la Fiera Letteraria - XI - n. 36 - 9 settembre 1956

Pag. 6 L LETTERARTA Domenica 9 ettem hre 1956 LA BIENNALE INTERNAZIONALE D'ARTE DI VENEZIA Kazu Wakita: Litigio IL NUO\O PADIGLIO~TE GIAPPONESE * Presenza di sei rtisti * I nomi scelti documenta no.la presenza in Giappone di un nucleo di pittori e scultori che lavorano senza pregiudizi, considerando la tradizione come un filone aureo non da ripetere, ma da continuare * di GIUSEPPE SCIORTINO * Per la prima volta il Giappone ha il suo padiglione alla Bienna•le di Venezia; e vi espone, in modo senza dubbio accon– cio, tre pittori, due scultori e un autore di stampe a colori. Codesto nucleo di ar– tisti - stando alla dichiarazione del pre– sentatore della mostra, Shojiro Ish1bashi - sono tra i più personali e rappresenta– tivi della odierna arte figurativa giappo– nese. Il più anziano di essi è il pittore Kuni– taro Suda di Kyoto, del quale vengono esposte tredici opere e che ci sembra più legato alle tradizioni orientali, per esem– pio, nella Pagoda dai cinque tetti e in Cappella; mentre si affida a un più libero ritmo in Spiaggia di Muroto, riesce deli– catamente tonale in Natura morta sulla tavola; e in Cane (un'opera pittoricamente essenziale) ci dà originalmente e quasi mi– steriosamente lo spettro dell'animale. Più legato alla moderna società giapponese, quindi apparentemente fuori della tema– tica e dei mo<ii pittorici tradizionali, è Kazu Wakita di Tokio, il cui quadro dal titolo Gli uccelli sono lasciati liberi rivive certo arcaismo con un intimo senso lirico che ci riporta a opere esemplari di Cam– pigli; ma in Uomo che spaventa gli uc– celli la vena pittorica di Waita si esterio– rizza e si fa decorativa. Non vorremmo errare intravedendo un simbolo nell'ope– ra Donna che parla agli uccel!i; ha un ritmo compositivo singolare Uccelli e con– chiglie. Piuttosto insulso ,e comunque di seconda mano, è l'astrattismo di Takeo Tamaguchi, la cui presenza poteva essere evitata, anche se le sue tele hanno ripor– tato, durante gli ultimi anni, molti pri– mi premi nelle più importanti mostre giapponesi. Le stampe colorate di Shiko Munakata, pur rifacendosi a uno dei più tradizionali modi rappresentativi nipponici, hanno un loro sapore e sono notevoli per proprietà cromatica e per disinvoltura grafica. Esse sotto certi aspetti ricordano i nostri car– toni per vetrate e, perché possano essere gustate, bisogna guardarle nei loro meno appariscenti particolari. Compositivamen– te ben impostata la xilografia Due buddi– sava e dieci discepoli di Shaka, uscenti da un clima fiabesco Le principesse guardia– ne del cielo suonano e Donne che si in– nalzano nel cielo, coloristicamente fanta– smagorico Mille diecimila fiori sbocciano nelle quattro stagioni. Siamo, insomma, in presenza di un artista che vorremmo più ampiamente conoscere. attraverso una sua più ampia personale. Stando alle informazioni di catalogo, lo scultore Toyoichi Yamomoto, educato alla tecnica della scultura europea, è molto apprezzato fra gli sculton nipponici per la vigoria dell'arte sua; Shigem Uehi rap– presenta lo spirito e la possibilità dei gio– vani scultori moderni, ed è fonte di ispi– razione per la scultura moderna giappo- nese con le sue opere astratte, principal– mente in legno. A nostro avviso, invece, Yamamoto, che riesce ad espTimersi usando la lacca a secco come facevano gli antichi scultori de'll'Estremo Oriente, dopo aver attinto a noti orientamenti della plastica europea, riesce ad imprimere segni tangibili di ori. ginalità alle sue opere: fra