Fiera Letteraria - Anno VII - n. 41 - 12 ottobre 1952

Pag.2 . I GIORNI della t;l,esolazione ~ di ENZ_ù _FABIANI l Hanno calcato la te.sta nel fiimP0 · quattro p,allide •,tna.schere, ~ ed hanno un volto solo. 1 Le ~core non comeiendonQ. U putore rercto~rle d 5luetul~b~f1 1!,~iu~nC:1ano l'erb . sono crollate ne:gll specchi d'acqua, ~~c1;ft~ 1 r~~ua~1ta~~o fulmthe sui dorso delle mandrie; e com& I canl tremano :~1:it1: 0101asc:fif'l::i/ella morte Dio che ci guardi, Dio l'alba trem!nda del Tuo 1tudlzlo si converga. sul n06tro .sangue f! lo converta In luce. • II Quando 11 tempo sarà d!nani! a Te come ~stia stremata. ricercheremo li senso del!a terra dove 11nO!tro martlrlo si di.sperse. Fummo lapidati oinl ·'giorno. oa:nl notte e silenzio fu ctllz.io. Ls. nostra. voce si perse nello seherno, ogrJ sorriso nell'alt:ut· delirio. Fummo pietre su cui lo scultore si riposava, pensando alla.·sua morte. Come le pecore, dal chiuso, nella notto" chiamano Il dolce l)Utcte uccl~ - noi Ti cerca.mm.o. Nel Etlenzlo cac!evano IucJ.. !~~f~~vf 0 t?e 1 :1tf:nere m• Siamo le ultfme besUe, siamo le ultime ptet.re . Non valse rardore del secoli, n~ voce d'anHChl - slamo la creta sorda che il divino soffio ~oltanto inumidiva. Occhi carnali. Giorno e not.te cl ha. Inorridito il suono ~el T~eon:;.r~fepeso al collo: che chiamano beati I soft~entl. • IV Degna di noi sin la sua memoria.; ch'egli s'è fatto simile al serpente. Hl. seminato di bestie la terra.. Dai fundo di un callce ride. vedendo gli occhi fissi a. ricercare In quel profondo l'anima. Le Ultime ba.siliche s'Inclina.no; le figure degli affreschi ridono l.o.dicnndo al compa.gno chi le guarda. Sopra le muraglie della terra Immensi ragni gonfhrno d'amore; sulle coWne corrono demònl. Le stagioni sJ sono consumate e sono come pietre In un torrente. Il pastore ammalato le contempla. S!a la Tua memoria come rame cne distrugga l'interno della mente, e come torri vuote al firmamento ci faccia p:onti alla Tua. grazia eterna. V 011 ab1Ssl sono chiusi. Il fuoco è &pento. Le statue sono ferme neirlnchtno. Le bestie hanno paura. Gli abissi sono muti. Il cuqre è su.lo. Le beA.tutudlnl corona di spine quando la carne vinse la memoria.. Cl mutlrlua. Il polso la rlgura della Tua sostanza oome catena ad una rupe eterna.. fi11i~~rtre 1 1r.tt~ \a~~p~~:~~ 1 !1 ~~~~e; nef pìovere · dì !Ucciole iull'a.cque. I canl nascondono la test.a nell'erba. VI Le pecore non vogliono phi bere. E' pl.ltlto 11 pasto:e. g~to;rei1Fi~!~: 0 1ae~~~a~n&. La carità oome acqua ferma. La f~dp. come bestia accovacciata. Nol parlammo per .specchio ed enlrma. danzando in un cmchlo di fuoco. L·an1ma sente io sguardo di Dio che aW>rbe il mondo; co:ne pesce nell'acqua. alla canicola. n mondo è spento. In una sera senta vento et.erna la nostra vita simile alla cenere. Vll Come è deserta la terra.! Quasi eane Sltana corre ad orni fonte e ride. Se:iutc .sopra al Teschio pensa al mondo. L'erbs è avvelenata. Di notte hanno pianto le bestie senza pace. 1: pastore è partito e non ritorna. Uomo, vedesti I giorni fra.ntumarsJ., fuggire 1 greggi e nel dolore avventarsi le donne contro pietre. c. Recesslt pastor noster fon, acquae vlvae >. Ora la vlt.a come antico battistero nella. terra affonda, e op;nime noi creature assorte nel mosaici. Uomo. perderstt volto ed anima; !el vituperio al sangue ed a.I sllenzto. Dio ti perdona. - e guarda le Sue mani. ENZO FABIANI LA FIERA LETTERARIA J])OCU A"\. lENTAZIONJf ... LE VILLE VENET.E Son poche le \"llle che so– pravvl\"ono intatte: la mag– gior parte adibite agli u&l piu d!Fparatl. hanno subito le of• fese del tempo e degli uoml• nl: In vllla di Luigi Dn Porto. rautore dJ Giulietta e Romeo, in uno sq\lnllldo nbbnndono. Nel «~alone delln Regione ». recentemente restaurnto nel Palazzo dei Trecento a Tre\'I• so. è aperta dn domenicn _ 14 settembre. la 1.1 Mostra drlle Vllle. Venete». Diversa d1ule consuet-e rnssegne. In mostra ~\~~1\~ci-1~!