Fiera Letteraria - Anno X - n. 45 - 6 novembre 1955

,I . , ' 1 ... Pag. 4 '.A FIERA LETTERARIA Domenica 6 novembre 1955 ------------------------------ La vecchia signora Bovary * - di LUIGI BACCOLO Benoh6 Il centenario della Signora Bovary sta oramai vicino (Aprile 1856), e sarà giusto preparata! a l'lcor– dar!lo degnamente, non pare probabile che gli studiosi pos– sano riservare al pubblico dei lettori novità degne di molto rilievo, agg!ungere qualcosa al poco che si sa della !1• gura storica detta Signora, o del minori personant _ e del resto lo stesso Flaubert non sembrò molto tncorag. giare su questa strada, lui che a!fennò perentoriamente e sdegnosamente, qua.si.a troncare ognt velleità curtou o pettegola: • Madame Bovary c'e6t mol"1. Ma tant'è: nonostante la volontà dell'autore, questi persouaggt della più vitale creazione romanzesca, Don Chlsch!otte, Don Abbondio, Emma Bovary, tendono con una violenza Indomabile a diventare da un 1ato miti de1· l'umanità, dall'altro persone storiche di cui s1 può di– scutere, alzarH o abbassarli a modem di con~one di vita, insomma trattarli come se fossero del nostri. E Don Chlsclotte diventa per Unamuno slmbo1o della lotta fra U reale e l'ideale, Don Abbondio ta vita meschina cioè la vita, Emma Bovary addirittura dà origine alla defi• nlzlone di un vizio sociale, Il bovarismo. SI può dlscu• tere se tutto ciò sia legittimo, non si può negare che 1 personaggi di romanzo trovano ln qutsto fenomeno la loro p!etra di paragone, andando, come è logico, a1 d1 là di una !-empllce finzione d'arte. Visto dunque che 1a storia lo permette, giocare con la fantasia attomo a queste creature fantastiche ma or– mal reali, è uno dei diletti più squisiti e nello stes.w tem– Po più istruttivi. Si può allungarne la vita, accordarla, porli a nostro piacimento nel casi più impensàtl, tutt'al• trt da quem del loro romanzi, metterli in cont,atto con noi uomini di oggi, se sono di ieri, o di domani, se &0no di oggi. Ciò che !tlgnlflca in fondo rea'Uz:zarecon essi li nostro sogno di Poveri individui dest.lna.tt a durare un glomo, mentre vorremmo vivere et-emi, o almeno lo spa– zio di molte generazioni. Per esempio, Immaginare Emma Bcwarynon stroncata trentenne da'l veleno, ma Invece passata attraverso gli anni accanto al suo Carlo sempre più grosso e svagato, alla sua bimba che diventa donna, at farmacista, all'usu- ~~~ :e1f.:t 1 àVJ~it1~1~~~1~·~~~~:~~:1~edla~:~ ~~ cinquantacinque, quando con 1a wcchtaJa sta soprag– giungendo 1 la pace. La vecchia signora Bovary che 0$Strva con OOOhlomaterno n suo vecchio Carlo, e con occhio inquieto Ja saa bimba giovinetta nel prtmo urto della vita sentimentale. Stupendo argomento per un romanziere, è forse non meno per un oiorallsta. Ma doPOtutto, ara:o– mento non credo troppo fecondo di novità. Forse, tutto sommato, Emma matura e vecchia non sarebbe molto diversa dall'Emma giovane, colpevole di chiedere alla vita tutto, ossia un po' più di quanto la vita possa ragtone– votment.e concedere. Immaginare e rappresentare una donna come lei rMSefl'Tlataal poco, dls.lncantata dall'a– more e 50rrldente !lllgll amori pa.ssati, sarebbe una grossa Ingenuità - immaginarla forsennat,a tino alla fine, sareb– be farla discendere dal piedestallo di grazi.a e di eleganza che era pure nel SUOIpeccati, a una mlserevOle .9enilltà di cattivo gusto. E qui "ti pare che si faccia, anche crltlcamente, ti punto su qu,sto personaggio tuttora discUS50: di cui l'es– senza sarebbe appunto « la ricerca dell'assoluto,._ Come controprova, tmmaglnare la Bovary vecchia, mi sembra qualcosa di più che un gioco ozioso della immaginazione. Emma Bovary non è la sensualltà sfrenata, né l'inquie– tudine borghese, né tanto meno la banale smania di vi– vere al di là della propria condizione: è molto più di tutte qtre,te, cose, è l'esigenza dell'assoluto In una ea:1- stenza che, come quella di ognuno, è quotidianamente Il cornpromtsso con Il relativo. come le eroine d1 Anouilh, di cui nessuno che .10 sa.ppfa ha messo itn rilievo la straor– dlnarta somiglianza con la Bovary, la Signora esige dat1a vita tutto o niente: e come Antigone sputa In faccia con la morte volontaria a.Ha « stupida, sporca li !ellcltà