Fiera Letteraria - Anno IX - n. 47 - 21 novembre 1954

FIRENZE, 21 novembre 1954 LA. FIERA. LETTERARIA A Cllri di,CORRADO TORRIGIANI • PERIL SUOOTTANTESl~JO C MPI.FANNO * TES1IMONIANZE PER Gl ULI01TI In que.ttl giorni, a Tlrtntt, ntlla c< 1.ta di campag11a di Bino SanmJ.nlattUl. un gruppo di a.miei: ha Jutegglato gli ot– tanta annt di Domenico Glullottl. Pr•– stntt: qua.ti tutto ramblente Jlortntino. Clcognani. Sacchettt. Batocchi. Macri. Pa.rronchi, Luzi, Valltcchl, La Pira: t molti altrl. In que.rta occa-1fone i ,rato pruentato un nunu1ro della rlul,ta e .Votarla> lnttramtntt d~foato aJ veccluo 1crlttore. ttl quale anche Ja e Flua> VUOI oggi tributari U ,uo orn.a.:,vto con la pubbUca:Eone 41 qu,– ,t, teulmontanu. Carlo Bo I miei primi Incontri con Glullottl si ri– portano a un tempo ben lontano e a una stagione Intatta del rapporti umani. Co– me non potrei ricordare l'a!!e:ttu.osa acco– glienza nella casa di Greve, le gite con Il primo amico dl Firenze. Roberto W!ss, Il giugno dcilln campagna 1oscana, un !nere• dlblle trenino che da porta Romana cl por– tava n quella tavola dell'amicizia tr:in– qullla e libera? Sono questi primi incon– tri con gli scrittori amati nella prima glovenlù. gll lncon1rl fuori del 1empo d'at– tesa che nulla e nessuno potrebbe soddl• sfare. Vale anche dire che, caso strano cl !~ed1~o sa~~~~~o d~!~slssltc::r:b~ f;e"r~h~ plll, la pcrfclta rispondenza fra l'opera e l'uomo fra quello che si era derivato dalla lettura e quello che l'uomo reslltul– va. Net caso di Glullottl, l'onestà, la pull• z!a dell'nn!ma, Il fuoco della passione: tre elementi che ne facevano e ne fanno un Isolato, uno del pochi Isolati glustlftcaU della n0o1ra lclleratura. Sensazione di verità che con gli anni non avrebbe subito ne-ssuna smentita anzi nel confronto Inevitabile con gli &.ltr! cl tu nalurale riprovare di colpo li peso della sua sincerità, U peso dell'uomo. CARLO BO CarloBetocchi MarioLuzi 1\11 son riletto, a distanza di anni, I suol libri e quella sua forza o crucciata o pia• cata mi ha ancora colpito per la sua schiettezza, per la sua necessità. Essa cor– risponde esattamente al percorso dell'uo– mo U quale non l'ha utlll7.1.a1a ad altri fini. non ne ha ratto uno strumento let– terario. Il suo vigore di artista toscano, la vlolen7,a della sua collera e della sua vt• slone, si sono bruciati ad un fuoco spon– taneo che non ha voluto artltklalmcnte alimentare oltre Il necessario. Glullotll rimane anche per questo uno degli scr1t• tori più autenllci del novecento. MARIO LUZI PAGINA FIORENTINA 11 I ' l \ .'A'll".11.' JVI.TA ~, ~JCALE URISI DEL <<illAGGl0)>? TERZE PAGIN * di LVCIAl\'0 RICCI La sua poesia In versi, che non cl sod– dlsta, o che cl soddisfa secondo un ~rto rapporto In relazione con lui e con noi stessi. perchè, come tale è bella da un lato (è tutta sostanziata di patita espe– rienza, e arricchita dall'esperienza del poeti che egli tiene a mnestrl), e non lo è dall'altro (perchè sul plano del Glullottl si tratta di un'ansia Irrisolvibile con la espressione della pocsln), è Ja più schietta prova cltc Il Gluliotll non ha mal menti• to: non ha voluto darci nulla di più dl quello che gli conSl'ntlssc la sua condi• , zione. Quando egli parl:t del poeta ne parla Sl'mpre con l'animo di chi sospira I criticiparlano del. pubblico a un'altra condizione (e Non un poeta, se non erro, fu santo. 