Fiera Letteraria - Anno VII - n. 43 - 25 ottobre 1952

DOMENICA 26OTTOBRE 1952 LA FIERA LETTERARIA Pag,3 J' PER CHI SARA' LA PIENEZZA,L'ARIDITA' PURA, O ARDORE SVEIJATODELL'ASSOLUTO? Un poeta_difficile di DAMASO A r_oNSO Jorge Gunillén è - come G6ngora, co– me Mallarmé, ma in grado minore di essi - un poeta difficile, Forse il suo caso so– miglia maggiormente a queilo di G6ngo> ra: ambedue presentano una difficoltà di accesso; ma quando questa è vinta, quan_ do entriamo nel reeinto, ci Imbattiamo in una chla1·ezza abbagliante, :n una radia– zione interna. Penetriamo nel "regno della nitidezza, una I)itirezza che non solo ba– ~gna e del:nlita le cose, ma le penetra, poi– ché trutto si ordina e si spiega come per una specie, dl traspareilea elementare. ... E' vero; e tuttavia all'avvicinarsi al suo universo siamo rimasti meravigliati. Ab– biamo visto que!Ja poesia in una specie di estasi gioiosa, di incontinenza, che scatu– risce dalle radici più misteriose dell'esse– re, dal grembo stesso della vita, dai ri– flessi più istintivi; si direbbe quasi sol– tanto animali, tanto sono primari. Qui si apre ai nostri piedi un abisso che possiamo a fatica contèmplare senza ver– tigine, Nella ,poesia di Guillén sorge una antinomia che porta con sé un problema molto più generale: si tratta delle rela– zioni tra sensazione e astrazione. Tutti l grandi poeti ci dànno un mondo Non c'è poeta che non parta da sensa– ab'breviato, rinnovato e puro. Dei poeti zionL Ora, quanto più veloce è ii passag– europei da poco giunti a maturità, ve ne gio tra la mera sensazione e l'astrazione sono due. nei quali risulta più evidente ultima, quanto più distanti sono gli estre– questa creazione totale, insieme lirica e mi, maggiore è l'attività creatrice del poe– oggettlva; sono due spagnoli: Jorge Gui!- ta, In questo senso Guillén è un poeta di Jén e Vicente Aleixandre. Ed ,è curioso che enorme e intervallo•· Appunto questa ver– )a visione deJ mondo sia in entrambi Pa- tig!nosa scoperta dell'assoluto nell'intimo radlslaca, Non potrebbero darsi, tuttavia, del reale è il rinnovato prodigio, Ja scossa due 1spil·azioni ·e dt.e tecniche Più diverse. che nel versi di Guillén sorprende sempre li paradiso di Vicente Aleixandre nega 1J lettore, Poi, certo, egli ci turba con quel– l'uomo, si nega a!J'uomo, Questi introduce l'acutissima precisione concettuale senza 11 <!!sordine, la stanchezza, il dolore, I deelino, in cui ogni parola si valorizza, POeti, sl, appa.rtengllno alla visione felice; • • • ma sono e angeli esiliati dalla loro celeste La paesia di Guillén va dalla fugace e origine>, li paradiso di Vlcente Aleixan- realissima contingenza fino alla verità as– dre appare patetico, perché è visto con soluta. L'ascensione dal contingente al– nostalgia dolorosa, Quello di Guillén è un l'assoluto, Ja profondità della sua medita– paradiso gioioso, zlone di fronte al mondo, la sua paetic,i Meditlamo un momento, e la poesia di illuminazione, appaiono nel libro con tale Guillén ci si converte in una contraddi- intensità, .irofondità e grazia, che senza zione e in un prodigio. Pochi esempi cl esitazione possibile bisogna dire che Jorge bastano per convincerci dell'esattezza del- Guillén è, tra tutti i poeti viventi, quello l'idea corrente secondo la quale Jorge di maggior contenuto di pensiero, e quello Guillén è un consumato, raffinato teenico, Ja cui imma,gine del mondo è più nitida e di quanto lnnegabiJe sia il carattere in- nella sua poderosa 'unità. tellettuale della sua poesia. DA~IASO ALONSO DA CANTICO La pubblicazione del quarto Càntico di Jorge Guillén è uno degli avvenimenti più 1.1r.portanti della poesia spagnola contemporanea. Alla quarta edizione si