la Fiera Letteraria - XI - n. 19 - 6 maggio 1956

Pag. 2 HJlJB LJCOTECA. )(,.. !...A FIERA LETTERARIA Domenica 6 maggio 1956 LETTERA A UN POETA LA CICUTA DI ~GUS Wlf1SON CANTO PER EVA DI GIROLAMO COMI UN FARDELLO DI MORTICINI (Continua da pag. I) gruccia; che era simile a un grosso appunta-spilli, rosso fiamma, issato su un bastone. Ora mi sconcertava sopraltutto la sua mancan,.a di s01,presa; mancanza di so,·presa o di timore che Il babbo chiamava <agevolezza>, contento di vederla subito famigliarizzata con noi, con la stanza. co' suoi calzoni di cuoio, e con quella gruccia, e con la luce del mezzogiorno; mentre io non scorgevo, in tanta disinvoltura, che esperienza antica; un conoscere e un ricordare, di cui era impossibile valutare l'estensione. Quasi approvandomi, spiegò le ali a pochi palmi dal mio viso, di scatto, e senz'alcun rumore, soffi– cemente. Di qualsiasi uccello, suppong-o, il volo si ode; fru. sci, starnazzi, batta l'ala, rémighi. Ma lei ti veniva quasi addosso, t'avvolgeva; e non la sentivi: contur• bante silenziosità, in cui traspariva la sua ironia. forse la sua beffa; comunque la sua natura d'ombra; infatti tutta la stanza diventava uno schermo su cui veniva proiettato, evidente e irreale, il puro disegno del suo svolazzare. Dopo una settimana, era pronta. - Bravissima; mal conosciuto un uccello che ca– pisca tutto in questo modo. Altro che ubbidienza; si tratta di vera partecipazione. Il solito fanatismo dei cacciatori. Mi convinse invece, allorché ml propose di anda,P. a caccia con lui. - Non foss'altro perché tu possa renderti conto di cos'è l'alba in montagna. Dell'alba, sai appena quanto una scolara; che ere– de di conoscerla per essersi alzata presto, quando si preparava agli esami. Ciò che avviene a distanza, la civetta lo 3nnunzia con grande anticipo. In modo incredibilmente espres• sivo: perché il suo orecchio, insuperabile per finezza, percepisce i più lontani fruscii. Dicono che sopra li foro uditivo, disposta su una piega della cute, lei ab– bia una mezzaluna di piccolissime penne, che piega• te lndietto o in avanti, a suo piacere. con movimenti minimi, ne fanno uno strumento adatto a raccogliere· suoni, come un cornetto. Forse il suo volo è perfetta• mente silenzioso, perché deve ascoltare anche volando. Quali segnali, per noi inafferrabili. dovrà ricevere questa notturna zingara del cielo, nelle sue scorrlban• de felpate? Comunque, l'indomani fui la prima ad alza1mi, con le stelle ancora splendenti. Fra ottobre e novembre, in quella zona c'è il pas– so dei codirossi. A stormi vengon giù, scegliendo le valli più riparate; e dove, in qualche schiarita ben protetta dai venti, a un povero uccello stanco potrà sembrare propizio e bello sostare, Il il cacciatore si apposta. li capanno è nascosto dalle frasche. Bene in vista sul prato, isolata, sta la civetta con la sua gruccia; a una certa distanza, i bastoni sono disposll con in• gannevoie naturalezza, e soprattutto in modo che il sole, quando sorgerà, non li colpisca, altrimenti la pania che li riveste brillerebbe, rendendoli sospetti; perché è Il sopra, come in tanti palchetti di teatro, che dovranno fermarsi gli uccellini, per assistere al grande spettacolo della civetta. La quale era davvero spettacolosa, nelle prime ore del mattino, ln mezzo a quel brillante tappeto verde. Svolazzando, senza dubbio taceva le prove. Poi, ere!• ta sul rosso cuscinetto, sfoderati i lunghi stili delle unghie, arruffava le penne in modo da sembrare ma · siccia; e, senza mostrare di muoversi, girava ii collo tanto che la faccia appariva rivolta completarpente all'indietro come una maschera appoggiata sulla nuca. Passò, senza fermarsi, con un volo a grandi ar• chi, una prima ondata di codirossi. Poi, due di essi fecero finta di la ciarsi capitombolare dall'alto; a mezza via, risalirono vivacemente. frullando per giuo· co; quindi ridiscesero con una linea serpentina per os ervare da ogni lato la grande stravagante. Che brio, nel loro volteggiare. Snelli, col manto cinereo, la fronte chiara, la gola nera, il petto di un color rug• glne che nella coda si accende, arditi e gentili, si av. vicina vano. E lei, soltanto girando la testa, seguiva ii loro volo: faceva riverenze, li invitava; fascinosamente li teneva nel riflettore dei grandi occhi carichi di sguar· do e di potere; li stregava: infatti, quelli, orm11i eb• brl, cercano ora un ramo su cui posarsi: eccolo, a pochi metri da lei. E' il