la Fiera Letteraria - XI - n. 7 - 12 febbraio 1956

Domenica 12 febbraio I 956 LA FIERA LET1ERARIA Pag. 5 IL BRANO INIZIALE DE O~IANZO CHEHA VINTO IL ''PREMO F ERA LETTERARIA" PROLOGO Dove !Ì dice come e quando avvenne l'incontro cvn la Signora Simvn Pietro Andò Gesù nella casa di Simone, fig:io di Giona, e ne guarì la suocera inL:rma. E la suocera, guarita che Ju dalla !ebb,e, si levò dal suo :ettuccio e servì il Signore e i suoi discepoJ. t.Ia dov'era la mog:ie di ~imene, tiglio di Gicna? Poicnè, se in queL la casa vi era una suocera è c.1ia10 che dO\·eva abitarvi anche una mogl:e. Il suo nome s"è perduto ne; tempo, il vento dei seco!i ha dispeI'so i! suo pianto e il suo sorriso. Che cosa nè è stato d.21tuo amore. mo~ glie òi Simcne, i! pescatore. fig~io di Giona? Tu hai at!.eso i! ritorno del tuo uomo ne!l2 lunghe notti àella pcs.;a sul chiaro lago di Tibenade. e quando la tempesta rug– gi\·a hai tremato e pianto pregato li suo ritorno. :-fess,;no ha tenuto il conto del!e tue la– crime, nemmeno una ne ca:ièe sulle pagi– ne eterne de:l'Evange:ista. ~loglte di Simcne il pescatore, ho sentito l'eco della tua voce sotto le volte del tem– pio deserto. Ti ho cercato nel segreto della grande Basilica che la Cristianità dedicò a Pietro. dove, dopo o:tre mille anni il lavoro e !a fede degli uomini hanno ri– trovato la tomba de! Pescatore. E tu. fragile e trasparente. che una la– ma di sole ti avrebbe disso!to. eri lì. nella ombra della cripta. Ho veduto il guizzare del tuo mobile sguardo, e di sotto il ve:o l ;- IL; T'.7·• I ,• I l ( I ! -! ! I r l l • I PRL\!0 CO~TI: Mosaico di San Gabriele un ricciolo ribelle e lucidissimo dei tuoi nerissimi capelli ebrei. • Che cosa fate qui. Signora?•. Kon è facile parlarvi. Dopo tutto siete la moglie di un Santo Padre. E forse vi si dovrebbe dare dell'Eccellenza, e magari del:a Monsignora. Ma chissà, vi trovavate più a vostro agio nella piccola casa di Be\saida, dove le reti erano ad asciugare al so:e, o i polli razzolavano nel verde del:'orto circostante Vostro marito. ricor– date? aveva una sitlgolare avversione per i gal~i. Quasi presentisse che il suo rimorso avrebbe avuto la voce di un « chicchi– richi ». Vaci.!ò la fiammella della cand.ela, e l'aria pesante del pro.fumo dei fiori che adornavano la tomba del primo Papa, stringeva !e tempie. « Buongiorno Signora ». Intorno. dormono nel marmo il sonno del!a morte. altri Papi. Bianchissimi, ,·e– stiti deJ:a tiara e a lato il Triregno, fanno corona al Pescatore di Betsaida. E' come un apparire e scomparire nei ilutti del lago I di un'interminabile serie di candidi dor– menti, una processione che non ha fine. Pietro, Lino, Clemente, Lecne. Pio, Bene– detto, Pio ... « Simone. figlio di Giona, mi ami tu?». « Tu lo sai. Signore ». « Pasci i miei agnelli». Non più l'aerea cupola miche~angiole– sca; ma l'azzurro cielo di Galilea. dove g.i oli\'i seno d'argento e precocemente la pri– mave1a ridesta i fiorni di bian('cs:,ino. Come e quando gjunsi s:il:e rive di Ti- beriade? ~ Dala cripta oscura del Tempio di Pietro, voi avete qui condotto. Signora. per mano !a mia anima. Ec=o le