degli uomini. Fame, ci,me si è detto, una eroina d'amore a causa deile sue piccole avventure con Rodolfo o con Leone, è non aver capito niente di lei, è rldutla alla mUlura di una banale adultera di provtnola. L'amore non. è U suo tormento, o solo net senso che l'amore, per una donna, à un Po' n slmbOlo di tutto l'usolqto. Farla suicida per un amore d~uso. è sbaglio enorme. Emma cerca la morte, percM tn un mondo come questo non c'è posto per coloro che esigono tubto o nient-e. Le donne di AnouUh non sono ehe paUlde cople di questa donna degna di tempi più tra– gici ed eroici; per esempio la Grecia di So!OC!e. Pensate alle vere eroine dell'amore, a Manon, a Mlml, e magari a Francesca da Rimini. Vi rtes0e veramente molto dlfflcne immaginarvele tl'Uformate dagli anni, buone mogli o buone mamme? A me no, lo con !es.so . Ma. non accanto at suo Des OrJ.eux, MJml à1 suo Rodolfo, Francesca al suo Paolo magari con Ja discreta presen- :a ~:i:~~~1::i;:,~~n=ted 1 ~~e~~r:!1~~ 1 =~~a~ senza f-af.lca,anz! con piacere. Ma con Emma è Jmpos– riblle, Emma ~ di quelle che alla vtta dicono sempre di no. Un romanzo come ho detto si potrebbe ben!SS'lmo &erivetlo, ma lei la vedremmo lmp!aeata e sprezzante po– sare I suol occhJ che hanno veduto li « tutto li aul « nien– te li della vita. wnana. E anche· !laicamente, una Manon graS&Otutla va benissimo, ma Emma Bovary sarà sempre queHa, con le sue narici delicate e sensibili al profUml preziosi e an'arta primaverile, con 1 suOl piedi felici che corrono verso l'amore, sdegnosa de suol Rodolfo e del suol I.eone non meno che del !UO grosso Carlo, Sdegn~a anche della flglta., che, lei al, Il romandere potrebbe bene rappresentare tranqutllamente adeguata alla vita. PercM di donne come la Bovary, e non è un gran male, non ne Poteva nascere che una 50la sulla terra. LUIGI BACCOLO MARIA GRAZIA SBISA' di Venezia: Fi(ura (Incontri della gioventù) UN LIBRO DI SAGGI DI MANARA VALGIMIGLI :i,.. Carducci allegro Un nuovo lato umano nella personalità del Carducci messo in rilievo dall'affettuosa memoria del forse ultimo suo allievo * nx RINO BIGARELLA Manara Valglmlgll, da quel qualche volta era diverso da co. lare una strofa bella o di chlu– maestro che è, ogni tanto cl me l'hanno dipinto e descritto, dere un periodo giusto.» ... fa Il regalo di qualche prezio- era cioè uomo semplice, uomo Piccole, grandi cose che dàn. so, lindo e IUmlnosovolumetto, serenamente libero e felice, con- no la misura di un costume e dove 50no raccolti momenti di tento di scherzare con la si- di un'epoca. quando un poeta slgnUlcatlva ~!stenza sua di gnora 'Elvira, come Jlmpldamen- riusciva ~ncora a sollevarsi sul. studioso, e di quella di altra te raccolta il Valglmlgll. - «FL le ambizioni e sulle gretteue rati\\ :~~ltt:e~p~: ;~ ~~ ~ie:aal l'~~i'r~dr:tl s~vi~ai;:tb~~~~ trl 11 ~~~elnt 1:rci~~~ta~\~a~: dlcare un modo di essere e so- dine, dicono le signore mogli, mlrazlone di tutto un popolo ~:!f6~;° dil'~";fric~~rdj c~~t~::: ~~!!-e~nS:!!'1f~ ~rase!"i:n:~P~j: ~:f1•e~~t~~~~ri°e ~~a i;a~i come vita morale. vira Il suo stipendio, trattenen. nall miserie d'ognuno e di tutti. Cosi, dopo « La mula di don do per sè pochi soldi soltanto· Umano.simo come~quotidiani- Abbondio •• dove si discorre con cosicché, verso Ja fine del mese, tà, come concretezza di vita, acuta conoscenza del Manzoni non f:TB la moglie che chiedeva come semplicità, come umiltà< e e dJ altre cose, ecco che nella al marito un supplemento, ma come Impegno, che Investono· ste$$3. collana dell'Ippocampo. H marito alla moglie. _ In una ed lnfonnauo anche 11 compie~ :r:tfa uir ~\~ft!;re 1t~:;1~ ~U=r~I~: 1 ~~5tcot1Jien :u:~ ~a~~~!~ t~~•f~~~g ~~ll~o u~e~ g~;~;~~i'm~ 8:o~!::t::,~ 6~ :rz 10 ;~iv~!a Ll~~f!,1°· ~ 1 o~f:; ~~g!\ ;ie~~l1 d~~~~-rang~ù ~t duce! allegro•. « Mandami ancora un 30 o 40 tanto nel tempo della « felice Per chi s'era fatto l'Idea d'un o 50 lire, che poi te le rende- \,oesla », bensl anche al trava– Carduccl decisamente Ispido e rò li, _ E la signora Elvira man. gli venuti dopo, ed all'oggi, te– cupo, aarà ceramente una sor- dò... Ecco la lettera del Carduc. so verso chissà quali méte, qua. ~ts:tt':!~!c:,arr rf!