la Fiera Letteraria - XII - n. 48 - 1 dicembre 1957

Domenica 1 dicembre 1957 EPIGRAFI E CANTI * Dal • repertorio • si potrebbe già estrarre. forse. la pri- ma antologia non di parte: e Sala vi avrebbe il suo posto di GJORGIO CA.PRONI Questi •giovani» ormai alla soglia della quarantina comlnciano a porgere. ciascuno sul proprio alberello del bene e del male, i loro !rutti maturi. Che non ci sembrano poi frutti ds ;ouhar via o da dozzina, anche se non 1mponenll. e wtti con un già definito :oapore, tanto che sJ potrebbe cominciare a stendere un primo elenchino (che d'altroode non n- 1 sulterebbe nemmeno troppo mo), primo passo prudente verso quella prima bene– detta Antologia non di parte che ormai, ci sembra, qualcuno più coraggioso di noi (qualcuno di noi più disinvolto nel m.-– neggiare e presentare la fragile materia) potrebbe cominciare a estrarre dal nu– meroso Repertorio: a dimostrazione non !oss'altro, del comune terreno di ricerca dove i vari alberelli - nonostante la disparità delle intenzioni e delle riuscite - affondano le radici, e cioè il preciso demanio dove ciascuno è• in cerca d'un' linguaggio capace in qualche modo di rompere, senza contraddire i risultati del precedente raccolto, lo schermo d'una sterile ripetiz.ione. Certo, in Una simile Antologia-sonda. da parte nostra saremmo ben lontani dall'a,pettarci la pagina esplosiva (cosi Corte da imporre, ipso facto, una sua poetica nuova), corrJspondente .. Poniamo. a quel1a tratta dall'Allegria o dagli Oui. Ma piuttosto vi andremmo a cercare. si– curi di non tornare a mani vuote, quella quasi compiuta e un poco puntigliosa vo– lontà di ricompitaz.ione del linguaggio poetico preesistente, che è il segno d'una già identificabile famigl ia di giovani i quali, in tale eserciz.io apparentemente cosi umile ma così ambizioso nell'intimo, dimostrano la più :.hiara .:oscienza del tempo loro sortito (un tempo tutt'altro che facile se paragoniamo il jelicato materiale di cui essi dispongono coi mas· siccl blocchi apuani offerti al martello del primo Nove<:ento) e, mJsurate le for– ze e considerato lo stato di fatto, della direzione da dare a un lavoro veramente proftcuo: un riprendere il viaggio, vor– remmo dire, elle scaturigini, per cercar proprio di H - da tale ricompitazione paziente che non è però soggezione asso– luta - di divergere il discorso. secondo il mutato stato j'animo e i mutati inte– ressi. ma pur .;empre nell'ambito d'una letteratura nuova già costituita. verso luoghi (che ..:ominciamo a intravedere anche e incerti) ~on ancora calcati. Tale ambiziosa .nodestia. che per noi conserva intatto il valore d'una non fre– quente testimonianza d'onestà e di mo– ralità. potrebbe anche •- è vero - dar ragione e quanti. giustappunto in ciò, vedono la conferma del mancato avvento d•una cultura veramente diversa, capace ess3 stessa - nella sue perentorietà - di suggerire ai poeti modi e parole senza immediato riseontro, secondo una tradi– ~ione di ben più va&,t.oorizzQn.te e respiro. , Ma scnia voler entrare in un torreno così impegnativo e impervio, che scomode– rebbe troppo la nostra prÌirizia, è un tatto che nella suaccennata Antologia (nella quale, fortuitamente. già ci è ca– pitato di inclUdere più d'un iiovane do– tato di