Fiera Letteraria - Anno VII - n. 1 - 6 gennaio 1952

Domenica 6 gennaio 1952 LA FIERA LETTERARIA UNREATO LETTERARIO I N quegli anni - e rivado a 1tf,.. un trlbunale letterario per rea- df«:J e più anni fa, agli ti di lesa letteratura, poi mJ rl- ann1, per lnt.endercl, In cui \-Olsl a.1 capitano e col più ln- c·en rumore di guerra - ln d • D • D bb • dulgente del miei mt"UJ gorrl&i querll anni ero talmente enu- i ie JYO _L' a ri dissi, allargando un po' le brac• sto e fisicamente snervato ehe ~ cla !n ~gno d! compatimento: il solo pensiero dl poter assere - Eh, si, signor capitano, nem- ghermJto, da ,un gtorno a.ll 'altro, rett,-menW! e sunbrò !ee<:an.i fatua prodigalità di uomo certo meno a chiederlo ... - Non d!.s– dal cieco ingranaggio della vi- della. mia presenza. &ltò un che non COn05cemlsu~a nelle si, è vero: < è nome di donna..,, t.a militare ml metteva In uno momento, poi ~ 11monte d! esemp!U!culonl chtarlf1c11.trlce. ma lo ftcl chiaramente lnten• 6tato di orgasmo e di sblgot• cart.elle, prese In mano la prl- E.sempl, nomi, Il vocabolario ... dere, polchè II capita.no si levò timento da far paura. E po!chè ma. e mOlltrandola. di lontano D dibattito montav11.;ma a ogni onnal re!nteguto nella SUA. to· l'Ingranaggio guerrc-8Co cm già come una P."18C:liadi scuola. botta e rlspasl,;\ Il mio Iniziale tale. anU un!verule autorità e 1n m()t() e non v'era ragione disse: disgustato dlvertlm~nto si fa- d!sse al giovanotto come a un che non arrivasse anche n mc, - Almeno questa. capitano: ceva m~no lrresltitlblle, più fred- polemico soommettltore dec!u– m! t.oceòvagare, In quegli anni, è urgente, non si pUÒ aspe~ta.• do, plu spaventato polchè, a mente battuto: _ Hai sentito! da un ospedale militare all'altro re. Tutto è In ordine. Manca mano a mano, ml avvedevo Che ti dicevo! Ooohl E adesso e a.ffrontare I vo!.ub!llumori di .solo la finna. dagli sguardi che qucl due ml va·... fila ... ~o~::!f::. ~~l~:~r~~~~~~ to ~:s,~~~;~~;~ted~=~~ ~~= ~~cl~~~. cc~ 1 iÒ~l~c~~~u:1: 5-0~:: c ~~~l~~ta~a;!~ c~:l e palpava.no col tono e col gesk> na e quA.rdò la cartella soc- cltamente Il giudice infallibile ra ancora lnorfflulltà, ma dJ plÙ dl lnuUlltà dJ chi sa di trovarsi, c_hludendogli occhi. Bastò quei- di quolla d~puta, e crescevano sgomento. Forse pensò per un comunque, dt fronte a simula- I occhiata stretta e acuta, e di momen~ In i:nomento Je pro- Istante d'essere davvero dalla tori pervieacl. Debbo però dire subito andò su di ,·oce &enza babUltà d essere chiamato ad parte del torto.' o forse P'ma– ceh da queste più o meno !un· peraltro arrabbiarsi: emettere, ad alta voce, una w1., guardandomi a quel mOdo. ghe e rigorose segregazioni. lo - Ma che tutto In ordine! sentenza. che con del e professori• cosl almeno, ne uscii sempre bene. In questa faccenda voglio an• La mia ~!.zlone Slava per la patria. che già i;e la pa.. uav~ con la conces.slone O la grazJa dare a fondo, te l'ho già detrol dlventa,e rld1colmente tremen- male, era decisamente avvl:tta di convalescenze e di l!cenze A cominciare dalla questione da e Il freddo e lo wavento che alla rovina che ml ridavano momentanea• del nome... ml .sentivo correre giù per Il Q Il Il . d bbo d' I mente Il gusto della Ubertà e Allugò la mano, ghennl la filo della schiena erano - vi ;;,e a :nza.. i-u ~• m ~~~a ~~~~tr:r~!~f ~~~ ~~~~~Ò ': Jtre~tse .davanti e ~!~troPe-;h~le~m:e"n~erou:;: ~o:Ua~~:rl::t~~Ì no~~I ~~~ i.t-ato di ormai congenita 11.p• - Mattia Angellnl, eh? mal conto che per Il capitano mat piu Interamente perdonato. Pag. 3 prenslone. _n .soldato sembrava non ca- quel Matlia-donna era diventa• DIEGO FABBRI Ero a.ppunto vittima di que- pire: Mattia Angellnl, sl. Che t<>,decisamente. una. questione l'fARC CHAGALL- e Arlequlnade • (1936) sto st~to app~l-vo quando ml c'è? d'onore di fronte a tutto Il dl- =·~e quel che sto per rac• tndlnf° m:o~o ~l!