Fiera Letteraria - Anno X - n. 4 - 23 gennaio 1955

Domenica 23 gennaio J 955 LA FIERA LETTERARIA Pag. 5 ANT · · 1 DI ROBERtO.f.ONGHI , CARAVAG .. E LO SPEOGRIO, E Infatti, valga Il vero. già Il primo biografo f 0;rrm;e~~~d~fr~~t t!t~ ~g~ ~hfu~~l~oclc i~cft~ 8 n~n~ specchio ritratti>. Che mai significa? Si è giunti a proporre che, forse per risparmiar la spesa del mo. dell!, egli non attendesse che a del successivi, con• tinul autoritratti; proposizione rjo1cola, oltre eh<: smentita da tutti gli escmplnrl restant), salvo uno. Ma allora. perchè ritrarre quei tanti modelli e nello specchio>? L'uso dello specchio non era Ignoto al Cinque– cento In due accezioni: prima, per l'appunto, quella. di ~acllltarc l'esecuzione della propria c!!ige ad un artista fnmoso e magari offrirgli 11 pretesto per la aggiunta e culterana > delle alterazioni prodotte dallo specchio ricurvo, come nel famoso esempio del Par– •mlg1antno; seconda e più rara, di 1,>rovnrslnel e: pa– ragone> con la scultòra riuscendo ad esibire nello stesso quadro più vedute di una sola persona; come tu nell'Ignudo attribuito dal Vasari a Giorglone, cd esemplificato, In ogni caso, dal S.woldo nel cosld• detto e Gastone di Folx ,. ! Anche se la ricerca, so– prattutto nelle mani del Savoldo, non maqcava di sboccare In raf1inate7.ze visive, il 1ine restava pur quello di un'lntellettualistlca e agudeza >. Nulla, dunque, di comune con la decisione del Caravaggio di ritrarre le cose nello specchio sen;,.a che esso ap– paia punto nel quadro; quasi che per lui, natura• lista. ritrarre dallo specchio tosse arra di certezz.n più Intensa. Cosl era, probabilmente. Ogni nuova personale verità nell'arte, è una nuova scoperta, che gli idoli artistici precedenti impedivano, sulla natura vera o presunta. Che cosa Impediva al Caravaggio di ren– dere fedelmente ciò che egli chiamò per Il primo il suo e: pezzo> di realtà se non la fabula de lineis et colorlbus eh' egli avvertiva ormai come mitologia scaduta, o da -lasciar cadere affatto? Guardava In– torno a sl?. e la realtà gli appariva In !rammenti bloccati di universo dove non era luogo nè a contorni nè a rilievi nè a colori, come formule astrattive. Ma perchè la retina, da sola, h,1, un campo visivo !~;f::: 1~ 1 Ì~;J~• a~l~gs~h~e~~~ c~t~i 11 :!~p~°I! h~: 1 !~~ ~f~~!~'t«:1\~!~u!~Jo~eE~ea;~i~t~ss\':;t:~e~~: naturallZ7.ando l'antlchissl~a metafora. per quanto snervata a' suoi tempi, che la pittura dev'essere lo specchio della realtà, da buon san Tommaso egli provasse a tenersi al sodo dello specchio vero che gll dava finalmente Il vano della visione ottica, già colmo di verità, e privo di vagheggiamenti stillz• zantl. Cosi venne a scoprire, e 1µ AU.tsl una scoperta sclentltlca, f~ In ogni caso un'esperienza, Ja sua per– sonale, empirica e: camera ouica >; ciò che meno sorprende al tempi del De!Ja Porta e, ormai, di Ga– llleo. D'accordo ch'egli non pensò mal a servirsene che per rendere 11senso poetico, Il portato &entirhen– tale di una realtà allora tutta sconosciuta. E non che ne avesse piena cosclenz ferenza al vero