la Fiera Letteraria - XIII - n. 15 - 13 aprile 1958

Pag. 2 all'uomo meditare sul lavoro svolto e su quello da svolgere. sull'operato di ieri e su ciò che ancora bisogna fare! Purché il raccoglimento non raggiunga il segno d'una ostinata solitudine, nella forma patologica della misantropia, esso C un atto giovevole. Anche per questo io ho cercato il colloquio con lei, che pure non conosco di persona. Per rom- 1pere il cerchio d'una solitudine che non può esaurirsi e nemmeno chiudersi in se stessa e anche perché sento. in– sieme. la necessità di tale solitudine e il disagio mortale che essa sa procu– rare; la soddisfazione di ritrovarmi solo con me stesso e la malinconia che avrei di non poter comunicare ad altri il sen– so. i termini. i vantaggi di quella sod– disfazione. Se dovessi riservarmi per me soltanto, come un privilegio personale. i risultati di questi miei pensamenti, delle nuove cognizioni e delle conquiste, che ne vado ricavando. quale godimento ne proverei, al pensiero che non ne venga ad altri alcun vantaggio? E a che servirebbe tutto ciò? In tanto reputo utile l'esercizio suddetto, solo in quanto esso può contribuire a far pili chiari i problemi comuni a tutti noi. Perciò. per la stima che ho di lei e per la velleità di comunicare e far par– tecipi a1tri ai frutti di queste mie me– ditazioni, ho preso il partito di indiriz– zarle questa lunga lettera. Ilo temuto che tra gli altri pensieri. che tale mio indirizzo potrebbe sugg< rirle, non venga a insinuarsi un giudizio se,·ero sul mio conto, vale a dire il giudizio di un mio peccato di presun– zione. Sono, nondimeno. disposto anche ad accettare un tale giudizio. il quale. d'altro canto, mi salva dall'accusa di falsa modestia, che è un peccato non meno pernicioso della superbia. I territori della voluta modestia scon– finano troppo sovente in quelli della ipocrisia, e non voglia mai Dio che mi si accusi, anche alla lontana di simile colpa. ~Ieglio e sbagliare quando si debba sbagliare per entusiasmo; meglio è al– lontanarsi dalla perfetta misura per es– sersi abbandonati, cioè per eccesso, per– ché l'ipocrisia è difetto, mancanza. vale a dire avarizia dell'anima. Per questo, essendomi proposto di aprire a lei il mio animo, sia disposto ad accettare benevolmente gli eccessi, nei quali potrei incorrere, ed accogliere le mie confessioni, giudicandole superlJe solo nella misura che eccedano oltre 1 limiti concessi ad ogni uomo, il quale abbia rispetto di sé e delle proprie idee. Come dicevo, io sono pittore; e di giorno dipingo mo! to. avendo contempo– raneamente molto cara la compagnia dei miei pensieri. Prima dell'imbrunire pas– so lungo tempo a giudicare il mio la– voro quotidiano. A una cert'ora del giorno, nell'ora sempre serena del pas– ,saggio dal giorno al crepuscolo, con quella luce che fonde e armonizza tutti i rapporti, anche i quadri non eccellenti si vedono suggestivi e belli. Scelgo quel- 1·ora per considerare i miei quadri. E' un atto di indulgenza, forse l'unico, che uso nei riguardi del mio lavoro; ma questa è anche l'ora dell'avvio alle mie più impegnate meditazioni della sera. Delle quali meditazioni presto anno– terò la sostanza. il 11occiolo, come si dice. con una sincerità che ella vorrà considerare veramente schiva di riserbi e di remore, come si conviene a per– sona sincera. Quando. col maggior ordine possibile. avrò termina:o di esparre tut– to per iscritto, allora mi !arò un dovere di inviare a lei questi fogli. Li tenga nel conto che crede, purché non li giu– dichi troppo affrettatamente e. ciò che sarebfle peggio, con pietosa degnazione. L'avvio :ille mie meditazioni pili serie coincisero con i soli tre giorni di schia– rita di questo infernale inverno. Quanto bastò a mettere in moto una macchina, che doveva in seguito funzionare a pieno ritmo. ..;i fu una improvvisa apertura del tempo fin dal mattino del due di dicem– bre e un giorno m:ignifico venne a ri– conciliarmi con questi luoghi. Mi sembrò un miracolo! Trascorsi il mio tempo alla finestra. Qualcosa si era aperto nel mio