~:~è \ c;:;l~ ::~~o; pe~am~eli/~:nz!tee~~ · Dirne~ dnll'ospedale mUI• ~~=-l~:osi~ ~~at;'~n~~;nt ~:~~o ~~;~~::r:~e~~~e= tare di... <si tratta di una gran• denunciano con un nome di era. no, una questione d'onore, de città, e lasciai.emi mantene• donna ... - e 1,i mise a ridac- ma era addh'ittura una que.stlo– re l'incognlto), d~evo recarmi chiare piuttosto contento di 6è. ne almeno cosi sentivo, dl vita 8:1 mio distretto d origine per- Anch'Io. debbo dlre, ml unii, o di mort.c. L.'\ mia alt.ernatlva chè venisse ancora. una volta a Questo punto, se pur più ti- era. \'era.mente straziante! Ml trasfonnata In licenza la dia- mid.nmente, al suo riso. Ride· consideravo, In fondo. neHa .,1,es– rnosl che portavo con me, chlu- va lui e ridevo lo. sa posizione di certi martiri 10 .. H In una busta. pressochè si- - Ece<> qua. allora: Mattia mani chiamati a.d abiurare alla ~!::~v:. cg:b~re!n~:en~ Angellnl. Mattia. Hai capito? Il propria fede con un Innocente splegarmi come 1 1 solito .nome di donna. I soliti granello d'incenso bruciato da. VACANZE ROMANE SCrlttore a.merlcano Wllllaç, Yen.se Weaver, &ppart.enente alla generazione di questa iUUT:il, e cioè del vent'anni, narratore già molto noto in America. non015tente la ,ua riovanls.slma età. ha vt.s.suto un certo tempo In Italia e a Roma, avendo ottenuto una boria. di 6tudlo per il perlezlo-. namento nelle lingue. Tomat.-i in America recentemente. 11 Weaver ha manifestato più vo:. te. anche a d.lstenza, la au& lifnpatJa per gli Italiani; ed U desideri-O di tornare nella no– gtra terra. * di un ,ogno. Non so se gli altri fossero in. principio ubriachi quanto me; lo divennero però presto. L'essere in un paese itraniero lJ aveva liberati da ogni ritegno e, in certo modo, l'avermi es.si ritrovato, diede a me.la .sen.,ozlone d'essere tutti ritornati all'univer– sua, a quei giorni di ~atezza che nel cor.so della .terata e.s.fi continuarono a ricor– dare con rumorosa nostalgia. RACCONTO DI il :.w non ~ contadkll furbi. Ma questo Mat• vanti al simulacro di de! falsi ;::t~~:;~"!,prlr In ~~aloch: tla è un uomo ... - e rideva. rl• e bugia~ ... Che era quel Mat- modo quella bust/ che conte- :.v:~~~~:~,to~i1~. 1 ~~: ~ 1 :;~~~n~~,~~sont~:; 1 :~~~~ WilliamFense Weaver Non avevano torto: era proprio come ri. trovorsi all'università. Eravam-0 .sfmflia ra- ~:-:e tant~o P~: delled':1le spe- vo capito, In un lampo, l'atroce vanti alla persona viva del ca.- nlre al- mi~ e 600:r d.l ;:~;; eq~~::~~!~o~i.l:o~n t.c;tan- ~~~ :;:i;~i=~dato per ot- : te1e l!bef no~ av;v:r/ 51 • I.e, fu sopraUa(tn.. debbo dire. E Intanto alle mie orecchie n~~I ndl:~ r:!esPlùa torto~~ :ean!n~~1:ato divertimento =~~l~~~av:er;;:;i:l~~re~i;'t~a~~ d.lavolerle -. ma forse q•t'!ll I- Il soldato era venuto avanti Matteo - Matte-o· masehlle !~~ngt~:t!• :-:Ì.t~n ~~:~/avS:: di due passi e spiegava: Matti-~·: femminile.:. a, o, ,..;;: nlrml dall'assoluto e perfino - Ma no, capitano·:· Badi a ... E il momento paventato 11 un po' superstizioso timore che che Mattln ,è H nome d un uo- avvicinava lo sentivo... stava ho sempre avuto, fin da ragaz:• mq ... Non e è nessun Imbroglio, per giunger~, era 11 ... Non Il zo di violare 1 ti h glielo nsslcuro... guardavo plu ... avevo voltato Ja qu 0 ando avessi ~~: rit~rn: - Ma qua si vuol scherzare! testa dn un'altra parte ... Ma un qualunque vantaggio. ~::!·~~m~~~;~~~! Che uomo! ~"~- ~l~~no"~~c~~ ;;;:: d!~ Giunsi, dunque. a destlnnz!one _ Ma no -: Ma. sl -; _ ve\-Ofarla. L.'\ voce un po' sten- con la mia brava busta nsso- Nome femminile ... -; _ Nome torea del capitano ml ern già ~~tar;iente Intatta. Un ca.porale mnschllc... addosso: apr · e bastò l'offerta di un - I nomi che flnlscono In a - Ma basta - diceva- Ba- g~~cht°t:~a\~. s!_f 1 ~7a~tele (lt~~:- spiegava. Il capitano - Vlt• sta! Chlcdlamolo qui al profets– p!ene di sigarette) perchè CO· torta, Maria, Mattia... Noml sore ... Glielo dica lei. professo– nocce5$1 Il testo della diagnosi lommlnlll di persona! Eh! Che re, a questo qui, se Mattia. è Il medica. Era la solita. ma spet- slamo alla scuola!? nome d'uomo o d'una donna; tava, stavolta. all'ufficiale del li giovanotto, però, non ce- gl!e!o dica lei. d!strett<>,detennlnare l'<>J>portu- ::~:: :~~be~~:a°::~eonsp~~: zi:_e~ r:i~!