la Fiera Letteraria - XI - n. 13 - 25 marzo 1956

Domenica 25 marzo 1956 LA FIERA LETTERARIA Pag. 5 * IAP L on sono -poche le opere che andrebbero valutate a distanza già collocate nella storia - Ai contemporanei questo non è facile; ma lo straniero, si è detto, è già di per se stesso po tero Due 1111lf.fuUfeath,e fmmailnl de "Il Didone" IGI Gli stranieri sono ~ià posteri1 _I *_Alctini 9iudi:i di critici t1•011ee1tti J E A N D U T ( ) U R O ~ 1 ,/n;i!' ,:::;~!tt~n. ,i~;~:à~~:~~o v~in[zf~~!~~ certo senso anche malevola ... Era legittimo sperare, perciò, che se Fellini fosse ricorso saviamente a Qualche taglio, sveltendo la trama ed el,m.hia,ido Qualche ridondanza troppo lirica, i pre~u,,µosti di una valuta– <ione del suo film sarebbero mutati. Sono felice di constatare che q11esta Sl)eranza 11011 è stata vana. Se que t'11lti1110 film 11011 raggiu,.ge l'rnterria pcr/e210rie della Strada vi si trovano i" cambio delle pagine che so" certo le più sapienti /111 QUI scritte dal suo autore. Pagine di autentico virtuosi– smo. Suvvia. Un Fellini ci ridà fiducia 11el destino spesso d11bbio della settima arte. AN DR E' * BA Z IN dl GIAN LVlGI R0.\ 1 D1 I meriti della Strada, di Federico Fellini, cl hanno trovat9 pronti all'applauso fl,1 dalla tanto contrastata serata veneziana di due anni fa. Quando Il film passò sugli schermi parigini raccolse i consensi più entusiasti di quel critici e noi curammo allora su queste colonne un'anto!og!a del giudizi più indicativi. Ml11ori applausi cl slamo sentiti invece di dedicare l"altr'~1rno, alla Mostra vene– zana. all'ull1mo film di Fellini, Il Bidofle, che cl sembrò meritare moltissime riserve. Fellini rimaneggiò abbondantemente l'edi– zione veneziana. ma di fronte a quella che. rlmanipo!ata e riveduta, cl fu ofTerta suglt schermi romani, noi non mutammo di mo!. to le nostre posizioni. Le nostre riserve sul fllm non si riferivano d'altrnnde al dettagli Co non si riferivano solo a quelli): anda· vano più a fondo, si rivolgevano a tutta intera la sua concezione. Oggi Il Bido11e è stato proiettato a Pa– rigi ed eccoci a vagliare i pareri del col– leghi francesi. Tutti, nella loro maggio– ranza, parlano della loro delusione vene– zla~a, ma a Parigi, di fronte a un film ~mpiamente corretto e, sc,prattutto. reso loro più accessibile dal sottotitoli. mutano quasi radicalmente di parere e, salvo ecce– zioni CChauvet sul Figaro) non parlano già di un'opera e migliorata>, ma di un'opera perfetta, di un'opera magistrale, di un ca– polavorn. Che dire, questa volta? Franca– mente non cL sentiamo di cambiare idea sul fllm, ma non possiamo non rilevare che, spesso. un giudizio critico è influen– zato da troppe circostanze non estetiche che potrebbero riassumersi anche ncll'evan_ ~ellco nemo propheta ill patria. Non sono poche le opere che andrebbero valutale a àlstanza. già collocate nell.a storia. /\I con– temporanei questo non è tacile: ma lo stra– niero - si è detto - è già. pastero. Ed è forse Questa sua felice posizione che gli consente. in certi casi. una maggiore fre– schezza di giudizio. una più aperta libertà psicologica di valutazioni. E' Il caso del Bido,ie? Personalmente non cl sentiremmo di afTermarlo, ma è onesto e dovernso porre l'i11te1Togatlvo. Il dubbio rslste. Anche se solo il tempo può risolverlo. GIAN LUIGI RONDI Un severo moralista Q11elloche colpisce, in fill del conti, Qut come 11ei Vitelloni. è che Federico Fellnu é un. severo moralista. Non couosco autori di cinema che riescano quanto lui a ispi– rare l'orrore del male e Questo, be11 inteso. senza il m.iuimo ton.o predicatorio. La realtà che ci ritrae è così vera, il marcio morale che ci mostra è osservato ed espres– so con. tale sapienza che si esce dai suoi film determiflati al bene... Forse