la Fiera Letteraria - XII - n. 18 - 5 maggio 1957

Pag. 2 LA FIERA LETTERARIA Domenica 5 maggio 1957 NATO MONUMENTALE E SOLENNE, L'EPIGRAMMA FJNI' PER ESPRIMERIE QUALUNQUE FA 'i'ASIA lDI POETA ... dei canoni più seguiti. una delle finezze dell'arte. co– me ci ammonisce Cirillo: L·epigramma di ,m distico è bello: •se tocchi i tre i;er– si. - tu compili 1irl 7Joema. 110,t scrtvi un epi!Jramma. E sta bene ed è detto graziosamente; ma davanti a un distico o due, c'è sem- f~~earr1fi. t Q~~i~~e un vof~ viene spontanea la doman– da: ma questo è proprio un piccolo capolavoro. o soltanto una banalità detta bene? Chi voglia trovare un termine moderno di confronto. per1<sialle Mu– rica.e di Giovanni Pascoli. Apparentemente son o le poesie sue più ammirate: egli . fu detto il poeta di Myncae. Ma quella defi– nizione, che voleva parer profonda, era superficiale. perchè si riduceva a un superficialissimo giudizio di estetica del contenuto: si voleva dire,· cioè, che a quel poeta eraiio adatti certi soggetti campagnoli e burolici. e non certi al– tri. In realtà le M,yricae sono la poesia del Pascoli più sconcertante e più dif– ficile a intendersi: quelle sensazioni e quei senti– menti e o sì rapidamen-te espressi. che sembran qua-· si frammenli di sensazioni e di sentimenti, richiedono nel lettore una sensibilità eccezionale. Par quasi che il poeta non voglia dar tempo al lettore di me~ter– si all'unisono con la sua anima: se questi si doman– da troppo dov'è la poesia·. perchè non ha occchi per quell'arte rapida, impres– sionistica. quasi violenta, quella poesia è per lui già svanita per sempre. ta1 brevità è, dunque sconcertante. Ma c'è una altra difficoltà: la perfe– zione tecnica di molti epi– grammi. Tutti ricercavano non soltanto la forma più concisa. ma la forrpa più efficace, quella che meglio colpisse lo Sf:)irito. Poichè non era molto estesa la cerchia dei temi e dei mo– tivi, questa tecnica diven– tò. se non proprio arte, quasi una ·scienza: le pa– role furono scelte sottil– mente disposte ancora più sottilmente. Si direbbe che e' è preziosi.;mo: ma un preziosismo ancora classi– co, che non manca di so– brietà. Lust,rano le paro– lette come fogliohnc d'al– loro. Ma guai a lasciarsi ammaliare! Naturalmente, quando la tecnica celebra i suoi t,rionfi, la poesia è mor,ta. Infatti i. maggiori po e t,i dello epigcamma, quelli del III secolo. sono ancora semplici. Ma la tec– nica inganna: non c'è qua– si poeta d'epigrammi, per i~~fi 0 scZ::~io;~:ic~ 1 ;\;~~ ponimento grazioso, taie anche da parere una minu– scola ,opera d'arte in tutto riuscita. Io non credo che i mediocri faccian mira– co1l; ma devo ammettere ch'essi possano ingannare. E ancora: i poeti della Palatina sono in gran par– te, per n,oi, puri nomi: uoi non sappiamo nulla della loro personalità e non Ii conosceremmo affatto se i compilatori di antologie non ce ne avessero salvati gli epigrammi. Eppure, molti di essi scrissero poe– sie liriche; e noi potrem– mo certo intendere meglio L'arte di Asclepiade. se conoscessimo la sua lirica. Ma proptio quésta e anda– ta perduta: e sarebbe sta– ta preziosa, se anche in– feriore agli epigrammi. Di Ascl'epiade nulla poté es– sere insignificante. L' epigramma stesso ha avuto un suo singol~re e paradossale destino. Nato come «iscrizione->, cioè per consegnare al marmo, al bronzo, alla pietra parole • riservate alreternilà, finì per esprimere sensazioni e impressioni dell'attimo fuggente, per dar forma, cioè, ~lla poesia più indi– vidualista, più libera. più jmorovvisa che· i Greci abbiano mai conosciuta. Nato monumentale e so– lenne, finì per esprimere qualunque capricciosa fan– tasia di poeta. Il genio gre– co, che pure amò sempre una sua ,armonia geometri– ca e si compiacque di leggi, di simmetrie, di responsio– ni, volle lasciare ogni li– bertà al poeta nel breve giro dell'epigramma. Un Greco, dal l'!I secolo in poi, scriveva un epigramma tutte le volte che uno di noi moderni scriverebbe una lirica. E sono giusti i confronti (se non quello mio con le Myricae) che altri ha già fatti col Li.ed goethiano e con la Tanka giapponese. nide. il. più rappresentato dell'Antologia (che certo ne scrisse alcuni per com– missione), è maggi 1re il disaccordo dei critici. E' inutile dire che l'alto va– lore estetico di qualcuno di questi componimenti non e per nulla garanzia di autenticità. Per esem– pio, il notissimo distico: e Ospite, annunzia a Sparta che ci hai veduti giacere qui. obbedienti alle sue leggi~. tutti hanno impa– rato a scuola che è di Si– monide, e a lui, infatti, e I attribuito nella Palati-na .. Che questo epigramma. nella sua brevità disador– na. sia ,:111 caoolavoro. è riconosciuto da tutti. e E' la Più bella iscrizio1-1e di tutti i tempi~. mi diceva un giorno Alfredo Panzini. e E' la più bella iscrizione che abbiano mai avuta eroi morti in battaglia~. scrive Erich Bethe. insigne stori– co detla poesia greca. Que– sta volta si può