~co;~~!: ~~vt 1 tootf~1~i':;,r:ilt~~~l «v~~ti~: ~aJ~lj°~rc~u~b~rarr:~~ bilment.e del suo ultimo scola• 30 lire! Ti scottava a mandar• che si stia smarrendo Il senso ro, con atteggiamenti tutt'altro mene di più. Già. Poco Impor- della poesia. Ragione questa f:erl°!u~~:e~~rlta(amente al !t nÒ,pri~nob~~~~nia P~i- ~~i g:f::~~n~~f~::!.~ed3!fi'u~ I\Jn Carducci veramente lne- ma settimana vorrei andare In manista Valgim•2,ll alla vllleg– dlto e sicuramente molto più Maremma. _ Ecco perché I tuoi glante di Castelrotto che-prote.. umano di quanto molti altri rl- denarl non n'II bastano. Non po. st.ava per l colp di martello mat,. cordl e note biografiche non cl tevl mandarmi 50 lire, o brut- tutlnl dati da Enrico FUI sul abbiano tramandato, ta avara? Io sono molto' sde- filo della !nlce, e per I rlntoc. E' tutto un mondo di 1e me- 11:natoe non ho voglia di seri- chi della campana che dall'al– morla » che rttorna attraverso vere più altro ... ». tisslmo campanlle andavano lo st,iulslto e perfetto modo di Vien proprio voglia di dire per l'aria ad annunciare la narrare, proprio del Valgimlgli che bel tipo quel Glosué! per morte di un uomo: « Capisco. ~r d!J~~fl~r:°1fad~wn;a~~~~ ~J~~lo 11adv~:Oi~1troa:~j!i~~ ~1::r:!f~~raQJ!~t ~~~o~a a~~~~ ~~~cc~a\~e~~a.~:af~~:nz~u~~r. ri~~~ na~~~-dt:~1:Fv=~~~· ri~ ~~~ ga1~rs~el;f c~~e~~ll~t~la~ l'esistere, cloé lo spirito degli chiamando alla memoria un Castelrotto si ballasse soltanto, uomini, flssatl e considerati In mondo oramai lontano anche e non si morisse?» Quel determinato momento. Oh: ner lui. ma che deve riscaldar- Ma II volumetto del Valgl– avrebbe.pensato mal ad un Car- itli Il cuore di ricordi _ E' mlii:ll. che vlve ,nell'atmosfera duce! capace di sorridere, di un antico .. giovane temi,o che dell'altro lrri e di Ieri, tanto burlare o addirittura di canta- ritorna e che fa propri() venir da crearr una contlnultà d! ~~ S~~n\'l~~ia nil~~1:;l~~~~lld~~: ::~lam~ 1 ri~r~~cc:Ja;-;;I •~~1.:~»: ri:!sl:~\taerit~I ds:1-n~~ri~~• ;~~ erano I suol amici e discepoli? come faceva Il Carduce\ « sf' stro. ,ma parla di Pascoli e di Eppure!, anche Carducci, come 111! era riuscito di trovare una Mariu, di St-verlno e di Rena– '-----------------'---..J tutti I grandi o piccoli uomini, nntlzla o•un raffronto, di lnfl- ~~le:li!i-io~e~efap~~~lal~ ::: Lipparlnl, dello Schlnettl, di Panzlnl. di Caprln, di Paola OrlR;çi, del due premi di Mo~ttl e deitli «spropositi» di certi B I B L ][ O 'J[' E C ~ * traduttori; e di ognuno e di tut. to, con una grazia squisita, con O uno,stue ammirevole ed In spe. d 11, t t . t eia.I modo con una gentileua e Oee n O che senza ave, l'ombrn del !em. mlneo. sa di pudore virile e di , parteelpazlonP umana. A leettre la dl!!tesa. esatta contemporaneo di Hardy Ste- sordo al più profondi rlchlaml saputo trame un racconto vivo l'Ispirazione. prosa del Valitimigll si ha l'im- venson Wllde, venuto al mondo umani, s'adopera affann068· per Ja sua carica di vibrazione Tutto questo fa di molti suol pressione d'essere trasferiti nel un anno dopo Shaw e nello stes. mente per evadere dalla aua umana. per la sua~precisa ml- racconti un poco digeribile im• suo mondo dl memoria e di so anno di Conrad, George Gl&-classe socale e tonare l'accesso nuzlosa ma non fredda e dl.Stac-pasto di crudo realismo, 1eggen- spirito. Un mondo veramente sing, morto a quarantasei anni all'alta soeie.tà, e non per uno cala analisi del car~tterl, per la dn e dialettica. In generosa oon• umanistico dove s'Incontra quel dopo una vita poco fortunata, sfrenato amore del Jusso e del sua partecipe adesione al per- fusione. Pure, nelle cose miglio- preci.so e consapevole dominio Espresse nel suol romanzi un'i• materlall godimenti del bel vi- .son98gio. per l'Intensità ~ den• ri, come nel «Ragno nero», an- della parola. l)f"rcui è possibile ronla triste e amara, un pe.ssl. \•ere,ma soprattutto' per una In- sltà della sua scrittura. nitida e che l'Irreale si veste di verosl- assaporarla nrlla sua crlstalll– mismo che se non raggiunge il vincibile repulsione della volga• solo a tratti prolissa. per la co- mlgllnnza, per la I?repotente evi- na purezza. nel sur, unico ed 111- llmlte della ,;upa lmmaginazio- rltà nelle sue scostanti ma.nife- struzlone accorta, 1nuna parola