la Fiera Letteraria - XIII - n. 37 - 14 settembre 1958

Domenica 14 settembre 1958 LA FIERA LETTERARIA Pag. 5 UNA MOSTRA ORGANIZZATA VENEZIA NEL CINQUANTENARIO DELL'OPERA DIBEVILACQUA LAMASA I PRIMIESPOSITORIDI CA' PESARO AMOR DICA' PESARO * di GllJSEPPE !IIAIICIIIORI Di anno in anno, attraverso mostre, articoli. libri. pazienti ricerche di ar– chivio. si son chiariti molti fatti della vita degli artisti più legati a Cè Pesaro e molte vicende della stessa istituzione. che ha avuto il suo periodo • eroico 1t. dal 1908 al 1919. Ci fu la guerra di mezzo. e gli artisti si dispersero per l'halia. La sorte più dura toccò a Gino Rossi. che fu prigioniero in un campo di concentramento, dove s1 moriva di fame. Gino Rossi. prigioniero: un nonsenso. Perchè l'uomo era libero. e ogni vincolo lo faceva atrocemente soffrire. Dalla prigionìa. Gino Rossi, denutrito e umiliato, portò con se un tormento più grave, un rovello interiore. che do– veva poi trasformarsi. con la povertà e le incomprensioni, in queJJa follia che lo tenne per altri vent'anni pri~io– niero. ~la il 1919 era stato un anno di rin– novate speranze. La mostra di Cà Pe– saro del 1919. presentata da Gino Da– merini. riassumeva. con un'ottima scel– ta qualitativa di opere. un decennio di {forzi intelligenti e generosi compiuti da Nino Bnrbantini. per dare all'Itnlia il ,uo , Salon des indépendents :t. Molto opportunamente Guido Peroc– co ha l'ifatto la storia di Cà Pesaro. ignorata o sottovalutata. in lt.alia, per !e solite ragioni di faziosità provinciale: l'ha (alta sen1.a cnlcare In mano. senzn csagerilre ì meriti degli artisti che vi parteciparono. con un senso di misura critica. che testimonia della serietà del– l'impeino. Nessuno pensa di mettere Ca Pesaro in un piano internazionale. di esagerar– ne l'importanza. ma le mostre del 1913 e del 1919 appaiono oggi. al confronto con le Biennali del tempo, per restare. come è giusto. in campo italiano. ric– che di valori. m qualche caso. addirit– tura eccezionali. E che cosa rosse Cà Pesaro. lo dice .\rturo Martini. in una lettera a Bar– bantlni. senza data. ma certamente del 1011: e Di palazzo Pesaro tutti pùlano come di un'esposizione di prim'ordine e tutti i giovani sono felici di potervi esporre.,. Dopo molti anni. nel 1944. lo stesso J\<Jnrtini scriveva a Baribantini (e ormai J'afTermazionc cli entusiasmo i?iovantle ern diventata maturo gi,i_1cli– zio): , ... la pagina più autentica dcl– l'nrte italiana è ancora quella di pa– lazzo Pesaro. La santità di quel tempo ~ tanto immacolata e autentica che sen– to dopo tanto lavoro e maturità il bi– sot:no di riformi anche ora. per veder ~iu::to. a quel tempo. :t Martin! era rimasto legato al ricordo rie! primi anni battaglieri e polemici di f"'ù Pe.snro, nnnndo il solo n difendere i 11:io\'nni cr:1 Bnrbnntini. e Non lasciateci 0 olì. ~li scriveva Martini. con voi siamo ~;curi di vincere, in noi c'è la più pro– fonda convinzione che voi siate il mi- 2:Iiore. il solo che possa capirci. il solo " 1lc ooss:i d:fcnderci con risult:iti che !rov<.1110 il riscontro soltanto in Franc::i '1cl secolo pAssato. '.'Jon abbandonate il •10.stro amore. non fAte che esso marci ,narchicamente. senza una direttiva simorosa e veJ?.e:ente. esso potrebbe di– .,,,,,11-1r ocFr, fntale.