la Fiera Letteraria - XI - n. 2 - 8 gennaio 1956

A LETTERARIA Anno XI - N. 2 SE T TI M A N A T, E D El, L E L E T TE R E D El, L E A R TI E D El, l., E S C I E N Z E Domenica 8 gennaio 1956 SI PUBBLICA LA DOME ICA Direttore VI 'CENZO CARDARELLI QUESTO NUMERO L. 60 DIREZIONE, AMMINISTRAZIONE: ROMA · Via d1 Porta va stello, tJ . Telefoni: Redazione 555.487 . Amministrazione 55f>-15ll• PUBBLlCITA': Ammlnlstr, « LA FIERA LETTERARIA» · Via di Porta Castello. 13 ·Roma· TARIFFE: Commerciai! L, l51J Editoria!! L. 80 al mm. - ABBONAMENTI: Annuo L. 2.700 . Semestre L. 1.400 Trimestre L. 750 . Estero: Annuo :., 4.000 . Copia arretrata L. 100 . Spedizione In conto correr.te postale CGruppo Il> · Conto corrente poSt ale n. 1 • 31426 CHECOSAFANNO GLISCIU'f'fORI iTALl~NI * PRIMO R MANZO DIM NELLI FllANK LLOYD WRIGHT PRELUDJO· • a una vocazione * di FRANK LLOYDWRIGH'l' Una coltre sottile di neve scesa da poco sui campi in pendio. luccicante al sole del mattino. Ciuffi dì e1 oe lanceolate che chiazzavano bronzee. qua e là. l'imma– colata distesa bianca. CuPi sprazzi di es!Ji, diritte linee meta.lllche. sovrastate da tremuli punti. Disegni per lo sguardo del sole. mentre il sole sventagliava delicate trame d'altri disegni in ombre azzurrine sul candore sottostante. « Vieni, ragazzo mlo » disse lo zio John al figlio di sua sore11a Anna. un ragazzo di nove anni. « Su, vienL e ti mostrerò come si deve camminare}». Preso per mano il ragazzo. si calcò il gran berretto suJ ciuffo dei capelli grigi e risali la china dei campi. verso un punto sul quale teneva fissi gli occhi, pene– tranti e azzurri. Né ·a destra né a sinistra deviava. intento alla meta; tlrava diritto ... come posseduto. Ma ben presto Il ragazzo scorse iJ •gioco dei nudi sterpi centro la neve. nette ombre avvinte in azzilrrl aoabeschi più sotto. Lasciando il guanto nella stretta salda. si liberò. . Cor.se verso sinistra. dapprima. a cogliere steli con ricami di perle. e altri steli con perle e baccelli. E poi verso destra. per coglierne di più graziosi. E di nuovo... a sinistra. in cerca di baccelli più cupi, più brillanti.,. e oltre verso erbe che crescevano basse. Infine. plu -avanti Sncora verso alte linee dorate, CO!l delicati ciuffi di spighe color bronzo cupo sulla cima.' Avido. tremante, correva qua e là. dietro allo zio Jobn, Je braccia piene di « erbe.». Molto in alto. sui pendio. lo zio John, giunto al punto prefissosi. sostò per guardarsi indietro. Un sorriso soddisfatto gli illumino il rude volto gal– lese. Le onne sulla neve erano ret.tilinee quanto può esserlo una corda . tesa. Il ragazzo sopraggiunse. colme le braccia, il volto arrossato e radioso. Alzò lo sguardo verso lo zio... guarda che cosa ho trovato! Due occhl severi lo fissarono. La lezione stava per venire. Là dietro vi era la lunga. diritta. declsa. imper– turbabile linea tracciata' a bella posta dai passi dello zio John: il vecchio l'additò con orgoglio. Ed ecco la zigzagante. esitante. indecisa linea che sembrava avvol– gersi attorno a quella diritta, intersecondola di. continuo. come un impetuoso. avviluppante vit1ccio. E 11 vecchio additò anche quella, con dolce rimprovero. Entrambi, immobili. guardavano indietro. La piccola mano. dalle dita Intirizzite. era di nuovo nel guanto e nella mano, vecchia. più forte; un sorriso indulgente. benevolo, scen– deva ora verso il visetto acceso dalla vergogna. E in ce.rto qual modo, v'era qualcosa... qualcosa d.1 non troppo chiaro. L'a1lusione del:lo zio John sembrava evidente: « Nè a destra nè a sinistra. ma sempre diritto è la strada». Il ragazzo guardò il suo tesoro. e poi resl_)ressione d'orgoglio dello zio John. comprendendo piu di quanto il vecchio non avesse Inteso dire. Era turbato, il ragazzo. Lo zio John aveva taciuto qualcosa di essenziale. FRANK LLOYD WRJGHT A pag. 3 Alcuni brani ·inediti dell'a-utob-iografia di