la Fiera Letteraria - XI - n. 16 - 15 aprile 1956

Ravegnani con Cutolo e Salv<-tor Gotta Hépaci e Jt:I\ cgnani a Viareggio, nel C.AYIRE, NON SOLO CON L'INTELLIGENZA, MA COL CUORE * Uno che vuol bene aali scrittori DI LEONJlDA REJPACJC Caro, questo Beppe r \·;:;g:i::i-to un capolavoro, i signori cri- matematico, senza alcuna par– nl, la cui testimon~r ;,1:.:-\ mi ac- tici all'acido nitrico oppongo- tecipaz.ione né sentimentale né Compagna. da! _>ri:nv romanzo no che tu sei troppo' buono, ca- morale ai casi che narra, fred~ che pubblicai, L'Ultimo Cire- ro Ravegnani. Lasciali dire. Di do disegnatore di ombre che neo, al recente Riccone. Allor- tutto, caro, pentiti, ma non di evoca, e della cu.i apparizione chè uno scrittore butta giù il suo essere buono. L'importante è è più Il testimone che il rapso– llbro, gli accade spesso di pen· che, quando uno di noi lascia do. Che cosa diventa to scrlt· sare a quel critico, a quell'ami- questa terra, si dica e< Se ne va tore m questo ca~o? U:n mez– co, che, sulla nuova fatica, uno che ha voluto bene agli zo puramente tec_mco d1 narra– possa fondare un giudizio di scrittori, che Il ha capiti, nella z1one, un trascrittore occnslo– crescenza, tale cioé da soprav- loro fatica, nel loro penare, nale e impersonale, uno che vg,nz:are la quotazione che l'al- non solo con l'intelligenza e la non ~l impegna né con Dio né tro ha raggiunta di lui. E' una cultura, ma col cuore». col d1avolo. specie di colloquio invisibile tra In questo ci rassomigliamo E invece noi vogUamo itnpe– lo scrittore e 11 giudice ch'egli molto, caro Ravegnani. Ho sen- gnarC:i, e con Dio e co; diavo– stima ed ama, per il quale, a tito, nel1o svolgere la mia ven- lo. Ct soccorre il cuore quan~o volte, riscrive la pagina, si li· t.icinquennale fatica viareggina, l'intellige!1za trova un 111:ntte 1~ Jpa per approfondire un carat- I pericoli del lasciarsi prendere se medesnn~ e si compiace d1 tere, si spende per perfeziona- dai puro gioco intellettuale nel far la gibigiana. Il cuore può re certa tessitura del racconto. giudizio letterario. Ho sempre anche indurci in errore. Ma ~o– Ecco che cosl il libro nasce da avuto diffidenza di chi si mo- no errori di cui Si va orgogho– una collaborazione tra il gludl· stra troppo intelligente, di chi si, di cui non abbiamo da ver· ce sottinteso, che propone del costruisce un romanzo, un rac- gognarc1. modelli, e Io scrittore ehe li su- conto, con la precis,one di un LEONIDA IIEPACI pera, In una sorta di steeple· cll.ase originata dai bisogno di .migliorarsi, che è vivo In qua– lunque scrittore degno di que• sto nome. Quante pagine ho sottoposto e, quindi, dedicate a te, Rave– gnani, nel miei libri, <lopo il primo ritratto che avevi trac– ciato di me ne / Contempora– nei? Molte, te lo giuro. Tu sei presente in ess1: col tuo viso simpatico, con i tuoi occhi cli colomba,' col tuo naso a con- chiglia, col tuo sorriso di ban· dito redento. Eppure, amico di vecchia data, e di un'amicizia che ha resistito alle varie tem· peste di qu~sti anni, 10 non ti ho mai pensato indulgente, ca– ro Ravegnati, proprio per la paura di distruggere quel para– gone, quel colloquio invisibile tra scrittore e critico, che av– vantaggia l'opera. Amico si, in– dulgente no, e questo giudizio può essere condiviso da tanti che tu hai passato al vaglio In quarant'anni di amicizia lette– raria. Abbiamo scritto a Via– reggio, nella relazione che ti décretava il meritatissimo pre– mio, che tu non temi di con– dividere la sorte degli scrittori di cui abbracci la causa. E' bel– lo vincere o perdere per te, ca– ro Beppe Ravegnani. Quale razza di combattente, di Insu– perabile attaccabrighe tu sia, lo videro sgomenti quei giovani che tu amavi provocare al di· battito di San Pellegrino da te promosso e diretto. et Avanti ve– nite avanti, o giovani scrittori che arricciate il naso se parla– te di noi, e di quel che abbia· mo ratto, e di quel che abbia• mo In animo di fare. Silenzio nelle file, sfido lo. Il coraggio s'è dato alla latitanza m questi tempi. E, allora, permettetemi, giovanotti cari, di !are io da avvocato del diavolo, da procu- ~!i1~~lfe'~~~rl~~1~i m~~of;~;.; io Jc accuse, le obiezioni, i rlm• proveri che voi non avete il re– gato di fare». Ed ecco Rave– gnani, mimetizzato da giovane iconoclasta, attaccare Ravegna– ni, bandito ferrarese della cri· tica letteraria, con la speran– za ahlmé malfondata di abbat– terlo, mediante l'aiuto delle ar– mi segrete. Il nostro ruorUeg– ·ge Io lascerà pazientemente di· re fino al momento In cui pas· serà al contrattacco col vigore del gigante Briareo, e metterà in rotta l'accusatore, senza spe– ranza di fargli salvare le sal– merie. Vincere, dunque con te, caro Ra vegnan!. Tu sei di quei ca– pitani che portano alla vittoria, non alla sconfitta. Questo ab· biamo sentito noi, premiandoti a Viareggio. Abbiamo sentito che, premiando