la Fiera Letteraria - XII - n. 26 - 30 giugno 1957

Domenica 30 giugno 1957 Vittore Fiore Gaetano Arcangeli A VITTO REFIO RE E GAETANO ARCANGELI il- Premio Fraccacretal Preceduta da una commemora::ione del poera Umberto Fraccac-reta di cui ricor– reva il decimo anniversario della morte, ha avuto luogo a San Severo (Foggia) la cerimonia per l'a.ssegnazi6ne del premio Fra.ccacreta di. poesia isiituiio dalla fami– glia. in onore deL gentile « poeta del Ta– voliere>) sotto gli auspici deHa Società Dauna di Cultura. La giuria presieduta da Antonio Bal– dini e composta da Ma:ria Bellone-i, Ar– naldo Bocelli, il prof. Francesco Piccolo e il prof. Soccio, _ segretario Mario Con– siglio - ha deciso dopo lunghe discus- sioni di dividere il premio di mez.::o 1ni- 1ione ex aequo fra Gaetano Arcangeli di Bologna per il libro ti Solo se ombra >1 e Vittore Fiore di Bari per il libro << Ero nato s-ui. mari del tonno)) indicando nei due poeti. due tenden.:::e di.verse e precise della giovane Poesia di. oggi. Tra vivissimi applausi Evi Maltagliati ha letto alcune liriche fra le più belle dei due giovani vincitori.. Erano presenti. autorità fra le quali l'on. Dì .r,.'[eo e H prof. Padellaro. e letterati e poeti. fra i quali il fra.le servita David Turoldo vincitore del primo premio Fraccacreta d.i tre a'"lni or sono. Arnaldo Bocelli legge Ja. relazione del Premio Fraecacreta. Della giuria facevano anche parte Antonio Baldini e :Maria. Bellonci (nella foto, al tavolo), il prof. Piccolo, e i.L prof. Goccio UN LJBRO DI POESIA * Il 111are dentro * di GIORGIO CAPR01H Certi innocenti' vizietti si prendono da ragazzi, e poi chi se ne libera più. Così ci è rimasto quello, appe:da rice– vuto un libro in regalo (non più per un bel voto. ahimè) di aprirlo senza neppur leggere il frontespizio. soltanto per guardare prima di tutto < se ci sono le figure>.., nostro metro di allora per giudicarne la bontà o meno. Come se giil da allora. nei ragazzi (e negli adulti no?). fosse l'espressione figurativa ad attrarre con maggior forza della scrit– tura. Dobbiamo a tale abitudine se diamo la precedenza alla raccolta cli Elena Cle– mentelli (11 mare dentro. Bestetti, 1957). facendo ancora una volta torto ad al– tre (magari migliori: chi può dubitar– ne. dal momento che non le abbiamo ancora lette) che aspettano da chissà quanto? E' un fatto che. appena ricevuta la bella edizione che ha tutta l'aria d"una strenna estiva pér la nostra promozione agli esami di ammissione, le nostre di– ta. con un gesto onnai méccanico e disilluse in partenza, sono state le pri– me a scoprir la sorpresa (proprio per una sorta d'intelligenza tattile), gridan– do esultanti agli occhi che e le figure c'erano davvero>. come infatti ci sono. grazie ai forti disegni di Anna Salva– tore. Disegni, diciamolo non di sfug– gita, che da soli darebbero valore al libro, ricchi come sono d'intenso respiro umano e di reale e leale peso corporeo (tutte figure di donna: della medesima donna, resa \"iva e concreta nella sua giusta dimensione d'anima e corpo) e che realmente.,.. meglio che realistica– mente (e prima ancora d'aver scoperto, da parte nostra. la < donna appoggiata alla nassa >) ci banno aperto il pensiero al mare, appunto per il profondo respi· ro e Ja profonda espressione (d·una femminilità piena di dgore nei suoi stessi abbandoni: marittima. più eh.e marinara o marina) che li animano. tutti. Al cospetto di tali disegni (ripetiamo. mar.ittimi: cioè esprimenti una \'ita - anche di lavoro - vissuta sul mare: con un"epica. alle spalle e dentro, di bra– gozzi e di petroliere e di carghi, vale a dire di