la Fiera Letteraria - XI - n. 41 - 14 ottobre 1956

Pag. 2 LA FTE R LETTER Domenica H ottohre 1956 ·------------------------- J, I AGGI O IN ITALIA • • SILENTO * FRA DlJE .Il 1-I R I INCONTRO CON UN POPOLO ANTICO ENUOVO frazione del comune di Trl– case, ma per meritc, e per ini– ziativa di Comi, della sua pas– ·ione di poeta e di uomo d, cultura, vi fioriscono un' Ac– cademia Salentina, una Casa ed,trice e una rivista di cul– tura ·ot o la comune :n egna dell'Albero. Esse hanno sede a palazzo Comi e sono stret– tamente legate le une alle altre, Il barocco leccese Civiltà clel * lino·uao·o·io 15 015 Visita a Comi - Mattinata a Otranto L'Accademia che non ha ac– cademici, o soci, o aderenti veri e propri, ma è tale nel senso più antico della parola. cioè quello di luogo d! in– contro tra uomini di cultu– ra, letterati artisti di tutta Italia per scambi di idee gene– rali e per attuare un contatto con la realtà di questa bel– lissima terra che in rt'!ni età è stata così permeabile agi! Influssi dell'arte. del sapere e della poesia. Ai convegni in– detti dall'Accademia stessd e alle sue tornate di studio han– no preso parte sinora scrit ori e studiosi di diversissima ori– gine e inclinazio::1e. da Fal– oui a Sansone. da Anceschi a Bo, da Bellonci a Macri, da Bocelli a Necco. da Pane ad Angioletti, da Mucci ad As– sunto, da Umani ad Accr11:– ca, da Ungaretti a Bernari, dJ Bodini a Prisco, da Gatto a Tecchi. dalla Manzini a Fer– razzi, da Ca ,ieri a Ciardo, in– sieme a studiosi e letterati lo– cali come Vittorio Pagano, Ma. rio Marti, Maria Corti. Cor– vaglia. Sulla linea di un tale indirizzo letterario e culturale sono la rivista e la casa edi– trice. alle quali da molli an– ni Girnlamo Comi riserva il suo continuo e fervido lavo• ro. L'Albero. occorre dirlo, an– che se redatta e stampata in una zona così periferica, In questo estremo tallone !"Italia. è tutt'altro che una ri– vista di provincia. ma si inse– risce nel vivo di quella che è la cultura nazionale e anche della cultura europea, orrrno– vendo un costante cc~oquio tra nord centro e sud-Italia. LECCE, ottobre Ritorno a Lecce dopo mol– ti anni di assenza: vi ero sta– to più volte negli anni della guerra. ma sempre in visite frettolose e segnate da im– pegni che non mi lasciavano margine di tempo per ,·isita– re come avrei voluto una cit– tà che mi appariva così uno– ,·a e co ì diversa dalle altre dell"ltalia meridionale e del– la stessa Puglia. Pensavo al– lora al Salento come ad una terra sconosciuta che mi sa– rebbe piaciuto percorrere palmo a palmo nei suoi pae– si e nelle sue città: lunga. di. stesa tra i due mari, con i rettifili delle sue strade, la sua vera bellezza più che nel paesaggio si scopriva nelle scenografie dei paesi: all'im– pro,Tiso vedevo aprirsi una piccola piazza sormontata dall"alto cornicione di un pa– lazzo e di una chiesa: il fa– sto del barocco - un baroc– co tutto part>eolare di una ricchezza raffinata e squisita - si manifestava 1n contrasto con la povertà del materiale da costruzione, un travertino tragile e poroso, leggero qua– si come legno, così diverso da quello romano. Mi rendo conto ora che i1 segreto di quella ricchezza, sta proprio in un fatto di fantasia cui è compHce la leggerezza stessa e facilità con la quale que– ·to travertino può essere la– vorato. Gran parte della Pe– nisola Salentina é fatta di questa inesauribile pietra che gli scalpellini del luogo squa– drano in pi.cwli blocchi ret– tangolari e che può essere trasportala in gran copia sen– za forte spesa, grazie ad essa anche case umilissime. a Lec– ce come negli altri paesi del Salento, si adornano di