te, si premiava non solo una vocazione, una vita spesa Interamente per la letteratura, ma tutti coloro, che, Dio Nilo succhiato dai ge– nietti al molti capezzoli, tutti coloro che tu porti con te nel– la tua storia di critico e nella tua stona di uomo. Le due sto• rie sono cosi legate l'una al· l'altra che è difficile pensarle, non d'lco opposte, ma distinte. Tu resti sempre uomo mentre sei critico, e questo legame dò alla tua pagina, al tuo ritrat• to, al tuo l'rol1Io, una simpa– tia che equivale a un rlngra· zlamento. Tu non sei di quei cri tic! che si strappano I capelli quando s'imbattono in un li· bro; tu sei felice di un'opera raggiunta, di una pa11,'lna di compiuta bellezza, e, allora, il tuo rlconosc1mento si traduce in rlngraz:amento. Naturalmen• te quel critici che ucciderebbe– ro uno scrittore per aver scnt· La fortu11ato • eeeez1one di ORESTE DEL BUONO Per Giuseppe Rauegnani provo gratitudine. Ma non perchè, come critico, s'è oc– cupato di me, delle mie vri– me prove stentate. O alme- 110 non solo per questo. Pro– vo gratitudine perché e•~, per la sua presenia} il suo esem• pio. Questo lettore accanito, questo scrittore generoso. Alla sua ultima raccolta di saggi, Uomini visti Raveg'1a• ni ha premesso, come prefa· zione, una lettera ad un cri– tico facilmente identi/icabi• le: e in questa prefazione s'è sfogato, ha versato tutte le amarezze, tutte le delusio– ni di patito della letteratura costretto a vivere tra gente sempre più distratta, cieca e sorda, ma, insieme con ama– rezze e del11sloni, non ha po– tuto fare n. meno dl versare anche la sua ostina.?ione, fl suo orgoglio, le sue speranze. Ravegnan.i, è vero, a propo– sito del proprio lavoro di cri– tico, dichiara: « Forse lo fac– cio per riempire le mie glor: nate, per dare colore alla mia solit11dine, per non t radire la passione d'una m.la giovi– nezza lontana», pare q uasi che si giustifichi, che cerchi dt scusarsi, ma 110n trae in inganno nessuno. Intanto, hd continua tl suo lavoro e con li suo lavora riempie le gior– nate degli altri, da colore al– la comune solitudine: la pas– sione della sua giovinezza è cosi poco tradita che la sua giovinezza non pare al/atto lontana la sua giovinezza pare ancora 'attuale. Oc• corre essere f11ovani, mol– to giovani infatti, per lot– tare cosi, 'per parlare cosi, per essere ancora tanto ca– paci di gustare l'Incontro di un uomo, la ,"icoperta d'una pagina, l'architettura d'un 11· bro. Ecco le ragioni per cui Ravegnani ha tutta la mia gratitudine. Elfetttpamente, anche se sono .,em)Jre di più quelli che si cimentano nello scrivere, anche se un numero sempre maggiore dt libri alfolla le tetrlne, anche se gli editori continuano a &tampare e ma– gart a prosperare, i nostri non sono tempi Jacll! per la /et• terat.ura. Non <Yè slancio, non c'è fervore, non c'è vita. Ci son vecchi che ripetono stancamente lezioni In cui non creclono /Jl,ù giovani che non credono piu, giovani che sono nemmeno capaci dt sba– gliare. Non cl sono più am– bizioni, ma sempllcemenae va, nila. E a poco a poco, davan• ti al tromJt poeti, al tro1~ pi narratort se11za giusti/I• cazlonl e convinzioni. Il pub· bllco s'è a11dato, si va di· ,abituando alla letteratura. Con tettera.tiua, ormai, si indica qualco.,a che è mor• to, sepolto, qualcosa dt IIU· duto, di gla con/111ato nell'o• blio. Le responsabilità sono di tanti. Ma tra t plu res,,on– sabilt sono t crttlct. TI ,p,?t di loro hanno deposto le ar– mi, si sono rassegnati ad un mestiere senza passiu11e: i loro articoli son diventati freddi resoconti not,ziari buoni solo a meritare un -pic– colo compenso un mediocre stipendio. Ancdra quindici an– ni fa, ad esempio, l'ermet.i– smo era, con tutti i suol er– rori, tutta la sua confusione, fonte di discussioni, d.i pole– miche di prove critiche. Ora qualsillst sasso scagliato in queste acque non desta ne"Jr pure qualche cerchio concen– trico. Le proporzioni e le pro– spettive non vengono salvate, gli errori 110n vengono cor– retti. Chi lavora a qualcosa di creativo lavora solo. Non ha vuntt di riferimento. Neppure quello, valido vali– dissimo, che gli potrebbe ve– nire da un rimprovero, da una stroncatura. So110cosi pochi i critici an– cora veramente militanti. Ec– cezioni. Rcir;egnant é appun• lo u11'ecc:ezlone. Una fortu– nata, fort1111attsstma ecce,to– ne. Una mosca bianca. Tena– ce, cocciuto. imperterrito, co– me U cavltano d'una nave che .,ta a!fondando, usiamo le stesse parole che lui usa nella lettera al suo am lco cri– tico. « Queste pagine so110 state scritte soltanto a glustt– /icazio11e della mia giornata verso me stesso. E. di phi., null'altro esse sono che pagi– ne di protesta, anche se dt u11aprotesta Indiretta, anche se vtvo110 ver buona parte nel fuoco dolce della memo– ria, o suonano appassionate ve,so 1rna nostra letteratura, di Ieri ,dt oggi, che si vorreb– be compresa e più amata ... Apriamo I suol libri, I con• temporanei, prima e .