vele. bianche del!e barche. e le rzti onde:,tgianti sul'.a lim– pida superficie del lago. Cotti dal so!e « Ehi... ohoo ... ». i pescatcri accompa":?nando la loro fatica con un grido che serv~ a dar e un ri-..mo ai loro 9.fon.i, s~a·.mo rjtre~r.do ìe re:i guizzar.:ti di pesci. In piedi ne!!a barca più grande è un uomo ... « Sei tu, Tu Signore ... »? Cosi all'improvviso ... Dovevate a\'vertir– me:o. moglie di Simon Pietro. C'é da far prendere un accidente a un povero cri– stiano del 1954. Dove la Signora Simon Pietro è in molta apprensione per suo marito Nelle case, accese le lucerne. le famiglie erano già intorno al desc o. E dal le finestre socchiuse giungeva e l' accoit.to! are delle stovig!ie e le voci acute dei bimbi. La Si– gnora Simon Pietro aveva preparato la ta– vola. e si stupiva del ritardo di suo marito. Sua madre. la suocera di Simone, ri– battezzato confidenzialmente prima da sua mog:ie e poi da quanti lo conoscevano Pietro, che vuol dire testa dura. si era avveduta dell'agitazione che man mano cresceva in lei e cercava di tranquillizzar– la: • Non te la prendere. Si sarà fermato in qualche bettola ... ». !\-fa una strana sconosciuta inquietudine -ormai si era impadronita di lei, uno sgo– mento che non riusciva a spiegarsi. Ep– pure il lago quel giorno era stato un cri– stallo e non c·era di che preoccuparsi. Pro_ vò a sedervi accanto al focolare ed ebbe fastidio deilo schioccare della fiamma e del brontolio dell'olio che friggeva. Una farfalla svolazzava intorno a!la lu– cerna accesa. Il piccolo ospite notturno ro– teante intorno al lucignolo accrebbe la sua so!itudine di uno sconfortante senso di tenerezza. Le grosse mani di Simone bruciate dal sole. la sua voce sonora, i sandali che era solito lasciare sul gradino per entrare in casa a piedi nudi. L'assen– za di lui opprimeva il suo euorc. « Quando tornerà farà i conti con me» disse la suocera: ma lei nemmeno l'udiva. Pensò che per liberarsi di que:l"oppressio– ne sarebbe stato bene andare a doman– dare di Pietro ai suoi compagni di pesca. a Zebe:leo. per esempio. Si lo~se il grem– o:ale di dosso e uscì ne! buio de'.la strada. Le case si erano ormai spente. Pensò alla quiete delle famiglie addormentate. ai bimbi teneri nei loro lettucci. Per lei non c'era che il buio della notte e il suo ven– tre sterile. Erano ormai quindid anni che si era sposata e. sebbene Simone non aves– se mai sfiorato l'argomento. da:ta cura che metteva nell'evitare i bambini non era diffici~e jmmaginare che una ferita era tuttora viva nel suo cuore e qunta tenerez_ za le forti mani nodose avrebbero avuto nell'accarezzare una vivace chioma di fan_ ciullo. Forse era proprio questa sua paternità insoddisfatta a fargli teneramente amare Giovannino. il piu piccclo dei figli di Ze– bedeo. Disteso suEa soglia di casa. pancia al'a aria, il viso illuminato da un raggio di luna. trovò Giovannino. Dentro era buio e silenzi:J « Che fai, Giovanni. non vai a dormire? » « E tu?» Nella siepe che cingeva l,orto si era ri– destato un grillo. « Eimone non è ancora torna:to ». 