Q11est'ul– timo film non è riuscito come gli altri. uou. è altrctta,.to armo11ioso, non soddisfa, in egual 1nisura lo spirito e l"estct1ca, 1110, lo co1t/esso, io lo trovo altrettallto buono * JEAN D TO IID (Carrelourl LE TROIS MASQUES Tra i capolavori più puri Opera d'amore e di fede, Il Bidone con ferina la gerwùità di Federico Fellini. E mt film che si Inserisce tra i ca11olavon Ptù puri che mai il cinema ci abbia offerto. u:s TllOIS MASQUE. (Franc•Tireur) ~ JEANDE BAR0NCELLL li suo cnpol<lvorn Il Bidone è urt film st11pe11do; è certa– mente ti capolavoro di Fellflii... Federico Fellht1 ha c:01idolto arantl il rarc<rnto rmi u11asciolte•za che 11ort avrebbe potuto e - sere più sapiertte. Ogfli sc~11a ... è composta Quella 110" tagliata/ fa capoli110 Qlli solo in sordina. L'eleganza dello stile si rivela attraverso la s1ta stessa sobrietà. Quello che soprattutto colpisce è l'emozio"e e la commoveflte sincerità del regista. JEAN DE BARONCELLI (Le ~1ondel * CLAUDE MAURIAC L'a11ima è qnello che conia di più L'autore de Il Bidone dichiarò ,w giorno elle gli era capitata la si11Qolareavvcfltura di credere nell'esistenea di Dio. Per lui l'a11ima è Q11elloche co11ta di più. Questa fede si intuisce cltlaram.ente in molti suol film, dallo Sceicco Bianco ai Vitelloni, ed era l'eie111e11toche co,.feriva alla Strada tutta la sua nobiltà. Afa c'erano, in quel fl/111 dei compiacimenti e certa facilità di soluzioni che non. et son.o piiì nel Bidone. un.'opera ben altrimeu.ti riaorosa e pura: e be,i altrmzcnli couchiusa dato che fsalvo net primi purniJ 11011. la mai alcuna con~ cessione at concetti più artificiosi di e bel– lo cinematografico>. LOUIS CLAllDE ~IA RIAC (Le Figaro Lltteralrel * CHAUVET Ci ridà fiducia 11e/ cinema A! Festival di Ve11e>1a1'11/timo filr,1 di Federico F<llllli, l'autore della Strada, ave– va avuto u11'uccoglieriza iflgiusta e in un Un so~no: ~ella torre ... Raeeo11to di V Al~ERlfl BHJVSSOll Non è che un sog110,un sogno di questa notte. No11 credevo che tL1' sogno potesse essere tanto logico e taflto verosimile. Ma Questo sog110 110" si riallaccia a niente che io abbia provato o che possa rico'r· dare. Come disti11guere il sog110dalla real· td se 11011 Qua11do ci appaia staccato da, casi della nostra vita? Ho sognato w, castello Je11dale, 11011 so dove in rwa al mare. Dietro di esso sI stendeva u11a la11da con una foresta d1 vecchi pilli rattrappiti a dava11ti la im– mensità grigia di liii mare sette11trio11ale. Il castello era di u11a mole massiccia, costruito con enormi m.acìu1u. Da lontano sembrava una rocca selvaggio e Ja11tas,1ca le fillestre sl)alancate se11,a ordine, come nidi di uccelli mostruosi. Nell'mterno, va· sti • te11ebrosi-salo11i com urtcia va 110 tra lo ro con dei sinistri corridoi. Riflette11do all'insieme degli a111bie11ti, a, cost11mi delle persone che mi stava110 ifl• torno ed a ta11t, altri dettagli, ricostruisce l'epoca i11 cui ero stato trasportato dal mio sogno. Ero irl quel mofldo terribile d'isti11ti appena domati, a11cora semibar– baro, i11 pie110 medio evo. Ma nel so11110 11011 percepivo per 11iertte questi caratteri dell'epoca. Tutto si riduceva alla sens112io- 11econfusa di essere estraneo a QUaflto ,r11 circondava. Sentivo vagame11te di 11011 ap– parte11ervi. A volte la sensazio11edive11iva pii, acuta. Qualche cosa mi torme11tava il cervello, come Q11a11do si pensa ad un 11ome che non, si riesce a ricordare. Trovandom.i a caccia con la mia balestra, avrei deside– rato u11'ar111,1 più perfezionata. I cavalieri. bardati di ferro, pronti all'uccisione, avidi di preda, mi sembravano mostri, ed 10 speravo in una generazione di esseri pzù raffinati. Nelle dfsc11ssio11i co11 i mo11aci, su punti di erudizione scolastica, nspiravo ad u11a