~econda serie, que.,tt Uomini visti, pri• mo e seco11dovolume, e sia– mo .,ub1to a colloquio con 1111 uomo cordiale e acce30, un uomo che sa trovare le parole adatte a interessarci, e non solo a interessarci, perchè il tono del sua discorso osctl– la11te tra l'alfettuo.,o, 111rmen– to, Il polemico, l'entu.,tasta, a poco a poco cl contagia, Ec– coci ad appassionarci anche ,rof come Raveg11ani, un let– tore per cui u11venstero, una immagine sono a11corc fatti importanti, degni cl'.::,........ con.,irleratl, ricordati. In Uomini visti Rave. a.li pa1/a di gente celebre e 110 , ricorda tl passato, 111 vesti! a Il presente: alCU-ni ritratti di autori af!ermall e com71tutt prendm10 corpo e 71eso i11 pa– qlnc più distese, dlvento110 perso11agglco,,vtncentl del ro– manzo della letteratura, ma anche le note p,1i brevi, le no– te,elle dedicate alle prove 7Jlù recenti, at più giovani ha11'10 u11a loro lndubl>ta forza. Ra• vegnanl, davvero, In.vara, e vive. pcrche questa 11oslra let– tnatura sia più compresa e più amalii. ORESTE DEL BUO~O LA FI.l?.RA L.ÉTTÉRA.RIA Pag. 5 L'UOMO CHE HA..ACCUDITO AI NOSTRI PRIMI PASSI LETTERARI * BEPPl~O H. IS ~E hbasso la e ·t· • 1ea * Mami ricordai che nessuno, còme Ravegiwni, mi aveva parlato con tanta dolcezza, eri– tornai di corsa sulle parole che primà avevo sc'riltosui muro feci una croce grossaenorme di GIUSEPPE MAROTT A Non snpcvo Ancora che cl fossse il mestiere di critico. Mn u 1'e, o. µer questa parola. un te,.~O d otE0 che lltlSCe\ a aullll mnl!gmu\ degli altri: UtLtl porla\ uno nrn1e dei pa– rc1Hl. 111111rl, e rhnnnen\ den– tro di lLC Ull \ c,o di nebbìij. che sl r.onevn onvunti alla gente. come. un 111uro. Le 1~Cr– oone mi nppm·1qmo 111 mezzo n unn Jun.: grnllnsLru. <1uusl fo.- ~ro in.mcrrn nel bngl,orc cli un lt\1np.one. La m,a 1.·w·10- sltn. CI\ C l\\'C\ U In b cssn l\111· p1< '1.zn del \ olo al un falco, s·ar rcstn ,·n intlmlclitn tnnn1t1..l nl Cl'l'SC'Crcdei 11\0J'lllOl'il C dalle rJ!-itHlne rlle USCl\'l\110 cl:tl demi oome liii. In ncgo– :,,,o. l'AoulgiSn, l'Anconleu1t e l'Jun. SCUC'i\ nno S)JCS,W l ])Hl\· Jl.1 ndd so nlle persone; ai clienti , ~Liti <'Onclegunzn n– mnncvnno figure g1·otleS<'hC, rntUvc, e lo ml <'h1cclc,o sLU-' p1to « rhl umi snr,\ buono'!». li mio p1 Imo con ntto con In vlln. fu nelle 1n1srnte cti un rom:1ct1110:n,·e,o sci nnnl. e i rlrordl pn--s:lll, bintu:hl e sol– lÌci romc la bRmbag1a, li ave- ' o rhlusl nelln cornlre delln lnt~01.·cnzn, skrh lu mln elltt~ ru1,1one Interiore sl lOl'ml\\'n sulla strndn delle supposizio.. nl rl\c non 1a.srlnvnno né ,ele nt" nll nlln min tngenultit. An– ch'io ero terrlblln1cnte ansio– so cli cose nume. cerCR\'Onegli nitri il gesto eroico. il carnlr– tcre fermo e inrrolln.blle; qunnclo In bottega il peccnw 1\morooo di tma ragnzzn ern scoclcllri.LoIn un sussurrio cln .x>ngiurn, Il nmlessere creS(•e– va in me, trusportnndoml in un mondo che non a,·evn l1 sole sulle case. li signor Ar– turo, sorridendo. d\cevn spes-– so: « fin.iteln di crltknre ». e gll nlLri s1 trm·nvnno nell'om– bra del loro pei:sierl, qun>l- 1n essero con1messo unn colpn. Qun.ndo seppi che vi erano del critici, rimasi nlliblto: 1::eusn– ''O nlle parole che si potevnno dire rra umlcl. mn non im• mnglnavo nJfntto che potes-, sero seri vere. Avevo finito. dopo un mese cli tn.voro, il mio priu10 rac– conto: Io snpevo a memoria e nelln mn test.a 1 periodi pare– vano bollire con::feIl mosto nel tino. O:{ni tnnto ml fermavo oer rli:ctere menlnlmente una Ha.se, nmnnevo silenzioso e pieno di un llclo trasporto, qunsl dovessi assngglnre un vino, e ne guardassi IJOi li co– lore contro In luce. Unn strn– nn eu!orln ml lanciava allora verso un a,·,•enlre di giorin. ed io 1111 , edevo ln mezzo a unn folla plaudente. col tu– bino e le ghette bianche. In ques 1 trionfi ero rlsveglinto da.i comnndi delle ronunes::e o del direttore: « spazza li n.a– gazzeno » oppure: « la\ n 11 cristallo o In porta centra– le"· Lti mln pueri1.Jn è pn&a– la veloce e ·tnste con lo strac– cio da spolverare e le mnni nell'acqua: nppcnn nzznrdnvo pensare nl libri nrventur03!. che. In quel periodo, ernno Immobili sopra In min tanta• sia come il cielo, 1111 ordine secro, bRnn:c, mi stnconvn dall'albero fiorito del miei so– sognl. Fu propr!o in uno cli quei giorni dove In noin sem• b,ravn ammulntn sul l'0lto del– l'Ani.onletta. dell'Adalgisa e dell'J<la, che Augusto scopri lo un cassetto del banro Il manoscntto del mio racconto intitolalo: « I 0gil dclln gle– ba>>.succetse un rero prtnde– m nio; mentre egll volern leggerlo nd nltn voce 10 presi In scopa, e 1·lbrni un colpo verso ln sun schiena: Augusto si mosse, ed lo ruppi un \'Ctro. Tutti si misero n ridere: do– vetti raccogliere I pezzi fin sotto il bnuco, e intanto Au– gusto declamava con accenti e po1cse ornLorie ii mio scrit– to; il