tale coscienza), ora non potrem– mo fare a meno di aggiuniere il nome di Alberico Sala. Nato a Vallate. Jn quel di Cremona, nel '23, ea:ll può già allineare una dietro l'al– tra cinque receolte di versi. ultima delle quali è questa. l\pparsa da Vallecchi. con Il titolo in verità un poco troppo inami– dato di Epigra)1 e conti. Ma non è il titolo che ci interessa, bensì Io spirito: vogliamo dire Jl modo come Sala sa conservarsi sulla linea lombardo-emiliana (la linea Serenl-Ber– tolucci. propria di quanti sono nati o vissuti nel paesaggio padano. reso ancor più civile e europeo dai due nominati poeti) cercando con estrema delicateu..a di immetterci un proprio tono indivi– duabile, come in questo esempìo sortito a caso e non per nulla, recante, accanto alla data (19 dicembre 19~5), l'indicazio– ne Milan~: L'uccello della notte precipfta d~~t~r': 0 i~o1:1rn~~ 0 :1~ :J~~Ò aid stride dl me J'apocoliHe, di te che fra colline di nebbia ai vetri forse timida canti. Frano 11 tamburo tTa i fischi: lo carovana di rumori s'ol lontatl (l e si poTta le nostTe mani ro.ue sul fosco velluto del teatro. IJ tuo fronte rin.sanguinato nel ritmo del di.sco po-menagfo-,dt-dometuca. Il suonatore è vecchio: la S"Ua voce, la pomena d'un battello di specchi, botte l'aria il contrabbasso, rotto calabrone moribondo. O. se vogliamo un esempio ancor più preciso: Ancora ~ sera sulla .l.oallo di Cl'.LSO, nel!o strada passano le donne e aid la Todio suona all'osteria. Dove sei? La tenda che si muove ~ solo Il vento TOtto. dalle pergolt. Fino a questa VeTde garitta, dove me– glio che mai (a parte l'ingegnosità un poco fredda dell"esordio) non ci vuol molto a comprendere a qua1e ~civiltà» poetica sia riferibile il canto: Sirena di mlJre non saprebbt leporml di pii) ofl'i.solo del tuo .l:ilenzto. E' rimasta plil. tonda dtl popone sul grcnoturco la lum:i; i merli dello torre non fischiano, li avvolae fa nebbia del fiume e le .zanzare. Ora so eh, H tuo sanaue ~ pfà dolce Tra i g,Tadini ddl'orairie l c re,ciuta l'erba dell'Appio (il noatro fiu.me l piil domnuco del Tevere, lo v,d ova vi coglie U p,sce per la cena): s1ord1to il luccio abbocca all'amo delta lucciole,; la ro-ndlru- dalle chiatte s'impenna COJ1 nel becco una .l:telto...' Qualcosa ;,e oastino gli u1tirni quattro versi citati) ohe pUò 11erfino conciliare Montale e Govoni Ma se ripercorriamo intero il :ammina J1 .;iuesto giovane, e confrontiamo le recenti pagine con •ante altre precedenti e forse più ]bere ? si– cure di sè (vedi ad esempio ·1ue.lle .n– cluse nel Repertorio talquiano, o le 1ltre nell•antologla di Chiara ed 'Erba), non sarà dltftcile convincersi come pr oprio I n tale rlpre•a « dell'interno della situai.io– ne». Salt. sJa riuscite a proseguire il di – scorte in manierp piana e convincentf". fino a renderci più che legittim1 l'attese (lungo tale itinerario) dl quella che &en:r.a dubbio sar~ In tw irrosslmo domani (e già se ne scorgono I segni nel rinforzato amore per ell affetti tamillar e 1 senti– menti domestlcij la sua nuova voce: quella che saprà arricchire il solenne e pur cosi umano accento, ad esempio, di Uccelli d'ira ([orse una delle migliori riuscite. flno ad oggi. di Sala) con que– sta sua altra ma non contraddittoria esperienza. GIORGIO CAPRONI Domenico Purificato: ■ Figura • (1957) T'. 