Fiera Letteraria - Anno X - n. 15 - 10 aprile 1955

Domenica IO aprile 1955 LA FIERA LETTERARIA Pag,.J ~-..JO Ml SERVO O[ TUTTA QUEST'OPERA INVISHULECHE 0[0 HA FATTO IN UNA VOLTA ...,, OMAGGIO AL P ETA P UL CLAU Indisponibilità o prevenzione? di GIANCARLO VIGORELLI Cupomaggio di PAUL CLAIJDEL Le princlpesse dagli occhi di capriolo passavano a cavallo sul sentiero fra I boschi. · Le mute dal sordi latrati inseguivano la preda nelle cupe foreste. Nel rami s'erano impigliati i loro capelli lini, foglie s'erano incollate sul loro visi. Scostavano I rami con le belle mani, guardavano intorno con occhi selvaggi. Regine del boschi ove CMta l'uccello del .faggio e dove languisce la luce livida, alzate gli occhi, alzate le teste, le vosln! giovani leste wnlde! Ahimè! eonll troppo piccolo perché ml amiate, o amiche mie, stupende Prlncipease della sera? AIOOl'tavafe n mnto del colombi selvatici, e ml auardavate senza vedermi. Correte! gU abbai delle mute si lèvano! E le grevi nubi si vòltolano. Correte! la polvere delle strade si alza! Cupe le togUe rotolano. n ruscello è assai lontano. Le greggi belano. Io corro, lo piango. Le nubi si mescolano al monti. La pioggia cade sulla !orcst.;A8l J~J~L (Trad1uione di Romeo Lucchese) ·Matlonna a mezwaiorno r i \ l"AUL CLAUDEL al Llcco Loub-lc-Grand iblioteca Gfno Bianco (continua a pag. 4) " PAUL CLAUDEL In dlvba di console Da "Lesoulier de satin" (nella 7)rit11a traduzione italiana di Romeo L1tcchcsc, dalla vcraion6 per la acena, abbrci;iata, annotata o adattata dalfaiitore con la collaborazione di Jcan– Loui.s Ba1Ta111t). Dolla I. Scena della I. Parte IL PADRE GESUITA (dizione poetica): - Si9noro, H ringrazio di auer-mi cosl legato/ E talvolta m'è accaduto di trouare i tuoi comandamenti penosi. E la mia vol0t1tù di fronte alla tua regola Perplessa, restia. Ma oggi non v'è modo d'essere più &trotto a Te di quanto lo aono io o ho un bel oori/icaro ogni 11iio membro, non ve n'è uno aolo cito da Te aia capace di sco~tarsi un poco. Ed ~ vero che sono legato alla crQCe,ma cua non lJ pii, attaccata a n1tlla. Galleggia a11lmare. Jt mare libero a q11ctp1oito in cui il Umito del cielo COP103Cillt0StX'mi.,ce. E che lJ a eguale di3ta"za dal tnondo antico che ho la3ciato E dall'altro flllOVO. Tutto è spirato intorno a mo, tutto lJ stato cON3U· mato sii quc3to streUo altare ch'è ingombro del cor1>i delle mie sorelle l'ima s11ll'altra, la ven– dammia senza d11bbio non pot.cua essere /alta senza disordine, Ma tutto, dopo un po' di mouimento, i, rientrato nella gran paco paterna, E se mi credessi abbandonato avrei 3010 da asJ>Ct• taro il ritorno delle, 71oten.za imma11cobils aotto di me elio 111, riprende o con 3{J mi rialza come se, per un momento, io /oasi ttltt'ttno col giubilo del– l'abi.sso, L'onda, e fra poco verrd l'1ùtima a portarmi vkr. lo wendo, mi .1ervo di t1ttta q1w&t'o1,cra invi.,ibile che Dio ha t<itto in una 1,-olt<i o all<i qi,alo sono strettamente amalgamato alt'i11torno della St'6 Sa11ta volontd, avendo