spirito. come quel cielo. Il quale già nel giro delle prime dodici ore volle offrirmi tutto intero lo spettaeolo della sua mutevole bellezza. Quale fantasia! Quale capriccio! Vidi. in uno, più di mille cieli diversi: inondati di sole, ap– pannati di nuvole d"ogni foggia: nu– vole prima immobili e d'un tratto che si allungavano, si sbioccolavano. ora im– bronciandosi, ora viaggiando neU-azzur– ro come mongolfiere. Lame improvvise di luci e piogge di oro sul mare: fu uno spettacolo che sembrava non avesse mai fine. E che dirò del mare? Se non fosse servito ad altro. - pensai - que– sta desolazione dei giorni trascorsi, essa mi ha certamente preparato alla rive– lazione di quanto è infinitamente vario lo spettacolo del ciclo e del mare. Del mare ho imparato i capricci, gli umori, quel suo impennarsi e chetarsi nel giro di poche ore, quel suo continuo mutare di luci, e ora la mortificazione, ora lo esplodere di quelle luci. Due considera– zioni d'ordine conclusivo furono per me il !rutto succoso di quelle giornate; ave– vo compreso a chiare note che altra cosa è il mare vero - Proteo dai mille aspetti - e altro que11o conv~nzionale, celestino, azzurrino, verdino, oleografie<>, insipido che troppo spesso vediamo nei quadri. Inoltre, avevo intui~o l'imJ:?or– tanza che il pittore si scelga 11suo cielo esemplare, il cielo per lui più bello e lo faccia suo e lo faccia della sua pit– tura: Claudio Lorr::iin fors~ fu grande in quanto seppe scegliersi un bel cielo e farlo proprio, cioè della sua pittura. Da questa semplice partenza, a un affoHarsi e accavallarsi di pensieri e di riflessioni ne11a mente il passo fu breve. M'era bastato distogliere lo sguardo da quello stupendo spettacolo della natura e rivolgerlo a una composizione che andavo dipingendo da vari giorni, per– ché scoccasse in me la scintilla dell'in– soddisfazione, la cognizione del lungo cammino ancora da percorrere sulla strada della pittura. Un senso di sgo– mento, nuovo, più segreto e profondo, diverso da quello che avevo conosciuto nelle notti di tempesta, era sceso den– tro di me. Rappresentava detta composizione quattro donne in riva al mare, intente a giuocare con altrettanti cani un po' inquietanti. Scoprii d'improvviso che il ragionamento, la volontà, l'intelletto ave– vano dato all'idea dell'opera un ordine troppo palese e già tutto dichiaralo. Il taglio era c<>ncepito con occhio edu– cato al classico comporre, il ritmo ri– spondente ad accordi meditati, epperò non del tutto inconsueti, l'intonazione dei colori passata all'alambicco d'una LA FIERA LETTERARIA cf La crisi è il momento i cui lievitano lr. idre ... )) grammatica accorta, scrupolosa. direi perfetta. tuttavia non geniale; vi man– cava un pizzico di follia, di quella follia che è proprio genialità. Mi era bastato ciò, perché, sembran– domi d'aver speso male il mio tempo, fossi assalito da gravi dubbi su tutta la mia produzione di quei mesi e sul me– todo stesso del mio lavoro. Le confesso che sono stato sull'orlo d"una profondissima crisi. Mi bastò toc– care una corda, una sola, perché tutto l'ingranaggio e la macchina stessa mi apparissero gravemente compromessi. Da ultimo, nel riordinare scrupolosamen– te quanto credevo che mi fosse sfug– gito di mano. ebbi il senso di quanto, invece, mi fosse stato utile aver ricom– posto. pezzo a pezzo, la macchina del mio lavoro. Mi sembrò in seguilo di camminare più sicuro. di avere tra le dita un mec– canismo nuovo. ben pulito. ben oleato, pili docile. 