elementi maschili di cui la don– na - come lo stesso mare - è ambiente e s~sso che soffre, ma che governa, an– che) più che mai risalta il carattere eminentemente marino invece (elegiaco anche se con tinte spesso ardenti e so– I~nni, e romantico) dei versi: giacché è spesso un sentimento del mare. quello delJa Clementelli. più a1cy6nico che ver– ghiano, e che forse sarebbe il medesimo di Est~rina (non intendiamo dire di l\Iontale) se la montaliana fanciulla (ma non sarebbe più lei!) si mettesse a scri– vere versi, anziché restarsene ignara e spensierata a < bruciare l~ membra, leg– giadramente distesa nel sole sullo sco– glio Jucente di sale>. un attimo prima di e abbattersi tra le braccia del suo di\"ino amico (il mare) che la afferra>. Riascoltiamo sul nostro registrator~ (che rimarrà per noi un pio desiderio: una metafora) l'attacco dell'orchestra nel primo di questi tre tempi (IL mare dentro, Tre momenti, Cieii freddi), suf– fici~nte, crediamo. a far capire a volo il tono più sincero del libro: Ritorno a. te dal lungo es1ho :teua terra alle tu.e riut fiOTiU! di SOniSì. agli «:09/i scarniti dal. Silen.:-io. a/la pia solitudine dei pin, chini su te in atte.sia QU4Si a spiarti tn viso la promes.;a che è per me sola. E sulla rena calda la.scio aue sµoglfe della tua presen..ia. rultit11a impronta del -mio ?(JSSO umano. 1 a mia limitazione gìii sconfu.to .. nauorl>ita 11elfa.nsimare lento del tuo respiro umido d'eterno. So il gesto amico che mi sfa e mi sperde, che fonde e annulla nei flUido acciaio ~lla tua m.~12ia graue la mia VJ!a di temt>O. E mi e caro il riposo nel tuo grembo che non Sl stanca di cullarmi. mare. Dopo un tale attacco non è giustifi- cato il desiderio di far scorrere fino in fondo il nastro. per riascoltare meglio l'intera sonata? Accrocca, nelJa sua Prèsen.tazione. ha accennato a un sentimento del mare che, leopardianamente, prende significato di tempo. Tempo immobile. eterno, dove il nostro umano tempo scorrente (< la no– stra \"ita di tempo >: e proprio ora usciamo dalla prima lettura di Onde di :\1ario Luzi, in Onore deL vero) s'illude per un attimo di ,trovar requie, in dolce naufragio. :\1a senza scomodare i Presocratici e \"aléry, e certo misticismo che saremmo tentati di dire, per quella volontà di e svanire> nella luce salina. ligustica– menie buddistico. contentiamoci di affer– mare che. almeno in questi versi, l'au– trice sa far bene (la technes, già, di cui parla il ligure Baratono in Arte e poe– sia). come risulta soprattutto nel nono (abbiamo contato giusto?) e successivi: :ascio aLla sco/ia della tua presen..:n. rult1ma ,mvronta del mio µauo umano. la. mia limitazione già $C'Onfitta... :'.\Ia non si tratta. per fortuna, di versi isolati. E se si leggono interi anche i componimenti alle pagine 32, 33. 40, 47. 49. 57. 58, 64, 69 (abbiamo scelto un buon terzo dell'intera raccolta, e non è paco) sarà altrettanto facile persua– dersi che la Clementelli. nonostante le frequenti e spesso disastrose cadute. già riesce ad uscire daUa solita schiera del– le donne-che-scrivono-\•ersi (quasi sem- rirepi~rod!f1: :~?:::zs~~n d~u:hi:~?i~~of!;: tario simbolo d·un bel giovanottone - l'Amato. amano dire - che se le pren– da fra IE' braccia. e magari le sposi), amabilmente insopportabili nel riuscir così bene a radunare e com•ogliare tutti i difetti della poesia italiana nel suo Difetto. che è appunto qu·ello di un parlar troppo di sé. da parte di chi GIORGIO CAPRO:S'I (COntioua a pagl.na 8) LA FIEnA LETTERARIA CRO ACHE DEL PIACERE * l.l dito nel naso * di Al,FO~SO GATTO A capitan Cocoricò dobbiamo qualche rigo. Lo mer:ta. e meritano una risposta tutti i bambini che son venuti alla soglia della mia casa, guidati dal più piccolo. mio figlio. a chiedermi: e Quanti anni ha Cocoricò? >. C'era una scommessa tra loro, di certo. e i pareri dovevano essere. tanto contrastanti che nessuna delle risposte che per scherzo azzar– da\·o riusciva a metterli d'accordo. lo stesso fui preso dal dubbio. Quanti anni ha Cocoricò? 