completa questa ammirevole opera che da sessantaci>i.que liriche, nel 1928, è passata ad averne trecentotrentaquattro nel 1950. L'edi2i01ie attuale si annuncia come la prima completa; il poeta considera concluso il com.pita intziato trentun'amti fa, e dirige il suo sforzo tn altre direzioni. Càntico e un /rutto le'ntamente maturato e giunto alla pienezza; pienezza ottenuta nel modo più naturale. Questa non t una figura retoric,a ma esatto riflesso della realtà. Le liriche nacquero obbedendo a un impulso irresistibile, alla necessita di cantare il mond('I in tutti i ~uoi m01ne11ti 1 aspetti e dimensioni. Il giubilo d'essere e il giubilo di esistere p10vocano il «cantico> del poeta, cristallizzandosi in poesie che rispondono a molteplici incitamenti. Diecimila versi per registrare le sensazioni di un uomo incessantemente abbagliato dall:i meraviglia di essere e incitato a proclamarla liricamente. Càntico é andato . aumentando, come segnalò Casalduero all1apparire la terza editione, come un albero che per ii normale sviluppo del suo tronco e dei suoi rami- va crescendo e a.1nplia·ndosi fino a r.:.ggiUngere la dovuta ·grandezza. Le nuove poesie vengonp a colmare i vuoti esistenti nell'orUamsmo previsto. Prodigio di equilibrio e maturità, non im,porta, ora che lo vcaiamo cornpl.eto e perfetto, distinguere quali furono le prime poesie e qual! le U1w,ie. Il co111,.pito sarebbe curioso e verrebbe a proposito per porre in chiaro la evoluz-ione di Guillen, la su.a tendenza a passare dall'essenziale all'esistenziale; ma in realta net versi del 1928 erano preannunciati quelli del 1950 come nell"uomo di oggi · continua, operante e attuale, l'ant1na di ieri. Jl volume, composto àurante sei lustri - 1918-1950 sono le date indicate dal poeta _ ha :m.. a unita sorprendente. Al disopra dei possil;,ìli m.utamenti di accento e di tendenza, questa unita. di tono e di spirito dimostra la fermezza della posizione vitale eà estetica del poeta, RICARDO GULLON * Profondo annottare Letizia. Palpita con cre.scente pulsazione il magno1io. I telli abbandonano nl verde, nobile, sera e uccelli. Tra foglie, mormorii di invisibile inciuie1udine supplicano (ombra. Palpita l'albero, quieto ormai, con bollito di cuore ,,e)ato. Che dunque? Un più oltre si crea con tenerezza e notte, Albero dell'autunno Matura ormai 1a foglia per la lranquilla caduta giusta, cacle. Cade nel cielo, pere·nne verde, dello stagno. In riposo, mollezza della tine, s'immedesima l':iutunno. Dolcemente alla purezza del freddo In foglia cede. • rell':1cqu:1 1 con fogliame inces-:rntc ccrc:i il wo dio l'r,.lb:ro. Bibli eca Gino Bianco , JORGE GUILLEN Quei c~lli Purezia, soliturline? Là. Grigi. Grigi intatti, che il piede perduto non :i:orprese, !Ovranamente lie"i. Grigi vicino nl nulla malini:onico, bello, che l'nrin accoglie ,-ome un'anima, ,,i5ibile 1 tanto è fedele nll'.tttesa. El!serel ma pili remoto, Jlel fumo, per gli 1g11ordi lont11ni dei più assorti, questo nulla difeso: 1rigio intatto su dolce aridità, grigio dei colli I Aridità Per chi dunque, aripo ,pazio chiaro, se,1za confidente, ti concedi nl tuo abbnndono se117;3 tempo, nel presente perenne di tanta altezza? P.er chi sarà la pienezza, l'aridità J>Ura,oh ardore 1,\'elato dell'assoluto, che con tale impeto secco bruci gli 15teui cantori? Cavalli nell'aria (Cinematografo)· Ca,•alli. Lentissimi partendo e già nell'aria, sian per volare forse? lnJrigia l'aria. Qunn10 più resistente il suo spessore più grigio! Con lento e cauto tallo lmplacnbile, !inis15iri1a, lo c3lma rimane. Quanti fedeli aiuti e belli dietro l'urgenza! Nel suo grigiò a\'volgendo si Rbgira la pazienza tra i coq,uscoli del mondo, e con la sua rele si estende so1}ru