ramo coperto di vischio. Di· sperati gridano, si sbattono, si protendono; con !un• ghe frasi invocano aiuto; e più si muovono, più ri• mangano presi. Ora anche l'ala vi s'inchioda, e an• che la coda smagliante. E la civetta sforbicia ii becco rumorosamente, come per sminuz?.are; minaccia; trionla, stridendo: soffia più d'un gatto. Ma a un tratto s'addolcisce, compone le penne, si fa bella e vezzosa. Ha percepito il volo lontano dello stormo che accorre al richiamo dei prigionieri, e si prepara al solito giuoco di seduzione. Mio padre mi guardò di sfuggita. Cominciava la ridda; e a muovei- i si correva il rischio di rompere l'incantesimo. Tuttavia mi disse, in un soffio: - Sarà bene che tu vada a casa. Ho sbagliato, a farti venire quassù. Più tardi, dalla finestra, vidi la piccola comitiva ehe ritornava. li babbo portava con cura la civetta. Lo seguiva un ragazzo con un fardello di morticini. GIAN~A IIIANZINI L'assegnaz.lone del premio Chlancìano 1954 a. Girol:>mo Comi per II Ubro « Spmto d'Ar– monia» ebbe, come per tale oc– casione •ulla F1<ra gcris•e En• neo Falqui, « ll valore di una riparazione ». Quel riconosci– mento tu intatti 11 segno di una rivaluta21ona del 111mlflcato e dell'impegno dell'opera paet1ca che 11Comi sta svolgendo, con tenacia e in s1lenzlo, da una quarantma d'anni». Canto per Eva, appano da poco In nitida veste nella • Col– lana dell'Albero• diretta dallo stesso autore, segna un ulteno– re passo net processo d1 urna• ntuaz1one del canto del Comi, ché dall'equaa,one Ira poesia e conoscenza e fra poesia e pre• ghJera, perviene ora a quella fra canto e amore. Arnaldo Bo– colli ha messo In glu•to rilievo questo aspetto di • cre5<:1ta a spirale» della. poesia comlana, che partita da premesse meta• ll•1che e cosmiche (S1mbolist1 e decadenti francesi, Ono!ri l, at– traverso uno stato d1 panica sensuahtà.), perviene a un sen– timento religioso, cri,t1ano del– la vita, Il quale, appro!ond1to in tutta la sua drammaticità, diventa poe1la dell'Amore. In queste trentasei liriche quel senso di umarlltà. v15suta e sof– ferta, scopertamente manifesto NOTJI.ZlfARllO D'ARTE Gli artisti am111essl alla Biennale di Venezia In molta. parte della poesia amo– ro,a. universale, come anehe nel Petrarca,, richiamato con una tenrna. molto ind1cativa ctal poe• ta a rar da epi11rafe al volumet– to, è volutamente << se non so– praf!a tto. a.ssorb1to e bruciato dal fuoco dell'evento amoroso In sè». Sembra che Il Com! abbia un certo pudore nell'al!rontare un tema pur cosi consueto alla U– rica d1 tutti I tempi. Se vi si scopre talora un certo abban• dono a Immagini e aentimentl personalistlct, rub1to 11tono è neondotto a. quell'atmosfera. di ordlne più untwrsale e meta!t• s1coche soggettivo, per raJgiun .. gere sul plano cosmico e spln• tuale l'armonia. e I'un1t& della sua essenziale ispirazione poe-– tlca. Il Canto per Eva, pertanto, si lega Intimamente a. Spirito d'A.rmonl4, a?U1 ne è I& linea conclusione. SI rllegga, Ld eseo– plo, li « Cantico del Creato• e particolarmente 11 paemetto « Adamo-Eva ». La. parola. è qui come sempre essenziale cercata, nuova e antica direi, scandita e incastonata nel verso l)er da– re pienezza espressiva alle lffl· ma.glni e al pen&1ero che Je va rielaborando, senu man1!esto sforzo e comunque contro ogni artl!ic1o. Bisogna. riandare ali& pae51a ,t1Inov11tlca o a. quell& della Vita Nova d1 Dante se 51 vuol trovare qualche ind1caz1one. L'as:5enza di concreti riferi– menti a poeti contemporanei torna tutto a vantaggio di quel– la originalità. llr1ca, che talvol– ta si abbandona come nella pre– cedente opera alla ricerca dJ. mnbo11<.ifra, 1n cui. prevalgor10 le parole chiavi del Comi (Arte ragiona e canta ... fuoco linea armorua ... umc1tà pura di Noi– Due...). li linguaggio s1 r1!à me– tatlstco e S1mbo11co. La. donna, a{! esempio, vista 111!1 tempo e nello spazio, h.1cet nunc, è « qui. ora, come ìl di.Segno di un 'arcru– tettura d'amore. - Ed ln5enta. nella orchestrazione - del pal– pjto del tempo - e dì una ter– nale stagione ... ». li lettore forse pre!enrebbe un linguaggio più semplice, più ridotto al .elli'o umano. Ma U canto del Comi è tutto nella parol& che sale dall'1nterno e vibra, carica di contenuti, m un smgolare e nobile d1scorso men– tale, che non riesce a frena~ fuoco di una commossa Vl !.Ione hnca. C. SERRICCIDO I Lau,renee .. il Premio Cultoridi Roma

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