la Fiera Letteraria - XII - n. 41 - 13 ottobre 1957

LA FIERA LETTERAR ANKO XII - N. 41 SETTIMANALE DELLE LETTERE DELL ARTI E DELLE SCIENZE Domenica 13 ottobre 195, SI PUBBLICA LA DOMENICA Direttore VINCE! ZO CAROAHELLl QUESTO ·u~rnt-m L. 60 DlREZlONE, AMMINISTRAZIONE: ROti.'lA - Via di Porta Castello, 13 - Telefoni: Redaz10ne 555.487 . Amministr. 555.158 _ PUBHLlClTA': Amministr.: e LA FIERA LETTERA1UA >. Via di Pori.a Castello, 13 - Roma· TAR.: Commerctah L. l50 Editoriali L. 80 al mm. • ABBONA.MENTI: Annuo L. 2.700 - Semestre L. 1.400 - Trimestre L. 750 . Estero: Annuo L. 4.000 • Copia arretrata L 100 . Spedizione In conto corrente Po<itale (Gruppa II> - Conto cnrr .. ntP OMf~IP n 1 /~t 4 ?A UNA COLLANA CHE SI DIMOSTRA SE~IPRE UTILE ... Le autentiche· benemerenze deiclassidella "Cardncciana,, * Sotto la dire;;ione di Lanfranco Caretti e con la prese11t~io11e dei migliori specialisti d'oggi sono riapparsi i primi 20 volumi della cele– bre collezione che tante cure costò al Carducci e alla ScuQ/a storica * di ENRICO F,lLQl'I Nel primo cinquantenario della mor- . te di Giosuè Carducci è parso alla casa editrice Sansoni cbe. per meglio com– memorare la ricorrenza in tempi tanto spensierati, nulla sarebbe risultato più opportuno, da parte propria. coi mezzi e coi testi a disposizione. di W1a ri– stampa della famosa Biblioteca scola– -stica di Classici italiani, ideata e di– retta dal Carducci e più comunemente indicata (e lodata) come la Carducciana_. quantunque in appresso. morto il poe– ta. fosse stata affidata. in degna eredità. a Michele Barbi. E la deliberazione si è subito dimostrata idonea all'intento. ch'è quello di onorare nel Carducci lo storico e il critico, il filologo e l'umani– sta, in bre,·e il paladino dei nostri Classici. Chi di noi non ricorda d'essere stato curvo, a studiare e fantasticare. su qual– cuno di quei volumi dalla copertina ce– leste. incorniciata dentro una lieve filet– tatura e sigillata dall'attorta sigla edi– toriale di Giulio Cesare Sansoni? Il primo incontro con molti Classici. la prima conoscenza, la e scoperta », non si verificò forse su quelle larghe e gre– mite pagine elzeviriane, poggianti sopra una salda base di note, dove l'estetismo era bandito con tutte le sue raffina– tezze? E quanto severamente la pensasse il Carducci al riguardo, si può control– lare nel suo epistolario. in corrisponden– za ai periodi durante i quali lavorava. col Brilli e con altri. alla scelta e al commento di quelle scolastiche letture italiane la cui malcelata antimanzoniana macchia nera è perfidamente divenuta e la macchia nera della Letteratura ita– liana > nell'occhiello di un nostro stesso scritto apparso nella Fiera letteraria del 6 ottobre 1957 e regolarmente fu– nestato dagli errori. Ma della Carducciana, che fu iniziata nel 1889 e che vantò tra i suoi testi le Rime petrarchesche, la Di.vina Comme– dia e il Decameron coi rispettivi com– menti del Carducci-Ferrari. del Casini e del Fornaciari. uscirono più di cento volumi. Nè tutti si possono converlien– temente ristampare. la prudenza con– sigliando di procedere per gradi e con oculato rigore nell'accertare quali tra essi sono sempre vivi e permangono utili e quali invece sono già morti e non ser– vono più a nulla. Di conseguenza la •casa Sansoni si è limitata. in un primo tem– po, a mettere in programma la ristampa di un gruppo di venticinque volumi scelti tra i più validi e, mercè l'alacre dire– zione dell'esperto Lanfranco Caretti. in meno di un anno ne ha già approntato una ventina. E. incoraggiata dal successo di stampa e di vendita. si prepara ad allestire la seconda serie. Ciò prova che. per un insieme di cir– costanze non effimere e non trascura– bili. i Classici italiani godono di una attualità per l'addietro impensabile. Co– me spiegare. altrimenti, il vigoreggiare delle numerose collezioni che ce ne ri– propongono di continuo la