Fiera letteraria - anno X - n. 39 - 25 settembre 1955

Domenica 25 settembre 1955 LA FIERA LETTERARIA Pàg. 3 ÒIEGLI ARTI§TJI IT ALIANIC GIORGIO IIIORANDI GIOUGIO l\IORANDI: 1-'iori 19'.:U lpe.rt .) Sul terreno della cultura moderna mol– te e contrastanti p6etiche lrrompbno con forme differenziate, che tutte pretendono di rappresentare l'istanza storica e di spo– stare, quindi, le esperienze precedenti verso nuovi stimoli d'ispirazione. Pur quando sono semplici riflessioni Jntellet• tuall, anche schiettamente fiduciose e di• slnteressate, l'atteggiamento che assumo• no può stupire per Il convinto rigore con cui lo mantengono. Il processo autentico, però. non consiste nell'interpretare la sto• ria. ma nel !are la storia; e questa la lnnno soltanto quelle intelligenze superio– ri che si abbandonano alla loro umanità, che parlano con le opere e non con le pa– role. Le correnti estetiche e di pensiero o le determinazioni analitiche di taluni Interessi più o meno manifesti, prestano qualche contributo al mondo ideale del• l'artista. ma non lo condizionano: questo troverà sempre nella poesia la sostanza perenne della storia propria e altrui. L'ar• t!sta disarma la materia e la costringe in una nuova realtà, indivisibile si dalle aderenze di tutto ciò che forma la vita dello spirito, ma congiunta anche a quel• la significazione universale che nella sfo• ra della fantasia sì compie per via dello stile e del sentimento. Rari gH artisti cui la provvidenza con• cede il privilegio di segnare un "Universo dentro Ja misura umana. e tra guesti cer• tamente Giorgio Morandi. Fin da prlnci• pio Ja sua parola era poesia e storia in· sterne. Usiamo Infatti Incorporare nello ~~t~u~~1~r 1 df~~tre~~~ftir!~oll~i1a~s:i '20, perché effettivamente ne riflettono Lapiùninile sincei·ilil Quando la~io la carena Junga e ciot– tolosa di via. Fonda:ct.a e salgo quelle scale, se cerco di prepararmi alla vi• c;ita Intendo che cli fronte al quadri di Moiandi non può aspettannl una delu• slonc. • Ent.ro nello stanzone Juminoso certo dell'incontro; e da molto tempo vado ripetendo plano, di fronte al paesaggi e nature morte: « bello, che bellezza• con la più umile sincerità. Quando esco, ml vien !atto sempre di domandannl se è vero, se può es– sere che Morandi sia intalllblle; e t!· nl.scocol dover ammettere che per me, allo stato att.uale del miei pensieri, 11 dominio della sua infallibilità sull'o– pera è pressochè assoluto e totale. Forse per questo non ho ancora osato scrivere. Eppure, so troppo bene che qua3I t.utto è ancora da dire su di lui. Forse potrò lnoomlnclare a scriver. ne Il giorno che saprò \'edere e dire che quralche suo quadro non è bello; può darsi che allora lo sia ponetrato più addentro nel cuore della sua pittura. FRANCESCO AltCANGELI GIORGIO I\IORANDI: Natura morta 1918 .. ' Avevano un'anima tutti i suoi oggetti * di ALESSANDRO PARRONCHI Era l'ovrile del 1945. Il Primo aole e senza sbarre• dihwiava sulle felite, s1ll verde delle campagne ab• bcindonate e sul sangue rappreso delle cittd, wr ima 110rtae,itrava a torre11te nell'abitato. E f11,nell'arco solenne di quella porta clic veder passare il tricolora su ,in,, camionetta di urlanti fii palpito della vita che risMcitci. e cald<, di. scmgue alle gote, calci-O di lacrime alle ciglia trafitte dal sole. (Perché ricordare, Sem7,re vano è ricordare - meno quando la cosa che si ricorda .,:ia pii, certa oggi di ieri, abbia ~Rinto nell'qggi i rami aff.ondando nel 1>assalo le radwhe.) Intorno l'aria era stordita di megafoni e cl'itrli, e nei calft. le lingue da troppo tempo legate e intor– pidite st scioglievano e parole