la Fiera Letteraria - XII - n. 4 - 27 gennaio 1957

'Anno XII - .4 SETTIM.4N.4LE DELLE L.ETTERE DELDE ARTI E DELLE SCIENZE Domenica 27 gennaw 1957 SI PllRHI.ICA I .A l.><>MFNICA Direttore VINCENZOCARDARELLI ()UE.."5TO NUMERO L. 60 DIREZIONE. AMMINISTRAZIONE: ROM.A · Via cli Porta Castello. 13 . Telefoni· Redazione 555.487 . Amminislr. 555.1 58. PUBBLIClTA': Amministr.: « LA FIERA LETTERARIA» -V. di Porta Castello, 13. Roma. TAR.: Commerciali L. 150 Editoriali L. 80 al mm. · ABBONAMENTI Annuo L. 2700 . Semestre L. 1.400 . Trimestre L. 750 . E lero: Annuo L. 4.000 . Copia arretrata L. 100 . Spedizione in conto corrente postale (Gruppo II) . Conto corrnete postale J/31426 Arturo Toscanini IL LIBRO DI tJUI SI P AB.LA * PROSE DI EUGENIO M ~TAtE * Anticipazione di quella che dovrà essere una piu am- pia raccolta, l'editore Neri Pozza ha pubblicato in tm _volume fuori commercio "Far_/àlla di Dìnard,, alcune prose delt'au,t:ore di "Ossi di, seppia.,, e della "Bufera,, * d·i FERDINALIIDO J1/RDl.tl Per quelli della mia gene- quasi per germinazione spon- stremo questa sua intuizione, razione (e naturalmente vo- tanea delle parole, parola die- di condurla cioè s-iho all'ac– glio intendere una generazio- bro parola. giorno dopo gior- cettazione del'la ironia monta– ne letteraria se non proprio no, memoria dopo memoria, li~mana, vera chiave u1 volta di patiti per la lettere.tura) tutta la tragica, silenziosa- di tutta l'ispirazione della sua un «attacco» di Eugento Mon- mente tragica, sequenza della poesia: un giudizio che può tale - mettiamo « Tu non Ricerca proustiana negli spazi dirs-i davvero implacabile nel– ricordi la casa dei doganieri• sconfinati e disfatti di un'epo- la sua stessa capacità di estre– oppure « La folata che alzò ca da riconoscere tutta nel ma chiaroveggenza. l'amaro aroma», 0 anche fondo di una misteriosa di- Ritroviamo appunto il se– • Non chiederci la parola che mensione umana. Ciascuno d.i gno di quell'ironia nella rac– squadri da ogni lato• - po- questi attacchi montaliaJli è 'Colta di prose di Eugenio leva avere forse lo stesso va- stato per noi. anche se a po- Montale che l'editore Neri !ore di un invito ad un'espe- 7 o a (?OCO s'èn•tim1:10inari_dir~ P_ozza_ ha pubbli~ato in questi l'ienza intellettuale da tentare 11; no, stessi ogm poss!b1l1ta g,or~, sotto 11 titolo Farfa!!a . t ( 1 d . d1 canto, ma non certo d1 ade- dt D11U1rd 111 un'es:le e raffi- a o~ru. cos 0 , cos ~ impe- sione al canto (e in un'epoca nata « edizione non vena!e • ,gnare 111 essa la noSha Sl:ssa_ per giunta nella quale tutto di 500 copie, destinata in '.dea ~ella poesia), che _Pe: gll ci consigliava dJ staccare l'in- omaggio agli amici dell'auto– a~paje~tth:ll:v~~ne;g:~oni1 telligenza dalla poesia e dal- re e dell'editore in occasio– pi ec e e O e la stessa letteratura e di ab- ne del Natale 1956. CMi con– (amoso attaccoci"éL~ngt~~!~! bandonarci al flusso delle ,m- senta il lettore di soffermarmi ,,e me s u s cou i .edi arte magini e delle sensazioni ::,er un istante su questo intelli– ieure ... » dal quale s, P scoprirne· e raccoglierne prè- gente e animoso editore che Mi unisco volentieri a quelli che rendono onore a Goffredo Bellonci: di cui non so precisamente da quanti anni leggo i saggi critici - che via via egli pubblica. con mirabile costanza. in /!iornali e riviste. - ma da cui so per certo di avere sempre imparato. La dottrina di cui il Bellenci sostanzia i suoi scritti e le idee che ogni volta agi la con fede e