Fiera Letteraria - Anno X - n. 22 - 29 maggio 1955

Domenica 29 maggio 1955 GINO TIBALDUCC[ Preghieraalla Vergine Sta per suonare la svcgUa sul mezzo secolo mio; ora sto bene con Dio, ma non fu sempre cosl. Ola uomini amaw ed ero acnza Cielo, ero tutto fratello e nu.Ua figlio. C'incontraoomo: Egli era nella /oglla trtpida ol t.1ento, ed era nella atelia 31,J mio capo ,oapesa: era nell'occhio dcll'ag1tcUo, noll'acq11a ora del fiume. Fu gioia, al/i..e, andar col Padre attorno, ammiralo oJtoroMolo. Ma Cri,to "°" COIIOIC8VO a~ra: amavo J'Uomo e •o• wdeuo il Figlio. ,,.,o,.,o /ecottdava il campo di mia COrM" aeme deUe parabole: e no piot>tie ,n~terio,o pace. Ultima Tu veni-,H olle preghiere dell'uomo 8teao 11,l ,uo letto, prima del "YtOtt1irno riposo, Vorgi,w, Madre dell'ucci,o Figlio. E non avevi il volto tielle pitture: ma le goto ,corno dì pianto; o ,nani bianch.6 - acn.:a più aangu-e - protendevi come ao lo aveni lo.wiato a goccia a goccia nell'Ora delle Tenebre, quando scuotevi i chiodi, di3porata, daUe mani di Lui. Fatta la Croco non di legno, ma oortebre del Tuo corpo mortale, po' che U patibolo non condannò Lui aolo. Tali alle madri dolgono lo foaae colme dei figli cho non hanno uiao. Alyscamp Spiro mi.,tral 11ù Rodano, Marcella, bel (nomo romano: ti aogna U uentre ttpido, movendo la so/• (/ice gonna, o i oapelli 3C()mpagina; fa battere al collo, [che gode di ,ole, la aciarpa. Oh{d~ cj~f:0 0 ~:~a 11 quando Provenza ,i veate con l'abito tolto {dal mare! Fuor dal ch.Oatro roma,iico, la-'Ciota vio per la atrada a cogH:,;:n;hro:~~era {luce e il uento forte, ch6 eaala amore. U tombe ai dito (lati dei Campi Eli.,i nOfl piiì raccolgono iMignì le 1po– [Dli6 di 1,'0dri ,avi, di dolci ucrgini, di graui e com1MnM (matrone: gli achiuri ,arco/aghi fanno tedifo a te, (Lello, romantico. cui brucia U aang11e:ltggcrc mi laici co.,ì (ne-' begli occhi1 Colpa del vento ch'cltt3ima e t>apre la della muraglia magica c~ci!•Ji:i:;~~ t,."i,s/e pagano danzano al 3oi:~g;::,~: lziano il rito, ad.A.lyacampaicclebra per te 1111000 feata [d'amor(',· 1nsntre: U riao t'illmnina, aapon:i d'ara11cio (ti acorre d-(mtro la boccG 1m1kta. Poi, come fa U (vento, tii gemi. ~lattinata Si co113uma la notte eatioo, coi ciprcni or piiì graditi ai morti .rotto l'incerto CW!lo; e lo~ano no" 3'0i ae aon 111wole o monti. Giot:ani donne dormonc iu gli 1,midi capelli, tcaa ig"am la '"ano nel ge3to delle Veneri, 31 che la luM, a]Xlnta nella ata,i.:a affocata, le l"Cde time bianche. Sopra l'altro mni3/ero fuggono e3tro3e nubi i ca.volli del 30le. E quando, rotolanti 1,er I prati M i colli, il1C'ontrono l'Ai,rora, gi(l iJ /ragor degli :occoli batte 1ul aeno dcUc addortne"tate gonfio di ,ogno. E uno avogliato gemito le ride,ta ai pcn.ticri. Allalibertà lntoM10 alle mie oro alberi o fiori. Dolce il ripoao quattdo U iole invade la atanza e batte agH occhi poco 11rima dei aonni ,neridiani: giugno molto miete. Si ricono&cs il bene delle fonti tra coata e coata. e 11 ciclo, bench6 ten,ao fuori, d(l co11forto. Sogno che torni, libertli, compr,9na necc.ur ,ria. al rcapiro. Ecco, la ghiaia del va.ato /i1rn1e 91'ordo: tanto a111,oua la luccnte::a di quel 30.,.si, al tocco levigati. Il ripoao t'ien dai monti, dal /it!nO, dllllC &ic-Pi,cd io mj 