1f. PIE e Non si perde» lui rispose. E nemm~ no !a g...:.ar..,ava. g!i occl,i spa'.ancati. fissi in un pt.;nto de: cielo. Suo malgrado segui lo sguardo del ragazzo e non vide che un sereno cielo di primavera. « Non contare le stet:e. Giovanni. Lo hai visto, Pietre? sai dov 1 è andate?» « Se è andato dove io penso è andato bene». Lei stava pen rep:icare, ma sulla porta era apparsa Sa:ome, la mog!ie di Zebe– deo. Perennemente le mani sui fianchi. E'a– lome, sebbene l'OI a fesse tarda, si trovava come sempre pronta a:i attaccare discorso. Brava dp:rna S.alome; ma p:uttcsto pet– tegola e lei non a\·~va proprio voglia ài PRIMO CONTI: Mosnico di San Gabriele passare in rassegna gli ultimi avvenimenti di Betsaida. Da Giovannino capiva che ci era poco da tirar fuori. Saìutò e riprese la via de! ritorno. La vocetta stridula di SalÒme che rim– proverava suo figlio: « Non ti de<:idi mai ad andare a dormire e !a mattina ncn vor– resti mai sveg:iarti », dileguò nella svalta del sentiero. Lontano, oltre le sagome brume degli alberi. brillavano ;e onde de! lago. S'in– camminò verso la riva. raggiunse la barca di Pietro. , Immobile. contro ~a vela bianca calata ai pieji dell'a~bero. un uomo; la testa nel cavo delle mani. Lei chiamò sottovoce: « Pjetro ... ». Bruscamente strappato ai suoi pensieri Pietro girò lo sguardo intorno, !a vide. Le tese :e braccia per farla salrie sulla barca. Lei senti,·a che qualcosa di tremendamen. te importante era accaduto. Domandò doL cemente: « Perchè ncn sei tor,to a casa? » Xon ebbe nessuna ri posta. Restò· accan– !o a lui. Si:enzicsa. Intorno non s'udiva che lo sciacquio de! lar.o e i! respiro lon– tano della campagna ad:iormentata. Che può venire di buono d,;r, i\·azareth? Il so~e, rosso disco di fuoco, si ievò allo orizzonte e il lago fu tutto un tremolio di paglh:zze d'oro. I pescak :i più mattinieri a.vavano già spinto le :oro bar~he nell'ac– qua e !e loro voci e i loro canti risuona· vano nell'ampia distesa azzurra ccn una \'erginità d'a!ba Lei Si ridestò abbando– nata sul braccio di Simone. Tentò di sor– ridergli: ma il vo!to di lui. i: suo sguardo avevano assunto una gravità penosa che lei non gli-ccnosce\·a. Ebbe l'impress:o:1e di non trovarsi ac– canto lo stesso Simone al:e:-ro e rumoroso. i! p:ù forte pescatore di Tiberiade. di cui sape\·a e le ire improvvise che si acquita– \·ano con la rlpidità d'un tempcra'e d'e ta– te e la segreta bcntà che si nascondeva ne:la se~vatic;,ezza dei suo caraaere. At.tandeva c~e lui ~e parlasse: ma dal– J"alto de["albero li raggiunse la risala gio– ics.a e b2.ffar~" èi Giovannino! « Simò. si dc:me bene a!'.a guazza?» c:ovann!no. a~ile come una scimmia, se ne stava appora:ato lassù. e chissà da çuanto tempo stava osservandoli. P:elro si srcsse dalla sua immobilità e sussunò: « Che non sia tutto un sogno?» « Che sogno? » !ei chiese: ma prima che Pietrò potesse risponder!e. Giovannino. la– sciatosi sc·vo!a!"e lungo !'albero era davan– i a loro. Il suo sguardo !um!.noso era ccr– rucc!ato e daHe pieghe delia sua faccia anccra bambina. dal tremore del labbro si capiva che era li li per scoppiare a pian– g2:-e. Epoure riuscì a par'are con calma: « Lo abhiamo