la Fiera Letteraria - XII - n. 41 - 13 ottobre 1957

Domenica 13 ottobre 1957 I.A FTFRA T FTTFR.ARTA NEL SECOi\llJO CENTENARIO * DELLA NASCITA ANTONIO C}ANOVA * Diceva Canova, un giorno, ai suoi amici che egli aveva bisogno di iniziare un'opera cominciando dal volto: di mano in mano che dalla materia affio– rava la figura egli aveva l'i,npressione di dare coscienza e vita ad un'anima n n.eoclauicismo è da ri.~tudiare nelta. tua fonte originaria, perchè l'elabora.zio· ne critica si è avvalsa sinora di prospetti ,ommari, impostati su alcur1€ delle troppe voci indebolite di tono, dimenticando l'atto di na.!cita che è proprio - paTTà. ,trana l'affermazione - il moto Toman– tico, l'impulso nuovo della nuova Europa. Ba'i'terebbe citare che del Romantici- 1mo e del Cùusicismo o Neocla.ssicismo IÙl suo tempo intuì Leopardi nella fa· mosa lettera giova nUe, rileggere le pole– miche tra i due movimenti di pensiero, che BLlora si dividevano i campi. per ca– pire che, in sostanza, il campo era uni· co, anche se certe linee di confine erano sta.te tracciate con colori diversi. L'atteggiamento romantico verso it mondo antlco ha reso possibile la na- 1cita e il clima neoclassico. Varrei che ci si. aggirasse per poco in una adeguata rassegna in mezzo at mon· do ca.noviano e a.Ila sua coM'ente artiatica, aentiremmo un clima molto v-icino, e apes.so in concordanza, al mondo fosco· liana dei Sepolcri e delle Grazie, sarem– mo anche noi prea-i dallo stupore, ,1ella vicenda di un gergo non convenzionale. Dire che Canova abbia scolpito e in bauo areco )), vittima di 11n maleficio sì· gnifica avanzare a tentoni nella storia della cultura. Senza indugio accog,tiamo quel.le polemiche che circoscrivono l'ope– Ta e nell'analiai delle singole invenzioni trovano esempi paralleli nella scultura greco"f'omana di 11n lievito e di un fer- . mento certamenti diversi. C'intereasano quegli studi che dalla CTonologia e dalla atoria, partendo dai famosi bozzettt con– servati nella Gipsoteca di Possagno, a cui ,ono da aggiungere quelli meno noti del lAtef'ano, apiegano la nascita spontanea e il valore di deteTminate composizioni e segnano via via i segni di una con· quista o di un abbassamento, sino alla ostinazione quasi macchinale di un ac– cor-do con la trama deU'esperienza pas- 1ata. Avendo coscienza dell'c orrido> di molte cose che la scultura europea ha vi.!suto da allora, tra una decadenza po– polaresca e 11na pedanteria ironica, tra una elaborazione impresrionistica e un telaio verista sino alle odierne po!izioni astratte, dobbiamo senza dubbio compieTe un certo sforzo nella. tra,posizione men– tale verso la comprensione di questa inaffeM"abile essenza di una lette,atuTa artistica e di una iapitazione che batta· glia.va per ricreare, in mezzo alla societd, una possibilità di storia. * di GIOVA.l\NI FAf.,LAi\l tramutati nel lirismo veneto di Canova, la bellezza ideale e H piacere di una con· templazione che oltrepassava il tempo. Non solo l'Iliade e l'Odissea, bensi. i Dia· loghi di Platone erano in quel momenio i testi che sospingevano gli. artisti a mo– dellare, secondo uno rievocazione ed uno sollecitazione di temi. A qualche studioso è venuto in mente di chiedersi se da questo mondo mitolo– gico è possibile ricavare una filologia teoretica, immaginando che la compos-i· zione si muova su Tegole Jenne, contro il sentimento e le Tagioni della vita. Osservando a lungo la qualità delle sculture canoviane riferentisi oll'idiUio e alle divinitd antiche è facile ravvisare, ci sembra, una specie di catarsi; sovente la fantasia si sostituisce al Titmo immo· bile dell'esemplare di ieri peT dar luogo all'apertura sul limpido regno dei poeti. Quanto è avvenuto nella storia letteraria a proposito del Foscolo, riesaminato og,gi con altra misura della sua grandezza pro– prio in quelle Grazie che erano state