nunore crebbe. e nessu– no s·ncrorse che lo piangevo, inginocchiato sul pm i mento. Do!Xl qualche tempo strac– ciai Il manoscritto: li raccon– to non ml p!acc\'n più. e pen– sare che nve,o vissuto un lun– go per!odo tuffa o dentro a quella storia! Il m~o pensiero pnrevn l'ala di un mulino. e i ratti e le co~e crescevnno come lI grano macinato. Una nuova idea m'en, r.ata uden– do la storia di un amore infe– lice: ecco, io avrei tramanda- * di A~rl'O~IO llll<:Lt SCHI Lo al J.'08teri quella trag ica µnS$~...i.u~. mi sa1-ei !ac.to Wl nome, e a\ rei sempre \"is suto scnvenao. O.o. com'era bel– lo! Ml nusi al lll\oro col \Cl\· t-0 ctellu , olont. n che spmge,·u le ,cte clelln m.lu. inntusla: S< cgdevo nel « n uovlf.Shno MCIZl » lt! i:;aro!c 1,1u U}JJmrl- 8<.'entl, cll!J1<.'lll, rome « trun– ~·un e. nnfnnnrc. eplrhèr~mu, prrrelln. sc-01 bnerhlnre, tlrll– lonc. cn,ozr.ltto »: rcr1.·uv o qne-tle dnl sa1X>repiù nnt.co . e-on un senso dt or g°"l\osa spernu1.n. A, rcbbero octto: « COm'c.' Istruito 'l'onJno! ». ed lo ml gocte,·o, in\ m,o e.Inuna gronde g101n, que.! ;LOmomeu– to che .i;nrcbbccerto spunto.LO; ogni giorno nnt<'e l '0ll'nlbn. e, cosa dlcoilo, anrhc In· rx>esia. A\IC\'O giù flnito con enorme spnr"'ln1cnto cli snngue li sc– ronc10 rur<'on10. i personuggl crnno ~JX>ltl dn uu 1.c1..1..o. nul 11 titolo s'arena.\ n nncorn con– tro Ir; dlrriroiu\ dei mio gu– R.o, Dovcvn suonnre forte, nl· to rotue li rlchlnmo per le al– lO<loie. sirchò scelsi qucbto: cc L'nmore bnstnrdo ». e lo scrissi ron In scessa tenere1r zn ron rul si fascia un neona– to. Ln clomcnlrn. n\ piedi dl un plnt:-,no 10 Jcs..:si n Mario, Carlo ed Aroldo: comperai diC<'Isoiùl cli rnramelie per. rhè IO nsroltns...ero con nlten– zlonc. mn lo Il vecte,o gunr– <lnre le farfalle, Il cielo, le nub1 che correvnno sulle vetr te degli alberi. Quando 0nll, Mario sbnrllgllò • lungo, di• rendo; CiC f.('J'1\ I rnolto bene». e si chinò per nllncrinrsl unn stringa, Aroldo tnre\·n. e un sen.!,'o cli noln ml scmbrnvn SC'oprlrc nei suol occhi: sfc, gl1ò il mio manoscntto;, poi n un trnt..o mormoro: « sto pensando se c11nccll11tn si sci 1ve con due elle». Dopo qualche minuto disse: « Sl. ho trovot.o. Tu sei un poeta ma tl ll1UUCIU10 le dopp!e» .. e u.1• 1..ò la mnno. come aggiunges– se la c<msonnntc che mnn– cnvo.. Un giorno. con un·nrln da cospirolot'C:, Mar'.o ml parlò di Olusepi;e Rnvegnnnl: ml. disse che fncevn cU mestiere il g:ornalisLn. e lui lo cono– sceva personnlmeuLe. perchè nndavn dnl barbiere dO\"C ser– viva dn gnnone. I clienti. Ma– rio Il divlde,·n in due catea-o– rle: i buoni ernno quelli dal– le mnncle generose, i cnLtlvi ln\ece. si fncevnno spohern-– re gluccè-\ e cappello tenzn neppure dh'e gruzle. O luscpµe H.n,egnnnl nppnrteue\'a ni prlnu; in negozio il padrone lo lraUn\'n come il cavulier Clemeul,l, chè :,i fRCt!\ 1 H. la bnrbn tutti i giorni, e nlln n– ne dell'anno regalava cento lire fli h\\'0l'R!\ti, EC<'O; il pla– no di Mnrlo ern sempllce, e ml ptnce\'nno nnche le parole con cui n,•rebbe consegnato 11racconto n Hnvegnnnl: « lo hn scritto un mio n1nlco; tut– ti lo chlnmnno "lo ~rlttore ... e desidera li vo.stro gludi1Jo ». Pnssò un'intera settimana. pie-- 111\d'npprcn. lonl: mi rlnwro– \'ernvo di aver ceduto al con– siglio cli Mnrlo. e I miei l'>IP· J}Ortl con In e< cr1t1cn » ernno elisinnti. tesi rome unn cordn IegaLo dn un nibero n un r;i– tro. Qunuclo Mnrlo mi ripor– tò il mnnosrrltt.o, divenni ros– so: compresi, clnl moclo con cui cercnvn le pnrole In rl– spostl\ assolutamente ncgnti– vn. Chinai la testa, e pareva nù\.resse1-o , J)C?,utto in due. M'ero fonnnto. s.udlnndo l clienti più rnggunrdevoll, un conLegno che indossavo nei momenti solenni, era unn spe– cie Ot pudore ottocentesco. w1 senso urbano del lhnlte che mi fermnvn $Cmpre sul ciglio detrintolemm. M n. questa vol– tn insori,:1. gridando: « te lo avevo eletto: non capisce n'.ente >>.e mi misi n sfoglia– re il manoscritto, che trovai pieno di croci e di punti in~er– rogativl. Una scontentczz.a a– mara mt pungeva dentro: il castello delle mie funtnsle era caduto. e Ma.rio. ricordRn– domi che snrci arrivato in ri– tardo a bottegn, mi !ece cor- rere lungo la strada. La real– tà mi rlporta,·a dietro ai b•n– co per servire gli acquirenti, col sorrl110rnlle labbra; ogni co 1 n111e111,~ Jnscla 1l RUO carat– tere fuori della por a, e rl– mnne vuoto come un mani– chino. Olà, J'lmmnglnnvo: un « crl~ tico » non pote\'lt che rernr– mt dnnno; l discorsi rhe io sentivo in negozio seminava– no rnhmnle e tn\Redte, ma il più delle volte la !11nl1cslns1 unh•n alln mailgniti\, e allora I falll a.c...c;umevnno le medesi– me propon..lonl dl un romnn- 1.0. Qu<':-tl per1.