Fiera letteraria - anno X - n. 39 - 25 settembre 1955

Domenica 25 sc11cmbre 1955 LA FIERA LETTERARIA Pag. 5 D[ QUEST'EPOCA ~~ERO[CA,. RESTERANNO CERTAMENTE QUES'f[ lUM[ E QUESTE BOTf[Gl[E MORAl\lDI 1.1\lTIMO 2i settembre 1939. Ieri, seconda visita a Mo– randl. A ogni porta. una breve g-ara di complimenti per decidere chi deve pas– sare per primo. c. s·acco- ~°'!1 ~i ~';~~1 \ ~~ro t~: lito, lucido, ordinato On ca– sa cl sono due sorelle e la madre con gli stessi occhl ~~;:r,~t~'ì 1 6<!r:ani~tt~; :di Callot. Nel salottino con la scrivania sotto la finestra aperta sull'orto (un orticel– lo incolto tra le case alte e lrfcgolarl), due litografie di Daumlcr. Da un corridoio oscuro, che sa di cantora e di na– ftalina. entro nella stani.a claustrale delle sorelle. L'a. rabeseo calligrafico delle testiere nerissime dei due ~~V 1 laiio 1 f;,r~a~~1:~~~~t le trapunte e delle pareti. Pulizia, cautò benessere foreir:d~~oc~~ahs:rl~n~~ dae~: flold~ u;rt~~o euf:~~ ~~ue~: rete di tondo un mucc~lo di bottiglie e di lumi. i mo– delli del pittore. Anche qui la finestra dà sull/orto n sulle vecchie case, che Mo• rand! di tanto In tanto di· pinge. · Fogli di UII * d • • ., .... ,o flt~a.d~~~:~rr~gnle1 1 ag{~~t C'ò Infatti, fra le molte, una tela, ancora Incomple– to, Intonata sulla luce di un pomeriggio autunnale: una finestra aperta. in cui POSSO studiare. In confron• to col \•ero, le abbreviazio– ni e I valori della modula– ta sintesi pittorica. ne GIUSEPPE l'\l\.à RCHIORI zio: è un uomo che ha pa• gato di persona. E che non può accettare l'uso corren– te della confusione di ogni valore In ·un amorfo livel– lo medio. :O.lorandlstacca dalle pa– reti. dove sono appese sen– za cornice, quattro nature morte e le dispone sul ca– valletto. Motivi: gli a1.zurrl e I rossi Intonati coi grigi. col sottili e limpidi colori dolle bottiglie e del vasi. Morandi è molto alto, magro. un po' cur,,o: una placida catena di orologio si stacca sul panciotto ne• ro. da un occhiello al ta– schino. come usava mio padre. Ha i capelli quasi bianchi, tagliati a frangia, come i domenicani: un pro– mo acuto disegnato con la punta d'argento sopra un foglio Vinciano: un promo di vecchio, pieno di caratte– re, d'un nobilissimo e brut– to>, severamente ~soso. Questo solitario e studia>, come In una cella, e tlalla costante osservazione e dal lavoro paziente, trae gli e– lementi esatti delle compo– sizi oni. per l e quali si può ben parla.re di e stile>. E' la c erteu.a. e l'amore esclu. slvo alla pittura. Fin dalla ~l~to c~~bl~t~alfI'i14),if~h~ Morandl conserva come termine di confronto. l'atti– vità del pittore si svolge senza errori o sbandamen– ti. si concreta in compiute espressioni. che sembrano spontanee, dipinte alla pri– ma, e sono Invece Il risul– tato di una meditata ela– borazione fonnale. Sarà mal J>OS$1bile far Intendere queste pitture al retori del patriottismo celebraUvo? Essi credono che la guer. ~~t1:;1~ùe i~:ior~~~t~ld:.:~~ randi. ).fa di quest'epoca e eroica • resteranno cer• temente quei lumi e quelle bottiglie. pcrchò l'arte di 1\-Iorandl è poesia, assoluta, universale poesia. Della guerra restano soltanto le rovine e gli elenchi del mortL e: Conosco bene i mlel e Hmltl >, dice Morandl. Ml accontento di questi che se– gnano Il mio mondo: se lo ~g1;te,e~~~~~~~ ~o~~uJ:: siderare di più?>. SI giudi– ca con distacco: sa quanto vale, sa quanto vuol fare. Un'aria triste e preoccu– pata l! nel suo volto stan• co. notturno. < A me basta poter lavorare. A me basta ~he ~e'r'~\~!~1~f.'