F. L. WRIGDT - E' vero che ha ~nni– nato u,n lu/ngo raccon.to , che si svolge nel prim.o secolo deUa nost,·a èra a Romaf - I! libro non è termi– nato. L'ho iniziato qualche mese fa, ma l'ho condot– to a vanti a spizzico e con intervalli, dovendo rubare il tempo alla mia assai più importante attività di giornaUsla. Il libro è sta– to buttato giù fino all'ulti– mo capitolo, ed ora ho co– minciato a risori,verJo dal principio e ne ho già rifat• to un buon terzo. Cosi con– ti>1uerò fino alla fine, do– po di ché ri·tengo saxà ne– ces ario ancora una volta che lo riscriva o lo ripuli– sca. E' vero che il raccon• to parte dagli ultimi an– ni del regno d' A,ug,usto e giunge ai tempi di Clau– dio, ma non è limitato al– la città di Roma, vi sono descrizioni ed esperienze delle province fino ai più remoti cpn.fini dell'impero romano cli a!Jora. - Si tratta dwn,q ue di wn. 1·01nanizo sto1·ico 'I - Non è un romanzo storico. E' uin 1 autobiogra.– fia. Ma -non un'autobiogra– ·fia alla Graves (I Clan– di,ui): racçon,to la mfa vi- ta stessa. Sano io stesso, uomo del secolo ventesi– mo, che narro come sia andato a vivere un'intiera vita nel cor-po di un roma– no cli que,lJ'epoca conser– va,ndo intatta la memoria e i sentimenti della mia vl– ta vera; dalla quale del re– sto, trattandosi che la mia esc!ursione è nel passato, sono stato assente solo po– chi minu-ti. - E' vero che anche i pe1·so11,(Lggi, de! libro sono contem·pÒramei adombrati in modo più, o meno· t1·a– sparenteY · - Non è vero niente. I miei personag~i sono i Ce– sari, Augusto, ;Ti~rio, Ca– , llgola, Claudio. ct>n le mq– \ •gli i figli le fi.glie i n1poti, i membri della corte, una folla di personaggi tutti realmente esisblti in quel tempo e dei quali natural• mente, avendo vissuto lun– gamente in mezw a loro (sono morto alla vito. ro– mana Sl!llla sessantina) co– nosco particolari molto più esa•tti di quèlli tramanda• ti dagli storici o i-gnoti a questi; e infine persone che in quel tempo e.rano celebrate per vari motivi e di cui' non è giunta notizia alcuna al nostro tempo. - Da che cosa /e è sta– ta snggerita questa tro– vata? - Non è una trovata. Quel viaggio nel tempo l'ho compiuto realmente. o perlomeno ne ho gli esat– tissimi ricordi come se l'a– vessi compiuto. e son ricco d'una serie di esperienze che non avrei potuto ave,re in altro modo. Per dar Le un esempio, so che nella vita del poeta Prope1-tio ci sono state due Cyruthiae che egli amò e cantò a di– stanza di trent'anni l'una dall'altra; e che egli non è morto affatto a trentacin– que anni, ma sulla sessan– tina. Ho vissuto a Capri molto tempo nel-l'intimità di Tiberio e naturalmente non, ho mai visto nessuna di quelle orge fantasiosa, mente decritte da Svento– nio. Ho potuto constatare in che bassa stjma i dotti del tempo teneva.no Tito Livio, pochissimo rispetto– so delle fonti storiche. Fio frequentato Petronio Arbi– tro. e non ho mai scritto il Satyriccm. , - Scusi l'i-norecl1<Utà.ma quando avrebbe fatto q1te• sto viaggio? ~ Ero in una clinica di Roma per una lieve ope– -razione che mi costrnse ad a vere gli occhi bendati per oltre un mese. - Come D'Annwnziof - Si, se vuole. Ma lui l'occhio lo perdette. io so– no guarito benissimo. Ma il m\o libro nim è,· la Dio 'mercè, un Nòtt1triw. Quel– le notti, diverse- per me dalle giorn~ le solo per 1(1 PAOLO MONELLI PERSONAGGI CHE-SI PERDONO NELLA NEBBI°ALONDINESE * Il ·ro111on:'1•bolletto di Syhes Viene come una sorpresa do- * tmpos~z!one stessa uno squlli. ver pensare " La.clos ed a Mo- . br.o e qua:! una frattura. Qu8'1- zart a proposito di· un auto- • cosa d.1 s.mile si verifica pu- re tanto intensamente britan- .di GIACOltlO Al.\Yf10~1~1 re m ,,A Song or_a Shirt)> do- nico e rappresentativo per una - ve la pur.gente ironia d1 Sy- ol~ ed un ambiente q_uanto la letteratura inglese dopo la nar~ i cinque _autori eh~ come ~iiett~~[!