-,. Russi e Mnrtini erano spesso violenti. esasperati, aggressivi. E le lotte mag– giori avvennero nel 1913. Murlin: mi raccontava, lln gio-rno,nel 1938. che appunto nel 1913 aveva fon– lato. insieme a Garbari. un giornaletto intitolnto e Contrario :t, di cui uscì un solo numero zeppo di errori di stampa e d1 ortografia. (Una copia dòvrebbc essere - dice\•a l\Jarlini - nella biblio– teca di Pompeo Molment1 a Moniga). Appena uscito il giornale. ì\lartini e Garbari vennero affrontati da un grup– oo di studenti universitari al caHC di Santa l\fargherita. ritro,·o. allora. dei (!iovani artisti veneziani. i\lartini. sem– pre animoso. li affrontò con un colle– rico: e Che cosa volete? , e ~on possiamo permetlere la vendi– tu di un giornale di analfabeti>. grida– rono gli studenti. ti.tartini si mise a pro– testare. dicendo: e Non importa niente. Ci sono le idee. e tanto basta :t. E si rivolse a Garbari. in cerca di consenso. Ma Garbari. inflessibile. gli rispose: e Hanno ragione loro :t Non so poi come sia finita. Interessa– va tuttavia mettere in luce il carattere onesto. cristallino. di Garbari, capace di ,Jarlare con 1errea log,ca per otto ore di seguito. senza int erromper si. senza l'ispo11t'.l.erea una sola obb.ez: ione. C: Garbari mi piace vederlo cosi , an– gelo in borghese>. anima di domen1- ;.-:anu. in vesti laiche Rossi. fin dal pnmo incontro. era ap– parso a r.arbuntrn, , con quell'aria uma• ~f~t;at 1 r~~~t:1~t/:~ 1 ~~e v:~~ ~~~s~~~~:~:: re, sempre pronto a combattere per le cuuse 1.1eiJ'a1te. unendo a una tervida dialettica li fuoco delle convinzioni pro– wn1..e. Nel tetro i:,unornma dell'arte ,italiana del pr,mo novecento. Arturo i\Iartini e Gino Rossi erano tra i pochi in possesso J, una cultura e moderna,., attinta alle orig:ni, sperimentata a Parigi. Essi vol– lero sempre distinguersi dai fut.urislì. e non a raso. Boccioni aveva esposto per servirgli. dagli egizi ai giapponesi. dai fiamminghi agli impressionisti. da Gau• guin a Klimt. e Sarebbe diventato - mi diceva Mar– tin i ...:.. un Piero della Francesca moder· no: era più 1 'pittore" di Modigliani • Poi, tornando ai ricordi parigini, ai difficili giorni del sodalizio giovanile. Martini mi accennò a un curioso screzio avvenuto tra loro, per una causa futilis• sima. Lo scultore gli chiese un sigaro toscano. e Il- mio borsellino non è in co• mune >, rispose Rossi. E Martini. che allora lo ospitava in non so quale mi– serabile stanza. preso dall'ira: , E nem– meno la mia casa•. gli disse. Si lascia• rono senza salutarsi. Poi ci fu la storia della fuga della moglie di Rossi: un dramma. al quale ì\'lartini diceva di aver partecipato. schiaffeggiando l'amante di lei, in pie– na piazza San Marco. Di quel dramma che ferì profondamente l'anima sensi• bile di Rossi rimane· una testimonianza in un quadro molto espressiònista: e Ma– ternità :t, della Galleria d'arte moderna di Venezia. In una lettera del 1910, Gino Rossi scrivevo a Barbantini (si davano anco• rn del Lei): e Sono anch'io convinto che queste battaglie non .siano inutili e che il numero di coloro che ritengono in~ sopportabile lo stato attuale di cose au– ment-ei·à sempre. L'ideale sarebbe di coordinare tutto il movimento giovani– le italiano, di raccogliere tante belle forze disperse. tante energie che noi ignoriamo ancora - altr imenti la no– stra opera rimarrà qua.si limitata e non riusciremo mai a svecchiare l'ambiente italiano. Unire le forze e svecchiare l'ambiente C il programma stesso delle mostre di Cà Pesaro: un programma, che dopo gli scandali e le botte del 1913. veniva af– fermato con forza nel 1919. E quella mostra memorabile, nei mez– zanini di Cò Pesaro. anch'io la ricordo. E' un'impressione forte, rimasta nella memoria. di certe opere di Rossi, Ca– sorati, Martini. e. soprattutto, di