log– ge, di finestre, di cornicioni, di colonne. di ornamentazio– ni talora di un raffinatissimo gusto. Non sta a me di fare l"elogio del barocco lecce– se di cui molto si é parlato in Italia e fuori d'Italia in questi ultimi anni, un baroc– co vivo, fantasioso, spettaco– lare, nel quale spesso si fon– àono curiosamente le tracce di altri stili, di gusti diver– si, dal gotico al normanno, dal romanico al puro rinasci– mento, quasi una sintesi di culture architettoniche medi– terranee; si pensi al rutilan– te poema di pietra che é la Basilica di Santa Croce, con quel tanto di spagnolesco (vi si avverte la ricchezza di una Spagna «coloniale» e avven– turosa, pressoché una tradu– zione italiana del massimo splendore della potenza ibe– rica) che é nella stessa ele– ganza della sua estrosa or– namentazione. Il fatto è che, assai più che non Bari e Brin– disi, Lecce ha avuto per lun– ghi secoli una funzione di in. contro tra Oriente e Occiden– te, tra Nord e Sud, tra l'Ita– lia e i paesi del Levante: essa ha saputo accogliere e fonde– re in se stessa culture diver– se e spesso in contrasto, dai greci agli italici, dai romani ai normanni da Bisanzio alla Spagna_ dagli arabi a Vene– zia. La città e la regione so– no divenute le sedi di una tradizione di cultura. di una cultura agile e in ogni secolo sempre attenta ed aperta a nuove esperienze. Con molto coraggio i lec– cesi stanno per riaprire la loro antica Università che as– sai probabilmente con l'anno prossimo potrà annoverare due facoltà, quella di lettere e quella di giurisprudenza più consone alle antiche tra– dizioni culturali salentine e !orse più vicine all'indole stessa della città e della pro– vincia, nelle quali le arti, Je :ettere e il diritto hanno tro– vato in ogni secolo illustri .cultori. Comunque l'Univer– si à di Lecce (anche se le due facoltà non porteranno di questo nome almeno nella prima fase della loro vita) sarà Ja seconda deJ.le Puglie e la terza del Mezzogiorno, e corriponderà propriamente alle esigenze di una tradizio– ne culturale umanistica mai mentita nè interrotta, una tradizione di studi che risale al primo stabilimento dei gre– ci sulle sue coste. anterior– mente alla stes a epoca roma– na, quando Lecce si chiamò Rudiae e dava i natali a uno dei più antichi poeti della letteratura latina, a quel Quinto Ennio precursore di Seneca. che introdusse a Ro– ma la tragedia greca. Rudiae era una grande città. ricca di portici e di terme. non lon– tana da un grande emporio commerciale come quello di Brindisi, una città civile, i cui cittadini amavano la vita bnllante e gli spettacoli e che si erano costruiti un an– fiteatro capace di 25 mila spettatori. i cui resti. assai ben conservati, sono oggi al centro stesso della ci ltà e po. co discosto un teatro dove si recitavano tragedie e comme– die greche e latine. Caduta Roma, tra il VIl e !'VIII secolo trovarono ri– fugio nel Salento le comu– nità dei monaci basiliani in fuga da Bisanzio dopo i de– creti contro le immagini e le persecuzioni dell'iconocla· sta imperatore Leone l'lsau– rico. Essi vi fondarono mo– nasteri e cenobi che furono anzitutto scuole di arti figu– rative, avendo quei monaci salvalo dalla dJ truzione in– numerevoli opere d'arte che più tardi da queste plaghe si diffusero in tutte le città del– l'Adriatico sino alla stessa Venezia, ma anche di studi letterari e teologici. specie a Nardò e a Otranto i più fa– mosi tra quei cenobi che du– rarono sino all'età del Rina– scimento. Suila straordinaria fioritura di studi e di cul– tura a Lecce e nel Salento fanno testimonianza illustri accademie come l'Academia Lupiensis, fondata