potè anzi Ingenua creden7.a che fosse e: a guardar lui e a suggerirgl vette incantarsi di fronte a gi\\l n . rale >; e ciò che più lo sorprese fu di accorgersi che allo specchio non è punto necessaria la !i$.ur"- uma• na, se, uscita questa dal suo campo. esso sèguita a 11 riflettere U pavimento Inclinato, l'ombra sul muro, 11 nastro caduto a terra. ' (dal e Caravaggio>, Milano, ea. ~rtello,J.952) * " ' ERCOLE ROBEntt Qui, tma nuova pa~ia scoppia noU'arte Jerrare,e: questo giova,ie lavorante, che poteva credersi abban– donato aulla banchi.,a difficile del Tura o .,pinto in qualche 8ottopa8sa.ggio a trabocclietto del Cos.a, trova ancor modo d'inventare n per li un s1w per- 11onalec1lbi.,mo, /ttrente e immaginoso. In alto, entro le acene della e Fucina di Vulcano> o degli • Amori di Vene-re e Marte> trova paat"ra abbondante alle aue scoperte, nel e: meta/ittico> terrificatile della bot• tega di 11n armiere, antro cli corazze vuote; o nelle tiesti buttate e intcrite a11llapedana. del letto dove Venere a ltfarte dorm.ono .,otto tma coperta pii, spi• 1108acli un cilizio. A11che nella 11cenainferiore dove il duca Borao oo a caccia. o dove accoglie un miniatro, mia nuova cri.,taUonomia acaglia, incide, segmenta le roccie rosate del paese, o svola ,ma niwoo archi– tetti,ra, moderna e rovino11a, 11oonneasa come da eroi• li, da acatti interni, mosaa aome da con9e911i segreti. Nel e: Trionfo della L1t831tria >, che 3egna il cen• tro della zona superiore, talune parti eseg1tlte da un aiuto traboccano in caricatura,· ma dove il vero idea– toro interviene direttamente, le sottiglic~::e deWos– serva::ione. trnlucono il genio -in /ieri. Ecco le dita trepide delle bertucce schi/illose che trascinano il carro della L11ss11ria;ecco il ritmo, tra il tondo e il quadro, della fucina di Vtùcano dotie il /11rore di 8coperta formale non la cc<leai pi,ì feroci /ormalL/fti toacani. Di tale argomento questa e la trattazione più aspra e diabolica che si cono8Ca in trttlo il 11ccolo; la pili ironica, o più alta7T1ente giocata. Un'crstra– zlone del resto t11ai e3<rnime; il toorama t per tutto intenerito e corretto dai riflessi le(19eri elle corrono •~~~ 6 o8~a,~::;:~~. •~~~11:~U,!ll:8!!;~~; n°;:V%tb~~ visto di dorao, dei cal.zonci11i di tela gualcita, 1,ie• ghettata di contin110 come nella carta/iltro. ' ' " ••. ,,, ,,. 11 •. • Dappertutto, entro q1U?steopere tarde, la steasa scienza suprema e insieme l'anelito di smagliare la scienza e com11nicar dire1tame11te coi sentimenti. ~::a;~fa st~':t',~nt~ii:~~ ,'::'{t!:'t Jo \t~r~ t~~ Nell'opera di Dreada specialt11c11te,una unità di tono morale, melanaonii.-o, combusto, fonde e sfuma 7,aese e figure sotto un velo di polline el ;;~~::e~~~n:i~; l~"~j~~::r' t; ;J astrale,· q1wsi il ris111tato di J"',i CARPA CCI O I I Più contldenzlale in apparenza, nel fon, · do più complesso di ogni altro pittore veneziano nel Quattrocento dopo Il Belli– ni, sta. da solo. Il Carpacclo; al punto che, nel suo caso. un paragone col Bellini stes– so non ha senso, suona in falso. ~' Carpacclo narra. instancabilmente narra, tutti, son d'accordo; con una lega– tura però che pochissimi intendono. E forse s'Intenderà meglio quando cl siano e iù cose delll\ sua gibvlnezza, ..