le lenle zone difese. ln unn folla di secondi tii nascondono, appuiono i corpi sleilnri - e questi cavalli soli, in alto soli sopra il panorama, zoccoli !Olo, lievi e nette pietre! Tra i cieli vanno ca\':tlli uellari .. ,. Cavalli? Vita cittadina Strade, un gi11rdino, cespite - e i suo morti. Vivere, no, morire. C~sì cittadino l'~terno! Pietra varticnle, nomi dP-glialtri: l'immortalità difende il suo autunno. E quella pena? Nulla ~a il cespite di nessun ad<lio. Do"'è la morto? Fer\'Ore della cillà intorno alle tomhc: • una stes!a pace 15jlibra diffusa. ]usieme, attraverso un 150Jooblio ormai, rc-,tano in mucchio morii, i vivi. Un bimbo e la notte nel campo Contro chi si accaniscono - non c'è ne!suno - Ue tenebre? Tremando Ja paura con le sue ombre si e~ala Tra i] vedere e il dormire un bimho dice: - Già pass~ranoo i tori! Dunque? Basterà far più o~cura la dii"!sa-: na~conde,r~i nel sonno! [in raffiche. 'E il bimbo si addor,menta menlrc dalle tenebre 15ori:onoforme calnpestri, notte ammassata; tori. Statua equestre l\,la rimane il trotto qui, tra il suo !lancio e la mia mano. Ben recinto sta così j] voler esser !ontano. P4?rchè vado su un coniero a meraviglia fedele: immoto sempre nel balzo. E a forza ,li quanta calma tutta l'anima ho di bronzo, cbiJra nel cielo del freddo I Perduto fra tanta gente, Perduto fra tanta gente ca! !emhiante senza nome, tuttavia sono l'Uomo: mi:i astrazione iÒdifferente. Gridare? Ma dolcemente l'oaeillare di 5tancbezza che nei suoi silenzi accoglie l'anonimo senza capriccio, non parlato tanto è detto, si oppone: - Ti aono amico. Io, quieto, sarò chi vede Io, quieto, sarò chi vede c<:me l'estate si aHila dentro quel tranquillo n~riggio probabile di villaggio do\'e un viaggiatore riposa per dimenticare il confine che insegue il suu affanno, di fronte a tanta luce ferma, tanto contem1>lata, dife,a da un fedele. Luce ,enza finel Aria ballata Coppie ... E prorompono. si tendono le zampe avanzando attraverso una sera di lunu. Fermn la testa ma sorda, sempre più relrocesu nel silenzio, sempre. immobili i crini Eo.,olos,~ pure::a Dall'aria in commozione emergono - non da magica Juce - i corpi deUa musica, e per lor gloria Jevati e già illutitri, passano, giran, fugaci. ·*'. e teso i1 dorso, · Tanto il ritmo si infonde che le forme rialza: a5cendono i cavalli. Vofono forse senza fremer d'ali per un'aria di 1nna? cH FRANCESCO 'TEN'TORI meglio nessuno disegna. Questo ritmo è già linea. Senza contnllo con la terra lenta, }e :znrnpe a ritmo - dentro quale armonia? - si librano cele~ti, e per tnnto abbandono misterio!le. O per troppo timore? Inutili, si ahbandonano i cavalieri - ormni perchè le briglie? - - agli nnimali dolci e sonnambuli, che nll'nttrazione del buio cedendo tornano ad inrlinnrsi sulla terra, poi sohunto ~fiorata ~en7,a romper l'incnnto, rimbalzando. volando nell'ampiezza sen7.a fine ahbnglinnte. Av:mz:rno e non guardano i ~n\'alli. E un (':JV:1Jlo vacilla. ' Con ehè curva gentile friorn, cn<le. si pjega, si china nella tenebra, nel suo silenzio si tende! Più himH·o orn negli occhi. Pit'1 d'acciaio si spargono i grigi ., suJlo stupore immobile del mondo.·· Le marrhie <1ella gente si annullano dif'lro sit1)i di pena roi loro o~curi e ,:offi rumori. 1\fo salgono, i cnvnUi, scendono, calpestano, cnlpesl:tno in un punto, Jlartono, co~ì <'erti nel huio, sempre più sordi, oscillando leggeri. 1>:1ssando 1 scivolando. 