vejuto, Simcne Come io ve:!o te. Era suJ:a riva de! lago. E ci ha par?ato ». « Ch; vi ha par 1 ato? » azzardò lei. « Il i\less:a ». La risposta di Pietro a co 1 oì in p:eno. improvvisa e solenne. E'i sentì ad un 'tratto come svuotata. il sangue che le ronzava nelle orecche. Sperduta. « E v1 sulla rh·a - orcse~ui asso:-to Gio– vannino - e io fui il orimo a veder!o. E poi guardò anche Pietro e Giacoo10. Ma fo:-se. chissà. non era sulla r~va. Cammi– na\'a s'JBe acq:..ie, perch~ era c osi viciFIO o·.:a:1do ci c~'.ese: « Volete esse e oescatr.ri di an:me? » Era ccm2 se par:assè de ntro di nei». I: guardava. Gicvannino. frugava ccn !o s~i..:ardo :e spcn~e del la"'o ccn la sel{reta speranza di ,·ederlo riapparire. Pietro si levò :n ciedi · e E perchè non la torre Antonia? » mct– teg1iò i? ragazzo. e Sei cattivo. Gipvanni. E ti sta por– tanào appresso Simone nelle tue fanl.:.sti– cherie ». « Sono !orse un bambino? » tuonò Si– mcne. Finalmente si era arrabiato. Era diventato paonazzo. !e vene del co:Io lur– gide. « Ti poi ti appresso Simone, eh? nemme– no fessi un defic~ente ». Lei fu così felice C-i vederlo arrabiato che cominciò a pian– gere. Era il suo Simone queUo. :Non glie:o avevano cambiato. Pietro fu intenerito da!le sue lacrime. Azzardò cna timida, goffa carezza sui ca– pe!:i èi lei. che il velo le era sdvo:ato dal capo !asdanciogke!i !iberi. c:ovannino, disgustato da quo~ rii:ie– ga:nento di Simone, sa!tò giù daHa barca. Raccolse sulla riva un piccc!o sasso e lo !an~:ò con stizza nell 1 acqua: « Vacci a capire qualcosa ccn !e donne - d:sse - e anche con gli uomini ». Questioni d'internsse La suocera di Pieiro era inferma. Una febbre ost:nata !a costringeva da più gicr_ ni a !etto. ~e ne dava la co'pa al fatto che. la notte famosa. non vedendoH tor– nare a casa li aveva attesi su:J'uscio e la umi::iità aveva !atto rabbrividire le sue. vecchie ossa. lntanto, dalla vicL11aCafar– nao. dove si era recato p:esso un cordaio amico. era tornato Andrea. fratello di Pie– tro e suo socio nel lavcro. Lei pensò di farsene un al~eato: non era Pietro svogliato? non trascurava la pesra per an:are appresso al suo Messia? E poichè il discc-rso fi!ava a meraviglia. Andrea - maggiore di Simone - si de– cise una sera ad affrontare il frate!:o. Xcn si conosceva più in casa di Simone. né l'ora del pranzo né quella della cena: lui entrava ed usciva ne 1 ~e ere più imoensate, e talvo:ta stava fuori anche la notte. :,/on trovò di meglio Andrea. per cercarlo. che fare il giro del lago. Ecco Cafarnao e Ti– beria:le pagana nello splendere dei su<>i marmi. Il cuore è sempre 9iù gonfio d'ira. La barca tocca ad uno ad uno i piccoli paesi e le cittadine che si affacciano·sul'e Tive di Gennezzareth, così si chiamava an– ticap,ente il Ja~o. ribattezzato Tiberiade in cnore di Tiher;o. L'unica ricchezza di quei luo~hi, di Betsaida come di Cafarnao, è nell a pesca . !: imo.ne, pcrchè hai abbandcnato le tue reti. frate:lo folle? De~linante a spalliere di rose fin sul~e acque del )ago, che li si (anno di un az– zurro di smera!do, ceco i\1agda~a Era discesa la notte. Sulla sponda era co'."'