ti se.i ratto proprio vecchk>. Va, acoompa– gna il raga.z;zo da Serafino >. Chi foe.se Se.ra.1ino appresi poco dopo quando. trarersata la piu:m e girato l'an– golo del palazzo comunale. Deodato mi scortò in un camerone ingombro d1 sedie e di leggii~ di trombon1, di trombe, dJ gran– casse e di piatti. Serafino era l'inserviente gUardaroblere della banda_ della ramosa banda di Riet-1; e sf mostrò sollecito ad eseguire I ,- ole.rl di Monsignore.. Nè s1 curò troppo delle mie timide proteste: l'Unlfor– me del primo trombone mi andava larga. quella del suonatore d1 piatti troppo stret– ta, ma quella del clarino mi andava a pennello o quasl E cosi. vestito da clarino della banda di R.ietJ.. tornai lo Vesoo~o. La monachella portiera dalla faccia di alblcocca mi tro>ò non solo guardabile ma agp-aziat.o. E Suor Croce, durante il praru:o. s1 a.ffacclna alla gT&ta per passa.re le ,ivand.e a Deodato, e dava una sbi.rctata a quel quadretto oon– \irlale. Un quadretto che avrebbe ispirato H nostro pittore di preti e monache Nmo Ca!Iè: un Vescovo e un giovane bandista fronte a fronte nel pic'Colo tavolo rotondo. in una immensa. altissima sala tappezzata di velluto ,-eroe-bottiglia; un vecchio ca· meriere ciabattante che fa Ja spola fra la grata delle vivande e U tarolo; e una mo– naca cUliosa che 5p0~ dall"inferrtata le ali bianche della sua cuffia. Manca.a sok> U suono del clarino. Sa– rebbe stato l'adatto commento mUSicale per quella garbat.issima pantomima. GL'\"O DE SASCTIS

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