Fiera Letteraria - Anno VII - n. 44 - 2 novembre 1952

DOMENICA 2 iiO\IFW RE1952 .L.~ F lERA LETTERARIA Pag.3 ''TUTTOIN NATURAE' LIRICONELLASUAESSENZA,TRAGJCONEL SUODESTiNO,COMICO NELLASUAESISTENZA,, GEORGE SANTAYANA La morte, che lo colse al Con'Jento di Santo Stefano Rotondo, non lo tro'Jòin ozio malgrado la sua età fosse a'Janzata Santayana era tornato al suo primo amore: la poesia - Sta'Ja traducendo una poesia di Lorenzo dè Medici: "Ambra,, "NON V'E'SAGGEZZA ADESS~lt SOLO. SAGGIO,, i... : Classico della prosa di AUGUSTOGOZZO • Ioh habe einen Kamaraden > e da.v– vero non se ne troverebbe uno migliore per il anondo. Dopo la prima guerra mon– diale, addottora.tosi In filosofia oltre che In diritto, stanco di Na.PO)I, filò diritto a Berlino: e a Berlino vlsse fino al grandi bombardamenti del '42. Da. Berlino egli seguiva il movimento mondiale della, fl· losolla e della cultura. compra,te tutte le opere dl Santayana e lettele con grande a,mmirazlone, ll mlo amlco Michele Pe– trone (ora a MUnster ln Vestfalla) sl ri– volse all'editore Scrlbner di New York per procurarsi l'lndlrlzzo di Santayana e scrivergli. RlsPOsta: • E' In Europa, a, Ro– ma, Albergo Barberlnl, Piazza, Barberlnl ,. Il mio amico scrisse; ebbe cortesissima risposta: ,e quando, In estate, si presentò a,l signor Pinchettl, proprietario dl'al– bergo, non ebbe la, sollta, risposta: • Il sl• gnor Santayana? Ma,[ conosciuto un si– gnor Santayana •· Fu fatto salire; fu ac– colto da quell'autentico • grande di Spa– gna, che era Giorgio Ru!z de Santayana: e cominciò, tra Santayana e Michele Pe– trone, l'amlcl2lia personale. da cui POI nacque, nel '41, la mia consuetudine col !Uosofo umanissimo che viveva tra noi, nel cuore di Roma, dal '23, e nessuno lo sapeva. L'Albergo Barberinl era stato fa,tto dr,– molire. Sa,ntayana aveva passato qualche temPO al Danlell, a, Venezia, altro temPO a Cortina d'Ampezzo; POI, tornato !'In· verno, aveva ripreso la vie. di Roma, e viveva in un appartamentino al Grancl. H6tel. <Da un altrn lato, in un'altra ala, era Alfonso XIII>. Una bronch1,te mo– lesta non lo lasciava; il vitto di un cosi gra.nde albergo gli piaceva molto, ma non gli giovawa. Quando - cominciata Ja guerra con gli Stati Uniti, quindi intcr– rottesi le rimesse di denaro del fratella– stro a cui egli aveva. fatto un vitalizio - Santayana si rifugiò dalle • Blue Sisters > irlandesi di via San Stefano Rotondo 6, l'umiltà e quasi povertà della nuova ;vita gli fece un gran bene. I! fratellastro fa– ceva le rimesse alle case delle • Blue Si· sters _. in America; le e Blue Sisters > di Roma alloggia vano Santayana senza com– penso. Ca,mblò due ca.mere: l'ultima era molto bella: aveva una gran vista. La mattina Santayana. scriveva; il pomeriggio faceva la passegg!a,ta al Celio. Oppure prendeva l'autobus al Colosseo, anda,va da Aragno e vt passava qualche ora. Le comunica– zioni con l 1 America ·erano assicurate me– diante una signorina dell'Ambasciata in– glese presso Il Vaticano: la signorina ri– tirava I manoscritti, Il copiava a macchi– na, poi Il spediva a destinazione coi cor– rieri diplomatici. Nel '42 Santayana era Immerso nello studio della Bibbia: preparava quel ml• rablle libro L'Idea di Cristo nei Vangeli, che poi abbiamo avuto l'onore, mia mo– glie ed io, di tradurre In Italiano per le Edizioni di •Comunità>. Inoltre atten– deva all'Autobiografia: di cuf due volumi - pieni dl ricordi americani, Inglesi. ber– linesi - sono usciti, e l'ultimo, Old age in Jtaly, era destinato a uscir postumo, per I troppi ricordi personali Italiani che conteneva. Santayana conosceva benissimo la let– teratura Italiana; ma faceva qualche fa– tica a parlar !tallano. Un PO' sordo, si sottraeva volent1er1 alle conversazioni. Ma, doPO la hbera.zione, molti chiesero di ve– derlo e parlargli. Per un PO' Santayana, rl• cevette tutti: a, patto - ml scrisse una volta con la sua arguzia - che tacessero e lasciassero parlare sempre lui (perchè non era in grado di udire e comprendere le parole altrui). Poi ,aggravatisi il male e l'età, non ricevette più nessuno. tranne qualche visitatore molto caro, come Mi· chele Petrone. Conversazione brillante: chè l'acutezza fu la maggior dote di Santayana,, ed .egli Io sapeva, e ammuchla,va, anche