1>erdo: il ionno non ha 3pine di ricordi, ,ni la.scia, aolo, col bianco dei fiori. Ed io rivedo, lioert<l, aul /irono lo 3pc,cchio dei lontani paradiai. Il desertodi pietre E' ftOtte: la citt<Ì materna reca nel grembo le miniere del dolore e guarda le atelie. Dall'alta fincitra mirare le C03C m'accoro, come un grido di civetta. f /%/;t J~n~~~dc facciata, Queito dcacrto ò vuoto come Hn aolfio. L'avvenireha odor di menta Ad ogni atagionc che muoro l'aria perde "" odore e le mani aempre pii, pe1ano. Ma i w&ti prati dell'anima non cono3cono il calendario: gettono ciu/li di mettta per diaietarn., <'hi 3pcra cd t 3cmpre roaao di ,ycra. Guardando alL'avvcnire ride l'arrobalcno e eùJ le ton-i contano i galli a baNd,eniola la fa1.:ola del mondo: ri.,plendcrà &opra l'acque Afrodite, oggi ancc>ra bambina; i'al!cmt1t10 per Elena lacrime e conti, q11a11do il bian<'o delle &Ile braccio c1ncert\ il 7>lcnil11nio. Co3l comminiamo nei &ecoli ue"itori di genti future. Con la ateua natura degli aatri aiamo la luce di 3cmpre e d'1m attimo: anche il aole ogni giorno, come noi, r1wore ,rn poco. Il confine lo lo 1,-idi morire. A t.'(lt:O atteao l'attimo c3tremo che taglia il tempo cd U pa.uaggio chiude. Piangevano i au1>erat1tì: tn<' atcs3o pe11.t01 dt-Stcaoe immoto. Afa le mani t:orrei "'" petto bianche e l'O('("hio come g(x:clola chiaro. EC'COmipronto: dite dov'ò il con/ìnc. Nuovi proti dell'Oltre aveleranno pro/umi ignoti. E il fiore della pace io coglierò, aalendo a 1111ove stelle. Il rifugiosulla luna Madre. da qua"do &ci tra,,ror3a, l'acqua no" ~ pu) chKlra e tutte le montagne hant10 chiu&o i aentieri. Il mio & orri.ao :~,,~::"d:,,:cr:!~;n;;,,f: ~~rna T'incontrerò plaeata aulla hrna dove m'attendi con ma;inconia. Andremo a poro per le lande l'Uote ""cn-:a chieder la atroda: ,ioi aarcmo lcggtri e at11pe/atti di ailc,,~io. l 0 cdre1110, tra rit·erbf'ri di /delle, fiumi di luce ,ycono&ciuta a noi. e G1,arda - tu mi dirai con heto t•i&o - quanto bianco di n1wole ha la luna>. • iblioteca G.'no Bianco LA FIERA LETTERARIA Pag.,. Poesie diGino Tibalduc ta bellezzadicerti paesaggi Le poesie di Gino Tlbalduccl ml sono piaciute per la loro sincerità generosa e per la loro umanità. Tlbalduccl non è mal stato toccato da certe tendenze letterarie dlsct1tlbill. Mantenutesi genuine le sue poesie sono tresche e raggiungono I ri– sultati migliori specialmente quando espri– mono la bellezza di certi paesaggi emi. llani e gli affetti famigliari. VINCENZO CARDARELLI * Poesienostrane Dice bene Palazzeschi: < poesie nostra• ne al cento per cento>. GIANI STUPABICH • Unlinguaggio ,,igilalo E' poesia agilmente moderna, Intensa– mente viva, eppure Inquadrata benissimo entro, diremo cosi, la tradizione. Il lln• guaggio è elegante, vigilato, schietto. F.' leggero. staccato dalla pagina. VI sono momenti ottimi. diritti. E. FERDINANDO PALJ\llERI Convegno Fra le montagne grattdi a'a1,rì piccola valle al noatro andare. Ridemmo allora e vidi nel t,w aguardo ipccchiorri l'acqua cM cadea dal maaao. Poi &ede~ti i11ll'erbo e, illmninata per prodigioao gioco, or che il aole vagattte apriva il cielo, la valle a'adornò coi /ili d'oro dei fiori, alti levando i carichi dei mcli. Conoscenza d'amore Come W atelie di giorno tale l'amore. Nel cavo