~~;Jdo~aJ;h~ui ~ 1 /f. Chnstopher Sykes_. Ben_e vero ultima guerra. Non avesse spinto __ rormaz1one .ambiente ~ bro trae retesto avrebbe cer– che d1plo!'latico d1 ca~riera egli scritto altro Christopher Sykes stile pm gli sono vicim - egll, to · avuto ~ran prontto ad es– fin da g,ovan~ ha girato per meriterebbe di essere ricorda. pu'. con bellissime qualità di ~ere ridotto alle dimensioni di . 1I mondo sogg10mando. a .Juo- tJ ·coh onore rra quanti in scnttore ed anche d1 narrato- un are onto di media lunghe,._ !lo cuori dell'Inghilte;.ra Ja.nto un periodo dif!icile hanno voiu- re non possiede almeno per ora za bome già nei romahzo an– m Persia e nei Me 10 . ne~- to tener alto- anche nel domi- li senso del romanzo. teéeder.ce l'impeto iniziale non te quanto l!' Francia ed 1~ Ge - mc dell'arte letteraria il nome In un paese dove l'arte del è sost,·,rnto, ia promessa del mani!', ed. e anc~;it:e;ao i;a "se~ del loro paese. Ma Ja sua ope: romanzo, della archite_ttonica I primi cap,toli notevolissima In mo d~ rfff 1~~~" d'interessarsi r:, si è- arricchita. di romanz_, costruzione d~lla narrazione ro- «Al]swer r, Question 33ll sfocia pre a 0 . . tisti h r:,.cconti e sa.ggi a volte p:u manzesca e giunto da quasi due ln una delusione. alle mamr~ta;t.onia:~ m~ ~e~ a volte meno felici ma sem-1secoli !'- cosi alt_o liv.elio_ il di- Iri aml!o i casi vi è un'in– lette~~{;~ dtf;a~ef;o preoccupa pre contraddistinti da una gran- letto s, avvera p,u sens1b1leche certezza nella costruzione nel– suoi. 1 n :tli ed intellettuali di de nobiltà di forma e d'intenti. altrove. Nel saggio biografico la va.lutazione dei personaggi. •~~'iJiem~~ria egli ha rilevato Lo stile di Christopher sy. e nel racconto Christoper- Sy- A volte si ha l'impressione che i m re un solido fondo anglo- kes è quello di un uomo di kes è a a suo agio. Accan- l'autore o per dellcate~za o per sess~ne In letteratura Christo-,gusti ra.!l1natl di alta civiltà te, a «Four Studies in Loya>. sfiducia nei propri -mezzi non ster 8 · kes è e rimane all'epo- e d'una grande generosità di ty» vorremmo mettere subite osi andare llno in tondo cam• P nosha uno dei più tipici animo. Di formazione classica «Character and S1tuat10n» come b1ando rotta d!,Jrante li cammi– ;:1,presentati della gentry in- egli non disgiunge mai nei suo li suo pbro !'ligl_lore. L'~cute,._ no. Anche ne, libri imposta-ti lese cioè dl una classe che pensiero Ja bellezza fisica e ror- z& d~ll lndagme psicologica, !a come romanzi egh r~con_ta ~a fatto non soltanto politica- male da quella morale miran- v,nc1tà della_ presentazione, lo con moJto garbo, con iroma, m~nte ed economicamente ma do sempre ad una perfezione. stile sono, ne, racc9nt1 di code- con perspJcac,a ed un acu– anche moralmente Ja grande:,,. Oiò è sensibile no_n soltanto sto volume, mlrab1l1. Uautore vi to senso- delle sfumature ma za dell'Inghilterra perché su di nello stile dei saggi e ra.ccon- conferma le doti genum~ di ar- non crea! Salvo guando sem- . e.•sa si è 5Pecchiata tutta la ti ma anohe .nel fondo del ca- tista. e di poeta. Nulla. turba bra elabo'.are art!st1camente tra• nazwne. rattere del protagonisti. La ~ri- l'eqmlibrio dell3: prosa ne quei sferendoli _sui_piano della nar. Basta ricordare a questo pro- tica londinese !O ha esplicita- lo di una fluida narrazione. razione ob1ett1va 1I suo è piu~ po•ito «Four studies in Loyai- mente riconoscmto facendogli Ne1 romanzo . egli produce t?s o un commento agli even t • n volume che sta fra ad ogni apparizione U saluto invece a-Imeno !mora l'lmpres- t, drammatici che non una lo– .y,,, u , 0 e la bio afia rag- delle armi. Se tuttavia non ha sione di smarrirsi durante il ro _diretta e vivida raPi?resen- 11 ~~~tdo in a!menS: tre delle raggiunto la grande notorietà percorso. Ciò è sensib!le anche taz10ne. Olò da _un pa_rticolare g;;'attro arti che lo compon- di un