lettura. risol– lecitandoci alla curiosità e all'ammirazio– ne mediante scelte e commenti di vario gusto e di vario impegno? Una vera e propria gara è in corso tra alcune case editrici: dalla Ricciardi alla Utet, dalla Mondadori alla Rizzali; e il susseguirsi dei volumi sta comunque a dimostrare il buon esito delle varie imprese nella accoglienza del pubblico. Fra tanti mo– tivi di sfiducia e di scoramento, eccone uno. grazie al cielo. di soddisfazione. Quali che siano le cause da attribuire alla fortuna della presente ripresa dei Classici, le conseguenze cisultano sem– pre cataloga};lili tra le più onorevoli. Per– chè meglio di tante altre giovano a ri– cordarci quali furono i nostri maggiori e quali i loro titoli di gloria. Né è detto che l'esempio debba rimanere lettera morta, potendo non foss'altro gfovar da freno nel decadimento. sia stato superato dalla storiografia dei nostri anni: perché è proprio in una obbiettiva considerazione che sono oggi più che mai richiesti questi commenti veramente classici». E così son cominciati a riapparire in libreria alcuni di quei volumi cbe più ci avevano sorpreso e innamorato da sco– lari. Una vere\ commozione: alla quale i nuovi presentatori non sottraggono un filo con le loro osservazioni e distin- zioni: prima di tutto perché la parte di merito che ancora oggi va riconosciuta ai volumi rimane tanta da essere suffi– ciente alla loro rinomanza: secondaria– mente perché molti dei presentatori ap– partengono anch'essi al numero degli scolari che, ai loro bei di, si sono for– mati sulla Carducciana. e Amo - con– Cessò De Robertis nella Voce del 1915 - questi volumi che sanno d'inchiostro. fatti per la solitudine e per un riposo pieno di studi. Ognuno ha da ritrovare qualche ricordo nella memoria. o da fru– gare su alcune di queste pagine ben ta– gliate l'impressione stupefatta di certe letture e di certi pezzi che non si dimen– ticano». E al De Robertis dobbiamo oggi la presentazione delle Prose morali leo– pardiane già curate dal Della Giovanna: all'Angelini quella dei Promessi sposi annotati dal Pistelli: al Fubini quella del Giorno pariniano commentato dal– I"Albini. Vero è che ad alcuni studiosi del pe– riodo e dell'ambiente carducciano capitò di palesare più. felicehlente le proprie virtù critiche, nonché i propri sentimen– ti. nella lettura commentata dei Classici. Lo fecero con una naturalezza e con una finezza che spesso non trovarono riscontro in altre loro opere di maggior peso. Molte delle osservazioni stilistiche. a ben considerarle. , ci svelano dietro all'erudito un uomo di gusto sottile: che nella modesta sede di un commento rag– giunge la limpida assolutezza negatagli in sede di formulazione critica». (C. Se– gre nella presentazione del Decameron di R. Fornaciari). Cominciò allora. die– tro la lezione carducciana e grazie alla e capacità di peQetrare. anraverso gli aspetti formali. nell'interno della poe– sia». un gusto della e lettura». che con– tinuò poi ad elaborarsi ed arricchirsi at– traverso molteplici esperienze estetiche e critiche. E. nella presentazione ?,Ile Orazioni scelte del secolo XVI a cura del Lisio, il Falena si sofferma acuta– mente a rintracciare nella scuol'a storica. particolarmente carducciana, alcune an– ticipazioni di critica stilistica. cE non vuol dire - annota il Romagnoli (Co– munità. giugno 1957) - che la critica stilistica (e in special modo, se è pos– srbile la distinzione. la stilistica lingui– stica. che è presso di noi una relath·a– mente recente confluenza di influssi rio– strani e oltremontani), fosse già tutta Ii. ché troppo inconsapevole era di una sua potenziale teoricità quel metodo, an– cora così incapace, d'altronde. di uscire da un empirico buon gusto Iie,·itato dal– l'assidua confidenza con i classici e dal– l'esercizio retorico di vecchia maniera. ma vuol d:re che dall'esercizio di let– tura carducciano c. in determinati