1 Che nccordo sidern.le di grigi, che sforzo dei Lintasmi per diventare auromi del cielo, spir!ti - steJle nel corso sicuro senza freua ! E' senz~ fretta? Que.sta passione di lentezz.a non è veloce ancora, non fu rapidità? Rapidità munifea1a in secondi: \'isihili e tangibili. dividon la ,•ertigine di prima in quel vortice interno: corpusco1i, secondi, aren.i della più lenta realtà compatta. Grazia di questa quiete celata! Si Jibra }':mimale, spirito finalmente, sopra facili prati. Sotto, lnggiù, l'ostacolo, sul suolo d'ombra! Silenzio. I rumori della gente tra i cornicioni e i rami scompariranno, tncernnno gli insetti tra erbe enormi, e un fo!liame di ferro da solo si sarà forgiato. Un finre mostrerà i petali ingranditi. Esempio irripetibile, estremo, di purez– za della poesia, emozionante tentativo di imprigi.onare l'assoluto nelle forme del linguaggio, la lirica dello spagn,olo Jorge Guillén abbaglierà le generazioni future come stupisce oggi noi. Una poesia che ap– pare senza storia, un linguaggio e un mondo che sembrano fuori dez tempo. Chiamati a un universo di forme armo– niose e impeccabili, noi contempliamo, co_ me gli antichi il girare delle sfere celesti, il circolare melodioso delle belle e acco– ranti creature di questa fantasia unica. Favolosa purezza, perfezione incredibile; il loro spettacolo lascia nell'animo un'i1n– pronta di malinconia, e un princ.ipio di rwolta, di accusa a quel disperante e i11.ac_ cessibile splendore. Si forma, nella memo_ ria, u1l"i1nmagine di crudeltà: qtie1 cielo a...i..trattofa credere all'assenza della pietà. Un altro tipo di critica, quella che si è vo– tata all'uomo sociale, direbbe che alla poe• sia di Guillén manca l;amore per l'uomo. lo sostengo che tLn 'fortissimo amore per l'uomo astratto, u.na bruciante passi.one per la sua anima, l'hanno sempre mossa. · Questa poesia consiste nella ricèrca dì un 1 sirnbolo, di un sistema di simboli che esprimano, con precisione non minore di quanta può vantarne un romanzo realista o 1ut dramma esistenzialista, la condi2ione dell'uomo: solo interesse dell'arte. Se in tale ricerca nasce una geometria, un'ar– chitettura di forme coordinate, se una co– stante allu.sione mentale serpeggia tra le immagini e t-urba l'innocenza del paesag– gio poetico, ciò é dovuto alla vocazione in– tellettuale de1 poeta, che non per questo non ha espresso l!uomo; ed ~ anche nello spirito dei tempi, Quello che conta, è la grazia superiore del m011.dolirieo di Guil– lén, e la pienezza della sua espressione. dove emozio:ne e intelligenza confuse creano un mito senza pari. Il suo centro, la sua passione, è l'assenza, un mito men– tale, una passione negativa; ma intorno ad essa quante inel/abili, misteriose, bel– lissime presenze si ajJollano. La nostra memoria ne è colma e fatta ricca per sempre. Oggi u11.giovane e bravo critico, oltre che sicuro poeta, José Maria Val– verde, sostiene che la poesia di Guillén ce. de al tempo; che i sentinumti più um.ant, il dolore, la pietti, l'hanno invasa- e vi]ita. Io credo che essi vi siano stati se1npre presenti, benché magicamente trasfigurati; né penso che forme inventate in un'acca– nita co11.te11ipla2ione del mondo possano pi,ì essere modificate. Credo che Guillén vi~rà ancora in que1 suo universo sognàto. FRANCESCOTENTORI Sar:rn leggi le grazie? Coppie, ancor coppie, ora con cautela e sorridenti, . a\'anzono in grazia di un md che da se ·stesso già si svolge, sicuro ma di recente creato.