nel libri. Biblioteca. le ossérva.zlonl particolari, sempre felicis– sime. dando importanza assai minore alla costruzione d'Insieme Oul che pur aveva studiato architettura). Seguiva molto da vicino - senza pa– rere - la vita Italiana e la nostra cultura e la nostra filosofia. Quando usci l'Este. tica di Croce, cinquant'anni fa, fu del primissimi a recensirla. Aveva letto Gen– tne. Coglieva a volo l'orientamento pro– fondo delle nostre opere; e ca,piva i nostri cara,tterl, meglio. forse, di noi stessi. Quando De Rugglero ~ che aveva letto le prime sue opere con interesse - andò a trovarlo, credo nel '47, Santayana me ne dipinse Il carattere In una lettera, di miracolosa penet.razlone psicologica. (Pec– cato che, ora, lo non sia riuscito a tro– varla>. Sa,ntayana diceva che la filosofia, Ita– liana aveva lo strano carat,ter~ di esser sempre In POlernlca, contro qualcuno o qualcosa. Lui, invece, era un savio antico: la sua esperienza di alcuni grandi dolori della vlt.a - ricordava sempre il dlstacco dalla madre morta - lo aveva Indotto a una visione radicalmente pessimistica del– l'eiistenza. Non aveva più voluto far cre– dito alla vita: non s'era sposato: aveva posto fine alla propria attività di pro– fessore a Harvard appena venuto t1 mo– mento di liquidare la pensione: a,veva vo– luto essere, anche esternamente, quale si sentiva: un pellegrino errante. Pure, non c'era niente di tetro In un tal pessimista: al contrar:o, quel tanto di bene che la vita offre, pochi lo sapevano cogliere con un senso cosi delicato. E sebbene a.masse dirsi materialista - «materia.> erano per lui le forze di natura, i cuJ esiti, mlrab!ll o disastrosi. sono sempre contingenti, cioè Imprevedibili e casuali - non so chi abbia più generosamente compreso e can– tato le elevazioni sPOntanee dello spirito al bene morale. La sua prosa era bellissima, e non per nulla Santayana è contato tra i classici della prosa inglese. Ma un cosi perfetto e ammirato inglese è POI Inglese? Pochi brlta.nnici o americani credo conosca.no la loro lingua come In conobbe questo spa– gnolo rimasto spagnolo tutta la vita. con fedeltà tenaclsslma: ma I suoi periodi e le sue pagine son pieni di una musica che è ben latina. Molti si son interessati, In vita e In morte, alla sua fede religiosa. L'aridità del puritanesimo e la. feracità, la sola– rità del cattolicesimo. non so quanti l'ab– biano colta e espressa come 11romanziere dell'Ultimo Puritano e 11 POeta dell'Ere– mita del Canneto. Ma, sentito il dolore del mo:1do, non voleva abbandonarsi a ottimismi, che gli sarebbero parsi insin– ceri. Così si tratteneva fuori del templo, ma viclni~s!mo ad esso. Mi scriveva, con ue.a punta d1 rammarJco, d'aver cosl poca fede. Ma lo ricordo 11 sussulto fervido di una sua lettera In cui mt disse, una volta, d'esser stato « cristianizzato col nome di Agostino>. In Vaticano non era mai an– dato - le funzioni religiose di San Pietro le a.veva, vista al cinematografo, lui che non ci andava mai - ma I'e « Blue Si– sters • sapevano la bontà e purezza del suo animo. Non s'abbandona va ad amare, perché non riusciva a far credito alla vita, rivelataglisi cosi triste. Poteva, qulndl, apparir:?, e anche essere, insensibile e im– partecipe alle sventure vostre o mie; ma « li bene• - com'egll diceva - era tut– t'nltro Che parola vuota per lui. Una volta, suonato l'allarme, capitò In un rifugio. C'erano del giovani. Santayana se li studiò ben bene: erano freschi. sani: avevano un senso della vit:1. gagliardo e semplice. Dunque Santayana compren• deva: e se scelse di passare gli ultimi trent'anni della sua vita a Roma, questo era, segretamente, amore, anche se da niente egli rifuggiva più che dal facili abbandoni sentimentali. AUGUSTO GOZZO o Bia pe;fi~~~! ~~~: 1 rf~:à~ ~~e~~ Memo r 1· e d 1· Ha r V a r d ~~~~:hc~n~u[!t~gi~de~un~:!i~ quali autori latini ho letto e te & vir..enda. La storia sedevn chi era 11 professore. Lessi Lu- vivente davanti a noi in que- crezio, in w1a edizione tasca- sto professore di storia. De- bite senza note regalatami da scartea. Leibniz t! Spinoza. e~ un amico, un po· pnteticnmen- rana citati parola per parola te perché stava per lasciare t ed esposti (specie i primi dt:e) l'università. Non potevo