la Fiera Letteraria - XII - n. 21 - 26 maggio 1957

LAFIERA LETTERAR Anno XII . N. 21 SETTIMANALE DELLE LETTERE DELL ARTI E DELLE SCIENZE Domenica 26 maggio 1957 SI PUHBLICA LA UOMENICA Uirellore V IN CENZO CAHUAHELLI QUESTO Nl!M~,HO L. 60 DIREZIONE, AMMJNISTRAZIONE: ROMA - Via di Porta Castello, 13 - Teleton1: Redazione 555.487 - Ammm1str. 555 158- PUBBLICITA': Ammm1str.:" LA FIERA LETTERARIA• - V. di Porta Castello, 13 - Roma - TAR.: Commerciall L. !50 Editoriali L. 80 al mm. - ABBONAMENTI Annuo L 2 700 - Semestre L. l 400 - Trimestre L 750 - Estero: Anno L. 4.000 - Copia arretrata L. IO.O- Spedizione In conto corrente postale (Gruppo TI) - Conto corrente postale 1/31426 IL LIBRO DI CUI SI PARLA * UNALINEA neo-naturalista * di FERDINA1~DQ lllllDltl E' giunto forse .il momento d_i ni. con tutte le conquiste - ~render_ not~ d1 quella che e e questo è essenziale - di ap– i evoluzione m, atto della nar· profondimento psicologico o rativa che, con tetmine forse di penetrazione morale che si tr:oppo corrivo, è. stata defi- riallacciano ad una cultura mta del neorealls':10. Forse europea e moderna. s~rebbe stato. megllo parlare Alcuni ultimi documenti d.1una n~rrativa pos~-natura- narrativi ci confermano an. lista '? d1 un? narrativ.a della cara la vitalità di quella fr espe:r1enza, 1so~ando. u. neo. nea, Il mio paese del Sud, rea_hsmo a quei casi dt, n~u-- racconti di Fortunato Semi– ra_tiva polemica, per ~os1_dire nara, scrittore da annoverare <(impegnata)), . che e rima: ormai tra quel1i che hanno sta .stret~a~ente l~gata ~ fatti conquistato un loro po– e s1tuaz!oni contingenti, an- sto nella nostra narrativa che se 11 '-'.alare delle, .oper~ meri.dionale, di recente ap.. nella m~gg1or. parte dei casi parsi nelle edizioni di SalVa.. va esa~_mato m rapporto alla tare Sciascia. I temi di Semi– necessita de_lla protesta .e nara sono quelli, come sanno della ~enuncia che erano .m i lettori dei suoi precedenti esse, pmttosto. che su u1,1J?la. libri, IL vento nell'oliveto, La n? assoluto d1 resa artistica. masseria. Disgrazia in casa ~ un f~tto che quella narra- Amato. di una società conta– tiva « 1m~gnata n ~ restata dina, di un forte mondo pae– su un piano spenm'7ntale, sano tipicamente calabrese di b~;~~J~fai1~o~i!;e~i~~i~ia~~; cui Corr3do Alvaro ci ha ri. Povero Campana * Chi si è ricordato che ai primi di marzo è ri<:orso il 25' anniversario della morte del poeta? * di ENRICO FAL(lUI Oltre all'editore, che vuo- una delle più memorande ci !u posto nella società ita- In effetti, non soltanto a le ristampare i Canti orfici nella storia della poesia ita- liana ... >. E in vero ben po- proposito di Campana e c'e in quinta edizione e insiste li3na del Novecento. ca ·gliene ha riserbato, ad sempre qualcuno che trova e sollecita, chi si è ricorda- e Ma c'è poi un poeta Di- esempio, E. M. Fusco nella interessante . ripetere gli to che ai primi di marzo è no Campana>, si chiedono sua trattazione su La Lirica stantii motivi clinici e pa– ricorso il venticinquesimo alcuni molto seriamente? l!., (Vallardi, !\1ilano, 1950) e tologici >. Una tendenza si– anniversario della morte di con una foga, con un'irruen- meno ancora nel suo dizio- mile trova oggi sostegno da Dino Campana? Dal suo za, con una accoratezza nario critico della Lettera- un lato nel gustaccio del paese nella Romagna tosca- quasi vendicativa, Cimatti si tura italiana ( Scrittori. e pettegolezzo quanto più pri– na non è giunta notizia di è scagliato contro il prolun- i.dee: S.E.L, Torino, 1956); vato e morboso (non si eser– commemorazione alcuna; nè garsi di un'erronea inter- con soddisfazione. del resto, cita. forse perfino sul 11an– dall'altro, tristissimo, nei prelazione cne m campana cosi di Lionello Fiumi (Gaz- zom?) e dall'altro lato nel pressi di Firenze, dov'ebbe confonde la vita con la poe- zetta deL Sud, 8 giugno 1956) disinteresse verso ogn, ...