Fiera Letteraria - Anno VII - n. 45 - 9 novembre 1952

DOMEN CA9NOVEMBRE 1952 J:lll'J. 1 JSTI l'J. 1 ALIAL\11 ., .. Massimo Camoigli * di GIAN LUIGI GIOV ANOLA A noi pare che il punto maggiormente interessante nella pittura di Cam.ptgli, oltre una adesione garbata e :eggerme11,te ironica ad un fatto decorativo, sia un con– tinuo ricorso a simboli e a correlaifoni tra elementi figu– rativi ed elementi geometrici e astratti. Vogliamo an;:i alludere ad una necessità della prr– senza. dt cose ed oggetti, apparentemente inutili, eppure legati strettamente e .stlli.sticam.ente con le Jtgure e i ri- tratti muliebri. • Che poi le su.e donne si celino sotto pepli classici o tuniche egiztant. e ve.,ti copte, oppure si riparino sotto ombrellini o cu/fie ottocento, tutto quuto ormai fa parte di una particolare simpatia del pittore ver&o un costume ed un'epoca elegante e raffinata quanto sfuggente ad una precisa catalogazione. Ma non è certo q!festo l'argomento sul quale vogliamo SO/fermarci eh.è anzi per sottolineare proprio quel lato di ,naggiore interesse dt cui andavamo dice net:&, bisogne– rebbe accennare piuttosto a quelle donne che in Cam-' pigli hanno il dono di trasformarsi in morbide ed opu– lente anfore ed in estatiche clessidre. Si potrebbe an.?l parlare di e donne-anfore>, scher– zose e attonite rappresentazioni arcaiche dove le linee, che racchiudono !palle e fianchi e scendono lungo le vesti {~:g ~c::~~},otu~~~~ei~p~=,r,;jf,~: 11 ;~;tre 1 ~!~~: 1 ::n:! ~~; racchiudono sensuali e t~nere anfore concepite a tronchi di cono, simboli, indubbiamente, di un edonismo segreto e ùttraductbile. hi queste due donne traspare &empre una dolcezza pacata, quasi serafica ed una amabtlità di atteg– giamenti che un poco temperano una loro jeraticità, schematica, una immobilità simmetrica che. a parere no- 6'tro, si lnserlrebbe piit opportunamente nell'affresco piut– tosto che nella tela. Alle figure di Campigli occorrereb· bero certo degli am.. pi rapporti spaziali perché esse possano mant/utare lfberamente la loro cadenza, il loro ritmo di linee e di toni. \ Questa necessità la condivide /orse anche fl pittore. Non c'è /orse tn tutte le sue tele quell'umidore di aJJre– sco, quel gro,f/tarc la pasta stessa con piccole spatole e venata di grigi, di bianchi, marezzata di deboU rosa e verdi, che /anno maggiormente pensare agli intonaci e alle tempere da muro piuttosto che alle tele e ai legni? Tutto questo amore particolare per uno schema, per un archetipo che risale ad oltre ve,itfcinque anni, e infine questa stesura quast monocroma potrebbero far 11en.saread una limitazione cVìntendimenti e di soluzioni In fondo è una considerazione questa che può essere an• che messa Juor di dubbio, chè l'interesse di Cam.pigli rac– chiude soltanto un particolare a.3petto pittorico, una par– ticolare soluzione, valori c1te sono ittseriti !i't un cerchio chiuso. Ma tutto questo non prova certamente che in Cam– pigU non ci sia. quella /orza e quella volontà di stabilire un contatto veramente espressivo e slgnt/icatlvo con la realtil. Vogliamo dire che Camplgli sa pure staccarsi dall'ano– nimato delie sue molte tele per aderire ad un detenni· ooto soggetto ricostruendone i caratteri fondamentali e pur non rinunciando alla sua usuale Inquadratura. Basterebbe ad esempio pensare a due ritratti, ora in collezioni private a New York: cMuriel > del '35 e e Joel– la > del '36, per convincersi che Campigli sa pure stabilire questi c.cmtatti cou la realtà definendo anche caratteri oltre che strutture. Che dunque l'arte di Campigli sia delimitata ad una /orma ed a !ln tipico e ormai ben indibiduato contenuto, non e elemento questo per una conclusione anche par• zl.almente negativa. Bbogna piuttosto osservare attenta– mente in quale modo il pittore giunga ogni volta al com– pimento delle sue composizioni. LA flERA LETTERARIA APERTURA DELLA STAGIONE MUSICALE A * DUEOMAGGI Dlf * E~llLJCA Z~NE'I''.lrl[ ROMA Pag.7 ~OSTRE ROA'.XANE * Arturo Martini oltre • I limiti della forma Per ev11de,·e d11l #Ufl destino di grande scultore, ilfflrti11l cominciò a dlpin9ere con ottiml