la Fiera Letteraria - XI - n. 41 - 14 ottobre 1956

- Data la sovrabbondanza di scritti che cl pervengono con la esplicita richiesta di giudizi particolari, com:mlchlamo agU interessati che direttore e redazione della e Fiera • sono asso– lutamente impossibilitati a dar riscontro a Queste richieste LA XXVIII Giacomo Manzù: ,. Ragazzo che gioca" Filippo De Pisis: "Natura morta con macinino" ~ '»- \~ '~ 1 OKAlilV ut.L.LA Kt.U.\L.lU:-.t. 11 -IJ lb-.l~ LAFIERA LETTERARIA ~Jann,rrittl. fnto e dl5eg,,t ooo oubl>tlcatl non si restltul•rono BIENNALE D'ARTE DI VENEZIA * De Pisis, Villon, Manzù * In co11cl11sio11e soglill, dellctt è In 1n•inutt voltn clte una 1uune1•osfl scl1ie1·" cli !1iovani i,,,rcctt ln llie,uude 11e1• sostitHiJ•e quelli clelllf ue11e1•,izio11e ciel ·· vente1111io ,, di Prima di giungere a qual-, risultati quasi sempre piace– che conclusione sulla XXVIU voli, dolci. delicatamente Biennale veneziana. di cui emotivi. Naturalmente anche tutto un gruppo di cronisti quest·uomo semplice ha ri– e di critici ci siamo venuti sentito dei movimenli anisti– occupando anche su questo Ci o pseudoartistici che conti– settimanale, per non lasciaT nuamente sommuovono le vuoti un po' troppo ingiusti_ acque della Senna, sia pure ficati vorremmo pal'lare di non partecipandovi in modo almeno altri tie e~positori diretto ed attivo: da codesti - De Pisis. Villon e Maozù incontri, ovviamente, nasce - pr• t-,Vl \ 1 r11·1t:- a Q1.,.alcl•e conclusione posr - proetium sulla molto discussa parteci– pazione italiana. De Pisis « dilettante di sensazioni » De Pisis, almeno la sala di De Pisis avrebbe potuto es– sere argomento j1 un incon_ h·o fra c1;tici d"o;;,1i tenden– za: invece, per il modo piut– tosto casuale e per !"inseri– mento di a1cune opere punto 1-a•l)presentative. è stata an– ch'essa oggetto di critiche spesso dissenzienti e che, con la storia dei falsi e delle m– numerevoli opere insignifi– canti. contribuiscono a ritar– dare una chiara ed esplicita collocazione di ouesto pillare. Tuttavia le sessantacinque opere scelte da Apoilonio e Valsecchi ci semb1-ano nel– l'insieme notevoli per un giu– dizio non troppo approssima– tivo su De Pisis. Senza es e– re filoastrattisti o filorealisti - e col consenso di Arcan– geli - dobbiamo subilo dire che Qualcosa di malefico ma– lato decadentistico è da os– servare 'Ilei-la pittura depisi– siana: le aperture di Utrillo o di Soutin, 0e « Venezie• del Guardi non hanno nul– la a che vedere col mondo morbosamente •letterario del pittore ferrarese. La pittura di De Pisis è. se mai, notevole in quanto l"artista riesce a superare e a volte a dimen– ticare le sue partenze per esprimere tutto un mondo cromatico, vivacemente im– provvisato. sovente casuali– stico. inteso ad accentuare quel che in lui è un tenero continuo impegnativo « dileL to di sensazioni•· A prescindere da qualche non :frequente accenno psi– cologico, ne'lle sue figure è lo stesso gioco delle sue nature morte e dei suoi .fiori: quadri e quadretti estrosamente im– provvisati. spesso sul primo pezzo di carta o di cartone, fatti per la gioia di un mo– mento o per lo sfogo di un improvviso sentimento. Ra– ramente ci s'imbatte in opere definite e preziose (come Na– tura morta con la lepre) o decantate (come Fiori di Ca– sa Massimo) o vibnttissimi di luce (La Cattedrale di Santa Clotilde). Genera'hnente i quadri di De Pisis si affidano al1l'improvvisazi_one (Rosa in un vaso) o a una .prospetti– va instabile (Natura morta con beccaccino) o all"accen– tuazione cromatica (Fiori 1933) o ai tocchi leggeri (Na– tura