?le se vi si fosse dato ccnvegno il popolo del:e lucciole. Vi era una moltitudine di uomini. donne bambini, e c'erano tante lanterne e lumi per illuminare la notte. Su t·oa barc a. qua si presso la riva. c'era un uomo in pie.di. ll suo volto sembrava ri– splen:iere nella notie serena. Al movimen_ to !eggero del:e onde tranquille la barca oscillava dolcemente. E anche :a grossa lu– cerna, appesa all'a'bero maest:o. cndeg:– fiava e i suoi riflessi rossastri aureolavano di una calda luce. come dorata. il volto e i cape:li di Co:ui che, a!to ne:la barca. parlava alla folla Ai suoi pie:!i la massa btuna e con(csa dei pe catcri. Andrea ac– costò la sua barca all'altra, da:la parte ài popca. G"i giungevano !e paro 1 e del Rabbi: « ~¼:n accumu:ate tesori sulla terra, ove la ruggine e il tarlo li consumano e dove i ladri li dissotterrano e 1i rubano». An– drea si lasciò scivolare nella grande barca e vide Simone. Tutti i suoi propositi di affrontarlo a muso duro erano caduti. PRll!O COXTI: :Meditazione francescana Il popo!o .de!le luccio'.e si disperse per le vie ài Magda!a e sulla riva fu il buoio. Simone tese !a mano ad Andrea. Era come ·se avessero conquistato una nuo·.-a più a:ta fraternità Andrea. cercò i volti deg:i altri. e vide Giaccmo. il 1ralcl!o mag~iore di Giovanni, e Giovanni disteso ai p:edi del i\1.aestro. Chissà dove stava adesso Giovannino? A guardar:o ci si sentiva presi dalla sua stes– sa estasi. E anche Andrea si abbandonò all'onda dei sentimenti che sa!ivano dal suo cuore e aHe rose di l\Iagda!a che da~le siepi e dai giardini esa!avàno tutto il loro profu– mo sul lago a:i:icrmcnlato. Il regno ·otizie di Pietro le giungevan~ adesso so!tanto attraverso Saleme. L'infermità di sua madre, anz:chè migjorare andò per tutto l'autunno sempre più aggravando. e si teme\·a che la poveretta non sarebbe riuscita a superare !a c3.ttiva stagione. Cosi lei non Si era mai potuta al!onta– nare da casa. E non le fu possibile nem– meno scendere a Gerusalemme per la Pa• squa. Le era giunia nuova del grave scan– dalo scoppiato nel Tempio quando il Rab– bi di Nazareth aveva scacciato i mercan- qua!e òiritto era ,·enuto a prender!e il suo uomo. a strapparlo da!le barche e dal !ago che amava? E in questo suo sentimento so:tanto sua madre le era compagna. che Sa:ome, sul!e prime nemica de! Profeta. a,·endone se– guito la predicazicne stava lentamente pas– sando dalla parte di Lui. Venne una sera a dirle che i! ) laest.ro a\'eva par:ato di un Regno e lei gl i si e ra prostrata davanti pregandolo di concedere ai suoi due figlioli. Giacomo e Giovanni. i due posti migliori: a:!a destra e a!!a sinistra del re. Tutti do\'evano essere impazzi:.l: non guardava Salome. le sue povere ,ruvide mani di mogJe di pescatore? Che regno poteva eZ)serci per loro. fagotti di stracci? Oh, lei a\'eva veduto a Gerusalemme Ero– diade distesa sui cuscini di sera ne~~a iet– tiga d'oro. e i! suo corteggio di schiavi ml– midi, e le mule bianche dalle brigJe pre– ziose. Il sorriso rega:e di Erodiade, 1a sua morbida candida mano ingioiel!ata. il ful– gore dei suoi occhi resi più profondi da.! segno sapiente del bistro. No. loro non era– no della razza di cui si fanno i principi e le regine. Di che si andava illudendo, Salame stolta, Salame linguacciuta. Salo– me ambiziosa! ·e:1e lunghe ore di solitudine prepara– va degli stt"ani discorsi che anebbe rivol– to al Nazareno quaÌ:ldo lo avesse incontrato. Era un folle che andava cospargendo con la polvere dei sogni !e grigie esistenze de!