1 e fui addirittura felice, quando, al tirare delle somme, mi ricor– dai di ciò che a tal proppsito avevo udito pochi giorni prima della mia par– tenza da un amico pittore. Avevo incontrato, per caso, il pittore Mevio. che lei certamente conosce in virtù della fortuna che, in questi ulti– mi anni si è messa di proposito a sof– fiargli seconda. Come usa tra noi. per non lasciarsi con un sol cenno di saluto, gli chiesi del suo lavoro. e Va bene :t mi disse e ben1ssi:no. Lavoro sempre io; io non ho mai crisi. :t Chi conosce il pittore Mevio penserà che non poteva essere diversamente. La e crisi :t è un momento di pausa, di disagio, di panico dello spirito, du– rante il quale l'artista si !a più accorto, valuta le sue convinzioni, misura le sue possibilità e il suo metro, si applica e adegua le sue qualità istintive, natu– rali alle maturate condizioni dell'intel– letto e dello spirito. La e crisi :t è -il momento in cui lievitano le idee che l'artista cosciente completerà e concre– terà al fuoco dell'esperienza, che è frutto del lavoi:o assiduo, si, ma intelligente. L'artista che non ha mai crisi o C un genio pervenuto a tale perfezione, a tale maturazione che gli basta ad espri– mersi un fiat, ovvero - e ciò è molto più frequente - è una spoglia vuota, una pelle di tamburo che rintrona in– sensibilmente ad ogni colpo. E' trascorso mo! to tempo dacché presi la prima volta la penna per stendere del mio stato di salute. Mi ha portato un biglietto della mia mamma e tanta corrispondenza; mucchi di corrisponden– za che si erano accumulati nella cas– setta del mio studio, durante la mia assenza. Si tratta, per la maggior parte, di inviti a mostre e di cataloghi di esposizioni - quanta gente dipinge ai nostri giorni e quanta di essa impegna il danaro a pagare l'esoso fitto delle sale di esposizioni! - Vi sono, ancora inviti e cerimonie, a riunioni, celebra– zioni, nelle quali, volendo essere assidui, perderemmo i cinque quarti della nostra giornata; e vi sono bollettini pubblicita– ri, avvisi delle lasse, intimazioni di pa– gamento per canoni di ogni genere, scaM duti da tempo: tutte cose che mi pon– gono in gran disagio, mi innervosisco– no. Tra tanta carta stampata e scritta 'i saluti degli amici sono veramente rari. Che peccato~ Jl,fa forse io non fo nulla per coltivare i miei amici, ed essi mi pagano con la moneta della dimenti– canza. Oggi, invece, c'è gente che coltiva le amicizie come le- rose nei giardini, ov– vero al caldo interessato e ipocrita delle serre. nutre ogni giorno queste rose di nuove premure, pronta a reciderne vio– lentemente il gambo, per offrirle cosi belle, ma ormai senza vita e destinate a morire, in cambio di altri favori. Io invece sono uno che la rosa dell'ami– cizia ama Conservarsela in cuore e spes– so gli amici non lo sanno. Mi sono soffermato ad analizzare il catalogo inviatomi da una Galleria di Arte di Roma per l'esposizione delle opere di un notissimo artista, che si meritò il massimo premio per la scul– tura in una delle recenti edizioni della Biennale di Venezia, il Calder. Quante illustri personalità - storici, critici, scrittori, ecc. - mobilitate per esprimere il loro pensiero su Calder! E quanto fatica! Devo confessarle di aver sofferto all'idea della fatica che è dovuta costare ai molti critici e lette– rali d'Italia e cli Francia quel serto di giudizi cosi rari e preziosi sull'opera del grande scultore. Giudizi? Evvia, qualche volta si, qual– che volta solo una frase che somigli a un aforisma, a una sentenza; qualche :i.ltra. invece, solo uno squisito giuoco, cioè qualcosa di molto simile a quei e mobiles :t inventati dal genio dello scultore anzidetto, in cui ad agitarsi, a stormire come le foglie sono le parole. Una grande fatica. dicevo, per risul- Umberto l\langanzini: « Lavandaie,. queste note: uno o due mesi, nemmeno lo ricordo. Non scrivo tutte le sere; anzi quanto più sono occupato nelle mie ri– flessioni tanto meno mi capita di scri– vere. Perciò temo fortemente che i pen– sieri migliori. le idee più felici. mi re– stino nella mente o sulla punta della penna. senza che lei, cui tengo molto, possa conoscerli nelle loro reali dimen– sioni. Qui di nuovo il vento e la pioggia hanno fatto scempio delle piante e la neve e il gelo le hanno bruciate alle radici; tuttavia io ho lavorato. Ho avuto anche qualche momento fortunato e a tratti mi sembrava che il lavoro fluisse dal pennello, quasi con moto spontaneo, automatico. Quando si riesce a secondare quelli che chiamerei gli umori del nostro lavoro, a dar tutta corda al proprio estro attivo, fino ad operare nella condizione ideale di chi, pur