~ierl ml nnsrc– vano ln testn gunrdnndo il mnnoM'rltto segnnto di rosso: molti peri0<ll, quelli che lo ri– tenevo i migliori, parevano schlnc<'in· J da una rrocc o da unn gro~c;:nrnncellnlurn. che B\'e\'R l'nrln di tE'rrn smo&'-R di frc""o, 1 sogni. le lnunngl– e Il r•nclor e clell n mln volontn crentlvn ern.no rhnn'it1 rol nato rotto . Ogn J tanto rlleg– i<"VO Il rncvonto: quel senro di rancore che aveva scompo– sto Il mio piano dlglorln . si plnrR\'R dn,·nntl a unn fra.~ o unn pnroln che lo tro,·n,·o smnrrltn in mez:,..on unn de– serle.i one o sulle i abbrn di un per!ò !onngg:o.Ma dove rimasi sco~s o, Impression ato. fu nel– lo scoprire questn postilla n un mio brano: (< che cosa vuol dire? » e unn riga rOAAn.ri– calcata, gli glrnYa Intorno co– me unn. rete metnlltrn. Le!-.Sl più volte Il mio periodo: « I.,o albore. carro di nubi, strug– geva cn171io~nmcnle la pn..c;s!o– nalitft morbosa del mnrd1ese Di Rolland; 11suo sguardo gri– fagno avevo Il colore dell'onde e c oll'ugnc strn gen In HU\ pre– da. schinnta.ta da una for.ta ~h c, rotnlrhe sch lude11 l i suo spfrto ». Quest.o pe1.zo m'era costato una sern intcrn di la– voro: la Primin a. uclendolo, mi aveva det.to : « come scri– vi 111dlfl\ clle ». e 01'a \Ul criti– co tentava di annullare con un seguo di matita h\ poesia che , n·e,·a in me. 1-'urlando con Mar~o mi rltcUC\"Oun ge– uJo incompreso; nnzi, egli soggiunge," spes.'io. « è r..er in, ldla, capisci? ». e n quest.e parole mi pareva di nascere Quei PWltl lnwrrogntlvi e le croci, che prim.n crearono in me una ,·era trngedla, mi fecero \·edere meglio l'ossatu– ra di tm rnccont0. arrlvn,o a scoperte lml.1rovvlse. n intui– zionl che ntl mostra,·nno w1 lembo di un mondo in cui il ,·nlore non. è nell'nbilità ma nel peso, e m'a ggirav o stupi– to ln questn s.i ·n.dn che con– cl11rc nlle !ontl dell a POCSla. Prm·nl n comçerare nitri li– bri. diversi eia c1uelllrhe di so– lito leggero, e l'avventura con " Delitto e cast!go » di Dosto– jcw~kj ml scon,·01se: non po– tei conLlnuare. e regn!nl ad Aroldo il volmue. H,itornai ai romanzi, di Salgari, Verne, Dumns. e Ze\'nco, mn non In1 pincevono più: li filtro del mio spirito infantile si era sin,1,ioto. e li regno degli eroi– ~1111 si perde,·a dietro al pri– mi pnntalmll hjnghl, Non riu– scivo n trovare gli scrittori che m·nvrcbbero rondotto per mnno nlle soglte di un mondo dove il mlo bisogno di coner scenzn si s1trebb e gettato clen– tro solle,·ando sprw.zt d·on– dnle. sicrhé ml ferma vo in– quieto davanti alle bancarel– le e Zoln, Hugo. Carollna In– ven1izto, D'Annunzio. Benci– venni. Alessandro Manzoni, ernno per me le incognite che Ini brucinvano te nli. Lessi avidamente libri storici. ro– mnn7,i d·nppendice. ed avevo ns.~ohtlo orrore delle liriche: Dnnte. Petrnrcn. Ariosto e Tnf.SO mi addormcnt.a\'nno. mentre hl\'C<'e le fiabe sclo– glie\' nno nnco ra il nodo della mia. infntw.la . In questo pe– riod o scrissi \ m nllro rnceon– to: Il tono robol\llte. drnm– mnttco. si era forse nttenuato. ma le tinle forti coloravano quel mondo come certe scer.e di Guitti: il sangue sonuner– geva ogni cosa. perchè le nar– razioni che io udivo si risol– vevano sempre con morti e re- riti. Cercai un titolo che r,0, le e Illuminare la trama « cuore sciagura o•· e. dopo R\.Crelrasc-rltto 11 racconto in bella copia, lo diedi a Matlo perché lo conscgnn~<e n Giu– reppe Ravegnonl. In atte.sa dt:J nuo,o gtudlz!o, l'an gosch ml tormentava. e ml pareva d es!- re dlmenLlcnlo da tutto Il mondo Era il 1926 quando vidi per la prima volta Giu• seppe Ravegna11i. Diro ,;idi, non conobbi. Egli aveva uno. rubrica, i?t. una rivista letten1rir.L mtlane8e, nella redazione della quale io ero L'ultimr, ruota del carro. Timidissimo, no11 ai:cvo neanche il coraggio d! sten· dergli La mano e dirgli: Permette, Ravegnq111, 3ono i! tale e spc~so correggo le s11ebozze•· AvrOi anche 7Jotuto aggwngere: < o se non me le clùnno da correg– gere, .stia pur certo r:he il s110 artir.olo no11 si stampa senza rhe io l'abbin letto eg1wlme11te, Bill tavolo del direttore prima che il direttore arrivi>. Uno sceglie i .,uoi autori, no? e io aveoo s11bito scelto Raveg,iani. Letture nmt me ne 11wncavano; ma c'era, in quel tem– vo, moltri calligrafia in giro. In Ravegna11i la mia vocacione, 71ermode.,ta che fosse (lo è tuttora) s, rico· noscera. Sentivo fi1irùmcnle '"' valso battere, negli .,critti di Rr,t'egnani; scorget'o nella su.a prosa un fitto percorso di t:ene. Sfido, era un poeta, o.,s;,_. un Uomo, anche qw.rndo gi1util'arri Libri o divagava su qualun– c1ueargomento di el:eviro. E tale è oggi, gw:irdate La s11a farri,_. seria e ingenua, antica e innocente. Lo conobbi (cl parlarnmo, insomma) nel '46, in un cena– rolo di vittori lombardi che assegnava un premio lette· rario, t.into quell'anno da un racconto àe L mio am.ico Ezio Colomùo. L'anno doJJo, Rat;eynrLni, recenscn.do L'oro di Napoli, scri.