morta lunga). Dove più e dove meno, manca nelle opere di De Pi– sis quella completezza espres– siva che vien dopo fta pienez_ za e che solo si ottiene quan– do Si è padroni dei mezzi e quando la volontà creativa è tesa a )ungo e con uno scopo ben individuato. Forse abbiamo avuto tor– to - bisogna decidersi a con– fessarlo - a puntare con un certo impegno su De Pisis ed a scambiare la grazia per bellezza. !"estrosità per fan– tasia, le ~ensazion i un po· torbide di certi suoi ritratti per esiti estetici. La persona– le di Venezia. nel suo com– plesso, pur non contenendo molti dei migliori pezzi di De Pisls, dà un'immagh·e ab– bastanza chiara di questo ar - lista, ne mette in evidenza i pregi e ne denuncia i limiti. Forse è grazie ad essa, cioè al modo come è stata conce– pita e attuata. che ci sentia– mo spinti a un atteggiamen– to ,;,gorosamen te cri tic o; ouindi a dare il p1'imo allar– me sul « caso De Pisis •- Al– larme che gli immancabili sviluppi di una revisione critica appena al principio renderanno più o meno giu– stificato. Villon pittore alla finestra Soldati in marcia, un ritmo senza figure: Fogti, tenuto su un piano sottilmente musi– cale: Pittore e modella, che Si giova della scomposizione per giungere ad effetti di avanguardia; Il suonatore di piffero, in cuj è presente la esperienza cubista; L'arrivo dei nuotatori o IL cortile del– la fattoria con la colomba.ia, ambedue astratti o co munque astra ttizzan ti. Dalla piena prospettiva se– micircolare del Ponte di Beaugensy e dalla tenet·ezza di Orto à la Brunié, Villon passa alle semplificazioni di Giardino in festa o a darci un senso di vuoto con Fatto– ria normanna e con Osiy. Se vogliamo un semplice. quasi ingenuo. divertimento croma– tico dobbiamo riferirci a Uomo che disegna; mentre lncm;osisce. esteticamente e psicologicamente quel suo volersi nascondere che è evi_ dente nell'Autoritratto. Gl'in– teressi vari e i lunghi anni -di lavoro. in una solitudine che soltanto negli ultimi anni è stata turbata dagli echi deL la raggiunta fama. contribui– scono a dare all"opera di ViL !on una varietà punto capric– diversità dei contatti e con la varietà dei contatti e con la molteplicità dei problemi che le occasioni e !"estro han portato l"artista ad affrontare. Anche Villon, come De PL sis, può essere considerato un •dilettante•. a patto che la parola non abbia. in questi casi, senso dispregiativo. De Pisis un dilettante tutto estro, impennate, di antica cultura, operante in un Paese che durante !"Ottocento ha smar– rito la via maestra dell'arte. Villon. invece. un dilettante preciso, metodico, quasi di– remmo matematico. e tutta– via di cultura esclusivamente contemporanea. ViHon, se vogliamo consi– derat'lo fuori degli interessi extra-artistici che forse avranno contribuito a farne un primo premio alla Bien– nale, è lo zucchero del cubi– smo e dell'astratti mo; e. se zucchero non guasta bevan– da. possiamo accettare anche Villon, dopo Picasso. Kandi– skj e alcuni altri. el padiglione france e - accanto a De Segonzac che otmai mostra le rughe. al raffinalo e piuttosto vuoto Buffet, allo scialbo manieri– smo di Giacometli e all'estro_ sità di Baldaccini - tiene il cartello Jacques Villon con trentasette opere. alcune del– le quali già viste e rivi te (e con nes una in vendita. pur es endo l"a•ttore ancora al la– voro: accorgimento mercan– tili tico che la Biennale do– \Tebbe impedire). Villon cala e complica il Singolare luce di Man;z;Ù suo impre sionismo illustra_ Abbiamo almeno cinque ot– Lvo in mo-j_ che v:.,r no dal timi