'A' F T P R A" r ET TE R_A __R_T_.>ì.:_' ___ ________________________ P_a_11:._S U SAGGIO A PROPOSITO DEL PLURILINGUISMO NARRATIVO Carlo Emilio Gadda ~u , Quer pc11tfcciaccio brutto de via Merulana .. abbiamo gid pubbh– dolo uno Tecen,ione del no.s1ro cri– tico ptr la narra11va Ferdinando Virdia nel numero deli'Jl agolto I95'i' ./\-la lo problemotkitd del , roman– ::o,. di Carlo Emilio Ga.dda e tale do farci Titenere in1e,easante aceo– g,!fere anche la disamina fattane. con 111, douuco hberrd cnhca, da un amico ed estimatore deil' Autore quale il Falqu1 è fm dal tempc d• - La Ma– donna del fllo!ojl,. Inoltre H FolQui, ntll'anall!.tare, dal suo punto dl vi.sia, il .. Pa,ticciaccio •. .rp1nae l'lndqainr, ripuardo alla espressione arti.stlca, considerata 1n si e nei suoi rifleul. fino al .. pluri– linguismo• opat serpeaai4nte fn mol• ta NarTOtlva E coai dal Ctl.!O parti– colare del Gadda J)(Ulo alla valuta– ::i_one d1 altri pii& o meno simili, o d~im1h, efperlmenti di plurilin– pu11mo. Tu110 ciò rfflde più Cfit mai attuale !~,:~aa~~,!e~o F~~tiit~e~~;e'1apr'::: eonda td uhlmo parte. C'è nessuno. tra i nostri quattro let– tori, che ricordi le parole con quali nel 1953 chiudemmo l'articolo sulle Novelle dal Ducate in jlamme di Carlo Emilio Gadda? Ad ogni buon fine le abbiamo ri– stempatE. n volume (Novecento lette– rario, IV .. HO): •~ è da quelle che ri· prendlamc oggi il discorso su Quer PO· sticciaccio &Tutto de via l\-feTUlana, ch'è il romanzo di battaglia prescelto. al so– lito. per l'anno 1957, dal Garzanti. Osservommo allora ~he il particolaris– simo modo espressivo dal Gadda sempre più preferito e spesso ostentato susci– tava i:' volte in noi un~ specie di resh stenza sicchl' il consenso subtw a tratti un impaccio, Uc ritardo, un arresto: quasi che l'Autore volesse trascinarci so– pra ur plano di stottimento e nel con– tempo, di prezlosìsmr che mal s•aderua– va a quello su cui di consuete cl trovia– mo a muovere i nostri passi e a dedurne i nostri giudizi Dipenderà da raaionl no– stre?: cl domandamffl(), ma più c:ome semplici lettori ::Wllecltati a manifestare la propria lnsoddis(auone che come cri– tici letterari tenuti a salvaguardare certe distinzioni e certi riconoscimenti di t.ron– te a un autore del)a rarità di Gadda. Vero è che glA nel 1945 (Pro1al0ti e naT'ratori del Novecento ilaltano, 226), attraverso l'esame di alcuni esasperati capitoli di L'Adalptaa, era sorta in noi preoccupai.ione per la sor~ riserbata a un cosi stravagante scritto~. DI questo passo - ci eravamo chiesti - dove an– drà a parare? Chi lo fermerà più? A qu~li altri estremi vorrà -giungere, per poi ancora e sempre superarli? Le rl– !.posta 8 tutte QU@Sttdotnande ce la for– nisce , er pasticciaccio•· ... l\1a qui s'impone un'avvertenr.a: per confessare che se non fossimo persuasi che questo nostro ulteriore articolo rin– focolerà l'entusiasmo dei fautori del Pasticciaccio, noi oggi preferiremmo ac– cuparci di a1tro e più pac1tìco autore Tutto rimarrà immutato nel coro di voci in onore di Gadda ed ogni eventuale mu· tamento sarà a suo vantaeilo. Non cor– rendo però 11 rischio di far la parte dei guastafeste. cade ogni scrupoJo e ceSia ogni esitazione sull'oppartunità