Evelyn waugh, un An- in «Answt1 to (o!uestion 33ll che pe~o ~ risalto ai sagg_, biogra• qono un~ silraordinaria forza thony Powell, un Leslie uartiey malgrado i difetti rimane 11na ne,, .a, ritratti anche m forma gd onia « Four studies in è perché in contrasto con loro e 0pe-ra n1rrat1va assai noLevole. GIACOMO ANTONINI to !f~" va· a,nnoverato fra le con un Edward Sackville-West F'ra la prima e Ja seconda oilre più alte e più nobili del un O!ifford Kitchin _ ;,er nomi· parte del romando vi " nella /Continua a nag. 6I solitudine intorno a me, ie passavo vegliando e fanta– stican'clo; e mi compiacevo ad immaginare come sa– rebbe stato bello un viag– J?io nel lempo, e l'approda– re al primo secolo della nostra era. Una notte que– sto mio desiderio diventò realtà. Natura,lmente ne1- suno se ne accorse perché la mia anima re,;tò assente da,l mio COI'J)O poco più dl una mezzoretta. La matti– na dopo cominciai subito a dettare alla mia seg-reteria ,le ,prime schematiche im– oressio:ii, che ora Sito svi– luppando nel mio libro. - ll lib1·0 v11ole soste- -nere u111,a tesi. o dÀmostra·re · q11alchecosa f - Vedo che non mi ha ancora capito bene. Non ho nessuna tesi da dimostra– re. Ma narrando alcune delle mie più importanti esperienze in quel tempo fsono stato, per esempio, testimone della battaglia nella selva teutoburgica, ho conosciuto inti,mamente una delle ni,poti di Augu– sto. ho seguito Germanico nel suo via,ggio fino ai con– fini dell'Etiopia). e dai par– ticolari che espongo sul modo come quei nostri pro– genitori vivevano, studia– vano, governanvano, si di– vertivano, esce la prova che la civiltà non era per nulla inferiore alla nostra, e sotto molto aspellti suoe– riore; non dico alle condi– zioni cli vita di qÙesto o quel paese arretrato, ma a · auelle nostre e delle nazio– ni più progredite. ·Non è naturalmente una mia sco– oerta questa; ma avendo avuto la possibilità di fare una cosi preziosa esperien– za, quelle che finora pote– vano essere soltanto sup– posizioni diventano realtà. E per tornare a una sua domanda precedente, le conlermo che nessuno dei nostri contemporanei è raf– figurato sotto le spoglie cli un romano; ma non sarà colpa m:a- se- desc.;:ivedno la persona fisica di Ovidio nel tempo della sua fortu– na mi verrà fuori una con• ta'11'11inatio di Cardarelli e d,i Bacchelii; se una certa poetessa che ho conosciuto risulti somigliante a qual– che giovane e bella poetes– sa dei nostri tempi; se sa– rà facile fare confronti tra auee;li avvocati. quegli ar– ricch,iti, quei letterati. e ti• pi corrispondenti del no– stro tempo. - Si è servito di fonti storiche e lettera,·ie di qu,el tem.poY · - Le mie fonti princi– ,oa,lj sono gli autori che ho letto e studiato durante la mia vita romana. Tornato al mio secolo, mi sano ri– letto naturalmente tuttl gli autori latini e gli storici greci e latini di quel perio– do, ma solo per riscontra– re certi fatti o accertarmi deMe numerose bugie e de– formazioni che si sono sta– te tramandate. Ho letto anche, natu,ralmente, il Friedlaender, · il Dezol>ry, il Johnson, il Boissier, il Fowler, il Carcopino, il Paoli, altri; e debbo di-re che questi studiosi, lavo– rando tutti sulJe medesime e lacunose fonti. dànno tut• tavia della via di quei tem– pi una descrizione non trop– rpo lontano dal vero. Ma na– turalmente a nessuno di essi come a me è successo di vivere effettivamen-te in auelle condizioni. notando usanze e stati d'animo di cui non c"è traccia negli autori latini e greci che sono g,iunti fino a noi. - Allora il s,i,o libro sa• rà anch'esso u,n mcm-nale s1tUa vita privata di qne– gl,i antichi? - No. Le ho detto che è un'autobiografia. Come quei nostri antenati vives– sero risulterà abl>astanza dalia narrazione dei miei casi. Ma non ho voluto fa. re un trattato ·scientifico, nè, -ripeto, un romanzo sto– rico. Naturalmente. aven– do imparato a scri,vere e a parlare il linguaggio del tempo, quello letterario dei declamatori e della mag– gior pa,r,te degli scrittori Cl soli, purtro.ppo, di cui si sono tramandate le opere) i> il latino familiare e cor– rente, 'ben diverso. darò !'