la Fiera Letteraria - XII - n. 26 - 30 giugno 1957

JJomeu1ca ,jU g1uguo 1~;:>, Alberto Sani: • Composizione. Ritrora spontaneamente forme e stili d'altri secoli * cli BElt:X.\ltO BERFN!-0,\1 L'autore delle sculture è un ta· ulialegna che risponde al nome di ·Alberto Sani, ormai prossimo alla cinquantina e quasi cieco. Per quan– to io sappia, non è mai stato ad una scuola d'arte e ha avuto ben poche occasioni. di visitare chiese e musei. Anzt non sembrd. che nutra alcun •nteresse per le creazioni altrui ... Ogni opera d'arte ,ogni artista, ha un suo intrinseco valore. Spero di aver parlato di Alberto Sani e della iua. opera. con l'ammirazione che le• c dovuta. I o ne posso godere, come, da! tempo della mia foja.nzia, oodo d, una novella, di una leggenda au– "M. di un genuino canto o racconto popolare. Per la loro intrinseca qua– htà, i rilievi del Sani meritano un ;ioslC, nelle collezioni pubbliche e ,>,.:vate. · Il Sani cominciò a intagliare nel legno per ammazzare il tempo. Ciò divertiva i suoi annoiati compagni, ed eui lo incoraggiarono a conti– nuare. In breve lo troviamo a scol– pire tavolette che ricordano cosi l'aurora. dell'arte antica come la sua seconda. infanzia. Ciò che egli produce, sia nel linguaggio visivo e sia nel modo di usarne, ci appare sempre più. parallelo ai sarcofagi tardo-romani e paleo-cristiani. Una o due volte ci ha fatto pensare al– la scultura romanica ... Egli spontaneamente ha ritrovato forme e stili di secoli lontanlssiml dal suo. E non frequentando scuole, e non subendo l'influenza di con– venzioni viete oppure in via di cot– tura, è rimasto un fenomeno affa– scinante, il fenomeno di un artista, un vero artista. fuori deL suo tempo. BERNARD BERENSO~ 'I' A e; e; U I N O DELLE L A I 1 .l.. .._, et, L .l.. .J. 1.. .l.. i.\ n,. .ll I n 1I Il 'J'J S'I' I IT.ILl.l.\'I * j~lherto Sani d'istinto scultore * Sa tradurre con il suo genio singolare in forme armoniosP, sicure, la vita quieta rlella sua campagnu * cli DARIO tl'ERI Chi veda il Sani nel suo ambiente. da– v::i.nti a!le sue sculture, nrm può tare a m,mo di stupirsi. La sua completa Igno– ranza d: ciò che è stato scolpito e si sta scoipcndo nel mondo, l'assoluta sua in– comprensione del valore delle opere che eg!1 crea, destano in tuttl merav:glia e pe'!'p;essità. E' certo che non ha mai veduto scul– ture antiche e moderne prima dei suOI vt?n: anni. Ho molto indagato anche per s::per_e se nei viaggi di guerra abbia visi– t.1to ch:ese e monumenti, ma si può con– c!uè<'re di no. Del resto che egli abbia veduto o no sculture antiche è la stessa cosa: perché q~tand, io gliele ho fatte deliberatamente osservar~ (Nicola Pisano a Siena) egli le ha oss~rvate distrattamente e senza al– c11n·interesse particolare. Jnsomma a lui intercss:1 tutto quello che vive, non quello che i> già stato tradotto in pittura o in scu!tur2. da altri. Ne ho fatta più volte !a prova. Contrariamente a quanto fareb– be suppore il suo aspetto, egli ha una sens.:b:Jilà cd una possibilità di osserva– zi'lne enormi. Quel suo fare assente, quel su;:, b;sogno di solitudine, quella insoffe– renza per i lavori materiali (bracciante, bosc:i::olo) si deve sicuramente alla sua permanente contemplazione del vero. E ques:o spiega come egli sia capace di scolplrz scene di vita da lui vissuta e non possa scolpire, ad esempio, scene religiose. Ed tl suo slstema di scolpire ha del pro· d:giosO. Agli inizi della sua attività egli veniva da me (sempre inquieto) perché non sapeva che cosa fare. lo gli facevo ritornare alla mente, parlandogli della vita dei campi, le scene che certamente aveva v:ssuto. Restava indeciso e indir– !erente 1 flno a che una di esse partico· larmc.nte lo colpiva: e questa mi garba!>. 1 E allora si animava &ubito e si metteva a lavorare. Ora non ha più bisogno di q~estl stimoli. Pochi segni fatti con un chiodo -sulla pietra sono l'inizio dell'opera. Egl! non d!segna né modella in creta. Traccia le t:gure più vicine an·osserva– tore, le isola e le modella e successiva– mente scolp!sce quelle sottostanti, e il fondo, senza il m'.nimo pentimento. come se tutta l'opera tosse già vi\·a e definita dentr•> JI blocco e lui avesse solo n com– pito di togliere la matlria superflua. E le composiz.ioni non sono mal consuete o ba– nali, anzi sempre diverse e imprevedibili, Dal bassorilievo, in cui le figure erano sempre per metà del loro volume anne– gate nel piano, egli passò adagio adagio all'alto rilievo e alla figura a tutto tondo. Io non feci mai nulla all'in!uori di fargli notare che i nostri corpi possona appog– garsi anche solo poco ad un muro o stare staccati del tutto da esso. Problema que– sto che egli non si era mai posto e quindi non risolto. Come una volta lo feci restare sbalcrèito per molti giorni facendogli no– tare che la chiesa e gli alberi, pur così grandi, si vedevano, stando all'interno, de~tro il vano della porta della sua casa così p.ccola. Egli non voleva capacitarse– ne e incredulo rifece la scena in una pie· cola scultura (1 Calzolai) e poiché il conto