nel seco- * F ER l)IJX ~\XD O VIRI) I~\. :o XV da quel dottissimo umanista alentino che !u il Galateo e oggi la foltissima raccolta di opere di scrittori e poeti salentini, dal '400 ai nostri giorni, che é custodita nella ricchissima Biblioteca pro,•inciale che conta circa sessantamila volumi e che fornirà validi strumenti di la– voro alla nuo,•a università alentina. Civiltà del linguaggio. - I leccesi. si può dire di tutte le categorie sociali (al con– trario di altre zone del Mez– zogiorno le tradizioni cultu– rali e l'amore per gli studi sono diffusi in tutti i ceti, vo· g]io dire che non sono, come altrove, attività ristrette a determinate cateirorie che dif– ficilmente si amalgamano con le altre, vi é sconosciuto in– somma il triste fenomeno meridionale per il quale spes, so la cultura é ancora un privilegio di classe o si tra– duce nell'isolamento dell'in– tellettuale nella società lo– cale). sono a sai orgogliosi che la loro città venga detta « la Firenze del Barocco n o « l'Atene delle Puglie ». Il primo dei due appellativi si deve al Gregorovius e nes u– no megllo del ~ande storico tile, un segno per ino di raf– finato riserbo che è tutt'uno con la corte ia un po' rite– gnosa, ma pronta ed aperta della gente. Non si tratta d' sussiego o di distacco. bensl di un sentimento di rispetto istintivo ver o il proprio si– mile. Ho visto nel Salento contadini e popolani con por· tamento di hidalgo, giovani artigiani e operai discutere con la misura e con la di– screzione che sono il .frutto di una educazione al rispetto reciproco, a.Jla tolleranza del– le altrui opinioni. cosi raro oggi da riscontrare in regio– ni italiane anche più social– mente ed economi.camente e– volute di questa. Aggiungerò che è propria del Salentin'l una certa nobi'le malinconi.l che tuttavia non e elude il motto sapido, la rapida e pe– netrante ironia cui la lieve infle sione cantante propria della parlala locale accentua la puntualità dell'allusione, ed acqui ta nelle donne una grazia particolare. una pigra e sorvegliata sensualità. Occorre lodare i l!!ccesi per il rispetto che hanno portato alla loro città e al suo ca– rattere tradizionale, quando i è trattato di farla diventare una città moderna. Essi hanno ,·oluto circoscri\·ere l'antico giorno. una città rimasta ad ogni costo urbana, civile. In un paese come J'[talia dove le nostre città piccole e grandi fanno a gara per di– ~truggere quanto più possono del loro volto tradizionale e dove da una stagione aH'al– tra si vedono . parire monu– menti. case secolari e per i– no chiese \·enerate e vene– randi palazzi, Lecce rappre– :--enta una rara eccezione, ed è una eccezione che ancora una volta conferma il carat– tere della ua civiltà. E' anche vero che la natura pianeg– giante della zona dove es-a sorge si presta as ai più che non accada per altre a uno sviluppo raòia,ie, ma quante città di pianura in nome di una malintesa modernità e di assurde esigenze urbani– stiche o circolatorie non han– no proceduto a ventramenti spesso del tutto inutili. o non hanno violato l'armonia di vie e di piazze che erano sta– te per secoli tra i titoli della loro nobiltà e tra le ragioni le e della loro fama? ... A Lecce avrei voluto salu– tare Vittorio Bodini e ra•lle– grarmi con lui per il premio Carducci di recente assegna– to alle sue belle poesie: Bo– dini risiede a Lecce do,·e in- civile città di Maglie. la seconda città del Salento, una città, a quanto si dice. di avvocati colti e animai' da propositi di rinnovamento nel campo del diritto. Vi s1 pubblica infatti Il Critone giornale giuridico nel quale lo s esso :vracrì cura una pa– gina