~se: < Non vergognarti, caro Pep– vino, di avere un cuore•· Sa Iddio come lo ritro,;ai intero t,, qtielle parole. Oggi la Fiera lo fe3teggia, lo non ho la penna capace di lodarlo quanto merita. Gli dico .,o/tanto: Peppino, io contin110 a lavorare senza vergognarmi di avere un cuore; ma solo quando tu mi dici che una mia pagina ti è piaciuta, sono con· tento di me. GIU EPPE MAROTTA Dn lontano nspetlnvo che M n rlo tu,d.- W\ bottega: u.ct so lo vedevo uvvlcinarsl, e li 6UO \'Ol,o cu:,,;muevapro– por,,loni definite, prec.lse, con la lentez;,,a di una deca1coma– ntt.i t'11e .-.I sfwn l. ln mnno strlng \.O il n1.o manoscrtt.to : sc:orst subito de lle cancclla – tu1·e, ancoro. del puntl int.er – rOl(ativl, e m l morsi l e lnb – bru, arr ~n.do . Mlll'io mi gunrclo r on r tdcntlcn espres,. s.one ron rul sl saluta Wl condannato o. morte, poi mi consegnò il copione dicendo: « 'l' nspettn a rn._c;;n sua . .Ylenl, ti debbo 1U·ec.mpagnare•· A un trnt..o mi fermat e trtttt.e– ne l 11 respiro. Mandai glu h, s: J.vn . J.,Ot dl.'\~1; « r,ono un ar– ti sta• e Mario ml guardo di >bieco, brontolando: « leggi In !0n<I0, dopo vedra,1•. Nell'ulti– mn pagina, sotto la paroio. n– ne. c'ra scr1tto: « studia la grammatica». e li punto ln– e..-;rlamntlvo era grosso, solen– ne. mes.c:o li ron un colpo sec-, ro, ronie un pn.lo . Strano; nel– In t<>I'7n fac c-rnta una no a dl– ce,·n, a un mio pez1.o clrco– S('ritto da un quadrato ro.~so: « brn ,·o. questa e r..oesUa », ma dopo un pafo di righe appena . un al tro ronunento mi 601' pre.se: « periodo fiacco, con– torto. senza sapore». Arrlvnmmo alln porta di ca- Il giustoconsiglio sa di Giuseppe Ravegnani: mentre Marto suooa,•a li cam– panello, egli uscil'n. Ml fece subilo \UH\ cnrezza. la sun mano ml copri la testa. Sor• rise poi, dl&se.• devi ancora studiare: c'è stoffa In te». Percorremmo Insieme un pez.. 1,0 di straòn: egll camminava a s.rappl, muo\'endo In modo strano le braccia. che gli fa. cevn.r.o int.orno un me--.t1.o gl– ri, slcchè pnrev11no ie ai! di un mulino. Prlmn di salutar– mi aggiunse: « ,•leni a Lro,·nr– ml. Ti darò dei libri •. e do– PO aver fatto un paio dl pas,. a sì volse. dicendomi: « non trovare più dei titoli cosi brutti» e s'allontanò rapida– men te: il suo corpo a,·eva lo stesso dondolio dei montanari. qun.ndo aLtaccnno una salita. Rimasi a gunrdarlo. e Mario mi sussurrò in un orecrhto: <e non crederci; mia nonna di– ce che 1 tuoi raccon i Fono mo! to belli » ed io tra ttemù stento uno scatto. poi con unn scaglia di mattone. scri&-i sul muro. a caratteri cubitali: « abbasso la critica». Cammi– nando ml ricordnt che nessu– no. come Ra\·egnanl. mi a,e– pnrlato con tanta dolcezza. e ritornai, di corsa. Sulle paro– le che prima a,·e\'o scrl lto sul muro feci una croce. gr~ sa, enorme. ANTONIO MEL SCHI * di SALVATORGOTTA Conosco Beppe Raveg,.anill'affettuoso bisogno di consi– da prima dell'altra querra, gliarnii a non cedm-e ai facili ossia dai primissimi an11i del- allettamenti della pal)Olarità. la mia attivitù letteraria e\ E m'è grato. scrivendo di gli vo,qlio bene e l'apP_rezzo lui e citando lui come_ esem• da q11e,q/ianni in cui viveva- pio, riaffermare la necessità mo lontani. ltti a Ferrara e che la critica letteraria torni io a Ivrea e 110n c'erat:amo_ alla siui funzione rii:elatrice mai visti di persona, 1na ca e ammflestratrire. con chia– si,rivevamo lettere fervoro8e. rez::a d'nrcenti si da rendersi piene di tutte le nostre spe- /'U'cessibile a tutti I lettori, ranze, delle nostre intenzioni, tanto viù limpida quanto più della nostra fede. Una di .,cat11rita dalla profondità del· quelle mie lettere - del 18 la culttLra, la quak ha da es– luqlio 1915 - egli p11bblicò net sere una base, un patrimonio primo volume della st,a. bella del critico ma non un'oaten, ope1·a < U om hti visti > uscita tazione. quest'an110 e.premiata a Via- Per far ciò occorre anche rerg,o; 1L rileggerla U;desso essere buonui. voglio dire di mi fecze 1~!" 11nmenso p~acrn:e animo generoso, proclitii a. vere/,. gm conteneva tl nuo scoprire non soltanto i pecca• <credo> d1 n~rratore al q11a- ti ma anche le t:irtù degli le non ho ma, ntancato d1 fe: scrittori. disposti ad aiutarli de. Ness11no co11_1e Ra,;eg!'ani col giusto consi,qlio dettato a lo. sa ed è pe,rc1ò che gli ,;~- priori da benevolenza. a sor– gl10 ben.e e l a71prezz_o: lesti: re,qgerli con la cultura e con "'.'