~empi di questo che fa. ranno rizzare il naso ai pro– fossori. Per i.Iresto, riman• clerò ad al•tro tempo un se– rio sagglo filolol!'ico stori– co e sociale. compilato con intenti scientifici, alfinchè la mia straordinaria espe. rienza non vada perduta. • - Pensa che il s1to Ubro possa avere llllt buon suc– cesso? - Sto pensando di met– tere come epigrafe al libro quelle parole di un antico a•1tore di cui si è pe~duto persino li nome, « satis s1rnt. mi-hi pa,tci, satis est ttnus, satis est 1wllus •· Fra,nca• mente se avrò mol•ti o po– chi lettori non· mi importa. E se qualcuno si divertirà a leggerlo, non si divertirà· mai tanto come mi sono rJivertito lo a s:riverio. IL 'LIBRO POSTUMO DI SCOTELLARO * QUART A GENERAZIONE * Deviazioni d aletta]i UNACOSCIENZA elinee r ~ionali IN P-ROGRESSO I capitoli del «romanzo» che sono apparsi presso l'editore Laterz.a sono la testimonianza più viva del mondo contadino meridionale e della sua civiltà Per quanto ritardate e stanche, deriva,• zioni ermelistiche sono riscontrabili j1er– f,.no nella poesia in dialetto - E comuni mitologi,e terrestri allineano s-ulla me– dfsima « linea » poebi f1eraltro diversi * di l~l\JHl(;O FALi!UI -8- Ma in tema di « coralismo • sarà da far cenno aLl'omonimo man!fesl:o social-religioso redatto da Antonio Corsaro (dr. Caminiino, diceml>re 1952) e sottoscritto anche da altri poeti, tra i quali, salvo errore, di appartenenti alla Quarta generazione, non riscontriamo che Casimiro Bettelli (Vignola: 1924), tuttavia riportabilé cosi all'is~nza sociale come_ al– la religiosa. E sembrerà impossibiJe, ma una chiara derivazione ennetistlca può riscontra-rsi a prima vista anche in taluni recenti cultori della poesia in dialetto; e co– stituisce anzi una •novità• del nostro ultimo Nove– cento, secondo la documentazione che ce n'è stata trascelta e illustrata dal Pasolini con l'Antologia del– la Poesia dialettale del Novecento (Guanda, Parma, 1952). Anche Montale ha riconosciuto (Corriere della Sera, 15 genna,io 1953) che « uno dei fa1li più curiosi della cuHrura del nostro tempo è la penetrazione del cosi detto DecadentJismo (etichetta assai generica che nell'uso itaJ•ia:no include tutti i possibili "ismi''. lut– te le correnti ritenut<e anticlassiche) nella poesia dia– letta,le italiana •· D'accordo. Ma a noi pare (ctr. Temvo, 17 marzo 1953) che in quella penetrazione decadentisti– ca •· il cui rita•rdato effettuarsi è dovuto al ritardo stesso del dialetto sulla lingua - sia da segnal&re il rischio di un'intrusione. E ci domandiamo se, anzi che un raffinamento, non potrebbe derivarne uno snaturamento? Un indebolimento, anzi che un rai– for-&1mento. Non pochi segni lo lascfano temere. Nel– l'ispirazione e neill'espressione, nella materia e nella teonica di certa attuale poesia in d-ia-letto s'avverte il passaggìo, Ja • traduzione> dalla lingua. Non a caso alcuni fra i clia)ettali più maliziosamente moderni - Pasolin,i per primo - è co'!'e se adoperassero il dia– letto aJia stregua di una metafora de,lla !irrigua. Di continuo rispunta in essi un'eco della lingua; e dal miscuglio fin-isce per S(!appar fuori una curiosa voce piuttosto ibnida. senza quel ta,nto di popolare, di schietto, di spontaneo, di istintivo che era caratteri– stica tra le più essenziali della poesia dialettale. In conseguenza del decadentistico rammodernarsi, il poeta cI,i,a,JettaJer.on è più pòrtato vichianamente ad • am,nuNa,rsi nell'anonimia> per rimaner fedele alla /a,ngne comunale o paesa.na e farsi cosi e inconscio demiurgo del genio popolare• della sua città o della sua terra. Cessato di muoversi sopra uno sfoodo