freschezza di parola. dà11no alla sua figura, in una provinèia frequentata come quella della critica letteraria. lineamenti che sono incon(ondibili. TESTIMON PER GOI?FREDO BELLONCl * d_i .tll~FUEDO SCJIIAFFl\'I narrativa (sotto lo speciale aspetto della novella) altrettanto nitido e ricco. che sottintende una visio– ne personale della storia letteraria. definisce con pigl,io deciso secoli, correnti, flgus·e e ofrre jnoltre (dono. anche per me. particolarmente gradito) una sorta di linea della nostra. prosa: dall' < architettura gotica • del Boccaccio al dissolversi, col tardo Ro– manticismo. dei modi tradizionali di struttura e di espressione. Se poi, anche a proposito di questa linea. fossi costretto à esprimere le mie preferenze e a ricordare una tappa capitale. (elicemente indivi– duata. segnalerei le pagine sul Seicento, il notevo- 1 issi mo secolo che, in realtà. vede nascere nuove forme narrative e due tipi divergenti di prosa. Ma perché ~ vorrei suggerire - a festeggiar de– gnamente Goffredo Bellonci. non se ne raccolgono in volume (com'è naturale, in più di un volume) gli scritti maggiormente significativi? ALFREDO SCHIAFFINI A pag. 3 e seguenti: •---------------------------------------, vatamente l'essen~a e quasi da alcun-i anni ha dato inizio per bruciare in e&sa e,gni re- ad una attività che ha già una siduo di vita morale, di una incidenza tutt'alh·o che relati– poesia solamen•te illuminata va sulla nostra cultura d'og– dall'evocazione; sorretta dalla gi, un editore che - uomo di magia della parola) di r!tor- cultura nel senso più vivo e nare alla scoperta ,'.,ella poe'- moderno di questa espress;o– sia stessa di fatti dell'intellet- ne - ha impostalo il suo la– to. di l'icostruire in essa. sia voro con ammirevole rigore pure nell'evocazione di imma- critico, senza cadere 111 certo gini, nella parola di per se snobismo intellettuaie con– stessa evocatrice. il filo di un temporaneo e giungendo anzi processo mentale, la lestimo- ver o la letteratura conl.)m– nianza di un vivere che non poranea a generosità r:paga– escludesse in esso la presenza te talvolta da amarezze non di un travaglio interiore. di lievi. Un editore comunque, una linea di pensiero al di che, scrittore lui , tes~o. è in Se fossi costretto a citar un saggio. un saggio solo. che rispecchi tutte le qualità di Bellonci (la sua preparazione erudita, la larghezza di sguardo, l'acu– me, le doli di scrittore). dopo indugi ben giustificati mi fermerei· franco sulla vasta Introduzione ai Seite secoli di noveL!e italiane (Roma. G. Casini. 1953). Mi par dimcile trovare un rapido profilo della nostra ' Ca Ileria degli seri tlori italiani UN }IUSICISTA O~ESTtt * E!fflLl1I ZA1"ETTI Tra I molti aneddoti che la morte di Arturo Toscanini ha fatto riaffiorare uno oi è parso più significativo e atten– dibile; proviene dall'Inghilterra, notoria– mente ostile a\}a retorica, specie se a beneficio di stranieri, e a narrarlo è stato non un giornalista bensì Sir Arrian Boult, direttore d'orchestra anch'egli e un'autentica autorità artistica Oltre Ma– nica. Accadde dunque al Boult alcuni anni fa di dover presentare Toscanini all'orchestra della BBC. Dopo aver ri– cordato che molti dei più illustri maestri erano saliti precedentemente sul podio di quel celebre complesso sinfonico, av– vertì gli strumentisti che in quel giorno avevano di fronte il più grande. Al che Toscanini gli toccò il braccio. e inter– venne correg.gendolo: « solo un onesto musicista>. Ora