Seme– ghini. Ma allora, un po' tutti gli artisti di Cà Pesaro. salvo forse Casorati. sem– bravano dei rivoluzionari. Martini esponeva il blocco in gesso della e Monaca :t, scultura monumentale. che fu trasportata prr via acqua eia Tre– viso a Venezia e che fu collocata nel– l'atrio di Cà Pesaro a fatica, dato il peso e il volume. Ricordo di averla vistn. dopo la mo– stra, annerita dalla poJvere che si era. con ]'umidità. incorporata nel gesso. Un relitto. Qualche tempo dopo, Martini scrive– va a Barbantini: , Per la Monaca fa quello che vpoi però prima di farla rompere cerca se qualcuno la volesse in regalo. prova, altrimenti mandala in pezzi. Povere fatiche! :t · E' un documento inedito che dimostra un disinteresse incredibile. da parte del pubblico. per !"arte moderna. Dopo l'esordio audace e sicuro del 1919. i capesarini furono estromessi dai rifiutali del 1913 In quella occasione. Rossi sfogò con l'amico ln propria amarezza. Anche Bar,bantini vedeva crollare la sua co· struziom: ideale (fu una breve eclissi, per fortuna). e Il tuo silenzio di questi giorni - scriveva Rossi nel 1920 - mi diceva quanto era nei miei presentimen• ti. Mi parli di Cà Pesaro; anche sotto questo riguardo peggio non potrebbe andare. Valeva la pena di aver data a un'istituzione tutta la propria giovinez. za per assistere al suo sabotaggio com– piuto da poche nullità. Gli inviti dira– mati ad artisti che tu stimi non avreb– bero che lo scopo di rendere rispetta– bile un'esposizione che altrimenti non lo sarebbe. Io, caro Nino. non voglio esporre con quella gente: non intendo fare gl'lnteressi dei manigoldi. Ho 36. anni. Vedo che tutti i nostri sforzi han– no avuto un risultato opposto a quello che speravo. Venezia mi fa schifo, e io ho bisogno di star lontano dal fango :t. II pessimismo di Rossi era alimentato da una rigida mornlità. Proprio in quel tempo egli dipingeva le e Costruzioni di natura morta :t. 'la e Testa di ragazza :t, ,·aie a dire le opere più audaci. ne] corso di uno svolgimento meditato. lu– cidamente conscio. Ebbene quelle opere di alta conce– zione stilistica. senza confronti nella pittura italiana del tempo. note soltan– to a Venezia. nell'ambito di Cà Pesaro. erano giudicate dai maligni insincere. Ricordo benissimo Ce Martini me lo confermò) che si attribuiva a Barbanti– n: un'influenza dominatrice su Gino Rossi. poco incline e poco convinto - dicevano - a seguir quella via. Se non basrnssero le opere. a smentire tali men– zogne stanno le lettere. le stupende, limpide lettere di Gino Rossi. dal 1920 al 1923, nelle quali ogni problema del– l'arte è posto con estrema chiarezza, con rara coscienza storica: e gli scatti, le proteste. la disperazione dell'uomo as– sumono un tono di verità talora dram– matica. e comunque, sempre intensa e sofferta. e Andiamo verso wi'architettu– ra del quadro :t, diceva. a conclusione di tanti. esatti pensieri. E i suoi quadri erano architetture la µrima volta a Cà Pesaro nel 1909. '..\la la sua visione era ancora divisionista. Poi anche Boccioni diventò un cosmo– polita. un evangelista del futuris~o: severe. Non si trattava di essere anarchici (Martini era ana ..chico. ~oprattutto negli atteggiamenti) rer gusto di negare 1a storia e in odio alla società contempo– ranea. Plù che alle teorie Rossi credeva alle opere. E la propria verità andò a cer– carla. come :\Inrt:n;. in se stesgo. ma con lo studio accanito di quanto poteva Vedendo Cà Pesaro caduta nelle mani di pessimi artisti, scriveva: e Quando penso che le tradizioni