~~~~~~ Ita1ia. amano ancora la pittura>. Cl sediamo al tavoli– no, accant o alla f inestra, a bere con lente1.za, e paca– tamente c onversando , qual. che tazza di tè. Dicono che è severo, qualche ,•olla spietato. For. se si dUende dietro una maschera. Difende se stes• so e Il suo Impegno mora– le. All'arie ha sacrificato la vita. come un frate trap. A BOLOGNA. E A HO~& L'Intransigenza di !\1o– randl nasce da una netta posizione morale di fronte al tempo, Pieno di misura e di cau- ~~11!· dftr:~~ic. ri: t~f'c}ru~ si abbandona, con parole infuocate. bollando l'oppor– tunismo di troppi artisti che tradiscono. prima di tutti. se stessi; che tinunclano alla loro (11gnltà, ln cerca di emmer! successi: genia di politici delle arti. L'arte ridotta a mezzo pubblicitario. Dov'è oggi la pianta" uo. mo", dove sono i carattert In un tempo di ca,rltolazlo> nl e di menzogne. La fedeltà Integra, asso• tuta a certi principi fon– damentall è, nel caso di Morandl, un fatto esem– plare In un'epoca dl oscll• lantt coscienze. Le opere di Morandl so– no le più" sicure" tra quel– le della genera7.lone che el ha preceduto. Poche altre potrebbero stargli vicino. ra~~i°i~ 1 f:tst~ 'W~;::. ~i~: ture e acqua!ortl, basta a darmi conròr-to, a credere con ,maggiore forM 1n quel valori dello spirito che l'o– dierna barbarie non riusci• rà a cancellare. Nota. (Ho tra.acritto,sen- :~1~~7;gg1feft."'J~z 8 ~1:f~ dUlrio, che rispeccltiano il senso di un tempo tanto root0to, e che sembra lon– tani.ssimo. Era giusto i"8l• atcre sul significato morale dell'opera di Morandi). Imofa. 14 maggio 1943. Morandi osserva gli al• ber! del parco. Lo attira una goecla di resina che cola dal tronco di un pino. La stacca dalla coneccla, ne aspira il profumo bal– samico, ool la mette In boc– ca. l'assapora e dice: "Buo– na ". Vedo In lui l'artigiano ;~~nf:.vi{~~ai::~wt: 1 s~~~ pre di questi gesti che ma– nifestano semplicità e pu• reua, amor del" mestlre ·•, cioè sentimento di poes.!.a. GIUSEPPE inARCIIIORI DELLE SUE AMAREZZE BASTA VEDERE IL FRUTTO * U~ ESEMPIO DI ARTE DI VITA ~J DI POESIA I * Incontri con l'uomo ec n l'artista Questo saper scegliere di sé sempre il meglio, senza abban– donarsi mai a un compromesso: questo fare esperienza con una logica e un genio che gli è uguale nella vita e nell'arte "*" ni: VERO .NI.ONTEBUGNOT,I Bisogna pure che lo ml decida a scri– vere di M., se ogni volta che me ne torno da lui questa idea si riaffaccia sempre più urgente e stasera già da qualche ora m'accorgo d'andare abboz– zando !rasi e frasi pensandovi. 'Ml ha trattenuto !lnora Il timore d'abbandonar• ml alJ'enluslnsmo, -che è sempre enfati– co: ma era un falso timore. A dire la verità nelle mie visite a M. da un po' di tempo sono sfortunato, o poco accol'to. Vado domenJca scorsa, e M. viene ad aprire la porta· con Il tova• gllolo In mano. Ml trovo, subito dopo, nel– la camera da pranzo col desiderio di uscire e andare In altro luogo ad aspet• tare la fine del desinare certamente ritar– dato, e Invece M. ml ha già fatto sedere vicino a lui, presso la tavola dove. intor– no, sono le sorelle e la madre. Poi, dal ~ioc~rl~o ~of~,s~t!cd~!