denza del.la notazione realistica confondibile sl11:nUlcatocomu. ne di Hardy, recava sempre Il stazioni. La psicologia di Peack per un vlglle senso d'arte. Un"ar- che ne fa lo scrittore. e l'!nten• nlc1fttvo. cl<:'èdi cnrnun\one co– segno di un'lntlma pena aeut-a., è quanto di più complicato si te fatta di sfumature, che nel to morale. per quanto e6Pliclto, stante con lo ~crlttore. mente sofferta. Ma per le qua- possa dare, pur nella chla.rezza suo tempo era meonsueta e Che non si sovrappone all'invenzlone E ad ol!:'nlit'lcontro con Ma– Utà de'.la sua arte, Olsslng rl. e semplicità delle sue direzlo- recava Il presagio del nuovo. ma fa corpo con essa. In que- nara V11hllmi ~li.ad ogni collo- ~~~a e~~ ~~f! 0 ~n::1°co~~ ~~iog'?a è, S:~f~~~~~ u,~~1~: Nella s:essa~o·ll;na dtll'UTET ~;a;d~co~t~n~~ sg~::rRi~.e: ~~~bst~d~f~.u~n n~~traa~ori 8 f~ :~=~~! cl~! ~~lc:lt~ei~ '::i~: i! ~~~~e r~:rei s':it~iz?i~~ ::z?o~~~~jn ~ri~rr~~ol~tfr~i ~g~:il~n~fnr;.1::~~o;:i,~a dtb~: ~~~e a.n~':'a~'~\. ~len spont,aneo di glstr1lle saggio; ma anche t Com'è Inglese l'attitudine, o cor• Jeremlas Gott~el! pseudonimo ne e gli effetti terrificanti del RINO DIGA REI.LA f~~!. ~-~~ ff':~~s;J~lc,s~~ ~1:,~a~e~:: ~°m~~~s~.ro:: ~u~~~rtv!:!~~· 'tocu~r~to~ :in~b;fi~~a!~~ni1n~!t~~~?'~c~~~ ---~.----- studio, trol, e a mascherare nell'h.u- svizz"'ro morto Un secolo fa e nel suOI effetti dl devastazione * Sul_ numero di ottobre del rl :.~a!1o1fosi~tr~~:i!t~~/1::: mt~; :~;!'lee!:S~:a~n Peack ~a~~~a~o aci~:~~a~:ids~~~ i!1ri~!~ ~l ~n et:g~~~ 1 •!~m! «.~:b~l6~i/~~ ~:~~~t~' :i 5i~t liana d'un suo romanzo, e. pre- ilUest'.imbizione d'inserirsi nelle e ln verità al consueti SChem!dlnte?.za, sia eh~ rlt.raRga l'uo- flo Cecchl, dnl titolo « Fant6- clsamente quella di Th.1,1rza cu· classi più alte, nell'acquisizione ~i cla.sslflcaz!one. n suo reali• mo nella sua fls1onomla e nelle me _chez le barblèr 11, nella tra– rata dal Baru!faldi. Cl sembra della loro mentalità e dell'e toro smo è piuttosto diWclle da con- man\festa?.!one del su? caratte- duz1one di Chùzev!lle. Il brano perciò opera meritoria la re- «maniere», Che non si perlterà testare, se si guarda al mo~do re O avaro), sia che r1tr~gga la tradotlo è tratto da un volume cente traduzione di Born ln e%1•di vivere una vita falsa, fln~en- rappresentato nel suoi strani ro- natura e l suol fen 01 !1enL la bef- di pagine di Emilio Cecchl, In ~éi a:~~dre~~t~:r ~~~: ~1°' rred~~r.a=vi:1:o~'rbr!TT: ~a;u~~l~~fo 0 ~!~: ~~~~~~t~tu:;t: ~e~C:! 11 ! ~~l~~~!~l~r~~tef:U[ti t?a~m~~d. ~u~~~~:ti;~urft~e~~ ~Jt~:l~~T::c~e°~~ ~ftae i i~ c~:1 g:~/ 1 f~~:C1:e ~u~ :!r~f~ 0 suco~na5:u;1f~~e~i~~ ~~~o 1 ~.~~~t~!~e~!it~r:ct~~i ~ethn'r~:;~;~ 1 /1eOr1 Cattolici ha ~s~~ 0 1 !~~~n;o n~nse;!!1:.c~t:; ~~ :0~ 1 ~::,~u~l~u~:;;emg:i ~~'~:~~rgct~!!~~:~,t~J 1 ~~t::~ ~1~!~,t~iN:C~t~zi~it'af:~~~ ~~~~~ 9~ t;,ivea11e~t?o~~~~·,.~~~ mdlscut.Ib!lmente li migliore l'esilio, un autentico esilio. un neo-realiita). E questo è ef- la sua ansia di Dio come amore. nual~ ~onvegno Editoriale, Re– tra I diversi dello scrittore ma II romanzo _ lungo roman. !ettlvamente tanto più nella aopalono sinceri e conferiscono laton, I on. Lorenzo Natali, Ma– peichè è senza dubbio n pÌù t,1. zo _ è tutto nell'Intima storia conslderaz!otie C!i noi moderni, al racconti una ce~:a nota dl et- rio Salat;ii, Carlo Alberto Cap- f~c~o~~11~!;f1;r~,;:rii:s~u1; f:1u~~o~~~l~i~~- ;,~ !o~ot~~~: ~:~t!~a s~~:. ~~:~ ràos~~~~ i;m!~~Ol~~~~~ftt h!h~~r ~~~ ~:el~io~n 1 n°n~· t~;r~~ ~=pree~~~t:~: tendenza all'analisi prospettiva, percliè non si concreta In avve- riesce a mantenersi net UmJtidi sua fre-;chezza d Innocenza. mente annunzmto _« La loggia propria del Glsslng. nlmenU di rilievo, e l'evidenza un'osservazione gioiosa e com- Gotthell scrisse per I popolo. de! bu~tl_ ». pt:nslen sopra uo- La figura di Godwln Peack, drammatica non sembra preoc- mossa della realtà, Ma per Jo senza ~ran cura rorma,e. e que- mini d1 mgegno, di genio e di priva d: slmpatJa umana, non cupare lo scrittore. Non che si più lo scrittore, come appare an- sto ln~nto è manifesto nella cuore. da Cicerone a Cartesio. appare neppure u noi latini co- tratti d! puro Intimismo, be- che In qualcuno di questi ra.c- « epicità elementare» del suol dn Goethe a Poe, da Glde a :~~t:;llah~rne :i~rel~~uS:~~~i ~n~sio1::1Jccit~ip~ u:iidsl~~~ ~~~t~P1~~~ 1 i 1 ;~~~clfm~~o~:~ ~=~~ 1 on~~~~!