- ricovero negli ultimi anni; sia, l'unicità col fenomeno, come di Domenico Mondro- bo.r~osa indagi?_e di schietta e meno che meno da qualsi- il mito con la realtà. < Si ne ( Civiltà cattolica, 16 cnt1ca letteraria. voglia altro luogo d'Italia. continua a fare della ero- marzo 1957). A ~ip:ova, e senza bi~o- svolgersi su un piano vera- FERD,INANDP VIRDIA mente narrativo, o per lo me. no su elementi autobiografici ancora troppo forti e dolenti per poter superare gli stati Georges Rouault: "Verso il deserto" - Galleria Odyssia, Roma Solo a un poeta è tornato naca nera ... Si seguita a di- Fuori dubbio nelle osser- gno d1 rifarci troppo addte– in mente e s'è {iccato in re che fu un pazzo. Mentre vazioni del Cimatti c·e vn tro. leggiamo le pagme s~ cuore che quella non era ri- la sua vita testimonia di una soprappiù di sfogo persona- C~mpana n:lla_ raccolta .d! correnza da lasciare inos- inquietudine, non di una le, che né spinge la com- e .mterprela:Z1on1 personali>, servata, senza un .cenno .di P?zzi.~··· ~u più poeta. qu,.1- promissione fino all'intem- d1 .< ritratti ~ppena abboz.– salµto. E non toghe merito di pm diverso. E come uo- peranza. Ma ciò e nel ri- zah >, appron~ata dal poeta alla singolarità della sorti- mo ebbe soltanto la follia, schio de 11 a confessione, Auro d'Alba. e data alle ta, che quel giovane poeta, s~ppure la e?be,_ di suo. La quando prorompa sulla L-a· stampe col tit~lo: Fo~to per un aggrovigliato ma le- vita non gli diede altco ... gina anzi che filtrarvi. E t~sera (Ceschma. ~. 1 Iano: gittimo complesso di circo:. Davanti a se stesso, Campa- nella violenza della compro- 1~::,7). c?me una sene .d1 stanze biografiche e cri ti- na dovette riconoscere solo missione va colta un'ansia di <_mcontr.1 fr~ due .secoli>. che, fosse, proprio lui, uni- la sua diversità, farla auasi verità eh~ solo a rischio di di <.test1r:11?ma~ze di amore co fra tanti, Pietro Cimatti, una follia. la sua legittima risultare ingiusta può riu- e d1 venta >. mt~e a do– tenuto a commemorare la .difesa e la sua vendetta. Non scire illuminante. Non vor- cumentar~ la_<.r~azione con– data (nella Viera tetterarfa è morto pazz'o.:è·morto stan- remo dunque scandalizzar- tra t~~t cntic1 _che. m:n– del 17 marzo 1957) c.Jme co. Per Dino Campana non cene, nè sorprendercene. tre mv1tano all antologia. (Continua a pag_ ZJ d 1 animo iniziali dai quali racconti e romanzi traevano occasione e che spesso de- nunciavano un adattamento IL IHAGGIO * llll!S.ICA LI? non sono capaci di lasciarne una che non sia settaria e conformista >. alla polemica superficiale e forzato. che jn ultima analisi svalutava la polemica stessa. risolvendo spesso ogni pro– testa in una sorta di esagita– to qualunquismo sia pure po. pulisticameote atteggiato su schemi moralistici. Per alme– no un decennio abbiamo letto romanzi e racconti impregna– ti di un astioso manicheismo spesso senza alcuna giustifi· cazione nella stessa realtà Ancora -Cherubini ,/ . sconosciuto Auro d'Alba s'è ripromes– so di <rendere omaggio ad amici g!'andi e mediocri...: tentare di fermarli nel tem– po affinchè il secolo ignaro e ferrigno non li dimentichi del tutto. Perché non lo meritano>. Sta di fatto che un Campana. ad esempio, vuol essere ricordato e lo merita. Ma non con un omaggio della compromessa specie di quello rispecchia– to dal d'Alba nel XXX\! dei :.uoi ,. in con t=-:i. , . Esso ci sembra piuttosto uno scon- un "Gli Abence,•,·agi,, 1·ie.