~:~Ellt!. 11~~: nlrà e I ampiezza della even- garlo al suo caplta;no, mn lui mal, guardavo loro e me, e ve• tuale licenza. Che ln quelle po- era sicuro. era sicurissimo che devo che tutt'e tre eravamo che ore che ml separavano dal- MatUa era nome di uomo, era estremamente. penosamente rl– rlncontro con l'ufficiale io ml pronto a scommettere. E più Il dlcoll. Stetti un po· soprappen– !cssl dato, come si dice, un po' soldato Insisteva. ca.parb!o. più siero cercando d'immaginare e da, fare•· è provato dal modo II capitano si ecclta,·a nella 6Ua quaU ~unlzlonl può lntuggere T ROVARMJ a. Roma. .senza. quattrlnf ml J)C.lrevabba.-stanza ridlcOlo. Ero ar - rivat-0 in autunno con denaro su//f,clen– te - pensavo - per un anno, e avevo vis• $UtOunta badare particolarmente alle spe– se ma senza essere particolarmente prodigo. Tuttavia, col venir d.dl 'estate, con.Jfderan. do le ci/re del mio libretto di banca e tra– ducendole in dollari, cominciai ad accorger– mi elle per restare sino a settembre come in progetto avrei dovuto co11clurretma vita di strt:tla economia. cu,, lo ammt!lto, sulle prime mi .tpaventd. Riempivo il rt!tro delle buste di calcoli, fa– cevo lung11c liste di tutte le spese immagi– nabili. Ricordo che fui improvvi$amcnte col– pito di ten-ore u11giorno al pensiero delle mance che avrei dov1tto di.stribuire in piro– scafo al ritorno; continuai poi per ore a.stu– diare il mio bilancio, cancellando e ritoc. cando. (Fortu11ata111enteil biglietto l'avevo comprato in anticipo e si trovava al sicuro nt:l cassetto superiore del baule. armadio}. Ma peggiore d'ogni CW<I era la mancanza di comprensio11e negli altri. J miei amici ame– ricani quando affermavo d'esser povero dì– cevano che eran poveri anche loro e cam– biavano discorso per parlare di possibili viaggi a Parigi o Atene o di gite di /f,ne set– timana al mare. Gli amici Italiani si rlftu- tai~n.o d.8clsammt.te cU credermi, avendo la sen.sazione che ,;ro /orse povero per un ame– ricano, ma che la vera miseria non la potevo con<»cere. A poco a poco mf abituai cosi alla mia. condizione e vini solo con la mia povertà. Eua. mi costrinse a rinunciare a tutti quan– ti gli amici J)f!.rchèprogettavano cose trop– po .superiori al wtei mez:f e quand-0 prote– stavo si o/frivan loro di pagare per me, e nient'altro. Ciò mt metteva sempre in imba– rauo e ml costringeva a qualcM inconsl. derato gesto di grandezza che scc>ntavo in seguito .taltando la colazione. Naturalmente avrei potuto evitare tutto questo. Avrei potuto cambiare Il mio l)fglfct– to per hnbarcarml i11 anticipo e abbando– nare Roma del tutto. L'idea m'era venuta piiì di una volta, ma 911alcosam'aveva sem– pre trattenuto. Jn parte ero rimasto perchè avevo detto a tutti ilt America elle avrei passato fn Italia u11 anno e 110nvolevo, tor– mmdo prima, provocare domande stupide; i,t parte pu la mia pigrizia. Ogni cosa era .stCUacombinata i11, un certo modo e mi 111a11oava l'energia nt:cesS(Jr/a a cambia.re tutti quei plani e a /an1e di nuovi. M'era stato detto che Roma. è ~cmpre po– co plUccvole l'estate. Ma queU-èsUite ml sem– brò vcndlcatlva111c,1tecnlda. A grado a gra– do ridussi la mia vita giornaliera a una formula immutata. La m.atti11a mi lcl)(lvo :1:~~n!::C:1r;:>o !1:f.~3:! s:r;:~::. 0 ~:e,:c:~; troppo caldo m'andavo a sedere tn una chie– sa osservond-0 la gente che pregava o ascol- con cui, all'Indomani mattina. ------------------------------------- ~~I:ò:Ei::~•~";:!;~!;'. Un cusc1· no d1· nndo non so che cosa. ma co· munque pareva assorblt-0 In quel lavoro. Ebbi cosl modo dl OS· rose hia11che servarlo: era di mezza età, ma NELLE VACANZE tra la JJf,,,. vo per terra perchè ln. pol- dl esprtsslone piuttosto giova- prlmn e la seconda l!'ln- vere non si sollevasse. pol nlle; un po' strabico, ma scn- nasio <abitavamo allora prendevo la scopa e scopavo zaocchlall e portava I distinti- a Mestre, nel primo fabbri• lla-eo11to di Re,1-0 ,...o,...: tutto II pezzo che st..