di manl– fest_are schiettamente il nostro parere su COSl problematico (I romanzo ft. Nè tale schiettezza denota drroa:anza di sorta A non dir la nostra. dopo averla ben ~n– derate, ci parrebbtt di venir meno a quel dovere di testimonianza che costituisce la garanzic1 di un'Indagine e di lltla valu– tazione critica. E valga la con!e~lone a riruardo non solo dello spinoso caso Gadda. ma dt ugni altro ugtialmente im– barazzante. Non sa creda che al povero cri\lco !accia piacere non andar d'accor· do coi suoi 1.:olleghi. quasi fosse una ri– prova_ di ~riginalità e d'indipendenza. Un proprio du;p:arere gli è invece d'intralcio e non è rara la volta in cui, per non pas- ~r~it~~d:~~e~i1~r~o~\~rs~~ti~~I ori~agng~~: sene zitto. Ma ci sono frangenti che non si possono evitare Adesso, per l'appunto. ~~in~ t!d::~ticcioccio brutto di Carlo ... Ci troviamo noi realmente di fronte ad un capolavoro? L'editore lo crede per fermo e lo eone.lame. li che torna 2iusto da parte sua. Ma non è il solo. In quanto a noi. vediamo un poco. Il romanzt, è l'lllustrazlone minutissi– ma e cocentlssima dell'ambiente sociale del clima storico t1 dell'inveterato vessa~ torio modo in_cui ~1 svolgono le indagini ~r. cercare d1 venire a capo di un orni· c1,d10 con !urto commesso in uno stabile di via Merulanii. dove. pochi giorni pri– ma. sj era verificata una rapina. Ma la vicenda è svolta e descritta e commen– tata In guisa tait- da rappresentare. per lo stesso Cadda dei momenti più inva– sati. ch'è tutto dire, il non plus ultra dell'affatturazione, della complicazione e Insomma dell'esasperaz.ione. Ed è questo ti Gadda che più ci sta a cuore? O piut– tosto l'altro. !orse non meno furibondo ma sicuramente più frenato, cui nel Pa– sticciaccio è stato dato poco meno che i'o!tracis~o? Ma. se un Gadda al mille per cento. nel mentre fe delirare d'entusiasmo tanta brava gente. non riesce di nostro gwto, come ce Io auguriamo? Rispondano per noi le numerose pagine belle delle sue precedenti raccolte, da la Madonna dei filosofi (1931) alle Novelle dal Du– cato in fiamme ( 1953). In quanto al Pa– sticciaccio, 1 primi sei dei dieci capitoli dati per ora alle stampe erano stati pub– blicati tìn dal '46 nella rivista Letteratura (26, 27. 28, 29.31), con un senso quasi di liberazione, subito dopo li caduta del Fa· scismo. E un raffrontc tr& le due lezioni, mentre da un lato convaliderebbe la mae– stria inventiva ed espressiva del Gadda, dall•altro ne documenterebbt accresciuto fino al parossismo l'accanimento satirico. Nè va tra_scu.rata la circostanza che in tanto giro d'anni, ::il studio e d1 lavoro. di esperlenz.a e di riflessione. l'opera non ha ancora conseguite la dovuta compiu• tezza. Forse per lo Hfflcoltà, da parte del pur volenteroso autore, dì rimettersi nella condizione di spirito di quando tu Iniziata. Fatto sta che Paverla lasciata 1n sospeso - tanto più che si tratta di una forsennatissima specie di •giallo» - non è senza delusione e disappunto per il lettore. una volta che sia riUscito a toe– care il fondo della trecentoquarantacin– quesima elaborat11sim& e faticosissima ultima pagina. Eppure non è da credere. conoscendo l'Autore e i suol umori. che all'immediatezz• satirici. dello sfogo di ieri non ~orrlsponda Il