capi- immediatamente ridurre a un è indefinita, ha precisamente leva essere un naturalista. ma ta, ed era sempre utile. se non con le loro presupposizioni e re chiaramente H testo, molte sogno, per non dire a un in- il contorno che ha. Ma Ja- la lingua e l'idea ipostatizza- piacevole. ascoltarlo; non p1a,. nei loro stessi tenniru. Non parole mi erano sconosciute e cubo. Per questa ragione li mes, sebbene acuto. aveva po- ta del progTf.sso lo fecero di- cevole perchè la sua voce era era criticismo tJJa istruzione. dovevo andare avanti. lcggen- · chiamai «fwnosi». insieme chi nrgomentJ. Non insisteva, ventare W1 metafisico idea- aspra, U suo stile pesante, Spinoza era un !>O' al di sopra. do, come facevo. nei momenti brutti. oscuri e senza sostanza. per esempio. a ccnslderare oo- lista. pieno di ripetizioni e pedante, del livello di Bowen; eppure di riposo o in carrozza. Ma il Ma era immaturo per me va- me mni. se non vi era niente Non tenterò di descrivere e la sua monotona preoccupa- anche qui le parole del mae– senso generale era chiaro, e Jere, sentimentnJmente e di- d1 indefinito, la nozione di in- qui le molte lezioni che iru.• zione era il suo proprio mt.ol stra erano ripetute e potevano impnraJ le parti più importa!"l- speratnmente. sostituire un definito entrasse nella eslsten- parai studiando Spinoza. le- le 0 rabUe sistema. Ascoltare ei-~ essere ricordate nella loro con– ti a memoria. Persino le teo- mito religioso con questa seu z.a. Supponet,e che, a'Vendofat- zioni che sotto molti punti di utile, nondimeno, perché !a clsione, mentre le confutaz!o– rie fisiche e biologiche sembra. siblle ossessione. E il resto del to una macchia a caso. info1- vista !armarono le fondamen- sua sgradevole msoadisfaziont ni del professore cadevano oo– vapo istruttive. non come ti.- venti sonetti giovanili sotto}i- me. come noi diciamo. nono- ta della mia filosofia.. Dirò per ognJ possibilità di idea me foglie mane. Purtroppo :1 nalità sclentlliche. se la scien. nea abbastanza bene dove 1,I stante la sua forma perfetta- solo che le imparai dallo stes- apriva prospettive e sconvol- vecchio Bowen non predicava z.a può essere finalistica, ma poteva trovare una completa mente definita. io pieghi la so Spinoza, dalle sue ipsissima geva un dogmatismo troppo sempre secondo iJ suo te.sto. come mezzo per eliminare la soluzione: nell'ubbidienza alla carta in due. La macchia di- verba, che lo studiai nell'ari- facile, mentre la perversità e A volte si perdeva in invetti– credenza che •tutto è innntu- materia per amore della libcr- venterà due macchie simme- ginale in tutti i passaggi cru- la !utilità della sua dialettica ve irrilevanti contro Jofin raie o m1racoloso. Se le teorie tà della mente. tr.iche o una macchia piu ciali; come guida e stimolo respingevano, alla fine. sulle Stuart Mili. che una volta in suggerite erano false. un'altra Quanto a quello che William grande bilateralmente simrue- ebbi 11 libro di Sir FredericJ~ grandi certezze e sulle grandi una notlcina aveva parlato di non meno naturalistica po- James dice su De l'intelligen- trlca. Può somiglia.re a una Pollock, con buone traduzioni posslb111tà,cosl come rendeva- Bawen (che era allora editore trebbe essere vera; e questo ci di Taine non sono conscio querci:l fronzura. Cesserà e W1a interpretazione no11 no le menti del grandi filosoti dJ .una nota rivista) come ùi presupposto 11:1 si raccomn11- di nessun resiP,uo intellettuale. quindi di avere forma senza molto moderna. Era un lavo- sublimi e vane a un tempo. « un oscuro americano». day~ ed era diventato uno dei ma solo di pdche memorie v1- nome e diventerà platonica- ro giovanile. come mi disse e- Come ho detto altrove, 10 Noi avevamo un altro 'oen miei principi capitali: non che sìve riguardantl n suo conte- mente o umanamente specifi- gli stesso quarantacinque an- considero Spinoza come runt- pensante ed ediucante pro– una particolare filosofia detta gno e le sue abitudini. che a ca. Noi diremo che aveva una n1 dopo al1a commemorazione co floloso!o moderno nella fa. !essore, non meno oompleta– nnturall:5mo debba essere ve- quel tempo erano chiaramente !orma definita che potremmo di Spinoza a La Hague; e for- miglia dei fisici ortodossi. fa- mente lrr[gldlto 10 tutte ie sue ra a priori. ma che la natura mediche. Egli non soppartavn riconoscere e riprodurre. Spen- se la scienza era.sottolineata mig1ia che comincia oon Ta- opiniow e manierismi, ma piu dia In misura d~lln n.aturnlez- le cose che non gli piacevano cer, se vogliamo interpretar!