11 minimo dei santi è più i;:ranJe del massimo del poe– ti>): e ne-Ila poesia, Il GluUottl. resta l'esule di uno stato diverso, dt'una verità più alta e inattlnglblle con quel mezzo. E' quanto cl fanno sentire i suol versi af• tannati, violenti, rotti, qualche volta lm• provvlsamcnte delicati. e Il suo llngu"ag– glo costruito per necessità con Il mate• rlale llngulstlco ascelico, nudo, lmmcdla• to di altri poeti che erano arrivati a quel– le espressioni risolvendo In esse, ,compiu– tamente, la propria disperazione. Se am• mira Dante, Vlllon (che ha tradotto In modo ccccllcnte), o l'Anglollerl. Il Glu– llotll fa come la formica che trascina al ~~~~l~~t c~~~ 0 a?i:~l~g~/~ 1 u~1ht~\e ;: ti), nella sua disperata speranza di una sopravvivenza Invernale. CARLO BETOCCHI GiovanniPapini GlullotU è, prima di ogni altra co:-:i, un poe,1a. un vero e Ispirato poeta, un poeta romantico dl espressione classica come sono sempre stati. dal primi dell'ottocento In qua, i più eccellenti poeti ltaJlanl. Il suo prlmp libro - Ombre d'un Ombra - è una rac,colla di versi é Clullottl ha se– guitalo a comporne In 1uttl gli anni dipoi. Giullottl, come I suol confratclll morti e vivi, è poeta anche quando narra e rl• corda. è poeta anche nell'lndlgnazlone e nell'Invettiva. Ebbe, a voltn a volla, fu. rori di titano offeso dsl pigmei e pudori d'Innamoralo trepido e verecondo, ardori di croclaio estatico nel rumorosi deserti delle città bestemmiatrici. Ma non è poe– ta sol pcrchè ha scritto In versi or gf. f~l~~'it~rlaf~~r~g:1\'/'i>o 1 ~~'r~lc~omi~ot 5 t~aè poeta, poeta di nascita, d'lsllnto e di na– tura. poeta ncl senso e artiere> del .Car– ducci. poetn nel senso e fanciullo> del Pascoli. Che son poi una cosa medesima: perché si puO parlare di un puer faber co– me si parla di un homo·taber. La poesln non è soltanto, come l'etimo– logia Insegna. potenza di fare ma è, ln• slemc. dellcatcz7.a di affe lll. candidezza fino all'Ingenuità. vlve7.la e calore fino al– l'erudizione Incandescente. Tali virtù In ~~~~ 10 !~c~in~elf.~'!~'. 1 n:u~n~i~ ~i~h! nella sua anima, naturo-liter chri4tiana, di artlsla che non evoca I fanlasml a tavo– lino solamente quando ha la penna In mano e Il calamaio dinanzi. ma In tutti I momen11 della sua amorosa e dolorosa giornata. La sua prosa luclda e c.alda non è che Il naturale prodot10 della sua anima splendenle e squ!llante. GIOVANN( PAPINJ GiuseppeDe tuca Sulla soglia di uscita del mio semina• rio, dove, come,, puOda giovine, lo ave,•o &offerto e goduto le maggiori esperienze dell'intelligenza e avevo conosciuto. (deb• bo dirlo a gloria de' miei maestri di SJJI• rito) che cosa (, lddio ncJJa p1·eghlera; su quella sogli/\. di uscila. per spiegarmi trR li 1919 e li 1021. se R Paplnl dell'Uomo fi11ito dovetll la decisione, non corto di como<lo, di non poriare ne:;sun11.quallft• ca appiccicata sull'uomo e crlstltino e prete tche sono, almeno per me. Ile su,– cesslve Integrazioni della ste.ssa inuma Bibliotecc Que.la volta i crhlti parlano tolo del puh– blieo cbe normalmente 1°in1eritc:-eneU"ar,:omen, 10 dei peni declicali a1li t()Cllat•oli. I cchid. ~:•1: ::!n::u .:~~': ~l: 1 rJ:~,:;~rfe~.~ d:i ~!~!