Fiera Letteraria - Anno X - n. 8 - 20 febbraio 1955

Domenica 20 febbraio 1955 OMAGGIO A UN GRANDE 11'IAESTRO .)(,.. GINO FUNAIOLI FUNAIOLI doti altissime qualità sottili * La celebrazione dell'oJ,erosomagistero è avvenu.ta nel modo 1nigliore, al.traverso la dimostra1.ione che il suo lavoro fruttifica ancora gagliarda,rnmte * di E'l"J.'OIIEl•AHA'l'OIIE L A f I E R A L E T T E !( A R I A Pag. 3 IJ11 inedito di Silvio Pellico Non è opporLuno rievocare alcune carte di S!h'!o, in OC<Jaslonedel l!iUOoentenarlo, che rivelano un nspetlo non an<:ora oono– soluto dell'evan~ltoo poeta delle e Mie Prigioni•· La llrlca ohe 6el\le. da me reperita fra ali.re lnecl!te. nolrarchMo d,l Casa Barolo R Torino, pur nellR 5\IR !orma dlmeMa e !amllla.re. Illumina un certo periodo deUR .sua vita del meno oonQ9Clutd.quando, al– l'ombra di un·opora alt.smente beneflca e ftlnntroplca, nascondeva modestamente, co– me .segretarlo, l .suol mertu con opore buone, con la stessn umlltà e .sincerità d'tin!mo e etruslone di scnUmento e ca.rltà dl patria di Quando, segreuuio del Conclltatore, lanciava a.ll 'It.alla au.ur ~I mess.aggt dal romantico suo foglio. r versi seguont.l. dove. sot.to U \.-e?.ttggla– t.lvo d1 Giulietta &I det•e intendere la M&r– chesa Giulia t·ed. Fallet.tt di B11rolo. sono un'a?)log!a della virtù del111. Ma.rchesa e dell'opera eua grande di Cll?'ità crlstJana, che a,sa svolge a dlspet.to delle dlabollche artd dell'anglolo delle ~nebre. GIOVANNI ACUTIS IL DIAVOLO C~ co.,o .son quef nobili e .toa.Vf Canti tklla $Ubllm,e Poe$ia? Ora a leggi di critica .ti vravt S0.ttltuito abblom bella anarchia: Vogliamo atroci m.o,trt, og ~t.ti pravi. Carne/fcl, ed t'rOf 7114 da O.turfa. Po'.ch'è di moda fz celebrar glf orrori, Canto... non men che il Diavolo, o Signori. Il Dlauolo dal di oh.e 30J)ra ti ntU$O La Vergl~ gli J)O$e il bel calcagno. Ctmtro le donne cova in pe,tto clt.iu.10 Un odio tale eh-e non v·t il compagno. Dlot che nate alla canocchia e a, / u.ro Non fanno mai d'alto .saper guadagno: Ma invano le calU.nnla, tnva.n le $pregia. Calci rtoeve ognor d4 qualche egregia. Il c,rnonlco è morto, e ne gioi~. Ma a.ncor vive COiei che plil aborruco •. • Di che /avelli, o .tcfagurato? •. e Guarda, Con un profondo gemito rl.tpo!e, Guarda quegli ede/fzf: una oagltarda Nemica di mia gloria li compo,e; Creder non puoi co~ di 1ttua io arda Per quelle donne ch'ella ha qui no.scoste: Trtplfoe è quel ricovero di Pentite . Erano $JJ0,1e mie. me l'ha rapitlt Non le ba.stan le vergini inn~ntf? Non le sacromenttne, non .san.t'Anna? Digrignerei senza legnarmi i denti, Se 801 quelle lnvola.ue alla mia ,panna: Ma ritrar QUO.ti d alle bragie ardenti L'ant~ che rin/uno gfiJ. trOCGnna, Quat'audada insobribfle t il tormento, Dt cui piit mi vergogno e ml lamento. AU'lndl.screta mia ~mica è poco Rlcovrar. i.struir donne perdute. Speyn-e:re In loro ogni pro/ano /uoco ln/ln che .siano a vran ufrtù venute; Delle carceri ate.J.te ella /a un loco Di lavoro di preci e di salute: Femmine