~ n detrimento della rellglone lete e culmina, per la filosofit\ giovane e seguace di wia più za. ~I mondo pnì miracoloso. in filosofia; Il suo latente criticamente, e progressiva- Con •.utu- che l'oggetto di que- greca, con Democrito. La fisi• recente moda tllosotlca. Il se ciò fosse vero. avrebbe sot- pragmatismo appariva solo nel mente, diceva perciò che le sta reUglone fosse Jl Deus sive ca ortodossa ispirerebbe e ap- Professor Palmer metteva in tomesso la docile mente alle suo germe negativo, come dJ cose pc~sono cambiarsi, da !or- natura, l'universo di cui fac- poggerebbe l'etica ortodossa.; pratica tutte le dolci arti 0 . sue abitudini. e avrebbe pro- sprezzo di ogni cosa remottt o me che per 1 nostri sensi e rJ.amo parte. qualunque esoo e torse la causa principale del ratorie di un parroco liberale vato che I miracoli erano, CO· pretenziosa; e il suo am.,,e per il nostro linguaggio non sia, non era mai nascoste o mio entusiasmo per Spinoza O di W1 direttore; egli con-::i– m1::sono nei Vangeli, la cosa per le anitre zoppe e per le pc,s.. sarebbero riconoscibili o no- denaturallzzato. Lo stesso è stata la meravigliosa ch:n- uava gh avversari. complotta– pi~ normale e più inte~llgibile. si~ilità trascw·ate, che prese minnbili. in fanne che possia- Royce sembrava soffrire. in re.zza della sua ortodossia c;u va (sempre legalmente) con Mi fece ridere, 1n seguito, leg- p(u tardi la !orma di carità mo distinguere e alle quah questo caso meno del solito. questo punto. La moralità è gli amici. e, se le cose erano gere_i~ pedanti commenti che e .larghezza di mf'nte, sem- possiamo dare un nome. Que- della calamità del criticismo qualcosa di naturale. Essa na- contro di lui. sorrideva anco– Luciezio abbandona il suo ato- bro poi piuttosto il rapido col- sto accade a voite non perchè idealistico: per esempio, sul sce e varia. non solo psicolo- ra vittoriosamente e sembrava mismo quando è poetico e si po d'occhio del medico pè: t i nostri sensi e la nostra it.1.- detto di Spinoza che la men- glcamente ma prescrittiva- stesse sulla cresta di un·onda.. cont rad dice invocando Vene- brutti sintomi, come se aves- maginazione hanno un campo te di Dio somiglia n quella '.l· mente e giustamente. con !a Era i1 professore di etica. Le re. mentre Epi~uro sostiene se giudicato la gente in un limitato e possono rioonosce:e mana COmela stella Cane SO• natura della creatura di cui é sue letture erano ben prepa– che gli dei.non 51 preoccupano secondo e avesse gridato: «Ah. una forma piuttosto che una miglia al cane. Royce diceva la mo1alltà. La moralità è rate ed esattamente le stesse d~gli affari umaru. Al contra- voi siete un paranoico• Ah altra· nello stes3o modo che il solo che era troppo materiali- qualcosa di relativo: non che ogni ann~ Era stato anche l'Io rucrezto può tranquilla- voi avete 11 vaiolo!». Rfcor1~ ' i suoi precetti siano in ogni professore di greco e faceva men e aver invocato Giove O meglio i suoi punti di vista in '\ caso elettivi e arbitrari; per anodine traduzioni da Ome- i! Fato (come Leopa rd i che un'altra serie di letturE> ~u ogni uomo essi sono definiti dal ro e da Sofocle in prosa rit- invfua spesso 11 Fato); poiché Herbert Spencer, o megÙo suo carattere 'innato e da1le mica e noiosa. Nel suo corso Fa · Giove, 0 Venere sono contro di lui ,James detestm·a sue possibilità di felicità e :li sui moralisti inglesi tirava nomi per tutta O per parte qualsiasi sistema delrunivcroo azione. Le sue passioni mo- fuori t suoi autori scelti in or. della vita d! natura. Non c'è che dichiarasse dl inclu-ie~e t 1 i g1 diz' ~l~~~r.a~bi1~t~n~n~~~~i :::~ :!\1 e~f:!~e ~~\1eni!:1ondt~:~~~~~ ; ::~~~~o pas~ali 'àe11~ ~~~ e~:sii!