delle tue mani m'avevi oflerto dell-'acq11aed io vidi tremarvi la atella: nei po:zi aoltanto, ai dice, appaiono oli a&tri coal. Rivela..."Wne improvviaa tremò nel mio petto: e 1m'anaia d'infinito, Quel giorno, io 1mre, leggtro, potei camminare atù mare. Il ruscello La giornata che Dio mi ,,romette ~ 3tamane ancòra bambina: il rMcello vien gi1i dalle balze con un di3corao cM non ha Jine. L'acqua 11a fremiti d'ali ct'in.,etti tra il psctrame, ,otto U iole; pa33a e c1u,ta .tempre in sordi"a ma tton aTnva al ritOl"lll'IIO: io mi perdo,., qlleata china e dimentico d'e.uere vivo. Ora a'aprono le tovaglie dei ,niei 3ogni, t1itte bianche: le giol"ltate che /llrono 3tanche mi ritornano aerene. E potcui bagnare nell'onda Tepe"e future, qtlelle che aono i11- attcaa oltre l'atigolo della itroda. Mrdo mi guardo nell'acqua: rivc3to la memoria di mo o dell'ora. E 11naorriao dolenta mi a/iora. Firenze La vaUata ha nel grembo la Chicaa e la c11pola 3e,nbra 11na tiara: U marmo ai modella "ella chiara IHce del giorno, il aofe !) appel1-(I.caldo, le cime dei ciprcui "°" diritte pcrch6 U vento ha raccolto le ali. Le gO('("iole a'al/rettano nel /i1rn1e, l'ima allll'altra, e il aole le trafigge: ridono e vanno in3iemc. E aopra. U fiume ti,ttc gcrlloggian trèmulc le coae: le a11ecchial'acqua. e 36 le porta al mare. Una rondine ctlere col filo dell'ombra la corrcttte in due divido. L'uomosolo Gli accadde d'Naer aolo in unn notte d'agoato, acn:a atrada: egli calcava l'erba. Era aolo. privo di di3io e di rimpianti: puro nella notte. Pol che il ucnto taceva e per 11n breve 1.:olgcr di tempo /1, ailen:io, l'11omo ,ycnO l'anima a11a:parlò tremante, tremante l'oacoltò; vide di"torno il fanta3ma aleggiar dcll'i"/inilo. Ma come il vento rc3pirò ed i rami a 3orii a 3orai bevvero quell'uomo ricordò le piit ,crcnc ore del tempo, Egli diceoo: - O morte anche dolce ti' 3ei, nd mi aJ>mui -. Ed ecocondo un vecchio cimitero ri&e aJle ,telle: con la me"tc andooo, il petto aprì coma 11navela e aciolae la fantaaia nell'aria del matti"o per e3altarc i galli e p,er pregare con le ca1111>0ne. Chicae ad una aoata vino cd aailo e f" oap~o ed ebbe dcnn di baci: aet'e&a di colori e giovanella in fiore era la vita.. Lanostalgia Nel cuore tanto amaro J)OChe co3e rimangono: la l'Ctta d'1,n eiprc.uo che pende a dcatro, quel "''° primo bado ed il ao/Jio di lei. B1-3ogna andare oltre l'amore. Via, per euer aoli, anche ac il uento dclJ'eailio reco l'odor di caaa. Poi l'ignota mano d'11n primo accorao chillderà le &pente t.YHte pupille. E /inolmc) 'l.te il cuore cono,ccrd la foglia dell'ulivo. Ricordi Dnlla /ine3tra il mondo tace, pago di lima. E il Jrcaco attorno nolo .. L'anuna mi ritorno ai pmti ant1C'h1e ne languiace il cuore: torna amaro di foghe alla nua bocca, tornon mandrc di nubi fuggenti au di mc, che le 91,ardaoo croc-i/13ao a1111ino.E la rugi.ada aotto l" a1111lle acnto. Scioglie d chiaro di luna ~ mk>!O.!J)1ro. t'uori dall'equh'oco ... poesie piene di belle cose, musicali, pensierose, umane, estrose. Qualcuno ve. rarnente e ml parlava>. E' cosl raro. EJ io mi domandavo - come faccio da un po' di tempo - se buona parte delJa cosi del• ta <poesia> d'oggi non sia un gigantesco equivoco dal quale prima o poi cl scuo– teremo meravigliati