– la povera gente di Galilea. Etraim. Sichem, Xaim ... La picco:a co– mitiva dei seguaci det Pro[e:,a risa.:.iva da Gerusa~emme su. ,•erso Tiberiade. Certo il i\-laestro sarebbe ritornato a Xazareth. Sa~o– me glie.o confermò. Lei la pregò di bada– re a sua madre ~ parti a.l!a volta di Na– zareth. Avrebbe par:ato una buona vo:ta al Xazareno. · Fu un viagg!o piutt.0.sto faticoso per stra– de malagevoli. sotto il ca'.do sole di pri– mavera. Da Betsaida raggiunse Cafarnao e passando per Canaan e Tiberiade si rese conto di quanti lede:; avesse il Rabbi di ~azareth. I poveri si sentivano meno po– \'eri c·era nell'aria la promessa del regno e questo regno si riteneva fosse destinato partico~armente a quelli che lo buona sorte sembrava a\'er dimentk:ato. Disseminate su!~a co!:ina le umili case di Xazareth. Buie case. scavate nel:a roc– cia, ombreggiate da magri a~berelli. AI pozzo. sulla \'ia maestra, proprio al!'ini– zio .de! paese incontrò una donna. Le chiese: « Dov'è i! i\1essia di Xazareth? » Q,;e!la le rise sulla faccia: e Che Mes– sia! Ieri se non se ne anàa\·a per poco lo precipitavano dal monte. Ad ogni modo la casa do\"e sta sua madre è quella •· E le m:!icò sulla parte più alta della collina un abituro, rica\"a o da un an!ratto na- tura:e della rocc:a. · Che importava a !ei del!a casa do\·e abi– ta,·a la ~ladre del l\azareno? Era stanca ~ delusa. Riprese il cammino sfiduciata: ma senza nemmeno a\'\'edersene si era diretta proprio ,·erso quella casa. Neila luce squiJ:ante del giorno pieno. ai piedi del_:a cot:ina, si dispiega\'a in lutto U suo ,·eroe fulgore la \"allata di Esdre'.on. Spo ~ata si lasciò cadere sul:a panca che. sotto l albero. era davanti alla casa Uscì da:J'uscio una donna. Sembrava anco~a po. co più d'una bambina nel:e grigie vesti di vedova. .. « Sei stanca?» le chiese. « E'e t=1 lo dici. forse non era un sogno, G:cv?nn! ». ?R,~IO C0~:1'1: l:loHistcro . • Ho sete• Rientrò per ricomparire su– bito dopo con una ciotola di terracotta co:ma d"acqua. )lel porgerle da bere il \"e– Io che le coprivà il capo scivolò dietro, sulla spa!!a, e le. scoprì l'ovale purissimo del vo. lo mcorrnc1ato da morbide onde di capelli_ castani. :,;fe; suoi occhi di un azzur_ ro co~•. profondo. quasi doloroso. era una seremta che da\"a al empo s esso il bri– vido di una tristezza infinita. « r.:rvanni, di dove viene?» <{Chi?» « Il Messia». « Ca Xazarelh? » . A"c-:-a per rcmpere l'incanto lei ce:cò <'~ r:dare: « Che può venire di buono da .=--azareth? »: ma sen iva '.a sua risa a SIJO· n1~e forzata come se non le apparte– n2sse. • Guardi troppo le stelle, Giovannì. e ·e n:.1vo 1 e Ha ra1icne Zebedeo, sei una becca in'.