<jun1ata 1·ecentetnente a Fi1•enze, è ce1•ta1nente un'oper•a indicutiva clet y1•ande niusicistc, italiano della vita nazi0nale mal rap. presentata da un'osservazio- ne superficiale e spesso de- formata per partito preso. * di ElUllilA ZANETTI La <(linea» post naturali– stica ci appare oggi invece as. sai più genuina anche sul piano della scoperta di una re a 1 t à nazionale-popolare, nello studio di un linguaggio, nella penetrazione nel nucleo più vivo dei problemi sociali, o per lo meno essa può esse– re considerata oggi come la più ricca di elementi vitali. Essa oltretutto non soltanto corrisponde ad una tradizio– ne ben definita nella nostra letteratura e in modo parti. colare in quella meridionale, ma altresì si era evoluta, an– che su Un piano culturale at– traverso ricerche di affinità non soltanto formali con la letteratura europea e ameri· cana nel periodo tra le due guerre. Il naturalismo. dire. mo. era un punto di partenza. ma un punto di partenza che, se non altro per gli ottimi ri.- Due scene di "Gli Abeneerra.gi" di Cherubini a.I Maggio musica-le fiorentino sultati dai quali era stato preceduto e altresi per la so– lidità del suo substrato nella vita italiana sul quale si in· seriva per il fatto stesso di essere il frutto di un clima letterario che aveva salde ra. dici nello sviluppo storico e ideologico dell'ultimo 800, po– teva tramut-arsi, attraverso i personaggi di Alvaro. in una 1 irica interpretazione dei drammi segreti dell'uomo di oggi. o richiamarsi in Pavese. in Vittorini (dopo la lezione dei southerners americani) alla ricerca di una regionali– tà. come scoperta di uria vera natura dei p·ersonaggi: << ... un meraviglioso mondo che ci parve qualcosa più che una cultura: una promessa di vita, un richiamo del desti· no». (Pavese: La letteratwra americana e altri sagQi., p. 65). Bisognerà guardare con aL tenzione come il naturalismo tocchi anche la generazione degli scrittori più giovani: Gli Abencerragi e lo Stendardo di Granata fi– gurano cronologicamente al penultimo posto fra i lavori teatrali di Cheru– bini. Lungamente dimen– ticati, mai apparsi sino– ra sulle scene italiane, non. riscossero neppure quando furono rappre– sentati la prima volta'i favori che ottennero molte altre creazioni del compositore fiorentino; tant'è che quando si co– minciò a parlare che con quest'opera si sarebbe inaugurato il XX Maggio Musicale, a ricordarne prontamente l'esistenza furono solo i possessori di quel tipo di memoria simile a certa carta as– sorbente di sensibilissi- ma grana. Men tre altri titoli di opere riaffiora– vano vantati come pre– feribili per portare avan– ti la rivendicazione per troppo tempo trascurata di questo artista e avvia– ta da qu,alche anno con fortuna. ' Tuttavia ·eonvienc an– che ammettere che non sono mancati gli argo– menti per giustificare sif– fatta scelta. Uno dei me– riti se non il maggiore per cui il ricordo di Che– rubini è rirriasto vivo al– meno nell'aneddotica fu !'