essere si– curi di non sbagliare, se son d'accordo tra loro due giudici intelligenti e di così d i v e r s a formazione spirituale. Pure. neSsun critico attribuisce il distico a SimoniQe. e con ragione: un passo di Erodoto si op– pone recisamente. Sarebbe, dunque, poco concludente ch'io parlassi del1'ePil?ramma nella età classica. Ne ho fatto un cenno solt.anto perchè è utile non dimenticare mai che questo componimento fu, in antico, iscrizione. Non soltanto perchè tale resta, in parte. fino allo ultimo. e iscrizioni vere e proprie, fatte per commis– sione. sono perfino certi epigrammi di Callimaco. Ma perchè rriolti compo– nimenti sono finte iscrizio– ni: non poesia d'occasione, dunque, come fu sempre. nel miglior senso, secondo la definizione goethiana, la poesia classica, ma poesia libresca, che ha bisogno di fingersi una determinata occasione. Uno specialista in questo genere pare che fosse Leonida di Taranto. Ma un contemporaneo di Leonida, Asclepiade, non ha invece nessun legame con l'iscrizione. - . Così nel III secolo l'epi'– gramma diventa una nuova creazione degli Alessandri– ni, ai quali così frequen– temente e cosi ir~c1giòne– volmente si suol négare ogni originalità artistica. céllle "sia avven'uta la tra– sformazione, naturalmente è impossibile dire. Si è J)énsato a influsso· della li– rica del convito, oppure della elegia ellenistica. Ma sono .questioni oscure, se pure non insolubili. Sarà ~aeg~\~in~ssr;~~~i d~1 'ì?; secolo, gli artisti maggiori dell'epigramma. Prima di tutti, Ascl;– piade di Samo. Tra la fine del IV se.colo e il princi– pio del III, l'isola di Poli– crate ebbe un nuovo sµlen– dore: fu nido di poeti e di etere. Quest'atmosfera di voluttà e di raffinatezza si rispecchia negli epigrammi di Ascleoiade. Ma il poeta ha saputo mettere quasi sempre in esSi tutta la sua anima. La sua poesia si esaurisce in una cerchia breve: vino e amore. Ma 'egli sente profondamente, e non si vergogna di espri– mere tutto il suo sentimen– to, anche se .finge appena di volerlo .coprire col velo sottile deJI'ironia. Canta la voluttà; ma, come ogni poeta vero, sente del pia– cere la vanità infinita, co– me se di tutto avesse toc– cato il fondo. Disprezza la vita di cui sente l'inutilità e il peso; ma pure gli ar– de nel cuore la gioia di vivere. perchè la vita è per lui l'amore. Più vuole sem– brare scettico, più è ap– passionato: Ventìd.ue a11nt io 71011 110. vure già mi è fasticUo la vita. Clie male e questo, o Amori? Percltè mi tortu- . rate? - S'io m1,oio, cosa fa– rete? Oh Sì, resterete a gW– care - agli astragali, come prima. i11dolen.teme11te. Il poeta soffre; la vita gli appare soltanto come tristez2;a e noia. E pensa che, se egli morisse, le cose resterebbero indifferenti. La fine vuol essere una punta epigrammatica iro– nica e leggera; ed é sol– tanto triste. Questa mescolanza d'iro– nia, di finezza spirituale e di passione profonda fa pensare a Catullo; e Ascle– piade è veramente l'unico poeta dell'Antologia che possa stargli in qualche modo accanto. Bevi. Asclepiade: perchè queste /agrime? cosa ti af– . /llnqe? - No11 solo t.e la d11ra Clpride ha S0flfliO,Qa.to: - 1tè per te solo acui.'l<:e la p1mta ai su.oi dardi /'amaro - Eros. Perchè _qià, VIVO nel– la ceHere q/aci? - Devi il buon vino: c·è ancora un Unicamente o quasi uni– camente come i:-:cdzione fu conosciuta questa poesia dai Greci dell'età classica: erano, nella massima par– te, iscrizioni fu n e b r i o iscriiioni votive. Si scri– veva non in prosa, ma in versi. come tutte le volle ,che si voleva far dello stile. nella Antoiogia Pdlati11a troviamo epigrammi di Ar– chiloco, di Saffo, di Pla– tone, soprattutto di Simo– nide. Una bella fortuna, se fossero autentici! Ma so– no, invece, nella gran mag– gioranza, apocrifi; l'attri– buzione rispecchia soltan- · dito di giorno. O st resta - anche stasera a veglia del sonnolento lume? - Or s1t beViamo. o tu ch·ami per– dutamente: t-ra r,oco. - i11- /elice. 11110. /unqa 11otte -ri– voseTemo. to l'arbitrio di chi compose le prime ghirlande, Ie pri– me antologie. Non è pos– sibile, dunque, dar giudizi; da questi epigrammi non possono balzare fisionomie distinte/ di poeti. Proprio sugli epigrammi di Simo- La fine può paragonarsi soltanto, per la sua effi– cacia poetica., al terribile nox est perpet-ua una dor– mienda di Catullo, a cui potè servire di modello. Nonostante le apparenze, tutto è originale e moder– no: qualche eco, qualche richiamo verbale di Al– ceo non ha importanza. Certo il poeta alessandrino volle emulare quello anli– co: ma la situazione è el– lenistica e nuova: Ascle– piade soffoca nel vino le lacrime di un amore infe– lice. E consola se stesso ... ma come? con l'idea della morte. che è un rimedio ~~~1;~_re dèl vino come lo Qualunque cosa a b b i a nell'animo, questo poeta sa esprimerla nella forma più semplice e più immediata. Nei suoi eJ)igrammi non c'è erudizione. non ci sono or– namenti, meno che mai