di esse citiamo Donna seduta di un'inimiùa!bile bellezza intima per la genialità dell'artista nel sa– per trasfo1,mare una flg,ura Inizialmente realistica in un'immagine pura ed esteti– camente decantata. I due St-udi acefali sono, a nostro avviso, fra le opere più sug,gestive di questo significativo artista, che àncora la sua ispirazione a modi sen– z'altro universali. I legni di Ueki, pur denunciando un tra_ vaglio espressivo, che non riesce mai ad attingere la concretezza dell'immagine, ci embrano fuori di ogni designazione pro– priamente artistica. Son essi esercitazioni piuttosto didattiche e in un certo senso accademiche, frutto di uno studio più che altro condotto sulle riviste da chi non sente l'orgoglio di una propria personalità e implicitamente si rassegna a una pas– sività tutta scolastica (e, quel che è peg– gio, di una scuola che in Europa ormai rie ce a far furore soltanto in provincia). Ci auguriamo che, come fonte di ispira– zione dei giovani, Ueki possa fare svelta– mente il suo tempo e tramontare, poiché il Giappone - con le sue tradizioni au– toctone. che non sono soltanto di valore folcloristico ma sovente attingono il clima difficile dell'arte - dovrebbe ormai met– tersi sulla strada di un lavoro artistico vivo, vitale e originale, cioè inconfondi– bile. Comunque i pochi nomi scelti e presen– tati a Venezia, pUl' non essendo tutti sul1o stesso piano, documentano la presenza in Giappone di un nucleo di artisti più o meno giovani che lavorano senza pregiu– dizi e fuori di ogni insano e cieco attac– camento alla tradizione, pur essendo e sa presente come filone aureo da continuare, almeno in quelli che a noi sembrano i più rappresentativJ. Pensiamo (e non vorremmo sbagliarci) che nei prossimi anni altri artisti con al– tre opere di rilievo verranno a completare questo monco ma interessante panorama delle arti figurative giapponesi, sia pure procedendo con il medesimo metodo se– lettivo che consente agli artisti di pre– sentarsi con parecchie opere, vale a dire con la possibilità di essere rappresentai.i e giudicati con cognizione di causa. Questa prima prova, a prescindere dalle poche riserve che abbiamo sentito il do– vere di fare. nel suo complesso dev'essere ritenuta ottimamente riuscita per la per– sona! ità di alcuni t-ra gli artisti presenta ti e per la buona qualità di molte fra le opere scelte. GIU r:PPE SCIORTll\'O Ammessiper • • g1ur1a * Addio son.etti, poenii, diari intimi, poesie oggi esistono le aa,ti figw'ative che sospirose de2 ,,accolgono ogni nostri padri: sfogo m.timo Gli artisti ammessi alla Biennale sono duecentotren– tasette, tra pittura, scultura e bianco e nero, con un com_ plesso di seicentosettantatré opere. Alla Commissione di scelta ne erano state presen– tate quattromiladuecentoset– tantadue. Un furore per la arte figurativa, una valanga: bisogna veder ammonticchia– te quattromila opere d'arte per capire la portata di que– sto furore. A<ldio sonetti, poemi, diari intimi, poesie sospirose dei nostri padl'i: oggi esiste un mezzo gene– rale d'espressione a portata di tutti, la pittura, il dise• gno, il segno grafico che vo– gliono raccogliere ogni sfo– go intimo. La rassegna Italiana alla Biennale. come è noto, è di– visà in cinque sezioni: 1) Mo– stre personali retrospettive di artisti recentemente scom– parsi (successo immancabile, tra gli altri, di Arturo Tosi e Filippo De Pisis); 2) Mostre personali con grande numero di opere (Giacomo Manzù e Giorgio De Ohirico); 3) se– rie di inviti, chiamati « pre– senze», con