Fiera Letteraria - Anno X - n. 45 - 6 novembre 1955

Domenica 6 novembre 1955 LA FIERA LETTERARIA Pag. 5 Liriche diOrazio tradotte daCetrango o La vita tranquilla Pace chiedo agli dti chi nell'aperto Egeo dispera q1mndo nube rapida ~:r::d~~~lli!~ccrtt navigante gli astri pace Jimmti in g11erra i Traci, o Gros/o o pace i Medt adorni di faretra: ' non con gemme o co>1-porpora costose e nori con oro. I tesori e •l littore con8olare non sgombrano f t1m11ùti della mente nd i voli d-Ogliaffanni intorno ai fregi d'aureo soffitto. Bene di poco vive chi su l'ionile desco accetta la lucida saliera paterna, nlf paura o brama sordida gli nega il sonno. Pcrch6 dal tempo brevc, arditi, larve gettiamo nel /11turo1 Perché terre cerchiamo in altro sole1 Chi ~e stesso esule /11goc1 Sul bronzeo rostro della naue a,ce,.de il nero o/fanno, toeo siede in grop'J)a al cooollo, veloce pi1i dei cervi, 1,iù d'Euro oscuro. Oggi l'animo lioto sfugga l'ansia del domani, temprando le amarc:-ze con freddo riso: chd folico in tutto ncasuno é mai. I Rap\ morte precoce 1l grande Achille, llmga vecchie:za logortJ Tito11e e forse il tempo quel che a te ha negato ,ni donerd. Molto vacche i11 Sictlia a te muggiscono e molti greggi; a te manda il nitrito la cavalla già pronta alla q1wdri[la, te lane vestono tinto di ,111ìricca/riccrno: a mc la Parca dicde •1tn campicello, 1rn tent1B so/fio di Musa greca o confro il per/Ido volgo lo sclegno. {Carm., Il, 16) La citarista Che lare per la festa di Nettuno1 Liete, togli 11n poco di viooro alla sagge:-::a; e dammi il Ctcubo riposto. Senti che !I meriggio declina. E tu, come se i! giorno non avesse le ali, indugi a prendere q11cll'an/ora rcatla fin dall'anno di Bibulo. Canteremo Nettllno o le chiome verdi dello Nereidi. E sii la cetra cuf"tla dirai Latona e la faret-ra rapida di Artemide e q11ellache visita il fulgore deUe Cicladi e Cnldo e Palo s1ll carro tirato dal cigno; e più tardi la nenia alla Notte. {Carm., 1/l, 28) JACQUES CALLOT: Disegno (Most-ra del Manie.riamo di Amsterdam) LA VERSIONE INTEGRALE DI UN CLASSICO DELLA FILOSOFIA .Biblioteca Gino Bianco La campagna di Ustica Fauno veloce lascia spesso li Liceo per l'ameno Lucretllc e difende perfino le mie pecore da'l fuoco dell'estate e dal vento procelloso. Corbezzoli nascosi! dentro li bosco tranquillo e rimi cercano le capre lontane dal fetore del marito e I capretti non temono le serpi verdi né I lupi sacri a Marte. o Tindaro, !inchè al decllvo di Ustica e alle valli pletrose suona dolce la zampogna. I numi ml Proteggono devoto al culto; essi hanno a C\.lOre la mia Musa. L'abbondanza benigna verserà dal suo corno opulento a te gli onori del campo e ln questa valle 11olltarla evtterai l'ardore di Canicola; su la lira di Teo qui puoi cantare gli amori suscltaU da Penelope e da Circe stupenda; porterai all'ombra copJ>cd'innocente Lesblo nè lotterà con )1arte Tloneo nè l'impeto di Ciro sospettoso hai da temere quando getta addosso all'Inerme le mani Incontinenti e strappa la corona dalla chioma e lacera le sue vesti incolpevoli, (Carm. 1 I, 17) La vite Non piantare altri alberi, Varo, prima della vtte sacra nel suolo mite di Tivoli nè Intorno alle mùra di Catillo: duri pesi al sobril Il dio propose, nè altrimenti scompaiono gli affanni mordaci. Chi dopo il vino parla più di armi gravose o di sua povertà? Chi non esalta te invece padre Bacco, e te Venere bella? Ma che I do'n1di un' Libero moderato nessuno oltrepassi è monito la rissa sangulnosa del Centauri e dei Lapltl accesi dt vino, è monito Evio terrlblle al Traci quando non vedono di libidine avidi di là dal giusto l'orrore. Non lo, candido Bassareo, ti turberò conrrarlo, nè sotto il cielo aprirò i tuoi luoghi di fronde coperti. Tienl lontani col flauto bercclnzlo I timpani feroci: nasce da