sappiam bene che l'at– teggiamento di m,odestia, lo schernirsi in casi del genere fa parte della "retorica. Ma nou questa volta, stando dietro la rettifica la verità di un costume, e la fermezza di un credo osservati per una intera vita. Vale a dire la celebre umil– tà del concetto interpretath•o di To– scanini, innumeri volte esaltata, talora anche contraddetta in nome di qualche episodio - come la controversia con Maurice Ravel a proposito dei tempi del « Bolero> - e tuttavia non alterata dal buono o maluso fattone dagli illustra– tori. In quanto connaturata all'idea stes– sa che l'artista ebbe del suo ruolo e al modo in cui egli seppe renderla deter– minante. Schh·o, anzi esplicitamente nemico di ogni d1~sertare astratto o intellettuali– stico. assommò ogni teoria in un prin– cipio su cui non si stancava di ritorna– re ogniqualvolta gli era richiesto il se~ greto dei miracolosi .risultati che egli solo otteneva. « Realizzare nell'esecuzio– ne unicamente quanto è scritto nella partiturr >; tutto qui. Quindi a titolo d'integrazione pratica, il òmandamento di ca1,tare, imposto dal podio quale ele– mento vitale della musica, anche se così non indugiava a commentarlo .. In altrè elaborazioni di estetica o di tecnica non s'addentrò mai che si sap– pia. E anche qualora dalle confidenze verbab o da qualche inedito scritto si dovessero ricavaÌ:e domani, si può esser certi che ne sortirebbe una sorta di va– demecum da artigiano, asciutto quanto deludente e neppùre di sua scienza. Poi– ché il punto d'avvio lo si ritrova for– mulato con parole identiche in una frase scritta da, Verdi nel '71: « m'accon– tento che si eseguisca semplicemente ed esattamente quèllo che é scritto>. To– scanini aveva allora quattro anni, ma a ParI!la dove era nato e studiò poi, Verdi era il nume, l'« Aida> doveva es– sere l'opera dell'occasionale debutto a 19 anni, promosso per volontà dell'or– chestra dalla fila dei violoncelli a diret– tore: e tra i violonceJJi chiese e ottenne di tornare •un'altra volta, allorché già at(errr•ato nella carriera come più di una promessa, valle fare omaggia al Maestro suonando alla prima dell'« Otel– lo>. La norma potè quindi .giungergli diretti;mente. favorita dalla devozione. ma consolidata dalla pratica mentre da– vanti al leggio nella fossa scaligera ap– prendeva dal contatto quotidiano _con Verdi. ascoltandone le parole, sptan– done l'ansia di sentire la propria crea– zione perfettamente riprodotta dagli al– tri, il peso e i limiti del suo destino. Tale destino si caratterizzò presto qualt< restò sempre. Essere il medium del se– gno scritto o, meglio ancora, il garante perchè giungesse il se_gno ;a 10carnars 1 vivo nel suono, senza risentire di alcuna intromissione individuale nel passaggio dall'.).m, 'all'altro stato. In altri termini: il più fedele servitore della musica, la rappre$en lazione elemen la re, professio– nistica, dell'interprete in genere e ciel direttor,:, d'orchestra in particolare. Salvo a divenire la più ardua se l'interprete voglia penetrare l'opera d'arte sino a scomparire dietro di essa ricostruendo l'unità che fu un tempo di compositore– esecutore. Nella memoria quel che riaffiora del– le esecuzioni di Toscanini è infatti la musica. Per qu11nto familiare già fosse. resa nuova sotto il suo gesto, e ciò in grazia di un'autenticità di suono, di moto, di accento che suonavano intrinseche alla partitura, ~nche se solo allora rivelate. Intorno al rovello di perfezione, alla vio– lenza