~~n}!onmJ~~\~f~a: f~t~f.a~;~~r:a p!:!~a l'=d~~~~ ~~gt~n~'i:C~ ~~lcaH;;~~n'!: ~~~e d!repl~~pr:~f;~~e~~i-i ~~ ~j~~~~r:_i ln~f.~~~~o dJe11!~~!g~t ~tii~! 'i;(,~jt8:ee~tk ~; ~~~g ~: 11 :f 0 r~si 1 ~n~~e~fr~~\~ 1 1e 8~~~~ Gli ultimi sonr.tti diCecco d'Ascoli oc ~ARIO AlLESS~NORTNI In un aonetto di CE"CCO, l'ultimo fo~ deUa sua vita - rinvenuto dal Bariola In un COdlce riccardlano, fu pubblicato nell"anno 1679 - appaiono evldental.allusioni alla tragica situaz1one in cul t-ra venuto a trovarsi, se– guendo a Firenze Il duca Carlo di Calabria e ripren– dendo ll suo Insegnamento allo StUdlo fiorentino. E' Il secondo att.acco lnqul!ltorlale che si svtluppa. quello che doveva concludersi con le fiamme del rogo. H sonetto appare di tanto maggior lntere5,5e,In quanto è magistral– mente compo,,sto, e può considerarsi per questo come Il più convincente saggio delle virtù poetiche dJ Cecco. SI è sempre stentalo a riconoacere notevoli pregi dJ arte nell'Acerba: le Incertezze del testo, sconciamente alterato daglt amanuensi. la frequente adozione di formt variamente dialet.tall, e qualehe probabile e ma1W06a :~~:~~[: h:n:n:n;r: :o~~~~ba'ng~~a~l~ tentativo dl redigere ur, vt-ro te.sto critico. co.!ilsi è do– vuto rinunziare a compiere un esauriente esame critico e a dare quindi una SE-renavalutazione del pregi lette, rari del poema, che è Indubbiamente qualcosa dl più dJ una semplice compilazione didascalica. ~rché lascia 1 g-rande distanza t.uttl I poomettJ del genere compilati a suo teml)O. poeg~o~r ~~lv~~~u\~- ~eo~l.t~e;ad=1?nal:at~:O amore per la poesia. Era uno scienziato proteso nella ricerca della verità, Pure, nel suo alto Ingegno, come s! Induce a scrivere In versi Quella sua opera singolare che può vagamente definirsi come un poema della na, ~~':sni ~ A~e~b~~ce pe~u~ff:.O~@ttaler~nr1:ru~ ~;~1;:z t:~~r.:n~a1~e1~:.~,l~f~~1·1~::r:. specie quelli di C3.ratlere personale. hanno movenze e accenti di vtra poesia. E questo soneMo poi, che sembra concludere la sua attività lettera.ria. fornisce l'indubita– bile prova del suoi poetici talentl. E' un accorato present-lmento di morite. il dramma di un uomo di scienza. di una mente libera. e fle.ra nella nobiltà del suol Intenti, che si sente lmpedlLa, dall'Invi– dia degli uomini. di proclamare quelle verità scientifiche, morali e politiche, alle quali fermamente crede e che formano an~ l'atto di fede di tutta la sua vita. E' vero che a Bologna, d~ la prima condanna, aveva promesso di non fame plu oggetto dei suo Insegnamento - per :~~ttt~t~l~n!ielo~~!~~a~:a~ie d:~aaac;,~~ al servizio di quel duca che avrebbe dovuto proteggerlo - la 'itessa mustone si farà qualche secolo dopo Galileo con II suo granduca - ora che aveva potuto risalire tanto ~no! 1 i~~~ f!~~ :,~~~~1rcC:t !'v~::=' l:J:;~v~~~ ::~i"!~ k ~,~~~h~~~~ ~~nfi':i~ì- cuna aUll.!rlone. alla cattedra né alle sue dottrine. Altri dovevano essere I vert motlvl dell'accusa che gravava sulla sua persona: altri e diversi da quelli puramente teologici che risultano a motivazione della prima e della seconda sentenza. E le sue parole non sono m!attt che Io sfogo di un'anima oppre,ssa, che si sente avvolta In una rete di perfidi intrighi, e che In" tanto to:mento trova la serenità per elevarsi ad Wla Urica contempla- :~~eJ:•~,t~ a;rg;i~/~re~~~u~!le~~n~~~r. poteva comprenderlo. . NessW10ormai più dubita che Il sonetto sia diretto a Francesco Petrarca, un Petrarca appena ventitreenne, :a~~~~/::~<lf 1·~~ su~n:f;;,ot~:':r;~:: l'Intimità del loro rap~rti. anche a dubitare che Sia petrarchesco Il sonetto che s'inizia con Il verso: Tu sei U grande A.tcolan eh.e U mondo allumi, che sarà da prin– cipiante quanto si vuole, come dlce Il Carducci, ma che ben quattro codici concordemente assegnano al Petra.rea. Certo è che uno det sonetti de: Canzoniere, il novan– tesimo. quello che comincia con Il verso: Pace non trovo e non h.o do. Jo.r gue"a. presenta tali e tante analogie !t·~hl~~la!riett ~r~~o~ 0 ~~o~i i:tr;1= ~ ~~;. la.re di plagio, se non lo si considerasse per quello che molto probabilmente tu, e cioè la risposta che Il disce– polo Inviava at maestro, quando questi gli confidò In ~:: 1 ~;~~e~f~Ja ~es~u:~;!1r!