scienza meno rudimentale e più libe· ra. Ma appena mi sforzavo di ricordare qualche cosa, la mia mente si ottenebrava. Al castello vivevo prigioniero, o forse vi soggiornavo i11 qualità di ostaggio. Mi trat– tavano co11 deferenza, ma ero rigidame11te sorvegliato. No11 avevo 11ie11teda fare e l'ozio mi avviliva. Una sola cosa mi ren– deva, felice: a11Lavo! Il padrone del castello si chiamava Ugo von Riesen, u11a specie di giga11te co11una voce to11a11te,forte con u,i orso. Era ve- Versione di JE..t<-'-N C..t<-~Ul~GE'-..,.II...,.I--4'E dovo ed aveva u11afiglia che si chiamava Matilde. Alta, snella, cofl grandi occhi 11eri. Somigliava ad ,ma delle Sa11teCate– rine degli a11tichi pittori italia111 ed io la contem,plavo con tenerez;;a e passione. Ma– tilde pre11deva cura della casa. Ci ir1co11 :ravamo parecchie volte dura11te la gior ·iata: og11.iilLcou,tro ci inebriava. Per molto tempo 11ort seppi risolverm, t1 co,L/essare il mio amore, benchè i 11ue1 sg11ardi le avessero ind11bbia111e11te rivelato rl segreto. Le parole fatali mi ve1111cro alle labbra ,n 1l1Lmodo 111atteso, alla fine del• l'inverno, una mattina. Ci eravamo inc011.· trati i11 u11a scala stretta che portava alla garitta della selltiflella. Spesso ci eravamo trovati soli, sia nel giardi110 Qttar1do era tutto bianco di 11eveche 11el salone favolo· same11te ill1w1i11ato dalla lu11a.ma solta11to 111 Quell'attimo sentii che 11011 potevo più tacere: Senza saperne il perchè. 111.i aOian· cai al nutro, aprii le braccia e dissi: e Ma· tilde, vi amo ... >. L'espressione di Matilde non tradì alcuna emo2ione: si accontentò d1 abbassare la testa e di rispondere som– messamente: e Anche io t'amo ... sei trt che ho scelto per mio sposo>. Ir11rr1ediatame11te si affrettò a salire le scale, me11tre io re– stavo immobile contro il muro co11 le brac– cia protese. lrl un sog110,a11clte se /ogicame11te C0fl· cepito, 11011 posso110mancarvi della lacu11e /o 11011 ricordo 11ie11te di ciò che avve11ne Ilei primi giorni dopo Quest'i1lco11tro. Ri– cordo soltanto di aver lu11gamer1te passeg– biato co11 Matilde lu11go il mare, ma tutto mi fa credere elle sia stato qualche setti· ma11a dopo. Nell'aria vi era già un soffio di primavera 11011osta11te vi fosse ar1cora ne. ve per i campi. Le creste di spuma delle onde· si lacerava110 co11tro gli scogli co11 grande fragore. Era l'ora del tramonto; il sole incendiavc gli orli delle 1111voleprima di i11abissarsi" r1el mare. Cammir1ava.1110a Qualche dista11- :.a. Matilde portava u11asemplice pelliccia di vaio e le e&tremità della sua sciarpa sbandieravano al ve11to. 'Sog11avamol'avve- 11ire, u11 bell'avvenire, dimeflticando che eravamo figli di r112zediverse e che i 110- stri due paesi scavavallo u11 abisso di odio fra 11oi. La 11ostra corIvers112ione procedeva con dilli coltà pere/tè, se io co11oscevo poco la lmc,ua di Matilde, lei 110" cor1osceva affatto la mia ... m.a 1Lon c'era bisogno di parole per capirsi. E da quel giorno il mio cuore sussulta al ricordo di quella passeggiata ifl riva al mare. in vista del vecchio maniero foscamente illuminato dal tramo11to. Ho vissuto allora u11air1te11sa feliaità ... sia real. 'à , sia soono, che importa! Dovette essere l'i11doma11i. Nella matti– Lata vennero ad. avvertirmi che Ugo vo· leva parlarmi. F11i condotto da l11i. Era $edtLto su di un alto seggio coperto di pelli di dai110. Un r11011aco gli leggeva delle let– tere. Ugo aveva l'aria furibonda, ,ni11ac– ciosa. Appena mi vide, esplose: e Ah! ... Ahi ... ecco qtLello che fa11"0 i tuoi sudditi! No11 vi basta di essere stati sco11fltti a Izsborsk. Quando abbiamo incefldiato Pslcow avete irriplorato la nostra cleme,iza. Adesso ricorrete al vostro famoso Alessan– dro Newskv. Ma 11011 siamo svedesi 11oi! Siedi