·tile. Ne, c'è nessuno più bravo tli te per arrampica ..sì scili a'.beri e s::io– trliere !e vele nei e:icrni di temqesta: po– tresti ess~re il più bravo pescatcre del ~a-ro. Eravo q""'nto Pietro. solo che ne ave~si ,,,..,}_ia.l\la +e ne stai se~pre com2 una gatta a' so'e. E gl'ardi le nuovole ». c:cvann·no la sent:va oar-lare co:1 un f:Jrr:fe~to di sfida sl'l'e labbra: « Cc-me mia madre. Tutte ugua:i voi è enne:,. « G"~r<fi le n1 1 nvo1e, Giovanni e ti diver– li a d 0 r 01 i la forma. E ci vedi animali e c~~4.2 11 i e i! Temoio di Gerusa emme e il ?o c1.•o di Re Erode». P.de~ so non c'era che que:~a \'Oce nc:la !,l an quiete del ~ago. «... dov'è iJ tuo tesoro. la v'è anche il tuo c ere ». Andrea si stava domandando àove fosse il suo tesoro quando l'uomo lo gi;ar::!ò G..1arjò proprio lui, Andrea, e ne!– le più se:;rete prOiondità del sao essere egH sentì una vece che gli d1ce\·a: ' « Ero qui ad aspettarti. Frc;,rio te». Indubbiamente i: tesoro di Andrea era neg'.i occhi di que: do:ce Rabbi di ?fa– zareth. « Venite a me \'0i tutti che siete affa– t:cati e oppressi e io vi consolerò Prende– e su voi il mio giogo e imparate da me che ~cnu mansueto e umi~e di cuore. e tro. ve:ete r!poso a!!e anime vos~re pcichà il mio gicgo è dolce e il mio carico è leg– gero». Egli parlava e dalla mo:titt'd:ne non si udiva quasi resp:ro. La barca retrocesse verso i: centro de~ !ago e Lui, dopo aver tracciato sulla fo!la un largo gesto bane– dicente. si sedette. Fcrse era stanco. Soc– chiuse g:i occhi. li di g!ovenche e di colombi dal portico, e royesc1ato le ban~arele dei cambiarn1ute dicendo: « A\'ete tras,crmato la casa del Pa:!re mio in t:na spe:onca di ladri». Anzi. tc__ mcndo per s..:o marito, sì era retata a Cafarnao, poche ore di cammino àa Betsa:da. do,·e nella ~inagoga insegna– ,·a Rabbi GamaHe!e e a lui aveva aperto il suo animo. e come temesse che Pietro si fcs·e allontanato da 1 la casa perchè a tene:rve~o !eJato non c'era un fig:io. Tutto ave\·a avuto in:zio dalla ma!eìizione de! suo gr.embo steri:e. Rabbi Gam~·:e!e, sepo 1 to quasi nella \'e– neranda can:z:e dei suoi cape:J e de!la sua b~rba. pr:ma di t.,tto le augurò che jo sit:ardo èi Geo\'a si posasse su:la sca car-a come si era posato un tempo sui pa– dig~ic:1i di Abramo e di sua mc:tie ~ara; q~anto a! nuc\'o profc:.a stesse in guardia S.mone e ncn si lasciasse invischia!'e in avv~ntt·re pcrico1ose. Dopo di che :a ccn– gedo e lai se ne tornò a Betsalda più scon– scla a di q'Jan:io ne era partita. Ccm:ndò ad odiare il X azareno. Ccn La moglie di Simone si sorprese a pen– sare: • Ecco, sua madre potrebbe essere davvero una regina». ~la la donna, ria\'uta la sua ciotola. era ternala dentro. Lei si a!zò per riprendere !a \'ia de! ritorno. Sulla strada due ra– gazz..i si rincorrevano. Un uomo si affan– nava per la salita die ro a due vitellini da latte. Quando fu vicino gli chiese: « Come i chiama la dQnna che abita in quella casa?'. . « Maria. la vedova di Rabbi Giuseppe. 11_. !a!egname ». Un riso cattivo le gor10- g.10 dentro: e Figlio di un fa'.egname! Può venire un regno da Xazareth? ». GIOYAXXI GIGLIOZZI / :_

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