?ne a!fett11o_so, cr,tico.Jra.J L'esperienza, a festeggiare e a pm a11tore~oh, vere/tè i.l pm mai invidiare la loro fortuna. smcel'o. Gli ho semp~e. vol1tto Tale è Beppe Rai:egnani. bene 01,che come cntico pur E è · • qnando gi11dicò con severità d per~iò che ~er~ta ': vili di"" mio romanzo, la sua plauso_ e l_a!fetto d1 eh, acn– severità 11011 esse11do mai det, t:e e di eh, legge. tata da mala11imo bensl dal, SALVATOR GOTTA APERTO COL LE1 TORE CORDIALE CON L'AUTORE .:Jf Chiarezza dicritico ed'uom GUIDO LOJPEZ Invano cerco di ricordare quando e dove lw incontrato per la prima volta Giuseppe Ravegnani: probabfin11e11te net giorni in cui lavorava alla gestazione di « Epaca » nelle stanze ancor semiruote a pianterre110 di Via Bian– ca di Sarofa. Nè riesco a rin– tracciare il giorno in C11l mi disse « diamoci del tu»: lui critico e scrittore di una lun– ga e 1m trita esperienza e fa– ma, io ai primi passi 11tlla vita letterariari. Ma ho pro– prio l'imprtssione cl1e a mol– ti c11 e co1wscono Beppe sem– bri. come a me. di averlo co– nosciuto sempre. e di essere sempre stati tn confidenza con lui; pote/tè è uomo che non mette soggezione. nè al primo i11co11tro nè poi. ed è probabile elle i1i ciò risieda il suo tratto peculiare. Penso a/la tuonante prepo– tenza di G. A. Dorgese. allo isolamento ri/le~luo di ltfon– tal.c .a quell'aria sorniona e scorbellata che li preannun– cia in Emilio Ceccht Il gufz. zo di una «battuta• demoli- trice. alla 111..inutaimpene– trabuitd pur sorridente di Giacomino Debenedetti; ed ecco. inrcce. espansit·o e sco– perto. il 11ostro Beppe Rare– gnani. La sua permeabilità d·uorno e di scrittore lo ren– de forse il pili generoso. il più comprensiro tra t criti- nostri e dt fuoril'ia, Poeh.t - dico tra recensori di vaglits e di fama - hanno seguito così pazientemente e comprenstt·~ mente le cento e una e ope-re pnma» del nostro dopoguerra letterario. Tutte lodi. queste che non suoneranno adulatorie, polche contengono. implicito. un r~ t'escio: se e cero come e i·ero elle al critico si dobbon per– donare e persin richiedere proprio i diletti elle Raregn<>– ni quasi non possiede; un cer– to esclusivismo. una certa ar– roganza. una tal qual secchez– za nel oiudtcare. UN l~CO~'l'HO ~IU,L'E~'l 1 A'l.1E ,... DEL J9S2 ci anziani. cosi ricco di innu– meri letture e insieme cosi pronto a 1w0Pe es-perienze; sempre disponibile alle conci– liazioni tra t•ecch.i e giot'ani. Si dicet·a in principio della sua cordialita uma11a: e infat– ti na'1 c'è dit•ario tra il Rat·e– gnanì conOSC1utosulla carta stampata e quello che si in– contra a casa sua o a un con– l'egno o a un premio di lette– ratura. La sua r.~ata è aperta e pronta. il suo stringerti alle spai/e non t·uole sottindere complfcltd ma proprw signl– /1.carlt amicizia e stima. E in quelle rare t'Olte in cui .ri adombra. anche allora lo ri– trot•i impetuoso come 11el di– fendere o nel lodare: ricordo un burrascoso dibattito a/la Casa della Cultura di M i1ano ore egli corse il nsch io dì pas– sar per lodatore del tempo an– tico proprio a due giot·ani nmprot·erai-a appasionata-– mente rassen,a della dote precipua all'l giovinezza: lo entusias1~0 e ta fiducia, Il prin10 '' V,,1110 t,tsto,, fra ennetiS1110 e canto aper– to. fra prosa d'arte e neorea– !ismo. E' difficile trovarlo sulla negatii•a assoluta. an– che se. tenendo buona fede al– la ,nissione del critico. è uomo che sa d1sti1igucre e t·alutare. Di qui denra quelraltra sua dote indiscutibile: la chia– rezza abbo11da11tedella scrit– tura. Poiché egli ruole essere aperto col lettore 11011 meno che cordiale con l'autore e– saminato. A proposito di un mio le, voro, al quale, nei 1952. fu assegnato· un premio lett&– rario, fu scrit\o in un do– cumento che certo Giuseppe Ravegnani ricorderà, ohe con quel lavoro io entravo nella • repubblica Italiana delle letcere ». Non so In verità se questo mio Ingresso possa dirsi realmente avvenuto. In ogni moao, posto che lo fos– se. Giuseppe kuvegnani tu certamente il primo cittadi– no di questa laeale repubbli– ca ohe 10 o.bb1a mcontr.ito al limite stusso della fron– tiera. Un cittadino. lui, di pieno <lmtlo, « clvis opti mo Jure », e che pure fece a me, nuovo arrivato e povero e smarrito come un em.\grante, ia ptù ~entile, la piu genero– sa e cordtale accoglienza. L'incontro avvenne nell'e– state dei 1962. Rlcorqo ancora quando e– gli, che 10 non avovo mal vi– sto, ml 1ece por lotlera lo strano ma\,t.:so invito di an– darlo a trovare a casa sua. ftlcordo l'emozione con la quale cercai questa sua cn– sa nell'immcnsn Milano. In lrcp1ouz1one con la quale, poi, salii le scale: e I miei pensieri noll'atto ohe preme– vo, esitante, Il pulsante del campanello: e Il suono di questo, roco. dall'interno dei• la casa: e i minuti di atte– sa: e ancora Il suono. sof. tict e lento. cli pllSSI cllt si avvicinavano: e infine lo ecatto della serratura che si apriva. Qui, poi, ecco. ci !u * DI PANI.DE HOA:'..'