parole parole s'1«lhiU· no, e le campane, chiasso, discorsi, discorsi nrmvi che mai s'erano ascoltati ci si trovavano in bocca sen:11 sapere come e perchè. L'arte, anche l'a,-te si tratta• va ora come 11na .persona cstmneu che ai presenta daoo11ti a mi mditre d'albergo e deve declinare le sue generalitc'I; e 1>er essero ammessa ora doveva essere colletUva, doveva interpret.are i bisogni della colle(. tività. Allora, tton so com.e avvenne, /1t ,m'ombra cJw passò nel fondo degli occhi, 1tntremito di vita troppo presen,te per poter essere pi,ì tardi dimenticato. IL nutto allinearsi degli oggetti di Morandi prese forma !F.a1:U:i~ O : 1 :;~iti~i"t:ra~J:~~s~!~ 1/~~r;:;~~: mai, e nulla pi,ì. - sentivamo co,1u11ossi - nulla 1>iù di q1wl n11Uoallh1earri cti testimoni che diventat:ano a "" tratto moltitudine, folla, aveva lottato giorno per giorno, ora per ora, per do.re a noi in q_uelmo• mento it sen3O che ,mct pi,ì oosta, sterminata vitrt rollettiva em padrona d.eUe nwtre emozioni, s'ero fatta avanti per risolvel'e i nostri dubbi. ALESSANDRO PARRONCIII ~iene::o del suo Hn9uo99io * E' un artista che nella pienezza profonda del suo vivere ha. elevato le più umili riforse della realtà e della cultura al livello maggiormente degno del linguaggio figurativo - Morandi insegn,a che ogni soluzione creàtiva, concepita nella più gelosa intimità dell'anima, crea un linguaggio autonomo, perfettamente in accordo con le istanze della nostra epoca .. Il.I[ U""B!RO' AJPOLLONJO,, qualche attributo. Eppure, subito dopo, slamo !orzati a distinguere, a rilevare che tutto Il quadro vive per l'azione d'una legge squi&itamente figurativa. Talché Il manichino - oggetto tipico della pittura metalìsiça - non vale più come tale, ma diventa una !orma - ovoide - che racco– glie in sè una voce propria. e ogni altro oggetto, Infine, non è affermato come cle• mento sorprendente per la convlven7.a stabilita con altri oggetti. ma' si colloca come un corpo Il cui significato è d'esclu– siva formalità stilistica. Pcl'C"iò gli aspetti di uria cronaca figurativa risultano appe– na un sottofondo Insignificante. essendo prevalente in'vece l'Irrevocabile radice che ha provocato Il mutamento della realtà In una superiore <;erterza di poesia. Tan– t'è vero che -se per molti artisti si può operare una ripartizione di comodo a se• conda dei soggetti preferiti - Il periodo del manichini. Il periodo del cavalli. Il pc• r\odo delle piazze, il periodo dei paesaggi urbani. Il periodo delle composizioni, e cosl via - per Morandl I gradi dell'espe– rienza vanno misurati sulle variazioni del problema figurativo che propongono e svolgono. Dapprima l'immagine In super• fiele, quindi in sede prospettica, poi In uno spazio luminoso, e In seguito articofata nel tessuto cromatico di tonalità finissi• me oppure gravi e accentuate oppure Il• limpldtte e tencl'issime. Le novità sono proprio nelle fasi progressive che gli og• getti trapassano. nei lievi spostamenti che subiscono e per cui pa11ecipano d'un ritmo nuovo. Il tempo si !erma. e scrive appena qualche pausa con somma dellca• tezza: il pittore s'avventura nel suo sen• ~-~·fu:11\u~to ciJ~;~1 :;::i~~~t1am:~n:}nie~: vento dell'anima. Che importa se avvenne una congiuntura cézannlana opnure una mediazione cubista; che Importa se potè gravitare su qualche dipinto l'emergenza di Deraln, del Doganiere. di Coro!.? So– no verifiche di vocabolario, nulla più. La maturità del pittore e ·1a stia, distinzione vanno molto al di là di questi sug(::erl• menti.' se pur essi lo r1conducano al cli• ma generico della pittura coeva. Dentro un accomodamento amoroso dc• gli oggetti, disposti secondo un ordito di rapporti essenziali, per nulla vistosi, non si ld,entlfica un problema materia-luce. bensl una conoscenza spazio-luce,· che si• gnlfica uno slontanamento deciso da qual• !