ar– guzie o giochi verbali: ma tutta l'arte consiste in una hae1~~~f~~~;ac~~~a'J{z:{.c~~: locheo. Tutto è. detto in modo tale, che le parole sembrano insostituibili. Così avviene stranamen– te che ci par di conoscere meglio qualche figurina di donna quale ci appare. in barlume, in un epigramma solo. in un verso solo, di Asclepiade, che rioi non conosciamo Eliodora e Ze– nofila, cosi a lun~o cantate da Meleagio. Cosi, il dolce viso di Nicarete, che si af– faccia spesso alla finestra, perché la fanno sf!orire gli occhi azzurri incantatori di Cleofonte: oppure Didi– ma. bruna, ma bella ('an– che i carboni son neri, ma splendono, se lì. avvampi, come bocci di rose!): op– pure Archeanassa, l'etera di Colofone, a cui soa1te amore era p1ir S1ille rughe; non si dimenticano più. E neppure si dimentica Er– mione. di cui non s'intrav– vede neppure il volto. Ma sentiamo il poela: Con l'at:trae1,te Er1nio1ie 111~ nlomo "io scherzavo e le ridi - zm cinto -ricamalo di fio– ri. o Citerea. - E vi i>ra scritto con lettere ct'cro: " Tu ama-mi t ntt1i, e non do– lerti s·a11che un altro mi vasstede ». Non è possibile che la bella Ermione ci esca di mente, così come ci ricor– diamo per sempre, per averla intravista appena in un delizioso frammento di Archiloco, Neobule che gioca con un ramoscello di mirto e una rosa. Quest'arte così fine è ini– mitabile; se anche è imi– tata) non può essere rag- • giul').ta. Per esempio, l'epi– gramma famoso della lam– pada aprì la via a infinite • imitazioni; e tra gli emuli e' è Meleagro. Ma d i e e Asclepiade: Lampada. a me 11el tuo no- 111etre uoite gittrava Eraclea - di veni-re e non viene. Se hl Sei dea, ptmisei. lam– pada, la tTaditrice: t:uando· ella av-rà tn casa /.'aman1.e - a trastultar~J. ::;peg1itti. 111!ga loro fJ tuo Lume. Tanta freschezza e im– mediatezza d' esoressione non sono superabili; l'imi– tazione di Meleal?ro. con tutte le sue pretese di far dimenticare il modello, è debole e :t:iacca. Qualunque invito al pia– cere, per quanto ardito, è sempre purificato, in que– sto poeta, dall'intensità del sentimento; e tutte le volte un canto che dovrebbe es– ser di eioia finisce con un rintocco triste: Serbi la 1,-ergiftftù: con che frutto. discesa 11ell' Ad.e. - 110n tTOVerai. fanciulla. nes– suno plti. che t'ami. - Son per i vivi i diletti di Ct- p-ride. Nell'Aclle-ronte. ....:. vergt11e. ,r1iareremo tutti Polvere ed ossa. In quest'altro epigramma l 'amo.re è osservato con psicologia finissima, oltre che intensamente sentito: E' il vino spta dell'amore: Nicagora a noi gUt negava - di amare. ma le molte coppe l'hanno trad.·ito. - Pianse. la. fronte chinò sonno1en!a, guardava con occhio - 1a11- gufdo e la coro11a gli sctvolò dal capO. PALATINA torio bibliografico. Nelle prime sono trattate le (lue– stioni più varie, indispen– sabili. o comunque utili, a intendere compiutamente ciascun epigramma: sono illus(rati difficili partico– lari storici, mitologici e geografici: è discuss3: tal– volta l'interpretazione più probabiie: sono chiarite le allusioni nascoste; sono ri– cordate le imitazioni e gli echi nei poeti moderni: q u a 1 e h e volta. ma solo quando é necessario. C trattata qualche questione di testo o di metrica: in– fine, non raramente. è di– scusso il valore poetico dell'epigramma. intensità di passione è in questi altri ve1-si: :;:::f'o~ 1·1!fc1!~?:t~lf~ ~fei~:~; Il cielo: - erl io molle di piogq/a m'aqgiro cil!e .me ,,orte, preso da brama r,er QUe/la bngfaTda; ché Ci1m· de 111/11.sse -. in r.1e feroce dardo d.t fuoco e non amore. Si pensa naturalmente a Saffo. e un frammento di ~irrM~-i~rri~~~~a~il~~r~;r; ellenisth~o e moder17-o. Ep– pure si ha l'impressione, nonostante questo, che tut– to l'insieine sia..,per lo spi– rito animatore. non lon– tano dall'arte della donna divina di Ere!':o. Tutt'altro poeta è Cal- g~:~~ta~le n~reif1°i~o~~f; alessandrina è vittima di una curiosa leggenda: lo si ritiene un poeta per filo– logi. La quale leggenda è poi meno oltraggiosa che non sembri, se si pensa che il merito d'avere sco– perto la poesia alessandri– na spetta proprio ai filolo– gi. e che la scoperta ha perfino una data: quella della dissertazione callima– chea del sommo Dilthey. Ma c'è solo questo di ve– ro: che Callimac·o, per es– sere inteso. ha bisogno di essere molto letto e stu– diato, e che, dopo averlo letto e studiato. non si può fare a meno di auurez– zarlo come poeta vero. Ad ogni modo, anche i suoi nemici riconoscono che gli epigrammi sono le sue co– se migliori (salvo a tro– varli, poi, mediocri caso per caso). In queste poesie di cosi breve respiro, man– ca la solita erudizione cal– limachea, m a n e a no le espressioni ricercate, man– ca lo sforzo barocco degli Inni. Il poeta vnol essere più semplice che può. Ma la semplicità non dev'esse– re banalità; nessun poeta più di Callimaco è nemi– ço di tutto ciò che possa essere o sembrare banale. Ma non e poe$ia lontnn9. da 11 a vita. come