la Fiera Letteraria - XIII - n. 22 - 1 giugno 1958

Domeniea 1. giugno 1958 LA FIERA LETrERARIA * GIUSEPPE DESSI' * di A.IJBER'l'O BE1 7 1LAC(lUA Si addice ali(' pensosp tcnerez.ze di Giu.seppe Deui. la Far11c1i11a. mile e tersa nella lt .ce del suo verde, dove Traatcvere auenua le sue voci e i ,uoi rrat]ìci nella quiete di via della Lungara. All'Accademia dei Lincei lo scritlorc ha la. sua s1011:a di lavoro. Lo si può inc ontrare 11Clle ore della maui11a, tra gruppi di curi.su intenti a lc1boriose e accaldate contempla- zioni. . Deuì vi verrà incontro affidando la sua cordiali!à somme.ua - ma aperta e libera da diffidenze - ad un so rriso che sa affettuosamente Hlum!narsi al momento g,iusro. E .se ,,renderà a racco111arvi della sua vita, vi sembrerà di averlo conosciuto da sem– pre. L'uomo. Infatti, si. lascia limpidamente giudicare fin dal primo momenro. Anzi, vi soccorre in questo, cercando di rendervi familinre la cronaca det suoi anni presenti e lontani con u11a partecìpazio11c com– mossa proprio da. ima cousapevolen-a di intima so– lirndine alla quale si cnca di far violen:::a alla prima occasione. Pt1dore e umiltà autentica lo spingono ad uua continua chiarifica.zionr di se stesso. Dessi conosce i termini giusti della corrisponden:a umana, quelli che si traducono in chiave di amici:ia e di com– prensione sincera. E l'amore che me11e i11 quesro dialogo ha. una sua for'liteiza meditata e composta. un ordine dove non esiste possibilità di ortificìo o di fraintendime11to. Nessuna concessione all'originalirà, sia pure· estrosa, e all'atteggiamento i111em.peranre. Dessi rap– pretenra l'uomo che ha raggiunto il « fuoco i, esauo della sua ,sensibilità e del suo giudizio, arricchendosi se11ta cedimenti o sproporzioni pizi o meno suuge– stiue. E' l'uomo nel suo equilibrio lineare. opero110, reso caldo e vitale dalla necessità di comprendere e di risolvere i problemi della vi1a pratica, civile; è l'uomo che si concede a quel tanto di co111empla– tivo neces8aTlo per filtrare i fatti di rutti i gior11f, per concedersi ad 1111pitl puro respiro. La Sardegna e il con1i11e11te w110 itate l<' pro– spettive ambientali in cui si è di1te1a, a 1u•riodi alterni. la vita di Dessi. Ma l'adolesct'n::a è legata comptutamente alla Sardegna. Anni di. inte1110 ger– moglio quesrf, dai quali poi la maturità ha tratto i 1uoi frutti più sensibili. Dopo un periodo di relidcnza a Rovigo, Dessi fanciullo Taggiunse le terre sarde della sua famiglia. Er0110 proprietà fra=-ionate, 11elle quali 1i susseguivano lunghe cacce a cavallo tra gli oliveti di montagna e gli. uomini tornavano a casa soltanto per passarvi la domenica, disper1i - negli altri gi0Mti della settimana - in solitari lavori tra le colline lontane. Villa Cidro era il nome di quei luoghi. Nel silenzio della grande casa padronale del 11011110 mnterno, Dessi Ticordava C,,)mmouo oli afondt h1 cui aveva trascorso la s-ua infallzla: la pianura padC1na, mn soprnl!11uo il Veneto, così colorito di Immagini e di suoni. parte viv,1 di u11a fc111rasiache r,icì cedeva la briuria a nostalgiche crecuioni.. lL ragaz:o 11011amava la Sardegna. La Sardegna era per lui 1111 quiete benessere, nient'altro. Non riu– sciva a suggerirgli nulla quella vita che gli pareva di una semplicità spoglia, arida o. meglio, ghl: chia– rita e precisala nei suoi motivi riposti, nelle