impegnato in pieno, sente di aver animo e mezzi per assolvere a quegli impegni, allora si può anche ave– re l'impressione che dipingere sia cosa ne difficile né faticosa. Ero riuscito a farmi provvista di vi– veri, girando di giorno il paese, bus– sando alle porte, sotto la pioggia e il vento, come un mendico. Essendomi c<>sì assicurato il vitto per lungo tempo, ora posso lavorare a pieno ritmo. Ho dipinto tutto ciò che vedo dalle finestre: scorci di mare, angoli di cam– pagna, alberi, vecchi muri, tetti lontani; e ho iniziato, giovandomi di vecchi ap– punti e della mia buona memoria, due composizioni di notevole misura - avendo messa da parte. incompiuta, quella delle donne e dei cani sulla spiaggia. - Sarei tentato di parlare ampiamente di queste opere, ma ora preferisco divagare, uscire un momento all'aperto, perc)1é il divagare ora mi e di riposo. E' come prendere un treM no, viaggiare, correre ove più mi ag– grada. Spesso per questi viaggi-divaga– zione prendo il biglietto di prima classe di qualche buona lettura; allora mi sen– to addirittura felice e ripenso alle for– tunate parole del De Maistre: e Mi han– no vietato di percorrere una città, un punto, ma mi hanno lasciato i-1miverso intero., Ho avuto qualche giomo fa la visita cli un parente premuroso, il quale, preoc– cupato della mia lunga assenza da Ro'ma e del mio silenzio di vari mesi - non ho mai scritto a nessuno -, ha sfidato gli elementi scatenati e. avventurandosi con la sua macchina per le strade inw gombre di neve è venuto a sincerarsi tare originali! Per parlare di Calder - o di chi si voglia, impegnato in una poe– tica egualmente e morale :t e ugualmente e fantastica :t - sembrerebbe che non valga dire le cose come stanno, con semplicità, come due pili due fanno quattro. Per dire adeguatamente di que– sto, che pure viene indicato come giuoco e infantile :t, per una e favola», sembra occorra uno sforzo, perché le parole sia– no esse medesime gli elementi di una e macchina :t alla Calder. Le quali mac– chine, inoltre, diventano di volta in vol– ta una cosa diversa, a seconda della bocca che ne parla, della mano che ne scrive, della mente che ne pensa, fino ad essere per un Sartre, ad esempio, addirittura e degli assoluti. :t Altri parla di e concordia dei sistemi articolati» e dell'c assetto di masse muL– ti.ple >; altri ancora di e temporalità co– me fattore intrinseco det movimento e del ritmo vitale della forma>. Quale fatica! E tutto ciò per dire di una scul– tura il cui merito, la cui invenzione, la cui autentica, capricciosa poesia consiste nell'agitarsi con le sue articolate foglie al minimo soffio di vento, dandoci per altro la gioia che, per esempio, ci sanno dare, anche se in altra misura, i pioppi lungo le rive dei fiumi. Eppure, per esprimere un'emozione cosi alta, i poeti usano espression\ tanto più semplici. Cito per tutti il più fami– liaré, il più bonario, il più elementare dei poeti, il più a portata di mano H Pascoli: ,., Le tremule foglie dei pioppi trascorre una gioia leggera ...,. Non è detto ogni cosa in questi due semplici versi'! Invece i nostri storici, critici, scrittori, personalità ufficiali, mobilitati per dirci il senso di quel movimento nei cmobiles> di Calder, anziché narrarci, per esempio, dei sottilissimi fili con all'estremità di– schi di leggero metallo, mobili come farfalle, o delle lamine pesanti che si snodano come la spina dorsale di ani– mali antidiluviani, per via di innesti che ci ricordano la e sospensione carda– nica> che tutti conoscemmo già sui testi scolastici, invece di dirci tutto ciò come si direbbe in un sussidiario per l'inse– gnamento elementare, vanno in traccia e ci parlano delle e evoluzioni dei corpi celesti, per arrivare da ultimo, come si disse, agli e assoluti, di Sartre, attra– verso il calcalo di sublimi parole. Qui, ebbi la sensazione netta della semplicità fatta complicazione, dell'arti– ficio promosso a sistema di indagine e a cultura. Pensai quanto gli uomini e certa particolare cuUura abbiano, infine, complicato le cose; le abbiano ridotte