~~tàll~i31à~:Pr~ 1: zlone che si direbbe trascorsa u n'ora, e lo devo a lui e al suol, che nello spa1.lo di qualche minuto hanno saputo farmi cosl bene dimenticare d'essere un ospite non Invitato a quell'ora. Torno oggi, e nell'entrare nello studio lo trovo che scende dal letto, assonna– tlsslmo. Questa volta, peggio che mal, l'ho svegliato. Nella situazione non c'è nulla da tentar di salvare: alle prime pa– role sento l'Inutilità di continuare a glu– stUicarml, e smetto. M. intanto ml ras• sicura e già cl troviamo seduti vicini, sotto la finestra. Eccoci alle nostre conversazioni; que– ste ore che, dopo, lasciano In me tanti ricordi, e fino ad oggi ur. cosi vivo de– siderio di scriverne. Cos'è, dunque, che ml attrae tanto, ogni volta di più, verso quest'uomo? Parliamo, i primi momenti io un po' cauto, come timido, lui un po' distratto, poi più vicini e presenti, di cose che all'Incirca saranno le medesime per tutti quelli che e fanno parte del collegio> o vi sono ammessi, ed lo, preso !'aire, ogni tanto gli chiedo di uomini e di cose. M. parla, sparla pochissimo. La gl!nla in• finita del mediocri non lo Interessa, e dà al disprezzo poche parole: o parla degli amici, In bene. (e ciò accade natural– mente per Il ratto che egli. nell'arte, sce• glie gli amici soltanto fra coloro che stima) o accenna apptma di qualche com– parsa; poi se ne è già dimenticato e rl• prende un argomento di maggior conto. ~~:ns~~a:!copof:i~r!o~~~!~1°:~1. p~~ In lui una logica cosi esatta che I fili del discorso si riuniscono sempre e sem– pre ne esce una conclusione conseguente, precisa, detta col massimo della scmpll• cità. . Tizio, giornalista-poeta, per dire una delle sue solite corbellerie. cominciò una volta dicendomi: e: Ora, senta, lo le dirò una cosa lmmen<;.a•· M., Invece. per dire delle cose Intelligenti non ha bisogno di avvertire prima; è Il suo unico modo di paÉ!a~~nque per questo che lo ml ruro di tanta attenzione quando parla? (Ed an– che devo dire che si esprime con molta proprietà, e parla Q__aturalmentebene). E .... i suol quadri? Le sue stampe? Sono for• se quelli e quelle a causare I ritorni di r!cordl cosi Imperativi? · I quadri, le stam'pe, quando sono nel suo studio e si parla Il guardo non mol• to, le prime volte. Ora Ja dolce scoperta di una cosa nuova, di un quadro abboz• zato, ml stupisce meno e ogni volta os– servo un POCO solo, senza commentare. La verità è che cl ripenso per delle ore, sem– pre più spesso; ricompongo il quadro nell!l memoria e comincio .1.daverlo fa. mlgllare ritornando a guardarlo sempre meglio. Le stampe, allora? M'accorsi del– le stampe, veramente. un pomeriggio ver– so sera che salivo a Barblar1ello. Era una sera di cielo annuvolato; al tramonto li cielo verso l'orizzonte era di un grigio ,'erlaceto, lucentissimo. Io, l'osservavo vi• cino ad una casa, attraverso una !Ila di abeti che Intrecciavano I rami, ch'erano rami grossi alla base del tronco, poi sot• tlll e con fibre strettissime e allungate verso la cima. Contro il cielo perlaceo si opponevano neri, con rilievo e disegno fortissimi che sfumavano verso l'alto in tratti leggeri leggeri; il tutto Illuminato da una luce diffusa. fermissima. Mal co– me allora io ml sono rlcorddato meglio di M.; ml colsi a pensare: e: è come quel– le acqueforti di Morandl; è un paesaggio suo> e guardai a lungo con quel pensie– ro, sempre più convincendomi. I quadri, le stampe; allora? Lo rivedo adesso come realmente m'è apparso con quel suo viso magro e un po' chiuso, n-iste solamente nello sguar• do. Non è l'ambiente, - lo studio, e le opere le conoscevo anche prima ; è quel• la fierezza modesta di artista che non ha mal tradito la propria arte (pochissimi, in coscienza. possono pensarlo di sè), quel– la sua rilenutezza di uomo che ha sempre vissuto da solo con sè), quella sua rltenu– teu,a di uomo che ha sempre vissuto da solo con sè stesso. sempre uguale a sè stesso. sempre onesto con sè, fierissimo eppure gentile in ogni atto. Questo saper scegliere di