casi. dall'esercizio di lettura dei carducciani. come ad esempio. del Lisio. venne pren– dendo corpo storico quella corrente sti– listico-linguistica che. schiva del vigore filosofico desanctisiano. rispettosa ma eterodossa rispetto al Croce, e molto attenta agli aspetti linguistico-tecnici della tradizione letteraria. ebbe i suoi continuatori negli uomini della genera– zione del Parodi. del Barbi e del De Lollis (uomini. tutta,·ia. di ben diverse virtù critiche). e permise con la sua autorità, derivante dal· dottissimo equi– librio di cui era fornita. un'alternativa vivace al crocianesimo e alla critica sto– ricistica>. l\Ia il persistere. ancora oggi. qua e là. di quel gusto. non ha. nella consa– pevole perdutezza della sua intransigen– za. qualcosa d'eroico? A chJusura della presentazione del mi– rabile Giorno pariniano illuminato dal– l"affettuosa comprensione dell'Albini, è sfuggita al Fubini una esclamazione che sa di mònito e che. come tale. vogliamo trascrivere: e Se un poco di vergogna sentiranno nel leggere o rileggere que– sto commento... i filologi e critici di oggi. pur cosi smaliziati e agguerriti, la lezione dell'Albini non sarà stata nep- ).fa. perché l'entrata in gara della Car– ducciana fosse salvaguardata dalla vali– dità storica del suo contributo, occorreva che fosse chiarita la prospettiva per lo appunto storica, in rapporto alla quale vengono eseguite le e ristampe stereotipe, in tutto conformi all'originale> di quei testi che sono cisultati umanisticamente più esemplari e per un gusto felicissimo di commento o meglio indicativi di un tempo che fu assai significante della nostra cultura». Caretti ha precisato che e lo scopo di queste ristampe ha valore essenzialmente documentario. Intende .• pure per i nostri tempi vana, come vana cioè. trarre dall'oblio una serie omo- non era stata per il suo discepolo Re– genea di commenti ai nostri Classici che nato Serra. che con altro animo e in costituiscono un modello di filologia temperie già diversa di cultura seppe umanistica e che, se· pur rivelano a accogliere e far proprio quel che era distanza di anni limiti vari, non per di vivo nell'insegnamento del solenne e questo sono meno meritevoli di grande severo maestro di umane lettere». attenzione e di riattento esame>. (Rac- (Cfr. Per un catalogo, 1909). coglitore, 14 febbraio 1957). In realtà, discorso non dissimile po- A tal uopo s'è provveduto a far pre- trebbe tenersi anche a proposito di altri cedere ogni ristampa da , una breve commenti. Oltre ai già citati, sono riap– presentazione di studiosi d'oggi, i piU parsi quelli di Severino Ferrari sul Pe– esperti per ogni singolo autore, per met- trarca. Gelli. Della Casa. Foscolo. Firen- tere in luce gli elementi ancora attuali El\'RICO FALQUI di ciascuna lettura, come. anche. quanto (Continua :1 pag_ 2) . _.\ntomo Canova: • Adamo ed E,·a ritro,·ano il corpo di Abtle • (bozzetto) PEII. lJ1l'A ESATTA « TA I/OLA DEI 1/ALQRI » * RISTAMPE DICLASSICI * di GOFFREDO DELLONCI Tra Ottocento e Xo,·e- e curata con molta intelli- necessariamente; ammesso linguaggio filosofico, una di- c~~to. le co.llezioni di ~la~- g~nza da Eugenio Cameri- codesto io cere<? appro_vo ed versa .e tavola dei valori» s,<:! 111 Itali~ eram .rnnss1- 1,:. si:10 a ,~cllJ: pcpolc.ris- :imo quel meglio che m co- Innanzi tutto_ fu m.ostrata I~ me. e doppiamente incom- sima del Perrno che si apri- deste condizioni si poteva astrattezza d1 certi concetti. piute. prima di tutto per- va anche a scrittori non in- [are. Io amo per esempio ad esempio del Rinascimen– chè accoglievano solo que- elusi nel canone. la società i latinisti del Quattrocento, to osservando quello che .nel gli scrittori nei quali. se- dei classici no'n mutava. Per prediligo gli accademici del Qua!trocento. e nella pnma c~ndo la critica storica. si fortuna la ~ritica storica e Cinquecento. mi diverto ~ meta . del Cmquece!JtO so– riassumeva