11 giornaletto della nostra infanzia ha già com– piuto i 50 anni. ma questo non basta a dare un certificato d'anagrafe al vecchio capitano. ::\.f'accor– go d'aver detto e scritto e vecchio>. Ma e vecchio>, tra noi che ci intendiamo. significa buono. pastoso. scorpacciata. ~on è un attestato di vecchiezza. E. un modo, insomma. di dire amico. E questo già lo sapevamo. Barba, berretto, giubba. bottoni; ciabat– te. mutande. faccia. e sedere di Cocò. quei calze– rotti di grosso cotone. son fatti della più umana te– nerezza che noi si conosca. da stropicciarci su il naso come si fa coi bambini. · C'è il segreto per indovinare. forse. E. anche a sospettare che sia un alibi per il nostro invecchiare. un soccorso all'immagine che vorremmo avere di noi, non· esitiamo dal proporlo: almeno ai grandi. se i piccoli non avranno modo di seguirci. Ci sono Bibì e Bibò. i figli. In loro Cocoricò ha tro\·ato la sua meravigliosa età al limite della re– ciproca provocazione. Oggi sappiamo che tra padre e figlio, perchè l"amore sia la più avida immagine del loro rincorrersi nella somiglianza. negli andi– rivieni stessi del corpo e delle fattezze, in un di– spetto tutto battuto a rime. deve esserci uno stacco forte d·età. l padri troppo giovani. o soltanto gio– ,·ani. non sono provocatori. Inesperti ancora a rap· presentarsi liberamente, fermano i figli alle proprie gambe e alle proprie mani, non si lasciano imbro– gliare. E senza imbroglio. senza impaccio, senza pancia, non si ritrova la carne comune, l'immagi– nosa e ancestrale baldoria che ci riporta a nascere insieme dalla stessa madre. lon è difficile capire. Il mare di Cocò. la sua giubba da marinaio. i suoi autorevoli bottoni, la sua barba a spazzola, la sua faccia. la sua bocca da ohibò, sono stati i figli a inventarli: essi hanno il padre che vogliono. Kon conosciamo altro amore più carnale di questo per cui un padre veramente amato e inventato, inventa a sua volta i figli che lo appallottoleranno~ Ora sappiamo retà di Cocò, e non è un numero, non è un testo d'anagrafe, ma lo scoccare delle sue gote, il boffice delle sue manacce che non fanno male. Io penso al mio bambino Leone che mi sac– cheggia. C'è il mare tra noi. anche se non si \"ede, il ricciolo d'una spavalderia che ci avvicina e ci iinbarca nell'allegrezza. E sempre dai naufragi torniamo insieme, inventando una bella bugia per la mmama. Cercate di capirmi. Ho detto più chiaro che po– te\·o. ma, tra noi e noi inspiegati si da prenderci la testa in mpno, accoccolati su un gradino insieme con i ragazzi, come a pensare d'averla fatta grossa e di non poter più tornare a scuola, ben sappiamo che è difficile staccar da noi i pensieri, chiarirli senza perderli. Ci soccorre capitan Cocoricò nel * Il Premio '-Strega '' Giovedì 20 si è svolta la prima votazione del Premio « Strega - Amici della Domenica». ] cin– que autori ammessi alla votazione finale - che avverrà il 4 luglio pros– simo - sono, nell'ordi– ne: Els-a Morante, Orio Verga.ni, Arturo Loria, Carlo Laurenzi e Gino Montesanto. * ricordarci che la vita. mai àppresa, e tutta da in– ventare ogni giorno, almeno per i padri innocenti che vanno a scuola dai figli. Ho amici anche celebri o comunque