ripensamento cri– tico del giudizio di oggi. Ci si è mai ,:hiesti .!ome ·avara Gaddn: se a caldo o e freddo? O se nei due op– posti modi :ontemporaneamente. inven– tando e nuando? A ;:iuale strana eb· breu.a e deformante Ispirazione deve ef– f\darsi? A quali arz.igogoll, ricorrere? Il suo è un moralismo tra i più intransi– &enti; ma per ra:cgiuneere il voluto çado di condanna deve farsi forte di un tecni– cismo nel qual< flniece invece per ri– maner preso come denlrc una mania. E tutto gli scopJ1ia in risata Ma quest;1 gìi si trasforma in cachinno. Oadda ha lo stile feroce. Come altri lo ha blando ilare. triste, eccetera Ma la sua ~ una ferocia che - a parte l'accu– mulata carica di tetTaffine di cui è zeppa - deve troppo ricorrere alla filologia. alla storia, alla scienza e in definitiva alla «letteratura» per acuminare e av– velenare le sue punte. E cosi non finisce coll•ammantarst di un massiccio compia– cimento verbale e col rar quindi cadNe in sospetto di meecanicità l'ebbrezza e la follia stessa della sua inventività? Vo– c~boli. agaettivi. epiteti. costrutti. para– goni, va a sceglierseli, nel vecchio e nel nuovo. nella lingua e nei dlnlettl (dei personag1i e del milieii). nel comune e nello stravagante. nel poetico e nello scientlftco. nel burocratico e nell'inge– gneresco. nel rettorico e nel eergale. ne\– l'itallano e nello ,tranlero. nel sublime e nell'infimo. Ci fn coc:1 assistere - ed è spettacolo stordente. anche se i più lo designano allR svelta come diverten~ - ad un'lnventlone continua. incesse.nte. dirotta: una t10pratTailone t\lologlco·p•i– canalltlca straziantissima. perpetrate so– pra una rnaterla piuttosto dolorosa, !e nei prlmi capitoli sanguina addirittura. (Ma di un sangue tutto raggelato, smaltato: ogni cui goccia si trasforma poco meno che in « natura morta'»). Ma quale linguaggio. quale patois. quale argo! ne deriva? Confessiamolo: quando lo sfo&glo e lo sperpero raggiun– gono l'&sttemo del Pasrlcciaccio è per l'appunto un pasiiche. che sulle prime attrae e diverte. poi stanca. inflne rattri– sta. Perchè ~ come se Gndda cl si mo· strasse le-goto mani e piedi e tuttavia rurente di libertà. Lu rak et bloues, ou (a/fin que je ne mente) aultre• molignes beate,, avoie11t brOust, o comunque impastato l'Un brano e l'altro del Gargantua: e Rabelais non ristette dall'3ggiustare il resto par r~ué– rence de l'anriquaille. A differenza, il nostro Gadda, pur avendo imboccato una strada n<>n meno impervia. non fa ricor - so al iioco degli II enigmi )I per nascon– dere sotto un•accouailia di parole '&enza senso o del tutto a,tru,e un oggetto o un fotto quanto mai comune e per darlo cosi a indovinare. E a parte ogni contra– sto con la sana inesauribiJe giocondità inventiva del Rabelafa ... Scrittore conca– tenato e agiatissimo. am:1nte della paro– la e della tecnica f ino a stor dirsene. il Gedda - non senza pecc:il.re d'estetismo ~-ri~f:hJ~:;t a~t;!J:.he;:~~~:~~~~i·b\rr;~~: rigmi. miagolii. onomatopee (dal <bubu– bubù > della motoc1clctta al e tatatràc > del portasigarette, dal , checcherecchec– care > allo < schecchereccare • delle gal– line). risate. sberleffi, quiproquo. paro– lacce ... Ma non per rendere misterioso quel che vuol dire; bensl per confe– rirgli l'estremo