la letteratura la critica filologica davano buggerio con i secentisti. m1 pravv1veva del Medioevo. e :italiana; e poi perchè di intanto agli studiosi opere consolo con gli arcadi, mi d'altra parte i presentimen– ciascuno ristampavano le e operette dimenticate o svago con gli infrancio- ti ~el Ri~asci.mento nei se– op~re più significative e sconosciute affatto che po- sati... ». c<?ll med11:vall: Curono st~– pìu belle e non le altre tessero farci meglio cono- L'annuncio e la pubblica- d_iate le d1".e1:-e fo.rme poh– giudicate minori. Il disegno scere la lingua di un seco- zione degli Scrittori d'Italia t1che. .soc1al~.. !1loso.f1che. di quelle collezioni corri- lo: appunto. come si diceva. del Laterza. tutti e di eia- letterane, art1st1che d1 ~ma spondeva al disegno della , testi di lingua'\ quasi scuno tutte le opere. ìn te- stessa gente ~he tra Ch~e~a storia letteraria italiana da tutti dei primi secoli quan- sti criticamente riveduti. e Impero saltva al domm10 tutti allora accettato. non do il volgare. disviluppan- diede l'avvio a una nuova della storia: diverse e ma– diverso insomma dal De dosi dal latino. si manife- conoscenza della nostra Jet- gari contrarie. non opposte Sanctis al Carducci e per- stata e a mano a mano si teratura. Da allora classico come s·era creduto. E poi sino, più tardi. al Serra: arricchiva. Ma non poteva- diventò quasi sinonimo dì si s~opri che. nella seconda due vette, del Rinascimento te trovare in libreria le no- scrittore del passato come meta .. de~ Cmquecent(! I.e con Dante e dopo Dante. e velie. per esempio. del Ban- provano le collezioni che condlZ!om delle quali 11 d~l Risorgimento dal Pari- dello. che un editore mila- vennero poi in luce. quella Carduc~i par!ava al Dazzi "' al Leopardi. sulle due nese incominciò a pubbli- torinese diretta dal Balsamo erano m Italia mutate con bassure del Medioevo e del care e in busta chiusa> per Crivelli. e i classici Rizzali l'a,·vento nella storia di una Seicento. Dalla Collezione diletto dei pornocrati. E ba- e i çlç;ssici del Mondadori. g!nt~ nuova. borgh_ese. e ca– Diamante de.I Barbera a date che proprio il Carduc- e la nuova della Utet <lise- p1t_ah.sta. se b.e!1e.s1 g1<?va\a q~ella scolastica del Sanso- ci in una sua lettera all'ami- gnata dal Neri e continua- d~1 t!tolt no~1han e dei pn– m commentata ad ogni vo- co Dazzi mostrava come si ta dal Fubini. e i testi del v1leg1 fe~dah per accrescere lume d~ studiosi di scu~la dovesse ampliare il disegno Ricciardi. Ma a questo più la _prol?na potenza e la pro– card_ucc,ana con dottrina della letteratura italiana: ampio disegno corrispose un pna ncch~zza. E fu (!SSer– s~on~a e con gusto di a.:tì· , .ere.do che cert~ condizio- d.ise~no. della. storia lettera- vato cbe 1I co~cetto d1 ba– giam delle lettere; dall al- n 1 di go,,erno. di costume. ria italiana diverso da quel- rocco e°}a anch esso astrat~o tra del Sonzogno. popolare di idee ci dovessero essere lo dell'Ottocento: dirò. in essen.do , quel .barocco. m realta una specie della nuo– va arte e della nuova let– teratura che incomincia\·ano con il Caravaggio e con il Tasso. Nello stesso tempo. muovendo dalla critica este– Carnaggio: e Martirio di :San Pietro» J tica e linguistica del Croce. si studiava l'originalità del– l'arte di ciascuno scrittore nelle sue espressioni fanta– stiche e in ultima analisi nel suo linguaggio artistico. Per ricostruire criticamente i testi non bastò più il sem– plice esame comparativo dei \ codici. ma fu necessaria la conoscenza dei diversi lin– guaggi nello svolgimento della lingua. Comprendem– mo che. per esempio. sino al Cinquecento la letteratura italiana oltre che in italia– no si esprimeva in latino Nelle collezioni dei nostri scrittori furono pubblicati dunque. non più testi di lin– gua. ma veri e propri tes~i critici che ci danno le opere di ciascuno nellfl loro for– ma originaria e necessaria. Mil