tornava, non finiva di stupirsene. E gli arnesi! Quando ad esempio gli insegnai ruso de! trapano da scultore (che non co– r..oscevaJ se ne impossessò e lo usò come se lo avesse sempre adoperato. (Si veda nella Vita dei Pastori con quale efficacia e con quale gusto consumato da scultore romano egli lasciasse visibili 1 buchi). QuE:;~te e tante altre esperienze sono stare per me fonte di Infinita gioia. Ve– dere que-sto • puro>, che con quel suo ge– nio s:ngolare, traduceva in forme armo– niose. sicure, la vita· quieta della campa– gna, era come il compiersi di un miracolo di sinrerità e di ordine in questo scon– quasso d 1 arruffate teorie e di convulso affanm::rsi per vivere. Fino al 1947 l1 Sani aveva una buona visib.i!tà e quindi egli vedeva bene quel– lo• che scolpiva. Dopo, la vista gli si è gradatamente ridotta e quasi annullata sicché It! ultime opere sono state scolpite ~ontrollando il rilievo più con le mani che con l'unico occhio. Ma pur dovendo ora scavare nei ricordi di quello che vide, le sue opere sono piene di vita e di bellezza. DARIO NERI ffl O S 'l' RE * ìUILA.N.IJJSI Gian pistone: « Paesarrio > JTALI.IXI * * ,li Cri RLQ GI. I CQJIQZZI A ventotto anni. con certi traxuardi da raJ:g1ungere, con un fuoco che arde costan– temente dentro, con una inesauribile \·o– lontà <'he diventa inevitabilmente ansia des1de:io, necessit~. caparbietà; con le a:;: s1llant1 problematiche che urgono e quasi mai confortano la pienezza e la ricerca dei ,,alori .. l'Arte muove I pri_mi ir.issi. si spi– r1tualtzza, o:ale verso pouz1oni che trascen– dono il ritmo oella realtà per sempre ri– solvere il suo respiro nell'ansito di nUO\'e libertà che sono ancora raggiungimen!.i prospettici formali e tonali. Problemi certo costanti anche nell'artista che ha già educato la sua anima alla luce di queste macerazioni in una continua e tormentata volontà di superamento; ben più pressanti alla verde età. appunto, dei ventotto anni. Primi passi che sono • nuovi • passi. un \·oler guardare s1:mpre piU lontano, soprar– tutto sorretti da una propria fiducia. Verrà poi il conforto di un giudizio dinanzi al quale più luce o meno chiarore darà la fiammella di chi opera. Attraverso queste emozioni si concludono e si rinno\,1,no le tappe del proprio lavoro. A ventotto anni, dunque. quanti ne centa Il pittore Gianpistone (per altri saraniio \'enti, trenta o qualcosa di pi\.l - o qual– cosa di meno). l'Arte dovrebbe essere libe– ra. voglio dtre genuina; e tecniche e impo– stazioni e suggerimenti, lontani dalle inten– zioni di chi s'inizia al mestiere, per racco~ gliersi nella ricerca di, nuove condizioni so– prattutto aderenti alle prdprle sensibUità dl immagine e colore. Nomade e fantesio50, non su,ccu.b~ ai ri– chiami di scuole e di e ismi •. Gianpistone ha 'llllora inventato la sua strada con serietà e costanza. trovando il suo equilibrio e la sua personalità in una prima tavolozza v1- \•amente fermentata dai blu. dai rossi. dai viola e dai gialli che gli ha subito d~termi– nato un puntuale indinuo ptttonco. li paesaggio notturno, infatti. rilevantemente ostanziale nella ua miztale agguerrita produzione, è stata la prima attrazione ar– tistica del giovane pittore, chiarendo in lui il fascino e la poesnl dell'1mmediatez.u, e costringendolo ad una pittura di getto priva di risorse tecniche eppure notevole e fresca nella sua ampiezza di paesaggio particola;• mente monumentale tanto e!fic1ente nei contorni quanto la luce-ombra poteva con– correre a descri,•erli. In queste intelaiature barocche le man:– festazioni prepotentemente sce.nogra!iche nucondevano del resto propositi pi\1 con– geniali alle ~pansioni dell'artlSta; e se le immagini già si riempivano di luce, respi– ra\-.ino apertamente gli umori notturni e vivevano di una solitudine che era pur colma t1i voci, di rumori lontan~ annuncia– vano egualmente un senso più arioso dove il colore s1 sarebbe collocato a suo agio. distesamente, sotto la spinta della spatola, in una coagulaz.ione intensa, delicata anche nei limiti di certa dolcezza lievitante nel substrato cromatico sino a creare il pano– rama dell'umano nel cosmico in vicfflde– \'Ole legame. Gianpistone ha ora raggiunto questa nuova saggezza d'impasto, e la predisposi– zione a rinnovare il suo hato è ancora evi– dente. La misura del colore Ci verdi. i rossi, i gialli; le biaccbe cosi sparse in felici stra– tif?Cazioni) ha confermato, nella scomposi– zione della superficie, una sua elevata estetica e la gradazione qualitativa dell'ar– tista cosl pienamente raccolta nei volumi e negli squarci del fraseggio pae.saggistico. I valori pittorici accordano p&rallelamente • questa realtà un significato essenziale. e dallo scotimeto di una tavolona di bassa tonalità il soUio del plrin afr lirico e non letterario. robusto e tuttavia poetico ha raggiunto ormai i suoi risultali es.senriah. la sua sostanza, traducendosi in un racconto ~noso e misurato del colore. CARLO GLi\COl1OZZl CRONACHE DELLA RADIO

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