letteraria interessante e criticamente rigorosa nelle sue ·celte. Questo attivo :ega– me culturale del Salento con la Spagna. viene for da una affinità profonda nel carat– tere popolare: non per nul:a una tale atfìnità si esprime at.traverso il barocco co.1 par– ticolare di Lecce: ma occor– re anche aggiungere che s: tratta di una affinità che non ha nulla a che vedere con fatti deteriori dello « spagno– lismo "· una affinità nel cara\. tere severo e malinconico dei due popoli, giammai di quel– lo esteriormente ridodante, del formalismo, della intolle– ranza, direi che è comune tra la civiltà del Salento e quel– la di Spagna, la concettosità cervanlesiana. l'ironia di Tir· so da Molina. Visita a Comi. - Girolamo Comi. il poeta di Cantico de!– !' A rgi!!a e di Spirito d'armo– nia, che è nato nel Salento e che passa la maggior parte Impostandolo con rigore e n poeta Girolamo Comi a Lucug-nano della rivista è quello delle ;;o nel paesaggio. La.ibero « EdJ21oni dell'Albero• che si mi d:ce Comi, guidandomi propongono di fissare in li- con la sua macchina, :.n un bri organici criteri e orien- terso matt:no verso Otranto - lamenti della cultura contem- e la vita stessa del Salento. poranea. Le sue più recent, All'&1provviso la terra da– pubblicazioni sono Letture valla e strapiomba, si aprono poetiche deL Pascoli di Ar- vaste doEne e in :fondo ap– turo Onofri (con prefazi"1e pare la linea azzurra del– di Emilio Cecchi), I due volti l'Adriatico. Ancora un giro della Germania di Giovanni lungo il costone roccioso e Necco, Spirito d'armonia e si scopre Otranto. Questa è Canto per Eva, due volumi stata forse la strada delle m-– di poesie di Girolamo Comi. grazioni dei popoli che dalla Sono in programma nelle Edi- preistoria hanno abilat ;1 Sa– zioni una serie di saggi sul- lento. di qui sono di.sc ~s: verso e riviste letterarie pubbli- !I mari i Messa p1, e ! orse cale in Italia negli ultimi cin- Otranto è stata la pr:ma sta– quant'anni, IL Leonardo, 1:-,<J. t:ione di coloni greci, inserito– Voce. La Ronda, Frontispizzo, si in quello che era stato un 900, Primato, affidate a criti- borgo marittimo dei Me - ci e studiosi di sicura inf-or- sapi: chi scende nella crìp. mazione, un'Antologia dei ta de:Ja .Cattedrale si ren– ::,oeti maledetti a cura di Vit- de cont facilmente -JeUa so– orio Pagano. mentre Comi e vrapposizione d: op~re :nura– Pagano stanno lavorando a - rie: la chiesa è costru:ta con '.r,-no a una loro monumenta- certezza su: rest1 d1 un vec– le crestomazia della lirica dia- chio castello eretto dai gre– leltale di Terra d'Otranto. che ci, di.strutto, sembn :iel 300 metterà in luce e additerà al- a. C. dai romani. I:cet~a nel l'interesse degli studiosi e dei 1080 da Ruggero il )lorman– lettori un enorme materiale no la Cattedrale di Otranto pressoché sconosciuto. che an- conserva tuttora nelle sue cora una volta metterà in lu- strutture bizan ine e roma– ce caratteri e intelligenza d', niche il senso di una rel;~'n– questa terra e di questo ponn-1' sità interiore propr:a d; una lo. la geniale disposizione dei tradiz!one cristiana che no::1 salentini per la poesia. Appa- ha dimenticato le persecuzio– riranno presto a1lresì i pri- ni, e i martiri delle sue ori– mi volumi di una elegante gini. Ne fa testimonian7a J';n– collana di 1>0eti contemp0ra- genuo e fantasioso mosa1co nei che avrà per titolo La (opera si dice. del Presbitero misura del empo •· Pantaleoni) che !a percorre !orla e arte di Terra d'Otranto: l'atroce supplizio; i Turchi lasciano la città Tutto questo fa perno sul- per tutta la sua lun~ezza. u::1 l'attività e sul coraggio di Immenso alber (ij s:mbolo Girolamo Comi. su quella che dell'albero. come giustamen– è la sua appassionat;i dedizio- te mi diceva Comi, ~ ~orre ne alle lettere_ e_:i~a cultura. dall'antichità più remo•a nel sulla sua sens1b1ltta d1 poeta, Salento, come segno '3: vi– ma _anche _sul sue, personale ta), attorno a i cui r 3 m 1 la sacr1fic10, in una parola sul immag!.nazion, deli·autist:i ha mecenatismo. ed e qualcosa fatto rivivere epi·odi b:l::!.