avviati a far parlare di sé, che attendono, tra un libro e l"altro, a pescare col dito nel naso la propria tri• stezza. Abituati: si vede, a scavar dentro, essi non desistono dall'indugiare nelJa paziente ricerca di una caccoLlna che tra le dita poi serva di pretesto a ben altri pensieri. Un bene. un male. tutto questo o soltanto un brutto spettacolo da non raccomandare ai ragazzi che vogliono scrivere qualche verso? Non tocca a noi dirlo, anche perchè non potremmo giurare sul– la nostra immunità al contagio di una simile, in– tellettuale operazione. Poggiamo l'accento sulla pa– rola e tristezza>. NelJe nere narici appassite di ta– bae<:o. il pescatore di ombre attende al varco l'oscu· ra opinione che ha di se stesso ove più attento sia a lasciar buona memoria e a meritare l'alloro. Lunga e inclemente è la via della gloria. Chi la percorre. ha spesso bisogno di sedere al caffe. Così esposto alla pubbHca opinione. nella luce che !?,1i muove quasi un'aureola sul volto, davanti alla chicchera già piena di cenere. che fare? Portare il dito. o meglio Je due dita, il pollice e l'indice. alla narice. solleticarla. prima di addentrarsi nel suo oscuro condotto. attingerne le ultime primizie, è un lungo tortuoso pensiero che si conclude nel suo stesso impaccio, nella stretta finale che la mano dà al naso per rinfrancarlo in un nuovo palpito. Dell'irragionevole dubbio e insieme della tene· r-ezza che lo porta. solo e inspiegato. a far mostra di se. l'uomo col dito nel naso è la vittima più paziente, un fanciullo che forse ha trovato neirat– taccamento alle cattive abitudini la prima libertà di cui ba bisogno. Lo strano è che questo modo tor– tuoso di raggiungere una cosi ingenua indipendenza sia il modo stesso di implicarsi ancor di più, di rivolger~ in se e contro di se la propria ironia. - Xon scrivo per Lriiziati alla· gloria che tornano fedeli ogni giorno all'appuntamento col naso. ma per i sette lettori che ci interrogano, quali fedeli abbonati all'innocente passatempo di cui pur vor– rebbero. liberarsi. Se ci leggeranno i ragazzi, non s'illudano di farla franca. :\Iangino le unghie, met– tano le dita nel naso, tentino i piccolissimi persi– no di inghiottire il piede, non saranno mai per– donati e. tanto meno, incoraggiati a esercitare l'im– paccio di cui· hanno bisogno per \"ivere. Lascino ciò ai grandi. agli incorreggibili grandi che non hanno saputo emendarsi dal vizio di rimanere fanciulli. Per tornare alla gloria, agli amici già celebd o comunque avviati. ecc., dirò che non saremo sempre a riconoscerli dal gesto con cui solleticano il vizio, ma dal pelo, 0\'e pur esso sia per cadere. Lupi mansueti, rimasti cuccioli anche da vecchi. continueranno a giocare tra le proprie zampe, a addentare in se l'ultima preda. Vogliamo renderci. amici col dito nel naso e no, l'onore delle anni? Facciamolo senza ipocrisia, ricordando che H modo di raggiungere la prima. timida. libertà è stato il modo stesso di rivolgere in noi e contro di noi la nostra immaginosa ironia. ALFONSO GATrO Manlio Sarra: « Festa in campagna.• Goffredo Belloncl BELLONtJI e il (J___ L\.RDU(J(JI Sabato scorso., 22 giugno, alLa societd di Cultura di Catanzaro, Goffredo BeU.onci ha parlato deL Lin– guaggio poetico di Giosuè Carducci. Egli si era proposto di. mostrare che lo svolgimento di quel linguaggio dai. Juvenilia alle Odi barba-re non fu dissimjle da quello della poesia europea, per e3em– pio daU'Hugo e dal Sainte Beuve al Baudela.ire e ai Parnassiani: ampliamento del vocabolario per riconquistare alla poesia tutta la lingua parlata senza pi.