· Tempo! Con le coppie gode acceso, pieno tempo di carne · modellata e vivente, carne attraverso i suoni, te fugace,· qui però già perfetta, lungo un transito che qui svanisce, è 1v:inito: coppie rammcmorate dentro !pecchi dove profilo, colore, sembiante ,on già antichi Coppie veglianti nel giro di un sogno, tersura delle spalle nude, sve]ate, sguardi II di conforto, • ]nei dei lan1padari dai crititalli risplendenti, lontanoi e panare e passare girando figura dietro figura di elemento già sordo per ]e salr. che gli specchi moltiplicano, specchi desolati ed esatti della desolazione netta di un deserto: coppie che dentro i vetri si l2Dnullano. lontane, già fantasmi. Coppie in amore, in amante cadenza, - da una cima sospesa? - che veloci passando - cun--c, giri - m a imeguire l'ac<:ordo affascinante si abbandonano. Nostalgia con vae;heu.a? Soltanto. Va travolgendo un nccelerame:nto di sicura impnzien:r:n nde,;lo per cammini chE: all'orizv:mte di altri giorni i;iungono, termihi rmcor da vi,·ere o vissuti: città, vetture. feste, senza cessare. a un bivio che si sorpassn e già è un ricordo, lontano bivio che davanti agli occhi crea uno nebbia, si perd,e nella nebbia. IV Coppie. E si arrestano. Ceuò il rilmo ! E tornano" vers-o il lor centro fislO di pianeta: la realtà di questa sala, di ques1O pavimento incerato, dove i t'Orpi st:rnchi, i 11tm1biantifelici teneramente si a('cetlano nella cnrne cosi viva; e mortale, di una mera presenza. {dalla rh 1 istn Insula) Che lentezza neU'esserc! Correte, correte, cavolli. Una recente toto grafia roma-na di Jorge Guillén con Valverde JORGE GUILLEN (ver.sioni di FranceJco Tentori.) L'ITJ1'1ERARtO SPECIJLATIVO di 11no p,,es·ia ·t· 1111 tea e traseende11te L'opera di Jorge Guillén costituisce, nella storia della poesia, un caso strano ed estremo, di singolarità unica e irripetibile. A lui si che con– verrebbe la qualificazione di e poeta metafisico>. nel senso più rlgorosamenthe astratto dell'aggettivo, ben distinto, da un lato, dal senso peggiorati– vo e male inteso in cui H dottor Johnson la applicò a John Donne e restanti com– partecipi del suo concettismo, e dall'altra, da quello più li– rico e vivo nel quale In si po– trebbe appllcare n un Words– worth, a un Unamuno o a un Antonio ~achado; cosl come, In una terza distinzione, dal senso caratteristico nel quale la si usa per quel poeta che, con sbrigativa Inesattezza. suo– le bastare come punto di par– tenza e riferimento alla poe– sia di Gulllén: Paul Valéry, La questione non è se In Guillén ci sin più o meno ca– rico di trascendenza, o di pen– siero etico o di riferimento al– le cose ultime: ma questa: che la sua poesia è assorta Intorno a un'estasi di zenit, nell'ascen– sione all'Intuizione abbRgllan– Le dell'Essere totale, universa- le e Stupore d'essere: cantare:,. Cantare? O piuttosto clamare, insistendo sullo stupore gioio– so In quattro, in tre, In due parole, fino al semplice nomi– nare l'Essere, fino al puro e si, si, si - la parola del mare>, e al tacere, arso, estenuato e cieco? Guillén, il poeta più elentico della storia - quasi l'unico, perché il poeta suole essere eracliteo - non canta in lotta col tempo, lotta che si fR essa stessa oggetto tempo– rale, musicale, cioè poesia, nar– rando le vicissitudini çiel cuore e gli irreparabili morsi di as– senzn che mantengono l'uomo nell'essere una nuda mernorln colmn di speranza. Al contra– rlo, arrestandosi al marglue del fluire del tempo, egli infocn II suo guardare speculativa– mente, finchè l'orizzonte si fn mentale - per gli occhi me,i• tali. Il poeta si trova sempre in mezzo al gran circolo, sotto la perfezione del pieno essere, la e unanimità. del giorno>. E' il e pieno Adesso .., il e cele– ste circolo>, e la tnflnitezzR di un assoluto raso>. e il peren– nemente assoluto>. Il momen– to delle e dodici nell'orologio>. di JOSE' MARIA VALVERDE Ma il poeta non si trova al principio, alla stessa origine del suo cantico, installato In quest'Essere assoluto. Il proces– so della poesia di Guillén con– siste nel destarsi al e ben ro– tondo cuore della verità> (Parmenide), nell'nsc;endere fino n. questo altiprnno di con– templazione e delizia definiti– va e totale sotto la cupola del cielo