giudioote il suo ultimo e stanco respiro, sta or'l. avvenendo per l'opera canoviana anche nell'eu:7esi delle sue sculture mi– tologiche. Dimenticate, si dice, mettete tra pa– rentesi questa storia cori complessa, ma non è facile liberarci dalla suggestione di alcuni pezzi che paiono appartenere a un rito Teligioso. Al Manzoni fu possibile passa.re dal mito di Urania agli Inni Sacri, al Canova un cammino simile, apparve più difficile, ma a colmare il distacco tra L'opeTa profana e quella sacra cade lo epi.!odio dei suoi colloqui con la morte. Nelle tombe papali - quella di Cle· mente XlII, di Clemente XIV, di Pio VI ---'- la fantaiia creatrice del Canova Ti· trova l'intrinseca drammaticità della vita. Dinnanzi al misteTo della tomba ci può essere l'atteogiamento esasperato, il cinismo superficiale ed inutile, l'allusione vaga ed incerta. I colloqui canoviant pro– pongono invece una scoperta dell'io, ce ne siamo dimenticati presto, per concedere tutto alla questione dello sme, ma la scultura non è problema di pura forma. Diceva. Canova, ~n giorno, ai Suoi amici che egli aveva bisogno di inf.a-iare una opera cominciando dal volto: di mano in mano che dalla materia affiorava la fi· gura egli aveva l'impressione di daTe co· scienza e vita ad un'anima. Più volte confermava di non esser capace di inr ziare la composizione, senza che si fosse addentrato e scaldato nella simbologia e nella Tealtd del soggetto. anche gli artisti hanno una Loro tradi– zione, per quanto si voglia sostenere che cìascuno è ~olo se stesso Ma eviderlte• mente come non è possibile l'esistenza senza il padre e la madre, cosi vi è pure un terreno di elezione, dove ciascuno vo• lentieri pone le sue tende. Machiavelti, di sera, si rivestiva di panni curiali ed entrava a parlare con gli antichi, credeva fortemente che quel cibo era suo e eh.e lui era nato per esso; Canova amò gLi antichi e sicuramente era. pronto a fare carte false pur di godere di. un pezzo au· tentico di quell'epoca. La febbre del neo– umanesimo che lo colse a Roma non fu minore di quella eh.e avvampò in lui a Londra alla vista dei fregi del PaTteno· ne. Quanto il suo caso (mettiamoci pure le riseroe che vogliamo) sia davvero sin– golare lo potrebbe, per un rapporto di· retto, provare l'opera dello scultore Thor– valdsen. In fondo i due più grandi rappresen· tanti dell'età neoclassica avevano davanti agli occhi gli stessi testi dell'antichità, e ciascuno ricavò da quella lettura un certo modo di vedere suo proprio. Lo scul– tore danese ammirava gli antichi con sen· sibilitd nordica, vi immetteva la coscienza di un poderoso mestiere. Le sue opere eTano si un ritorno, ma avevano un poco il fiato grosso per la grande fatica occorsa nel lungo viaggio. Erano sempre sculture degne, ma la Grecia era lontana e forse alla fantaiia. dell'artista era più prossimo un sentimento di formale convenzionalismo appreao, con panione di novizio. nel pro– cedimento accademico. li suggerimento, invece, della prova canoviana consiste nel· l'aver accettato i vincoli e le limitazioni delle Tegole; tuttavia parlava in Canova la bellj?Zza del cielo veneto, H coraggioso entusiasmo della sua Venezia e la sanità morale dei suol contadini. Con occhi. venetì. e cioè con sensibi– lità italiana, Canova andava guardando ciò che poteva. far suo dalla. scienza del passato, perchè corrispondente a un suo convincimento. lt culto professato per la madre antica Roma e Atene insieme con– giunte, ci rende l'uomo piti. vicino, e più. acceuibUe U suo co-nto. Nel ciclo della storia, come in quello della cultura del suo tempo, Canova è persona viva. La struttura intima det suo credo nell'arte si riallaccia a quella ge– nerazione dell'ultimo Cinquecento che a– veva trovato nella ritrattistica una pro– vincia fruttuosa. li discorso preliminare dovrebbe convocare qui, per appello no· minale, i