rinunciato alla mia, Del JKl-'aato di c11icon l'auoonire lJ fatta una aola stoffa non lacerabile, Di questo mare che lJ alato mea.,o a mia di.!lposi.:iono, Del aolfio che risento -volta a tiolta colla atta soato .s1U mio volto, di quoati due mondi amici, o laas,·, nel ciclo di q11ellc gra,1di coatella.zioni h1conte• stabili, Per benedire q11csta term che il mio cuore provcdoti(1 laggiì, nella notto, tanto dcaiderata! La benedizione s" di essa akl q11cm, di Abele Il pastore fra I tmoi /i"mi e le sue fo,·c3to/ E la guerra o {a di3cordia la ri&parminol E l'Islam non in111t· dici mai le 11110 riue, nlJ codcata pesto oncho pcg, gioro ch'(J l'eresia/ Mi sono dato a Dio e ora il giorno del ri1>oaoo della aoata () vonuto e poaso al/idar11ti a que3to corde che mi tengono. Ed ora ceco l'ultima orazione cli q11eata111cua che git\ legato alla morte W celebro a mc.:zo di mc steaso: Mio Dio, ti prego per mio frate/lo Rodrt, go! Ti aupplico 1XJrmio figlW Rodriool Nott. ho altro figlto, o mio Dio, o liii .sa bo11eclw nott. avrà altri fratelli. Tu lo vedi che dapprinta a'crc, portato siti 111icivaui 3otto lo atondordo cho porta U tuo monogrmiuna, e ora aCtlzcidubbio percht laa lasci.alo il Tuo t10• vizi.alo egli immagina di uoltarTi lo 37,alle, Compito a1w, egli cre,lc, non b di a.spettare, ma di conquistare e di poaacdcro Ciò ch'egli può coma so ,ion ci fosae nulla clie Ti apJK1,rte"ease o come ae potcaso cucro altrove da dove 'l'u Bei. Ma, Signore, non lJ cosl facUe s/11ggirtl, o s'egli non tiiono a Te attrc,oorso ciò che t cltiaro, giimga a Te per quello che lJ oacuro: e ae non viD11e a Te Mtraveriio ciò che è diretto, giunga a Te per quello che è indiretto; o 'attrauerso ciò che ~ semplice; Attraoor.so ciò eh-O t in liti numeroso, e laborioao e confu.so, E ae dcaidera il nwlo, ai'.a ttn male tale che posaa csacre com1>atibile solo col bene, E 110desidera it diaordin6, ttn tal diaordino cho im• plichi la acoasa o il crollo delle muraglie che gli abarraunno la saluezza, Qucato dico a lui e a codeata moltit1tdi11e ch'IJ con ll,i e ch'egli cob1volge oacuramentc. PoicM egli ~ di q'uellì cho poasono aaloorsi &olo aal• vando tlltta la mmM che prende la loro forma dietro di loro. E gicì t1, gli auevi insegnato il desiderio, ma egU non aa ancora. nulla di ciò che lJ l'easero desiderato. lnseg11C1liche Ttt non sci il a'olo a poter essere aa– sente! Legalo col 'll(;ao di codc.,to altro essere senza lui cosl bello che Io chiama attrauerao la diatanzal Fa di /1,i un uonio ferito perchd una -volta in queata vita ha ·usto ìt volto di un angelo! RWmpi q11egHhrnamorati d'1m tal desiderio che av- 1Jiliippi all' eacl11Sionedella loro presenza nello uicende <11wtidiane L'integrità primitiva e la loro cssen.za steasa quale Dio li ha concc1>iti un tempo itt. un rapJ)orto inetjtltlguibilel E ciò che te11tò di dire miaeramento Slllla terra, to son qrli per esprimerlo i11 Cielo. PAUL CLAUDEL (Traduzione di Romeo Lucchese)

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