~:::~:~~ ''d:; :• :le •u~;:i~~~1•1 de~f~~i:i tealnili e mu1ic-ali dti qao11di•nl di Firen111 padano 1t1 quella 11agina del 1,ubblico Ilo• rcn1.ino. GIULIO BUCCIOLINI Il pubblico fiorentino e il tea tro? CO &l. dl prUno acchito. sembra che non vada.no mol– to d'accordo. Con la scena di pros.1 p oi si ha rlmpresalone che cl debba essere tra toro wt fatto personale. Ma. se 1I considera bene Ja C06(L. Cl &I accorge che non è vero. Il pubblico fiorentino, cosi avegllo e pron– to nelle sue bat.t.uui sp!rlt.o6e.è pigro, apa– tico, tndUfcrente nel comprendere e !ars.l un"ldea e3atta di come 41 svolge la vita cittadina, nelle sue ptù dl\'Cffle mnnlre&t.e.– z.lonl. Per esempio, in campo tentrule, prima che .si accorga della prei;enz.anella sua elt.lA di una compagnia drammntlca, b!llOJna. a dir poco, che essa ... se ne SIR già. andnta òR una dleclna di gloml I Cosi 11 conslde-– rnre f'jrenze come unrt plM.ta di pOM,Agglo, più o meno obbllgrttortn, e farci trattenere le compagnie solU!.nto qunlche giorno. è un errore madornale. TI pubblico Incomincia. quasl Sffllpre. ad amulrt agli spettncoll. ne– ili ulUmJ giorni della loro permanc nu tra noi. se SI trntta. nntur11.lmcnui.di compa– gnie d~ mertuno, e che abblfmo qu111cosa da dire. Perchè li fiorentino non 6 11ffatto pre,•enuto nel riguardi delle novità ph) au– daci: hR soltanto buon fiuto, Ed è difficile che sbagli. Per attirarlo In teatro con .spettacoli di prosa &llrebbequindi lndl3pcnub!le far ri– manere a lungo le compngnle nella nostra c!U.à maiJftrt ,-enti giorni o Wl mese, In modo che tutti flnl.\cano col sapere della loro es!11tenZI\ e del loro l!UCCCMO. E allora unn commedla, che 5IR molto ptnclut.R,po. trà contare su un pubblico 15empreplll nu– mel'060. fino a fare una i;erle di e..,aurttl. Perchè la ven pubbl!cltA nd uno spetlaco!o. più che 18 Atampa.,le. fa lo 5tC.'loSO pubblico. parJP.ndone bene! Ma per pnrlP.me cl vuol tempo! E In t,re o quattro gtoml non st mat.uran Je sorbe! GIULIO BUCCIOLI.N I CrltJco drammatico della No.ilone PAOLO EMILIO POESIO L·uercizfo d#!lla critica drommotlca ndfe città ftollone cht. 11011 siano Roma o Milano (nellt. città.. voglio dirt.. dot1e le compagnie tt.atraU so.stono -per troppo brue tempo ed alle quali: comunque. non ,ono riserbate le primt rappre1entazionf) ho un caraltere di ntct.s.sttà ln/onnatloo: ,cnzo JJO"lbllltà df e .san,er-re•· In porticOlare, il pubblico fio– rentino non 1i a.s.soggettoVOltntlerl a 001- lfgll. provvt1to com·l, IH!r natura, di uno splrfto polemico Ne deriva che la critica dram,natica p"rdt la .sua 1•cra /unzione (fn– d1ri.z zare Il gusto dtllo spettatore) adagtan– do.sl mOlto 1peuo nella cronaca e nd ,om– m erlo. Ptr$onahntnte, 11011 credo che I Jlortntinl si rechino o meno a teatro per ti ·ro di una nota Javorcvolt o negativa, r, g strato dal quotidiano preferito. E cerre c11r/ose storture (tipfcn la di/fldfnta per tutte le Jormnziont dialettali. Jlllno pure aWl.stfca– mente perfette come quella. ponfi' mo, di bast.gglo) non ~dono aa alcu,1a pre.ssfone. E1/sto11001tl/llli prtconcettt come esistano e11tusfanni preconcetti. lmpo,aibflt a scon– figgere, anche perchè u11a huona parte del pubblico attribuisce a un rletermu1ato tea– tro di pro3a una calldlta. tutta mond•na. E' vero anche - e porto qui la tcttlnt0• no Bianco 11f0nza di una mia esperilnza - che accade 1pu.,o al critico di lmbatter,f In persone cht glf d imoitr.ano df av.!:re lttto e di &a,>tr dl1cutt.rt t suoi :scritti. Ma è singolare no– ta re co me costoro apparte119ano. per lo più. alle cla.ul .socfali che di coMutto non rite– niamo partlcolarmt.ntt. intere11ate ai pro– blemi culturali. Mentre lndll/ertnti Jf df– m0,1trano le cakgorie piit dichiaratamente snobi.stlcht. Elem.ento di _giudizio cht può uurt variamene.e interpretato, ma che t - a suo modo - di -per st indicativo. PAOLO EMILIO POESIO critico dmmm!