peTsonaggi di allora. Verreb– bero nell'ipotetica evoca.:ione: Napoleone Bonaparte, Paolina Borghese, Elisa Ba· ciocchi, Giuseppe Bonaparte, i Pontefici Pio VI e Pio VII, il Cardinale Fesch, Gioacchino Murat, Carlotta, la Signora Récamier, Madame Letizia, - cito senza un ordine preciso - Maria Luisa, Fer· dinand.o IV, il seg,retario dell'artista lo Abate Afissirini, e lo stesso Canova nel· L'autoritratto scolpito nell'anno 1812. Non abbiamo qui una prova scolastica, e solo limitatamente, qualche incontro su· perfluo nelle composizioni. a caratteTe at· legorico, quando il personaggio veniva rivestito di un paludamento romano. La cronaca non ci riferisce la lunga serie di riflessioni che di volta in volta si forma· vano nell'animo del Canova peT le sug– gestioni improvvise che potevano destaTe i suoi coetanel Fu detto e adulatore> di Napoleone, benchè la sua. libertà di sen– hmenti ci si manifesti (non meno che nell'Autore del Cinque maggio che rimet· teva ai posteri l'ardua sentenza.) nella Let· tera ad Antonio d'Este e nel diario deì 1810. Cosi alieno dalle guerre e dal sangue, capitò a Canova la grande fortuna di po· !er finalmente scolpire un uomo, amico de· gli. uomini, custode della vita, difensore di una cittd e di una nazione: Giorg,io Washington. Rappresentò l'eroe - aveva tetto la Storia dell'Indipendenza d'Ame– rica del Botta - nell'atto di flrmaTe la lettera di rinuncio al comando. L'eroismo, diceva Canova, non in.stava nel mestiere di beccaio, ma nel conse·rvare il genere umano. Dei suoi sentimenti di patria Roma e Vrnezia sono consapevoli. Non volle sostare a Roma: e Giornt triatiui· mi•, scrisse sul piedistallo di una statua, dopo la deportazione del Papa, e Ti/iutò lo studio che l'Imperatore austriaco oli aveva offerto a Vienna, non potendo egli veneto e italiano dimenticare il mercato di. Campoformido. Forse gicoeTebbe di più alla storia del– l'arte un accostamento maggiore alla vita; i pregiudizi del foNnali.smo cadrebbero, tutto a vantaggio dì una più sicura /or· morione dell'uomo. La poesta del Canova ha una su.a pa– cata eioquen.za in un individualiamo li· Tico di alcune opere che sono a contatto con la natura.: pemo alla Maddalena pe– nitente, a Papa Rezzonico, Olla figuTa del Vecchio, nel mausoleo viennese di Maria Cristina. Mentre è facile dimostrare che in. vari momenti dell'opero canoviana. l'antico esemplare gli suggerisce un concetto chiu– so di perfezione - trovata la forma per- PASSAGNO: Gipsoteca canovtana fetta, Ti.tenevano alcuni neoclauict. era già. incontraTsi con l'arte - MUe opere in cui l'9,Ttista si sente come pa.drone e a casa sua, senza. condomini, si avverte che egli è tutto assorto net tentativo, che assomma le speranze dl ogni artista, di annullare U tempo, di fare della propria opera. tm qualche cosa di vivo e di etemo. Scriveva Pirandello: e TTt-menda, nella immobilitd del suo atteg,gia.mento, una statua. Tremenda, questa eterna solitu· dine delle forme immutabili, fuori del tempo. Ogni scultore (io non so, ma sup· pongo) dopo aver creato una. ~tatua, ,e veramente cude d'ave,-le dato vita per sempre, deve deaideTaTe che esaa, come una. cosa viva, debba poters, scioglieTe dal suo atteggiamento, e muoversi e par– lare>. Nelle sculture di Canova c'è questa so– pravvivenza che ce le fa sentire non nella 1olitudlne astratta ma nel contatto della. vita, percid accanto al nome dei grandi scultori Ualtani lo ricordiamo con sicuro convincimento. GlOVANNI FALLANl DaUa Euridice ed Orfeo ai Lottatori, al· l'Esculapio, all'Apollo che 6'incorona c'è net Canova un'attenzione psicologica che coincide con quella c-ri.!i e queUa fiducia di un ricollegamento con la romanità.. Del Testo i modelli, tradotti in manna. raffiguranti i miti: Briseide consegnata aa:li Atridi, La morte di Priamo, Il ri– torno di Telemaco, erano cose vive per i