a viluppi, a gro,•igli, nei quali ritrovare il bandolo di una semplice idea, d'un con– cetto pulito, d'un ragionamento lineare, è fatica da orologiaio. Codesta attività da filugello, intesa a serrare negli intrichi di un bozzolo sem– pre più introverso, a chiudere in una rete sempre piu fitta e angusta la lo– quacità dei critici e teorici e letterali di quella cuttura mi !a pensare a degli uccelli migratori, chiusi in gabbia, a dare sfogo alla loro natura irrequieta, altalenando sul minuscolo trapezio loro concesso e che per essi costituisce l'unico possibile molo perpetuo. Anche nel canto essi vorrebbero im– piegare l'estro d'una felicità che è loro pegata: per quanto possano agitarsi, l'al– talenare non equivarrà mai la parabola limpida d'un volo spiccato nell'aria li– bera, né il canto sarà intonato al campo dei cieli aperti e agli echi delle vallate piene di sole. Tali furono i pensieri gettati in me da quella antologia o sottoscrizione di attestali che rhi fu recapitata fra l'altra corrispondenza da quel mio parente pre– muroso. Tali pensieri, mostrandomi a nu– do, come dissi, la villosa maniera messa in voga dai critici e dai teorici nell'oc– cuparsi di arte e cli artisti, mi convin– sero ancor più, se ve ne fosse stato bisogno, della necessità che sia messo un po' d'ordine nelle idee sulla pittura, alla quale abbiamo dedicato il meglio di noi stessi. Cito Lucrezio a mo' di epigrafe: .-... Nulla è dolce pitì dello starsene nei be.n. muniti (castel!;; che edificò la serena speculazione dei savi, donde è concesso auardare gli altri dalralto ... (la Natura, Lib. n. v. 6-9) . Poiché le mie idee assillanti riguar– dano ovviamen\e la pittura, la mia sod– disfazione, il mio scopo, la mia ambi– zione sarebbero, come ho detto, di met– tere pe!' mio conto un po' d'ordine nella confusione generale. N on mi dica prima di avermi ascoltn.to fino in fondo, che sto toccando , nel m io impossibile giuo– co. le corde dell'assurdo. E' vero; cosa possiamo noi, piceoli uomini, contro le forze che ci contra– stano il passo? Per esempio, contro la organizzazione perfetta. contro la vast-a rete d'interessi, intessuta dai mercanti d'arte? contro i sodalizi leonini, contro le corruzioni. le pregiudiziali d'ordine politico, le discriminazioni d'ogni gene– re, cioè contro tutti quei mali dei quali la pittura oggi è moribonda? Anche se non possiamo nulla contro quelle pestilenze, contro quel popolo or– ganizzato di giganti, di mostri, di levia– tani, mi dispiacerebbe che anch'ella mi dicesse, come è facile dire, che la mia pretesa di portare ordine. è cosa assurda, se non addirittura ridicola. Mi lasci almeno nell'illusione che, a credere in tali assurdità e utopie siamo in due - anche due soli - lei e io. Dunque, mi sono proposto nel corso di queste interminabili notti di rimettere un po' d'ordine nelle idee sulla pit– tUJ·a e vorrei cominciare dalla sostanza di essa, cioè dal modo di intenderla e di praticarla. Avevo addirittma ideato di stendere una specie di programma; ma non un vero programma che si ridurrebbe, in fin dei Conti, a una generica e al mas– simo patetica elencazione di propositi; e nemmeno un manifesto, perché i mani– festi o sono un segno di grande pre– sunzione o lo sono di alta stupidità. Non riesco a dimenticare ancora il senso di stupore dal quale fui preso, quando, anni fa, mi capitò la prima volta tra le mani il l\1a11ifesto Tecnico della Pittiira Futurista, che pure era firmalo da gente del valore e della in– telligenza di un Boccioni, di un Car– rà, ecc. Mi apparve già allora un docu– mento tanto assurdo tutto ordito di spi– rito goliardico. Forse mi sbaglio io - e lei mi eon-egga - forse son io che mi trascino dietro il peso di una se– rietà o, se vogliamo, di una seriosità prematura e pedantesca, ma la sensa– zione, anche se errata, fu proprio quella di aver tra le mani qualcosa che denun– ciava un ordine di idee, una condizione mentale da studenti ventenni. Perciò ho scartato l'idea di un ·mani– festo. Invece pensavo, per essere esatti, a una esposizione