d'esserci caduti. UGO BB'M'I * Il metodopiù dirlicile O dato più singolare deHa sua opera è la costante fedeltà ad una vocazione lirica cercata dentro di sé, e attuata con estre– ma libertà. SI pensi alle suggestioni, alle mode, agll sperimentalismi comunque ge• nerosi e nobili che si sono succeduti lungo l'arco di questi 25 anni. Tibalduccl non ha mal ceduto alla loro attrazione, scm• mal Il ha pacatamente rimeditati. Ma bi• sogna dire che questo, scc.lto da lui, è sta• to Il metodo più difficile. G. B. \~CARI Il prato Sciol&e la neve il aole atamane: la promcua di calore mi corae per le vene e, mi3teriose atrad,e 3olendo, au3Cttc) una donna: quelle am, mani di cnre:.:e 1,,'idi. Ora \ledo la ltltta velata tra le n1u10le nebbiose: mostra il a110\lito apcnto e pare un at1t1ogcr.to che livido ai dondoli. Dovo la secchia attinga /reaca l'acq11a di al diuerae immagini non ao: /or3e ai confini della follia c'é un prato c~ germoglia 1.>6'1&ieri. E li 3radica il 0011.to; e \lOli bianchi ecco, di cig"i. Ed ecco volit1m-i ' come di corvi t11ngo i cimiteri. Montagne Sempre in Val de Meadl la neve reato: una colata candida. la cotica emfttCoo: il oopriOlo ,,vea la3Ciate l!orme: pur aentiuo nell'aria. il aapor delle fragole e del fieno: era il gcloao amore che m'in.!Bglliva della mia oompa.g11a. an~ft::'!';f "~~~~~~ ;:"t!!;,tfangi mirando coamiche e antiche: e11igmatici volti erano i mottti • il ailet1zio avvolgea l'onda del 1 aole. Fu alloro che la pace li popolò di forme: ritornavo alle vicende e!tinte, agli oblk1ti ::g~~:. ~:l ag 1!!;~0 di3Cioglieva11, fonde Coai tJiVt?vo eterno, nel.la breve treglla cercata: e t" mi Joati., figlio, acconto. Solo coi monti: Dio m'era nel petto e taceoo. T1t, figlio, ritroll(IVi eteree ,tmdc per venirmi a lato dall'eatromo del mondo. In me tremava l'amata no!talgia della campagna. Lastrada Tanti cravomo aulla atrada appena ,aala, atamane: la memoria noatn:i 110n ancora fioriva, Poi ci atancammo di giocare; e i primi 30starono: ma noi credemmo allora che aolo il aon110 li aveuo chiamati. G_uardovamo, auperatiti, q11el bianco d1 marmo, con un numero ed 11nnome &orto _dal lor? }nd11gio, come pietra ' che 01 margtni aegnas3e q11ante miglia. . Vettn~ il meriggio cd altri !i alogarono: d 1~no ncordo il grido, pnma che vinto appcaattti3:ie il co,po• dell'oltro, Hn ge,yto: mi toccò, ttil diu; parola. E gli occhi restano a" me 38 varco U 3egno della 3era. Ora la 3trad<1 aale; anche la fino odoro, cd io la acnto. Ecco 30ataro vorrei, OOlto olle origini: e q1u1i morti aver daccanto. E ritrooor le spente parole o l'ombra dei perduti affetti. !,'umileverilà Tlbalduccl poeta tutto moderno trattll!• ne Il meglio della passata stagione: l'umi– le verità. * Espressione di una umanità ...quello spirito delicato e profondamen– te umano di artista e poeta che è Gino Tìbalducci (la cui recente raccolta di Uri• che meriterebbe di captare !"attenzione deviata artificialmente verso la poesia del vuoto pneumatico). LORENZO GIUSSO * È piuttostoun canto Canto, ml pare la parola che cl vuole; n~ m'Importa che. da un lato, suoni trop• po superba, e, dall'altro, come si dice, lna1. tua.le. Leggendo, lo ml son lasciato pren• dere e portare da quell'onda ... Bellissimo, per mc, Il e Risveglio>. Ma