contemporanei, che finalmente avevano riacoperto, nelle nuove verrioni, il pathos e la malinconia delle battaglie dell'epo– pea g,reca e deUe avventure di Ulisse. Era innegabilmente ritrovare, dopo il lungo esuto, una Tegione sentimentale: Adone e Venere, Amore e Psiche, celebravano, Le tombe papali, e non dimentichiamo nella Basilica Vaticana quella eretta agli Stuart che procurò a Stendhal la passio· ne e la. scop•!rta della scultura ci ddnno Un dista.eco dal tempo, facendoci sentire la virtù della pietd. Canova scoprì nella morte l'atteggia– mento cristianamente melanconico, ed in ooni suo QTUPPD tombale vi è sempre a commento dell'anima una figura e un ge· nio che rovescia la fiaccola o che espri– me una religiosa mesti.zia. L' uo,no non contraddiceva l'artista Costantemente palese nel campo della cultura è il bisogno deU'artiata di rial· lacciarsi ad una esperienza anlecede,1- te. In senso religioso diciamo tradizione. PASSAGNO: Gipsoteca canoviana E' venuto il tempo buo– no anche per Antonio Ca– nova? Puo darsi, ma da µoco, se mai: e con molta incertezza e fatica. Del re– sto, che la ;faccenda si pre– sentasse agevole, non è da credere. Fra la rettorica dei settari magniloquenti che lo esaltavano oltre ogni merito e i drastici di– nieghi di chi lo respingeva senza appello. il distacco per troppo tempo aP.parve enorme, inconciliabile: se pur giovarono a diminuir– lo alquanto. almeno negli ultimi decenni. i buoni stu– di condotti con severità di metodo ed equilibratissimo esito critico da alcuni spe– cialisti, quali la Bassi e il Caletti. che ne indagarono acutamente fa personalità artistica ed umana. Cano– va, in verità, tutti noi lo ,avevamo relegato lì. in un mondo lontano. aliido, glaciale: e chiuso dentro moduli e forme della cui perfezione, se ci sorpren– deva la gelida bravura, nulla o ben poco riusciva a riaccendere nel nostro spirito qualche fremito emotivo. E d-a quel mondo. immobile e sigillato come una tomba. si sarebbe scommesso che e,eli non potesse più uscire. Per molti artisti è desti– no che le lodi e .eli onori goduti in vita vadano poi scontati. e crudamente tal– volta, dopo la morte. Cosi. se artista ebbe mai. duran– te l'esistenza propria, rico– noscimenti ed ossequi e privilegi d'ogni specie e senza risparmio. esso fu. appunto. codesto scultore. nato a Possagno duecento anni fu. e morto sessanta– cinquenne a Venezia, dopo a\·er trascorso .eran parte della sua vita a Roma, pas– sando di riverenza in rive– renza e di trionfo in trion. fo. Né un Leonardo, né un Raffaello, né un :r..Uchelan– gelo, né un Tiziano. né un Tintoretto, né un Cellini. né un Bernini, eccetera, gli possono stare a paro: e si paTla di grandissimi. quale il Canova propriamente non fu. Ma tutti. ai suoi .'!'iomi. si trovaron d'accor– do su di lui, negli encomi e negli applausi. dal Gior– dani aJlo Stendhal. dal Pindemonte al Byron, dal * La rassegna trevigiana, sull'appoggio di una documentazione quanto mai persuasiva e pro– bante, rivela quali fossero la sua tecnica e la sua poetica, e quali sentimenti lo ispirassero Settembrini allo Zanella. ~~~i t;n~r ;~i~~ipt r:~ un biasimo gli venne. esso parti dalla mutria profes– sionale di un aggrondato studioso tedesco . i.I critico C. Ludwig Fernow. che, vedi ironia del caso. accu– sava lo scultore di cedere troppo spesso alle impure e sensuali lusinghe del realismo. venendo meno in tale modo alla fede nel e classico bello ideale>. Esattamente l'opposto di quanto al Canova andava detto. per tenerlo in bri– glia. Che poi del Fernow oggi nessuno più si ricor. di. mentre il Canova vive e resiste non ostante tutto. e tanto -più vive e resiste quanto più l'opera sua si distanzia negli anni e ma– tura nell'esame della cri– tica. è uno di quei fatti non rari in cui il tempo ha il suo peso: il tempo ch'è galantuomo e. correggendo .Eli errori