~:~~o;ai~v!ufr~~ li intendevano gli antichi. Es- escludano sorprese ro1na11t1·. l natura, ma non adeguati o in· e plausibile ma non sensazio- i • f li! fnllib111: e l'ignoranza delle nale. Essi venivano 1n un Ieg- s_ non erano curJO,si enomena- che. Egli consenrò la primitiva '. circostanze può ingannare nel gero crescendo, tutto buono e hs~i, ma. sapevano che i no- credenza che In morte possa Il la pratica, come l'ignornn1a tutto un pochino meglio di st n sensi. non meno che la aprirci nuovi mondi - non di se stessi può ingannare nel quello che c'era prima, m mo- n_ostra poesia. 0 1 nostri miti. nel senso religioso. ma qual- desideri. Ma c•è un immutabi- do che alla fme dovevate tro- nvestono di immagini umane oosa di nuovo e di natura1e le bene relativo ad ogni specie varvi al settimo cielo. Ma noi, t ~olteplici proces s l della ma- insieme; e anche la. pri- e ad ogni individuo; cosl che. 0 almeno io. non ci arrivava- eria. Essi vi~ero attraverso mitivn credenza che spiriti jn. considerando l'idea morale m mo. Ml sent.tvo ingannato. Il questi oscuri processi, ment,re visibili possano volteggiRre fra ogni filosofo, sorgono due 'do- metodo era hegeliano adatta- prima tremavano, e ne cerca- noi e possano fare qu'llcosa \.i d p t.m 1 rono poi In promessa e la po- per aiutarci o per farci nel man e. er pr o, cap sce, to a una scuola domenicale. tenza nella profezia. La mate- male . come Spinoza. la base natura• tutte rose senza spine. Tutti ~i! :r~i \a~ifa 11sodt~nzn pia- Sp~ncer era intollerabile ~~e~~ 1 °ar:o~:~:· é ~J>~~ 5 ~ ~i:e;~~i: ~ft~~~:ot\~f)~r;rn~ c u g ei. perhé eliminava tali poss1bi- superstizioso? Secondo, quan- no passi per cose più alte. Noi Feci B?che metà corso di lità: e nnche per le verbJ::;e to è umano e rappresentativo cominciavamo con teorie no- composizione latina che tra• generalizzazioni e i suoi vasti il suo senso per ~Ibene e quan- bili, pungenti e violente: Hob- scurai audacemente, «saltan- <,principi». Non vi erano «prln- to apprezza, per mezzo del1s. bes e Mandeville. Passavamo do~tutte lef letture ec_cetto la cipi» che nella mente 1cgh sua disposizione e intelligenza. 1n seguito a qualcosa di più pr n. ma. ace nd0 gh es~rci- uomJnl: reali erano s'alo i tutti 1 tipi dl t!Ccellenza verso fernmmlle e raffinato. a Shaf- z.i prescrit~i e 50st eneoda 1. esa- fatti. James non si fermò n 1 quali la vita può esser di- tesbury, Reagivano a questo ma. Passm con un voto di no- considerare se questa asserzlo- tta? vanta su cento. ne ern essa stessa Wl princt- re • dlt\letticnmente approdando In greco andavo ma.le come pio che poteva descrivere tlll di Jf1!1g%v~n~ypcr~f:~~ ~~: ~~~frpa~~i~=~:e so:fi'ti;;; ~ 0 f;~ol~eif1ii'~:~~~- n~~aer~ fatto. losofla, essi rappresentavano John Stuart Mill: ma no, que- caro Louis Dyer, che aveva lo ptnso che Herbert Spen- <I i pericoli e gli scandali del sta non era la nostra divina studiato a Balllol. aveva spo- cer non ml abbia insegnato · . libero pensiero, tanto più in- destinazione. Un soffio di p1u salo w1a Mncmillan e visse più nulla. Ero d'accordo con il suo . quietanti Jn quanto la. libertà alta filosofia :;cendeva ver,:;o tardi a Oxford dove spesso lo naturalismo o materialismo di pensiero includeva la rell- di nol Noi lievitavamo, e, vidi. Mi regalò 11 suo Dei del- perchè è quello con cui noi g1one. senza sapere come o perche, la Grecia, ben legato. libro tutti comlncinmo: il minimo ~ Ma. Harvard aveva anche sag~ l'utmtarismo si di.ssolve,·a. che esercitò grande tnfluenzn presupposto della percezlont! e .;: ·-~ 1 &' gl sobri e vecchi professori, e perso nelle lontane vallate al su di me. Forse Matthew Ar- della nzion~. Mn fui d'accordo il più vecchio di tutti eru disotto di noi. e capivamo la nold si agitava nel sottosuolo con James sulla teoria spence- «Fanny» Bowen. Era cosl vec- provvidenziale utilità dell'utl- e cl inspirava. riann dell&.evoluzione: era un chio. che l'essere vecchio, pie- litarismo nel portartene cosl Ma io ero asse~ato di tsph·n- insieme di parole, •di genera• Ritratto giovanile di Santayana ad Harvard no di ripetizioni, dogmatico. lontano e al dì sopra. «Il ron- zlone e la grammatica greca e 11.z.znzionislegate che lllcune _______________________ reumatizzato e querulo era d.1- fante gatto Palmer». cosl .o la prosodia non attiravano In cose ci possono a volte sugge venuto pittoresco 1n lui e !ace- chiamava il mio sportivo a~ mia attenzione. Si supponeva rire e che. dette bene. potev& mondo diventa definito per noi stico, senza· occuparsi o tenta- va parte del suo personaggio mloo «Swelly» Bangs; e anca. che noi leggessimo l'Aiace, ma, e~re stato spiritoso dire, mn quando noi siamo capaci di re di sviscerare la questione drammatico. Era una cara ra Palmer era un'influenza be– sebbene in questo caso nndas- che non avevano nes.sun va!