e scrivi, sappiano Quello che devono tare, se 110 tu e uli altri me la pagherete! >. Mi sarebbe difficile 7Jrecisare i miei se11- ti1r1e11tidi allora: quello e/te parlò i11 me fu l'a11wr di patria, amore irragionevole come Quello che si prova 1,er una. madre. Se11tivq di essere russo e di fronte al ne– mico rappresentavo l'intero popolo russo. Nello stesso tempo cor1Statavo che la feli– cità sognata con Matilde era svanita per ~e,np1·e: esse11.do1nio dovere sacrificare l'amore di 1111adonna all'amor di patria. Appena il mio spirito fu compreso di questi se11timenti, una strana luce si fece lrt me: 111i resi conio che dormivo. che il castello, Ugo, Matilde, 11011era110 eh.e liii sogno. Ebbi desiderio di ridere alla barba del fosco cavaliere e del suo compare 1110- 11aco. Sapevo benissimo che al risveglio ,i sarebbe dileguato tutto. Fieramente risposi ad Ugo: e Citi vi ha "hia,nati in questo paese? Su pro/oflde radici Questo mare è russo ... Questo è l'art– tico mare Varego. Avete voluto introdurre tra 11oi 1,11a 11uova fede, ,m nuovo culto e invece fabbricate castelli sulle nostre col– line ,perseguita te il nostro P07J0/o e mi– nacciate le nostre città fino al Ladoga, Alessandro Newsk11 compie opera sartia. Godo di sentire che gli abitanti di Pskow 11011 ha,1110graeiato gli ostaggi. No" scri– rerò nie11tc di r1ò che tu vorresti, arui darò il segnale dell'i11surre2ione. Dio sia cort : uiusti! •· e Cane! - gridò Ugo - Schiavo male- detto, sarai arrotato vivo!•· Intravidi, al· /ora, il corso provvidenziale della storia russa, e coll accento profetico, trionfante e grave, dichiarai ai tedeschi: e Sarete sconfitti da Alessandro Newskv sulle rive ghiacciate del lago Tchoudo. I cavalieri sa– ranno fatti a peui. I 110stri discendeflti s'irnpadronira nno di Queste terre ed i vo · stri disce11de11tisaranno loro sudditi. Ri– cordatelo bene. e Portatelo via> urlò Ugo, e la rabbia gli gonfiava le vene blu del collo. Fui trasci11ato dai servi, Questa volta, non verso la torre. 1na in una infetta cella sotterranea. Vissi ltmghi giorni nelle umide tenebre, giacendo su di una lettiera di paglia mar· eia. Nessu,1. ru1nore mi arrivava. J 1nie1 abiti diveuuero presto brandelli, ! miei ca~ pelli u" i111111011do letamaio, il mio corpo si copri di pustole. Solo tra i lontani s-og11i riaffioravaflo Qualche volta il mare, il sole, la primavera, Matilde. L'avvenire che mi as-l)ettava, iflvece, era la mota e la barra. Per qua11to reali fossero stati gl'illcontri cori Ma tilde, ta11to furono dure e reali le sofferer12.e nella prigione di suo padre. Sempre cosciente che tutto ciò 110n era altro eh.e u" brutto sogno, presentivo il risveglio e capivo che le mura della cella s; sarebbero disperse ili tut soOio, perciò ebbi la /or.a di sopportare le peggiori tor– ture senza la111.e11.tar11ti. Risposi con orgo· glioso disdegno alle prol)oste tedesche di comprare la mia libertà al preuo del tra– dimento, tanto che i miei nemici presero ad ammirare il mio coraggio che, d'altra parte, mi costava molto meno di quanto no11.supponessero. Qui s'irtterrompe il mio sogno... sarei morto per 1110110 del boia, oppure, come glf altri atamamti di Pskow, sarei usrito dalla prigione dopo la battaglia di Ladov il 15 aprile 1241. Semplicemente, mi svegliai. Ora so110seduto al mio tavolo da lavoro, circondato dai miei libri. Trascrivo queste, lungo sogno e mi accingo a rientrare nelja vita quotidiana, nel mio mo11do familiare, tra persofle ben conosciute. Sono in casa 111ia,in pieria realtà. VALEIIIO BIIJUSSOV - --'- Ctrad. J. C.) * LOUI • CIIA \'ET (Le Figaro) MAX FAVARELLI Cadono le riserne La proiezione del Bidone all'ultimo festi– i;al di Venezia mi aveva lasciato un. ricordo pi11ttosto penoso... il film a1tdò i11co11tro a