di Cà Pesaro sono affidate a gente simile. verrebbe la voglia di piangere :t. Questo era l'uo– mo: e il suo pianto sarebbe nato ancora una volta dall'amor di Cà Pesaro. che, prr Jui e per i compagni di fede, era stato il simbolo di una lunga batta1?lia combattuta (e vinta) per l'arte. GIUSEPPE MARCHIORI Un testame * cli AL-'ER10 lllJSATTI Nel 1907. quando Nino Barbanllni sbarcò a Vene– zia. la Biennale aveva dodici anni; ma. nata già molto aulica e solenne, per la ricorrenza delle noue d'ar– gento di Umberto e Margherita. aveva, in ,Q';lei pochi anni. aumentato ancora imoprtanza prestigio e en– bonpoint. Era un salone di ricevimento. dove non poteva aver passo chi non presentava una carta d~ visita. con un nome già in luce, nel mondo delle arti figurative: quei giovani artisti, che si industriavano. allora. a campicchiare a Venezia. di tutto diseredati, salvochè di vocazione, di tutto orfani. salvochè di avvenire. non potevan certo sognare. nemmeno nelle funtasie dei sogni più trasecolati. di approdare ai Giardini e di vedervi le loro tele appese al ricchi parati della Biennale. F:ra già una bella avventura sbarcare il lunariq. piazzando. ogni tanto. qua e là. qualche quad:ctto. qualche disegno. a un amico di cuore tenero o. magari. alla trattoria. da accredita?"e al conto tanto poco corrente. del povero artista. Quando Barbantini ci mise piede, Palazzo Pesaro. sede della Galleria. di cui Nino era diventato Diret– tore. per concorso, Palazzo Pesaro dormiva. a spec– chio del Canal Grande. un sonno profondo. Nino ci trovò parecchfo tele. per la massima parte del se– condo Ottocento. piuttosto a deposito che ad esposi– zione. Il neo direttore le ordinò e distrlbul alle pareti. Umberto Bocolonl: • Autoritratto. con cura se non con entusiasmo, e stava pensando che il suo nuovo ufficio era anche più sonnacchioso della dimora di Marflsa. nella sua Ferrara, quando, per una Controfl ·gured'una ·1aa 1·s1· ~~~~~~·! 101 ~~::,;,::;;,"~~~i.'~u~~~I:~ di:i:r~~·•• ~n~:;;: VI r I lca !acqua La Masa. cher come autrice della Fondai.ione ~':; 0 ;!:c,•·.~~h~"\:~~:a ~~~~g;;:!d;fn?."\\•~=~c~\~ * · ~;rci':1~~{1: ~~:~;~i;e~•i~bi~ic;o~:i"ep!iar~~n:zi:~r!~~:; della istituzione, di destinare il piano delle soffitte. cl'i GIL\ 1 0 DtltJIERJ1\IJ - magari. nobilitiamole untantino. e lechiameremo mansardes ... - a studi! di giovani artisti bisOifi0si. e n destino ~\voluztonarlo del- mente il loro valore. o perchè Palazzo Pesaro: e. Inoltre. sul sua alta e sgraziatissima per- di promovere inoltre, ogni tanto, scendendo alle sale le Mostre di Ca· Pesaro. era non accolti nelle mostre pii) fatto che le .. sue .. esposizioni soua. con la su::i impassibile del piano nobile. esposizioni dei loro lavori. e di altri !mp1ic1to. pn una vo.1ontll.accreditate. o percbè privi di non dovevano disturbare le le inespugnabile fermezza. eo- predetermlnata. nel testamento mezzi. 0 per altre cause ana- Biennali di Antonio Frade.letto. me un baluardo tra le prote- simili speranze dell'arte. sparse e oscure. nella Pro- col quale l::i duchessa Felicita loghe mancati. Pensava al glo- Barbantinl era giunto a ve- ste e le minacce di quanti a vmcia. La lettura del testamento agi. su Nino. come aC!vilacqua Ln Masa lasciava vani. naturalmente. ma anche, nezia avendo già formato. nel-jpartlre dal 1909 insorsero con- una scossa elettrica: quelle vecchie clausole. che, fino crede della St>icentesca maesto- se non più. ai misconosciuti. la sua mente progetti diversi ltro le direttive artistiche delle a quell'ora predestinata. credo avessero esse pure dar- sa mole deJ Longhena. il Co- A disposizione di costoro do- di azione che. secondo I suoi Mostre di Ca' Pesaro. e U !oro mito il sonno del Palazzo. destarono in Barbantini. ~n°ngeen~~al~e~~~~bbe v~~~~a e~~ ~:::i!nt~~sei~ ~~s~~ ~!!