un'opera ad \al– cuni dei più noti artisti ita– liani (quindici pittori e quattro scultori); 4) Mostre personali per invito con una quindicina di opere per cia– scun artista (una cinquan1>ina di invitati); 5) Artisti am– mssi per .Giuria. Questi ul· timi sono risultati straordi– nariamente troppo numero– si. In realtà H concorso per Giuria alla Biennale non do– vrebbe esistere: si potrebbe fare invece un padiglione se– parato per concorsi di gio– vani per tastare il polso alle nuove leve di artisti. Ognu• no scopra quello che vuole. Bisogna visitai•e le fO'lte sale degli ammessi per Giu– ria. presenti con tre opere i pittori e due gli scultori, con questo &pirito, quasi con un senso di avventura. Il vi– sitatore intelligente può fare molte meditazioni- Prima di tutto osservare l'accenbra1o individualismo dei nostri ar– tisti già dal loro inizio; poi la varietà e l'intensità di ri– cerca nel campo della no– stra scultura; il livello più libero e più nobile dell'arte incisoria. che sta fina1mente per uscire dalle mani dei tecni<ci inesorabili; l'i!Tl4J01'– tanza infine del disegno, con opere d'arte a sè stante, in contrapposizione alla tiran– nia della pittura. A queste prime impressio– ni di genere, possono seguir– ne altre più particolari. Esi• ste anco1•a la provin'Cia nel senso attivo del termine che elimina, tra tanto confornni– smo. quello legato al feno– meno «capitale»: nell'arte contemporanea italiana, cioè, non possiamo parlare di una so1'a ca.pitale. Ce lo ricono– sceva apertamente giorni fa Eric Newton nel Manchester Guardian a proposito d'una mostra di attisti veneziani a Londra. sottolineando appun– to che in Italia esistono tanti centri attivi che traggono * di GUIDO PEROCCO Masa- A Bologna il gruppo,sdegnoso riserbo di Milano, Napoli, Lello Scorzelli, che dei migliori è sotto l'ala che si vedeva boicottata nel si presenta con un'opera vi· protettiva di Francesco Ar- gioco non avendo un diretto cina al « Partigiano ferito• cangeli, che forse impone rappresentante; largo concor- di Mazzacurati e due buoni troppo la sua raffinata sen- 'so dei v.eneti, egregiamente ritratti, tra i quali, inconfon– sibilità di critico su tempe- sostenuti da Pietro Zampetti, dibile, quello di Di Marzo. ramenti di artisti che debbo- imponente la spinta dei ro- Bisogna sofiermarsi un po' no procedere anche per im- mani che contavano ben tre sui veneti: Renato Borsato, pennate pur di affermare la commissari della Giuria. di ventinove anni e già di loro personalità (Sergio Vac- La disposizione delle ope- larga fama, cosi pure il coe– chi è forse il più ribelle, re, nei limiti di spazio con- taneo Giorgio Celiberti, che forse sbaglia di più, ma senza sentito, è fatta con grande guarda con particolare inte– dubbio è il più forte). A Fi- acutezza da Pallucchini (si resse il primo De Pisis e Gu– renze gli artisti si mangiano osservi Ja sapiente disposi- stavo Boldrini. che si im– uno con l'altro. non esiste zione critica delle opere che merge con aria scanzonata un ambiente. ci sono però implica una conoscenza di· nell'« air de Paris •· delle risorse tutte toscane che retta di tutti gli artisti ita- Il visitatore coscienzio o affiorano quasi miracolosa- liani). deve saper sceg'liere nella fit- mente per arditezza dell'in- Si s a di commettere delle tissima serie di quadri: le telligenza. che si scontra in gra.vi ingiustizie facendo so- tre opere ad esempio, di Sa– limiti opposti nella lettera- lo q ualche nome. Si inizia verio Baibaro, che è uno dei tura e nell'arte figurativa. con una se1ie di quadri chia.