epi– cheggiantee o epico-li,rico, il poeta dialettale non più tende a < realiz,..are artificialmente la intensificazione pseudopoetica •della lingua nei parlanti i-n rapporto non puramente strumentale>, ossia e in tipi etnici for– temente coloriti, in figure predisposte a una leggenda familiare e rionale>, scaricamdone il peso documenta– rio dentro scherni letterari. Ma un'esempl,ificazione, limltatamente alla Quar– ta generazione, non comprenderebbe più di quattro o cinque poeti (Camtarutti, Naldini, Pasolini, Vivaldi e Guerra), tra i qual-i almeno un paio (gli ultimi due) sono tuttavia animati da un aperto spirito di pole– mica sociale. Comunque, insieme con quella dei poeti delle ge– nerazioni immediatamente precedenti, la segnalazio– ne è ta,le da far togliere la poesia dfalettale dalla qua– ra,n tena i·n cui era tenuta nelle storie. Il complessivo inquadramento storico è oggi in rispondenza a una più acconcia va,lutazione estetica. E, dal punto cti vista della genuinità del sentimento e deìla espressione, alcuni recenti poeti dialettali sono indubbiamente no– tevoli. Il problema è quello della legittimità del loro ricorrere al d-i-a,letto, sforwndolo e alterandolo. Chi più, chi meno, s'intende: ben potendo, al napoletano, per esempio, esser consentito melicamente quel ch'è negato.al romanesco. * Ma torniamo ai poeti in lingua. Secondo il Gàr- boli, tutti i migHori sono, in certo senso, tributa.ri del Decadentismo. E' un'asserzione che, a guardar bene, 1lrova riscontro nella stessa a,ntologia dedicata da Piero Chi-a,ra e da Luciano Erba alla giovane poesia italia,n,a del '1.945-1954 e, non senza intenzione polemi- ENRICO FALQUJ -------- (Continua a pag_6) * di FERDINANDO VIRDIA Scriveremo la parola e au- stolato in una lotta perché tobiografia • per Scotellaro? gli umili entrassero nella sto– Di questo giovane poeta, ria, diventassero soggetto e scomparso or sono due anni, non oggetto di storia. tutto è esperienza personale, Un <miracolo> (dal punto tutto fa parte di un suo urna- di, vista letterario) come nissimo e immediato contat- quello di Scotellaro non pote– lo col mondo, con la sua ter- va nascere in Italia che nelle ra, col suo popolo di contadi- terre del Sud, come quello nl. parte lui stesso di quella di Garcia Lorca non poteva terra, di quel popolo, cosl nascere in Spagna se non ln che oggi la sua vita ci appa- seno al mondo gitano. Forse re come una straordinaria e assai meno poeta - almeno forse irripetibile vicenda, la nel senso dei risultati ar– storia di una battaglia e di tistici nell'opera che di lui ci un apostolato che ha in sè rimane - Scotellaro supe– qualcosa di leggendario, e la ra Garcia Lorca di gran !un• sua leggenda corre già sulle ga nel segno di una coscien– bocche dei contadini di Trica- za morale, saremmo per dire rico, il paese cli cui fu sinda- che tutta la sua forza è la co per alcuni anni durante i ·forza della sua moralità. In quali tentò di attuare una tutta la letteratura meridio– forma organica di democra- nale e meridionalista che è zia diretta che apparve inge- stata ed è l'espressione (for– nua e romantica a non -pochi se non del tutto spontanea tra gli stessi appartenenti al- perchè in gran parte frutto la parte politica dello Scotel- di una cultura e di un'azione !aro stesso. Ma non era in- politica che hanno preceduto genua né romantica la per- i documenti poetici e in certo suasione di questo poeta: senso li hanno condizionati) piuttosto essa proveniva da di uno stato di squilibrio e di fatti di vita morale che solo disagio venuto a coscienza in possono nascere dal contatto tutta la compagine della no– continuo con i problemi più stra vita nazionale, la voce a,;sillanti del mondo meridfo- di Scotellaro è la voce più nale. dalla costatazione vis- limpida e più pura perché è suta di un avvilimento e di la voce anzitutto di un intel• una