chiara, precisa, discor– siva, Come un sereno colloquio di quei propositi e di quelle convinzioni che sono il frutto della mia esperienza d'artista, ininterrotta, ormai da venti anni - iniziai, si può dire, quand'ero adole– scente - in ciò tenendo di mira, non solo quelle che possono essere state· le mie semplici conquiste, fin qui, ma le mie aspirazioni, le mie ambizioni, il mio ideale modo di intendere la pratica della pittura. Per tale esposizione vorrei, natural– mente, usare parole semplici, il che vor– rebbe dire innanzitutto esporre, nonché proporre concetti, chiari, precisi, con– clusi. Vorrei poter dire, per esempio, la pittura è fatta cosi e così e n pittore per praticarla rettamente e correttamen– te deve comportarsi nel tal modo e deve evitar di cadere in questo o in quel– l'altro errore. Potrei tentare addirittura una enume– razione dettagliata di ciò che credo deb– ba fare un pittore e di ciò che non dovrebbe fare: ma la preoccupazione di cadere nell'aridità, che detesto, proprio mentre tento di rifuggire dal metodo della critica complicata, di cui dissi, me ne trattiene. Allora tenterò altra strada, quella che ritengo pili consona e conforme all'or– dine mentale del pittore: quella che direi narrativa, indiretta, allusiva, evocativa, analogica, metaforica, anche simbolica e un tantino retorica, e che varrà, tutta– via, a tenermi lontano tanto dalla codi– ficazione arida, quanto dall'artificioso teorizzare dei critici professionisti. Per questo le indicherò il pittore come io lo vedrei: incamminato per una strada ampia ed aperta, in un giorno luminoso, procedere con passo sicuro, in piena tranquillità e, direi, in assoluta felicità. E• ben preparato al viaggio nei territori della pittura. Prima di avviarsi ha fatto le cose in modo tale, con tanta atten– zione, con siffatta prudenza e avvedu– tezza, da poter procedere al sicuro da ogni sorpresa. Cosi certo è il suo cam– mino, che non deve temere nemmeno la notte: le ombre non gli fanno paura, se alla notte possono paragonarsi le teM nebre cli una situazione intricata dallo accavallarsi di scuole, di tendenze, di movimenti, di gruppi, che !anno tanto Domenica 13 aprile 1958 oscuro il momento dell'arte contempo– ranea. rate, U sentimento, l'utile - nella sua accezione più generosa, s'intende - la cultura nelle sue nuove conquiste tecni– che e scientifiche, l'idea religiosa della vita e così via. cioè tutte quelle cogni– zioni, quei moti. quelle attività. quelle qualità ehe completano l'uomo nel sen– so e in una misura non imposti dal di fuori e non modulati secondo gusti e schemi convenzionali. Lo spirito del pittore è in questo caso come un ciot– tolo di torrente. levigato, modeHato alJe blandizie o al giuoco estroso delle acque e del vento; di una forma che non offra resisteni.a, ma che partecipi e si fonda e si identifichi con i vari ele– menti di qu~l giuoco. Similmente il suo ingegno è spontaneo e naturale e felice, come un sonoro concerto di can– neti. liberi nell'aria a bere il sole e fermi. in terra, a nutrirsi di linfe. Egli ha sgombrato il cammino di tutte quelle tenebre, riducendosi a una con– dizione, come si diceva, felice, scevra di pregiudizi, di intralci e avendo siste– mato criticamente ogni cosa al suo posto. Perciò il pittore può camminare con mente chiara e animo puro. Non C che egli si sia potuto muovere nel modo naturale che si è detto, così, da un momento all',altro e a cuor legw gero, · come per una gita domenicale. Un esercizio lungo e meticoloso, simile a quello che gli atleti chiamano alle– namento, gli è stato indispensabile. Ogni giorno egli si è impegnato ad analizw zare se stesso, a misurarsi, a valutarsi per ben conoscersi. Conoscersi vuol dire per lui avere l'esatta coscienza della propria condizione e natura di uomo; dal punto di vista morale. politico, re– ligioso e nei rapporti sociali, nelle co– gnizioni tecniche e scientifiche, cioè in tutta la sua piena formazione, direi nel– la sua entità culturale. Presa coscienza di tale sua condizio– ne il pittore si sente inquadrato in un