troppo spesso si sente ripetere; anzi. chi sappia guardare un po' oltre le prime ap– parenze, è agile e viva e drammatica come la vit,a stessa, dalla quale non si stacca mai. L'uomo che in un epigramma. nel suo epi– taffio, vero o finto che sia, dà questa immagine di se stesso: e Tu passi presso la tomba·èJ.el Battiade, che conobbè l'arte (!el canto e quella di dir rnou:i scher-...i 2osi tra là gioia del vino >; J'uomo che mett~'(aUa pru:k-! i carmi dai quali aspettava, l'immortalità con i mot.ti allegri del convito (poco importa che per un Greco la distanza fosse minore che per noi), è una perso– nalità superiore, che ha un'intuizione originale del– la vita e del mondo. ha una sua u m a n i t à dalla quale tutta la sua arte por– ta il sigillo immortale. Ma vediamo come arte, vita. critica siano tutt'una cosa per questo poeta, nel quale i più si ostinano a rico– noscere soltanto un par– nassiano avant lettre: Od·io il poema del ciclo: 71011 amo seR1Lire la t•ia - su e gi1ì ricalcata dai ,,tedi defla.. /Qlla. - Odio l'<n11ante che a tu.ttt si do11a; a fon– tana d.1 piazza - non bevo: mi ripugna tutto ~iò ch'è comune. - Bello. set bello. Llsa11ia; ma ,prima che lfm• pida reco - 10 dica. odo una voce: << Altri ti ha in S1l0 dominio». La stessa finezza aristo– cratica vuol serr>are il poe– ta nelta vita e nelrarte. Un canone di critica let– teraria diventa aJl'improv- : viso una legge d'amore; e certo il poeta ha calco– lato sull'effetto di quest;. audacia sorprendente. Ma. in fondo. è una sorpresa fino a un certo punto, per la rapidità formale del passaggio, pill che pel' la sostanza. Questa poesia non può mancare di sentimento. e nemmeno di passione. Sol– tanto, mentre Asclepiade si abbandona senza rite– gno. al suo sentimento, Callimaco vuol contener– lo a tutti i costi, e sa sor– ridere con leggerezza an-• che quando è· commosso. Vediamo com'egli riplasma con la sua arte un mo– dello asclepiadeo: Il 110.,tro amico celava 1ma piaga seqTeta: c11e me.~ti - sospiri qll vedevi 11alire dai p-recordf. - qua11do '" al terzo blccllferet E 1a11g1tiàe dalla qltirfa11rla - del suo capo te Tose caddero a terra sparse. - L'aTde 1ma nra11 riamma: oh sì:, per ull dei. cll'to non 1Xlrlo - a t•11oto: lo, ladro. forme del l'ld.To ricrinosco. no classicista e più sen– timentale. Con qualche odicina di Orazio si potrebbe certo paragonare questo epi– gramma callimacheo: Il cacciatore, o Ep/c\r/e. va s,i per t monti bracca,tdo - tutte le lepri e l'orme di tiute le cerbtatte. - 11soalle "evi ed al gelo. Se alcmio però qU dicesse: - « T11a è questa bestia 11cc1.~a cla me », no11 la oorr,ebbe. - raie è 1/ mio a.more: so bene senutre la '7Jreda che f11.q,qe; - ma q11e11ache fili Si offre diTlan:!i. la diS!lcg11a. Chi ammira Orazio sen– za sdegnarsi per la sua cosi detta freddezza sentimen– tale. può ammirare senza scrupoli Callimaco. che è meno freddo di lui. Io son sicuro che il ooeta latino sarebbe stato sentimental– mente più sobrio nel rap– presentare la caccia fati– cosa. Ma neppure bisogna cre– dere che Callimaco non si abbandoni mai: se egli non si lascia mai troppo an– dare nel confessarsi inna– morato. sa abbandonarsi, però, tutto alla melanconia per pian{!ere la morte di una fanciulla. Allora. la poesia callimachea non è più fatta nè di finezze psicologiche. ne d'ironia: forse non è neppure più arte, ma spltanto pienezza e purezza di sentimento: Crét,ide. favolat-rice. maest,a di a.m(lbi/i aro11 . ne. - /a rim-nianoono spesso /ll fan– ciulle di Samo. - ch·era mia dolce com,,wo11a. 1e1. semnre allegra: ora 11wece - essa q1Li dor,r,e 'l sonno desti11a10 t>Cf tutte. Il poeta rappresenta la stessa scena c h ' e r a in Asclepiade. ma la dram– matizza. Asclepiade rac– conta: Callima~o rappre– senta se stesso mentl'e rac– conta all·orecchio di un compagno del banchetto quello che sta vedendo coi propri occhi. Con la rap– presentazione callimachea, innega0ilmente più vivace e più concreta. contrasta il tono sentimentale. che vi– ceversa. pare si sia smor– zato. Asclepiade rappre– senta l'amante appassiona– to: egli si nasconde dietrn di lui, perché tutto si tra– sferisce in lui e ne acco- Qui tocca uno. dei suoi glie il sentimentalismo ar- punti più alti la poesia di dente. Per Callimac0, il questo grande poeta. che sa personaggio principale di- essere semplice e compli– venta il poeta stesso, l'os- cala. varia e profonda co– servatore. Il quale da prin- me l'anima umana. cipio osserva la scena per Un a I t r o famoso epi– curiosità: poi, sembra in- grammatista del Il[ secolo teressarsi a mano a mano. è Leonida di Tar$lnto. che Ma quando dice: e l'arde però è molto inferiore a una qualche gran fiamma>, Callimaco e ad Ascleoiade. il poeta, più che essere Con lui l'epigramma di– fiero della curiosità soddi- venta un piccolo prodig'io sfatta, e commosso: e sol- di tecnica. e poco !).iù: non tanto riesce a mascherare senza ra.eione i poeti del la propria commozione di- II e del I secolo imiteran– Cendo: e ladro, le orme del no Leonida assai più spes– ladro riconosco•• che solo so che Callimaco. Nella formalmente è un'arguzia. grande maggioranza sono In realtà, il poeta ha sof- epigrammi sepolcrali o de- {f;Ji t'iftia~l~!1ii ec~~miot dicatori: l'amore manca frono per amore. L'ultimo quasi del tutto. Sembre– verso 1a venire in mente, rebbero, dunque, componi– per lo spirito che lo ispira. m.eoti-fatti per commissio– non·R)>;, 1~ fq~a,_iut~q.,<;1,ei, rt:!