sue ataviche suggestioni. lL continente era turto diverso: era bello nella sua ricche:za. Le sragio11i, ad esempio, come modulavano i loro passaggi. L'inverno cedeva dolceme11te alla primavera e !"estate 11011 finiva d'improvviso, c'era la luce mire e ancora calda dell'autunno. E poi fc nevi delle Alpi, le fioriture padane. Nell'isola. al comrarlo, eslate e inverno 80lta11to: un inverno piovoso sempre e 1111a estate secca, bruciarn. I servi erano 1111mero8i, anda– vano l' ve11iva110 nella grande casa. Poi le cacce co– mi11ciaro110 a portare il ragauo lontano, 3ullc colline dove uomini saggi e favolosi raccontava110, nelle pause del lavoro, la storia delle loro lotte, della loro fa1ica. Allora il ragazzo capi rhe la semplici1d della sua gente era l'apparen:a, uno schermo che dava la Francuco Mendo: Colline (Mostra dctll Artisti Sardi, Palazzo delle E!jpoifrz. Roma) AL(JUNI RA(J(JONTINI ALL'INGLESE * ,li RE1\A 'l'f) GIAlVt· ('~:;:,1 <;~;:;~;~;i Il~:~:~' ~:!· !~'::;~r::iai .,v,~~l~z~r:ic:: n~~~:I Sloria del porli ere À~:1:.\;s:~tfj 1 .~f~l;:e::eel:no~1 !t!~e u:;,~ni~ 1 ::i!~1tc N:;sp;t~f ~~ a 35 s::!af.~:11!~~~.n~i:i\-~~r1: 1 ;~el~ohiacmtenf.!s:!~~~:e.t!t:1~:~e-. contini all"ingles~ come Cl ltalg1ore o nunore validità, qm•• 1 Era una sera di sabato. e il rcvolmentc invecchiato al suo tuttavia era il portiere e guar- no telefoni nell'~ticamera .e fntrò. ch1u,;c, scese al pian– /atto piacere di chiamarli. cor- ste storie ,·he a forza di u,i- ~rande palazzo degli uffici posto. diano dello stabile. e voleva gli parve opportuno scendere terreno con cuore franco. f?r– rono u mondo da tmm. e /or,c li.rie raccontare ha11110 finite, Akely &Akely nella 35. Strada Un colpo violento, e il vento restare al suo posto, guada- e chiamare qualcuno, la poh- se era dl casa. Il suo atteggia– sono gtà stati .1critti; sicura- per perdere e padre e padro- era piombato nel silenzio: una apri anzi spalancò la porta gandosi onestomente il pnne. zia: e quasi a malincuc1re co- mento lo faceva SUJ?porre pra– Tl!entc molti li .1tanno raccon- ne. sono ormai di uso comun~: pioggerella autunnaJe cadeva della guardiola: al vento si come stil pia-::eva di dire: quln- mlnclò a muoversi. ma era ap- tlco del palazzo. Si era tolto 1 a 11do in questo momento, senza ma occorreva roccoglirrlc, sono fitt;i e annoiata ombregg,ando I mescolava una plog,i;::lapolve- di reputava suo dovere sorvc- pena sul primo scalino del se- I~ bend~. e non aveva per I?,~~b;:e / ,:e,~~~1~i~a;:::~1 ::;:~ 1~. 'd7aQ~~s::.r:;;ia~i:c/e; ~ 0 :;:1r~e~~t:~:~1a:~:1t:. ~:r::; ~~:,~!~e ~ft!f~gsap4'/ 1 :~1t~cr~i f.~:ra~· ~~e-~~~t~l~s\~/t:t a!i ~\ 0 :i\~n°nu~~~ ~~a~c°;:a~ 0 ,~ 0 c 1 ; ~:r::gl~~r~~ i~ ~~sa~!~:l~~lnd~ onde il raccon1it10 si sviluppi I ferm.e,u.oso come usa dirsi. e che .l{emessero di f.reddo. di passava in quel momento il sesto plano: era un po' stanco. bianca accecante come dice un ladro, pareva proprio una ili atmosf~ra, è nostro, e forse I degli umori. elle foluo!rn 41 crt- tristezza raccolta e settimana!- giornalaio e prese l'ultima edi• ·Ad og)il _J)iA"~Yt11(0Jo sost'Jl,vll·Heminiway, uno splendore di br~~a pe~ona qualun 1 que. Sa- ~:ù s~ 1 ~~ c:,~a~~~- :r :~c~:::: 11 ~1 :~:t~{!~'H>,m~òr~ànz: 111 :gm~eli~- ra~~~rs/ 0 :ip~:~~-re il~Ceat~~~m!~G~:~dò b,~:;a~n~,~s~eh~; p~;,~ N°~~~~~~e~;ssf~ 11 ~ ~~:~~i:cr;;~h~~o. e precipitò a ~~onc thin c~d~. 