° ctie 1~~~ebe~i{it~i alano intimamente legatd fra loro. se Il quarto verso della prlma quartina, che suona In quello di Cecco eh.è meno stringo quanto pill abbraccio In quello del Petrarca pedissequamente appare: e nulla .ttringo e tutto Il mondo abbraccto? • Ma riferiamo In calce Il sonetto (1), perche il lettore possa giudicare. Il rilievo, d'altronde, è stato gtà fatto da tempo. specie dal Castelli, nel volume più volte citato. Se non è una risposta, non resta che pensare ad una Imitazione. E per quanto la cosa possa. apparire sbalor- ditiva lasciano adito ancora più v uente Imita g lato• delle IO dice candidamente U oloooi: « E' stato spoglla.to , euam de questa etd, de lnventlont ... et de questa etate è ,tato lmltato-MUe .tlmllftudlnl et compo.ratlont ». Non man• cano d'altronde altri mdlzl nel Canzoniere, ed uno lo segnaleremo nel capitolo sul « Vero amore• di Cecco. Potrebbe essere stato in origine una rtspo.,ta. Il .sonetto del Petrarca, rimaheggtato In seguito e quindi Incluso nella raocolta. del Canzoniere. Ma potrebbe essere anche una pura imitazione, forse anche tnvolontarla, perché tratta dal vago ricordo che Poteva conservare di quel la condanna, li fatto. che, non fra loro, il nome né nei Trion.Jt: e non difficile spiegarsene Il motivo. li sonetto di Cecco limpidamente s'Inizi&. con un verso veramente tragico, nella sua conclsione. Con rara efficacia rappresenta la tonnento.<:;asituazione in cUi si ritrova un uomo retto e leale di fronte agli intrighi della perfidia: Io non so ch'io m1 dica se non taccio. Cecco ha ben compN!i50da che parte giungano le più pericolo.se Insidie: sente e comprende che ogni sua pa– rola ala da'itlnata a ricevere Wla falsa interpret-azlone: non gli resta che tacere. per non dare nuovo a:llmento all'lntrlgo. Cieco non sono e cieco conr,len Jarme, con– tinua poi accoratamente: vede ormai tutto con chiarezza, ogni tradlmento gU è palese, l'odiosa opera di qualche compagno di lotta - e conte si fa a non rivolgere U pensiero a quel F'edell d'Amore che erano ormai passati al servizio dell'Inquisizione - gli si rivela ormai con e 1 :: ee~~et"i:t~o~il. ~ecop~f~~I dri~ 1 ~ ~~~~"cii non sapere, ed evita di guardare troppo nel fondo del– l'animo di coloro che possono aver concorso alla sua disgrazia. Si è ormai ritirato dalla lotta, ha reso le armi, lasciato ogni lnoarlco presoo le. corte del duca. perduto cattedra e stipendi, nella speranza che questo suo atteg• giamento servisse a- disarmare I suoi nemici. Ma vede che neppure questo è bastato: vede che anche tirandosi In di.sparte e rlnunzlando ad ogni pubblica attività, non cessa per questo di sentirsi avviluppato In quell'empio laccio, che lo lega, Io Impaccia. lo paralizza in ~I mo- ~\òe~e 1 ~es°òfa~t~~~la~~~e s:e~1C"~ 1 e6~·1 n':f!r:i~ tutto gli è divenuto Ingannevole, anche queJ poco di bene, che alle volte perua gli sia rl.servato, sa be.ne che non può che e.Mere fallace, perché chlaro preannunzio dl ~~":'l1 r~I&ervato ancora qualche sorriso. ma ad ~nl sorriso sono Inseparabilmente congiunte le lacrime: Si ch'io ridendo vivo lagrimando, e come la fenice, la mitica fenice che non cessa di rtmanergH fissa ln mente, canta in punto di morte. Cosi finisce con l'Invocare la morte: e dopo aver lamentata l'estrema ansia cui l'ha condotto li negro manto - espressione che ricorre di frequente nella poesia de! Fedeli d'Amore, e non ha altro significato che quello della simulazione cui dove– vano pecesaariamente ricorrere, nella loro settarla attl– vltà chiude U sonetto dicendo che è dolce la morte, dal momento che muore amando la. bella vista coverla frife;;::la~~e J::~edlu~~af~~~i:t~t~u~ 01 ~~o~edl~I:°'~~! ~~~l~caSa~~;~e Sna 0 ~a Sicu\ra:~o c~~~\atr 0 g1i"~b1 ~i qua&t tutti l poeti del dolce stil nuovo. Ma ecco Il sonetto, nella sua Integrità: A Francesco Petrarca lo non so ch'io mt dica, s'io non taccio; cfeco non sono. e cieco convltn Jarme: per mia salute lo h.o renduto l"arme; eh.