·wa da- vi della damp,gna dcll"Af,ka cato delle case dcl.!movlcrl ,._- ' 11, "" ~' •-...,., vanti alla boU<ga: un JXlVI- Orhmtale. Fin dal primo mo- ~~r~ 1 ~ !:f v;Jgo~~~ 0 ;\: 0 ~: nls.se e finisse la scuola per lunghi calcoll mentre lavo• padron& non piacesse e che }1!1~toad!q~~aJ;~ri~I. g~!~~~~ mento ml 15 forzal In tutti l mo• rnlo non molto distante da correre In stazione a pren- ravo a.i fiori. poi ml avrebbe rlmproverat-0. di tarlo In frcbta, guardando di dl riuscirgli gradito: di lu~ casn. nel pressi della piccola dere u treno. Arrivavo a casa Nel negozio ml trattavano ma questo non accadde mal. dal due laU del portico. i>cr– stngarlo senza esagerazione e chiesa di cement-O blane-0, In verso te tre e mezzo e allora bene: m'Insegnavano quello Ml Insegnavano a scegliere chè non volevo che ml vcdes– dl umlllarm! quel tanto che scr~ piazzetta Piave, che tu poi ml cavavo la lame. Ma Quasi che dovevo fare. e nel giorni I flori. a spartirli secondo il se qualcuno del miei compa• visse a rendergli plù plt\CO\·oleabbattuta da una bomba du- mal riuscivo a salvare i vent.l che cl stetti. nessuno mal ml colore e la Qualità; e poi n gni di scuola. Erano ragazzi la mla superiorità. Io Cl"O, sl. 11rn.nte la guerra. Dalla porta centesimi per I libri. C'crnno: sgridò. Io ero molto timido, dividerli a seoonda della bel- ricchi. figli di professionisti; e profeS6(}': •· ~ea, ormai, affl; i: 1 Jl1:C't/~~;~.e~ ~~~ ~u~~afo~h'1W~~\e qd~~~n~~1?~ ~c~~:;, 0 0 3~~::~d:1 1 ~~ ~el~o~~~l~~1G~ 1 ~~1~ ~~e~~~ ~n~af~~g~I ;~~c~~n":8~c~~~~ dato Inter men alle sue man · l portici. che era la cartole- M(e Prigioni deUe edizioni tut..t.Efle volt.e che ml rivo!- stam.a del rctronegozlo, d0\'C t..'l,sulln quale un giorno. do– dal momento che <lui• a.veva ria But1gana, dove si vende- sonzogno: le dispense di Nlck gcvano la parola. Lavoravn- per lo più lavoravo. un odore po che fu Inaugurato li pon- 11pot.el 'e di decidere di me, del vano, oltre che quaderni e og- cartcr ccc .. e tuttl I miei soldi no con me alcune signorine Intenso che ml faceva male te, ml accompagnò a Vene– mio avvenire... getti di cancelleria e tutto sfumavnno cosl. senza che In grembiule nero che, la- alla testa e ml lnflncchlva, zia col figlio. Sapevo dl es- L'uomo, però, taceva; taceva l'occorrente per la scuola. mal riuscissi a metterne via. varando ridevano e cantava• cosi che allo. sera arrivavo n sere. confronto a loro, mol– e scrh·eva, con brevt pause- di anche gloca.ttoll, mnschere di Anche la biblioteca della n-0 cd erano molto brave. e casa stanco morto e ml pa- to povero e questo ml dava goprappen:lero. Qua nd0 •dl col- ~~~-eQ~~i1: c ~am1ut~~~~~ g~{ :;o. 1c~lb~avaa p~~:1w~~: !1g~~n;e~1~1~?~~~~ i:;~: :o~a ~l~;fr~ ~~e~1t!:r~.?mf f~ ~rtos 0 d~p~~~':,8i_e~~~~e p~; po, si s.paancò la porta, e un occhi sul vetro della larga prnttutto I romanzi di Mlonl. na osavo guardarle di nasco- testa da quell'odore fit.t.-0. Al- tutto Il giorno che qualcuno giova.ne soldato chiese permes- vetrlm erano allora I libri. ma. già da allora ml rattrl- st-Oe con gli occhl socchiusi. la mattina ml svegliavo pre- di loro entrasse nel negozio so mentre era già entrato. Era Fu In quel periodo che co• stava leggere un libro e poi Per I miei fratelli quella sto ed ero pronto un·ora pri- col padre o con la madre per entrato con gesto e con passo mlnclal a con<>SCCre veram-?n- doverlo restituire; ml piace- fu una cosa piena di avven- ma. per paura di arrivare ln comprare del nor!, e cosi ml d1 tale padronanza. e con un te cosa fossero i libri. Non va scrivervi .sopra il mio no- ture. Certe volte. levavo gli ritardo. Uscivo dl casa e fa- vedesse. mucchio cosl Imponente di cnr- quelU di scuola. su cui ml an- me e poi tenermelo e met• 'occhi dal lavoro. e guardavo cevo la 6trada correndo; ma Nel retr.obottega si lavora– t~le ch'io fui sul punto di notavo fino ad addorment:lr- terio via. Passavo delle ori'.!sunn strada. e subito vedevo poi, quando cominciavano I va soprattutto a fare corone cred~re eh~ li dentro, il perso- :~ l~hg~a~\r~:~1~f J:1\ 1 !: ~u~~n~~~~~:; ~lll~er:~~~~: ~undi:re~:ui~e\~~ }~c~~o~i ~'t:~~m~~::;"!