~; -vere iscrii\oni. Ma il poc~r ..vers1 tn_sti1~ell'.Ar10- tono artificioso e la lingua s~o, ancbe, lm. Pllli appas- ornata. ·policroma, curio– ~ign{f!o .... ,~\~e~.:ore\.,che~,non. samente efab?rata, c_i av: g ......P vertono che m molti casi credete a chi 11e Ila fatto almeno si tratta d'iscrizio- cs-perlmento. ni fittizie. Qualche volta si E' inutile ormai osServa- ~= !~~gp~e~~~~~l~~~~ ps~:= • re come Callimaco sia riu- scito a essere del tutto ori- mo troppo lon•tano dalla ginale, pur seguendo H rettorica. che presto farà modello asclepiadeo. L'ai-- sfiorire l'epigramma, av– te Pi Asclepiade, più sem- volgendolo dei suoi cenci plice e '?iù appassionata. purpurei. Leonida ha però fou~o~;~c;~:fe~\r~,i~~la~~~=. ancora una sua personali– plesso, I' epigramma di t,à. sia pure modesta. Asclepiade a quello di Ca!- Quando parla di sè, ha ac– liJT\aco, come riconosco che centi sinceri di melanconia. qualche particolare, dove Quando rappresenta gli al– l'emulo ha voluto eviden- tri (i pe~onaggi di Leoni– temente superare il suo da sonc, in generale, po– modello, era nel modello vera gente), il poeta ha almeno altrettanto poet.i- una certa tendenza al ri- 1 co: per esempio, la coro- ,tratto, alla macchietta, al- I na che uer Ascleoiade E 1 . I ~~7-f~o d!!1 c~~/et 1 !~~:1i ~ubbì'~ca~~r:rtisl~ ~o\~ 1 ~~~ di rose che Callimaco fu le e un poeta di secondo cadere a terra. Ma sono ordine, che, quando rap– soprattut..to due poesie mo!- presenta il suo mondo poe– to diverse, appena parago- tico limitalo, ottiene ef– nabili. Se Asclepiade fa• fetti felici. venire in mente CatuJilo, Eloquente, ma d'un'elo- Callimaco ci fa pensare a quenza sincera, ccm un ap- Orazio: a uh Orazio (se è oassionati rimuianto della possibile immaginaPlo) me- patria lontana, è l'epitaf- fio che il poeta compose per sè: Molto 1onta110 'dti{ .,,io/o di Italia e dal/a - Tara•tto io qlacclo: esilio più dnro della morte. - Tale è la vita nor. vita al ra11dar,i E,nnire te Muse - mi amarono: è ciò rlolcc conforto a/l'amarezza. Ma spento il nome oon è di J.eonlda: Rii stesst doni - delle Muse ml annnnciano Jinche t ri1p/end1d.a Il ,iole. Piace in questo poeta, che dovette vivere la vita degli umili e si chiama da se e il randagio~, raspi ra– zione idillica al poco e al piccolo:- Uomo, non loyorarti a con-– durre 11110 vita erra~n,ta; - a traScinaTe it tuo corpo di· terra in rena - non 1ogo– rart1 .. A te sfa ricovero un 1iud.o t, qurio, - cui 11scald1 la fiamma d'umile !oclterel· lo: - pur ·se ti è ')(1.11e vna roua focaccia di qro8S4 fari– na - i11l-pa.1tata In un coccio con le tue stesse mani. - e com:ixmauco un /ilo di timo o di menta. con q11alclle - chicco di &1le, amaro e dol– ce condi mento. Il quadretto rustico è indubbiamente grazioso; soltanto, secondo me, un poeta più fine avrebbe evi– tata l'enfasi declamatoria: e Uomo. non logorarti ... non loirnrati24. Queste in– vocazioni e ripetizioni. co– m'è stato giustamente os– servato. Leonida deve averle attinte alla predi– cazione filosofica: egli mo– stra d'aver simpatia per i cinici. Comunque, l'atteg– giamento retorico dispiace. Non sono poche le figu– ' rine ben riuscite, quasi mai disegnate con pochi tratti. spesso ricalcate in tutti i loro pa,rticolari: il vecchio pescatore e che nuotava più svelto d'un gabbiano>, e sterminio di pesci~, <ma– go di reti•, cscandaglio di grotte~; il vecchietto che è tutto lieto se può godersi tre o quattro estati anco– ra di sole; la vecchia amica del vino. che anche laggiù negl'inferi rimpiange più il boccale che il marito e i figli. Ma, come si vede, sono ritratti generici. mal– grado i molti particolari. o forse appunto per essi. In fondo, queste figure di vecchi si soriligliano tutte e incarnano assai più spes– so tipi che individui. Qual– che volta il quad ~et.to di ~f~;re mèaP~glofr~~~ ~oft~~ forse. li! poeta superò se stesso, se devono essergli attribuiti i due distici s~- guer)li: · Sole ton1aro110· a sera·a1 Toro recinti le vacche - dal moit– te. -rtcoperte d.i copiosa neve. - Ahi! che Terimaco dorme at viedì d'1tn'1Uce il ltmgo - ~anno. tn Citi n1a sommerso la fo/17oni del cielo. Qui il poeta vola molto più alto del solito: man– cano le solite minuterie. Questo é un quadro conce– pito come unità inscindi– bile, sentito con forza, rap– presentato con sobrietà mi– rabile. Già nel primo di– stico il melanconico ritor– no del gregge sembra pian– gere il pastore assente: e quando il poeta ha destato la nostra attenzione, anz.i la nostra compassione, ec– co che ce lo rappresenta mentre dorme i.J sonno eterno, sotto un grande albero. Gli epigramrriatisti del II e del I secolo non han– no molto di nuovo da di– re. Essi scrivono versi· ir– reorensibili. ma· svoL.eono sempre gli stessi motivi, sel?Uono una tecnica chE; di– venta sempre più rigida e pretensiosa. Sorgono gli Il protagonista · suburbano specialisti: uno crede di raggiungere le grandi fi– nezze dell'arte nell' illu– strare quadri e statue. un altro nel dare giudizi let– terari, un altro nel com– porre epigrammi venatori o pescherecci: c'è perfino chi si specializza nel tema ;nacc:~r;ur!F 1 ~a~~rve~e!