tutto ml ha parlato al cuore e nel cuore ml canta. DIEGO vALt;IU Venezia T" t6tlti noatalgia di vigna e prato Venezia, col ti«> marmo bianco e nero: c'è sui canali un triite odor nm3chiato, che aa di more o 3a di cimitero. Paasa /iabc3co il. gondolier, che rema fra due citt<l: di sole inebriata quella di ,opra ride, o l'altr<1 trema aoWacqua, col a110oolto d'affogat<r. Co&l l'arco del 1,onte c&r,tto e voro ai adoppia e chilut,e al gioco dello a11CC• [chio: immerao a capofitto nello 3q11ero, col braccio tc&o, benedice 101 vecchio aanto. Settembre: altrove la compagna lattgue sposaata da ima gran fatica; q1ii, dove l'ombra é poca e l'ocqim atagna, la gente mangia il pan dell'altrui apica. Palazzi att/ibi la ccnùca mole levatto al cielo, che a1d mar,e iJ intento. Ed in pia.ua San Marco incendia il iole i bei atendardi porporini al OO'tlto. A mia madre Non 71i1) la aora e l'alba aono !Jli eatremi di un aogno, di 1m'1otica n1agia: gli t1t1ni mi recano in dono qucato dormire a intcruolli d'irrcq1liet~ua. Il tempo che '" mi rimembra cliiut\ q1w.lo poz:o profondo o un volto vi trema: U tuo, madre. A tue non. iJ dato trovarti aotto la terra. che ti ricopre. prea,o la lapide con il tuo nomo. Dove, dovo aoi, co3i prc,cnto cd alacre; dove. ae t1on ti amato aotto la tomba, La ttotte vieni: io ti bacio lo mani e odo, fra lo atirarai dei oocchi (1rmadi di caaa, la t11a 3ollecita oocc. Mi chkrnti figlio e m'iJ tenero udire il mio nome. Il lllo mi rcatò a11lle lobbm q11cU'1'1Umogiorno che invat10 chiamai &111 t110 volto il aorriao; come q11ando per cclin dormivi cct io ero bambino. Neaauno m'ama il come 11~•ama3ti e q1wato m'è pena e m't gioia. Tu morirai o,icòra ,ma volta con U ceaaar del mio cuore. Risveglio Gli OC('hi a.pcrai alla ttottc e /li ailen.:io come nel aogno mio, che a'era aciolto. G,wrdai nella /incatra ed oltre il pino una donll,(l parca /ia3a nel ciclo, alta di pi1i elle le d1te atelie eatr-emo dcll'Oraa; o ricordavo. ,ma figura ch'.0 vidi un giorno e, Claue dove Ira le navate iJ /arma l'ora: /Hori iJ tattta la polvere del mondo che ai agrctota. ltfa il colli di Romagna ,ono chiari. llAl'IIAEL :\IAFAI: Uu~to di slonsne donna (part.) Immagini: Firenzee Venezia Gino Tlbalduccl è Innamorato dell'ende– casillabo. quasi esclusivamente con esso ha formato Il suo travaglio di poeta ... Nelle poesie a.Ila madre e alla moglie li sentimento è chiaro, schietto, e In quelle a Plrcnzc e a Vcnez.la vi sono Immagini !elle!. ALDO PALAZZESCHl * Un 'ispirazione unitaria Lontano dalle correnti uf11clall dell!I poesia contemporanea, e In parte ostile o comunque schivo e diffidente, Gino Tlbal– duccl. dopo venticinque anni di lavoro, può però vantare di non assomigliare che a se stesso. E In un momento, come questo, In cui si cerca anche nel poeta la pianta de1l'uomo, ,·a riconosciuto che tut– ta una progredlente giustificazione auto• biografica ha sempre difeso I contenuti e le tecniche della sua poesia. Tlbalduccl è poeta dltrorme: ed è un lusso che può prendersi. dato che sa di usufruire di un:i. unitaria Ispirazione religiosa: e chissà cne tanta difformità non sia. dopo tutto, l'in– dizio della sua sostanziosità. GIANCARLO VIGORELLI Preghiera Ridono for&e i prati: la oorzura non ha peMieri, il fiore