8 pe~!~~=-r~ ;~~ Ti allargo: o mtallo, li recito. storielle. Evidentemente siamo sifoni che nemmeno Il sabato anche chiudere. ma voleva latata quiete da tutte le parti. Un uomo mascherato dietro 'l casak. d~ve baspettavano p~r J'fi accorpo che sono di una lont ani dai ., per finire t910),, sera e la domenica vonivano aspettare che alcuni Impiegati pareva a momenti che ii grat• di lui ripose ln pistola con un tf!O e1df 0 · ~vetR r 1 i13n1 I 111atl"na non troppo nobUe ma che cominciava.no con u11 - ed spenti. d1:11:ultlmo plano. reparto pub, taclelo vibrasse armontosamen- molta cura nella borsa: rimase ~r I s~ per ut ma CSlra– redditi-ta Jorsanche gommosa· ora ascoltale questa .. e f1nt• Nella sua i,?uardiola il por- bltc1H1. scendesse-re. se ne an- te spinto dal vento Mentre si attento, poi. fermo: ascoltava: e~tc a 1era I prima, pe; un i urtavi; ~on cerco di farli ap~ unno sempre con un inesorab1• tiere dello stabile legge\'a con dassero. Rimase un poco In io- ac~ingeva a salire I· primi gra- voleva essere sicuro che nes- "'1c~o~e .. e e g à era Slat~ br~– parire nt! gommosi "' gomma11, le straord111ano irripetibile attenzione Il _giornale delle cor- speso guardando i titoli del dìnl verso il sett_1mopiano. sen- suno fosse sulle scale, 11colpo ~k~ di mt~no a uno s np 0 ci :soffio dentro percl,è opp;ua- •J1p11ratevi come rimasi• tutto se: voleva giocare su due cn- giornale: lo riscosse un ronzio. tl una porta aprirsi lentamente: di revolver era certo che non Arri ò 0 1 °· 1 t 1 no piil traspartnll, ariosi, e se esclamnuvo Erano tempi da \'Bill che il sì2nor Stanley gli il ronzio dell'ascensore. pensb un rumore circospetto. studia- poteva essere stato sentito, il la porr;a d~ ~l~n ~rre~o e apr :scoppiano allo /inr come deb-l Ba.Ili E.:rcel.ttor, oggi ~ tempo aveva dato per sicuri. e poichè che gente stava scendendo. ave- to: si voltò di scatto. ma la silenziatore di nuovo tipo ave- sore all'anti~a ~/~ul "a!=~~ni bono scoppiare .. facciano piit I di uccidere invea. e col col• era riuscito _a v~nde~e ~ buon vano certamente finito. ma fu porta si chi.ude. rapida. senza va servito ei;::rcgiamente. e sod- 'tUanti e non' temeva di la– bac("ano. colpo, dilacerando an-, tello alla gola. come dlctua prezzo alcum quintali d1 carta un momento. il rumore Jegi,::ero n1more. Egh rimane tenno al disfatto disse fra sè che dori- sciate particolari traccie lm– che i timpani di chi s·asp~tla! l'apn.~llo ."atutnndo il padre, s~raccia racc_olta con mcticolo- s:era già sp~nto: ~l portie.re suo posto: non si mossi•: pcn- navantl avrebbe sempr~ usato pr~ntc. Usci. chiuse. si n~•vlci– dal palloncino una maggiore I nnch lO h saluta, 11e11::a aver s1tà durante 1I mese precedente, nmnse con I orecchio In a na. ~ava che se erano cstrarn•I nlla quel tipo. e che anzi bisogna- nò al portone restò un mo– sorprcsa, una natie per csem- re.rtstito Qlln p11'1 infelice bar- pensava che I ~ollari Impiegati qualcuno apriva la porta. chiu- fine dovevano uscire. se era- va su~5ecrlrlo 3i!li amici. Con mento immobile dette un'oc- ~~o~ ~:e~~:a;:;rie d,~;~~~!~·a?i1~= ~~{: :cc10:i1~~~·1ac ;::;:a r:~~~; :;~li~~ 1 ~i cl~l';;~!~ \~0~!:~~~ 0 sa1;: = tr·;~;o~ 1 ap~l~v:o~s;,cr~l A;~;;~ ~t~fi~~\~)~e~: 11 1:r~ 1 ;:~~~1~/i:ri~ ~!rci~~ez!