di curiosità e di per– spicuità. Il suo <scrivere• è un e dire>: e qui piU che altro\•e il suo e dire> è un gesticolare e un amm!ccare. un circuire e un denunziare. un blandire e un seviziare. uno storcere e un ven– dicarsi, un rimpiangere e uno schifire. (Basterebbe 13 crudele serqua degli epi– teti tributati a Mussolini). E' incredi– bile lo spregio di cui sa riempire e gonfiare le parole. periodo per periodo. Ogni stortura. ogni lambiccamento crea un rimbalzo .per la sorpresa, o piut– tosto un vuoto, dentro il quale l'emozio– ne cade? Tanti pezz.i di bravura, le tughe, i divertimenti, le divagazioni, i ritratti, * SATIRA EDESTETI NELLA RISATA DIGADD * Di questo passo . ci eravamo clùesti - dove andrà a parare? Chi lo fermerà pìrì? A quali ulteriori estremi vorrà giungere per poi anca• ra e sempre superarli? La risposta ce la dà il suo ultimo «roman:o-. * «li E~RICO FALQUI i paesaggi, !:i ricompongono e &i rinsal– dano nell'Unità di un'OJJl!r&. oppure re– ttlanO jsolati! Ma una realtà va,iUat.a punto per punto cosi microscop.icamente, non fa perdere I suoi stessi contorni? E. 8 causo d'un così spasmodic1.- 1nsrandi– mento, quale sua linea qu&lE. $10 colore non di~ngono mostruosi! Siamo alla u.– tirlasi Oel de9CTittivimK>. il mass.imo della Iedeltà trabocca nell'arbitrio e nel sopruso. Si e a.ttratli e respinti. f3'Cioati e nauseati. ')gnl gesto è seguit.o alPinti· nites1mo jj !nillime\l"O. Ogni oaaett.o, ogni aspetto .• 1 Pa.sticcioceio si divincola come un serpente .relenoso che non riesca a districarsi dal suo 'e-ta.rao. ma che tut– tavia non rinunzi a sc:a-aUare una gira n– dola di colpi Con 1 ·auravante e.be la penna di Gadda ha due pi\) di p-unte. A giudi:ùo di uno del ~uoi più. appas- ~j~naJÌn!~,et~.elil :aa;;f~ni 19 c;i 5 e)l, ~:~~:;~ sarebbero le- componenti che, col loro concorso. contribuirebbero a sollecitare Gedda e a salvarle d::illa (presunta) m– vo1u~one novecentesca. verificatasi. per causa del Fascismo, 11 aristocratico e cen– traliu.atore », nello svolglmen\o lette– rario italiano con l'avvento delfa orosa d'arte. Quattro: la manz.oniana. ma più, precisamente: romantico-lombarda: I.a di31ett.ale. ironica ed espressionistica (Porta e Belli): la « scapicllat.a •; la veri– stica (ma a sfondo lirico: Verga). Sicchè. di conformismo e conservatorismo in municlpnllsmo, di psicologismo in ,cren– tiftsmo, non tuntlonando più in lui cia– scuna componente se non come l'impulso e lo scatto di una molla. anzi se non co– me una carica (ma che agisce dall'ester– no). Cadda - depauperalo e insofferente borehese, t uttav ia nostaleico dell'equili– brato benc! st.re di un mondo per }·ap– punto borghese - si trova a do\ter lot– tare col razionale contro l'irrazionale e a cercar di domare gli Impulsi con la riflessione, la nevrosi con lo choch della $Stira. Ma. a ,oler esaere più esatti. almeno altre tre companenli sono da aa:gìuna:ere nel coacervo sttlis\ico aaddiano. pur con le ditreren1.e e ::iisparità che ciascuna comporta nel passaagio do un autore al– l'altro: la mecc.herontca. 