uu. iu.successo ... la giuria ... non (Ili riservò neanche la più piccola foglia di alloro. Quanto ai critici francesi, 11..011. riuscendo a capire il dialopo, si man tennero sulle riserve. Oggi però t11tle queste riserve si possono mettere da parte. Cr è /11/attf pos– sibile vedere Il Bidone con i sottotitoli e ariche do1io alcu11i tagli che - è giusto rilevarlo - lo ha11110 felicemente allegge– rito di certe lu11gaggi11i. E il risultato è che io colloco Il Bidone sullo stesso piano della Strada. An<i sarei quasi te11tato di dargli la preccde11<a perchè se Il Bidone co11q1Lfsta lo spettatore co11 la stessa pro– fondità co11 cui lo conquistava La Strada, i suoi mezzi sono certo più seureti. '1AX FA\'AIIELLI (Parls-Pressel 11 111011do simile a Dostojewski La 1)roiezione di Venezia mi aveva la· sciato perplesso ... lungi, però, dall'111debo· lire la mia anwurazione per La S,rada, Il Bidone mi confermava comwiQue Quell'hi– telligenza che tanto splendeva neU'altro film. Auche se relativamente mancato, l'ultrnio film di Felli11• pres11I>1Jo11eva u11a /or.a d'i11.1•entit 1 a e una concezione 7Joetica e 1no– rale di una Qualità nient'aDatto i11/eriore a quella della Strada ... Ma Il Bidone 110" è tm /11111 ma11cato. Me ne Te11do conto oggi, rivedendolo per la terza volta, alleg– gerito di a/rune sce11eeffettivamente su– perflue e corredato dai sottotitoli ... Il film è costr11ito, o meglio creato, come 1111 ro– manzo: attraverso l'inti111.o dei personaggi. Fellini no,t ha mai accolto una situazione a rausa della sua louicità; e ancor tneno a causa della s11anecessità dra11unatica. I fatti acc_adono in un modo dfl tutto im– prevedibile ma allo stesso tempo necessa– rio, cosi come sarebbero stati necessari Qttelli con cui I' ellf11i avesse voluto sosti– t1Lirli. Se dovessi paraqonare Questo 111.ondo a wi 1nonctoletterano penserei senza dub• bio a Quello di Dostvievski, 11or10sta1'tele molte diversità di dettaglio. Come nel ro• 111a11ziererusso, cosi anche ili Fellini i fatti non sono altro che le con.seguen2e molto accide11tali delle aeionl di personaggi interessati soltanto alla salvezza d.ell'ant– ma. Il bene e il male, la gioia e il dolore dive11ta110elementi relativi .,e confrontati co" l'alternativa assoluta 111 cui si dibat– torto questi eroi... Quella della salvezza dell'a11ima. ANDRE' BAZIN (France Ohservateur) :l. 1 re poesie. di Save,•lo llollaro ... Ottobre E' bella la peeca sui /lli calmi de! tJ <tll.to , son belli gli albei-i vecchi, le bacche, la. 111emoria dell'lL~'a, le confettttre dolcissime stti tuoi bassi cieli, il giorno, e gli uccelli eh.e canta11,0 sospesi stùle ])llnte degli alberi, e il sole con le m-0ni calde che tocca la, terra flei /ia11Clti e la scompiglia affett11oso. E' bello correre SlLi tram freschi nella. sera della città autttnflale, co1tcava, di grande !tLna calata sttlle strade, è bello ccmsiderare ad u11a ad lLlta le Iwst1·e anime e sentirle pitì grandi. Un grande cinema Si formò nella 11otte u" grartde cinema e 1'avigò stLUe case illttminate e si dires e lo11ta110,lo gtLardammo prima dalle oster-ie, poi i bambini raccolsel'o il caldo nelle mani e gli svaghi della giornata estiva, che lentamente fi,.iva. Senti il mare Se11ti il mare com.e morn_iora stL!lespiagge, com.e tl su-0 t;ento go-n/lo ralle,.ta le pa,role d"gli . . . . . ft10mir1i, se,.t1 il grido d1 v,ttona che esce dai cunicoli rotondi irtcontro al sole, se11ti come torna sulle pietre e divide le parole dai resti delle parole1 llfa presto sarà calmo, si vedranno i piccoli ladri di Josfo1·0, gli scorfar1i, i rombi co11 gli occhi da ttno, parte e sopra, le bia11Cheamiche dei cefali ' posate nel giorno a ridere e 1·idere. SAVEl,U OVOLLARO ,.

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