loro il cieco orgoglio, la gloria che leva troppo alto 11 capo vacuo, la !tducla prodiga d'arcano più del vetro chiara. (Carm., I, 18) L'inverno Vedi come sta di neve candido alto il Soratte, e la foresta curva non tiene il peso e per l'acuta crosta del gelo è !ermo Il !lume. Se vuoi sciogliere il freddo metti grossi ceppi sul fuoco e versa dalla coppa sabina, o Tallarco, quadrienne vino e lascia Il resto al numi. Quando sarà quieta la rutfa dei venti col fervore acre del mare nè I cipressi allora nè i vecchi frassini più si muoveranno. Del tuo domani Incerto non chiedere; accetta per guadagno Le riviste i aliane i giorni dalla sorte e I dolci amori e le danze e Il campo e la palestra flnchè la tarda canizie è lontana. Intanto si ripetano i lievi susurri del convegni a sera e Il riso e l'Inganno di fanciulla che 111 svela da un angolo e Il bracciale strappato dal polso o l'anello da! dito <:he tenta di resistere appena. (Carm., I, 9) L'esilio di Teucro • Altri cantino Rodi luminosa o Mltllene o Efèso o di Corinto le mura o Tebe sacra a Bacco o DeUl a Febo o Tempe amena valle tè.ssala. C'è chi loda soltanto la città della vergine Pallade In poemi Ininterrotti e preferisce ad altra fronda l'ollvo. ~folti per onore a Giunone ricordano Micene ricca ed Argo nutrice di cavam. Io non ebbi d! Sparta paziente né del fertili campi di Lartsa tanto stupore quanto della rupe d'Albunea fragorosa e dell'Anlcne precipite e del bosco di Tiburno e del rivi che inondano I suol alberi. Come Noto talvolta sgombra Il ciclo oscurato da nembi e non produce sempre la pioggia, slmllmente tu da saggio penserai di porre fine con dolce vino alla tristezza, o Planco, e àgll affanni del giorno: dovunque ti trovi: o tra I vessilli d'oro al campo o all'ombra densa del tuoi boschi a Tivoli. Quando Teucro fuggi da Salamina e dal padre, alle tempie una corona di pioppo cinse bagnata di vino e disse al mesti amici: ovunque noi conduca la Fortuna più benigna del padre, andremo, o miei compagni: sotto l'auspicio di quel Teucro che vi guida non si può disperare. L'in!alllbUe Apollo cl promise che vedremo su nuova terra ur'altra Salamina. O voi che meco avete più feroci mali spesso patito, ora spegnete 11 dolore nel vino: tenteremo domani all'alba U mare un'altra volta. (Carm., I, 7) Il termine La mla casa non risplende d'avorio, non di palchi dorati, né le travi dell'Imetto si appoggiano a colonne strappate via dall'Africa remota; non occupo una reggia come fanno ignoti credi d'Attalo; fanciulle oneste non proteggo che ml portino le ·porpore da Sparta: ma la lira con una vena fertile d'ingegno possiedo e dì mc povero hfl bisogno U rlcc\,: In nulla provoco gli dòl né all'amico potente chiedo beni più larghi; ml contento di quest'unica .:, lieta villa tra i campi di Sabina. Si consumano I giorni, I noviluni si affrettano a sparire: e tu prepari sotto la morte marmi da tagliare; tu del sepolcro Immemore alzi al cielo palazzi e !ai rimuovere gli scogli ardui dalla marina aspra di Baia: non ti basta di chiuderne la riva. Perchè togli le' pietre di confine dal campo del vicino Cd oltrepassi I limiti dei tuoi clienti, a'-'.aro? Moglie e marito col paterni Lari, col figliuoli cenciosi al seno stretti se ne vanno scacciati. Eppure al ricco non rimane altra casa più sicura di quella !onda deliiQrco rapace, dal termine fisso. Dove vuoi andare? La terra giusta come s'apre al povero cosl al figli dei principi: Caronte vinto dall'oro non condusse Indietro Promi!teo astuto; -l'Orco abbraccia Tantalo superbo e la sua stirpe; ode chiamato e non chiamato e viene a sollevare Il povero, compiuta la fatica.. (Carm., II, 18) (traduzioni En.:-loCetrangolo) K. VAN MANDER: Pleura (Mostra del Manierismo di Amsterdam) [.

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