ù uso di. perifrasi e di pseudonimi; e poi a manO a mano uso di parole che potessero espri– mere una impressione del poeta., e fermare la miste– riosa congiunzione della natura e del nostro spirito in una immagine, in' un paesaggio (con astratti personificati, aggettivi sostantivati., verbi intran– sitivi. mutati in transitivi, e vocaboli creati. ex novo o per virtù di. timbri e di toni diventati evocativi e suggesti'vi etc etc.) .. E finalmente una metrica più varia prevalendo il ritmo su.Ila melodia. n Bel– lonci ha dimostrato la,.81L4 tesi con spogli lingui– stici dei Levia gravia, dei Giambi ed epodi, dell.e Rime nuove e delte Odi barbare. If el suo di.scorso, serratissimo, l'oratore ha discusso altri problemi della poesia carducciana, quello, all'inizio del clas– sicismo del giovane e scudiero dei. classici>, che gli. sembra piutt-Osto amore della letteratura italia– na neUe sue diverse fanne, classiche sino al Cin– quecento, non più classiche e persino anticta.ssiche alla fine di quel secolo e nel Sei.cento, di spiriti. e di forme classiche insieme e romantiche nei grandi poeti del primo Ottocento; e ha polemizzato con i critici che giudicano provinciale un poeta di così provata cittadinanza europea solo perchè canto con originalità italiana i temi. comuni alla lettera– tura europea del suo secolo, senza imitare l'uno o l'altro poeta straniero; facendogli persino colpa di non aver conosciuto H Rimbaud H l'ifallarmé l'Apol– linaire conosciuti. persino in Francia ( come si. può dimostrare) solo fra it '90 e it '96 quando t'opera del Carducci. era compiuta. II Bellonci ha anche messo in luce certe concordanze del Carducci con l'H0tderHn, it Whitmann, H Baudelaire etc., poeti da lui certamente letti e ammirati. IL discorso è stato seguito dal foltissimo uditorio con profonda e appassionata attenzione, e lunga• mente applaudito alla fine. Goffredc Bellonci ha avuto le calde congratulazioni di dotti ascoltatori ai quaU è piaciuto l'ardimento della tesi che invita a riprendeie l'esame della poesia carduceiana con idee e con criteri del tutto nuovi. GLI SCHIT'J'ORI · E LA. SOCIETA.' * SI OHI ENTI CHI PlJO' Ma dove è andato a finire lo scrittore? Ho testual– mente udito un gruppo di brave persone lamentare la sua assenza; si trattava di quelle brave persone che desidererebbero veramente vivere un poco in sua compagnia, che una volta ci riuscivano senza so– verchie difficoltà. ma ora non più, perchè si sono accorte che lo scrittore s'è fatto quasi del tutto irre– peribile. Questo gruppo di persone si esprimeva così: " Non sappiamo spiegarci perchè non riusciamo più a passare una buona serata c0n lo scrittore: una volta. quando eravamo tutti più giovani e il mondo, in de– finitiva, era assai meno vivace di oggi, lo scrittore stava quasi sempre con noi e ci aiutava a passare qualche notte in sereni conversari; oggi che allo scrittore una quantità di gente autorevole dedica tempo e denaro, feste e luminarie. oggi che i foto– grafi lo vanno cercando e ogni tanto sono quasi certi di averne potuto ritrarre l'effige più intima. non si riesce più ad averlo veramente tra noi. Qualcuno as– sicura che si è fatto misantropo, altri invece affer– mano che si è ritirato in campagna; altri ancora, in– vece, assicurano che si è andato a nascondere nelle \·esti di alcune innocenti guardiane di porci. di qual– che scolaretto di terza elementare, di qualche gio– vinetta figlia di papà. trascurata dalla mamma e adrrnata di tutti i bravi «.complessi» necessari. Co– me stiano le cose veramente però in questo momento sembra che non lo sappia nessuno e, intanto, il no– stro amico rimane