ordine che è pienezza e armonia, nell'orw dine medesimo che Goethe chiama e i.n-– tegrità ». Quale uomo che vive compiutamente il suo tempo, il suo linguaggio è natu– :rialmente quello del suo tempo. Ogni suo atto è conforme al sentimento del suo tempo, agli interessi. alla morale, alle aspirazioni più vive e sentite del tem– po; le sue immag.ini, le sue figurazioni si muovono e vivono negli e spazi :t del suo tempo. Egli è, mi si consenta l'ana- 1Jogia,come un otre pieno del suo tempo, nehla perf.elta compiutezza e misura che non sciagualti per' essere alquanto vuo– to, né trabocchi per eccessiva pienezza. In più, se il suo spirito, il suo animo avesse una forma, tale forma sarebbe essa medesima la più aderente, la più attagliata, direi perfettamente combi– nata e congiunta all'incavo del tempo. A dare detta forma allo spirito hanno concorso il giudizio delle cose, la mo. Non è facile pervenire a tale stato di maturità della conoscenza da !arei sentire in quella pienezza che è appor– tatrice di armonia; ma se lo sforzo del pittore è tutto teso a conquistarsi quella condizione, quando ad essa egli sia pervenuto, allora può accingersi feli– cemente a quell'atto superlativo che e il dipingere. Allora dipingere è sem– plice. come un gesto naturale e sponta– neo ed è, in più, gioioso. LI che rappresenta il momento pieno di conquista. che è anche il solo mo– mento che esprime il genio; il momen– to in cui veramente l'artista può dire con 1e parole di De l\faistre e Immensi– td ed eternitci sono ai miei ordini :t. D01\TENICO PURfFICATO (Continua al~ss. numero) ~ VERBA VOLANT M. FUS. - Genova - Ades– so non posso ricordarmi con precisione le varie «fasi» delle sue prove. Lei mi presenta gentili dimostronze perchè - e dilfercnza d1 una .. rivista letteraria,. che ha pubblicato i suoi versi - io non ho conti– nunto ad Incoraggiarla ecc. Mi manda altri versi - non brut-– ti, né eccezionali - e ml chie– de che cosa ad essi manchi per C6sere inclusi nella .. poe– sia». Potrà sembrarle parados– sale, ma - ml creda - non sono io che d'cbbo dirglielo. lo pemo che la poesia non debba soltanto «dire», debba enche «essere» e, menHestandosl, aggiungere qualche .cosa o chi la scrlve e a chi la lègge. Orn le faccio un csemplo con I suoi stessi v ersi della poesia ..Soli– tud1.ne » . Comincia: .. Appog– glata a lla chiglia della barca - rovesciata, - dondolava un piede al ritmo del risucchio». C'è una situazione descritta in parole che automaticamente G.000.0tlO 01 AD-IERICANI AD~RJSCUNO Al BOOKCLUBS Lo oentate tnlztattva e ,tata retui.uata t11 lttuw c1agi1 Al\11(;1 DEL LIBRO 1 cw aderenti godono dei seguenti benettci: a) ♦ vengono tenuti aJ conente del Ubn dl maggior sue- = ~:~v:1fm~~FJ!r 1 ~!11;~ del nottztarto mensile b) ♦ ncevono a domlcllio, a mez:.., pos-a, l cllbn d~ mese,, da loro richiesti: e) ♦ ricevono 1n premio un d1bro del mbe- a toro .una del valore medio degli acquisti. per ocnl due cllhri del mi:se- da loro acquistati: d) • usutnt1Scono del SeI'VlZIO gratUlto di consulenza l), braria offerto dagli &Amici de.J libro•: •J ♦ rnusoono Cl1 uno sconto sull'Lmporto dell'abbohamento a riviste e gtornall di carattere letterario. L'aclestone a.I Book ClUb !tallano e llDera e gratuita e «1 effettua con l'acquisto di un cllhro de.I mese.. GU aderenti che presentano Ire nuovi usoctatl banno diritto a sceglJl'.nl gratuitamente un • libro del mese• Rtchiedere aenza impegno dettagUato programma e ,chedo di adesione agli AmlcJ del Libro. ofale IU~ MU!zif: 2 Rom.a nel pensiero di chi legge si tra- 11111111111111111111111111111111111111111111111101111111111111111111111111111■ duce in un'immagine in movi- ~e~~~s~f !~~~i t:;r~~d\~~~!~ 1;===================7( neo.mente, senza che li lettore faccia sforzo, un pr ocesso m en– tale ecc. Niente di specie.le: ma è già un piccolo « discorso p oe– tico», ha una sua concretezza, una sua forza di incisione. di «convinzione», di «prova». Poi continua: « 'Un vecchio, scarno e amaro di salino, - seduto sugli scogli, _ si per– deve nel gioco delle lontanan– ze. - Vicino, un gatto - si sceldava nell'ultimo sole. - Se un bimbo - correva sulla spiaggia - -sospendevn nella solitudine - un nuvolo di sab– bia»: tutta questa seconda par– te manca, osservi bene, delle pur modeste quelità dei primi versi. li vecchio, il gatto, il bambino sono «personaggi.i. po- ~~~!