mf rapi.ree a .squadre a squadre, Sin le piU in /a.ml vagabonde e ladre/•. Cori dicendo u.rlO eh.e parve un cane Quando alla. luct. della tu'na abbaia: A tlll urlo, fn C08Uf)Olelonta~ St apaoentO più d'una bottegaia, Si .rp:,oentar nei campi le ~llane. Perchè scbben d'un ca~ il grido paia, Pur .ronava pfit lu-tl{lo e plil feroce. Ei di ~nto ma..rUn pa.rea. la voce. lo ml turai le orecchie. e non pertanto A.s.rordato ne .rtettl un quarto d·ora. Mentre urlava co.rl . /fotti df p !an.to Df ro.,,,a bava 1oa.turivavll Juc,ra: Ei be.st.emmiare arella de' Santi il San.lo, Ardfa mand.ar Giulietta alla mal.ora; POI. TipfgUO: e Se u.n barbaro non .sei, A3C:Olta il re.sto, e pfa119i a' ccui mid: j s·1,unI n,,~'l'ESc111 / ,[l Dante di Apollonio di FRANCESCOBIONDOLILLO spande più laf'iamente fino a o:o. Ma In cla.,cuna di esse so– no Implicite le Rlt.N: due, sic– chè l'uno è sempre t,nno, e vi– ceversa. Motore di questo .svol– gimento è Amore, cioè lo Spi– rito Santo. pc:- opera del qua– le Il corpo, llntellet.to e l'a– nima del poet,a ver.gono solle– vabl a Dlo. Ora. la storia del e corpo• che el .spoglia d'ognJ lmpurt:7.za è quella che riem– pie la prima opera dante,ca. la Vita Nova, che Il Natoli sot– topone a una revisione, .scru– tando e &COPrendovia via l vari{ grRdl di QUC'.Sta pu;lrlca– zlone, cioè della ln!luenza che es:!,reltò Beatrice per meu.o di Amore nena e v1.s anlm:::i.116 • del poeta, E QUest.t r.a.<11 pro– cedono per e trlnltà •• che li Natoli va, via via, scoprendo. e dando r11glonedel ricorrere. nella narrazione di quell'lnna.– moram<nto del numero et.re • e del numero ..nove•. Nel Con– vt~o Il Natoli t·a scoprendo quale .sia la fll060fla. che è d1 brusealla meta!f6'ca (Mat.eJda> dalla Quale si Baie alla Sa– pienza. Santa del Parad1'1o: Quale sia Insomma Il mondo !nte.Jlet,t,ualeche segue a quel– lo terreno e che è dt base a quello divino. e Quale rappor– to e.I sia t.ra rnet.a!l&ica e mo– rale (la quale è luce dJ Quel– la>. Se per sa!lre alla mcro– fla, alla donna gen.tJle, blso– gna partire dalla purlf1cazlo– l\e del corpo, per saure alla metaUslca e quindi alla sa– pienza santa bJsogna Partire dalla purlfioez.lone doll'lnteJ– lot.to . Una t.a~ lnterpretezlo– ne ha I SUOjprecedenti! in Car– lo W! t.te. nello Scarta:mn1 e nei Del Lungo; ma u Natoli, riprendendo li filo dl quella lnt.e:,,retazlone, 10 avvolge 1n tant,i g'irf e con mlrabUe pre– clsfooe conc.entrlcl: slcchè si può d.1re che se fa ti coso rle– .sce SCfrU,lrlo In questo lablrtn– bleo viaggio, &iW'ltJ alla fine dl esso, Sl ha la sensaz::lone di essere glunu. anche alla con– cluslooe di un di.segno coe– rente e ordlnawunente compiu– to. Un pericolo. certo, c·~: ed è Quello che Il Natoli, 6edotto dalla circola.rltA procisft del di– segno, sia spinto a vedere più coincidenze simboliche che non cJ :.!ano nella mente di Dante Ma un giudizio definit.lvo sul– la !egit.t.lmltà della sua lnter– pret..azione .slrnbollea si può daTCquando egli cl abbia dato Il promC8S() lavoro che dovrà sea:uJ.re a1 due g1à accennat.1: ~~~c~!