degli uomini. ri– stabilisce sempre. alla fi– ne. nel suo tessuto più ve. ro. la realtà della storia. Elena Bassi. che al Ca– nova ha dedicato. nel '43. un saggio tuttora fonda. mentale. afferma che l'in– dole dello scultore era pla– stica, come la creta in cui modellava i bozzetti: così che non gli dovette riuscir difficile per nulla. ac~ui– stando via via in abilita e destrezza. assimilare le tendenze disparate che ca– ratterizzavano il tempo suo: e tuttavia. codesti mu. tamenti continui non ave. vano poi presa alcuna su]. la psiche dell'uomo. e A ragion veduta noi sentia– mo in lui. più che un fer– vido creatore. uno spirito coltissimo ed esoerto della tecnica: privo di fantasia. egli riuscì in modo super. bo nei ritratti. talvolta profondamente icastici ne– gli studi preliminari. e quasi sempre raffreddati neHa esecuzione definitiva. l\Ia la composizione gli co, * di SI L Il I Q B n rl N Z I stava fatiche notevoli, e ~~~tic:;fa~:a auPt;!~~e co~~ plessa senza una lunga se– rie di ricerche di cui ci fanno testimonianza i dise– gni ed i bozzetti. Molto spesso si è ripetuto essere quello delle opere giovani– li il vero Canova. in segui– to traviato dalle teorie neoclassiche: in realtà, con il Coletti dobbiamo am– mettere che e Canova au– tentico e cosciente anche quello della maturità. Può piacere di più quello vene– ziano poiché in esso più vivo ed immediato appare l'impeto creativo. il quale nelle opere compiute in seguito rimane occultato dalle successive rielabora– zioni attraverso le quali l'autore giunge, spesso con stento, a far vivere le sue concezioni. dalla prima im– pressione fermata a mati– ta sull'album, nello spazio tridimensionale. Ma il pas.. sare dallo schizzo al boz.. zetto pressoché informe. da questo all'opera in pic– colo formato più minuta– mente determinata, e poi a quello più grande cui seguiva il gesso di propor– zioni uguali al vero e fi– nalmente all'opera comple– ta. il'Tlponeva alJ'artista una serie di ricerche me– diante le quali, se veniva soffocato l'afOatus dell'i– spirazione. l'opera riusciva quale richiedeva lo spiri. to del tempo>. E Luigi Coletti. a proposito dell'e– leganza delle tonne cano– viane. seppe mettere in luce l'c impulso ritmico> che è alla base di quelle composizioni. e come esse. anche le più celebri. rea– lizzino d'altra parte i loro valori soprattutto nella ve– duta frontale. mentre di fianco e si scarnificano. si assottigliano in creste piat– te. tanto che quasi se ne smarrisce il senso di mas– sa~- E il Bottari. infine. osserva come misura del giudizio sul Canova, più che le singole opere. stu– diate nelle loro peculiarità stilistiche, sia stata la poe. tica che è alla base di es– se. la quale, viceversa. vie– ne e del tutto dimenticata in quelle veramente rea– lizzate>. Che sono, e la prima e la seconda e la terza. precisazioni ugual– mente eque e serene, si da dare a codesto scultore ciò che gli si deve. togliendo– gli quello di cui, per spi– rito di fanatica esaltazio– ne. alcuni si rivelano an– cora vanamente prodighi. Certo. nel Canova l'uo– mo non contraddiceva l'ar– tista. Coltissimo egli era. senza dubbio, a modo suo. E non già in quanto, a so– miglianza di molti spiriti del .Rinascimento. s'occu– passe. oltre che di scultu– ra, anche d'architettura e di pittura:visto che, se a questa dedicava. come un buon dilettante. le ore di svago e riposo. di quella aveva assoluto bisogno per risolvere le parti dei suoi monumenti che ne costi. tuivano e le basi e gli sfondi. Sibbene fu colto. sembra a noi. nell'accezio– ne contingente del termi– ne. e cioè. di là da quel- 1' esecutore perfettissimo nel mestiere proprio da tutti riconosciuto. pur co– me uomo che aderisce- in pieno al tempo in cui vive e in cui opera. e ne ac– cetta e ne assorbe anche. con fatale determinazione. ma solo fino ad un certo punto. insieme