la Fiera Letteraria - XII - n. 15 - 14 aprile 1957

Domcnì"ca14 aprile 1957 IN· RICORDO J_, o S C R l'l"l' OR E E LA SOCI ET ,t~ DI PANCRAZI AMORE i\LL/\ POESIA UCCESSO AUi\ POESI * . Seppe costantemente accompagnare, con sollecitudine e intelli– genza, il cammino della cultura e della letteratura d'oggi * <li GIA(:Iil/TO ~PAG/1101,ETTI di Proprio quando troppo a lungo ci si applica alla discussione sulla condizione dell'intellettuale. dei rapporti dello scrittore col suo tempo e con le strul– ture dél mondo in cui vive. dei problemi non certo rosei che l'artista affronta per la sua esistenza. senza mai trovare vera compren-Sione e valida solidarietà. penso debba venire il momento in cui ci si domanda. non senza una punta di noia: - ma a che scopo discutere tanto? CertO può darsi che a qualche cosa serva, ma. insomma. dobbiamo proprio perderci in questo e finire senza ac-corgercene per divenire quasi degli agitatori sindacali? Se si avverte la necessità di lasciar correre. almeno per un certo tempo. e· di non reagire alle tante sollecitazioni, vuol dire che è giusto; è giusto perchè ad un dato punto. a forza di osservare i !enomeni che si verificano attorno alle competizioni letterarie. alle vicende del commercio librario o artistico, ai pettegolezzi dei salotti mon· dani. alle beghe delle commissioni per l'incremento della cultura ecc. ecc. ci si dimentica di qualche cosa; come se nel trattare delle forme e delle strui. ture del nostro lavoro e della nostra vita dimli"nti– cassimo il lavoro e la vita. come dimenticare il senso che ha la poesia via via che accetta suggerimento dal costume, dalla storia. dalla gioia o dal dolore. C'è da provare con amarezza la sensazione che il poeta stesso. senza accorgersene. stia scivolando a confondere il significato e l'amore alla poesia col 11 successo,>1 della sua poesia. ('On la necessità tut· l'altro che del tutto trasc-urabile di avere una fotogra– fia in più sul rotocalco che gentilmente si presta. E' ques'to il momento in cui si impone una sosta. un ripensamento che aiuti a vedere fino a che punto si corre H rischio di perdere di vista le ragioni spiri– tti.ali del nostro lavoro. Infatti, a pensa_rci bene, a rnffermarci un po' per mettere ordine in noi stessi * G lJG LI E L1HO l'ETROJ\il e. possibilmente. attorno a noi stessi. si ha la sen– sazione di aver perduto di vista alcune quantità essenziali; se non altrO. gli impegni dell'applicazione dell'intelligenza e della sensibilità ai compiti dove. rosi per l'uomo che ha dichiarato con la propria opeTa impegni creativi; cioè. esami mteriori della condizione umana. esami della società. consapevo– lezza del dovere di contribuire a rinnovare alcuni elementi del costume. dell·e forme espressive. delle idee, che tutti invecchiano di vo!ta in volta quanto più sollecitazioni esteriori, smarrimenti e dimenti– canze inducono a trascurarne e seguirne l'evoluzione. Ricordiamoci un poco che abbiamo ognuno un uni. verso od un piccolo mondo da svolgere e che ciò conta di più ed ha più efficace penetrabilità nel costume e nelle idee correnti od in quelle d'ecce– zione. di quanto non ne abbia qualsiasi battaglia o discussione che si ferma agli aspetti esteriori che nascono attorno a questi interessi e agli uomini che dovrebbero rappresentarli. Ognuno ricordi per un poco i propri impegni in quel punto che sono asso– lutamente disinteressati, in quel punto in cui rico. nasce se stesso e quel ciclo di elaborazioni interiori che lo indussero alla poesia. ed allora davvero non conterà più che questi impegni siano d'impronta politico-sociale, siano aspirazione di pura rappre. sentazione, siano sentimento religioso della, vita, siano rivolta cruda o idilliaca comunione. Non avrà infatti importanza che quelle idee e quei sentimenti tendano ad operare nel rapporto quotidiano con gli uomini. nel puro concetto morale. nel segreto delle coscienze o sull'epidermide di se stesso o degli altri, giacchè ogni ricerca è contributo spirituale quando ritrova il suo originario disinteresse. come dire la sua vocazione a concretarsi anche se esige soffe– renza e sacrificio. Basta ritrovare per se stessi, prima, questi simboli che oggi tanto facilmente si perdono per strada. basta che divengano operanti senza pre. giudicare a nessun costo il proprio libero ideale di vita, perchè con tutto ciò possiamo ritrovare anche il senso più vero dell'arte e delle idee e di que11e entità di vita spirituale alle quali troppo spesso de– dichiamo dichiarazioni di fedeltà senza darle o di· menticando di darle un contributo di fede e di opere e pensieri disinteressati. Forse oggi siamo in un momento in cui si è di– menticato troppo che l'esistenza e l'opera di un poeta è anche atto di sacrificio e di scelta: parole che pos– sono sembrare anche superficialmente patetiche. a dirle cosi. poveramente; ed anche posson sembrare colme di una vecchia ingenuità che a molti incute certamente quella paura del ridicolo che impedisce. spesso. il vero ripensamento disinteressalo ch'è si• mite ad un intimo esame di coscienza. Anche la paura del ridicolO però. come la paura di non es.sere più conforme con nulla. come la paura di pregiudi. care i propri privilegi sociali. come la paura di ritrovarsi soli, è un atto di ipoerita vigliaccheria che dovremmo lasciare ai tatticisti dell'arrivismo che aspira alle bustarelle. al dandy delle « idee d 1 avan– guardia ». o al patito d'un « onesto conservatorismo)) spirituale. . • E' probabile che un discorso del genere non appaia generico e banale, mentre in realtà generico e ba· ~~!e ~nst~~ 0 lofaèt\oseinnoi:1n l~i::i~~;~ ~~o u~ir;u~ol::~~ una funzione. Comunque non fa male a nessuno colui che in buona fede C'erca di ricordare a sè e a quakhc altro. eventualmente, che non è male ripensare che. in certi casl, non si è soltanto membri di una comu– nità ma si è anche liberi responsabili dei propn pensieri attraverso le proprie opere. · GUGLIELMO PETRONI [L LIBRO D[ CUI SI PARLA * Clotilde tra due gue,·re di * FERDINANDO VIRDIA

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