sè sempre Il meglio, senza ab– bandonarsi mal a un compromesso. sen7.a mal mentire a sè; questo fare esperienza con una logica e un genio che gli è uguale nella vita e nell'arte. Penso nella sua vita ci saranno state molte amarer1.e; sacrl!l• cl. anche. lo non glie ne ho parlato mal; d'essi ml ba,ta vedere Il frutto. Ripenso a una parete del suo st~dlo dove vi sono opere di vecchia data ed al– tre recenti. In esse è sempre Il medesimo: prima un poco tenue. ool più sicuro, lnfi• ne maestro, ma sempre Il medesimo, mal Incerto. Non ha buttato mai nulh,, spre• cato nulla; non divagato mal, come nel discorrere. C'è nella sua arte una logica artistica, una eccellenza di 9CCltache por– ta la sua pittura e Il suo disegno (le ac• quefortJ degne del paragone di maestri massimi) ad una altezza di scienza. Que• stl sono I motivi che maggiormente m'han. no attratto verso questo uomo grande e m()desto e artista eccellente; motivi espe– rienze esempi di arte vita e poesia dai quali tutti abbiamo da Imparare. VERO MONTEBUGNOLl GIOHGIO MORANDI: Natur:1 morta 1953 pio ioteca •ino Bian€o "Forse io sono l'ultima espressione dl un'epoca che ebbe della pitthra - Vorrei avere settaritatrè a11ni invece di sessantatrè,, * di GIUSEPPE Gl'incontri con Giorgio Morandi non poasono aver ll,ogo che a ca.sa.sua, in quella silenziosa Via Fon• dazza, alla quale si perviene dopo aver attraversato 1>0rtici e portici della vecchia Bologna. Poich6 egli non freq1te1tta alc1m ritrovo e vive da anni comple– tamente isolato, uscendo solo per le lezioni all'Aoca– demia, dove itisegna incisione. Per questo, qualche anno addietro, non si era recato a 1Lna, conferenza di Maccan; ed "" giornalista, intervistandolo, gH aveva fatto <Ure di non essere andato percM Maccari non lo interessava. Da .Vaccari si passò ai ricordi dell'ultima guerra, che llforandi trascorse in ima casetta. di campagna s1ù– l'Appennino, scegliendo - proprio con uno di quei /or– mi<tabili errori, di cui Mno solo capaci gli artiati - uno dei puntj della Linea. Gotica, che doveva essere tra i pili bersagliati. Finché non vi arrivò U rovinio deU'uJ,. tima resistenza tedesca, però, Morondi ebb e modo di dipingere, tornando al fX1,es1Jggio che aveva qua.si del tuHo abbandonato. Anche il dopog1terra, da queseartista apparente• mente chi•LSO in una torre d'avorio, t stato in.tensa,. ,e GIORGIO .I\IOKANOJ: Autoritratto (part) men.te ~ direi drammaHcamente, vissuto: t:iuo, nella conveT sa::ione, ~ il suo interesse per la siluazÌOtle ita– liana; e lo scontento delle considerazioni non na.sce da 101 fatto personale, ma da constatU%aoru che egli con– sidera obiettive e da un a.more verso la sol/erenza de• gli uomini. Quest'uomo, che daJ.la sua pi.tt1,ra esclude ogni intromissione ,entim6fl.talistico, ha un'anima oL– tremod-0 sensibile e ricca di profonde rison-an:e. Una delle cose che lo meravigliava e avviliua era il pullulare degli incom))olenti, senza nemme110 l'altc• 111la11te dell'amore, nelle cose dell'arte: proprio in queL tempo aveva fatto parte di una commisrione per l'as– segna--ione di un Premio internazionale. Tale commis– sione, che avcoo solo U diritto a esprimere un parere, aveva 1tna.nimemente fatto un nome cd il Consiglio, che aveoo facoltà deliberative, composto t11tto d'incom, petc11ti, aoova premiato, invece, un tizio clic con l'orte nulla aveva a che vcdore. e: Nei premi - commentat:a Morandi - allorcltd c'entra la politica le costi vunno sempre male>. < Pensi - mi disse dopo una pausa - che quando alla Biennale di Ve ne~ia i Renoir si oonde• oono