~~g v;i~ 1 1\!1:ae :;~d~:; ~ria;:1a~z:'r~~c~~s~~l~o ::s~Tnt~ ulesc. chr rifatte e ampliate se lung,1, la q11alt sco110 d1 se- be sposato, avrebbe avuto due una decisione. e eQmmctò a ma nuche loro dovevano venir più padronanza. tornò indietro. si fermò subito· pioveva con co!1 par~lc non piri nostre._ e i p11110. _pipl.i~ndola_ dal ., ~1ario ~ fi~li certamente. ~ poi questi salire le scale, 2u~rdtngo. Ave- fuori prima o _dopo .. Rimnsc riempi la bona di certi docu- una straordinari; quiclf•. L'as– cu1 ftnah hanno u1111 trad1;1onc pubblico d1 Tonano Chmr:1::.:-1. avrebbero trovnto impiego pro- va scarpe sllenz1osc, e nella per qualche attimo 1mmobllc menti che aveva raccolto e sassino tornò Indietro c. entra- to nella guardiola del portiere ~-----------------------------------------------------------~ prese un cartello. lo attaccò * { 1 HO~A('IIE DEL PIACltllE * * Stivali pallottole e forbici l L MONDO è stato l'assicurato dalla notizia che nel– la Germania democratica il potere civile vigiicrà :,ulle forze armate. tlnpedendo ch'esse diventino uno Stato nello Stato. I poteri di questo " incaricato per la difesa,, saranno molto ampi; egli cont rollerà anche i segreti aeno Stato Maggiore e potrà ispez.io– nare tnippe, comandi e istallazioni militari "in q ual– siasi momento e senza preav, !so, •. L'importante per altro è ch'egli dipenda direttamente dal Parlamento e non dal governo. Pur rassicurando. la notizia non può non risve– gliare la memoria di quel che è stato l'esercito tede– ~o durante tre guerre in meno d'ottant'anni. al punto che l'istituzione di que5to incaricato parlamentar::e, di per sé solo cootrappQsto all'immancabile e quasi fatale prepotere dei militari sembra riS\'egliare il pe– ricolo o almeno riprupQrlo. Qualche mese ta. Il Bundestag di Bonn do\·ette pronunciarsi sull'obiezione di coscienza di una recluta che s1 rifiutava di pulire gli stivali del suo ufficiale. Fu deciso che la 1ecluta era obbligata a pulire solo gli stlval! sporcati In servizio. Un verdetto inecce– pibile, forse. ma pericoloso. Dove sono I limiti di que– sto ,. sei'\ izio" e chi li stabilirà ogni volta? Che forse. fra gli attributi della propria missione e del ., ser– vizio>• .. gli uffl=iali jn genere. e quelli tedeschi in particolare. non hanno sempre messo l'onore della propria persona. le a,·\·enture virili. ec<:,? Un uffi– ciale non è sempre in scrvizfo anche a letto quando dorme col medagliere sul petto? Questo è ll punto. La sottile giurisprudenza e la capillare casistica ncn basternnno. For~ sarebbe meglio abolire gli stivali. ... I A OGGI in poi saranno proibite le bottiglie di • gassosa con la chiusura a ~al~ott~la. Non .s:..p;.,:~– mo Je ragioni del divieto ne riusciamo a unnn(p– narle. E forse. per questo addio alla memorabile botU– glietta della nostra infanzia, ?€;Sante ~ome un pr.>1ctlil~ e immaginosa, marina, illusor1a. sara necessario, ~r 1 più &'iovani ricordarla veramente, dire com'era fatta. * di A I.JFO~SO G I TTO ln giro non ne vediamo più e Il divieto ,·iene solo a sancire una morte naturale. Era una bottiglietta d vetro forte, verde, sagomata come un grande lsoìnnte stroz.zato in testa: oggi. col senno dì poi, possiamo ai:c che aveva un aspetto marziano. Era il segno della suJ. forte personalità: birillo o soldato poteva essere e capitava in mano ai soldati e ai ragazzi trafeia.i ...ne col pollice affondavano la pallottola nella schiuma della