~~1t~~~~t~Odf~~~: tlche hnnllt:'l. G!ovnnnl Co– misso ci nveva detto nelln «Fnt·orit1u Il segrelo - rnsclno delle ,•me venete. lo stuPQre che offrono Improvviso n chi non le conoscn. Con lmJ)rev<:,– duh nQ5talgln ad esse rltor:~ na. nei «Capricci ltnllnni», e alle loro renlt:\ di nbbnndmio. Bellezza. fusto. poten7.n d ·un tempo. E abbandono presente Questo è ancora JI «runnire, sto» delle mostm in redcll ri• produzioni !otogmtlche, nJlf. nee le «ville» di otto pro,•i11- cle venete; Venezln. UcflnC:. TrC!,·lso.Vlcenzn. Pndovn, Ve– rona. Rovigo, Belluno. C:>· 6trulte 6Ulle 6J)Onde del corsi d·acqua. lungo i cnnall deri.. vati dal Brentn. o sul Brentn 11tesso- !nclll vle di oolle~P– mento con Venezia - o ·~1 centro di zone nppcnn bonifi– cate, o sul colli del Pndovnno, le «ville venete» hnnno voluto essere nltrrttnnte nfTennazio– nJ di dominio. nltret.tnntl se– gni di imposizione politica sul– le terre nuovamente ncqulsta– te dalln ScrenJssimn. unn vol– ta che In rnJnnccln de! Turchi aveva cominciato n fnr per– dere sicurezza e vnntngglo al commerci mnrlttimi in Orln!• te. Ville di proprietà. nppurtc– nentl al pntriz!nto venete: vUle di potere Cclnqunntn ne ha.nno avute l PisnnJ. pili di una trentina I Giustlnlanl). Ma anche ,•11ledi djletto, di li',';;, 'Il' '\ A '* stere e riservate. incuranti della strada che passa ,•ielna. pur di far pesare 11ulsudditi ln 10{1'.gln e Il timpnno su cUl si lcgsc orgoglioso il nome del 61gnore. Residenze· bellÌssìme: ln «Mnlcontentn) del Foocari ~~~~f~ ~I S~;t\:• ,:n1:•i!l~~r:: rinl• n Mira. la \'illfl <IRCZZO· nico» n Bnssnno dc! Grappa E dtmore modeste. piccoli «cnslnl di campngnn». sl\cn• zlosl, .schivi, quasi nascosti, si– mlii un po· 11gll «ynmen» eme– .si. do\·e i patrizi veneti si riti– rn\ 'n.no per riposare. per mcdl· tare. o per godersi. discreti, la feliciti\ di un amnnte. Rfrule delln stcsw Venezia. In VIiio Mnnin 11 Cnmpo!or• mldo 61vnntn di possedere due ç11llcrie riprodotte uguali n quel lnto delle Procuratie \'e• nez!nne che lianchcggln ll, Ptn:r.zetta . Ville di CCl\lO Stanze. oor– gentl su estensioni di quatlro– mlln ettari. con parchi ·e glar •· dlnl dalle tonne fnntnslose e blzznrrc; uno, ad es.. che rf. produce la lunghc1.zn e In ~n– gomn delr!tnlln. I cnnnll ror- ~:Cn~:TT~i ;;:t~rr;!1i1a:~~~~a~~ dl gruppi di stntue. E ville che de,'Ono ncoontentnrsl del mlrnggio 1>ro.spettlco: rontuo– se soln. ln nppnrcnza. per H– luS1me nrch!tettonlcn; nJrim– bocco del viali tagllaU diretta– mente sulla dolce pendenw dei colli o sul verde spa1,lo del cnmpi. sembrn.no vaste. ma n ehi si n\'\'lclni si scoprono modeste, di proporzioni ri– dotte. Illudenti ville, vllle mlrnR:• gio. Mo. anche le altre. dl reale e Imponente grandezza. prive di quella solennità fred• dn che respinge. La modestia di struttura che si ro.>ri,::e qun e là. e In friabile pietra del colli Euganei con cui S(,n fat• te le colonne e le bnlnustre. rompe ogni retorica. Anche rnssen7,n di mnnno. CARLO BO PER UN TEATRO POPOLARE 1 lioteca Gino· Bianco, DOMENICA 12OTTOBRE ,vaurh di .~n1on 3.0 fl O.fl fl O DI AMERICANI ADERISCONO Al BOOKCLUBS E' in vendita i( li numero (Nuova Serie) di DELTA RIVIST.A DI CRITICA E DI CULTURA diretta da ROCCO MONTANO Esso oon,lene: una nota editorlale, Polemica e non; un capitolo di F. 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