~n;~; ~;~r:s~~~t:~rs~~ si:::aFer~ ~~~h~1z,ia~~~~-tt~~~cd~fa ic;t:n!~ improvvisamente e impetuosamente. un «complesso». spicua nelle congiure e nelle turni o cicli di esposizioni: i dcletto. appunto. organizzava le ria internazionale d'arte mo- da cui. fino a quel momento la sua nobiliS&ima po- campa!!ne per l'indipendenza locali dell'ultimo. conveniente- Biennali. Quel man dato ca te- derna. Per difendere u quale vertà era stata cento miglia lontana: il complesso del italiana. provvista di un pa- mente !razionato. dovC!vano gorlco che gli era ingiur.to di soleva aprire le mostre con di- mecenate. sia pure un mecenate ... interposto» e lo trimon\o fra I maggiori de.I servire ad uso di studi; Il re- angelo custode dell a moralità scorsi ve.nati di un cordiale istinto. non poco inedito. di un padron di casa, a cui suo tempo. salvato attraverso s~o della Ca' Pesaro bene af- dei costumi lo colse di sor- umorismo; discorsi che egli spetta cercare i suoi inquilini all'insegna dell'amore ~P:e~~~~!lt~~lniu~bl~~ 0 0 rd~~:: ~ 1 ;~~t~ 0 ~;ss~!~::ape~ef 1 di~isnC!zl~~ rne!~n~c:o ~:sa':nt}:!~!~· ::; !~!~~a P~~~~~I "1~~;ii~1:::idz~~~ dell'arte. S,mza perdere un minuto. te mansardes fu- stilo obbliga1.lonar10 dl rlcono- namento dell'Opera intestata al prima di rinunciare all'impie- ni; sempre richiamandosi allo rono sgombrate dalle ragnatele, sfrattato anche l'ul- scenze nazìonaJI, prestito a po- nome Bevìlacqua La Masa. ~o andò a consultarsi con Gino spirito e alle ,,olontà della te- timo topo, e occupate da un breve stuolo di giovani. co a poco regolarmente cst!n- L'Amministrazione comunnle ~~ogolar!. il geniale direttore statrlce; con l'Intento di pre- che finalmente il sole poteva baciare in fronte la to. questa vt>cchla e gentile fisso lo sguardo alla mole do- deUe Gallerie. il quale aven- venire le censure. e di dtmo- mattina. dopoché eran sciamati via dalle callette e dama dal nome gozz\n\ono. lo Q0ta alla città. non rilevò U dolo esaminato olle prove del strare, a ogni modo che le sottoportici. dov'eran stati sino allora Intanati. E. nel- ~i~ffi~ttf~ cg~c:clst~~tlb~~s;g~ ;;:i~if~~~i~r:~~f!~fe c~~r!:~~~l:~ ;~~fg~~~o n~l1an:~;\e1!;}~n;1~j ~;~n~i~c~~~~~~c;~~~b!~~~~o gfi~ la primavera del 1908. giusto giusto mezzo secolo fa, cenza. Al pnlaz1.o storico del avevano: formata in gran par- Sindoco. e se l'era preso su- stificaveno In pieno l'Opera gli ampi saloni di Palazzo Pesai:_oJfra la curiosità non Pesaro ella nvevn dedicano di- te, a cominciar<' dal cornpe- bilo per amico. Fogojnrl lo che Io duchessa aveva cosl poco scettica cittadina (quattro ragazzi, a cu:f s'era spediosc cure. poco obliandolo. tenie assessore. di clerlcnll di- dissuase. e l'Incoraggiò al Ja- voluta. Tale azione, veramen- montata la testa) si aprivano alla prima Mostra. Fu $peelalmente neSt:11 ultimi anni. chiaratl. si preoccupò pre\!a- 1 voro. Fece d! meglio. lo pre- te vigilante del conte Nani come un primo squillo, che suoni l'adunata. A!Hui- ma restaurandolo. salvandone lentemente del pericolo che. scntò subito a que11o tra l era spalleggiata dnl pll) valido rono intorno a Barbant.inl. già quell'anno. e seguita- la statica. Internamente odor- dal punto di vista dcUn morale membri del Consiglio di Vi- cd Influente del suol collnbo- rono gli anni poi. uscendo dalla oscurità dove rl- ~;n~fl~, ePrj:~:s 1 :n~?