miseria che fanno corpo leltuale che non si è formato con la storia dei paesi, river- al di fuori della sua terra e bero di secoli di feudalismo. lontano dal contatto diretto di prepa~~nza, di incuria, di con la sua gente. ma proprio sfuttamento. in quanto interprete diretto Rocco Scotellaro più che di Quel mondo contadino. , l'interprete di uno stato d'a- La sua attuale leggenda, nimo momentaneo, più che tra i contadini della Lucania l'uomo di un partito e di una si è creata per generazione ideologia politica. è stato l'u- spontanea: < Essa nasce > m;le, ma più vivo e più mo- scrive giustamente Carlo Le– derno interprete di una lotta vi nel saggio introduttivo al combattuta contro la storia, libro Postumo dello stesso per 11011 !"sciarsi sopraffare Scotellaro L'uva puttanella di dalla storia, di tutte le genti recente apparso nel:le edizio– contadine oppresse dagli or- ni Laterza (Bari. 1955) < dal dini costituiti, dai grandi del- senso naturale dei contadini la terra, dagli interessi e dai che Rocco era realmente il capricci dei loro dominatori. loro rappresentante, era. co– Si badi che è in questa lotta me essi dicono, il fiore della contro la storia qualcosa di loro terra: era il loro poeta simile a quelJa degli um>li di in tutti i sensi della parola Manzoni. anche se i moventi cosi come essi l'adoperano. di di Scotellaro sono del tutto cantore. di scrittore. ma in· laici. almeno nel senso che la sieme di creatore ... • Aggiun– sua religiosità - forse assai geremo che l'apparizione di più cristiana di que!Jo che Scotellaro è uno di quegli egli stesso non si rendesse eventi che caratterizzano non conto - si consumava tutta diremo un'epoea, ma i pro– nell'azione. era tutta inserita fondi termenti di un mondo in un problema del riscatto in movimento: nell'intricato dell'uomo. in quello di una labirinto meridionale la sua sua libertà intrinseca che era voce ha un senso rivoluzio– a,nche il segno di un alto sen- nario. se non altro perché è timento di vita morale. la voce di un poeta il cui im• Sulla lapide che è stata di pegn_o_ nòn ha avuto altr<! recente murata sulla sua ca- condiZJ~ne se non quella .d1 sa egli è chiamato e il poeta essere I_ aperta e drammatica della libertà contadina • e espressione del mondo con• forse nessuna definizione è tadmo ~al. Quale lo Scotella– più giusta e felice di questa se ro proveruva, ma nop nel un concetto di libertà come senso d1 un dolore chmso e era quello di Scotellaro de- n_el secolare e for_se millena– ve recare in se stesso anche no _abb~dono e_ isol~ento, quello della coscienza di un nel! anuco fatalismo d1 que! farsi della libertà. Il riscat- contadtm, ma m quell'? assa! to che Scotellaro chiedeva Pl~ moderno. e positiv? _d1 per la sua gente contadina: un attiva_ presenza_ nell aZJo• non era nella richiesta di ne Pol,1hca e _sociale nella una concessione dall'alto ma quale 1 u_omoe il poet<! si er<!• consisteva nella stessa riven- n_o Q!,Jas1totalmente indenti– dicazione dei contadini di ficat1. una vita migliore, nella crea- .Dopo le inchieste di Conta• -,jone da parte loro. per loro dm1 del Sud e dopo le l)OeSie persuasione e conquista di un r~ccolte nel volume E' fatto sistema di solidarietà e di gwrno, L'uva viittanella do– comprensione reciproca che v~va essere l'opera di mag– impedisca per sempre il ri- giore unpegno di Scotellaro. torno al passato. La lotta Putroppo la morte a POCO più contro la storia si trasforma- di trent'anni ne ha troncato va quindi in lui e nel suo apo- e stroncato la lenta e forse anche faticosa redazione. Es• sa è ancora in gran parte al· IIL "'•A'\.ODO,.. D !E IL L' A R. 