-lasl remissione sensitiva e naturalistica. In un pittore dove l'oggetto naturale pur rivive nella sua riconoscibilità, che mal ha colto le occasioni di· una riduzione astrat• tista, questo risultato è IAnlo più Istrut– tivo ed esaltante per ognuno che sappia leggere nelle opere senza Inflessioni pole– miche. L'isolamento nella camera lnterio• re e non nella camera magica ha gene• rato uno degli esponenti maggiori dell'ar• te moderna. Tutte le grandi realizzazioni artistiche d'ogni tempo si sono imposte attraverso una modestia di mC7..zl, e Glor• gio Morandi nella sapien7.a profonda del suo proprio vivere ha elev~to le più ui:vill risorse della realtà e della cultura al li• vello maggiormente degno del llnguag,glo figurativo, perclié soltanto ciò ha scelto che gli era Indispensabile, senza badare affatlo a quelle presenze marginali che possono soddisfare I minori preoccupati delle Invettive o delle rl!orme. Gli assilli della rlsponden7.a al tempo sono In fondo più numerosi che quelli della creallone di poesia, per un Inveterato equivoco che ritiene questa poesia qualcosa di avulfo dalla storia: di Indifferente e di Inutile. Morandl Insegna Invece che ogni soluzlo• ne, la quale si formula nella più gelosa Intimità dell'anima, crea un linguaggio autonc;,mo, perfettamente In accordo con le Istanze dell'epoca. N'on ml rifarò perciò ad una Induzione psicologica, per la quale altri già hanno osservato Intorno al 1930 una pittura più disposta alle ombre !onde ed al risenti• menti drammatici, In relazione supposlta alle aggressività del tempi Ingrati - il che sarà certamente vero. come dev'esse• re In un artista che sopra tutto deve di– tendere la sua libertà e negare ogni In– frammettenza a lui non consentanea. Mi richiamerò !nvece a quella esperienza CO· sl diretta che deliba Il proprio linguaggio e questo Innesta per non sospette qualità Intuitive nel corso meno fragile della sto• ria·artlstle:a. E' esistito un movimento cu– bista. diciamo, nel quale coincidono alcu• ne delle più rilevanti esplorazioni llngul• stlche della modernità, e !orse delle più stabili; e,bbene, Morandl. direttamente o Indirettamente. ne ha riportato alcune vai:lantl In sede di equilibrio tooale. Anzi J'ultlmo concorso di tono e luce, cosi e!• fuso nel respiro ricco di trasalimenti. av• DA.VANTI A IJN PAESAGGIO .. DI ... "llCHJElf,A•NGIEILO ~ASC][O'.lr'Jl'A GIORGIO ì\tOHANDl: P3t!i3UIO 1910 Ho la fort11nadi aoore, s,,.u1ta parete del 111.io st 1t• dio, 1m paesaggio di Morandf. E' una veduta della cam.pagna di Gri::'zmw,dove Morundi si reca tRtti gli a,mi a passare l'estate. Il quadro ò. composi-o s11, tre piani: nel piano 1,iU basso, ,ma striscia cli un verde compatto; nel mezzo, degli a.iberi, <leiceapi, una casa; 11elpìono più alto, un'ctltra atriscia, azz1trra, entro la quale si insinua q1talclteriflcaso roaato. Il piano di centro avanzu sii-. \ gli altri due e.on ,m armonioso variare di verdi e di grigi, di marroni e di chiari. Il pia11pverde del prato e il pia11O azzurro del ciclo sono tersi e immobili, di– stanti fra di loro, incomunicabili. Fra di loro sta la natttra viva, co,l i suoi colori variati, con t suoi spazi alterni, con il 'suo res])iro pi<mo. Q11,a e là, dove i rami degli alberi e le frapr)(J d~i ccapugli si a/rondano a perdono la loro compattezza, appare 1mr/O>tdo gri– giaz.mrro, velato, q richiamo della lt1ce. Un 1,acsaggiocome questo ha un senso segreto che viene scowendo lentame,ite. A prima tMta si t atti• raU dall'originalità della composizione e dalla lim1,i• da Btesura dei cofori in quei tre piani così. nettamente :t:r:n°::t~:Ji/!:~=~:J~~/l s~a~;r:o:e:t!