gassosa che ne tr aboccava prima d'irnpt.1g.1d:-L con la bocca. C'era uno s tret.to legame tra la sete, la forza anelante del ragazzo e quella bevuta clifflcol· tosa. lunga. a labbra strette. con gli occhi al cielo. Forse ne scapitava l'igiene, ma bastava pulirla con la mano sporca. Non possiamo dirle a.ddlo senza rimpianto: 1n G.l.id: a pallottola. portata dalla pressione a far da tappo e dal dito ricacciata nel fragrante tripudio d~l;u be– vuta. c'era come il simbolo della 'nostra Jil'fh.:oltosa fanciullezza che in noi premeva da tutte le µ.Pti sino a chiuderci nel rossore delle parole non delk e dE-lla forza selvaggia e libera. Ora,· per i rna:azzl che non ci somigliano. tutto è più facile. Basta porlc,re m tpsca un picc.>lo grimaldello, bere senza fantasia J'.tcqua c-h'è solt;mto acqua. O UE GIOVANI commercianti di Torino in \"ena d'avventure notturne Invitano una ragazz.". b:on– da per una passeggiata in collina. A1 ntorn,1, uno di essi s'accorge d'essere stato derubato di qua– rantamila lire. Che fare? Denunciarla vuul <lire de– nunciarsi, almeno alla moglie. Incassare? In attesa di una decisione, sere dopo. ritornano allo stesso marciapiede, alla stessa donna, allo stesso invito più blandi e più confidenti di prima. La bionda esita, poi si fida. mostra di cedere alla lusinga e, d1 nuovo, tenta le tasche dell'innamorato che flnge ab– bandono e tiene quasi chiusi gli occhi. H Quasi )1: l'innamorato vede e non dice nulla. Un'altra sera ancora: sempre gli stessi amici. lo stesso marciapiede, la stessa donna, la stessa collina. Ma cos'è? L'innamorato ha tratto di tasca un paio di forbici, le taglia i magnifici capelli biondi, accanita– mente la sta rapando e sotto minaccia ancora le im– pone di scrivere, di riconoscere il suo furto e di impe– gnarsi a restituire la somma rubata. E' lasciata in mezzo alla strada. in piena luce. E a correre in questura è lei. con le mani sulla testa a z.ero. Zero in profitto, veramente e non se ne dà pace. Ma. i due amici, che credono di aver fatto? Sol– tanto una vigliaccheria. O a prendersela cOn i capelli biondi che annunciarono all'orizzonte notturno la bella visitatrice. hanno creduto di punire la propria stessa emozione alia belìezza che per prima li ingannò? Ancora più miseri e ingenerosi, ancora più vili. Bi– sogna. per ogni .errore di cui si è vittime impn1denti. non perdere mai di vista l'Inganno e essere disposti a salvarlo. riconoscendogli .tlmeno un valore di causa efficiente. Questo taglione militaresco è soltanto una prova di rozza e gradassa imbecillità e del fondamen– tale spregio che nel nostro paese gli uomini hanno per le proprie sconfitte. Nel gioco delle avventure piacevoli vogliono sol– tanto vincere, ingannare e non essere ingannati, ru– bare la felicità e non essere derubati di qualche fo– glio da mille. Ladra la ragazza .ma i due cacciatori notturni che hanno creduto di darsi ragione e di farsi giustizia da sé. se usciranno indenni•e soddisfatti della propria aV\'entura. nel bei concerto della natura sa– ranno almeno da considerare 1( indesiderabili n. In nome del verme. son propti a sterminare tutte le rose. Fermiamoli a tempo, dicendo che l'oro dei lunghi capelli di quella povera falena notturna vale più dell'oro nominale di quattro biglietti di banca e che. se il furto è un reato dolente e comune per cui nel codice