-atteggiamento che egli tenne verso Napo'Ieone. Straniero, eppure pron– tamente bene accolto dalla Francia di Lui– gi XVI e più _ancora da quella della Rivoluzione, non si preoccupò di pia– cere al nuovo signore as– soluto. Ma fu anz,i tr'a i pochissimi che invece di' blandirlo si sottrassero al suo giudizio. Il silenzio intervenuto nell'attività operistica del musicista dopo lo splendente perio– do aperto con Lodoiska nel 1791 e concluso da, Fia11iska nel 1806, ma du– rante un viaggio a Vien– na. sarebbe rientra~o ap– punto in quella tattica di sdegnosità accorta dalla quale Cherubini esci solo eccezionalmente. e più che altro per non con– traddire puntigliosamen– te la mediazione di amici, con due lavori di'mpegno relativo come· It Pigma- U.one e IL Cr~st:end.o. Lad– dove solo nel 1813, quan– do la stella napoleonica già procedeva verso la parabola il maestro si ri– solse a tornare al teatro dalle, porte solenni del– l'Opéra. E tentando per di più un soggetto che al di là del pittoresco eso– tico della Granata more– sca, puntava dritto verso la grave tristezza degli eroismi guerreschi resi vani o peggio macchiati dall'invidiosa ambizione altrui. Si badi inoltre che il Cherubini degli Al.>e11- cerragi era un illustre lll Europa, specie nei paesi tetleschi dove già suona– va alto e inequivocabile il timbro della musica beethoveniana. Nè in questi si esauri– scono i motivi che spie– gano )'interesse a priori per questo frutto della piena maturità del com– positore. Resta infatti da accennare all'aspetto fot;– male del lavoro già sfio– rato ricordando il luogo cui lo destinò il suo au– tore. Non è certo qui il caso di rifare la storia, intricata di privilegi e di conconenze, per cui la autorità dittatoriale che esercitò sin dall'epoca di Lulli il teatro dell'Aca– demie Royale, poi chia– mato più confidenzial– mente Opera, dettò le sorti di quella letteratura operistica, distinta tra opera tutta in musica e opera in parte recitata ovvero opéra - comique 1 proprio e appunto a se– conda delle sedi che l'o– spitarono. Basta invee~ sottolineare come Cheru– bini, in .quanto legato eppoi confinato al Thé<l– tre Feydeau, avesse so– prattutti contribuito a rendere assurdo il termi– ne opéra - comique dal quale quel teatro Prese successivamente nome. Per esso infatti scrisse spaziando nella gamma dei sentimenti patetici la maggior parte dei suoi capolavori ivi inclusa la tragicissima M édée; sia ricavando oltre che larga fama, anche qualche pre– giudizio specie agli oc– chi dei posteri. Lascian– dosi guidare dalla stessa basterebbe esaminare le in· venzioni e i colori di un Cal– vino, il mondo di un'espe– rienza cruciale come quella della lotta parti,giana in Fe– noglio, la vita dei montanari nel romanzo I Brusar de·lla Zangrandi: basterebbe esplo- di Ferdinando rare il catalogo dei <<gettoni)) di Einaudi o quello della 11 Medusa degli italiani)) di Mondadori. le due collezioni più aperte ai giovani, e per– sino i manoscritti di scritto· ri giovani ancora inediti, o ancora per poco inediti come quelli che ci sono venuti sot. to gli occhi. Nonna Sabella di Pasquale Festa CamJjanile, due romanzi di Eraldo. Mi– scia. Dente per dente e Chi cavalca !a tigre. dai quali si potrà documentar domani che assai più che non la linea neorealista è oroprio quella post-naturalistica del1a no– stra narrativa nelle sue ra. mificazioni da Ver.ea ad Al- .....varo. da D'Annunzio a Sila– ne. da De Maria a Pea e na– turalmente con tutte le pos– sibiJi e utili devinioni di quella ~inea, ad assicurare un nuovo sviluppo alla n,ostra narrativa, tanto più che in quella linea pbssono benissi· mo essere ricondotti un Dessl come un Quarantotti Gambi· Anche i maestri elementari sono una razza di Indiani che gradatamente, ma ineluttabilinente, va scomparendo - for– se è giil scomparsa - dalla faccia dello Stivale. I buoni maestri