\.BI una cosa imprevista. Non ap– parve, al di là della pona come io m1 a.spettavo, una persona di .servizio o un ra– mihare che mi introduces&J alla presenza di Ravegnani, ma Ravegnani m carne e os– sa e in un atteggiamento, qu'asi burro, che io ho ancora dinanzi a~II occhi. ~ c·ora slato evidentemente un malinteso clrcn l'ora del– la mia vislLn, e Ravegnani, che in quel momento era solo In casn, era venuto ad npr,ro convinto ohe n suo– nare rosse stato non so che ragatr<> ch'egli aveva poco pnma mandato per una com– mìss1on:!. Era chiaro che. ve– nendo ad aprire la porta, aveva interrotto il lavoro al quale attendeva: aveva an– cora gli occhiali sul na o era in vestaglia e In panto– !oie. E' cosi che io lo vidi. la prima volta. QuesLa lu la prima Immagine reale che lo ebbi di lui: di un uomo cioè alto e magro dietro unn por– ta aperta solo a metà, di un uomo che, vedendo me Il sull uscio, e non ravvisan– do in me nessuno che cono– scesse ! io per mio conto non ebbi alcun dubbio su di lu!J, ml 0SStl'VQVB, con quella CU· rlosa iuardata del presbiti, al dl $0pra delle lenti, traen– do giù gh occhiali a mezza china sul naso. Aveva, per questa posizione caratteristi– ca del capo (il mento tutto giù e la lronte protesa in a,. vantlJ un'aria come immuso– nita e imbronciata, niente aftatto Improntata a letizia. Eppure. non so dire perchè, fui subito certo che questo era un uomo, come suol dir• si. dai cuore d'oro. li suo sbigottime..to, si ca– pisce, durò solo un attimo. Poi. prima ancora che lo avessi spiegato chi lo I, la sua espressione mutò di col– po, la port~ si spalancò, cl tu uh e< oh 1 >) di mera vigila, e due mani si tesero verso dl me, due mani come si ten– dono nd un amico. nello stesso tempo ch'egli diceva: (< Ma bene, si accomodi; que– sta è cnsa sua». Oggi che sono passati de– gh nnnl da quell'incontro - ed altri tncontn, innumere– voli, sono segmt1, non solo nella sua casa di Milano !in quel suo studio l'appezzato. imbottito, quu ·i pav1menta.– to. perfino, di libri l, ma In altri svariati luoghi. a Nuo– ro. verbigrazia, a S. Pelle– grino, finanche nei mio ari- do Sulcis, - oggi, dunque, che posso lo dire di lui? Par– lare in termm1 critici della sua operadi critico? Dire che la sua !ede nell'arte, nella letteratura (non ostante In vena amara che serpeggia, ma è risentimento di lnnn– moratol nella prefazione di ,e Uomini vist1 » e nei giovani? Oitar, sue frasi inedite, anno– tai" sul mio taccuino? Rive– lare che un altra sua passio– ne, sintomatica del suo tem– per:tmento, e alla quale egli si abbandona con una specie di incantevole giovanile can– dore. è la nintelin? O torna– re al tema. invero inesauribi– le, della sua bonti\, della quale mai si spoglia. anche quando, come critico, deve esprimere giudizi severi'/ Posso rare, lo, tutto questo, come tessendo un panegirico, sapendo che lui per primo se ne dorrebbe? Io, In verlt,\ di una sola cosa possa rare senza rìser– ,·e testimonianza. e cioè del vivo affetto che a lui mi le– ga. Per le ragioni che ho ac– cennate in principio, sem– pre avverrà che lo consideri la casa di Gmseppe Ravt>– gnani Il primo posto di fron– tiera al quale, pellegrino. io sono pervenuto. toccando i confim dt questa gelosa re– pubblica delle lettere, e lui, Ravegnani, colui che ml te– se, senza avermi mai prima visto, le mani, e disse cor– tesemente: " Questa è casa sua>). Per chi a.bbla come me pro– /onda stima di scie'1ziati qua.. li il Gamow. /'111/eld. lo Hog– ben. i/ De Krutf. pro11ti ad a– prire la porta della sclwza a11chc ali uomo de/la strada I nobile, alta e tutt'altro elle facile missione). suonerd grande elogio per il nostro Be1me il definirlo per molti aspetti un dirnlgatore: di autori, di libri e dt critica letteraria. Tanto è t·ero e/te gran parte della sua attìritd si è St'Olta sulle pagine di rt– riste a grande tiratura e si, <'OI0/llle di quotidialli. E a Ral'cg11a11i. come a quegli scienziati, si debbo110 d'altra parte profondi studi e au– te11tic1ie sco}J('rte: ma an– che quel cog iere dietro le pa– g111cgli scrittori. quel dipin– gerli uomini toul court (la lo– ro uita, abitudrni. carattere. modo di parlare/ prima che 11omi11id1 pen11a. è frutto di simpatia e tramiti di amici– zia fra libri e Zettbri, Diresti che la noia sia asseute dalla penna di Rai·ea11a111, che pu– re - a forza di leggere buoni e pessunf e ahimè per lo più mediocri libri - potrebbe es, serne sa.zzo. come ai•viene a PAlUOE RO!UIH molti arn:he eccellenti critici C'è una sola inezia, del Ra,.. t·egnani d'oggi, cli'ro rorrei rimprot 1 erargli: i suoi datti– loscritti. Vanno da un estre– mo all'altro dalla pagina sen– za lasciare un minimo di margine ai Iati, come se ogni t•olto egli si rifiutasse di an– dare a riga nuot 1 a. La cosa mi disturba perché t grafolo– glli. almeno tn fatto di riglte mano•cntte, dicono sia per lo piiì simbolo di grettezza: e dunque q11alsuoi fogli scritti a macchine non gli somiglie• rebbe per niente. A meno che in quel partire dal limite e– stremo di sinistra per rag– gi1111gere/'estremo bordo del– la destra 11cn nasconda Il suo desiderio. sempre sof!ocato, di essere ancora pii.. genero– so. • Per il tal libro. non più di ,·enti righe• chiede il di– rettore; e lui non può non ubbidire, ma gUel~ porge ptù l1111glle che può. nella spe– ra1lza ( non per sè. ma per il libro recensito/ che in reda– zione non 3e ne accorgano o comunque lascino corera. sen– za tagliare. GUlDO LOPEZ

RkJQdWJsaXNoZXIy