la Fiera Letteraria - XI - n. 19 - 6 maggio 1956

A LETTE.BARIA Anno XI . N. 19 SETTIMANALE DEL l, E LETTERE DELLE A R TI E DELLE S Cl E N Z E Domenica 6 maggio 1956 SI PUBBLICA LA DOMENICA Direltore VINCENZO CARDARELLI QUESTO NUMERO L. 60 DIREZIONE, AMMlNISTRAZlONE: ROMA. Via d1 Porta vastello, 13. Telefoni: Redazione 555.487. Amm1mstrnz1one 555-158 - PUBBLlCITA': Ammuustr. « LA FIERA LETTERARIA» · Via d1 Porta \;astello. 13. Roma. TARIJ"FE: vommerc1ah L. l5U Editoriali L. 80 al mm. - ABBONAMENTI: Annuo L. 2.100 . Semestre L. 1.400 . Trimestre L. 7S<I EstPro: Annuo :. 4.000 . Copia arretrata L. 100 . SpedIz10ne In conto corrPt'te oostale e Gruppo U> . Conto corrente postale n. I :H42ff P,IGIJ.'\TE ll\1Efll'.l'E f)I GI.IL, l;.'\TA iH,IJ.,lZfl\TI * ;uN FARDELLO ;DI MORTICINI . Mio padre era cacciatore. Ecco una cosa che non f . )10 mai capito; che si potesse• essere, come lui, inna– morati della vita con un senso struggente di prote– zione, ~e insieme cacciatori; attenti al filo ò 1 erba, ri– spettosi del ragno, del moscerino, della formica: e pronti a sparare su gli uccelli. E' l'unico punto d'in- comprensione fra me e lui, ieri come adesso. Uno che s'indignava e sfavillava di furore per le scarpe rotte del bambino povero, che, allando come ùn grillo da un paese all'altro d'Europa, rivendicava «.i deboli e gli oppre si>, che in nome della libertà rischiava è pagava di persona (è morto al confino, sulla montagna pi toiese). poteva poi, con ebrezza, fare strage del più inerme e grazioso degli animali. Proprio non lo capisco; se glielo dicevo, rideva senza rispondere; e, facendo gli occhi piccini, mi sot– traeva almeno la metà di queldo scintillante e quasi inconfessabile entusiasmo: come a scusarsi d'una ir– resi·stibUe monelleria di cui gli sfuggisse il significa• to e la portata. Fra tutte le forme di caccia, preferiva quella che a me sembrava la più atroce, con la civetta. - Tu vedessi il uo giuoco di richiamo, le sue smorfie, la sua commedia, le sue incredibili civette– rie: e, nella luce dell'alba, lo stupore, l'incantamento degli uccellini di fronte a una bestia così straordi– naria. Da vicino, io non l'avevo vista mai. La conoscevo di fama, e la temevo; ma non avrei mai immaginato di potere essere così s:onvolta, quando mi apparvero i suoi occhi, dietro il cancelletto di giunchi del pa- nieritÌ.o. . Eravamo a Cutigliano. L'avevano portata da Fi– renze. proprio per la caccia. - Vedrai com'è bella - fece il babbo. Ed ecco che i suoi occhi, due mezze sfe– re enormi, gialle, con la pupilla forse fosfore cente, i;li occhi d'un grosso gatto in un uccello, mi deltPro un· senso pauroso di sortilegio; come se con quegli occhi d'accatto, avesse cominciato a contraffare la sua stessa natura e, soltanto guardando e girandoli, spa· lancati, potesse alterare e stregare tutto i1,torno. a cominciare da me, che non potevo fare a meno di fis– sarla. attraverso la sua clausura di bianche sbarre. Nulla poteva resi tere al raggio delle sue pupille. Trapas ava: non uno di quei diaframmi d'indifferen– za, d'ironia, di ripulsa, di semplice opacità, con cui possiamo ostacolare dentro di noi il percorso d'uno sguardo, concedendo molto o poco della nostra inti– mità, era valido con lei. All'istante, t'accorgevi d'aver subito una violazione d'essere senza riparo. d'averle fatto toccare un fondo segreto, insomma di trovarti • in sua balia. Intorno agli occhi, le piume erano disposte a C?· rona, e schiacciate. sl da cerchiarli. come una faccia umana; una vera cerchiatura d'abbattimento rende– va dunque la sua espressione stranamente adulta. Uomo, gatto, uccello; e per giunta, il senso dt>lla not– té in pieno giorno; perché, notturna, sfidava la luce. Un mostro; uno sbaglio troppo vivente: d'una ga– gliaròia, infatti,. d'un'accensi?ne, d'~1ia potenza ch,e, ora non ne dubitavo, le meritava eh stare d caval,o fra il mondo dei vivi e quello delle ombre. Non si di– ce che aspetti gli agonizzanti per accompagnarli al cimitero. questa ladra degli ultimi re piri? E mio !?a• dre esclamava: « Guarda che bellezza. Sarà un pia– cere, ammaestrarla>. La rividi poi, quando le zampine erano state pro– tette con anelli di cuoio, dai quali pendevano due cor– dicelle, presto congiunte in una sola, lu~ga quanto bastava per un breve svolazzare dal pavimento alla GIANNA MANZINI (Continua a paq. 2) A pag. 3, 4, 5, 6 e 7 Galleria degli scrittori italiani GIA~~A IIA~Zl~I a cura di FERRUCCIO ULIVI * Scritti di: Luciano Anceschi, Piero Bigongiari, Carlo ~?• Arnaldo Bocelli, Aldo Borlenghi, Aldo Camedno •. Emilio Cecchi Girolamo Comi, Giacomo Debenedett1, Gmseppe De Robertis, Giuseppe Dessi, Gianandrea Gavazzcni. Lo– renzo Gigli, :Mario Luzi, Antonio Manfredi, Antonino Pa– gliaro, Aldo Palazzeschi, Leone Piccioni, 'Mario Praz! Bonaventura Tecchi, Ferruccio Uli~i, Giuseppe Ungaretti UN JI.TINERARJIO R01"ANO * Via Fruttino Ma D'Annunzio «patito» di Piazza di Spagna, inzeppa nella odicina le Palme, la Barcaccia, la Colonna della Immacolata, e non s'accorge nemmeno di via Frattina di MARIO DELL'ARCO RASSEGNA DIFILOSOFIA * DISCUSSIOE su11a semantica * di LUIGI QUATTROCCHI

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