~~~~ ~e~~~~ br~~r;:r~:; ~~ee~~r't ~ra~~ nagglo plu Importante fosse voro. odiosi ed lnutlll, a par- narc una lunga fila chi? ere- mio fratello più piccolo che post..ament.e. pe1·ché n-0n ml gll11.t.enut.a stretta. dal filo entrato proprio In quel mo- te. forse. l'antologia ltallnna; sccsse ogni settimana. Poi os.scrvava attentamente tut- vedessero arrivare affannato di ferro attorcigliato. Le ra– mento. E d'istinto sa!.utal con ma gli nitri, i romanzi dl Ver- vennero le vacar.zc e si pre- ti I miei movimenti. Appena come se sapessi di essere In gazze le prendevano e comln– un sorriso e accennai ad ·alzar- ne SQprattutto. nel quali ml sentò l'occasione del fiorato si accorgeva che lo avevo ritardo. Ma non c'era mal clava.no a rivestirle: lo pas– ml. Era un giovane simpatico Imbattei non so In che modo, e cosi andai. Non sapevo visto, la sua. faccia spariva, e nessuno: trovavo la saraclne- savo loro un flore alla volta, e ben curato. di quelli che s! come In chiavi che nvessero qua.ntl soldi a.vret preso, ma lo sentivo correre verso casa. sca a.noora abbassata ed ero scegliendolo dal mazw. e fanno adattare I sempre a!). ~~~~ri~~rl:~~e l~g~~~ ~~~:;:rnech~ol~~rw R:r~~ ~:~~va~~a~~1°ne~~zl~~~~:~~ :r:~~d'grir~rrt~i z~~~:d~~: r:~~~a;~~n:1ra~~~zeit~:~~ bo ndantl panni militar! da un re di nascosto mentre mia vo di Ji\ dal vetro della car• segnava senza parlare un pa~ na, sollevavano la saraclnesca do questo accadeva ml sen– sa.rto civile, e mantengono, co- madre credeva stessi studlan- tolerla e ml parevano già nino imbottito, poi scappa- cd entravamo. Aliora prcn• tlvo le orecchie e le guance &1, anche nella dMsta semplice do. Ul cartoleria Burlgana ne miei; stavo in penn per la va via subito. Io ml vergo- devo nell'angolo una secchia, scott.are e ritiravo In fretta di soldato, una nota di dlstln• aveva una vetrina Intera, per paura che qualcuno 11acqul- gnnvo che mio fratello stesse la riempivo ti.I rubinetto, poi la. mano. Lavoravamo cosi zione e perfino d'eleganza.. Il lo plù nelle edizioni Bar!on sLasse prima di me: e facevo là a spiarmi; temevo che alla uscivo sotto I portici. Bagna- per ore; finchè la corona, eiovane soldato era di Questi. che costavano allora due e ., , ~ . _ .,,. • .,.. • .._. gon!la e fragrante, non era Guardavo I tratti regolari del ~~nn~u~~~- t~o~~ =:ir~~ /2' ~~~ .. , . ~~fen':.O~g_n J~t~s;~~zfo 1 ~:0~: suo viso, le mani lunghe e os• l'ansia che aveVo di J~gcre -... - _ . , ~- ..~~'::..,- .... ~~ · · vano persone abbattute, ve- sute che stringevano il mucchio perchè soldi In casa ce n'era: · """ ,.~'"1i:=:-.:;;"~.- .. ·:__;~~:- .:. stlte di nero, e con una fac- dl cartelle: lo giudicai uno stu· no appena per non far brutte - ,;.. ~-'"''.,'.., ~ .....--~ .... ~ -,i~~- eia pallida e grigia; parlava- dente capitato Il ch!Mà. perché, figure: mio padre era ferro- I / / ),<'~Y...v:~•.,~~~;.,..,.-..:~ -.· no con la padrona: certe vol- Ior&e guidato dalla. mia stessa viere, ed eravamo In cinque 1. ·- -~;,, ~~~ "~ te mettevano la testa nel re· volontà. di <S-Ottrarst.; non lo ffatclll. prima che nascesse -;," , ) ... ~~'::-:',,... ~\o troOOtt.ega per vedere que~lo ao. Fu una stima che durò un I ultimo. LI oootemplavo per _ o/ ~ ... - -- ~,,. ·.~• che stav~mo tacendo. poi ft.s- istante. perchè cercai subito di ~~f:~~ne~g~fgl~~~~io e :;; 1 1~ ~- ~ -y ~ _.., ~ _,,,. · ~, '\ ''-... _f ~~~. 0 àt~~n:t~r~ne~ ~~n;~; stabilire quate fo!Se Il vero rap- che poi avrei aCQulstato. ,- ;.--,.~.. , 'l anni più vecchio di me, met- port.o dl dlpenden~ tra Il 10l- quando fosse successo qual- ~, ·\ ~ teva poi le corone su un trl- dato e l 'ufficia.le che non aveva cosa. una festa o altro che f r. i} ciclo e le 0011.ava a casa del a.ncora Alzato la testa e s'era me lo avrebbe permesso. Du· ' f morto. Quando non doveva 60 1tanto limitato a chiedere: rante l'anno scola.stico poco ' tl ·t andare In giro lavorava con - Ohe \'uol? ~~ri asat~':i'ee~la ~ nd s~:iom: S:(/.:_/ ~1~ 1 no~ln~~l~~~~l~::t~~f~~= - Slamo pronti per lai flr- l'orario era continuato. dalle :~\ _li/I/ to un ordine e chiamandomi ~;· 1t:~::~. ~• ;rev:v~I~:; ~~:~l~~le a~l~e ~~l~tr~~!