'Jr .I S 'Jr A * lo stato fluido. vi si avverte il travaglio interno della sua formazione. ma appunto co- si com'è ci reca anche più vi– va ed e,;dente l'immagine Le gambe dei bizantini * dl F.AVSTO PIRANDELJ.,O E' st, buo,i Dio. che c'è 1nodo e modo di fare esteti• ca del/ e gerarcl~ie. Qi,ella stabilita pittoricamente dai m1<swicisti di S. Vita./e in Ravenna con ima intesct fi– gnrati·va assai esplicita e ineq1iivocabile, a b1·1uichee spintoni che intanto non paiano. bisogna saperla g1i– stare come merita. E' t1<t– ta nella possibilità che si riserva a/.personaggio ·prin– cipale. di a11argare q1tanto vi,, gH è vossibile le gcim– be per la conq,ti ta di quel che oggi si direbbe lo spa– zio vitale o. meglio. la zo– na delle 11r011rie in/l11enl!!e. S'intende che, dove 1m se1n11/.icearmigero fantac– cino non trava posto per fcw spiintare i suoi piedi proprio come gli accadono per nat,ira, e li ha cuicSc1m o cos\ bene impicciati con quelli degU armigeri com– 'l)a!)ni che. al, conto, sein- • bra11 viedi fa forzci del C01'· po mi/.itare tntto i11,sieme, senz'altra partit,ira e diffe– ren ?a; ,in dignitario si al- larga poi tanto. e cosl. a pii, non •posso,da finire per solito con ,,,,. piede sotto il viede del si,periore di gmdo. Questo di poter passeg– giare siti pi.edi a!trni a be– ne-placito, è stabilito dai mucSaicisti come estetica del diritto di gmdo ed è modo (i,,i difetto cvi pro– spettiva) onde s'intenda ohe, chi pesta, è in wn pia– no prospettico wvanzato; e primeggici in prerogativa: non ò angheria fig1irata. Pi-ù sorda e meno espli– cita è. la lotta per /a s1t– p1·e,na.zia del vosto, tra magnate e magnate. se so– no di di,vm·so potere: civi– le o religioso. L'imperato– re ha il disopra nel gomi– to, q11,{lsia dire che ha il braccio secolare e sove1·– chia col gesto l'arcivesco– vo nel mentre questi si ag– getta •n presenza d'1rn pas– so buono in vantaggio s-ul so·vrwno. E poiché s-ia >no in chiesa e la chiesa è di q1ie– gli: « MAXIMIANUS > ci ha scritto s1tlla testa ed in grande carattere e >nodo . L'iniperatore invece tiene i! centro e torno torno ha 1rn'a1<reolada santo, a mo– do di compenso. Di quel che del resto so– lesse avvenire e chf/ q1tel– le no1i fo sero insipienze d'artisti ma ·pro·pr-io stato ~i gu.e1·ra guerreggiata ed mtanto da fig1trare, ne fa fede la storia e 1.a tradizw– ne testimonianza. Vogliamo aJlcirga.re il discor o o contmttarci di q1wstoY A me, q1testo, sem• bra già troppo, Ripeto _che la storia. se inseg11,(L, però non ripete. E /'arte varia forma. L' a,·tista ha. dei ,nodi. il Ilo modo; ,i1wvo sempre e originale. finché lo ca/a nei modi de/l'arte, e per scopo deU'arte. s'in– tende . FAUSTO PIRANDELLO A pag. 8, nella Galleria degli artisti italiani, un'antologia di opere di Fausto Pirandello. morale dello scrittore. Piutto– sto che l'opera letteraria in progresso ma già viva e rie· ca di valori pratici quale es– sa è. h,scia scoprire il venire a coscienza di un mondo che in gran parte urge nelle stra• tificazioni più profonde e an• che nascoste de1la sua perso– nalità. e insieme nel più pro– fondo e meno identificabile sentùnento della sua gente. Una coscienza in pro1;resso, dunque, proprio per quell'i· denillicazione totale al qua• le il giovane poeta e agitato– re aspira va. L'idea del libro, ci _dice Carlp Levi. nacque in lm nel breve periodo di in• giusta prigione che egli do– vette subire a causa di una fors~ faziosa interpretazione della sua attività di ammini• stratore- e dalla quale usci del tutto indenne da ogni tac– cia, ma che aveva lasciato in lui i segni di un'umiliazio– ne profonda. Breve periodo e sufficiente tuttavia per sen– tire in sé• come scrive il Le– vi e (... ) iJ peso della servitù contadina, il valore dell'au– tonomia contadina. Ll con– fluiva l'infanzia dificile. l'a• narchia paterna, la solitudine infantile del convento di Si– cignano degli Alburni. la ver– gogna del potere comunque giustificato: e il senso tradi– zionale dell'abbandono, del– l'ostilità delle cose. del disa- FERDINANDO VIRDIA (Continua a pag_ 7)

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