– che non fa onore soltanto ci ed evangelici :r..:e.-p··e-..,ti alla regione sal~r_itin_a. ma con schiettissima !ib?r~à di rappresenta altrest 11vivo ap- evocazione, dalla o•Jale forse porto del Salento alla cultu- non fu assente un bar'ume e r~ italiana _d'o~~i nel segn~ un ricordo delr~:--?e Pa~ar1a. d1 una continu1ta che non S! La cripta del Duomo contie– è ma, Sll'ent1t:• nel corso d1 ne la più straord:::iaria col– molti secoli. Nella sua bella lezione di colonne e d' ca– casa di Lucugnano (bisogne~ pitelli - pro-,1enle'1ti pu :3 rebbe _scr1v1;re la stona dei maggior parte da templi castelh nobil1ar1 del Salen- orientali - che :ni s:a su:o to che sono spesso splendidJ mai dato di vedere c:ascu'lo esemplari di architettura ri- dissimile all'altro, ~n'a'lt.:ilo– nas~1me:1tale 7 barocca. come gia di colonne e 1; ca.p•:el– o~n1 chiesa d1 cer_ilo e cei:ito li. Ma il tempi è ancora tut– \"lllagg, della Pemmla: qui a to pieno. e sarei per d,rP. ar,– Lucugnano, i)r~pri di lato ~ cora impregnato de;, or:ccre Palazzo Comi. 11 ~S!'ello _dei per la grande strage che per– Capecelatro d1 squisita 1:nea petrarono nelle sue n 1varE' i q:iattrocentesca meriterebbe saraceni, nel cors;:i della ic.-o d! essere con_serv~to con _mag- incursione del !.4J~. quando g1or cura da, suoi attuai! pro- ottocento cittadini di O:ran– prietari) Comi ha creato qual- to - cui resti son ::i onI se– cosa che merita assai più che polti e tuttora cr.nr ~ti da: d:– non una generica lode e un scendenti - f..i ,ono massacra- avrebbe pot.uto esprimere il senso della civiltà architet– tonica di questa città, cioè l'idea di una architettura che è anche carattere, fisionomia morale stile e clima: ma il secondo non é soltanto un omaggio alla intelligenza e all'interesse dei leccesi (e dei . alentini) per le arti, per le lettere, per la cultura, bensì pure alla proprietà. alla chia– rezza, alla musica'lità della loro parlata che conserva le vestigia dell'italiano arcaico, un dialetto (se pure può es· sere cosi definito) che si in– tona a meraviglia quell'aria di estrema distinzione. di an– tica urbanità che sono non soltanto le caratteristiche di Lecce, ma direi di ogni città e di ogni borgo di questa ter– ra, una sorta di eleganza sol- nuc eo cittadino tracciando attorno ad esso una cintura di grandi viali che si incon– trano nei pressi del Castello (che fa loro pressoché da su– tura) a due passi da quello che è in centro vivo, la piazza S. Oronzo. Mentre la parte nuova e moderna della città si è estesa al di fuori di que– sto grande anello di verde, la vecchia Lecce medioevale rinascimetnale e barocca è rimasta pressoché intatta con l'intrico capriccioso delle sue trade. con i suoi palazzi, con le sue chiese, nel cerchio del– le sue mura e delle sue por– te. Chiusa in una cintura di alberi e di verde l'antica Lecce è rimasta la cara città del silenzio come mi é ap– parsa in questo rapido sog- sieme a Luciano De Rosa di– rige L'esperienza poetica. ri– vi ta di poesia e di critica as-ai intelligente, una dehle rivi te che hanno impo ta-to con serio ed acuto impegno 1 problemi delle più recenti «generazioni" (e a è edita a Bari, ma la sua redazione è a Lecce). Egli è anche uno