la Fiera Letteraria - XII - n. 25 - 23 giugno 1957

LA 1•11,,111\ Li,,111,,l{Al{JA Per due cipolline verdi * P_çnso ai nostri rari e fugacissimi incontri da più di un decennio a qu_!!staparte e mi vien fatto di assoc:arli a ques1e poche liriche, che ptu·e coprono un così hmgo giro di anni Leggo non appena giunte - fatto sempre più raro - queste \·enti poesie di Broggini. Ne sono lietamente sorpreso. Le rileggo e mi toccano. Per– chè si tratta d'un vecchio amico. che pure vedo si e no due volte in un anno? Certo anche questo ha il suo peso. ì\Ia difficilmente. non per una que– siione di gusto. gli perdonerò quel titolo delle ci– polline. Scontroso com'è, svia alquanto dalla so– stanza del libro e la limita. ha l'aria di una giu– stificazione non richiesta o piuttosto di una di– scolpa. Chi ha scritto. del glicine supertiste d"un tempo generoso: attorcigliala disperazione sulla faccia spietata di. una nuova casa chi ha scritto queste parole, è autorizzato a fre– giarsi d'altro emblema che non di cipolline verdi. Penso ai nostri rari e fugacissimi incontri da più di un decennio a questa parte e mi vien fatto di associarli a queste poche liriche. Poche e rapide. eppure coprono un cosi lungo giro di anni. Togline una di sfondo fiorentino. un'altra di sfondo ro– mano, togli l'accenno all'incontro parigino con De Pisis, il resto è milanesissimo corso Garibaldi e dintorni. Ma col senso d'un \'iaggio nel tempo, coi suoi attimi lampanti e memorabili e la vertigine dell"essere portati via e rimanere. di cui Unga– retti aveva cantato. Una inquieta fedeltà, vorrei dire, una brulìcante pazienza. tutte spese 'nello spazio tra le pomeri– diane Tre Marie o il Savini serale d'una volta e la diletta contrada di sempre. * ,li .- 1 ri.Hr on, o s ERE 1\11 male. Perché? il primo basta a sè stesso e al resto e assol\'e in pieno a qt.ielle \'eci cui troppo spesso il secondo - ed è naturale - non adempie. Ecco qui uno dei grossi meriti di Broggini come artista: solitario per questo. esemplare per questo in un ambiente dove gli estremismi sono troppo spesso fumisteria e orpello commerciabile. Rara· mente ho visto un così riuscito impasto di genti– lezza e violenza. Parlo qui di tutto Broggini. arti– sta e uomo. Nei versi la violenza rimane sullo sfondo, ma si sente che arma la gentilezza. Più ancora mi piace in lui la nessuna fretta apparente di fare sovrapposta a una reale ansia d'esprimersi. Amo questi artisti che sembrano non far conto degli anni e ne sono segretamente ango– sciati. che vivono come se non di una ma di due o tre vite si trovassero o disporre, pur sa– pendo troppo, troppo bene - e qui sta il guaio - che di una e di una soltanto dispongono. Inutile per Broggini cercare sottili raffronti tra il suo sc'Jlpire. modellare e disegnare e scrivere versi. L'operazione è in lui veramente la stessa. esprimersi, testimoniarsi, liberare quel di più che accerta la nostra vocazione per la gioia e che forse non avrebbe senso - o ne avrebbe tut– t'altro -· se fossimo non dico felici, ma uni in noi stessi, liberi dav\'ero. persone e non perso– naggi. O, se proprio l'operazigne non è la stessa. e prescindendo dai risultati specifici, la stessa inva– riabilmente, e invariabilmente seria. e la posi– zione che assume nell'esistenza dell'artista nostro amico. appena; ma ciò confortava e dava calore, pareva di stringere da presso il cuore della città. Ne era– vamo, anzi. una parte? Troppo !acile, e l'isola dove,·a rivelarsi tale e. come giusto. dissolversi. O scindersi. se mai. colpevolmente. in altre più piccole e distanti? E' incredibile che esista a volte un cosi gran braccio di mare tra via Scarlatti o via !