al::o. lo itell.6 dei petali, gorgoglia Jre3ca l'acqua. lo mi rivedo un poco, come alloro /ancillllo, aopra il 30330 del torrente bianco: la mia tlicitta ha le ciliege infilate agli orecchi o folte le aperan.:e fanno un'ombra che piaco. Vieni con me aui prati, ma non nel aonno, Dio. Tòccami: alloro dormirò fra le measl e 3otto i gelai; intorno al capo avrò bianche farfalle: l'oU del mio reapiro. La reginadellesorgenti Sera dolce dopo la pioggia: Dio, benedici il q11orto di l11na che, appena acoperto, fa U bagno nel Jhirne. Ulrica ao,pira alla luna e negli occhi ha la luce: IO citiamo la giovane amica ,Regina delle aorgenti: lrthnulo o Jreaca l'anima le a/liora aopra U vol,to quando ride. Camminiamo lungo «i Senna mèmori di quel miele cho fa la nebbia lieve dol meriggio. Poi, ailetizioaamente, caddt, pioggia diacreta: ora la aera ò dolco e c'è la lutta. Siamo aoli coi mort, della Francia. E l~ piccohl 1teli.. Momento al ~,~i~eri';x};o b;:/:;.~'n~~!rll~:~no tarda come un vago chiarore antelucano: parati a tende emergono clal freddo n11lla. Q11alc1mobuca la mia ata,iza con un '"'gno di iole, all'im11rovviao. 11 tiglio E' aera. Q11alcho luce di Jatt0lo dondola, la civetta 311ll'a8/aUo bagnato, 7,ol che piovve aino a poco dopo il tramonto. l tigli del viale 1n queato tratto di ctttA più alto .,tordiacono. E' ailen.=lo. Giungo il fioco brontolare del tra/fico lontano. Molle la foglia, lang1dda fragranze a/fida all'aria il Jioro o le coppie che parlano d'amore tenendo1i 1HJrmono inebria. Va l'e//lri1J1o oogetala tacile di.,chhm, atan:o: giti. eùJ lan911ore vinte giovani donne 3citate amaniano per il lotto. S" gli mnidi capelli U capo glaco aen::a trovare paco: ancòra i ti oli d<lnno tormento con aoal>i fiatt: urge nei grembi un'anaietil di /igU. Nena penombra allargano lo braccio o protendono il aono giovin.ctto le belle acttia aonno. E ancc>ra, e ancc>ra il tiglio odora: tenace lo aormonta l'abre:za dell'acquata. ( .A.nchio atamano amavo for1en11ata– mente: e mi duolo l'ora che tramonta). La quercia Nel aole a picco l'alboro leonino aqllaHa "" la campagna la criniera, e le radici artigliano la terra con la violenza del deatino. A tondo a tondo l'ombra, Poi che l'oro oonno nmtando odore, girq con la coatanza d'un pkineta. Tom1>0t del dl tra ooapcro e compieta: 3otto la quercia, apentoal l'ar31tra, l'ombro ai la pUi larga per i campi. All'orizzon..te nubi di calura mandano lampi. Le contaditte :~';~:rro ~!1~ 0 c"t:fn~' a'affrettano: ,iei gcatl di laooro acio!gono i 3eni In dondolio riooral, mentre glorioai e pieni i fianchi cmerai rigonfiano di donna lo aottatte. Tornano a caaa: trouano la gente attorno al poz:o: attin.ge l'acqua e ri@. La catena cona11nta aii la rotella atride uggioaamentc. O dolce, o 3memorante ora di pace, tregua della aera: Oli animali e le 11iante vivon. la breue oiokl. avcmti il sontto. Poi •'adagia la notte, che ha tolto il verde all'erba., e in.torno la campagna ai fa nera. S'erge nel b1lio, contro il firmamento, la gronde m<1cchia della quercia c1,pa, atrctta nei nodi, tacita. 11,pcrbr,. G1NO TIBALDUCCI Le pocsl,c raccolte ln questa pagina documentano I' atUvità creativa di un venticinquennio: esse sono state compo- 11.e,ln!atti, dal 1930 al 1955.

RkJQdWJsaXNoZXIy