-.,- percepire più parti di esso e riguardante ta diffusione o la vecchia cosa e un eccellen'i.e ntgna. I giovani immaturi, se– si a tutte Je letture. non stu- re come «leggi» o «cawe» cli le loro relaztonl La natura è concentrazione di questa me:1 insegnante. Tra 1 suoi accessi ml-educati. coscienziosi e am– dini il testo. Le. Baccanti, tut- eventi. Tali '<principi» posso- . perciò cambiata, ma solo la te cosmica. Il «pensiero uni- di tosse, e le sue invettive bizlosi. che volevano studiare tnvin. !w-0110una rivelazione. no bastare a un <ddcRli.~tac,b. intelligenza è avanzata; il versale>> uni0ca.to che Roy- contro tutti quelli che sbaglia- etica, si faceva.110 su ciò che Qui prima che Nietzsche Io n- biettivo», non a un nn•.urnll- cambiamento è chiamato evo~ ce assumeva non sarebbe sta- vano e' non erano d'accordo era bene delle nozioni più e– vesse sottolinento, l'ispirazione sta o a uno scienziato JnmE>s luzione quando i sensi e 11 to una «cogitazione» ma ~i I con Sir Willlam Hamilton, egli lasifche e più mtelligenti ,11 dionisiaca era esplicitamente era caratteristicamente ma- linguaggio sono di411.1tl co- tanto una verità, 11 totale si imprimeva. in noi più di un quanto non avessero ma1 so– opposta a quella apollinea: e schlle ed empirico nelle sue !)Ml di dlstlnguere meglio ! steina di cogitazioni che può assioma, più di un argomen;o gnato; e le loro nozioni au ciò sebbene Ja mia tradizione e il arrabbiature con la «scnud.t· Joro oggettL La nozione che accompagnare il totale mcvi- appnrt.enenti alla grande tra- cne era mn1e ,Uventvano U• mio carattere sinno piuttosto Iosa approssimazione» delle i- In natura acquistò fonna .ia mento della materia. Se c'eri! dizione filosoficn: e quando, gualmente discriminate e apollinei, accetto senza esita- dee di Spencer. Che cosa vo- principio come una mente n• una sola intuizione attuale P.S· dopo aver sputato nell'ampi.o chiare. Palmer era come un re l'ispirazione dionisiaca co- leva dire, per esempio, che le nimale che può gradualmente sa non avrebbe accompagnato fazzoletto che ~1 portava die- confessore: mai scandalizzato me altrettanto divina. Essa cose passavano dall'indefinito divenire meno stupida. appar- il movimento della materia. tro a questo scopo. lo lasciava del peccato, mai disperanr.e viene dal dio elementare, dA.1 al deHnito? Niente può essere tiene alla età delle favole. ma lo avrebbe sin descritto ~ cadere sulle tavola con un ge- del peccatore. Ci deve essere cuore caotico ma fertile della indefinito. Fate una macchia Spencer, al contrario di Lu- dominato da lontano sia sola- sto di disgusto e dl sollievo un Po' di tutto nelle vigne del natura; Apollo è 11 dio delltt d'inchiostro a caso su un pez- crezio e di Spinoza. non ave• mente immaginato. Royce a.- instem~. esprimeva chlaramen- Signore. Palmer era un fon!.a– misura, della perfezione dello zo di carta. La macchia non va. potere speculativo. Egli va- veva una mente potente e r.cl - te lo spirito con cui }e sette na di dolce ragionevolezza. Che wnnnesimo. Egli è più civiliz-, ________________________________________________ 1 i suol metodi fosr.ero sofist! e znto ma più superficiale, mng- 1,r le sue conclu.slonl difettose giormente limitato. 11 suo cul- non aveva reale importanza. to sembra classico e stnbiUto ARRI vo IN Alti.ERICA Non era questione di scoprire per sempr.e, esso dura più a o 'di decidere qualcosa d.1 fI. lungo ed è risuscitato plu · nale: 11 punto era divenire spesso di qualsiasi forma di più colti e più intelllgentl. frenesia dionisiaca: già la fre- Voi potevate poi definire i \TV· nesla rappresenta la primitiva Posto piede sulla terra ferma~ o piuttosto sulle sabbiose e m,altenute. Il modesto agricoltore poteva stri scopi e 1 vostri principi anima incolta. non a pas:.O rozze tavole d! quella parte del molo coperto eh.e era servirsene per le sue comm.issioni, l'appassionato di per vostro conto. Io trovo ~11 nel mondo, non stabilizzata. 