nel volerla dagli altri, in breve intorno all'incontentabilità che costitui– rono il prezzo di quel risult.ato sorse l'altro verso del mito. Il Toscanini orco, campione di una volutlù di potenza af– fermata quasi per il puro gusto di far paura. Ma, vi fu anche chi seppe dare la chiave per capirne il temperamento e intendere le ragioni della durezza, po– nendosi semplicemente sul piano da arti– sta ad artista. Ci riferiamo a quel che ne scrisse Stephan Zweig contemplando ammirato la sua terribilità nelle prove e la melanconia insoddisfatta che s'ac– compagnava ai trionfi in pubblico. « Egli sa èh<t' per la sua arte d'interprete anche un'eroica vittoria non può avere dure– volezza ... sa che nell'ambita dell'orche– stra nÙlla vi è di eterno. che ogni per– fezione dev'essere ritrovata e riguada– gnata di opera in opera, di ora in ora. Meglio di ogni altro, questo spirito che non conosce pace perchè inappagabile. sa che l'arte è guerra senza tregua, che non è mai fine, ma perpetuo inizio•· Tuttavia attribuirgli un'azione critica sembrò a molti eccessivo di fronte al suo caparbio rinchiudersi nel fatto musicale. Invece quando si badi a ciò che ottenne. mai forse l'esecuzione fu tanto azione cri– tica cc:me nel caso toscaniniano. Nè, inoltre, limitata al fenomeno interpreta– tivo, in sé, per quanto si trattasse ogni 'volta di una scrupolosa esegesi in atto. ma spinta a conseguenze di continuità e portata effettivamente storica. Cosi avvenne infatti per il melodram– ma, ancora amato di acceso amore ai tempi dei suoi inizi di carriera, quindi oggetto di disdegno sicchè egli nan scese in campc, a difenderla, rivendicando a forza di esecuzioni esemplari la realtà di val0ri negati soltanto perchè nessuno più li conosceva. Tipica in tal senso la ammissione dei tedeschi, al dire dei quali se la Verdi-Renaissance fu avviata da loro letterati e registi dovette peraltro attendere le trionfali tournées della Scala diretta da Toscanini per segnare la vittoria definitiva. Sorto all'epoca degli mterpreti roman– tici, lo si classificò tra i moderni. E m vero chi aveva ascoltato i suoi prede– cessori potè ritenere giusta la classifica a ciò incoraggiando l'aderenza dello stile alle nuove esigenze interpretative, non– ché altri attributi più specifici. La tec– nica 'direttoriale acquistava con lui una sobrietà e una sicurezza ignorata sin lì; la cura del particolare anche minimo quale condizione inalienabile del risul– tato d'insieme suonava nuova e il banda rie:0raso de_gli esibizionismi passionali o EMILIA ZANETTJ (continua a pag_ Z) GOFFREDO l3EILLONCT fuori di ogni labilità, di ogni automatismo della memoria L'Indice 1956 per ragioni cl i pazio è rimandato al prossi- Le• edizioni della RAI hanno pubblicato in que– sti giorni, in splendida ve– ste. con mustrazioni assai rare dell'epoca, un vol,ume dal titolo: Teatro tedesco dell'età Romantica. Ecco 1e pagine in cu.i Bonaventu.ra Tecchi. che il· "olnme ha cumto. parla de1 Principe di Homburg di Kleist. tra– dotto eia Giova,rni Neceo ILPRINCIPE DIHOMBURG cipe di Homburg che con la sua impazienza aveva trasgredito un ordine di guerra, ma non vuol tur– bare con la punizione di un valoroso, che pur aveva contribuito alla villoria, la atmosfera di una giornata vittoriosa e felice. Questo è lo spunto del lavoro. , Ma nell'opera drammati– ca del Kle1st c'è un cam– lJi!lmento: fa trasgres~lone dell'ordine è in fondo il fattore vero della vittoria, il principe d1 Homburg con la sua