~~~~ te°o~;~~f~a t;~u~~l~=~~~ la rettorica s·insinua a po– co a poco e finisce per do– minare. Basterà dire 'che il più celebre epigramma di Antipatro di Sidone, uno f:~P:::afg~°ur~ll/isul?:e:~~ vine di Corinto. Un posto a part<· occu– pano i due Siri contempo– ranei di Cicerone e di Ca– tullo: Filodemo e Melea– gro. Essi si staccano indub– biamente dalla schiera de– gli innumerevoli verseg– giatori. Ma io ritengo il primo un cantore, senza gusto del piacere, e non condivido affatto gli en– tusiasmi di quelli che gli fanno troppo onore chia– manàolo un realista, oppu– re esaltano la tecnica del- Le notizie sui poeti so– no utilissime, anzi neces– sarie. Quando è oossibile. cioè quando il poeta ha un certo valore, Queste no– tizie, di. apparenza mode– sta, si rivelano veri e pro– pri medaglioncini critici, dove non si sa se apprez– zare più la sobrietà o la penetrazione o l'equilihrio. E. per esempio, il Presta non confonde la poesia di Asclepiade con l'abilità tecnica di Posidippo; e di I Callimaco sa distinguere gli epigrammi bellissimi da quelli mediocri: e. quan- 1 'do parla cli Leonida cli Ta- l' epigramma - dialogo. da lui esagerata, non certo inventata, o perfino am– mirano lo spirito di chi osa . spiegarci ch'egli si chiama Filodem9 perché in ogni città s'111namora di una Demo. Indubbiamente que– sto verseggiatore ha più personalità di tanti altri: se anche è frivolo, sa es– sere vivacè. Ma. in fondo, in lui val poco il poeta come valgono poco il filo– sofo e lo scrittore: come quando scrive in prosa si imbroglia nei suoi immensi periodi ambiziosi, così in poesia non conclude nulla di bello. Molto superiore a lui è Meleagro, il così d e t t o Ovidio greco, che, varian– do graziosainente all'infi– nito i temi amorosi degli epigrammatisti precedenti. trova modo di cantare i suoi amori leggeri. E' un poeta di second'ordine che non manca quasi mai di fi– nezza e qualche volt.a di sincerità. Ma non credo le– gittimo paragonarlo, come è stato fatto. al suo grande contemporaneo Catullo, e nemmeno a Tibullo e agli altri elegiaci. Trovo per– fino esagerate le lodi che nessuno risparmia all'epi– gramma per la morte di Eliodora. Pure, in quei di– stici, una certa nota af– ,fettuosa si sente, specie al– la fine. •,·F certo Meleagro.merite– rebbe più lungo disco1-so. Ma io ho voluto richia– mar l'attenzione del let– tore sui veri poeti dell'epi– gramma greco, su quelli che ne videro e ne cagio– narnno la brevissima, splendida fioritura. Tanto più ch'essi sono assai me– no noti di Meleagro alla maggior parte dei lettori Ma chi ammira nella sua purezza e nella sua bellez– za insuperabili l'epigram– ma greco del III secolo, non può più ammirare la rettorica degli epigoni. E non si dica che gli entu– siasmi dei filologi• per la poesia sono sempre mal posti. In fondo, anche ai filologi qualche volta puo aécadere quello che accad– de a lord Elgin quando portò a Londra le sculture del Partenone. Il pubblico non ne voleva sapere, è lo mostrò in tutti i modi. E quei p o v e r i archeologi. quanto dovettero sudare, quanto si dovettero affar,.. ~are, per convincerlo che, msomma, dopo tutto, Fidia era un grande scultore! ranto. sa tenersi a giusta distanza dalle eri tic h e troppo acerbe dei filologi tedeschi (Reitzenstein e Geffcken). come dalle lodi eccessive del nostro Bi– gnone. Il repertorio bibliografi– co riunisce in breve tutto l'essenziale della vasta bi– bliografia sull'epigramma greco, per mettere a lor agio i lettori che "·olP.ssero controllare il lavoro com– piuto o addentrarsi più ol– tre in un campo così ar– duo e discusso. Resta a dire qualche co– sa sulla traduzione: ma il vero giudizio di essa lo avrà dato il lettore. A me basterà dire che essa è semplice, nitida, aderente al testo greco, cosi da po~ Omaggio degliArtisti a Vincenzo Cardarelli In· occasione rlcl settante– simo compleanno li Vincen– zo Cardarelli, un groJJ!)O di r:.crittori e di arUsti ha pre– so l'iniziativa di orranizure una mostra d'arte in omaggio al Poeta. La mostra, che avri luoio 11rosslmamenle, sad ospitata d:illa Galleria del Vantaggio a Rama. Possiamo an<:h~ annun– ciate che uno del prossimi numeri della • Fiera Lette– raria• sarà dcdic:,.to alta ri– corre-nzà. ter essere definita .fedele. ma non così aderente da sacrificare alla fedeltà il decoro e il valore poetico. Quasi sempre è avvenuto, negli epigrammi veramen– te belli, che. il traduttore abbia saputo conservare gran parte della poesia ori– ginale. Naturalmente egli non poteva far diventare ottimi. e nemmeno buoni i molti epigrammi medio– cri e cattivi dell'Antologia; ma alcuni di essi guada– gnano, non perdono nella traduzione. Quanto ai mezzi espres– sivi, è da notare qualche neo .. 