è fissata una pena, la rappresaglia vistosa e crudele è una colpa che li espone per sempre al ridi– colo del loro orgoglio soddisfatto e della loro bruttezza cieca. Meriterebbero almeno la calvizie eterna. ALFONSO GATTO sulla ~abbia dell'ascensore: .. Il portiere è sulle scale,._ Storia '· 1 Un ,•Kl:::giatore senza caro– vana era nel deserto. Mungo Park o un pari suo: In viaggio da molti giorni. aveva una carta della regione, un Itine– rario !atto da ,esploratori mUl– tari che conoscevano il terri– torio, e doveva cercare l'ac– campamento di certi archeo– logi che facevano scavi. Il sole briUava e stancava gl! occhi. Dall'alto di una monta– gna di sabbia. dune ,? paesag– gio vuoto Intorno, era uno splendore di aridità, I esplora– tore si cavò gli occhiali affu– micati e con il cannocchiale guardò, vide lontani clurfl di palme. tende beduine: ..Certa– mente,. pensò ..questo è l'ac– campamento degli areheolo– ghi ... Guardò l'itinerttrio e fe– ce il punto: era eosl. tutto r' spandeva alle sue deduzioni. non si sbagliava. Rianimato. riprese lentamen– te il cammino: Jo sorreggeva un desiderio enorme di parla– re con altra gente. e poi vo– leva mandare subito. il più presto possibile. una relazione su certe pietre sccpcrte nel suo lavoro di rilevazione. Gli indigeni portatori l"a\'evano abbandonato da diverso tempo. non volevano seguirlo più per– chè avevano paura del vuoto deserto. e a marciare in quel distretto assolato eccetera. si erano stancati. Anche le guide se n'erano andate. Mentre a fatica arrancava con i mendaz. a pezzi che gli appesantivano la marcia. e tuttavia nd"n voleva abbando– narli perchè n~ aveva I piedi difesi dal calore delle sabbie. un cavallo apparve galoppando poco distante. d'un bianco splendido. grigio argento. dl quelli che come dice Ander– son fanno restare col !iato so– speso e creano un groppo qui nello stomaco: sono cavalli di grande classe. puri sangue. Era d'un esile gri11:io-argen10, bella coda. collo lungo e nella testa piccola mu&o inquieto. Corren– do. il cavallo gridò qualcosa: Mungo Park si fermb: .. Forse ho sba~liato. ha solo nitrito. non può essere che un cavallo parli•. Ma camminando e ve– dendo di nuovo il ca.vallo che pareva fargli strada, Il viag– giatore venne smentito ed ebbe conferma che il cavallo parla- RFNATO GIANI (Conllnim'a pas:. li) Pag. 5 illus.o .. t di at,e, co,,o,}1,;,., o .. 1.1.1 1 ... ne 111t.ece 1,1.1- scondeva tanti problemi vivi, da risolvere. All'intui– ::ione seg1CÌ su.biro un entusiasmo, un tmpegno di indagine che non hanno ancora abbandonalO lo scrittore. Assimilata une, riserva cultttralt 1e11za alcuua co3trlzlo11e scola11tica, al '30 inizia. l'attività letteraria di Dessi. E' il periodo universitario, a Pi1a, con la collaborculone a riviste minori: il u Portanova 11, ad esem pio, di Carlo Cordier. Poi, ecco il "San Silva– no > 1.it primo roman:::o. I luoghi e la pente di un'età indimcntica'lile cominciano a rivivere aulla pagina, h1 una storia affidata ad un contrappunto evocativo, ove la memoria placa, distende. Ma la materia si farà. man mano più urgente, ri– chiederà una più circo1tan...""'tataricerca nei valori umani di 1111a società da inquadrare, da giustificare nella storia contemporanea. In que.Jto s~nso, .Joprat– tutto le opere più recenti: da "I passeri II ai lavu,i che sono sul punto di essere