1n riservata alla Cunard, e che ricordava il dep,osito ba- cavalli poteva attaccarvi la su.a veloce pariglia. Poco autor! letti nel corso di Pal- se ste ssa. e incorporata di nuo• gagli di una grande stazione, m.i g)Jrai in.torno per male, in fondo, se il « buggy > rico1'\iava un esemplare mer validi in sè ,5.tessi,specie va negli elementi. metà in cercare le carrozze e i cavalli. Le vetture e tutto ciò di quelle specie di insetti dall'aspetto troppo speri- Ho~~es;i~netodi di esposizione ~:~~~~~~zne em~!u~ t~~;~ che può essere trainato su ruote erano stati sempre m.entale ed ambizioso, dotati di un organo straordt- irad1r~r1 6 0 :ep:;~~~- 5::l [ fa. Ho preso per motto una i nuei giocattoli preferiti. Quelle che fino ad allora nario tale da dare loro un vantaggio tm-111.e:liatoma tera una lezione sulla dialetti- frase da wio dei cori di Eu- io avevo posseduto erano minuscole e le facevo gi- anche da esporli a pericoli fatali. L'ingegnosità ca e wia diffida contro di es- 1lplde: Tò sofòn ou sofia. rare intorno alla tavola della sala da pranzo serven- astratta è una tenzone che trova in se stessa il suo sa. Cominciai a capire che Ja Fu questa frase, in quello domi di uno spago: ma molto più int·eressanti m.i premio. Il gusto dell'inventiva dimostra l'indipendenza potenza della dialettica e pu- nnno 1884, che mi guidò nello erano sembrate quelle vere che avevo v;ste a Madrid, di una mentalità sveglia ed abile su cui non grava al- ramente verbale O ideale. e che scrivere 11 mio primo sonetto. i z t · t·11 t· l t d' · t d' cu1"• trad""'ione troppo osthiata tranne, naturalmente, la sua applicazione al fatti e edito un anno o due più tardi cos e egan i e scm t a.n t, con e ruo e ipm. e t ...... ..... persino alla evoluzione delle e che ritorna come sonetto 111 rosso o giallo vivo, cou. i cavalli dal trotto be,i mar- quella della libertà di speri1nentare, guadagnando del Idee è ipotetica e contorta.. Sè nei miei Poemi; i primJ due catO, con i loro solenni cocchieri e palafre1tieri e danaro o perdendolo, e di essere felici an.zichè ver- le Idee si creassero da sole {il furono scritti in seguito nello dentro le dame sorridenti. Ma che vedevo, invece, li? gognosi di dover sernpre ricominciare da capo_ che non è) o si succedessero intento di disporli fra i prim.1 Immagino vi fossero veicoli di vario genere m.a~pro- Robert ci fece in certo modo da guida e spedi le l'una all'altra nella mente e e dl dare un inizio all'argo- prio di fronte a m.e, ad attrarre subtto ed a fermare nostre cose a Beacon Street. Fu una question.e piut- nella storia per derivazione mento. Tradussi il detto di la mia attenzione, c'era un. aggeggf.o simile ad. una tosto complicata~ con. un. traghetto, du.e carrozze e logica <e anche questo non e Euripide in modo pluttoS t o grande carrozzella da bambini soppesa a rilevante tre tratti di strada a piedi, ma il tutto assai econo- vero), l'evoluzione potrebbe :~~~:!a e 0]t~!::~~I~ ~~ gi~~~ 1 a,,let,•,""taal,·. ~ 11 1 0 s 1 uoraltoe,lto'suRoqbzia 0 rtttro 10 e1w,,:~atvaruo.tebugrguyd•,··. micot: die 11 ci ce11.tesimi 2 d 5 i doltlar~ ~ test 1 ~ 1 P~r dil l tbra- ~~ez: 1~iaJ!;~~~~icam:eit':l u~o~ e poi. data questa massima e " cr ...... ,.. svor o de e persone e cen esmu per nvw e a- rete verbale nel mare, per di- questo iltmo 1 t u in I Le ruote anteriori erano grandi alTneno quanto quelle gaglio per espresso; se avessimo preso un landeau di segnare uno schema so i torno 1•interO c so~~l~~ Già posteriori tanto che i cerchioni per poco non. si toc- affitto avremmo dovuto invece spendere cinQue dol- pesci senza prenderne J':~u- quando lo scrissi questo so- cavano. Le ruote davanti, inoltrd, erano troppo al.te lari. Il sistema di inviare il bagaglio per espresso ci no. E~ una. Uluslone ottica. netto era in ritardo. Avevo 20 per poter girare sotto la vettura; nel voltare, la parte sembrò poco chiaro e niente a/fatto tranQuillizzante. La dialettica aon mi mostrò annt e c:ueSta sentimento lo interna strusciava contro i fianchi della vettura con Come potevamo affidare tutti i nostri bent terreni ad il suo nitro lava, quello one• :: 16~~ngl~lc~~~;~~v~. s~~~~C ~: un rumore triste e spiacevole, e lo sterzare di colpo· nn ignoto, pagando per giunta tn anticipo, e accet- ~~~nd~~es~ 0 J~to~~ cg~gg: riconosco adesso che ho quasi era impossibile. Anche il più piccolo di Questi arnesi tare umilmente in. cambio una rozza medaglia d.i ot• b? Bertle Russell. 