dei nostri migliori ispanisti: ha tradotto magistralmente per l'editore Einaudi il Tea– tro di Federico Garcia Lorca e sta ora conducendo per lo stesso editore una traduzione di Cer\'antes_ e appunto a causa di questo suo lavoro è attualmente in Spagna. In Spagna, mi dicono, é pu– re Oreste 'Macri, attento cri– tico di poesia contemporanea e anch'egli assai valoro o ispanista, che risiede nella dei mesi dell'anno nel suo bel su un pia'lo di ricerche palazzo di Lucugnano a una espressive sulle quali opera cinquantina di chilometri da altresì in modo determinan– Lecce, mi manda a prende- te il riverbero di profonde re a Lecce perché sia suo esperienze mc.-ali. Girolamo ospite. E' assai difficile, mi di- Comi, la cui fede cattolica non cono, che chiunque .faccia pFo- esclude, anzi alimenta pro– fessione di letteratura pc,~sa fonde inquietudini e una ten– sottrarsi all'ospitalità di Co- sione spirituale modernis i– mi passando per Lecce o per ma, la dirige con spirito li– il Salento: la sua casa é sem- bera1mente aperto alla discus– pre signorilmente aperta agli sione e a vivaci scontri pole– amici, agli scrittori, ai poe- miei. Ad essa hanno collabo– ti: ma il poeta salentino è un rato e collaborano quasi tut– anfitrione di estrema discre- ti gli autori sopra citati. ma ~ione, sarei per dire un ospi- i più a sidui sono Macrl, Nec– te in punta di piedi. sempre co. Vittorio Pagano (che vi ha prr,,to tuttavia a offrirti tutti pubblècato alcune sue beli<' i mezzi che li permettano di traduzioni da poeti francesi esplorare la sua terra di cui è Villon. Mallarmé. Rimbaud eiuslamente orgoglioso come Verlaine. De Nerval. Valery). del resto il Salento stesso può Marti. Michele Pierri. Ro ario e sere oy,goglioso di lui. Lucu- Assunto. Strettamente conne,s– gnano non è che una piccola s col programma culturale ge_neri~o incr, .. aggiamento. ,·~- ti per aver p:e~er~•.:, 1a T.r"·– ,l!ho dire una concreta solt- te all'abiura. A,. Otr.mlo che darielà che assicuri alle sue più non si rieobe d,,po la· pro• if!iziative. così importanti sul va tremenda. tutt'.l parla ar– p1ano di quel ricambio tra cora di quell'eroico a~sedI : cultura nazionale e cultura le mura del cas\ell'l. la Tor– d~/le provincie au picato da re Alfonsina. le ;nll? rla ca::1- om parti_ e_ ul c~•i tem;J d; n?ne chP ora ornano pa. recente 1 e tenuto a Paler- c1fì~amen•e 1 la ; dP!lo o'l:-– mo il conveirno or!(anizzato te dei palazzi cittadini. tut– rlalla rivi ta Lepoere. che as- lo vive nel ricordo di una sicuri. dicevo. alle s•1e ini- staaione •epolt~: è Questa 1a ziative una articola7;,,~e ali~ malinconia di Otranto chiusa quale le forze e le r;snrse <l' nella memoria della sua pa - una sola oersona non n0- sata grandezza. n-:>pressa for– rehbero attin!!ere. anche ri- e dal peso della sua lunga •nPtto al oroblemq del!~ lorr storia ancora città nonostan- 0Hf11 ione, P eh~ il numero dei suoi abi- • • • •~nli sia O!!!!i aooena ouello Mattinata a Otranto. _ La di un piccolo villair;iio. Dc.d;– penisola Salentina è una ter- ,...;mn'"' C"'ittadini prpnn cn~t~ti ra lunga e pialla dove ogni l'as edio. la conouista. i tre– albero assume un rilievo. una dici mesi di dominio de!!li in– pre enza. è cn'Tle una nota fedeli. ferma. e viva. nel tempo stes- FERDDJA:-.DO VIRDU. Diario nottur,io di En11iio Flaiano (Continua da pagina I) xenofoba, alla mistica falsa· mente rivoluzionaria. La seconda generazione dell'anteguerra. quella dei Flaiano degH Emanuelli, dei Pavese' dei Vittorini ecc., si trovava nella necessità non soltanto di riprendere attra– verso la letteratura una po– sizione di dissenso e di crili· ca anzitutto