\lacchi e corso Garibaldi. Questi versi sono giunti come messaggi insperati e in bel senso elo– quenti. Propongono appunto una storia, il pas– saggio dall'illusorio possesso all'aspro confronto di una irriducibile ma appassionata solitudine con lo sterminato imprendibile cuore di una città. Che è poi il fisico emblema della nostra ansia verso l'immagine di noi e del nostro tempo, attorno a cui. assieme e disgiunti. sapendolo o no, si lavora Forse il segno più patetico, seppure non il più liricamente persuasivo, del trapasso dall'uno al– l'altro ciclo è in questa epigrafe che è anche una dedica: Anclie se non hai. conosciuto Berto Fasan prega per lui. La sua anima è sut Corso dove il suo corpo venne fucilato il uentidue maggio millenovecentoquarantaquattro. Caro Gigi, eccomi ora incamminato in questo tuo Corso, un sabato mattina, una di queste mal• tine torrenziali di dopo l'atomica. Sono stato per la prima volta. in tanti anni che ti conosco, nella polvere del tuo studio. 1Ii dico: che non sa quant'e bello questo corso non sa fino in fondo quanto C bella 11ilano: chi pensa di amare :Milano non l'ama davvero se non ama questo corso. Mi dico questo e nel dirlo dentro uno scroscio di pioggia di questa ora avanzata del se– colo mi par di cogliere il segno decisivo, la pro,·a estrema d'un lungo e difficile amore. Questione di vedere, o di non vedere. con te e la luce nelle pietre>, di non lasciarsi, come tu scongiuri. e sor– prendere dalla gelida notte >. VITTORIO SEREi\'1 Pag. 7 ) ri.li è difficile pensare questi versi in termini letterari e critici. anche se ciò si deve sempre fare. alla fine. E' che sembrano non averne biso– gno. A dispetto di una metrica spesso approssi– mativa. in pochi segni ti impongono una storia. con una nettezza e Una capacità d'incidere nel ricordo che non sono riferibili soltanto alJa scarsa mole. Il prestito letterario, le poche volte che c·e, è un semplice puntello a una cosa da dire. lirica– mente importante. proprio uscita dal cuore. Appunto per Broggini vorrei parlare di estremismo del cuore cui non corrisponde, su questo piano della poesia e forse nemmeno su altri piani. un estremismo for- Quando uno che fino a ieri conosce,·i sotto tutt'altra qualifica. si rivela per uno che in se– greto e per anni ha coltivato lo stesso. segreto o no. mestiere tuo. un moto di stizza può anche assalirti. Pensi che hai un collega in più e un disinteressato lettore in meno. Più dell'intrusione impensata, è la perdita che ti brucia. Come si va diradando il tuo già modesto pubblico ... Con Broggini non è stato così. Anni. anni e anni fa ormai. ci si era tro,·al! insieme in ben più di due a coltivare. ognuno a suo modo, l'illusione del– l'arte. Si stava assieme in un'isola e lo si sapeva DUE CIPOLIJrNE VERDI, di Luigi Broggini, con una nota di A:ronso Gatto. Edizioni del Milione; L. •400. Luigi Brorginl: • Viaggio a. Roma :a (disegno 1933) Avevo per compagno di viaggio uno svizzero occh.ialuto, figlio di un atber gatore tedesca, e insieme ci recavamo a Roma. Dico· , insieme > perchè non si. trattava di un compagno di viaggio oc· casianale, ma di. uno scultore come m~; il fatto di trovarci nello stesso treno dt– rerti a Roma era dipeso da un'imbro– gliata circostanza o, meglio, da una con– giura, come la chiamavo io allora. . /\-on che to svizzero fosse persona in· degna. ma i.n quell'occasione ne avrei. fatto volentieri a meno. Si trattava di questo. Lo svizzero ed io avevamo vinto una borsa di studio che comportava un soggiorno a Roma e potchè pare che a quei tempi io godessi fama di. essere una specie di diavolo sca– tenato, i. commissari del premio, anzichè assegnare a ciascuno. la s-ua pa:te ~ com'era giusto - deltberarono d, fare, viaggiare assieme affidando allo svizze· ro, forse perchè di. me maggiore di alcuni anni, l'incarico di amministratore del· l'intera somma. A me veniva concessa una diaria gior· naliera di quattro Lire per le spese inu· tili. Viaggio. vitto e alloggio dovevano essere regolati. dallo svizuro. Da quale di quei cervelli fosse sca~ turita una simile proposta. non l'ho