~::~e ~:I rft~:. ~ oore il punto di partenza di quella tecnic<t, Bi stabili• sco,w ra7,porti di stile con altri pittori, si J)Cnsacoma il faticoso corso di Cézanne si sia in Morandi a/legge. rito e semplificato. /tfa non si è ancore, svelato il suo segreto. Solo un'osservazione vrol,rngata vale a rivlJ• farlo. Col tempo scopriamo che qllelle forme, ormai cosl ferme e certe, sono 11ateda un wocesso di lievi• tazione. Non le ha provocate un estro imvrov-viso, una sUbita e felice ispirazione, ma 1m amoroso indtv gio. lo si11porcper la coperta di un profilo, di un vo• lume, di mm tinta non visti primQ, ed anche par le voci, 'per le cento i;oci dcli(, camJ>agnache si accol'· demo fi110 a no11distingJ,crsi pi,ì, fino a tram1ttars1 i11, silenzio. Il silenzio vivo, il silenzio OJ>eroso di Morandi. MlCIIEL..ANGELOMASCIOTTA ~lORGIO J\1ORANDI: 1-'lorl 1921 (part.) viene entro una dimensione tanto control• lata degli spazi, che sembra proprio aver alleggerito d'ogni proporzione reale gli oggetti, pur determinati, di cui ha .servi– to Il suo discorso, meglio la sua metrica. Non sarà. per certo, la scomposizione analitica del cubisti, bensl un prosegui• mento In linea di commozione lirica del risultato che quelli avevano, toccato, per via razionale; sempre. però, un Inseri– mento nel flettersi fatale del tempo che I mediocri contrastano, negando qualsiasi appiglio, per Ispiratore che nossa essere. La pi(!nczza. dell'immagine che Il qua• dro di Morandl cl otrre, si precisa· per l'appunto In simile legglbllttà che èmerge si da un enunciato commosso delle forme naturali, ma per rientrare subito nella più sensibile ricostruzione della poesia figurativa. In una parola: esiste la auten– tica spontaneità dell'operare artistico. Il quale tutto si fa sul suggcrimentl delle tradizioni antiche e recenti con Il volgere alle più reclamat_e ed esigenti n9vità espressive. Ecco perché taluno, prima dl noi, poté pa,rlare di Chardln e di Vermeer~ per quella Intimità cosl gelosa di sè che tutto comprende, Il bene come Il male d'oinl sta~lone. e di qualsivoglia Indicazione sa ricavare Il punto che può segnare Il cul– mine d'una scoperta da perfezionare. Per• ciò Morandl. attraverso una maturazione quotidiana del sentimento umano, ha po• tuto affermare la sua Ispirazione. quale una presenza attuale e perdurante del mondo. UJ\1BRO APOLLONIO Pensosa armonia Con Morandl ritornano le suggesho– nl poetiche, che provoca ogni gra.nde opera figurativa. Si è pm,I come In un cerchio d'immagini, di allucinazio– ni, e riferimenti che la fantasia Intro– duce con placida violenza. Ognuno è consapevole della supre– ma armonia ragglunta a prezzo di fa• tlca. Nessuno vorrebbe, con un più !or– te respiro, correre Il rischio di turbar• la. Ma quando la pittura, che di tali esistenze ha composto lo spazio esatto di tempo e di giusta luce, ac.cadrà di dover spostare appena l'ordine rigido della composizione, e lentamente libe– rare quel movimento che egli ha fer• mato, questi aspetti pensosi, que.ste caute persone scioglieranno 11passo si• lenzlol>O,in un 1: exlt • di inaudita, quotl~lana tragedia. Tutte le categorie dell'eroismo pÒetl– co e della tristezza intellettuale sono toccate, In una rappresentazione per– fetta per arte, di quasi ascetico. dcdJ• zlone, comparabile a un ultimo atto di Shakespeare. GIUSEPPE HAIMONDI ~ 'blioteca Gino Biano() ;

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