ribellione ha deciso le sorti, della battaglia. * I Anche e ia sua poesia tal– voi ta poteva giurar fede a un evento impossibile• e nel contempo arcanamente igno– rarlo, anche se essa, poteva essei-e la testimonianza « di JTIO numero. un ordine che in viaggio mi scordai•. essa tuttavia esige– va per la sua assoluta com– prens-ione un dissodamento preventivo del suo ltttmtts originario, ma altresì la sco– perta in essa delle mozioni spirituaM d.ille quali traeva vita. i nuclei sotterranei dai quali si dipanava il suo svol– gimento. Ma scoprire Monta– le era aJl.resì scoprire. una tra– _gedia cosmica. il dramma di una coscienza e il vive– re di quella coscienza non in una sfera staccata dal mondo, ma nel suo stesso congel{Tlo, Poesia intellettuale all'estre– mo. essa tornava per noi at– traverso l'intelligenza nello umano. senza per auesto ce– dere ad alcuna identificazione dell'umano con una provviso– ria ebbrezza o con una prov– visoria illu ione. Lo stesso Gar!?iulo scoprì sin dalle sue origini in questa ooesia « la corrosione critica dell'esisten– za • come suo essenziale mo– tivo. anche se in fondo si ri– fiutò di condurre sino all'e- * Quando nell'inverno del 1809-1810 Enrico von Kleist (ii pit1 tragico, in un certo senso, e il· più misterioso degli scrittori di teatro te– desco) compose il Principe di Homburg, Schiller era morto da quasi cinque anni. l'arte di Tieck, l'autore del Cavaliere Barbabln. comin– ciava a volgersi dalle fan– tasie delle fiabe romantkhe Una tragedia che sta nella vita ed è già oltre la vita, un dramma la cm soluzione E non c'è già in questo cambiamento il segno della natura romantica di Kleist: < portare all'estremo>· tutti i contrasti? E in quell'inse– rire nella realtà della vita dì guerra un motivo di 1mo– re. l'amore per Natalia, la nipote del principe Elettore, e insieme un motivo di so– gno (il principe di Homburg soffre di sonnambulismo, e come sonnambulo fa un so– gno di gloria e d'amore e, ancor preso entro le spire di quel sogno. quasi in uno stato di, incosciem;a. ascolta ma non ode gli ordini di .'(uerra) non ci sono già tut~ ti i motivi cari ai roman– tici, sonnambulismo e subco– ~ciente compresi,? è ai limiti e tremi, come 111 un sogno * Per lo stesso motivo sono ritnandate le continuazioni de!!'incltiesta sugli artisti a Firenze. e il saggio di Rey– ner Banh.ani. <li IJO,ltl l!lst\11'lJIIA 'l'liCCIII verso un bisogno. se1111Jre certo senso direttamente 111,- maggiore, di realismo... l\1a pegnato nella vita della cui- nell'autunno del 1811. a tura ita<Jiana cosi da viverne meno di due anni di di– i problemi senza 1•we~li sot· stanza dal compimento del toporre al vaglio di cal~o1i più Principe di Homburg - che, o meno indifferenti aè essa). a parte lo scherzo corn ico Il volume contiene una pie- di La brocca rotta è, insieme cola parte dei bozzetti. orevl con la Caterina di HeiU>roryn, elzevfri e cu!s-de-!ampe che l'opera più a lieto fine di il poeta di Ossi di seppia ba questo tragico autore - pubblicato tra il 1947 e il Kleist si uccise sulle rive 1950 sul Corriere del!a Sera del Wannsee, non lontano da e sul Corriere d'informazione, Berlino, ins.ieme con la sua escludendo da essi («per ora•. amica Henrietle Voge!. scrive in un breve ,avviso che La morte di Schiller che, precede queste prose) parec- col suo ultimo lavoro. il chi brevi raéconti o quasi rac- frammento del Demetrio, conti a eccei;ione di quattro aveva dato una delle prove che figu.rana nella seconda se-1 