a due tre mila lire cia.sc ,mo, le grandi 0-~do e le GaUerie d'Arte Mode rna i taliane comprava110 le croate di Zulluiga >. Gli racco11tm dello Galleria d'Arte Moderna. di Ro– ma che, intorno al Novecento, cornprò per alcune cen• tinaia di migliaia di ltre dite mediocri tem pere di Mi– chetti, che non si sa nemmeno dove si.al' lo andate a finire, mentre pagava solo novecento lire u11capola,. voro di Toma >. re :: ì~~ ;::r:~~~ "f F;a::t/t'~~~~= ~ ~~: f.f:~:: scienza nell'arte si t fatta adesso 1ncosc1en.:a nella vita. Vorrei at;ere settantatré anni invece di sessan• ta.. tr<i>. * Un'altra volta trovo Morandi piuttosto ang1l.8tiato. Sapeva da. tempo del falsi che circolano, e ne soleva di'. scorrere con sopportazione; ma l'ult.ima capitataglt sorpassava ogni limite. Un giova11e pittore bolognese era andato a trovarlo e gli aveva narrato di essere stato proprio q1iella mattina sfrattato con tut_ta la fa• miglia: non avevll più caea e non aveva soldi; la mo• glie per giiu~a s_tava male,· era avvtlito, diaperato e manifestava addirittura propositi suicidt. Morandi, im11rc~&ionato di tan_ta~ciagura, prese 11n silo quadretto e ghclo diede: < Ttcnt, vallo a vendere, ci ricaverai tai1to d(J far fr onte a lmeno alle ])rime ne– cessità•· E lo accompao11ò nf.la porta, S{'hcrnc11dosi da ogni ringraziamento, ma in cu or suo felice di avere, SCIOI~TINO con rtn q11adretto, &alvato dal lastrico 11nafamiglia e forse dal suicidio 11ngiovane artista. I guai vennero q"alch-6 giorno dopo, quando due si– gnori si presentarono da Moran.di e gli moatraro,t0 due !UOi q11adri 1«711ali, per savere qllale fouo l'a1tte1l• tico e quale il falso. Morandi capi s1,bito: tt e pro8simo !uicida > a\16'Vafatto una copla del quadro che egli gli aveva donato e aveva. 11671duto copia e origh1ale a due acquirenti eh-e fil diavolo, come .ti sa, fa le pentole ma dime,itica sempre i coperchi) erano amici e ~J)rl· rono l'inganno quasi s1tbìto. Morondi si rivolse a un &110amico am:ocato o fCC6 chiamare il fal-aario alla presenza dei due compra.tori; mica per farlo confes30rB e denunciarlo, ma soltanto per fargli firmare una dichiarazione con la quale 1>ro– metteva di e t1on farlo plfi >. Tale platonica dichiarazione accontentava Moran– di ,na non il compratore del falso, il q1wle disso che, se .Aforandi J>6rdonava, lui avrebbe den1tnciato il falsario senta 1111Ser.COrdia. Sicchd, per evitare la galera a quello sciagurato, Morandi ritirò il faùo e diede un altro .t'Ho quadro. e/ giovani - mi dice - sono in molti ad eHere cos\; la docadenza, in proposito, cominciò col faaci!mo che, f~°f;:i"!oaI::o~f':°a dei giovani, li portò ad essere Mi parlò anche, drLrantc <Juella vi sita, d ell'astrat– tismo: una nuova accademia, consona al.la faciloneria per lo cose deU'arte. < F'orae io sono l'ultim a espres• !Ione di un'epoca che ebbe della pitt11ra >. * Un'altra visita, q1t&ta volta (lomenicalc, fu per mo pi1Ut0&to movimentata. Non avendo J,forandi tolefono, g!i avevo_ mand:a,to un biglietto per sapere se poteva ncevermi. La nsposta fu, come al solit o, corte semen– te affermativa. Ma. erano con me 1ma. figi.io/a del se• natore Salomone, l'on. Domenico La Ru.,sa o il gior– nalista Francesco Giarrùzo, i quali mi chic-Sero insi– stentemente di venire anche loro. Si delineava addi• rittura un'inva.sione,· allora mi recai prima tO da Mo– randi e lo informai della cosa. e: Vengano, vengano pu.. re, QueUo che temo t soltanto il giomaliata. >, L'incontro fu q11anto 111a.i simpatico. Giarri:.:o die– de a Mor<.uuli 81tbito del cmoestro•. «No la..,ci stare· il maestro; mi chiam,ì se1riplicemente Mor'andl >. e No - disse GiarriZZo - la chiamerò semplicemente Glor• glo>, Vada per Giorgio - rispose ridendo /tforandi; ma s1Wito capì U riferiment o ai g randi del paasa-to, cho anche nella storia sono passa.ti col loro primo no• me, ed intervenne con energ ia:< No , no, non esageria.