alle aspira– zioni ed ai moti tesi verso una rinascita ideale, i gra– vi equivoci che quella ri– nascita medesima rende– vano, in definitiva. sia sto– ricamente che esteticamen– te astratta e irrealizzabile. fantasma illusiorio senza consistenza vitale. Poiché, in effetti, gran parte del– la quistione sta qui, ap– punto. in codesta sorta di ambiguità o malinteso cul– turale che postulava la ri– presa programmatica del mondo figurativo greco– romano, affermato come riesumazione dell'antico ed in modi più ampi e vari. E' senza dubbio la manife– stazione di maggior conto nella serie delle celebra– zioni indette per H secon– do centenario della nasci– ta dello scultore. Una ras– segne. vastissima, che rac– coglie opere originali e bozzetti, disegni e stampe dell'epoca, documenti ine– diti e mirabili fotografie. dovute a Giuseppe Fini, con la veduta e i partico– lari più importanti, spesso in proporzioni esatte, dei grandi monumenti canovia– ni: ogni cosa espcsta con chiarezza esemplare. e un ordine e un ritmo perfin commoventi. a cura di ~~t ~~t:~~~~:J~ e~ sta area di Palazzo d~i Trecento. Chi ricorda co– me il centenario della mor– te. caduto nel '22. non ab– bia destato echi di sorta. né vera curiosità risve- f~ia:t:i:~/'1e'Ìia 0 1i~!: teca di Possagno, Pot~va credere, in sostanza. che del Canova non si volesse più nemmeno discutere. E pesava su di lui, oltre al resto, l'aspro giudizio lon– ghiano. per il quale tutte le opere di codesto e scul– tore nato morto > non so– no che degli e svarioni ci. miteriali >. Ora. invece. ]o interesse sembra rinascere, e non promosso unicamen– te dalla ricorrenza cente– naria, quantopiuttosto da quel bisogno di ricerca. che induce la critica ad affrontare con sollecitudi– ne meglio raccolta e pen– sosa anche un fenomeno di spurie assunzioni quale è stato il neoclassicismo E le iniziative spn molte. Fra l'altro. mentre a Pos– sagno è stata riaperta la casa natale dello scultore. e l'adiacente gipsoteca, am– pliata di una nuova e vasta ala su disegno dell'arch. Carlo Scarpa, allinea. rior– dinati secondo più razionali criteri museografici, i mo· delli dell'intera sua pro· :~z~~do (ec;taf ~:ed\8 EJi na Bassi, stampato, sotto gli auspici della Fondazio– ne Giorgio Cini, dall'edito– re Neri Pozza): a Bassano del Grappa è ordinata da temµo una istruttiva ras– segna di quei disegni che. attraverso il lascito del ve– scovo Giambattista Sartori- ~18:S:~• ~:en5:;f:,li l~b~ messa in piedi ottimamen– te, con un centinaio di fogli, scelti in modo da far figurare, come osser– va egli s tesso. e ac– canto ad immagini sugge– stive degne di ammirazio– ne. esercitazioni di carat– tere accademico (o meglio scolastico), accanto ai pre– ziosi disegni sostanziati da autonomia estetica, gli stu– di di panneggio. accanto ai bei disegni. l brutti di– segni, dato che il corpus canoviano bassanese è te– stimonianza da ritenersi completa, anche se non troppi sono gli elementi idonei a darci un profilo della evoluzione giovanile. della più intima essenza. dei pensieri più se,1?reti, di tanta parte dell'anima del Canova quale nei lavori suoi in marmo non sem– pre traspare >. Ed è anche questo, presentato chiara– mente dalla bella esposi– zione bassanese. un aspet– to dell'artista che la criti– ca dovrà riprendere in esame. non tanto sul pia– no storico quanto massi– mamente su quello este– tico. Ma dove l'intinerario umano e artistico di An– tonio Canova si schiera con maggiore perspicuità. è qui. a Treviso, nel salo– ne dei Trecento. E subito si nota quanto il Caletti v'abbia messo d'assidua cura. di sollecita attenzio– ne. d'ingegno sapiente. di amoroso e vigile intellet– to, onde cavarne una sin– tesi da riuscire evidente, pur nella sua complessa varietà. all'intelli~enza di SIL\'10 BRANZI (Continua a pac. 1)

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