~ 0 ll:r~~~; r.~1f 1 ~/s~~~n~osl~~~\~a~:~~ 1::; f~!~~zb~nc:Ia~u~~1ia~~~ivg!:: b~~or~.~a~lc:i~e S~~~;ta~ochc~;~ schiavan di perdersi. giovani che s'incoraggiavano codesti lavori ch'ella Imparò a o Herto :: illn intemperanza e al ro Soppelsa. Cos\ nacque li l'olimpico mecenate - anche lietamente alla prova. ç dove c'era pure qualcuno - conoscere artisti <'d nrtlq!anl. d! sordi.ne di una colonia di gruppo Iniziale di quel soda- a quattrini - del primo M::ir- Semeghini. Moggiolf. Arturo Martini. il povero Gino fu cosi che si rese conto di giovani allietatn dalle quoti- Ildo artistico. a cui ml asso- lini. selvaggio e ardente. pron- Rossi. e chi altro - che. portito di là, sarebbe poi quanto dura cosse. troppo spes- diane "!site di compiacenti eia! come buttafuori. e che to alla beffa e al pugilato. andato molto lontano. Venezia. dal canto suo. non so. la vita degli uni e degll • modelle... presto contò tempestosamente e del primo Rossi. cOJl com- tardò troppo ad accorgersi che un fresco seme stava altri, travagliata dalle esigen- Allorch~. vinto _ come uni- Arturo Martin! e Gino Rossi; posto. invece. elegante nel suol dnndo flore e !rutto. sul Canal Grande; e il Segre- ~òd~aà~r~~~~t!~fr':1~~!~01ne~~= ~~s~:n~:d:!~rcta:lo cd~J~~~e:1 ~i~~ sr:gu;~~ateti:l:~r:~ef11J:11; ~:it~e1i t:;~t~.ae i~~ 1 J)~ e.ps~ ~1~: tario Generale delle Biennali. l'on. Fradeletto, aiutato nere. la rortuna e Ja fama non Bevilacqua La Masa Nino Bar- pittura eh era. so,ato$1 a Bu-1curloso d ogm attl\fltà dello anche dal maligno Cavare della guardatura bivalente. arridevano al migliori In ra- bantlni. lasciatasi crescere una rano. Umberto Moggloll, un spirito: del quali si dette ad cominciò. dai Giardini. a tener d'occhio, non senza gione dei loro meriti. Col suo fitta barba nera che nascon- muranese dAUa vasta barba I acquistare le opere per pro- malumore, quel campeggio primaverile, quell'atten- testamento ella volle che Il desse la sua troppo giovane fulva. Vittorio Zccchin. una testa contro l dileggi altt'UI: damento palatino sorto di là da Rialto. e che si per- suo palazzo di Venezia - eh~ età. si presentò In Mu'nlclplo. specie di mistico Rouault loca- sicehè egli apparve. al giovani metteva di dare un po' di disturbo alla gran capitale altri ne possedeva altrove - In sua attenzione fu particolar- le. che la tecnica del vetro Idi Ca' Pesaro come un pro- di cui Fradnletto aveva in mano le chiavi. Ma Bar- ~~j!~cn~~s.t~~frti~u!Je r~ci:~ta;~, 1~~ ~~~~e ;I 1 ~hi~ 1 ; 1 !!a ;i~afl:~i~~i ~f~fb1~:i11~~µ~~~ 1 l~n~. ~Il~~~ te~:~~c:!~~r~e:ia:~lu:is~:~~~ore bantini, spalleggiato strettamente da una cerchio di scenz~ d1. 9ue~ll . artlst! e di avrebbe dovuto assumere u no n mano. nitri nncora dotati adamantino, ammirato già da- giovani e spregiudicati amici veneziani, che giuravan quegh arhgian1 n1 quah fosse compito di mantenere a tutti di PC!rsonalttll contrastanti. ma gli anni den·unlversltà dal per lui (c'ero anche io, e voglio ricordare Omero impedito d! mAnlfestnre utll• ~li t'ffcttl hl #disciplina .. In tutti egualmente portati ver~o suoi stessi professori, dal gran_ Soppelsa) Barbnntini. se è lecito dire, tirava diritto. esperienze nuove anche se di- dc Crcscinl come dal Flamini, e, anii, v.bilmente,la5eiava che la 5ua impresa. nella versamente audaci. per gli studi ch'egli veniva de- voce pubblica, nella stampa locale. nelle clacole dei Alle quattro mostre che I dicando alla poesia veneta del ffè d rt 1 l!laugurarono. nel 1908. nel- Due e Trecento. e a quella ita_ ca · pr~n ~sse ape o co ore di !ronda. apparisse 1 amme,zz:ato di Ca· Pesaro. la liana del Quattrocento orato- una specie d1 sfida. Ed era una nota divertente l'im- nttlvità dell'Opera Bevilacqua li 1 1 • d b~raz:zo affettuoso del Presidente dell'Opera Bevilac- La Masa parteciparono al com- l~~ll'I~i~~~a d'~r':11°Grng~h:t~~: qua.