~m- 7l ~ale(tO. vicentina di e: Ma• ~o ~antl >, che forse non e antonellesco. t~rfe~~~r~~~1~h: 1 ~;~~ ~a~f;~ft11tait~~~1:h:~~~:i.~ri~6~~~ 1 1~! l sebbene !innata da un Gerolamo Vicen• tln9, ne darà qualche altro con la sua. lnscenatura quasi fouquet1bna. C<!t10, chç le .,rqisure dl Aotçmello e Il cosmo len– ticolare del nordici lo !ncant:trono ad un i 1 ~::r:~h~Usilitr1~1\à~,SJ~~:s~i~~U~%:.~: sembra cavata da tm disegno del Carpac– clo, si legi::ono i due versi quasi caball, stici: e: Les quantités et les distances ont concordablcs dlfférences >, cl si chiede se non sia stato questo il motto pre,scelto dal Carpacclo. Altro che narratore svagato! Quasi che la scena nascesse anzi da una rotazione legglera a filo d'orizzonte: come quando, in piedi sulla gondola di traghet• to, già staccati l remi. l'ombra che striscia sull'acqua !erma. cl si a~osta. senza ru– more, all'approdo pi\;l spettacoloso. Non so se il pubblico potrà intendere bene Il Carpo.ccio dal tre Qt!adri espostJ alla mostra. sebbene capolavori o resti di capolavori. Le due cosiclette e: Cortigia– ne> fanno. aneti.e come sono, e: capitolo> di letteratura. ma non è dubbio che siano state pi\;l leggibili quand'eran legate al tutto di cui sono. ad evidenza. un breve frammento. I e Funerali di San Gerola· ~o Gu~~r,.a~}°i;i~.ffo u(~e~· :~~~ra~:1: sionl che li annebbl:mo; chi però ne ram• menti I disC'gnl prepnratort, fermi e vo– luminosi come in Antonello. si prova a ln• dovinare dl\'ersamente l'antico originale, pure ammirando, fra I passi superstiti. lo schieramento del blu elettrici nelle tona• che fratesche e a. sinistra. nell'ascella del tronco pelato, U mirabile modello dcl'ac– quasanlicra sullteallstlca. E Jl e: San Giorgio>? A donta eh m:ilorl innumerevoli rimane ancora un quadro supremo; non però di plana decifrazione. Che mal, inrattl, di questa lnsronatura arcaicamente prornata e stemmata che, l.n apparenza, vuol riportarsi ai vecchi esemplari di cinquant.a anni prima, al cassoni cli Paolo Uccello. Solo chi CO· noSCa bene Il Carpnccio sciolto e profondo può annuire all'astuzia culturale che qui evoca. att.raverso la più vecchia ed aral– dica Iconografia. l'antichlll\ rtella !avola cavalleresca, come dicendo: questa tappa ~t ~: ctsgr~~cn~tQ~!g~c~ s~~~a?i~; astato, questa specie di Immane rosta In Cerro battuto alla ribalta del quadro; al di là però. eccolo esplorare a tondo. fino ~1l'oriz:zontc;t1 vasto palcoscenico nalura• le èhe glt è caro: prtma Il terreno strega- to dove 1a morte espone lu~lda tra f ra• marri, le botte e I !lii d'erba avvelenati, J ,suoi varJ e memento>: le collezlonl di te• :;chi. Il braccio che fu elegante Il lurido !rammentò di un eroe stortuna'to, I resti della donzella dove la camiciola smangia• ta sul petto Integro .. la mezza manlca sul braccio che rlJ)05a. il torso sfibrato come una corteccia dolce da masticare. si com– pongono nel segni di un aUetto