1 logici one- ottnnta anni. la giustezza di era costretto a fare solo curve "molto am.pie~comunque to11e tra/orata da un numero? Il doppione della me- sti non applicano mai la dia- tale sentimento. sempre a rischio ·d.i ribaltarsi. daglia, che recava l.o stesso numero, Ju tratten.uto lettica alln starla e solo nei La principale differenzn é Cosi, per caso, il mio occhio ve1J.i.vaattratto, pro- dall'incaricato. Robert ci disse che il btL011.uomo drammi alla cosmologia. che quando. a sed!ci anni e prio nel 111,omettto in cu.i mettevo piede per la prtm.a l'avrebbe attaccata al nostro baul.e dopo aver preso Gli eventi derlv9no uno dnl- nnche n venti dicevo «fede)), volta sul nuovo contw.ente, eta simboli dell'abilità in- nota dell'indirizzo che corrisp01r:leva al numero, e ralt.ro mnteria1mente e con- intende\'Odfededcattolica: men• I ventiva e al tempo stesso della free-la caratteristiche che si poteva star certi che tutto sarebbe arrivato a tlngentemente. E ciò non é tre qunn o a esso oppongo Jaj destinazione presto ed i?i perfetto ordine della natura. men vero quando gli even~l «fede» alla ragione intendo fe-1 dei « yankee >, che non ero minimamente in grado di sono rr.entali che quando 'il). de nell'esistenza e nell'ordine capire ma che, d'istinto. m.i piacevano e sviacevano ad La nostra fiducia si dimostrò pienamente giusti- no fisici. Sono penetrazioni della natura. uno fede nei PO· I mi tempo. Ero affascinato dal gi1toco di quelle sche- Jicata: e benchè 1nio padre, che temeva d'essere sor- esterne e interessi che trnsfor- stulatl fatti inevitabilmente letriche ruote che si incrociavano come ventagli ra- preso nella sua buona feje da immancabili mala11- mnno un sistema filosofico nella vita quotidiana; cosi ve- j teu11ti nell'aria e di.sgwitato dallo svorco e sganghe- driui. non si sia forse 111.aisentito troppo a su.o agio nell'altro. Socrate in Platone, do molto più chiaramente che rato pontile di cui disponeva l'importante compagnia in qu.esto sistema di vita basato sulla fiducia e sul Locke in Berkeley, Kant in nella min giovinezza come la I Schopenhauer ed Hegel. Og 111• purn ragione. una ragione che di 1z.a11igazione.Ora, a distanza di tanti anni, penso credito, io, invece, imparai presto a nuotare felice- sistema rimane logicamente e non sin basntn su postulati ir che le due cose era11.0 espressioni della m.t·d.e.sima mente ad occhi chiusi in questa corrente di co11.sue- razlonnli e presupposti. s1~ mentalità. Visto che vi eravamo sbarcati sani e salvi, tudini di affart, che, in verità, mi procura oggi comode moralmente st nbile, come un completamente impotente. quel pontile rispondeva al suo scopo immediato. Esso rendite provenienti, per Quanto a me consta o per ritri~to iel p{oorio autore. U· Non è <cfumosa»o lndistints.: non aveva Tichiesto l'impiego di grandi capitali; che quanto riguard.a una mia diretta attività, non so na }iso ~ C'le Slaòm d icale e ;~:~rli~~!~~:rtf~~,:'~::e ;:::or!a~~n::;iq;~oè~:bg:e,~~ut!~r:b;t~ ..~~;~v~b~:= da !~""i.o meditato SU QlU!Sto fatto e credo di aver ~~~::~eJf1 te quando parlavo di «cono- stanza per quel che era costato e ver permettere alla compresa Quale ne sia il principio informatore. La traddice: e se le circostanze ~cenza» era. il senso comune e compagnia di cor.truirne più tardi uno 1nigliore. vita, la vita fisica stessa, non sarebbe possibUe se non permettono ad essa di ma- la scienza di tutti 1 giorni. Quanto alla vettu.ra , la sua estrema leggerezza per- non venissero formulate audaci e rischio.se ipotesi sul ttirare ~econd0 le sue intime che erano infatti stupidame?1- metteva di economizzare energia consentendo nel me- futuro e se la natura non venisse loro, nel su.o corso, potenzialità. languisce e si dis. te basati sulla !ede nnlma!e c\ desim.o tempo una buona velocità anche su strade opportunamente incontro, cosi premiandole. salve inl polvere senza lasciar-! sulla presunZ.:one c.mplrica, che progen e. lo, con un solo respiro potevo GEORGE SANTAYANA .; l

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