risultati * di GIUSEPPE SCIORTJNO * ARTURO MARTIN! - e Dolore dJ donn& • (Particola.re di un. bron.utto) Sempre, in veritd., è reperibile in questo e11igmatico e fantasioso artista, una particolare attenzione per un segno, una grafia sottile, vorremmo dire elegante e mon– dana. Egli dice ciò che ha tn animo di dire non impor– tandogli dì cadere in una reiterazione di moduli, nell-0 schema fisso. Jjetavolette di Biccherna Tutto questo, va riconosciuto, con tutte le limita;?ioni che. qui vengono ad tnserirsi, /a parte della coerenza di Ca.mp!gli. Del resto non è certamente nel numero delle corde dello atrumento che c'è la mi&ura. per stabfllre o meno l'artista. GIAN LUIGI GIOVANOLA .N\.OSTRIE A ~AN".11'0"\-..,. A ... I Martiri di Belfiore * di SERGIO SAMEK LUDOVICI ibl"oteca G-ino Bianco cul ci slamo altra volta occupati; significato prevale'nte– mente storico hanno le Tavolette e ! Registri dell'Entnta e dell'Uscita. della. Biccherna. Su! registri, anzi. e! sarebbe da fare uno studio non solo d'interesse economico, ma. anche dnl punto di vista del costume. La Biccherna, per eh! non lo sappia, fu l'edlf!c!o In cui ebbe sede giuridica la Magistratura dell'antica Repub– blica Senese; e le Te.volette d! Biccherne. sono ! piatti anter!.or! delle custodie e delle legature de! registri d! quegl! Uffici Finanziari. Codeste te.volette Ten!vano da! Camerl!ngh!, per un diffuso amore del bello presente In ogni categoria di cittadini, fatti decorare con figurazioni spesso di carattere storico, religioso, allegorico e a volta anche saUrtcD. Non solo; ma. quando, circa il 1460, sl tarnò alle più comode rilegature in p elle, tn cuo io o in pergamena., la. Bicchen1a - per non rinunzia.re a una tradizione tanto suggestiva - fece fare quadretti del genere delle precedenti pitture su tavolette d.i più ampio formato, ~lno a diventare del veri e propri quadri che vennero anche dipinti su tela e regolarmente tnoorniciati.. Il Camer!lngo della Gabella, 1n confronto a quello della Biccherna. non fu mal meno premuroso nell'Ingag– giare I migliori artisti al quali lar dipingere o più sempli– cemente decorare le Tavolette; anzi fra i due magistrati fu spesso in proposito una vivace ed aperta emulazione. Come abbiamo detto, le Tavolette, che vanno dal Due– cent..'.> al Seicento, sono anzituuo un documento storico in quanto ricordano le principali \llcende della piccola e gloriosa Siena.., ma sono anche testimonianze di un ra.ffl– natl.ssimo gusto e alcw1e notevoli dal punto di vista este– tico. Da non trascurare che, per la loro fa.ttura, furono chiamati artisti di riconosciuto valore, come Sano di Pietro, ~i~r~r 1 g~~d!cl1tG 10 Co:O!~W1~r~~ 1 ;n~di~s~U:!a?. 1 Zfl~~ t,ura Sallmbeni, Lt.ppo e Francesco Vanni, eocetera. La singolare raccolta ha, dunque, alcuni pezz.ldi valore artistico: San G!rolamo che medica la zampa al leone (ormai unanimemente attribuita al pittore Giovanni di Paolo). Le finanze del Comune in tempo di pace. e iu tem.µo di guerra (dal Berenson attribuita a BenvenutD di O tovannl), la Vergine che raccom.and.a Siena a Gesù di Neroccio di Ba:rtolomeo, e Caaetta rustica, un paesaggio senza persone riferito alla cerchia del Sassetta ma forse d! Sano di Pietro che adopra gli stessi colori !n altra opera di sicura attrlbuz.::me. Chi voglia più ampie notizie sulle Tavolette d! Bic– cherna e di altri uffici dello Stato senese, non ha che da leggere, sull'argomento, l'esemplare opera. di Enzo Carli, al quale in buona. parte si deve la perfetta conservazione :rl~t1~1~u6,~~ 1 f;oit:1ei. ~~~dt;>ra.p::~~;~! 0 t~~:;~;~~it:, esse - dicevamo 1n principio - seno e rimarranno ancora per qualche mese a Roma. grazie all'ottima !nlZlaUva dello :t.;'!',. d~aW-i:";:T 1 . .dfut!~~ e::;o;~:r~~ ;r:~d;ar:~tfu1~ ture lignee pisane: alt. ro complesso di artistiche statue li cui godimento non dovrebbe essere esclusivamente riser· vato al ledei! e a i:ochl appassionati In grado di recarsl nelle verte chiese, spesso situate in luoghi sperduti, dove sono oggetto di adorazione e d! devozione da parte de! fedeli. G. S.

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