elementari, intendiamo, divoratori di Domeniche det Corriere e inoculatori - finché è tem– po - dei più saldi Principi e dei più necessari Luoghi comuni. e con tutte le loro eccellenti virtù, tra le quali, non ultima, quella di saper scrivere, sulle orme dei Sommi, <Liriche> e <Sillogi di liriche> cosi ligie alla Tradizione (così ricche di lodevoli sentimenti de-, bitamente codificati e di ottime inten– zio11i, e così conformi ai sani precetti della sana poetica - <scevra d'ogni vacua smania modernistica> - depo– sitata presso ogni Circoscrizione Prima e Seconda) da meritare, insieme con la Medaglia d'Oro, l'ambito Diploma di Benemerenza conferito - sotto un busto di Dante o di Crispi, è lo stesso: basta di * GlORGlO che si tratti d'un grand'omo e che l'oc– casione abbia un busto - dalle stesse mani della Superiate autorità. La diserzione progressiva, che fino a un certo punto lamentiamo, non ha, co– me potrebbe sembrare, la sua unica radice nel mal-trattamento economico, e nello scarso credito sociale di cui fino a poco fa (fino a stamani) lw goduto il ll,laestro. La ragione vera ·del progressivo sfal– darsi di questa piccola figura monu– mentale (patetica come quei molti bra– vi signori in bronzo che nessuno co– npsce bene ma che tutti amano, perchè fanno tanto Italietta fra l'ozio delle ba– lie nel molto verde nostrano) risiede, innanzitutto. nel buon cattivesempio: nel fatto che sono stati primi alcuni Ispet– tori (Cirese, Mario. Clemente e via di– cendo) se non proprio e non sempre alcuni Provveditori (citiamo per tutti Dessi) a collocarsi dalla parte delle ve- 1 CAPRONL rità non codificate ancora, ossia dalla parte della poesia d'oggi e del sacro luogo comune non di oggi ma semmai di domani, quando gli scolaretti,· con quello del !umo, avranno preso gli altri vizi necessari perche la vita, ancora, possa procedere senza mummificarsi in un Museo. Questo. abbiam detto, in primo luogo, e rispettando la via gerarchica. Mentre in secondo luogo, e rispettandola un poco meno, possiamo precisare che i maestri elementari come tali hanno di– vorato se stessi (e quindi non ci incan– tano più) dal momento che i loro pu– pilli disegnano ormai musiche di Ho– negger (vedi ultimo Radiocorriere) e, (sfoglia Civiltà delle Macchine) dal mo– mento che. tra le loro file, ve ne sono– ormai di tali (i feroci colonizzatori!) da interessare, e non in superficie, un poeta di non facile gusto come Leo– nardo Sinisgall.:• Figuriamoci dunque (il cappellone ha voluto soltanto coprire questa povera testa pelata) se la N.d.E. posta in calce al Motivi di Ferdinando Cogni (AU'In– seg11a del Pesce d'Oro, Milano) può in qualche modo agir su di noi, come se davvero costituisse tutt'oggi qualcosa di eccezionale (di emergente. di scandaloso e perciò di piccante) il fatto che Cogni, nato nel 1919 a Piacenza, là <si dedi– chi all'insegnamento nèlla scuola ele– mentare>. Tuttalpiù - e proprio per · giovarci in qualche modo della N.d.E., potremmo dire che anche Cogni è uno di quei maestri - non b1t0ni - cor– responsabili del logorio della <patetica e cara figura> anzidetta. Un bianco, insomma, contro gli Indiani. Quel che troviamo invece piccante e perfin commovente (dato un soffio al falso alone del mezzo o mezzuccio sc:·elto GIORGIO CAPRONI (Continua :i""'i,as-. 