'on voglio aver l'aria di chi trovi tutto da ap– provare e da lodare: non è mia abitudine. Osservo, dunque, come ad un lin– guaggio che si mantiene quasi sempre vivo e mo– derno mal s'intona qualche termine troppo letterario, come e enervante•• pur se vuole ripr-odurre l'artifi– ciosità stilistica dell'origi– nale. E e fulvido • è dan– t~co si, ma è un prezio– sismo che mi sembra sciu– Annunziato Presta, uno pato nella traduzione di dei nostri valenti classi- un tenue epigramma di cisti, ormai già noto a un Mnasalce. (Continuazione dalla 1. pag.) distacco. La storia retrospet-, fluidità. con tutte le giunture Invece. in una rievocazione tiva è raccoptata con tutte e le transiiioni ipe1'.!ettamen- come quella che O'Hara f,a vando nel passato. Siamo an- le r.egole de'l romanzo pronto le •lu,brificate. ·E)d ambedue del mondo della piccola cit– cora nel mondo dei roman- ad essere trascrltto in sce- hanno un sostTato di notevo- tà della Pennsylvania c'è un E' una scenetta del con-' Z.i precedenti di O'l:lara, che negg_iat,ura cinematografica· ~e ,amarezza. PU.re , e Q!.lesto senso di compiaci.u~o adatta- vito, rappresentata con mi- anch'essi avevano a cl_'le f.a-: (Irw1n S~_aw è a ~c.he un n~- e I assu~to del!~ p;·es~nt1 no- mento se_non a?d1r1ttu1:a una rabile sobrietà di tocchi: re con l'alt~ bo1,g.hes1a dei to -scena11sta). Siamo anco.1a te. ~ s1 vuol mdwai_e _som- punta di snobismo. Si dice Callimaco, il poeta del'la piccoli centn del-la. Pennsyl- una volta ~el mo~do d.ell'al- ~anamente. qual'è 1'11!1pres- tutto se si osserva ohe i,! sobrietà impeccabile imi- vania: Joseph Chap1_n appar· t~ borghesia. ~egli s~~t del- swn~ che ~1 dànno de! rap- narratore di queste pagine. erà uest' i r ' _ tiene alla generaz1on~ del I Est: con, cns~ ~on 'PIU eco- por.ti .fra 1 loro .autori e la il tono della sua voce. non h con1 tep ~ amàa f e dottor English. padre d1 quel nom1che e sociah come fu·ro- soc1eta che descrivono ed al- sono quelli dell'estraneo ico- largo pubblico di lettori Tutti gli epigrammi sQno per alcune buone tradu:. resi nel verso italiano che zione dal latino e dal ne- meglio corrisponde o ras– co (eccellente è la sua somiglia al verso greco: i versione del Ciclope di Eu- distici elegiaci sono tradot– ripide, apparsa nel primo ti in distici elegiaci; ma i volume del Teatro dt tutti trimetri giambici, come i i tempi, pubblicato da I lo faleci, _in endecasillabi; e stesso editore Casini), si è anche 1 metri più rari e Sottoposto all'immensa fa- difficili trovano un'armo– tica di rendere in versi ita- nica risppndenza ne 11 e liani gran parte dell'Anto- nuove forme ritmiche. Il lo;ia _Greca: 1500 epigram- Presta infatti ha una vi– mi d1 oltre un centinaio va esperienza e saldo pos– di poeti. Dell'esclusione sesso della metrica italia– della Musa puerilis così na, barbara e non barbara. cara a Stratone di Sardi All'esametro carducciano con alcuni epigrammi di pref.erisce ~'esametro pa– Meleagro dello stesso ar- scohano. D1 questo si è gomento, del bando dato ai detto troppo male, non !'n:olti con:1ponimenti troppo sempre a ragione: ma le 1n su 1s 1 o insignificanti, prove offerte dal Presta leer~Ì~no, credo, vorrà do- son notevoli, interessantl . . t rod o giovr al' a_~- Julian che è il ~rotagonis~a Il? una ventin~. d'~mni fa. ma la quale appartengon.C?, le pa- noclasta. o del figlio ribelle, et. m en e: meg 10 .ai e suicida di Appomtment in Pl•Uttosto fam1han e psico- role che veng_ono p1u spon- ma d'uno che a quel mondo. diversa de~ d½le. poeti -, Samarra. Sono romanzi po- logiche. Il distacco tra ma- taneamente alle labbra sono: a quei cI,ubs a quelle case m3i no;. rJUscira ~ Supe-: pelati in buona parte di Iau- dre _e fl~lio è accaduto molti accebtazione. riconciliazione. appartiene e··non li ha riflu~ raro. i~agora a ss i~ura a! reati di Y.ale sullo sfondo anni p1•1ma Quando 11 bam- I grossi romanzi medi ame- lati Oppure che nella ma– compagni ~el convmt? di delle grandi oase ~ dei, coun- bino è stat'? tes~imone ?Cula- ricani, ossia socialmente Tap- turÙà, li ha ritro'vati. Il mo– :ion essere mnamor~to, m~ try-olub_s; tuttavia I int~r_o re dell~ prima m_fede~ta_. del- presentativi ~ insieme .dotati do stesso con cui Questi scrit– u:itantQ. bene. I~ Vl?O ve comJ?lesso ~ella _comur_i,~a 1 1~.m~die. Una. so1ta ò1 1. 