scultori oggi in Italia; cubismo all"astrattismo, con ma - se si escludono Fazzi- * GIUSEPPE SCIORTl~O ni, M81;ni e Manzù - gli al– tri ci sembrano irretiti in una fo1ma che è divenuta formu– la, cioè decaduta in maniera e in mestiere. Manzù. dunQue. dopo circa un quindicennio d"intenso e produttivo lavoro. è ancora e sempre fresco, appassiona– lo, imprevedibile: le quattor- Giacomo J\fanzù: "Busto" dici Qpere esposte alla Bien– nale permettono di stabilire !"alta misura dell'arti ta: e. fra runa e l'a'ltra, os ervia– mo un crescere di essenzia– lità. che ci consente di preve– dere ulteriori notevoli avan– zamenti. Come afferma Cesare Bran– di. in alcune paginette esem– plarmente acute, in Manzù abbiamo una « maturazione inlerna •: « Queste sculture godono di un particolarissimo tutto tondo, che è poi rav– Due generazioni ai ferri corti 'c,oe contro i 238 artisti am– me i per giuria. volgimento luminoso in cui La critica di casa nostra - si concretano e che costituì- mentre è stata piuttosto ge– sce 1a plastica reale della sta- neric'.' e spo_radica sui padi~ tua ella apparente restan- gl1om sti-an_ien. alcuni dei •-qu _ quali richiedevano senza d? tnvece compiuta alle ma- 1 dubbio un particolare impe– m, al piede. alla stoffa. alla gno - ha impiegato buona mitra e, in una parola, al- parte della sua fatica nell'at– taccare (e spesso denigrare) il padiglione italiano. Certo una così vasta mes– se di autori e di opere si pre– sta alle critiche: non tutte le personali sono riuscile; forse. nella scelta degli au– tori. si poteva essete più fe– lici: confessiamolo. anche noi abbiamo provato delle delusioni in presenza di Quan– to hanno esposto avventata– mente artisti sui quali con– tavamo. Ma il mancato invito al so– liti mediocri (la mediocrità è rissosa e gli ocganizzatori, se vorranno vivere in pace, do– vranno tenerne conto) che da decenni appendono i loro quadri insignificanti e noiosi alle pareti della Biennale. ha provocato ire e risentimenti che in buona parte si ono indirizzati contro i giovani. Ora aver voluto più che raddoppiare il numero degli ammessi. in confronto a quanto stabilito dal Regola– mento, è stato un grande er– rore da pa.rte della Commis– sione di Accettazione: tutta– via_ le sale riservate agii ammessi. almeno in buona parte. non sono indecorose; ed è la prima volta, si badi. che una numerosa schiera di giovani varca le soglie del– la Biennale per sostituire ì falliti della generazione del cosidetto •ventennio•- La cosa, con la connivenza dei critici meno preparati ad ac– cogliere e a valutare le for– ze giovani, ha destato v1 ta– le calpore che per !"avveni– re si pensa di respingere i giovani e di tornare alle ca– riatidi. n che. a nostro a,·– viso, sarebbe un misfatto che non vorremmo veder consumato dai responsabili :lella vita artistica italiana di oggi. Un maggior rigore. que– sto si. dovrà presiedere .alla selezione: meno nartecipan– ti, e di ogni partecipante p,ù opere. GIU EPPE CIORTI1'"0 R.A.DIO * Necessità ,l'11na • memo•·•a * di 4-tLBERTO PERRl_\·I Perché la Radiotelevision" Italiana non pubblica più, da 3nni. i suoi Annuari? Eppure, tra le tante inizia– tive editoriali della RAI. quella della pubblicazione del– l'Annuario dovrebbe essere la più important.- e necessaria afflnchè resti una «memoria,,. nel tempo di quanto si è fatto nel campo radlotelevisivo, al– trimenti tu to cade inesorabil– mente nell"oblio. Tutte le maggiori organl.Zzct– zioni stranier.- (con la BBC in testa) pubblicano i loro An– nuari; perchè la RAI, invece passa una spugna di silenzio su travaglia quotidiano del l'oggetto in se stesso consi- suoi microfoni e delle sue ca– de!