versi il regi• me in quanto tale, nella sua macchina organizzativa am– ministrativa e politica - im– pegno, checché ne dicano i fa· natici di un certo realismo, eccedente agli obblighi e alle funzioni della letteratura - quanto contro la volgarità, il conformismo, il timore reve– renziale, la iattanza naziona– lista, la faciloneria, che for– marono il suo clima. La ter– ribile guerra 1915-18 aveva involgarito l'Italia, anzitutto a causa della strage di gio– ,·ani intellettuali italiani che essa era costata, ma al· tresi per la stupidità della re– torica con la quale si era in– teso di celebrare nella vitto· ria la muscolarità, il capora· lismo, il militarismo. lo scio– vinismo esclusivista. ••• Quella seconda generazione di scrittori si trovava davanti al muro di un'Italia impre– gnata di retorica, addormen· tata dal facile quotidiano, ir. reparabilmente provinciale e noiosa. E non era soltanto l'Italia fascista (nè. occorre dirlo, era tutta !"Italia fasci– sta), ma una certa Italia già preesistente a. quella fascista e rimasta in vita anche dopo. nata da squilibri storici, da difficili coesistenze culturali. da impossibili contatti. da tradizioni interrotte. Quel tri. ste amaro volgare paese, quel· la banale provincia che trop– po spesso si localizza al cen. tro stesso della metropoli. l'Italia antieuropea e levanti– na ugualmente dimentica del– le sue antiche e autentiche tradizioni e sempre pronta a esaltarne gli aspetti esteriori. le "grandezze ., spropositate. i miti banali, gli assurdi pri– mati: ecco il tema vero, pro– fondo, il campo di esplora. zione che si presentava a que– gli scrittori. e che ciascuno avrebbe interpretato a se· conda delle sue inclinazioni e delle sue po. sibilità. Tra essi. la vocazione di Flaiano poteva apparire come quella di causer, di un mor– dace scopritore di caratteri contemporanei, un osservato– re distaccato e curioso dei co· stumi, ora amabile ora por– tato sino all'estrema causti– cità. Certi suoi nutrimenti se(tPcenteschi, illuministici e persino volterriani, potevano lasciar pensare ad una incli· nazione al cinismo, comun- que insieme a Brancali, a Patti e a qualche altro, i più vedevano in lui uno scritto– re di costume, un cronista e troso, fustigatore del mon· do contemporaneo, uno scrit– tore di apologhi e di moralità. Che tutto questo fosse in par. le alle origini del suo incon· tro con la letteratura, è in. dubitato, quando si pensi che il Flaiano era partito da stu· di di architettura e l'inclina· zione per le lettere era il frutto della frequentazione di amb1ent1. di amicizie e forse anche di rapporti mondani. Sorprese non pochi, ma non quelli che nella vocazione let– teraria di Flaiano vedevano un fatto assai più profondo. e nel suo ste o moralismo il segno di una vita morale as· sai più intensa di quanto egli stesso non voles e fa re apparire, sorprese non pochi dicevamo. l'apparizione, nel– l'immediato dopoguerra, di un romanzo di Flaiano Tem· po di uccidere, romanzo non soltanto di largo respiro nar. rativo, ma nel quale altresi era evidente il riverbero di un ·esperienza sloricamen· le centrata, e insieme il se gno di una raggiunta unità d. stile e di espressione che ;o posero tra i migliori docu– menti della narrativa italia• na contemporanea (e ha fatto benissimo l'editore Longanes1 a ristamparlo di recente). Trasparivano certo nella fili– grana del romanzo (e forse non soltanto la sua filigrana) 11saggista e il moralista, tal. volta prevalente sullo stesso narratore, ma tutto il roman· zo, nella sua stessa imposta– zione, deve essere riportato sulla falsariga di una risco– perta di quell'Italia di cui si diceva, che assai giustamente il Flaiano aveva messo a fuo· ~o nella guerra etiopica. ... Flaiano ha riunito ora in un volume edito da Bompia– ni sotto il titolo Diario not• turno, insieme a una scelta d1 quanto già apparso sotto quc,, sto titolo in un settimanale radicale romano, altri scritti di osservazioni e di moralità contemporanea anteriori e successivi alla guerra. ed an– che seri lti puramente diari stici e memorialistici, inteso sempre diario e memoria nel significato di una rielabora· zione letteraria e perita ~!