supremo; più lontano I palmiz1 che sfilano lungo la città balconata donde gli abitanti, mlnu• tlS'Jlml. guardano alla rovescia Il nostro stesso spettacolo: più. In tondo ancora, sotto Il cielo Imbrattato di nubi. l'orizzon– te marino con Il veliero che s'Incanta stu, pefatto sotto la n.1pe sforata. Da questa continua concordia propor– zionale, da questa dosatura lnstancabtle di forme colorate entro un'Inaudita luci– dezza spaziale. viene l'lncantamento della narrativa carpaceesca. Ma la persuasione ultima per lo spettatore non sarebbe sen• za la continua geniale denunzia dell'om– bra. Meridiane al sole radente sono I te– leri del Carpaccio. dove ogni cosa: dall'uo– mo alla cal7.a appesa, al filo d'erba stenta, al gigaro gigante, alla banderuola che sbatte, al minareto, alle colorate archltet• ture degli amici Codu~I e Lombardi. tut• to protende la sua ombra più lunga per più. sicura ri.,rova. Qui nef San Giorgio l'Immane forchet• tone d'ombra sotto Il drago è già proprio come l'ombra sotto Il cancello. Ma chi non rammenta la lancetta d'ombra che, nel– l'Imbuto luminoso, precede l'angelo men– tre scivola, con le spalle a.I primo sole, entro la stan,m di Orsola? O l'ombra !les– sa delle sbarrette che s'aprono nella rin• ghiera del e Ricevimento degli Ambascia– tori,? O l'acutissimo triangolo d'ombra del cagnolino trepidante ndllo studio dl San Girolamo? O le astk:ciole d'ombra ap– pese ad ogni oggetto sul1a scansia del santo? Qui ml pare l'ultima persuasione che ci viene dal Cari>accio e che rende ad ogni suo rncconto la sua suprema lndl!1e• renza epica. la sun eviden;,.a spiegata. Guarderemo alloro a cuore sgombro ogni più diverso evento ed ogni particolare tor– nerà necessario: il pi~arsi delle mltrle dei Vescovi nel ricevimento di Snnt'Orso• la al Prati di Castello, sotto la mole Adria• na; Il !ianco raccorciato delle lunghe mu– ra di Colonia; la strage lucida e compll• cata sull'orlo del bo..~o municipale; il ca· !aletto della martire che si leva e procede verso la luce chiara e re-stiva; i visi che sbiancano del partenti sull'acqua verdo– na; le livree screziate del gondolieri sul Canala7.zo scuro, sotto Il ciclo spazzato dal vento; i mezzi del remi agli Imbarcaderi; la gondola che va a Murano come sospesa sull'acqua chiara. E il Carpaccio, lucido spettatore che non batte ciglio. non par– tegJ?la, rarrtgura soltanto: un mondo pe– rò, preordinato, ilà distribuito nelle par– li: dal fruscio cangiante dell'enorme ro– bone fiorato in prlmp plano alla più lon– tana macula del cittadino che non era neppure invitato alla cerimonia e svinco– lava allora. (Dai < Viatico per 5 aecoli di pittura. veneziana>, Vice-nza, Sansoni 1946) GIORGIO M BANDI La pru:entat!one qui al «.Fiore it .dJ. un IP:l!P~ çlldJp~ntl di Olorg1oMor&ndl. t.uttl degli nhrit' ultirilf.' satfo pochlS· slml esemplari scelti. a pause. dal 1919 al 1938, vuol C&Se:re :~:t.~t~,~~1!":1!feftu~1n8era~~e 1t!~re so~~ 0 Fn~~t4 u~ ~!ul~ m~rdiaf: 1 e~~er=n1~\~~~ ~iffl~1J! !ti e bentorn,ato•· Non s.l aeeomoda dunque di Claborulonl· cr:ltlche, né lo almeno sarei in istato di provarmici mentre l'animo è troppo più freso dnlrultJmo r!cordo delramleo In persona, i~::11~-~~ ~!