- il vecchi? e colto gentilu~mo Filippo Nani Mo- pleto. solennemente invitati i I al sorgere del secolo pose alla c~mg?· preso m mezzo. fra la impetuosa aggressività maestri dello pittura veneziana1avanguardla de.- rinnovamento d! Nm? _(quante emicranie del povero Conte. per i ~~; 1 ;~t 0 ~~~~0 · didaS. G~!~~!~a~1~:~1•=~~hed~~~ :~~~g~ 1 lpnrcgl!!: d1scors1 maugurali .delle Mostre, più spesso farina a c L ti 1 1 di del sacco arguto d1 Soppelsa ...) e le impennate di San eval~~a a~'i~~~o1:a:1cag;mo. l~;n 1 ::t1~e? 1 ~:~~lzi~t~~~ii ~~ f'.radeletto. _di ~ui l'altro comitale Filippo. Il caro sl~nore di SanJa Eufemia alla bel giorno Soppelsa s'acco'mla- smdaco ~r1ma":1, dove:va !arsi interprete presso il Giudecca. ~ 1mpr~slone ~e- tò, tra la sorpresa generale. suo vecchio amico Nam: mett.ilo tm poco più quieto :1erale c he I glo.vani Ignoti e improvvisamente dagli studi Quel Barbanlfni, che non me /a!fsa aver grane e~ mfell.cl d_el quaJ1 la duchessa sul passato per volgersi con Fradelett.o, ti vedi bc11, col Comuit mi so mezo de ::i~'t~!!e:o~rkp~~e~cc:!sft!~i~t~~ ~;~;~~ 1 s;ioA:~en~e~~t:no~~:r~~ qua mezo de là... vano. e g!à tu~ultua~ano pro- Ca' Pesaro cominciarono a su- Ricor di lo~~ani. di mezzo secolo fa! Dopo la guerra. prio nelle soU1tte d1 Palazzo scitnre scandalo egli !u coin- entra.ta. B!3Zl mt7odotta nel mondo del giovani artisti, Pesaro. 0\!C alcuni s'erano ac- vo,to nelle condanne del b~n- la t r1st~ 1~~olog1a democratica, e con essa. la prepo- c~ntonati. ove lavoravano, ove pensanti, incapaci di rendersi tf'nza ms1p1ente degli organizzatori. maneggioni di ~~s;:.tc;:t~i~aJm~ 1 ~\~o~o~se av~!~~ ~ ~~~~1: ~6~~ure:1~J'~~c~ :}~u~= maggl.ora~ze. Barbantini si disamorò presto dalla sua queUe modelle il p~nsiero d.el- ciulla piena d'amore • di Mar- vccclua impres a. e diede inizio a quelle splendide lcuqunll aveva inqui:ta~o e 1~- lini, che degli scandali fu uno ~assegne. del.la grande arte veneziana. che portarono q letava :1on.poco l ~mmo. tt- dei pretesti maggiori. 0 !arsi il pubblico ita liano a un indimenticnbih incontro col morato d1 Dio. <;fellA~sessore ritrattare in quel busto rima- capolavo~o: '.fiziano. Tintoretto. Tiepolo ... per la pubb~tc~. 1struz1one. sto l'unico esemplare della . Resta 11 r~c?rdo lontano. e. in noi V1.'CChi, 11 seo- Sarebbc d1ff1c!le. oggl. de- esperienza cubista di Arturo t1mento pro1b1to della nostalgia per quelle rima ~c 1 r~~~~~a:fucehlle°ies~r~~e m~n 0 ~~ Alla morte di F1Uppo Nani, vere_ ven~~iane dell'arte. che fio~irono a Ca' &esaro~ della miseria avvolgevang. sen-j"e~ 1919, fu designato a Stlcce- grazie all mcontro felice e casuale. di un testamento Za dare l'idea. assolutamente I~ceat~ò ':1naè~~s 1 ;t 1~ g~:~n:~ pieno dt polvere. e dt una giovinezza piena di fervore. ~nfondatn. di una bohéme no- ie una sorda batlaglia a scruti- ALBERTO l\lUSATTJ ecentesca pnva dt eonseguen- mo segreto che non ! I ~~ici:~is~~ceb~,eS1~~~! ~~l~~t~~lda, sum am;cl se non m~Jt~ ~:g •--------------------' gomsll siano scomparsi nella tardi Soppelsn rimase a lun- Bp8Z10che non era. poi, mo1- mod:'1'1.catala sua pittun a.g– medlocritll nell'tnsegnamento O go come una