~~o nella Di-I Albrl due studi. di mi.nor mo– le ma di diversa C utile natu– ra. sono stati pubblicat.l: uno, dl Giovanni Pioohedda: Tec– nica e poe.,fa ~Ila Divina Commedia; (L'Aquila. l'altro, di Fertlando Flgurelll: Sulle prim,e rime di Dante (E dlz Aco.ad."Cielo o·a1camo ") Il primo non tratta 11ffatto d simboli. ma 60tt.Umente lnda ga, attraverso l'esame di va rii luogW del poema dante .seo. J segreti tecnlcl di cui Ja poesJa si serve per realizza.re varli momenU creaUvl. L'l:n– dagine presuppone uno stru– mento finl.s5lmo: e per dJrc Il vero, l'A. moot.ra di posse– derlo e di saperlo mMegglare con attenzlone e .squlsJta sen– slblllt.à. S'egli avesse dato RI suol va.rii assaggi unità dl In– dirizzo, certo cl avrebbe, mo-– strato un Dante di maggior Interesse: quello che sJ dice. un Dante artilta. che, se non può e...q;ereconsiderato separa– tamente dal poeta. certo a sve– larlo nelle sue s!umnture arti– stiche. e. diciamo pure, sue sottlglleu.e tecniche riuscirebbe plil. vicino al 3tro gusto, al gusto di noi, tori di qucs Novecento! Simile al schedda si p del Flgurelll, Il quale di quel– le rime dantesche ,che arri~ vano al soncLto d'Ognf.s.,antl. studia la struttura. interna ed esterna lo stile e la UnguR. nonché I rapporti che cl pos– sano e..:sere tra di loro. e, an– cora. lo svolgimento psJco!o– glco e Il processo di matura• zione artistica. non trRscu– rando altresl le dlscuSS.lonl sorte Jn proposito ed entran– do in meu.o ad esse con giu– dizio e garbo. Quando li }&\'O– ro san\ compietato (ché esso cl sembra la prima parte d'un ampio st.udlo .su tutte le Rime dantesche). potremo certo ve• der meglio 11 disegno dell'in– tere:Me del no.st, ro studioso. )I.arino ì\lordtl (a destra) col pltt-OreCarena a Vene.zia RICOMPA di "Andrean -*· di ~IARINO ~IORETII In occaalone della r!ed.izfone del romanzo e L'Andreana•• pubbllch.ia! no volentieri queste pagine di con/e.,.Jlone, inviateci gentilmente da Marino Moretti. Esce un romamo dal titolo L'Andreana 1n ed!Zlone nuova, lievemente rh•eduta. neJ SC1160 almeno dell'alleg– gerimento della .sua prosa, deJ sollle\'O dato In punta di penna. oserei dire con estrema dellcat.ezza. alla pagina. La Quale, per la t,roppa mRterla o per altro, risultava a un'at.t.enta rllet.tura dello stesso autore un po' stipata, densa. scarsa di riflessl o richiami di puro brio. La ma– terla è quella che è: volgarisslma. E eon tut.to etò, secon– do Il glud!zlo dell'autore. non priva d umana gentJlezza e prevalentemente poetica. Scene di vita peschereccia, non già In alto mare, o In riva RI mare Adriatico. ma 111lorchéIl pe$CC vien por– tato aJ .mercato e ha sil.blto inizio li cont.."