\t!co di Nazfont .rtra ANTONIO PIERANTONI l!z1~ P~::~ 1 'fat~::n;in~C:11 1 a1:nrp°i:Wt~I 1\!1~; varle compogn!e di prosa che ogni anno compiono soste sempre plù llmlt.ht.e a Fi– renze. E. un pubblico cho hl\ caratterlsUche tutui p:1rtJcolnr!; SI direbbe. stando n su– perflclnll imprcsalonl. ohe vada a teai.ro senzn troppo entusiasmo, anche perché lo 11ff1US50 è sctlr&o e saltunrlo. ma poi, In sala, le cose cambiano e 11 ghlacclo che sembra avvolgere la pJ:Ìtea si scioglie prC6to. LA fu tlea degli tut-erprcU e In parola dell"autore trO\fano sempre un:i prontu nccogllen7.a e wta &Incera .slmpatJn ncgh spettatori. Forse A nche tr oppa. dirà qualcuno. perchè mal, o qua.si. mal. è partJto dal pubblico florcn– U n o un oenno di netto dl.s.sensoo a una opera drnmmatfca non rlu.sclta o a un'ln– ftllce lnterpretMJone. s.,rebbcro gcne.rogl dunque I tlorcntlnt. se non nell'accorrere a teatro, almeno nel!' appl11udlre. Non ao pe rò se l'attrtbuto potn\ piacere a tutti; d" slt.ra p:arte rcsperlen:r.J. di questi ultimi a nn i non pot.rebbc Indi carci a ltrn dcflnl– r..ione. 0860 ma.I s.l può fa.re un nugurlo: che la generosità Si trasfonn!, facendo au– mtntare gli spettatori e diminuire I con– sensi quando questi non sono merlt.atl ANTONIO PIERANTONI crttScodrammatico del Giornale del Mattino SERGIO SURCHI Il pubblico dei teatri è a Fire11te ,car,o e $CGrsamt.nte sensibile alla nece,,ltà d'un largo teatro di cultura. ,mwcano 11cl ,uo 1tno, .salvo le eccalonl, gli uomini df cul– tura e vasti strati popolari. Alt eccezione del rumore che può fare una strenua e glova- 111/t pattuglia di aflC!o:mdos, alcuni dtl qualJ veram.cntc preparati, il pubblico ac– cetta.. Co.ti. il teatro; dirti qua8i cl,e lo su– bisce. e batte indi/lt.rentemente le mani. non dl.scute. non Jlscllia. Dirti. comple11i– ram.cntt.. che ha il teatro che merita. Due tentativi di piccolo teatro localt. che si prc,entavano per lo meno tntere.s,antl, han– no fallito. Si spera In un nuo1'0 tentatlco del gcnert, t naturalm.ent,,e nel iuo ,uccei3o. Ma non c't grande fiducia. Si continua a frequentare. pochU1imo num.ero,i, /a vec– chia e bella .sala dtlla Ptrgo/a, Immobile ncUa Jua dorata /reddtua, per seguire gli 1pettacolf delle compagnie df giro: quasi tutte le più importanti d'ogni ,tagtonc, ma ,cmpre quf come di PO-"aggio . in 101ta sul 1•Iagglo tra Roma t Milano o cfcc1-er.sa. Di– ceco che manca la Jiducia: ed t un peccato. Verrà. Jorst. quanao Jl puhblico Jl molti– plicherà nel senso cht sopra aul'J)icavo. Il l11voro dtlla critica. in tale situazione, ap– i' .. e particolan,umte di//icfle e impegnativo. ma anche particolarmente importante. SERGIO SURCllr crtUco dmmmaL!co del Nuovo Col'riere GUALTIERO FRANC INI Il pubblico fiorentino è esigente; pre.en– t.nl" l!I a Firenze e una respons!\b!lltà; I !io– rent lnl non 61 accontentano facilmente: QUf'Ste son le lmpreMIOnl che .sl uc<olgono ~• chi viene di fuor:I 11. &uonare, R cantare, 11. presentare le proprle opere, Prtoccupit-

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