~ 0 ;1Ò 1 uttm:,:i;hi~~~~~~ no e amaro di salino»). messi Il con una forzatura simbolica per la !accende della ..solitu– dine »; il «bimbo .. scimmiotta un movimento (poi non si sa bene se in definitiva corra o non corra), mo tale movimento non ha niente a che vedere in fatto di verità con quello espresso dal primi tre versi. Inoltre non si sa bene che cosa sla «il gioco delle lontananze» ecc. Devo e.ndare avanti: le ho già mostrato, nei suoi stessi versi, ciò che può essere vivo e ciò che è morto. E la rlspo– .ita così lunga non vele soltanto per lei. G. MOR. - Ragusa - 11 giudizio sulle sue poesie lo ha già espresso lei nella lettera c he le ha accompagnate. LO.AN. - Roma - E' vera– m en te m o!to giovane e non è Rimbaud. Così è troppo presto per scoraggiarla e troppo pre– sto. enche per incoraggiarla. Cerchi tuttavia, quando scrive. di ricordarsi il meno possibile di quello che ha letto. Pur non trascurando. s'intende, le buone letture. BEN. D'AR - Siracusa _ Spiacente, non mi sembra af– fatto bella la poesia da lei in– viato al Direttore con preghie– ra di pubbl icazione. MAR.TO. - Vicenza - N essuna no ia, per carità. Pen– sieri alti e nobili la guideno - vedo - neMa scrittura dei suoi versi che rivelano indubbie d'o– ti di sensibilità e de.Ucntezza di animo. Non, tuttavia, è peri il mio entusiasmo, quando pas– so a leggere tali versi con oc– chio più critico e con la nretesa di trovervi il segno della rea– lizzazione ,poetica. Ma. insom– ma, sono certo che lei non se la prenderà. perchè dimostra un certa saggezza. HOFFJ\IANN AU'l'Oltl Opere, o"n' tenden-z11 t, ,,;e• oere, pratichiamo ravorevo– U cotd ,,onl di edizione e u1triudone. Edizioni per con– to ns. ieo per conto Autori. rtP, ED • ._,'l'l'ALIA o·uu Gh . C.ASELLA POSTA LE. SO CREMONA G. INlEllSANO EDITORE - MILAN «LIRICA» COLLEZIONE DI POESIA CONTEMPORANEA diretta da GRYTZKO MASCIONI Nel novero delle gl~ 1Uustr1 Co!Ie::ionf df P0e#la eh~ onorano la nostra e ditoria ne mancava una.. forse. che #l arroqasse u ccmplto preci.so delle. rit'O/!lta.::fone df certe voci che il silenzio ha cunce llato dall'interesse ctei Letto– ri: ,che si Of/ri:JSe come una pedana .scevra di. tencte-n=e ,xz.rticolarialle vrove sene e meditate dt qf01-'(lnf dotati, clie ab binaste al valOre del contenuto una eletta ele– l]'Onza tonno.le: per que#to non riteniamo • Lyrlca. • estra– nea al quadro della nuove cultura poetica italiana, nè su11eT!lua ad aQCVolame la dl:fustone. Per questo c.onft– diamo neU'a-m.OTe dei Lettori e nel.t'1nterc.ssa.mento ctel- 111 critic:a.. Volumi pubbtlcatt: SILVIO CATALANO RUOLO TRANSITORIO POESIE - 1919-1957 Con una testimonianza di Carlo Saggio e un ritratto di Ach i 11 e Funi In 8" di Pagine 168, con sovraccoperta in q:iatricromia L. 800 DOMENICO CAOORESI VALLE D'ERBA PRE~llO • LYRICA • 1956 In 8" di Pagine 68, con sovraccoperta in quatricromia L. 400 FIORE TORRISI PERSONAGGI E PAROLE PREMIO • LYRICA • 1957 In 8" di Pagine 64, con sovraccoperta in quatricromia L. 600 PAOLO BUZZI IL FLAUTO INAUDIBILE In 8° di Pagine 160, con sovraccoperta in quatricromia L. 1.200 ALFONSO CAMPANILE IL TEMPO DEI VIVI In 8" di Pagine 64, con sovraccoperta in quatricromia L. 700 ALFONSO BURGIO I GIORNI NEL CIELO Prefazione di Onuio Locatellt Volume in 8° di Pagine 96 tllustrato da llia Rubini con sovraccoperta in quatricromia, L. 700 GRYTZKO MASCIONI SE IL VENTO DICE SORGI In 8" di Pagine 160, con sovraccoPerta in quatricromia L. 1.000 In tutte le mutliort Llbrerte o oresso l'Utncto Vend.lte della casa EcHtrlce G. lntells&no . VlfL SpezJ.e.. 59 - Parma Prossimnmente usClrd il 1° numero di «LI'. lllCA. ►> RIVISTA DI POESIA Redazione: Via Montenevoso, 6 - l\tilano - Tel. 29.61.40

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