perfetto. Nonostante la sua via sta speculativa, Guil– lén parte, per questa elevazio– ne. dall'esperienza vissuta, con la sua passione, il suo calore e la sua imperfezione. Ma poi il suo orientamento è insolito, contrario a quello normale. Pe.rchè questa intuizione im– mediata, viva, innocente, ri– sulta e trattata>, quasi e dis– seccata>, per ottenere il suo schema. il suo scheletro essen– ziale, generico e intemporale, sotto i raggi :e dell'intelligen– za. Cioè, la poesia di Guillén (almeno fino al critico virag– gio di Fe de vida) è il grido dell'arrivo definitivo al belve– dere dell'Essere totale, che fis– sa Il mondo nell'estasi. Per un singolare paradosso, 11 più recente stadio della poe– sia di Guìllén rappresenta tanto 11 suo avvento alla pie– nezza più viva e succosa, co– me, allo stesso tempo. il suo entrare in crisi per inconse• guenza con le sue premesse ori– ginarie. Il bel mito che la sua opera incarnn: l'nssidersi nella terrazzn dell'estnsl davanti al– la pienezza dell'essere, è asse– diato e roso inevitabilmente dalle acque implacabili del tempo vissuto," che obbligano ad abbassare lo sguardo dal pinno intelettunle delle essen– se al più brumoso e fuggitivo fluire dell'esistenza. Ln prima conseguenza Positiva è che Io strumento del poeta si arric– chisce di registri e corde, gua– dagna in colorito, in flessibili– tà descrittiva e in grazia. Tro– viamo inconsueti momenti di tenerezza lirica, quasi roman– tica, o di clamore della n;ie– morln, che alternano l'abituale angolosità del llngùaggio con una nuo\'a dolcezza. A volte troviamo una nuova preoccu• pazlone spirituale, o, inaspet- tatamente, vediamo apparire temi religiosi, ma abitualmente ridotti a termini generali·, qua– si algebrizzn ti. E' anche adesso che travia• mo, forse, le più alte cime di grave maturità. Insidiata co– me è da un nuovo senso del tempo e del dolore. l'ascensio– ne al luogo di contemplazione (" sentita diversamente, e mi– nore è 11.carattere assoluto di quel suo situarsi là. Finalmen– te, vediamo la poesia di Gull– lén intrattenersi col dolore e con In morte. prima dimenti– cati. Il dolore ha affrontato questa poesia, che lo ha rice– vuto lnsottomessn, ribelle, in– comprensiva: l 1 oglio il mio e8'ere, il mio es– sere -, integro - lo non sono il mio dolore. - Mio? Giam– mai. Non accoglie.- il mio po– tere. Annullato, - mi perdo nel disordine ... Posta davanti alla morte, questa poesia non comprende, non sì rassegna. II ricor'1o non la consola, ma la esaspera: Soffro. La memoria è pena. Finalmente il poefa è di fronte al male universale. al dolo– re del mondo, che lo assedia, muggendo come un oceano in- torno al faro. E allora si ri– piega, si ritira ostinatamente al suo luogo sacro invincibile, torna .ad alzare le sue tende. non più nella fiducia, ebbra di luce, dell'estasi meridiana ma nell'intimità crePuscolare 'del– l'angolo inespugnabile di cia– scun uomo. Ln poesia di Gulllén ha gua– dagnato cosl in trascendenza e vivezza, non restando sorda alle istanze del triste vivere, a quello che il nostro essere ha di no.n essere - addio eleati– smo. addio paradiso terrestre -, facendosi, anche se non sottomessa, convinta del pec– cato originale. Ma penso se cosl essa non si sia posta nel pericolo ineluttabile di atten– tare contro la propria natura. La bella Illusione e l'estasi si sono raffreddate: il dolore e l'imperfezione circondano il poeta: qualcosa manca, tùtta– via Dio non era previsto. Co– sa farà, oggi, - questa paesla, Indotta n!la tentazione di es– sere ciò che non è, ferita nel suo midollo olimpico allo sgre– tolarsi 11bel mito In cui con– siste? JOSE' ~!ARIA VALVERDE •

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