è meno stringo qcanto pili abbraccio. Ma lo vivendo ognor nell'empio laccio. levando gli occhi miei non so guldarme. né posso ormai del bene contentarme, si m'arde e strugge sempre il freddo ghiaccio. Si. ch'io ridendo vivo lagrimando, come fenice nella morte canto. Ah.Ime, si m'ha condotto Il neuro manto! Dolce t la morte, poi ch'io moro amando la bella vlsta coverta dal velo, che per mia pena la. produsse Il cielo. Un altro sonetto di Cec.co. meno tragico perché non Jlunge aJ pensiero della morte, ma non meno efficace come rappresentazione di uno stato d'anl~o di smarri• mento e di ansia penosa, risulta pure indlrlu.ato al P~ trarca. Ma è veramente dlr!lclle dire a quale periodo possa assegnarsi: se allo stesso del primo sonetto. o ad un periodo anteriore, r.he Potrebbe coincidere con \a vi– gilia della prlma condanna, quella del 1324. li Petrarca a quel tempo doveva essere anétlira a Bologna: e 11fatto che que.sto sonet-to debba conalderarsl, per l't:!ozlone delle medesime rlme. come una risposta al sonetto pe– trarche.,co Tu 1e1Il grande A.tcolan eh.e U mondo allumi, fa f:~v~~~ q~tiet=:~J~oee~ero scolastico sonetto? Si ~ fatto tanto per non dirlo suo, che, a !urta di arzigogolare e di attaccarsi ad ogni rampino per to– glierlo alla aua autorltà, si è finito col leggere coal distrat.tament.e Il codice riccardlano che lo rlPorta, che Il sonetto venne nel Settecento assegnato a.et un lPo– tetlco Ser Mucclo Ravennate, che non era po! altri che Senuccio del Bene! E Il Ca.rduocl, tn Varia fortuna di Dante. acceso anche lui da santo zelo nel dare addosso all'eresiarca che aveva osato attaccare Il divino poeta, fedelmente ripeté l'errore. Ma tutto Invece fa credere ~t1t!1 ~n~~~~::i~ s:g1:e~'ti~: a~e~~l 11:!.~t\ f~ poi, la maggior parte degli interpreti non hanno Potuto fare a meno di considerarlo petrarchesco. E poi c'è la rispost,a per le rime, che è indubbiamente ~r~C:Od, ~~~n:a !ndfre::1, ~ti::.n:?Z:~1!:~~a!1~ da reali preoccupazioni e manifesta te pene dell'anlrno contristato dalle Insidie tese dagli stassJ ex-compagni di lotta, In cui cecco aveva.riposto tanta !lducta. Ma riferiamo In calce n .sonetto petrarcheaco <2>, e Cf1~~~~tf:1~ ~r ~~l~a ~~rt!° d~I 8~'. ~! sdmbenl. Non slamo ancora all'ultimo atto della tragedia, ma sia.mo già 9.5Sal lontani dal prologo. Il dramma è in ~~~f!~l~ ;;è se~~~•~~ar'r: ~~p:~~:rv~Jt cosi di un fiume che trascina lontano la povera navl- ~i1l~o~:i1:~~e1~~:~:irm:f l~~~aft~~~ t"t~{~J{~ mutati. che non trova più argomenti per alimentare la loro fede - anche lui. come Il Petrarca. ripone la sua ~Wrn~i~ 1 ·~~~ag,el6 ~ 0 ;i°=~a~'glfg~~ dl ~[t~h:nè~=~ vole· per luJ a.vvertlre da quale altezza giungano le mi– nacciate rovine. Ha avuto certamente torto a riporre tanta fiducia In coloro, che non nomina, ma che certa– mente debbono esM.re stati suoi amici. anzt veri com• pagnl di setta. perché parla di guida che fu sua senza sospetto e di dolce inganno che l'ha reso Infelice. E purtroppo_ ·per quanto st senta ormai fatto bersaglio delle toro insidie. non può rivelare per Intero le sue pene, e deve contlnuare a Simulare, comprimendole nel suo ~t:eni:8 inta~~r~~:el~ ~~r:n ~ 1 o,b~g~"r Ji 1 ~ stesso Cecco di un tempo; anche se può ancora somi– gliargli all'aspetto. E' un bel sonetto anche qua,to, nel suo 11COnSOlato accoramento, E uno del suOl versi più belli Pa.uano 11ll a.ttl umant eome Jumt lo ritroveremo Incluso - o deriva \u là - in una sestina de)l'Actrba.: O11n1 creato st corrompe ln tempo. Passano 11Uatti umant come fumi: eh.I ne va tardo. ch.t ne va per tempo, E' nel canto della na..sclta dell'uomo (II, 2) quando accenna agh influssi della Luna sulle umane particola,. rità _eliricamente considera la caducità di tllbte le cose create. Tutto si corrompe, gli atti wnanl vants:ono leg• gerl come Il fumo, ma tutti gli esseri vanno verso la loro fine: chi muore prima, eh! dopo, ma ognuno muore a1 tempo segnato dal suo destino. ·A francMCO Petra.rea lo solo sono In tempe1tatt jtuml e rotte sono le vele del mio Ingegno; non spero di .tallite orma.i più segno, eh.