mai saputo; ma tanto basto per farmi di– ventare un demonio anche se non lo ero mai stato. Cosi, se ce n'era bisogno, le mie pro– teste non servirono ad altro che a con· fermare ai signori. della commissione la bontà e la bellezza del loro operato. Cor rado Barbagallo, buan·anima, era il pre– sidente di questa sciagurata commissio· ne e poichè credeva di conoscermi un poco - essendo stato mio professore al liceo - ebbe a dirmi; • io so di qualt "scelleratezze" (proprio cosi) tu. saresti capace se ti. venisse affidato l'intero pre· mio, per questo ritengo c11e la comm,s· sione abbia agito giustamente. Non che tu sia un cattivo ragazzo, ma dopo tm mese non avresti più un soldo>. Di quali scelleratezze mi ritenesse ca– pace non lo so, nè del perc~è l_c com– missione avesse adottato a mio riguardo irn tale provvedimento da riformatorio. Gli risposi che non avrei mai accet– tato una soluzione del genere e eh.e piut– tosto avrei rinunciato al premio. Non credo che nella storia dei premi si sia mai verificato un caso tanto ba· lordo quanto ingiusto come il mio. Nè mai mi riuscì di capire perchè quei par– rucconi si ostinassero tanto nel negarmi la mia Libertci. ,Ma tanto va che nonostante le mi~ intimidazioni e le mie proteste accettat di partire con lo svizzero. Adesso il tre· no correva verso Bologna ed io cercavo. con i miei discorsi. d'ingraziarmi H mio compagno di viaggio. Speravo mi potes– se capire ed anche aiutare. Ma mi resi subito conto che tra me e il figlio dell'albergatore c·~r~ ur~ abis– so. Io ero gid stato a Parigi (I avevo gridato anche a quelli del~a con~mis· sione) e questo mi consentrva un edit– ca:ione di gusti e di apprezzamenti no– tevolmente emancipata rispetto ai gio– vani della mia età. Esprimendogli la mia passione per l'arte, feci anche .dei nom_i dt artisti. Allo svizzero non piaceva ne Matisse, nè Maillol, nè Despiau; Picasso poi! A Bologna mi era già diventato tanto antipatico e la sua compagnia insoppor– tabile che lo lasciai per andare a fumare nel corridoio. A Roma c'ero giQ stato altre volte. ma sempre di sfuggita. Questa poteva esse– re per me la volta buona anc~e per via di un certo programma che mz ero fatto da tempo e che solo con l'aiuto dello ,i.iizzero avrei potuto realizzare. F U \i E Il A.MEN 'I' E UN A. S 'l' A. G I ON ~ 1'I l!J ll A. \T I G LI O S ~\. * Disegnavo tutto ciò che la più natmale delle Considerai la cosa con calma poi riew trai nello scompartimento dove il mio compaanostava magnificando ad una signora. che era salita a Bologna, i laghi. e le montagne della sua patria. La s1gno· ra era entusiasta, graride ammiratrice della Svizzera e degli. svizzeri. lo no. ma per la buana riuscita del mio viaggio ammisi che la Confederazione era un paese invidiabUe. Poi indussi lo svizzero n parlarmi dei SILOi progetti di lauoro a Roma. ::,,. ........... * la mia fantasia aveva filtrato cercando per quello scenario meraviglioso personaggi trasposizioni: monumenti, chiese, architettm·e ne erano * di Lt;IGI BllOGGIXI Lusingato, cominciò con lo spiegarmi che aveva un certo numero di statue da 1111suraree mi mostro tutta un'ap– parecchiatura di sua invenzione, fatta di. fili, piombi e squadre nonchè di una grande bolla, di- quelle che usano i mu– ratori, da Lui. mostruosamente perfezio· naia. Mi. disse anche che secondo i suoi calcoli la Venere Capitr>Lina aveva la gamba destra piti, corta. Lo guardavo in faccia mentre parlava: miope. brutto e ottuso. Gli troncai il discorso di colpo e senza ta11h infingimenti gli chiC'Si s'era dispo– sto a favorirmi amichevaLmente dando– mi. la possibilità dt vivere liberamente a Roma. Cercai. di spiegargli come i miei. pro· positi di lavoro riguardassero interessi assai. diversi. dai suoi e che mi accor– reva tutta la mia Hbertd. Anch'io avrei visitato i m.usei, ma più d'ogni altra cosa per me Roma valeva in tutt'altro senso. Lo