~!r1'!':t!etx;~bt:raJ 1 d~Ò~;=.1 :o~e 11:; rampa di purgatorio. Belli quanto sJ può dire questi dipinti. ma ripasseremo ancora, Morandl. sull'ombra lunga delle Due Torri? Vec. chle memone e desiderio di memorie a venire vagano su Bologna In un cerchio affat.tcflto e Mmlpreaperto. a de– molire e ricomporre alt'ist.ante mura. accoglleru-.e.pareti, .stupori e sempre badnndo a respingere. a stornare raia lm– portuna che sbatte dl una .-.clagura g1à pr:lma rinnegata ~egl~r,~rfie~~t:i. ai~ :';f 1 n~~ftd~endi1 ~rnf~ 3~T~~~~~ re.Ila lncant.ata di via Fondazza' e le acquefortì .si spcn. aono On efflg1e)devastate dal sole: quando il lettuccio di Morandl vibra aotto Il pugnp lungo del cannone che viene da Cute! Bologn"6e? • Deus gut Lombardia • Bololgne e M11anSll... • •• « 1,.1\ réaUU à, e.iprimer mlclait. !e le compttnaia IUUl· tenant.· non d1uu 1 '11.pp& rence du aujet., m!ia dan.a le •ecr' de J)en~t,ratlonde cet.te lmpreMlon à une profondeur ~ cette apps.renù lmportatt peu, comme le symbollultnt ce brult de culller !l\lr une a.. ~let.te ,cette raldeur empe5ee de )• Ml.rYleU~ qW m·nvalent eté plus précleux pour mon N:- ~jw~~~;,gf~~::\n~~~~"~~~n.vematlon huma• li pA.MO. scritto da Prouat subito dopo la grande euen-s <• Le tempr&Ret.rouv6• Il. 30) è sempre la più "3&tta fn. t.roduz\onealla pltt.ura di Morandl. Che soltanto &eavando dent.ro e at.t.ro, ·ersola forma. e at.ratlf\cando 1e• rtcordan– u, > tonali. al po.;&.'\ r:le.sclrc alla luce del 1.entJmentopiù in– tegro e puro. ecco Infatti lll le7JoneIntima d1 Morandt e ll chl11rtmentoImmediato della sua rtdu7Jonedel soggetto che gira 111 minimo: rabollzlone. In OlflJ cMO.del soggetto tn• vadcnte che ptLZ"te ln quart,n e si divora l'opera e l'OS&er• vatore. OggettJ lnutlU. pae511ggt lnMten1. flort dl ataglont, ~~: ~ren~uslp:p~ 1 :e,sa;f'~ 1 ~~/~~ettf~fi':e~~ ::t vero che anche l'lmpreM!onJsmo e li pogtJmprc.Mlop.l.smo già prclev,ano ln nature morte, nor!, pl\esl. ma Il pia.no era ancora. d1 oceUionl ravorevoll. di e: motivi• 110lledt&Otl. ment.N In MorMdl è soltanto di &lmbollnecessari. dJ vo– caboll &ufflclentl ad evitare le secche detra.,t.rattwno u– isoluto.Tanto vero che sullo stt-Mopretesto materiale. etlf ha potuto rendere timbr:IAentlmentall dlversi e 1 aemprt dh·ersa.mcnte Inclinare la sua severa elegia lumino&a. DI fronte a ql:e&tolmporno d'lnterlorltà. spoglia-non t I a dlre quanto se.mbrt Irragionevole, se già non fOS&e ind!. ~ della plt.t.ura.mor&ndlanane abbiamo di già. per &ereto,chiedere perché Mornndi non abbia lncoot.rato nel- !~';.~ 4 Jer:it~t.~1:l:U~~ll~~~~~~~~irJ~~~ ~:~~ ~rr:;:r~~1~1~:=~~~=~~~ vlncla. quMl di un Qoz:zanobolognese (e ne rtAtano tracce per altra via..Quelli. vien da replicare. son fatti suol pri- ~)~1un34be~e:,1:0;~ è'!in~r!n?:!\; =~~~J!1 ~~~ ;:~-s~fi\ 1 ~'::::.i~cfi~. 1 ~ct.lv11! 