~~ ' # i pi~~o~~-condo giorno che ero l'Indolenza del superiore a.veva mia madre mi dava ogni mat• ~ tfi · ".' I \ nel negozio ml dettero un so;glunto: tlna I venti centesimi per n '~' .-• ·-. " ,L ,. j tl mau.o di garofa.nl . avvolto - sono due glornl che non panino da mangiare durnn- -~ ·, ,,_ ~., \ ~ r.' ' \ nella carta, e mi dissero di di quest-0 passo... ~n~one c~;;i:;-0 1 am~~~lp:~; ,.,,,,...- - :•t \·~\~ • :r.; ~I"~ /' 'I'- - ~ _ \ ~~~~~ ;rp;:ce ~~ac:):,II~~: :\1:a. 11capitano non sl r.oom- suon~va e. scesi In cortile. ,:,._.. ; À""}?i~S~~..;;:_. .._\ chè n luogo era \ontano, oltre firma.! Dove andremo a finire te la r!crenzione. Naturalmen• ~ u ~ ,..._,... f / portarlo all'!ndlrlzz.o che era pose. Lo rimandò a p!U tardL gli altri scartocciavano le loro ~----., \: \ ~ :f.;._. • - • • la piazza del Duomo. sulla ~li.'!!::::•:,"::.:: ~':,~,.;; : ~~~e. e 10 ,im'r';;!i'.~o 5~ -=--.-:,_ =-:: • _.:_-à\ ~• ,.:« _:.~~::.~::~~ :.,... r. ; .. ~-~-~ strada di Cari;;:: ::::.i" col <professore•· - SOitanto uno &ealino, pieno di fame, ad allora Il soldato ml guardò di- a.spettare che l'Intervallo ft. b ioteca Gfr-t-0 Bianco PICASSO - < Do1:1nuddormtnlat_a• (1931) (Continua a pagina 4) gazzi esageratamente divertiti df &è stes.d, tand-0 le prove dell'organista. Poi mangiavo che si lasclan-0 guidare dal primo imp ~l.so . in uno dei ristoranti poJ)Olarl ,ovven..: :fona.ti Non pranzammo a/fatto. Lasciando l'alber~o dallo Stato, e lì impara! presto a non pro. decidemmo di entrare in un bar, J)Oiin un. vare imbarazzo degli .tguardi stupiti degli altro bar, poi tn un altro. Talvolta Ca.rt,a– altri che rlco11oscevano il mio accento ame- righ.t, che apparentemente era U cttpo della. rlcano. Quando la calura pomeridiana co- 3pedizione, chiamava un tassi e barbugliava priva la città co,,u un len..::uolo ml rifugia- lncompren.sibUi istruzioni in inglese. L'autf– vo in camera, alla pens-ione. La stanza era sta seguendo un itinerario suo proprio cf. di poco prezzo, senui comodild e nient'af- portava in giro ftnchè, pa.ssa11do davonti a fatto fresca, ma potevo togliermi gli abitf qualche luogo che sembrava attrarre Cane– e stenden11i a letto e tpt !s.to dormivo. Più rlght, questi $Ubilo gridava alt. Scendevamo, tardi, quando il sole cominciava a calur~, uno di loro pagava e entraoomo a bere. 1ni rive.tlivo e ricominciavo a vagare per Ricordo che a un certo punto della serata. la clttd, come un derelitto, sino a tardi. Con- notai che gli altri mi ammiravano per la mia sumat:o adagio l'ultimo pa.sto e facevo ada- indipendenza e ancor più per la mia padro– glo la drada per euere a casa doJ)Omeua. nanw dell'fta/fano, ben lontana dalla per– notte e poter dormire /lno a che il sole, bat- /e:ione, ma molto s-uperiore alla loro, che te11do traverso le stecche delle persiane ml era inesfste11te. In un bar trovammo alcuni, .svegliava, micor di b11on'ora, richiamandomi ttalia,11seduti in un angolo davanti a un U– alla .solita vita. tro di vino. e Digli qualcosa In italiano, Ho. Vagabondare per le strade può essere 11na. 10/e•• mi disse Cart1ortght a un tratto. Rag– occupazione in si e richiede molto ingegno giai di orgoglio, come un bambino che può Mi lusingo di es.terne ora, gra:fe a Roma e dar saggio di bravura davanti agli ospitt e alla povcrtci, un esperto. C'erano strade che /ed alcune vuote osservazioni a quegli uomt– dovcvo evitare: via Veneto, per esempio. Non nf che ml rispostro. con la. loro abituale cor– potcvo sopportare la vista della folla del tesia: e come parlate bene italiano!