• mo; mi chiami Mori!ndi •· Dal salottino, attraverso la camera da letto delle sorelle, vessammo nello studio, dove sili cavalletti erano due quadri cominciati. Quit1di !,!orandi si diede a cercare dietro una tenda una sua incisione, cho avrebbe dotmto darmi per port.arla. a un amico, < Non ne trovo ness1tna - disse. - E' dal 1946 che non ne faccio; ma assk:tiri lit. che riprenderò presto e che lo accontenterò. Veda, sono presbite, e dipingere mi dt\ fastidio: debbo adoperare due lenti allontanan• domi e riavvicinandomi al quadro che dipingo. Spero, int:ece, di poter incidere se,1za questo fastidio>. La R11.ssa,che di solito t ttomo loq11acc, dttranto la visito stette sempre in silenzio; solo qttahdo /lrnrnio di nuovo sulla strada, con tx>ee evidentemente com– mossa, disse: e E' lln monaco>. * Due sole volte che ho incontrato Morandi fuori di ca4a, questo t avvenuto in due mostre. La prima volta a Romo, a 11namostra di Olm,desi. Erano le tre del pomeriggio; mi disse che ura arrivato in mattinata e che daUa stazione si era direttamente recato al Palazzo delle Esposizioni, rimanendovi sino a quell'ora. Avevo visto tutta la mostra, ora voleva solo rivedere alcuni pezzi. Lo lasciai solo e mi avvici• nai ad.Arcangeli che Io accompagnava. A tm certo punto ebbi un dubbio'. Chic&i ad A1'can– geli: < Ma siete andati a pranzo1 >. e: A prcm.::o1 Ma M. iJ capace di rimanere qitì &ino all'ora di cena>. La seconda volta fii al Gimnaslum di Bologna, dooo si tenevo. la, mostra del Reni. C'ero stato la mat– tina e ci tornai;o il pomeriogio per rivedere meglio al• cune cose e per prendere i soliti app11nti. In cima alle scalo c'erano .:"tforandi, Gnudi e Arcangeli. Arcangeli mi chiese se aveuo visto la mostra e elle cosa mc 110 sem– bra.va. Dissi che a me Rct1i non piace; il gilldizio cri– tico sa rebbe venuto dopo, form11.Jato con la dovuta pa• cate::;a. Arcangeli si mise a ridere guardondo Morand& (c'era stata /radi loro qualche di,,cussione in merito,). Afora.ndi, ol.Jora, mi prese a braccio e per circa due ore mi aCC"Ompagnò1>Crla mostra, commentandomi llno per ltno i q1uidri e&posti. C'era nel &uo interessa– meno forse 1rn po' di sentimento oampanili3tico; ma c'era anche una reale 7>ersua.,ionc estetica. Difa.tti, deUe voluminose opere del Reni, Morandi blrdova ai particolari, a 1m p«e3Clflflio o (1 una nat11ro morta, a. ma soffitto o a ima librerin; tu.tto il resto anche per lrLi era mestiere. tecnica, crbilitd; mo in quei fram– menti c'era il pittore, l'artista aidentico, qurllo cho lui ammirava. Cosi abbiamo a lungo sotttato dinnanzi a una veduta di Bologna dipinta sotto i piedi di una madonna; dinnanzi a uno scaffale di hbri dipinto come quinta di uno sgargiante ritratto, ecc-. Anche in q11ell'OC('asionc ho potuto notare h: coe– rente persuasione estetica di questo grcrnd(' artiata, forse realmente l'u.Jtimo grc,nde ravpresontcmte di 11n 1 epoca che risc~lia di tramontnre. GIUSEPPF. SCIORTINO GIORGIO l\tORANDI: Fiori 1916 OlOllGIO l\tORANDI: Natura mort11.1916 l GlOHGIO :UORANOJ: Natura morta 1919 (1>:lrt.) * Le payi11c dcdkcttc n Giorgio Mora1tdi sono state c11ratc da Gi1t-scppa Sciortino. ,;

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