– traverso la penetrazione d1 un"ironia quanto mai puntu~ le e appropriata. Talora quc sti scritti i allargano a sag– gio morale e di costume, co– me Supplemento ai viaggi d1 Marco Polo, dove gioca non senza un'abile trasposizione di personaggi e di situazioni, è inclinazione illuministi– ca, inclinazione che si ac– centua. ma su un piano più propriamente fantastico (e si tratta di una fanla ia in chia– ve settecentesca) in Set rac· contini utili, nei quali la mo– ralità é in divertente sim• biosi con la satira; e ad essi vanno aggiunti i maliziosi aforismi della Saggezza di Pickwick, mentre su un pia· no di divertimento giornali. stico (ma si intenda di un giornalismo del più alto li· vello, ii giornalismo che al postutto ci riporta a quello di un Gasparo Gozzi) possiamo leggere Un mar::iano a Roma e Fine di tm caso. Ma la ero· naca, è qui un elemento d1 ~coperta, una cronaca inter– pretata dal di dentro e tutta scompasta e ricomposta ne suoi dati di vita. nella sua combinazione di caratteri e d1 personaggi. per e sere con– dotta ul piano di una satira nella quale l'osservazione del– lo scrittore penetra profon• damente nella vita di una cit· tà e di una nazione scopre·, dovi con fredda e lucida pe net •ione taluni aspetti sP greti, in ostanza connessi con quell"immagine d1 un'Itaii., "volgare» di cui parlavamo dianzi. Dicevamo fredda e lucidJ penetrazione: è un fatto che lo scrittore tiri sempre a uscir fuori dalla vicenda o dal personaggio. a vederli e a giu– dicarli dal di fuori: in questo è il segno e la forza dello sti– le di Faiano: il che non si gnifica che !"uomo si escluda Tutt'altro: Flaiano vi parteci pa con una sorta di sottinte sa e sotterranea sospensione. specie nelle note del Diario più libere da riferimenti cronachistici: ma anche in quelle dove il diario è vera– mente tale. anzi proprio m quelle dove gli incontri con personaggi che appaiono col loro nome, Moravia, Soldati o altri dei quali si leggono le sole iniziali, o altri infine del tutto senza indizi di persone reali. ma che pure lasciano trasparire una loro reale esi stenza nella cronaca dei nostri giorni, dietro il distacco del diarista si avverte una sua tensione che va al di là del suo stesso impegno di acuto morali ta moderno. 'di illumi– nista contemporaneo. Si a,·. vertono le sue pericolose (al– meno per quel tanto che può ri entirne la sua disposizio1:e alla satira) intermittences: sono talora le architetture d 1 Roma. la Roma di Belli e 13 Roma di Gogol, decolorata dal olvente di quella che é la sua attuale americanizzata volgarità. sotto la quale cir· cola la disperazione accura. tamentr contenuta coperta dt Flaiano. di un Flaiano nar– ratore. empre presente e sempre alla ricerca di un pre– testo (per la ,ua pigrizia o per la sua perplessità?) atti ad eludere e anche ad evadere dal romanzo, da quel roman 20 su Roma di cui queste no– te di diario, questi apologhi, queste moralìtà Si manifesta– no come un drammatico (e nello stesso tempo ironico) materiale da costruzione. FERDDJANDO VIRJ)IA -,

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