> Jn ricchi, vestiti di abiti freschi che sorbiva- un'uploslo,u d'affetto /cci il gran gesto cU no gelati o bevevano vermut 'in ghiacelo al pago.r da. bere a tutti, compresi I quattro ita. tavolinf del ca/fé sotto gli alberi. E certe lfanl eh~ non v-0lleroaccettare che un altro luogl!i di Trastevere, venuti di moda per po' di vino. Quando pagai ml accorai che antf.S11obismo, m'erano del parf proibiti ciò mi costava buona parte del denaro che Arrivai a temere anche incontri cosuall O avevo con me, ma pen.saf per consolannl ella 1111 punto tale che quando un turista 'ml gli altri avevano pa9ato tutto il resto com– chiedeva un'in/ormC12ione/f,ngevo di non ca- presa la lunga serie di taul che ci avevano pire l 'ingle.te . Per un certo tempo I'< Ameri- scarrozzato per la eittcl. can Express > costUMI un vero problema: ta Al chiudersi deglf ultimi bar eravamo chf– corri.sponde111;a m'arrivava là, ma odiavo re. Jometrl lontano dal mondo, in Trastevere. E carmict perchè incontTavo invariabilmente quando Peters propc,u di tentare all'albergo qualche conoscente e odiavo cercare compii- a bere un po' del 1ohlsk11 che aveva i11tro– cate scu.te per non averlo vfsto. Dapprima dotto di /rodo ci accorgemmo cfu non c'era cl andai a. ore Insolite, la mattina pretto piti un tas.ti intorno. Sorpre.sl e subitamente quando neuuno è alzato o 11nminuto ava11- depressi ci avviammo a piedi. lo guida, la ti la chiusura quando gli americani stanno comitiva verso fl jf.ume. Nea.nche n trovam– gt:11eralme11te~vendo un aperitivo prima mo ta.s.ri; ma c'era una fermata del tram del pranzo. ln/ f.ne questi sotter/11gi divenne- che fo mostrai agli amici e suggerii di tor– ro inutili. Non potendo comperarmi I /ran- nare all'all)ergo con quel me.:zo. col>ollinon icrlui più lettere. E non $CTIVen- Furono sorpresi clic conosces.st la. rete do piì, lettere dOpo un poco non ne rice- tramviarta di Roma, che per loro era come velti più alc,ma. una lingua straniera. Mentre aspettavamc Fu per puro caso dunque che tnconfrnt al freddo commentarono questa mia nuova Cart1orig11t.Un pomeriggio avanzato - era virtù. Quando finalmente anivò il tram feci ar~cora chloro - pas.seggiaoo lungo il fiume. un altro bel gesto e pagai i biglietti per tutti Mero portato un libro pe11sando di sedcnni e essi montaron su 1111:cspicando, come se sul parapetto, qua11dofossi sta11co.a leqqere e11trauero in una cittd sconosciuta, o guardare il fiume, secondo l'umore. E ap- Era una di quelle lunghe cCUToue doppie p1mto cominciavo a sentirmi stanco e cer- _ come due tram uniti tn.fie,,ie _ e correva cavo un luogo deserto per metten111 a sede- o. trabalzi e zigzagando con un rumore ln– rc. Ma un tassi si arrestò improvvisamc11te credibile. Ma 1101chiacchieravamo più forte dietro di me, lo sportello si aperse e ne U$Cl dello stridio delle rotale e dei covi. La nostra Cartrvright chiamandomi. • ubriacheua .sembrava aumentare, legarcf in- Come la maggior parte delle persone che sie 11 u:. Gli altri pas.scggeri - poch.f italiani ~i!~n~~~~t~~i~ ;,~~e~;t:,1; 1 ~~1~ n~o:~a: isolati - apparivano in.sonnolfll e Indi/Je– t/patico; u110 che no,t avrei sca,uato ma che ~enll;i·,:C~~u~~:is%J::rr:toa':'g1~e:ft':?ri~:~ 11011 sarei andato a cercare. Eravamo stati del ri.so sguaiato degli ubriachi. allo stesso collegio. fatto parte anzi dcUa A uria fermata sali 1tno strano individuo ste.s.ta oorporazfo,ic tmivt:Tsitarla, 111a nei c11c tutti notammo. Dapprima pensai che due anni dacc11è m'ero laureato ne ave,x> fosse ubriaco anche lui. Come noi non se- ~;1e1;~1~a:~!c;~:,Pg;:;~ 1;1 t~i~:nee1:/ic'if ~!~ dette ma si afferrò a una delle manlglfe in cord.an -0 .te,LUZ curiosità. Pe11sa11doci ora mi ~!tt~ 1 :::Cc~~':/°t~ s~//i~~ar;irC:~e 1~Ìor'.rz~e~ ~c~f,! ~h~:~~~o"~~ ;:::i:lis~!~i cosa. facesse giardini di Villa Borghese. Aveva un viso co:!~ {:c~n1"~';gru3:e1 d~aS:forC:tc ~~!~t~!?i~ :::':i~":;,;~~al~n!a~~ri~nfro:a~~nf:e mC::1gfi~ dt aveniii scovato. < Ilo da trovarmi con de- che pareva l'unica CO.fa c he lo tenesse ritto gli amici>, mi dine, e spero verrai anche tu. Eravamo prossimi alla nostra fermata. 