2) ,. tro. E neppure nuovo, nep– pure isolato, nella storia della fortuna campaniana, secondo è venuta svolgen– dosi, con un"altemativa di lodi e di rimproveri. di esal– tazioni e di menomazioni, che tuttavia da qualche lu– stro pavera sedata ~n un equilibrio critico fim,1men– te più adeguato al valore di ricapitolazione e di riaper– tura ormai rivelato ed as– sunto dai Canti orfici nelle sue espressioni più ardue ed intense. grandezza di Medea il Kretzschmar poté infatti scrivere che qualora non avesse dovuto soggiace– re ai vincoli di dialoghi e interi monologhi par– lati Cherubini avrebbe risparmiato non poche fatiche a Weber e per– sino \Vagner quali rifor– matori del teatro musi– cale. Ora gli Abencerragi non costituiscono il suo unico tentativo di rap– presentazione tutta in musica. Presentatosi per la prima volta al pubbli– co francese dal trampo– lino dell'Opera sin dal 1787 era riuscito ad aver– vi accesso una seconda volta e con una creazio– ne che si vuole fra le sue più perfette e armoniose: L'Anacréo11t où L~Amour fugitif. Ma se il soggetto dell'ultimo amore del vecchio poeta con inter– ·vento di divinità varie era apparso scarsamente appetibile ai palati del 1803. figuriamoci oggi. Mentre a favore degli Abe11cerrages intinti di colori romantici, stava altresì l'ammodernamen– to del gusto apportato nel massimo teatro francese dall'influsso di Spontini. influsso giunto in questa opera a stimolare anche la fantasia cherubiniana. Infine. per chiudere con le ragioni giustifica– tive, ricorderemo il pa– rere dei due avvocati più attendibili che l'ultimo lavoro drammatico del nostro (il successivo Ali Babà sarà effettivamen– te un'opera comica) si guadagnò· al suo tempo. Vale a dire Berlioz, ossia il principale responsabile dell'aduggiante immagi– ne del Cherubini accade- E~llLIA ZANETTI (Continua a pag. 2) Nella testimonianza di Au– ro d'Alba c·è uno spreco di cronaca nera a tutto danno della critica letteraria. pér– chè quelle che al ct·Att,a si presentano come le condizio– ni e le risultanti della tribo– lata vita terrena del Camoa– na vincolano e ostacvlano e impediscono la sua libertà di giudizio sulla dolorosa documentazione che di quel– la esistenza è stata affidata all'opera poetica. Inoltre. un moralismo male app()sto al– tera e stravolge l'interpre– tazione fino a ridurla una censura, una negazione. no– nostante qualche .torzosa concessione. Nell'esaspera– to contrasto del bianco col nero, tra la presunta <gioia motosa di rivoltolarsi nel fango. e. una volta impego– lato. un desiderio struggen– te di fermare un volo di co– lomba lassù, lassù dove tut– to è puro e smemor:ito >, il giudizio finisce col runane– re impeciato di neru. e Al volo il poeta tarato resiste poco. Il suo povero ccrpo avvelenato ristagna nei vi– chi. nei crocicchi fet:è.i, ne– gli antri bui dove si sporca l'anima, nelle gargotte dove i fiati guasti si ID,!";<'olano ai fumi delle oastasciuttie acide e del vino arte-fatto ... >. Ed è a questo punto che il poeta Auro d'Alba scstta ed insorge, con uno sdegno che rasenta lo schifo. e C'è n'è abbastanza· per gridne: ba- f:i;·,. ~li iaf~~~;re ~a~;~~ più degli occhi. Non grida allo scandalo per ì e plagi' forsennati >, ma e pensa che c'è tanto nascosta sanità nel mondo, nonostante le appa– renze > e si domanda < a quale scopo codesti farne– ticanti ingegni (tra i quali poco prima ha el-encél. to an– che Baudelaire) si siano mes– si a far libri che ... dis.fanno la gente>. Perduta così ogni possibi– lità dì effì,:ace comptensio– ne nei confronti di una poe– sià che per retorkissimo contrapposto gli fa ~entire e il bisogno prepot<?nte di lavarsi le mani gli (h•clli la anima. di ripulire tutto con ENRICO FALQUI (Continua a pag, 6)

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