dati alle atampe. Tra questi, l'i, lnt-odu.zione alla vita di Giacomo Scarpa u che apparirà nelle edizioni de II L'asaociazlone per la di.ffu1!011e del libro 11, con Wu1trazioni di Gutttuo. La Sardegna è un Tichiamo sentimentale al quale u!i umori. pazienti di Deut onnai non possono plti a<..t– trarsi: non è un li.mite, ma, ai contrario, un orienta– mento sicuro, una condizione di ricchezza di. canto. ALBERTO BEVILACQUA NUOVE POESIE diALBERTO M NDAIJORI llene,•dì ~a11t11 Rimangono nel silenzio con la risata del vento. e l'ultimo sciabordare all'agave dei poveri lungo la mareggiata a marzo in croce di civetta . la sabbia foment a folta d'orme perché mi sca.vi originarlo dove la campana sommersa è capovolta del campanile quadro, muta di sapori quando più alto è il grido del penante, e senza pause batte un silenzio adulto i ventri delle cicale arse sul mio viso scolpito, solo nell'ombra che i santi cela Ignoti di gesso e l'innocenza ai miracoli sulle macchie appesi di salnitro, senza spavento ll vuoto dove librato delira il gabbiano e gli speroni nel costato del gallo furibondo da cui il piede s'abbevera pietoso dell'ultimo che wega, palme sulla stigmatizzata rena un cammino a ricalcare di genesi alla cui fine si stiglino t miei occhi da un barbaglio percossi come le ciglia Jnnumerl di ognuno per oscura nascita terrose tra il sangue isterillto che sé contorce avido, verso la h.1ce di un lucignolo nel sego che I passi sui Golgota allumaca, senza prodigio il becco di letame lo sterno frugando in un volo di colibrì az.zurri morsi dalla notte, e . colmo di candore in un canto gemo di tabernacolo dove borbotta il gufo. Alt1•0 llenel'Clì ~anto La torba per soffocare nel lenzuolo bianco che arde avvolgendoti, sca-rnlto segno, il gelo tra le stimmate trabocco dal rigore di un freddo conosciuto e un cane alla bara latra il clima della tomba da passi lenti premute dove dell'ognuno le misure impuerite di schianto nell'anima mi stridono imprudenti dalle soglie schiuse appena che già il serrame geme della ferita netta .... V'è bocca più calda della Maddalena? mani più fredde di Maria? ...per l'ansia di morire l'agonia prolunghi della vita che fu morte, ed i miei baci. mentre impudenti morbi ci corrompono e altri nel lucignolo più facilmente si spengono nella stagione impervia con le tibie in croce che la luce occhi sbarra alle ginocchia per la potc-nza nera delle occhiaie dove sfrigola il fuoco e sospira l'acqua vene di ghiaccio allo stremo dell'ala del gabbiano mentre, ora per ora, la vita revoca se stessa. Se toccare il tuo gelo trascende il viaggio consueto, lo spazio perdona dove non sei presente e. se presente, una circonferenza fanne tra noi due poveri primo e ultimo nel batocchio della campana o!!esa. Rilatra il cane quando incera con il velo del sangue un geranio a becco di cicogna il gallo sul letto di letame morituro che una vampa a<Vvolge lucida ndla nascita a un furore sconosciuto ruotante come la rosa per il cosmo e una cassa di z:.incocon i suoi passi di piombo ha una sola chiave per1:hè cresca la notte si fermino gli strumenti mi geli il sole. · Attra,·erso un guado profondo sale il diseredato i giorni del calvario sino alla rivolta dove s'abbatte il capo del potente. Lungo le vene i timidi tremendi squilli della libertà. f

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