in questo tempo ab– biamo anche ripreso in ·esa– me la critica del Carducci e della scuola carducciana e ci siamo accorti che maestro e discepoli leggevamo e commentava.mo i classici con un gusto di e uomini del mestiere». con una at– tenzione alla parola e alla sua forza significativa nella sintassi del periodo, che sembra presentimento della nostra critica linguistica e stilistica. La collezione dei classici per le scuole che il Carducci curò per il Sanso– ni è ora dal Sansoni stesso ristampata. se non tutta. al– meno quella parte alla quale il maestro diede più special– mente la sua opera di diret– tore e di revisore. diligen– tissima .e persino puntiglio– sa come mostrano le nume– rose lettere del suo episto– lario nelle quali egli discu– te con Guido Biagi. rappre– GOFFREDO BELLONCI (ConUnua. a pag_ Z) CRONACHE DEL PIACERE * Dalla p rte del cuore * di ALFO.l'SO G.17.TQ • Si è al corrente della desolata situazione in cui si trova la casa del povero Gozzano ad Aglié? - ci chiese anni fa tramite il settimanale in cui allora lavoravo un lettore di Bra - Altro che volerne !are un monumento nazionale! I.1 tetto cade; una po,.·era vecchia ex amica della madre del poeta e una ra– gaZ23 un può selvaggia di!endono come possono le suppellettili della Sala di Nonna Speranza e delle altre stanze già abitate da Guido, dalle ingiurie del temp:, e d1 altri. Si ritrova la casa. oltre il Me!eto. se un contadino benevolo ne indica la località. Un sopraluogo, con l'interrogatorio delle fedeli custodi del luogo, può rendere note cose interessanti e pe– nose •· Fin qui 1a lettera. bella nella sua brevità e gozzaniana a suo modo. al punto pensiamo che ii poeta ne sarebbe commosso. L'odore del passato tor– nerebbe a lui dalla sua stessa casa in abbandono, proprio da quel • tetto che mi cade •· da quelle • sup– pel1ettili » che la povera vecchia e la ragazza un po' selvaggia difendono come possono. E il • conta– dino benevolo • che s'alza dal lavoro per indicare la casa oltre il Meleto non sembra uscito da una pa– gina dei « Colloqui >1? La • serenità canavesana » che distende in un verso solo l'orizzonte guardato dal!a soffitta del1a signorina Felicita non placa tuttavia gli spiriti inquieti della casa in abbandono. ~1a è an– cora in abbandono? O il nostro appello fu accolto? Guido Gozzano avrebbe oggi quasi settanti-Cinque anni. La sua poesia sembra così lontana al punto che non si riesce a immaginare che cosa il poeta avr"ebbe scritto dopo se la morte non l'avesse fatto suo così giovane. Questi interrogativi sono sempre destinati a cadere nel Y-uoto. Ogni morte. dopo il rimpianto che lascia. stabilisce la sua fermezza e la sua giustizia. Quasi non poteva essere che così: la vi– ta stessa, oltre che l'opera, del poeta sembrano inti– mamente preparate. Eppoi è veramente così lontana la poesia di Gozzano? A noi pare ch'essa sia. inquieta e caduca. ancora dentro la nostra vita di uomini che vedono· cadere i propri miti, la propria società, a![i– dando al passato e alla rimembranza la visione di età felici che non si ripetono piU. Un pessimismo soflocato e incredulo ci tiéne tutti sotto\-oce. A Milano. tra le vie appena sterrate della perife– ria intorno a I.ambrate. un giorno (era il 1939. di– ciotto anni fa) ne scoprimmo una dedicata a Guido GoZ1.ano. Il nome era scritto su una tabellina provvi– soria in legno. Oggi, forse. sarà di marmo. Vi pas– seggiavano allora tante signorine Felicite, tan!i cuo– ri semplici. Ci sembrò quasi doveroso trattenere il passo e fermarci a sedere in silenzio sul prato. C'era solo qualche casa all'orizzonte e. con l'ingresso sulla via. una fabbrica di casseforti. Una cassaforte per il poeta? Quale ironia. Non aveva nulla da conservare sortochiave, nulla che non avesse. già dato dai primi agli ultimi colloqui: solo una reliquia, il suo volto patito. La casa di Agliè lo ricordi nella dolce terra a ogni stagione: vecchia si. nell'amore. e non nella lunga rovina degli anni. Le riseri;e sul conto del «Cuore~ di De Amicis. a farle furono molti «maestri» del cosiddetto \·enten– nio. occupati a togliere a Coretti la maglia a righe e al muratorino la giacca del padre per vestirli in divi– sa. AJ cuore s'oppose il legno del burau.ino di Collo– di, come se anche questo non avesse dentro la sua brava molla sentimentale. A ben guardare. ne aveva di più. Ma si credette e si puntò sulla sua astratta intellegibilità di immagine pura. di luogo della fan– tasia. Errore. grossolano errore. Forse Enrico del « Cuore n, per non far perdere il posto al padre e per 1,1Q"bidire alla mamma, certam~te per ordine del di– rettore. avrebbe finito col mettere la divisa: Pinoc– chio no. La fortuna e l'incanto del «Cuore» sono in– fatti da ritrovare in questa , familiarità u che rende intime le idee più. grandi di noi che ci soverchiano e ci minacciano e nella prospettiva della memoria che .'fllbito i;l presa sui più piccoli avvenimenti della giornata e li allontana nitidamente a immagine della fanciullezza: è un itinerario di edificazione persua– siva che punta sulla virtù il suo naturale umanesimo. Libro candido. introverso, pseudomorale. come han– no detto? A giudicar da noi che ne fummo lettori.. e lettori in buonafede. come tutti i ragazzi nOn ne pos– siamo ricordare che il bene. l'apertura verso contri– zioni e affetti che ci resero più degni di noi, verso una carità interamente laica e una pietà sociale altri– menti ignote. Mentre tanti, a cercare di far ritalia. dopo a,·er– la alla bell'è meglio combinata politicamente. non trovan di meglio che rispolverare l'araldica romana lui, De Amicis, ineguagliabile giornalista nel sen~ moderno oltre che scrittore portò a vivere in quel Piemonte ufficiale dell'Unità. umanamente vicini, ragazzi di regioni tra loro lontane come la luna. Così s-"ebbe un pubblico dal Circolo Polare al Pacifico che mai avrebbe sospettato d'avere. La. sua fortuna in– ternazionale di educatore gli toccò perchè a\·eva co– sì bene messo il piede in casa sua. nel proprio Paese. visto piccolo, umile. autentico come uno dei suoi tan– ti bozzetti come i ra«onti che aumentavano di pagi– ne col volger dei mesi e degli anni. Ancora questa è l'Italia del « Cuore » c~e. ~on sìamo riusciti a fare. Ci sono uomini « lunari » e uomini non lunari. I lunari vivono di luna. Più amarla, non ne possono {are a meno. si ritrovano vi\'ifìcati al suo remoto tepore. I non lunari si vedono la luna davanti quando meno se l'aspettano, le dedicano piccole ovazioni sen– timentali per il fatto d'averla a partata di mano e di cuore. Forse ci sono due lune: la luna dei lunari e la luna degli altri. La luna dei lunari è eterna. !er– m~. E' di. stagione. meridionale. pittoresca, cocome– ra1a. lunatica la luna degli altri. Dante e Leopardi erano lunari. Ma c'è ancora un 'altra luna la terza. E' la luna degli Endimioni. Si c!'iama S~lene: l'adorano quelli che si fingono pasto– ri e che s addormentano per riceverne il bacio. Sono diciamo così. i mantenuti dell'orizzonte che lascia– no !ate alle donne. Se non ci fosse la luna. allora, oome farebbero i lunari? Si può estendere l'interrogazione. Come fa– rebbero il mare. le montagne, le donne. la musica? Ho nominato esseri che sono soltanto lunari. èhe si lasciano cioè visitare dalla propria immagine. rima– nendo lontanj a aspettarla. Forse è lunare chi è int~ ramente pieno di sè. occupato dalla propria solitu– dine e dal proprio silenzio, come la notte come le donne. le più belle. che son sempre così' vicine al tramontQ. e alla morte. Come farebbero come faremmo. senza la luna? Le notti buie ci fanno orrore. Il nostro volto non sareb- • be più. L'amore sarebbe riservato agli opportunisti. Le guerre avrebbero per sempre ragione della paCe e la rete dei pesci ALFONSO GATIU

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