pregavo perciò di concederm.i. se non tutto intero iL mensile (t soldi. ci venivano anticipati ogni mese dalla ban· ca) almeno quelli di. una settimOna. Lo sciagurato non capi niente. Mi rispose cl1e per nessun motivo sarebbe venuto meno alle consegne ricevute. A Roma si andò in u11a pensione in Piazza del Popolo, dov'è adesso ii caffè Rosati. Lo svizzero pretendeva che ci si sistemasse in un'unica camera. Alla sola idea di dormire insieme al misuratore di statue. mi misi ad urlare. Ottenni una cameretta per me solo. La pensione - prevalentemente fre– quentata da stnnieri - era di quelle. come ce ne sono molte a Roma, di odore indefinibile quanto insopportabile. An– che i pasti avevano lo stesso sapore dubbio. Che proprio a Roma mi toccasse di mangiare cibi tanto inconsueti e per me disgustosi, mi riempiua di natisea. Cosi sacrificato tirai avanti un mese. Lo svizzero andava e veniva dai mu· sei dove aveva piantato il suo trabiccolo per misurare le statue. lo vagavo da un capo alt'altro della città. Ma piìi che nella città le mie gior– nate le trascorrevo fuori, sulle colline lungo il Tevere. Sopratutto amavo la campaana romana. Qui Roma mi si rin· nouara in una visione d'incanto. Disegnauo tutto ciO che La mia fan– tasia aveva filtrato cerca11do per quello scenario m.eraviglioso la più naturale delle trasposizioni. Monumenti, chiese. architet1ure, era– no i personaggi di. queste illustrazioni. Ma sopratutto era il cielo di Roma che suscitava in me l'inebriante desiderio di favolosi disegni. Quel cielo che ho sempre e sentito rosso>, Dello svizzero non mi curauo piU, tanfo che avevo finito col sacrificare le mie quattro lirette rinunciando a ritornare alla pensione per H pranzo. Alla sera rincasm.10 stanco morto e subito. dopo aver mangiato. mi coricavo. stesso a pregarmi di accettare l'intero assegno per it prossimo mese. Il giorno dopo mi versava i. quattrini. La cosa era troppo sorprendente per– chè tralasciassi. di conoscere la causa. Due giorni. dopo sapevo tutto. Lo sviz– zero si era innamorato di una sua com– patriota clte staua nella stessa pensione e forse temendo ch.'io potessi ricattarlo, dicendo o scrivendo qualcosa a Milano, pensò di. usannt coii un favore che in qualche modo gli. assicurasse il mio si• lenzio. O anima meschina! Non molto tempo dopo lasciavo la pensione per andare ad abitare una deliziosa cameretta in un.a caro tnctna a Ponte Umberto. Lo svizzero lo vedevo solo alla fine ·dl ogni. mèse, quando m.i. recavo da lui. per ritirare i soldi. Pieno di entusiasmo, ero adesso fi– nalmente libero di. svolgere il mio la– voro come meglio mi talentava. E fu veramente una stagione meravigUosa. uno di quei. benefici che i giovani rac– coloono dalla vita una volta sola. Questa la storia (com'è finita ve la racconterò un'altra vetta) delle tllustra– zi.oni. che ho qui. esposte. Poichè dei molti disegni che ho fatto in seguito ai.miei viaggi. a Roma (disegni che espo• si in diverse occasioni e delle quali mi piace ricordare la mastra ordinata da Edoardo Perstco alla Galleria delle tre Arti net 1933 e le successive alla Gal– leria deL .MHioneJ all'infuori di qualche foglia conservato da amici, gli attri sono andati perduti nei. bombardamenti del· l'agosto del 1943. quando anche H mio studio di. corso Garibaldi andò distrutto. E' percio naturale che queste illu– strazioni mi. siano particolarmente care e il merito di àverle ricuperate lo devo unicamente all'amico A.F., it quale le ha ritrovate intatte neUa sua casa di Roma, dove le avevo dimenticate in qtteL lontano 1932. LUIGI BROGGI!'\l Luigi Broggini: « Viaggio a Roma• (disegno 1932) Staua per finire il mese quando lo svtzzero venne a propormi (chi lo avrebbe pensato) la libertà per la quale avevo lanto combattuto. Anzi fu lui Luigi Broggini: a. Viaggio a, Roma-» (disegno 1932)

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