·at'? n_ella sua riconoscibi- mere da ripresa? hla stgmficante •- Abbiamo sottomano, aa Le tre diverse edizioni del .,;empio, gli Annuari della Cardinale, le due Teste di' EIAR, in verità più ipertrofie. donna i due Passi di danza che ricchi. più gonfi di propa– stann~ a testimoniare la ganda e di trattazioni verbo– grandezza di questo -artista se e _generiche che ?-i ';'ffettive e utilt documentaz1oru. lombardo, ch_e le sue creatu- Dopo la guerra apparve u re sa far vivere splendida- primo provv.-duto e intelli– menle in una loro singolaris- gente Annuario RAI. relative sima luce. alla stagione 1946-"47, dedica. ~- ½ -~"'. "'~"~ to interamente ai programmi. presentati in uno schema luci– do. chiaro ed elegante. Nel 1952, im·ece. dopo cinque anni di silenzio. apparve un An– nuario di formato imponente e in veste editoriale lussuOfil.!– sima: in esso. ahimè. pur es- ndo presi in consideraziont tutti i più svariati prohlem' che riguardavano l'Ente (dal– l"aspetto sociale della radio ù qu Ilo spirituale. da quello or– ganizzati\·o a quello editoria– le). era stata pressoché dt– menticata !"attività dei... pro– grammi. L"inamissibile lacuna indignò i critici e gli studiosi di problemi radiofonitl Xon ~ concepibile. infatti. un An– nuario che trascuri la citazio– ne completa delle opere, drammatiche, musicali o lette– rarie trasmesse. N"ell"anno suc– cPssivo nella stes,;a elegantis– sima e costosissima ,este edi - toriale (rilegatura in tela az– zurra e numerose riproduzioni fotografiche) !"Annuario RAI 1953 conteneva relazioni. sta– tistiche, articoli di colore e d"in!ormazione. bilanci e QUa dri dell"esercizio 1952. In un settore cosi compiess~ e pletorico. com·è appunto Quello della radiotelevisione, è necessario ~ !are il punto• presentare. cioè. periodicamen– te e- con continuità una preci– s'.'- documentazione di quanto s1 è fatto. E' ovvio. infatti , che il progre&;o o il regresso I di un ente radiotelevisivo nou si misura con gli impianti tec– nici più o meno sviluppati. nè dalle manifestazioni ufficiali. nè dall'mportanza o meno de– gli attori o dei complessi usa– ti nelle esecuzioni. nè dai bi– lanci economici. bensl dalla qualità specifica dei program– mi. Ed è appunto questo aspet– to che deve avere le maggiori cure e il posto d"onore tra tut– ti gli altri argomenti. Speriamo. pertanto. che 1a Radiotelevisione Italiana. con– sapevole della grave lacuna della sua organizzazione (quel– la cioè della mancanza di con– •·nuità nella pubblicazione de– gli Annuari) voglia provveae– re. come è suo do,·ere anche nei suoi confronti. oltreché nel confronti del pubblico e delle similari organizzazioni stranie– re. e. nel contempo. ,·oglia dedicare un maggiore spazio ~ rilie"l""O ai suoi programmi, de– terminando un quadro statisti– co il più possibile preciso comple o e definitivo (preci– sione che nel saltuari Annua– ri ha lru;ciato mol o a deside– rare). Soltanto a que,to patto gli Annuari RAI (se ce ne sa– ranno ancora) potranno rap– presentare un documento prt,– zioso e veramente u ile per chi vorrà compulsarlo domani quando 1a nebbia del tempo avrà cancellato dalla memoria del pubblico 1e voci e le im– magini dieegnate per un atti– mo nell"aria. ALBERTO PERRL,'l v1:,.1·F,10 l' Kl>AKELLI Oirt-tlore ll11:.tòO FA8HKI CoH1il fllort- rt·spons~blle Jacques Villon: "Il ponte di Beaugency" Stahiliment 0 tipogr. U.E.S l.S A. Roma - Via IV Novembre, 149

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