- giovani di maggiori qualità, li centro di Urbino si di- ri, fermi, luminosi: Bueno, Michele De Palma di Napo– stingue per l'aristocrazia dei Crepet. Guarienti, Potenza; li colorista esuberante e si– suoi incisori. Roma segna un poi si entra nelle sale in cui c~ro, Piero Garino E1lio Riz– rigoglio eccezionale per l'ar- si definisce un carattere, un zetti, Gina Roma' e tra gli te figurativa in questi ultimi profilo estetico. un accosta- scultori Romano Vio, presen– 'anni: le numerosissime gal- mento per affinità ellettive. te con tre ritratti femminili lerie sorte di recente ne Notiamo Ca1melo Comes di in bronzo. danno il segno, la Quad,•ien- Catania. vieino a Nicola_ Ga- Cupe, violente, quasi con– nale ~a parte del . menio, !ante _d1 Tonno, un pittore cepite sotto l'urgenza di un una p,u )arga partec1paz1_one autentico nel colo1•e aspro e cipiglio, le opere di Giovanni d1 pubblico anche stramero fermo- Ne11a seconda sala un Pontini e Girolamo De Ste– per l'arte figurativa fa sen- gruppo notevole di veneti: Iani. tire i _suoi frutti. G1i artisti lLo~e Fru!l'i, Eugenio Da Ve- Interessante la sezione di ro,:nan1 nl:'ov,,, quelh forma- nez1a, Lu,~1 Cobianco, Ne~o bianco e nero (sezione che tisi d~po 11 1945, hanno _una Mon, Mano Vara~olo, v10,- guadagna terreno Biennale esuberanza esplodente. viva- no Galileo Cattabuga e le per Biennale) dalle xilografie Pino Conte: Espressione di bimba sarde di Ardau Cannas alle incisioni di Antonio Carbo– nati, ma di maggiore rilievo, ci sembrano i disegni, come le bellissime figure di Simo• netta Bardi, ove è sottolinea– ta l'indipendenza estetica del dise1mo, la sua forza e la sua eleganza. Il disegno sembra sempre più assicurare un certo svincolo dal « pittorico •, dal « tonale • e dal « formalismo astratto•, spazia un suo campo nitido in cui la linea ha la sua funzione primor– diale. Ci soffermiamo, tra le molte, sulle opere di Rezio Buscaroli e dei giovanissimi Valeria D'Arbela Ferrante e Bepi Romagnoni. Incontriamo nella prossima sala tre dipinti di Melecchi e di Romili che ha alleggerito la trama delle sue composi– zioni: queste sembrano per– fino fragili. Segnamo accan– to le soulture di Attilio Tor– resini, Aurelio De Felice e alcune morbide figurette in legno di Giuseppe Romanel– li. Tra i giovani che mag– giormente si rivelano in questa Biennale segnaliamo Albe1i;o Gianquinto, Giorgio Dario Paolucci e Albino Lu– catello accanto a tre noti e positori come Orazio Cele– ghin. Gemma D'Amico e Milluzzo. ancora linfe originarie dal- cissima. da assalto in blocco figure pensose e intimamen– la loro terra, pur nella mas- alla diligenza, si dice nel te commosse di Eleonora Po– sima libertà del linguaggio Nord. (Dov'è più mai la sot- sabella. Ci accorgiamo di fare troppi nomi, notiamo solo le composizioni di Vasco Ben– dini. dalla raffinata sensibi– lità, i paesaggi intonati sui toni chiari di Emma Jeker, le composizioni di Matel'Cla Capisani, le statue di noti ar– tisti come Carlo Russo, Ca– millo Maine e Virgilio Cimi– naghi vicino al gruppo dei Giovani pittori di Torino tra cui oitiamo particolarmente Francesco Tabusso. In un posto a sè le composizioni concepite in un'aria di pu• rezza cèzanniana di Guido Chiti, le «Città• in una tra– ma grigio azzurra di Titina Maselli e le incisioni di Ma– rio Dinon- figurativo. tile malinconia crepuscolare Segue una sala di tenden- Ad andar vicino poi con dei fiori appassiti di Mafai?). za espressionista in cui ri– le lenti di ingrandimento si Lo stesso si può dir-e