11 :~=~ :=1°:f'!.t~ 0939) e nel volumetto (1942) del BrAndJ. menr.re q uafcòe • bla. lungo l'ultimo ventennio. achlvo.tl p&reochl toma • ~~7hf.ASSO m1 par di rilevare ora In uno ac.rttto del Par. !f~Jg<lc~:-~ ~Il !t!r. c~{~wC:: ~~~teanJ~:U~I: SJ è cosi abbastanza lnfonnatl sulla più ant-lcacultura '" torre d'avorio. una cena semmai. doveapprofondire. prt- dl Morandl. e i suol primi rapporti con gll lmpresslonbtl e m11di trasmetterlo, 11 suo m~aggio: mCMAggio clandesU- con Céunnc. COi e: fau,,es > e col moto • ~taf\slco > del no. eom·è di ogni recondita umana verità. Il monaco Mo. « Valori plastJcl ». rest.ano ~enl di algniftcato anche dopo rand! nella sua cella è dunque li oont.rariodell'esteta nella un cosi lungo e maest.revole percorso. Una Jndagin.e tn pa- sua torre d'avorio. E se II fMCl&mo umclale chJaman torni ;~~r!f\~~ 1 ~al~t 1 ~~&t.~ 11 ~! 0 =~be 0:!f~v~t ~~cei'~• gfo~:1~,t.a.;~~~e~~~:.e n~~[o ~~ I ag1odi chiederne al plt.tore bolognese. Un ra'gguagllo di- pluza adesso che si dovrebbe aver riacqui&tato l 'u.so dJ :;%~~~I~n~~~C:1!}aft'.ltt~l~lila 8 ~~~a\.rv:ia~1~ri~\~ ra~: che la palla della pittura Italiana è M'.lllpe:M, aulle pltt.ura mode.ma tu per entrambi (ehé &lamodelln stusa. magre dltA della più giovane generazione. senza che &t vè- ldentlea g~nctazlone> la sala di Rcnolr a Venezia, anno da se andrà a cadere nel cesto dJ cenci colorati di un pJù 1910 Del resto. In i.e.ma t i.I ricordi e di antenati. può tor- eh frettoloso romantJc!smo o ln quello della. più • centr1- nare utile anche una I~ prcrerenzialc. come vien fuori stica > nullità menta.le e morale, Il mae.,trevole J)llrCOl'IO 4.1 f:~~n~cfel~~~tdl~it.o ~:e~ ~1~;:n:~nf;f~z1~. ru°i:i~~l S:~U:"'~/!J:~:~ c:~g,~1~ ;~:~~e~~~ ~Gi~~~~i:-n~u ~~f:;'a t~ci~~lp;~ preE~~~i.: l~~iu1:1n!J~~rc~l~in&dl080 delle• convusa- parl.icolari ac;mpre da conO&Cltore vero. non da amatore %.Ioniumanitarie. patrlotUche. lntemazJon&llstiche » che svagato. SI rileva che non vi flguM\llofra I modem!, n6 verrà t.ructn&to li nome di Morandl\ probabilmente lo e J:~1. c;~a:~mi!.:1~~ufo'~~v~n';::'11t~~~ Q~~~gc:t~ :in~ fv~f~~-~ ~~l~~~o~~=~o 1 ~a .r~~':8 :~,: pure rioordo che era plil difficile convenire su un altro or- volta. alla. nuova ondat-a del • chlerlel traditori>. dine di ratti e che l noinJdi Botllcelll Pollaiolo Mlchelan- «L'id6e d'un art. populaire oomme d'un art patriotique. r:~~~~ ncvhi:\ 1 ~~~a:~~ 1 ~f:eit~~d1T~ 0 d~~::i!;ev:~ ~\c'::1~~è·1~ 1 ~a~:~it re!e e~:~~~~=bli:~~;;~:1~. ~ deva pungere anche un sospetto di eloquen7.ft. di turgldeztll, sacrir!~lt. !es ratfinements de la ronne •· bon., pour d• ~~taf~t~~~-d~~ ~~~nc:ic~:l~aJ'~fjt,.:o~c~~c~t ~:'!:: ~~~1r ~~:· J:v~~t":: ~~~1~:a~Jr~ m:1~~~ ycrtl\'I\. alla lontana. le coru;ieguen?,e. Ride parco Morandl ounlen électllclcm. A eet ej'&rd un art. populalre par la ml\ non mal più Atrocemente di quando gli riklmano 8 torme e:Ot. é~ dest.lné plut6t. aux membrea du Joctey qu'l gola certi vusaccl toscani ln lode di un ve<:chloscultore ceux de la Conréd8ratlon ié-ç6n1Jedu travall >, (Le Telll.PI <• Picchia e r:lplcchia la pietra putt.nna _ Vedi come &I Retrouv~ n. 38). .scagliaed Jsfavllln >. ecc.). A scopo infamante. 