è Il tempo ha variato u co,tumt. DI grande a.lteua vengono t gran tuml d'e,tremo rt.w vien pianto malegno; ' non è certezza net celeate regno: J)alaano gli alti umani come fumi. La guida che fu mia .tanza so,;,etto col dolce Inganno m'ha fatto Infelice, e vo traendo guai sotto Il suo velo. fdè ~fr':~~:' :i:té:!,°"%t 0 :uom dice, avvenga eh.e somtgLI tu1 in ospdto. La parola tuml t lncomueta, nella poeaia di Cecco: m& nessun dubbio che corrisponda a tomi, con l'o stret. • to, che vuol dire caduta, rovlna. ect anche colpo. E que- ~:m:0~11 1 h:O~Y! ~t !r~~ 0 o PbeO::~. d:nct~e ~~i essere troppo preciso. traluclando perfino Il consueto gergo ln USo fra I compagni di fede. Ma c'è ancora un terw sonetto, che tubti 1 codici concordemente assegnano a Cecco. E' indlrizu.to a Cino da PLStola,che è nominato nella seconda quartina, Non si direbbe troppo lontano. nel tempo_ da quello sopra riferito, indirizzato al Petrarca. Rivela certo la stessa pena_ aUUda con lo stesso sconforto alla tragica situa– zione che l'mvldla degli uomini gU aveva creato: sente ~:e~ :~1~0z1i:19é11 ~~~ge~eÈ \u1:ro ,~ d~a~Jie per U suo amico. che suppone coinvolto negli stessi guai o mlnll.CClatodagli stessi pericoli. E' pas;ato orma! Il ~~~e: gi~~~~~tesej~a p~~a~ 0 ~=a~~o e~~ <!Jj· ora In ora rlceva nuovo soccorso dal cielo. E nas.suno ~:, 1 :: tie1\~ ~~\:s:e:1~.r~~~n~Ulf::rt~e~adc rata nemica del ghlbelllneggiant,e gruppo dei Fedeli di Amore, Cecco. fo~ In risposta ad un. sonetto di Cino - e abbiamo visto altrove come rlguard058mente Cino si rivolgeva a luJ. per consiglio - crede opportuno me~ ~l~~d~ ~:~~:n~ 1 ~m ~~e~~ ~t~~6 10 ~io ufi:n:::~ a1 Potere, Co.!ilche al buoni non rimane che tacere. Chi non vuole es.'iere travolto nella rovina e subire la stessa sorte dolorosa che sta subendo lui per Il morso dell'in– vidia, che si chlUda nel silenzio. alimentando nell'Intimo la sua volontà di lotta. A Cino da Pistola L'invidia a me h.a dato si di morso, eh.e m'ha priva.io di tutto U mio bene, ed h.ammt tratto Juor d'ognt mia ,pene pur eh.e ella vita Jo,se breve Il corso. O messer Cino. lo vegglo ch'è dl,cor,o Il temp0 ormai eh.e pianger cl conviene poi eh.e la setta eh.e U vi.zio mantiene · par eh.e dal cielo ogni ora abbi aoccor.to . Vegglo ctultr cUtnso que,to regno, ~:::~ ~:fviadre:~:: ~~~ :J;~~~- tacere, E eh.I Vi vuoi ,uo stato manteMre convlen eh.e taccia. quel eh.e dentro giace: nell'alma, guerra, e nella bocca, 1:niu, E l'Ultimo· verso. potente nel suo lncislvo vigore, suo– na come una direttiva di marcia, un ordine d1 servlzlo. (1) Pace non trovo t non h.o do. far guerra e temo e spero ed ardo e sono un ghiaccio, e volo sopra Il cldo. e giaccio In terra: t nulla stringo e rutto Il mondo abbraccio. Tal m'ha In prigfon eh.e noh apre nè serra: nè per suo mt ritien. nè scioglie Il laccio· e non m'ancide amor, e non mt sterra;' nè ml vuol vivo. nè m1 tra.e d'Impaccio. Vegglo senz'occhl: e non ho lingua e grido; e bramo di perir e chegglo a.ila,· ed h.o in odio me stesso. ed amo altrui, ?o.scomt di dOlor, piangendo rido; eguaJmente mt spiace morte e tnta. In QUe$tOstato son, donna. per vu.l. (2) Tu sei U grande Ascolan che Jl mondo allu.mf J>er gra~fo dell'altlulmo tuo Ingegno; tu solo In terra di veder sei degno e.tperi1mza degli eterni lumi. Tu che parlando il cieco trror consuml eh.e le cose In volgare hai in disdegno;' ora ;,er me, eh.e dubitando vegno, pregoti che rlvotghl I tuoi volumi. Guard.i'I. se ln questo misero ,oggetto discender può giammai stato felice. e se /Hadonna dall'iuato gelo ;i~~rr:ufa mi~ 1 :e%ti~otettzçco~f:~dtce que,to vano sperar ml trae dal petto. lUARlO ALESSANDRINI ( li 11resente sa,g:110 è tratto ila! volume • Cccco d'Ascoli• che Hrri 1ir0Hlmamente 1mbbllcato dall'editore Gherardo Caalnl). plurivalente d'Insofferenza di glore opprlmente. t1iudlne ad una sorta di conta- ~:nlnente nelln storia llelle Jet. I lini, e come strenna 1955-56 ribelllo~ d'edonlsmo d'estetica, Bene. Nonostante tutto ciò e minatlo !antastlca della realtà, tere. accanto nl compatrlotl O. un « Antologia popolnre di ma in rP.altà rtconduoiblle solo nonostante questa singolare ne- di derivazione romantica. che a Keller e C. F. Meye;, . poeti del Novecento» a_ cura '-----;------------------------------------' all'unloa radice d'un egoismo gatività del personaggio, l'A. ha volte soffoca la spontaneità del- GIAN11il GH1\NA di V. Masselli e G. A. C1botto. iblioteca Gino Bianco è

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