per il cordiamo i colori accesi di riconoscono nuclei delle va- Sud, per i nuovi ricchi ap- Raffaele Spizzico e i ritrattli rie città formatisi per indi- porti e le vitali linfe, giova- di Adriana Pincherle. Più in rizzo estetico, oppure per la- nili cli Napoli, Palermo. Bari là un ritratto e due paesaggi voro e perfino per conve- e la terra d,i Sardegna: su- di taura Padoa, tre buoni nienza. I giovani di Torino perato il problema, che rive- quadri di Longaretti e tre, sotto il regno_ di Oasorati e stiva un ca,rattere quasi sui toni chiani, di France co gli influssi di Mezio e Pao- drammatico; tra Ottocento e De Rocchi. Tra i g,iovani si lucci; la Milano sentimenta- Novecento, il nuovo mondo presenta per la prima volta le, romantica dei pi<btori figurativo si innesta con più Giuseppe Gambino, mentre «chiaristi» amici della Per- violenza nel'ia fantasia ten- tra gli scultori ricordiamo manente, i giovani pungolati denzialmente visionaria dei'lo tre opere di Ennio Pette- da Franco Russoli, e da Gui- artista del Sud. nello e di Primo Conte. do Ballo. i realisti con il Nello scorrere ancor più da Ed eccoci ad una delle sale loro credo immancabile: i vicino i nomi degli artisti più importanti degli aTtisti veneti post - impressionisti partecipanti alla Biennale i ammessi per giuria: da un che fanno idealmente capo rilievi sono immediati, quasi lato i pitto1i realisti d'un a Semeghini, la generazione si potesse vedere uno spet- certo valore. Citiamo l pae– più giovane vicina a Virgilio tacolo dietro le quinte: mas- saggi di Astrologo, oppure Guidi, quella con Bruno Saet• siccia la partecipazione di vecchi temi che fanno me– ti e la nuova leva, sicura e Torino, che contava in un ditare come « Inverno a Tar– fiduciosis ima, appena uscita commissario della giuria abi- cento» di Anzi!- Tra i due dalle Mostre Bevilacqua La le come Francesco Menzio, pittori un ottimo scultore di Carlo Russo: La mula, 11 discorso critico nella se– quenza delle sale ci porta verso le opere astratte: ci pare che la qualità giochi un ruolo ancor più importante e quindi, di contrapposto, sono più evidenbi le cadute. Segnaliamo tra i primi Gi– no Morandi ed Edmondo Bacci, e, di fronte proprio alla qualità, comprendiam? il succes o presso i musei ame– ricani di Bacci. Luciano Ga– spari segna pure in attivo una libertà di composizione un tempo frenata dal rigore cubista. Gianni Dova ricerca nei fondi marini una certa forza primitiva dell'inconscio. pati:icolarmente impe,,anati Perilli, Dorazio e Brunori. Anche in que&ta sala possia– mo ricordare un gl'Uppo di artisti di Torino (Rugge.ri, Saroni, Rama, Casoni) accan– to a due nomi quali Turcato e Scialoia e il giovanissimo recente vincitore del Premio Cesenatico, Carmelo Zotti. Qualche nome per il bian– co e nero: Carlo Bonacina, Carlo De Roberto, Guide Po– lo, Linda Chitarra, Bt'tmo Conte, Enzo Frascione- Gu– stosissimi i disegni di Fabio Solari e le xilografie di Re– mo Wolf, le acqueforti di Giovanni Barbisan. Scultu– re di sicuro interesse di Franco Garelli. Sergio Si– gnori e Carmelo Mendola. Il visitatore è chiamato al– tre ì a vedere il « loggiato aperto» per le culture nel quale ricordiamo due opere di Luigi Pavanati. un bronzo di Eros Pellini, tre opere di Augusto Perer altre di Vitto– rio Tavernari e due buoni marmi di Zarian. Di Remigio Barbaro rico1'Cliamo partico– larmente un «Cristo» in ar– genti ed infine due buone sculture di Giàmbattista Mitri. GUIDO PEROCCO Tabusso: Il grande olmo

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