specie d1 nume to abbondante Ma fu la qua- ,giorn:indola unico forse Ita nel silenzio, !u proprio colà I tutelare del mondo capesarmo htà dt codesta partee1paz10- hco Brass •Per conto s~ 1; che lievitarono quelle tenden-, e della celoma artistica di Bu- ne. fu 11modo onde essa ven- Accademia contmuiwa O s:!o.r– ze che. Indipendentemente da rano. 11perno si può dire, 111_ ne sostcnut!l ed onorati. che nare nn!tatori dt Tito m fi– talunc afferma:fion! individua- torno a cui. fino a che ebbero determinarono quelle <:t!scus- gura e di Guglielmo Cia.rdi 11 più appariscenti. agirono po- una, spinto rlvoluzlonar1a, l'uno siom. quell~ polem10he, quel- In paes~»io Appena dalle sitlvamente. generalizzandolo, e 1altra ruotarono per anni 11<' 0 rlperouS!>!on1 m Cons1gho fratt~r(' di un orizzonte tan– sul rinnovamento della pittura Poi altri interessi, altre cure C munale: quei pugilotJ, se i i to ohi~o s'affacciarono alcu– venczlana tra 1 1 1910 e il 1930 lo dtstrassero. E Infine se ne r 'ì'ole. da cui 61 spr.J«ionò li nl ribelli, tendenzialmente n Consiglio di v 1 g 1 Janza del- andò in età ancor gagllarda.l~a~~/ 1 batt&g,lia ohe 1c l'C'Senon dl"fi111b1h. Barbantmi 81 !'Opera Bcv1Jacqua La Masa come se n'erano andati troppo! Q a d a~grappò ad essi per qual~fl ebbe il suo primo presidente ilovani a,cuni di coloro che par-~;~ oN~::i~C!Òb ai reu- care m direzioni almeno no~ nella persona dc.I N H. Filippo avevano amato, Moggloll e da ,) ' · la a-r an n er:i. tbus;1te le t-ue mostre I suo 1 Nani Mocentgo durato m canea Boccioni. Martm1 e Gino Rossi mnt~ ~;eato.~ e tu~ am- rncontn con RO&Si, con Mar– !mnterrottamente qumd1c 1 an- che continuò a nommarlo !cdei- fino u 'PB..~ione per- 11111.con Oppi, con Zeechln m Ricchissimo discendente dildnente anche nel terr1b1le buio a cui nn ~~~ ~ rovmcrn:~ Jlcon Scop!nich, con Slbellat~: una antica famiglia patrma. ella sua demema per l'art<' de.gh ~~~ere-ssio~i~ con Moggloli, con Casorati. storico del passato dogaJe d1 La fama che dur, 1 delle sii per I mov imenti che ne con Boeeiont si r1wlsero in Venezia e della Jette,ratura pu- esposiz10111d1, ca· Pesaro. co- erano imm~iata.mente den- manovre d'urto che dettero re veneziana dell Ottocento. me mostre d a-vanguan;ha. 111_ vati e per la poesia fr3nees,e subito :1sul·at1 1mpress 1 onan– apparentemente austero il con- duce molti rn er:ore ,;:,ulJada Baudclaire a Verlaine e ti T1p1co 11 caso della con– te Nani era stato designato a loro reale c:-on&1sten1.a Esse a Rimbaud Era logico che I versione mattesa e redi.e ~ quella carica per l'affidamento non furono mal né preconcet- sue simpatie · si r!vol,Sa,seroe d1 un Garbar! dal trito 0 ":::_ che egli dava d1 una assenna- te, né unh'aterah, né pro- innanzitutto ed artisti nostr hv1smo ,gitùlastro d ta ammmlstraz1one Preso 111 grammet 1 ehc n~l f\'{"'1~"' di n"'l. anlmal! da 'una Pa56ione iden~ sa@Kioscolastico. a ~u~ 6 ::~ ~ae~~a llFew~:f:e~~~ ~~g: : 1~: ~ 1 1;~ 1 r:, ~~~!:':~?ia !t!:~- ~ 1 ~f N~iec~~{o Prlm~ d::ccen_nlo~;nico e ~! 6l!CO della natu- !!coltll a scoprirne il S('nso ve- del rMto. prima del ·19, l'a-:-t~ ni dei mov;m,,~r 1 ~ ~ 1 ~: 1 che. tl"O\ ava.la ~ua espres– ro e non e;::!t.ò_ a. lRsci.ar ~ia d'avanizu'.lrd'.a ~·i enlrò 'n \fia amavu. si p~teva~o '· rftenc~! ~~n~ol1~r· un 6dtehsmo e in libera alle ln1z1at1ve di Nmo del tutto eccew nale occ·ipan- q ,. i 111,.-;~tent· V . t . ismo_ 1 rora pene– Barbontini. ponendosi con la do una minima tYJ.rtedel loro A P,irigi a<Veva·.~no ~~~;!; r~:~i:n1~c~elle esposlzio-

RkJQdWJsaXNoZXIy