più alte del s_uo cideal_ismo~; listiche; •il suicidio di Kleist per non sentirsi «schiavo•· proprio quando nel Principe Nelle sue Memorie 'Fede– di Hombur9 sembrò aver rico il Grande racconta il trovato. finalmente, dopo fatto storico secondo il qua– una· vita tanto irrequieta, di le il giovane principe cli continui viagi?i " di insod- Homburgo durante la bat– disfatle ricerche ora in un taglia di Ferbellin, nella campo oru in un altro. il guerra fra il Brandenburgo modo di inserirsi nella vita ... e la Svezia. irruppe prima come mai questi contrasti? del tempo, per giovanile ar- L'argomento del Principe dore, a capo del suo corpo di !Iomburg deriva, com'è cli cavalleria, contro gli Sve– nato, da uho scritto ,in fran- desi, e solo un'abile mossa cese di Federico II. re di dell'allora Elettore di Bran– Prussia: e prussiano. non si denburgo poté evitare il pe– cleve dimenticare, è Enrico ricolo di un mutamento nel von Kleist. rampollo di una corso di una battaglia che, nobile famiglia di soldati e anche per merito del prin– soldato lui stess,, nell'eser- cipe Homburg. finì con la cito che non molli anni pri • splendida vittoria. Il prin– ma era stato del grande re cipe Elettore avrebbe po– e dal quale .. a ventidlfe an- tuto, e dovuto, portare al ni, aveva dato le dimissioni lribunale di guerra il prin- FERDINANDO VIROIA 11_volp;ers1 d1 m:io dei con- - te, del romantlc1smo, Ludo- (contlnua a pag, 2) vico Tieck. versi> forme rea- SCELTE PER RECENSIONE: UN TERNO FELICE * La mano net· saceO * GIORGIO CA l'R01l'l Quanti libri, libretti e libricini di versi Si accu– mulano quasi ogni giorno (giunti d'ogni parte d'Ita- . \ lia) su.l nostro scrittoio! E per ciascuno, subito, è un rimpianto di più (o un rimorso di più: per la probabile occasione perduta), che viene a sedimen– tarsi nel nostro cuore. Ma guai ad abbandonarsi alla malinconia (musa gentile, sì, ma umida), soprattutto in questi giorni di pioggia, e qui nella nostra casa dove (lo abbiamo già detto una volta, ma giova ripet~rlo, in quanto anche tale assenza accusa la povertà del nostro ar– mamentario di critici sprovveduti) manca un gual– siasi razionale sistema di riscaldamento. Il povero recensore, piuttosto, cerca di correre ai ripari: di cernere, ad esempio, secondo il marchio di fabbrica (la Ditta: la casa editrice), inesorabil– mente rifiutando, senza nemmeno un'occhiata, tutte quelle raccolte o raccoltine che, attardandosi a li– bertyneggiare in questa seconda metà del secolo, accusano da sè l'origine libresca (e la vanità) intito– landosi, ma guarda un po', < sillogi di liriche•. · Ma quale garanzia, una tale precauzione, può dare• in un momento éome questo, quando ogni più sperduta e periferica edizioncina avrebbe invece di– ritto a una spassionata attenzione, e chiede comun– que quella pazienza e quell'indugio che - soli - permettono alla curiosità (se del caso) di trasfor– marsi in comprensione. o magari in vero e proprio amore? Fatto sta che il libretto, messo ieri a stagionare sul tavolo nell'illusoria attesa d'un momento propizio per la lettura, ecco che vien coperto oggi dal nuovo arriv•ato, e questo - domani - da un altro ancora, finchè, cresciuta rapidamente la pila, e giunto il tempo di sbarazzare, ti vedi costretto, a ·farti sor- prendere con Ja. mano nel sacco (quello dove avevi .. già buttato tutte quelle delicatissime robe, rimaste senza_ nemmeno un tuo doveroso bigliettino p. r.) non appena ti si chiede conto di quanto hai avuto. Fortuna vuole che questa volta, dai sacco, la nostra mano sia riuscita a estrarre un terno che davvero non ci farà arrossire: Essere & non avere .