11 ha mAn• Ecco un altro teato ehe ritorna oggi vàlldls&lmo e, 1D- d11.U a memoria Ecco. par che si dica dove può portare sleme con la rlcompal"6A di MonmdJ. et conforta a crede.re una certa Italia· la retorica dell'energ1n: Il superuomo del- che II nostro lavoro« clandesttno > dJ vent'annJ non al& an. l'a.rtlglanato r1nnsc11nent.alc. SteMA indlgrtflt.lone. s~ dato " male: che Il nostro Impegno di taelUf e: formal6 a, ~~ l';; g<f! 1 s:!~ 1 i:.~m~ ~ ~l~l~'t:11~o~bf::rd~~:: ~~r:~!e.,~j~~=e ~r~=~~;,:e~:~d;:;!~A! l,'i ~er~cn~r~~ro u~: ~~ia 11~ ::ta ad~f 6:i::~na~ni~ 1~~~ lg~l~.a n~!t~ ..e:-.3~~P:f°f~u ~=~.\=1~·-~~ porta Galllen\. un musicl&ta del gruppo che 1ntendC\'A ve.rsato Indenne. e pcma ont conunuare c:on Pf,dronana ~u~,~rc_ ~~:~e~~-1~te~~~1b~~e~~o= ~l!~ro~~ r: :~c~ 8 ~~~Ì~ 1 ':cf~~~~gV;h:n:ii Ji L ~~ Sostando. con la sigaretta lnc11nt11.ta tr a le dita. a mez. Ptt&a.) di una lnet&ncablle • aducazlona aeDtiJlltntalt >. z'arla, Morrrndl commenta. lmm1rncabilme:nte:_ Enorme. Pcrchè non dArell 11.ttoa.nehe di codeste, tnsortèrenze se aiutano a chiarirlo? Dal. catalogo d.ell11 Mostra 4l • rfore > dl rirHN il Aprile 19,s. In ql,to: Lonshi a Biroàll9itt, le scono an.ae, ten il teMre Antoiete Qui O /òAM8: Longhi a M:i.rilla lii Mis– sa, nel I949, con Maca– ri, Canà e de Grada * del contorno immobile, originario,· una dilata::ione delle immagini per ca,,.,a di vibrazioni ,rovcnti. Una araura sublime. Un rombo pote,mo nè1l'aria infub– cata. Le deainen::e più acute delle /arme che si co,i– &1imano come carta 11era, nel go(fo scottante del tram.onto. La sostanza, sempre 7>i1) arcana, che sem• bra il -portato di miriadi d'api torbide e ::elanti,• la azione, piena di umori segaligni, gras11i, sen8uali, dove le te.,te pitì terribilmente banali, paurosi eaem• plari di bestia mnana, ata,rno preuo ad oltre di una intenaità interiore da non cedere a Leonardo o al Rembrandt. Dai costumi, cii visi, allo atlit11dini t1ato è raro, at11diuto, inusitato. Ora il peMicro di calma q11a8ilarvale che incart~ a dor-mire nell'Orto gli apo8toli (quale 3imbolo della perduta coscien::.a!); ora il legamsnto qua&i impcr.1Cri,tabile dei gmpl)ì, lanciati in. movimento ad in/initum, eppllr wtti cat• tllrati, inviaibilmcnte, dall'O<'ChieUodel cappio che ecco scende sul collo del Criato; come se ognuno fossa portato e mo3so da 11ngioco 68/erno a so mcdeaimo; da un destino, dunque, dove la fatam,). 3tili-3tica di Ercole sa colpire ,rel centro steno doll'orgome11to. 'IJN GIVDIZlO SIJL DIJECENTO Che w11to per ima città s<,pere esprimere doi propri fianchi tm genio così aolennemente obissale, sorto tlOn tanto per ispiraztone rtivina q11anto per una predeatina:ione civica o terriera, che lo astringe, per dir coal, a una a11blimitù d'eccezion.e! Per merito di Ercole, li'errara siede, verso l'ultimo decennio del aecolo, più alto che quahmqrte altro puntp d'Italia; e, per forza di Ferrara, Ercole conquiata una aitua· .:ione oosl peraonalc da non trovure, a quei tempi, altro paragone di valore che in Leonardo. (da cOftlclna Ferrarese>. 1934) Biblioteca Gino B1anèo

RkJQdWJsaXNoZXIy