irreperibile. magari non del tutto. lo si intravede, ma sembra che non voglia l)iù con– vivere con noi, proprio ora che ~i son preparati da ogni parte lussuosi festeggiamenti. che gli vien de– dicato denaro e, in molti casi, perfino una stanza in- * di GUGLIELMO PETRONI tera per organizzare cose in suo onore nel bureau della pubblicità delle più importanti ditte». Queste brave persone concludevano la loro lamentela tut– t'altro che ingiusta dicendo: « Non sappiamo proprio come spiegarci questo suo modo di comportarsi ». Io che durante la mia visita ho avuto modo di co– noscerlo discretamente da vicino, lo scrittore, ho avuto una mezza voglia di rispondere per lui; ma non l'ho fatto, anch'io non mi son sentito affatto ,sicuro di poter dare una giustificazione che rispon– desse alla realtà; tanto più ~he non sono poi tanto <."onvinto che la irreperibilità dello scrittore sia dav– Yero così totale come la lamentano queste brave per– sone. Più di una volta infatti ho avuto modo di costatare direttamente che lo scrittore qualche volta è ancora in mezzo a loro senza che essi siano riusciti a riconoscerlo: il tempo passa, tutto cambia e anche lo scrittore non è più quello di prima. non è più rico– noscibile a prima vista, per coloro che sono abituati a ricercarlo nei vecchi modi e nelle antiche vesti. Dir questo m'era apparso che potesse essere anche indiscreto senza considerare che, forse. non avreb• bero capito bene. So che questf bravi amici. ad un certo pwuo. hanno sentito davvero non poco disagio per questa curiosa situazione di cui non possono ancora rendersi conto e. a tat proposito. hanno pensato di rivolgersi al cri– tico dimenticandosi che anche il critico è con lo scrit– tore e perciò anche lui è irreperibile sul momento. Colui al quale si sono rivolti scambiandolo per il critico, in realtà era un organizzatore dì una delle tante feste pro scrittore il quale, a dir la verità. non si è sentito cli indicare per lo scrittore uno di quei ~rr?gati coi quali ha più dimestichezza; sapeva be– mssuno che quelle brave persone, malgrado tutto. ?OD glielo avrebbero accettato facilmente, perciò si e barcamenato. ha dato delle indicazioni contradit– torie, poi ha concluso dicendo che si vive in tempi difficili e che il suo mestiere comporta molte cautele e discrezioni. « Un momento difficile» è la frase che ho sentito ed ho anch'io voluto ripetere quando, queste brave persone, hanno chiesto qualche cosa anche a me, così }Xltevo anche dar a divedere di essere un .-,, d'ac– cordo con quello che loro credono sia il critico. « E' un momento difficile e si orienti chi può. ma non oc– corre prendersela troppo, lo scrittore momenti facili non ne ha mai conosciuti» ho aggiunto poi ho pro– seguito che i momenti difficili. fino ad oggi lo scrit– tore se l'è sempre risolti per conto proprio, rara– mente con la collaborazione di pochissimi amici; ora invece le cose stanno diversamente, enti, persone di vario genere, funzionari appositamente istruiti si in– teressano di rintracciare lo scrittore e comunque pre– sentano qualche cosa e qualcuno nelle più impen– sate vesti dicendo che quello è lo scrittore è il poeta. Probabilmente se il poeta ha sentito il bisogno di ritirarsi un poco in disparte, o meglio di mettersi un po' fuori cli questa « organizzazione », è perchè i suoi veri problemi sa che non può risol,..erli che lui stesso. per il resto tutt'al più. immagino. starà ad aspettare che tutta questa gente impari l!n poco ad orientarsi attorno ai casi suoi faticando e pagando di persona. GUGLIEL."\10 PETROXI

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