• di Giuseppe Guglielmi (Editrice Magenta, Varese). La serena distanza, di Giorgio Cusatelli (I! Raccog!i– ~ore, ?ar:na), e , infine - insignito l'altr'anno d'un Premio Chianciano - Le passeggiate di Saverio Vòllaro, pubblicato dal caro De Luca, di Roma. Ma anche il Guglielmi - ci accorgiamo adesso rileggendo la manchette ,, ha avuto il riconosci– mento d'un premio (Borsa 1stituz. DEL DUCA 1956) e sarà allora soltanto per questo che il nostro di– scorso comincerà col Cusatelli. il quale, anche se non Ci risulta laureato, non per ciò ci appare infe– riore, accanto agli altri due, nella serietà dell'im· pegno. Quella serietà che non vogliamo negare · da ciechi a tanti giovani d'oggi (per colpa d'una folla di velleitari. d'altronde. sempre esistita: quella che è andata sempi·e vociferando d'una violenta rottura. ma semplicemente di scatole), e che comunque non è più scarsa- - anche se necessariamente· più intri· gata nelle difficoltà dell'ora - di quella della prece· dente generazione, a ragione •rìtenuta la più severa Ignoro l'anno di nascita di Cusatelli, m,a giova– nissimo o meno giovane che sia, 'è un primo fatto a suo vantaggio il denunziare subito, a prima aper– tura di pagina, la vigilatissima scuola cui appartiene quèlla posta fra ia Lombardia di Sereni e la Parma di Bertolucci, nel cui ambito peraltro egli non ri- GIORGIO CAPRONI (con!.lnua a pag, 2) Un'altra cosa importante: la solitudine. Una volta Friedrich Gundolf disse che la solitudine è il motivo fondamentale e creatore del dramma tedesco. Vorremmo BONAVENTURA TECCHI ( continua a PR«'. 2) TUTTO E' MATERIADI POESIA * IL MONDO E'PIENO di fatti_ da raccontare * di ELIO FJLIPPO ACCROCCA Ha lasciato scritto il Petrarca che tutto ciò che si riferisce alla storia, al culto delle virtù, ell'lnsegna– mento per la vita, allo studio della natura: tutto è ma– teria dl poesia. Ed aggiungeva: 'putchè ciò che in altre opere è nudo sia celato sotto un misterioso aro– man to, e gli occhi siano• ingannati da un velo sottile· appaia chiaro talvolta, talvq,lta sembri ,sfuggire, e!l; compren~ione. Chi inventa tutto .ciò .che dice, costui non dev esser chiamato poeta né vate, ma semplice– mente mentitore. E continuava, ragionando altrove di poesia, che Ù lettore, chiunque egli fosse, pensasse soltanto a lui e non alle nozze della figlia o aJ processo o alla casa. Non voleva che si apprendesse senza alcuna fatica ciò che senza fatica egli non avev,a scritto. Ho ritrovato belle e prÒnte come In un mazzetto queste ed altre dichiarazioni e confe$loni, delucida– zioni ed esperienze del Petrarca, sul primo quaderno di Poesia di Falqui. tradotte da Umberto Bosco e di U le riporto per mia comodità. Neppure la fatica, gioiosa ed amorevole. di andarle a rileggere. alcune, nel sesto e settimo volume del Riccia,-di, fatica cui dovrebbero sottoporsi molti tra i poeti più giovani · La poesia davvero non ha tempo, non ne 'conosce i limiti. Potrà avere tutt'al più dei periodi d'ombra, subire gli alti e bassi come qualunque altra espres– sione d'arte. Ma a distanza di tanti secoli mi sembra che quelle parole possano illuminare una zona almeno · della varia polemica che si è fatta sulla recente poesia, sulle • generazioni • e sulle « istanze •. Polemica, come sempre, dovuta a .non- pochi malin-

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