&Stofra pesca– tori e pes,cl\'endoll: povertà degli uni e grandigia e scon– flt.ta a breve 8Cadcnza degli altri, essendo l'Idea e la realtà della sconfitta una sorta di crudele appannaggio della popolazJone ., ltt.lea •: e una donna, l'And.reana, moglie del e no.st.romaggior poscJvendolo •• che .sarà. doi,o 11 marito, l!iConfit.t.aanche lel negli lntem;&I come nel– l'amore del figli. ma r1\ 'elata.sf donna forte, Uplca donna • più forte dell'uomo •· &I .salverà accettando. a difesa. la stessa Industria eredltarta: &arà peselvendola. Tale romanzo fu scrlt.to nel 1931, pubblicato In PegÒ,o dj Ojett.l e Pancrazi nel '32 e ln volume tre anni dopo, neJ ». Dopo la pubblicazione nella rivista flormtJ.na l'autore vi lavoro ancora; e cosl dopo la pubbllcazloM in volume. Tut.tavla non crede che questa opera abbia mal figurato fra le sue migliori. &:I è giusto che l'autore - moderatamente - 6C ne dlsplacela. Ora confessa che non avrebbe avuto fret,t,a d1 r!pub– bllcaro lJ romanzo se un giorno dello stesso autunno non avesse ritrovato !r~a le sue carte un vecchio artJcolo proprio .su L'Andreana di Francesco Jovine. allora, credo, solo critico letterario. RIieggendo l'art1colo, l'autore si accorse dopo ,ent'annt di quanto un crlUco nesse potuto t·eder giusto; specie Jà dove a!fennava che que.3-tolibro ~ segna una S\'olta nell'arte del MoretU • e • ho proprio l'lmpresslone che ! 6UOImotivi fAmll!ari abbiano acqui– stato una erltlca consapevolezza•· E li Utolo dove si trova la lucent.e voce e evoluzione• rinsalda le belle pa– role e ~ che seguono Perché. lnsomma. se evoluzione Cl fu, l'Inizio s1 chia– mò Andreana e non Fioravantt-i la Quale tenne dfet.ro a dlstan1.a di clnQue o set anni: ment.re Il sia pur piccolo merito fu att,ributto alla seconda prot.agonlsta (lgnorando la prima) da.!111. m!gllor cr!Uca letteraria fin tropp0 be– nevola a questo autore. a cominciare da) suo maggior rappresentante, art.!6ta egli stes.so per grnla di Dio e un po' Mche della .sua nascita !lorentlna: Emilio Ceccht. L'autore ora conft'&Serà uno dei suol moltt peccati d1 uomo e scrittore rimasto aJ suo bei tempo, e oggi più che maJ, tanto In disparte. Egli non rlng;a.tlò li .suo eccellente cr!t100. allora, un po· perché non gli era e non gli è facile ac005tare Qualcuno. specie un collega bravo !Jnché si vuole. ma di cui non sappia un bel nulla. E pensava che s! dice male la propria soddisfazione a be– nigno giudice e arbitro Quando sappiamo che non avrem– mo potuto altret,tanto gradlre la sua pur glusi.a severità. . Diceva poJ Jovlne che In questa storia l glovanJ eson troppo spesso co~deratJ elemento negat.lvo, semplice agente dell'L'ltlma t.ragedla del padri•· At·eva ragfone Jovlne. E se non ho uputo at.tenuare quellR poco cri– stiana soverchieria e cancellare del tutto Quella Rncor meno lodevole sùpe.rflultà. P06SOwt.tavla rendergli pub– blico omaggio e, sl, rlngra.tlarlo oggi cll'egl! è l'autore dl opere come Signora Ava e Terre del Sacra.mento, e non è plil.. l\lARJNO ì\lORETTI FRANCESCO BIONDOLILLO ''------------------.J Il Jlfu1•11to1•i lo clii1111u1vn il c,c1,r1111io11e 1l'lt11li11», il C11N1111ov11, lo cf1,i1,r1111v11, il caimpie11te» La contessa >'ibUeJ Biblioteca Grno Bianco

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