1con- di certi menti letteran. non tori praticano la letteratura ntas. Piange, c~ma _11 c~po, da~h or~.aruzz.aton 12oh.t1c:c1h~z1one avv1en1; fra 1 _due sono sempre stati così. Si è al polo opposto dal cliché guarda ~n po tnste. la agh operai, dal professionista alla fine. lol pad1e. che e la pensi anche soltanto al nome d li' t· t • ,· l t corona gli sfugge dal capo. al cameriere, vi è dooumen- figura più patetica ed inte- più famoso vent'anni fa . e ~r 1~ .a m.iscon_oSciu O ra Non_ c'è bisogn~ d'a!tro: tato. I~ dooumentarismo di ~·essante del Ubro. ~ mort_o quello di Sinclair Lewis. JrÌ }a~li~~~\; 0 ~ 1 ~e~z:SSl aStY~~!t~1 lu~~r~aranocr~d~~t~~ ;o~oa~ ~i•~a~;n e e;T~is~crft!~r=s~r;::; wgli~u~;a vrsii!n:~~tir~ci~ ~d~:-~~~inglai~u~!~~isS~l;~;t~r~ èiel buon professionista com- lare che agl'innamorati le descriva .con tanta esa~tez~ fa sepoltura. Il figlio è ora ribelle, un· denunciatore di pet7nte, _del COS!ruttore me– corone non restano intatte le abitudini sessuali dei suoi sposato e vive a Parigi; e coni{ormismi un distmltore to~ico. Siamo a una_ fa,se re– sul caJ?0· Ma chi _Ie g g e protagonist\ .. da!Padolescenz~ n~nostar_ite il superficiale ci- d'idoli'. to faceva. intendia- ~a.tivamente nuov,<:1 nel! atteg- 1 Ascle~Jad~. n,on . importa al.Ja matiunta. ~er. amor~ ~~ ~.1smo. SI •prev~d.e .che la sua moci. in un modo che lascia- :~a~i~~~o ve~~l \~tel~::t·~r~~ ~~=de~za~1cl~rd~ad~1re q~:~~:· ii~~lt n~na 7i~~::i~~vaa P~~}te p1i-~ca;tl~~nt~~n~11J:~~•o;:~uz1~~ ftnà~a!fi~~!·fia~ c~~'; i~aq~~1: bil~~à ~lto-borgChh~se, ~e~~o ·iàl . . un Jmguaggio Quasi da socio- nah 11lus1oni. sara piu felice I d . • 1.b .· ·h t· pe1 enismo. 1 e1ed1te1 gh1:landetta corr~sponde logo. Ch~ abb.ia dimestiche~z~ di quella dei suoi genitori. 1~ p~rJu1~tt~r';ri~~e~~~ 1 ~~= p1~b~bilm;r_ite .que~to ~es:- cos1. bene al _crucc10,_alle con 1~ vita d1 ~erte ~omunita Uno dei temi ohe questi gliori di t,ulta l'opera sua. s~,.,g10 de,,.h. scnh?r~. dell ~ta lagnme del giovane mna- amencane _medie, _enesca an- romanzi hanno in comune è Cass Timberla1te. Ma insom- d.1 i:nez,zo~atanno 1 ,.,1ovan.1s– morato, che ne sembra la C?ra ~d 111teressarsene .~on l'ad,ulterio. Un ?llro, ma for- ma. chi pensa a Lewis og.gi sim,. doog,gi. che spesso_ pai~– conseguenza necessaria. Es- s11:np~t1a.e ft'esche~za ~.,m~ se e lo ste_sso. e. que~lo della pensa ad un critico del co- no s1~,..olarme~te pro~t1_a ri- so ricorda il ,cadere del g ,i.es ~~td· c~it'e~m~e 1 e lll1~~~1t r~·g:~re~:a ~~1°~~~!~! 1 ~~; b:~ f;~~i· s~~~s~h:t;rsi;t~ i·ir~ 0 ~; ~;;~~te ~~~~r~h~~~.~;;~~~~ pomo, r~galo .d amore, che zioni. a modo loro affasc1- ne e « procacciatore di pa- pretesa e la realtà. e fra le dei « rtb.elh. senza una cau~ la vergme d1 Catullo ha nant1. ne» americano da una parte aspirazioni del personaggio e sa.» (e rl titolo del ~lm d: nascosto nel seno, e che Il metodo di Lucy Crow11 e di sua moglie dall'altra. con le costrizioni dell'ambiente Nicholas Ray mostrato m Ha– balza a terra improvviso, è anch'esso quello della rie- conseguente « problematici- ortodosso. Insomma. è ani- Ha c.om~ Giovent,ì. bruciata')! quando la fanciulla si le- vocazione o flashback. Ci fa tà » dei figli. Ambedue sono! mato da una grande vigoria m<?"lt1di loro .semb_ran ?gg1 . . vedere in principio la pro- scritti con consumata espe- anticonformista e oer espri- dei conservaton nati. desrde- va p~rche sopraggiunge la tagonista. a Parigi n_el 1955 rienza t~cnica: H racc~:mto_ ,si meì·la si serve anche delle rosi _di sistemazioni .solide e madie. e il suo mcontro acc1<ientale snoda, si sposta avanti e m- armi della satira e perfino oscuie. Anche più brevità e più col fl·glio dopo molti aoni di dietro nel tempo con grande deHa caricaLura. P. l\1. PASINETI'l Opportunamente non è e persuasive. Se l'esametro stato seguito l'ordine del- pascoliano sembrò mono– le raccolte ·antiche cosi tono e perfino atono, que– spesso casuale e caotico· sto avvenne perche il gli epigrammi• sono rag~ grande poeta voleva ren– gruppati sotto i nomi dei dere il suo esametro ita– loro autori, e gli autori liano troppo simile allo ~~;i 01 gi~~g, st i ac~~~~t~din~ esametro greco e ricorse probabile. Il lettore potrà , ~••mspmed,·siesn,.b',·i1,·difsocruz\aibtuilrie. 1•1 d_unque, senza troppa fa- tica, osservare come i mo- I Presta è molto più mode– tivi originali e freschi dei rato; ma egli pure,- come poeti più ant,ichi diventa- il Pascoli, evita di solito ~ofr~sft:~ :,i~~~e~!=~~~i l'inizio anapestico nell'esa- nello scolorito e nel Con- metro italiano, e-anche per venzionale. questo merita lode. Per dar conto del suo GENNARO PERROTTA ~~~:~~o sieè ~~~Ìritol~~~r~ui~ Il presente saggio di Gen- na preparazione filologica, naro Perrotta è l'introduzio– e per rendere più intelli- ne all'edizione dell'ANTO– gibile ·una poesia tutt'al- LOGIA, PALATINA, ehe tro che facile, il Presta ha uscirà prossimamente - nel– aggiunto alla traduzione le I la traduzione di Annunziat~ note ae:li eoi.erammi, le no- Presta. - per le Edizioni tizie sui ooeti. e un reoer- Gherardo Casini. ...

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