1'cj;ni li ;:mosci. Holmes lo ricordi certo. :.::!dia d~r~t :o:~u:l~~~~a d~t:~~en~~sitr:'~ la itf!tst:S':::a~ 1 ;~~ ~~tf:d!'t J:tB~n~~ /i?nna solo un mi11uto e se non siete lesti a d.cglf Studclltf che sei qui da mcst; sei pro- scendere vi porta oltre la vostra destinazfo– prio la. guida che cl serve•· ne. Avevo questo in mente quando l'uomo gi:~~b<lub~l~:}:•st:a~f:,.:~s:r:~f:~ :i~::!: ~a:ct~ni~![:a,:::~'!?iQ:~anaet~'f:.e giù con sto spirito di ritrovato cameratismo e non Il rumore fu cosi Inaspettato e singolare notò la mia indl/Jeren::.a.Ricordavo natural- che il manovratore /en11ò la vettura e .sf mente Peter.s e 1/olmes. Ricordavo di es.sercl voltò. li bigliettaio la.sciò il seggiolino vicino trovati insieme alle stesse co11/ere11zee alla al~~apoJ~:t;ri:hf~!'~:~ 1 g:dv~~fàto con la !~~sti~ot~;:~a ~nrcr:.ni:°'st~:::ea~'ghc 11 ;;:~a;::~ /accia in su. scrutato, sentito il polso. e /I al denaro c1ie una serata fuori di aua sa. poveraccio .sta molto male•· ml dWe, <do- rebbe costato. Ero andato 1,ro,,rio quella vremmo portarlo da un dottore•· mattina alla banca a ritirare ciò che era I pochi passeggeri italia,11 avevano fatto una groua .tomma per mc. destinata a. du- cerchio intorno e co119etturavano s-ul male ranni parecchi giorni almeno. Ma µotcvo lm- del pover'uomo. Una vecchia continuava a maginare che per Cartwright e 1 $UOiamici crollare il ca.110 e a ripetere che suo marito sarebbe ba.stata appena per un buon pran- aveva quella ~era li a11che lui cd era morto zo o qualche bibita. di mal di cuore a soli cinquantatre anni. Andammo al loro albergo in fondo a via Cart1oright s'Incaricò della faccend.D..e DI Veneto. Mi.si in fretta la cravatta che por- :t::t~"~~ize:: edit:::::; ~:rr~~~d~a:i,~::: ~ lavo 1tella tasca della giacca: cosi ebl)I vn disse. Tradusse l'ordine e cl mettemmo In c::r;,e~t:v!~{fciin::;;~f;1: ;!~t~~~e /,:rr pf:!: moto. Quando raggiungemmo Porta PfnclU- tasu gli occhi addosso; tuttavia mi se,itivo na, Cartwright aveva già combinato con Hol.– spaesato e scioccame,ite bohémien. Avrei vo- mes e Petcri come dovevano aiutarto a tra. luto apparire ostentatamente a mio agio, co- sportare U malato. < Chiamate un tas1i •• me appariva cartwright. grld(J a uno dei passeggeri ita/fanf. QueUo Dovevamo salire nella stanza di flolmcs; capi e senza c:tirparola corse a cerearne uno. gli altri ci avrebbero raggiunto là, Quando Venuto il tas.tl Cartwright, Holmes ed. lo arrivarono mi salutaron-0 tutti con lo stesso VI mettemmo dentro il ,1ostro uomo. Sedetti entusiasmo e lo cercai di /lngere IL medest- davanti con l'au.tfsta: gli altri due e U ma. mo sentimento. Qualcuno ordinò da bere e lato dietro. Il resto della compagnia Cartw. per il momento mi sentii sollevato sa.pend-0 right l' ave.va rispedito all'albergo, dicendo che uno degli altri avrebbe fatto segno di che non cera posto e che era inutile che addebitare il cot1to a lui e non ci sarebbe un'Intera folla .si muovesse. ~ta~//r7:~,d~ 1:a~~~:. ~et~~!, ai~~;i~e~r~~t,~ df;.s~! c~':~~::/;~k~. Il nome dell'ospedale., ml /o~~'is.s~:fò c::i~1:~1:~f:Jt~s~~a~~~vo mangiato ch;·~~w~,,~r::a:,~t 1 ~~e~r~~cel. 0 df:V:n~~a,z; ~;is::n~ 0 ~:: 1 ,:!rr~ 10 1,/1;~~~~e 11 ~r~n::~~~ • ~f'gaar~~;h~. a~! 0 ';i~r\7e:~:;/~1fa~~1~1a~ sempre a ostinata avarizia. Qua 11do avcuo eh:, ':,'~s~ hl moto la vettura co11un ~ombo. ~~;~J:,~~~~ '~1!'~~:e~it:"er1::a!f~~: 1 id~'t: mesu e C!r!i:o:~~fta ;~:a~:/uai"~~~~~~o~ 0 ~; sato dal !)ere. Anche prima, quando aveuo esaminarono f documenti, gli cercaro~o nel- l,2::1~~!~';,,:;taf~Y~o ': :,e;:;! ~t.lì :u:; 1 q~0:~1: !~rct:~:'c,e ,:/,~:t'~h:hi~ 1 ~:rC:. 0 b::t:,{~:~'::o ~~~ ~~ :;,o,r:,_ve;g~v~°:i,~~~u;i:;~~~t~;1c;:r6hju:: ~:=~~;::n~/ s~~~~~ave~~le probaJ>ilitàd~l d/na.,-sfmo aUrl liquori Ma per quanto sembri strano Il mio pen- Quando la.,-e/ammo ia stan.:a. dell'albergo siero non era affatto con l'uomo. Mi chle. ero completamente ubriaco. La lenta discesa In ascen.sore, come tutto ciò che accad&! nel• la. .serata., as.sun.se l'aspetto e.sagerato, Irreale WILLJAM FESSE WEA\'ER (Continua. a p1.1ln& •>

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