1.1 rabelaislanti;, la jo1clana. senza tuttavia escludere. l'In– tervento di qualche suues-tlonr inventiva da parte dell'H11pnerotomaChfo Poltphi.H. E palchè delle tre la componente joyciana è la più citata converrà dlstln– i'Jere. (Ma resti chiaro che distinzioni altrettanto nette e decise si p0ssonc ad– durre per la componente rabelalslana e per la maccheronica). Joyce (quello del– t·U111ut. s'intende; senta splngen. fino a f'1-nnegans \Vak.e} è oscuro e drammatico. spontaneo e cao\lco, e cambio. da per– sonagaìo a persona11:io, annullandosi in ciaa::uno. Gadda è ntTotturato ed estro!ò-0. ri6ess.ivo e ord1Da\O, e resta hempre lo st~sso: il padrone delle ba.ree è lui e la nav-eaz.iOlle che teeuiarno è la -aua. Joyce recistra e U-a4mette. ~Mii mai frapporsi; Cadde raccoalìe e ricompone, stando ~mpre in meu.o. Con 1•uno ~amo a con· iau.o della vita e vi $lama addlrìtlura immeni; con l'altro siamo a contatto dell'autore e basta; ma è un contatto che là diviene asculta.tione e qua spett:i!.Colo. Ne)l'tnysse non c:'è •intreccio»; nel Pa• shcciacclo si mira al • &fallo •· Dl!Mtl, quasi me&Jlo che J)e.r l'Uluase, un Gilbert potrebbe ::iltnostrare che il Pa.stlccloce10 « non è nulla meno, nè più, che un poe– ma sinfonico, caratterizzato da un rigo– roso e ;nsistente sviluppo di temi». Ep– pure 1 ;allentamenti e ell tne:randimentl di tanti temt s:ono tau da dar- luoa:o a vere e proprie variazioni alcune delle quali. trasmodand<. nel!~ divagazione, diluiscono e disperdono la stessa analisi che volevano potenziare. L'effetto, di vol~ ta in volta J)\.lnto per punto. può rhrul– tare avvincente; ma nelJ•lnsieme provoca pause e lnterruz:tonl tutt'altre che favo– revoli a11'equ1Hbr1o e all'armonia della opera. Se non tosse che l'opera asptra ad un'autonomJa stravagantts!lma. Nello Ulysse c'è Il monoloeo interiore dei per– sonaegi. Il Pasticciaccio è, caso mal. il soliloquio dell'autore: e riempirà di de– lizia JP, eruditi del 2000, che lo sovrac- ca~~;~n~li;~~ae ~~lll~glone e vagante "lella vastltudlne della naUone. Il Gadda del Paniccia-Ccio è ricors:o ed un per!IOnale 11.nguagglo che, volendo euere, per quanto deformante, lo specchio del presente e crescente bailamnu.• ltngufsti– co. nel !e-greto forse s'arroga d poter di– ventare. chi sa. la lingua d' domani Reso a,pro da lnc:roci culturali t.. delusioni sto~ riche. d8 rinunzie: ed ire di offe!'!e e \'endette, Il regionallarno vocJa.nc e l'uni– tarismo rondista vi cuociono in un salml dialettale do\·e c'è pasto per tutte le SJ)e(Zle. In vero una « mattana :ollettlva s'è impadronita del fatto•• del fattaccio: e Godda !n rinfocola, Parroventa ... Dàl, dài. finchè tutto gli ti carbonlua sotto la penna. Ma J)erchè tutto. '::> quasi tutto. si era z:ià aUontanato dalla •ua ~arttà. Dove invece la aua carità suuil\e e allent.a la stretta, ll tiriamo un 10splro di sollievo. Accade nei punti dove le creature re– stando più sole con la loro miseria quasi ri3-cattano la loro dignità e -cessano d'es– sere lo 9Caro1nato z.lmbello del proprio burattinaio. Ma lì anche a noi accade qua.Irosa: di 1panan:ela meno, In com• penso, ci commovlamo un Po' d.i più. i.rea la Coglia. a\.retta la via, riman– diamo a Un proaimo articolo l'esame del grattacapi e Il biar.lmo dell'andazzo cui 1·amico Gadda minaccia di dar la stura con l'iradiddio del •uo « plu.rili~ìsmo •· ENRICO FALQm Domenico Purilicat.o; ■ Fl,zura • (1957)

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