Fiera Letteraria - Anno V - n. 51 - 24 dicembre 1950

Domenica 21 Dicembre 1950 LA FIERA LETTERARIA _____ ____ ______________ _:~ GAlLlLIE:RIA D E GLI[ SCR1[TTORI[ ITALIA I[ ····PIEROJAHIER ( al Conte Sforza) 'V ENTI ANNI dl silenzio stanno al cuore della mia vita di uomo e dt acrlttoro. E n mc pimwn che qucst.o sllontlo, col,ncldcntc col ventennio fasciat.a, fosse . di per se stcMo eloquente. Uno 6Cl'lt.torc che ha lnlzlO:to un dialogo a mezzo di scritti col propri contemporanei, riuscendo a farai aacoltare, non tace ven– t.'annJ, nel pleno' della mnturlt.à, se qualche lmpedlmcnto estraneo nl proprio volere non l'abbia coatret.to a rtnunzJare . Quel dialogo col lettori. ~ anche un dialogo con In propria ~. con la quale ogni vivente desidera cohvenare flno nll'eatrcmo resplto. Io non avevo tatto vela alla leggera nel mare dell'ea-presalone, col mtraggto dJ una carriera o della cosldetta fama. Solo la ne– ccaltà dJ e,prtmere la mJa esperienza, m1 aveva costretto, qua.si mio malgrado, a scri – vere, &ll'Jnlzto de.Ila virilità, quel mio prlmo capitolo: e La Jamlglfapovera>. Avevo venti• dnQ.uc anqJ; a,vevo già 11 mto primo bam.· tln~~;;,e::.o male suadagnavo il mio pane Povero, e terribilmente conscio e nero del– le. reaPQnsabllltà .dclln mia posizione di po• vero, ritenev o che ogni uomo In una società 1avia avrebbe dovuto Iniziare Jn vita. nella posiziono di povero, per Impara re a esser giusto. Avevo un vero terrore del successo, terrore di uaelra dnlltLmcdlocrtU1.economico, =:~! ~~o::~~~t/~~~1r:!: :~ ::r::· s:! una falslllca:.lono delJo SBUllrdosul mondo, un tradimento alla mJa cbforoveggenza, la pa.rzlalltà d1 veduto del beati posstdentes. e Chf t ,amo più In alto? Percile lo voglio ,cendcre auanto e 1alito > E avevo fatto na.scere nel lettori quella •tea• upett.uionc deu·essend.ale e dcll'wli – verulc, che brucia nel petto mio. Searetl, quesU, di cui non si ama parlare. 1 quali tanto più sono operanti, quanto più rimanaon 1e.rrat1 nella cosclen.za . Ma ))Olch6 Il mio &llenllo del ventennio ~== :;:in:: ::e1:° te~~~~ee :! :~v:~ mane, di non aver amato abbAltanza la poe - 1ta, ln aost.anzo, un'accU&a di autolesioni – smo, credo di ~over dare lo stesso, una volta per sempre, la interprcto.zlone autentica. dJ quel allena.io , fa<:1!ndo la. mia confes.slonc co– ram populo, come pratica.va.no le religioni primitive. Tu, lettore, perdona. Pu ncll'adolcaeen za. che sentii, con asso– luta chiarezza, di non esser tanto chJa.mato ad a(lre nella vita, quanto ad esprimere. E fu Fedele Romani, li maestro della mJa gto– vtnezia, a.I Liceo D~t e di Firenze, che fer– mò In me, attraver10 Dant~. e Leopardi, U ae.nso lntra nalge.ntemcntc religioso di tale funzione. ~ era un&testimonianza. alla verità del• la propria anima, che doveva n.ser rua an – che. a.COito ~la vita at~; Implicava Il ~ 'ì m:r:t I~ p=I l~~:e~ lf. pu,ptle"\ le a.ft.nl ; e. fon.'anchC' un men- "-"– dleare a frusto a frusto ptr tutto li cammino. Ma era q~ta la condllione as.soluta alla sua pennaneriza nel• tempo, alla sua 1.ra– lC<'nd<'nteeternità e divinità, rispetto a que- &11Interessi t.tmporall, o a quelle caduche passioni. L'effetto esaltante di queato terrtblle tn– se.namcnto, au unn natura come la mla. fu Immenso: a J)OISO dire che esso ha deter – minato tutta la mia. condotta di fronte al– l'arte collle di frOnle a.Ila vita. Pe.rchè lo so– stituii Il suo appoggio lde:ile a quello della fede religiosa, che dopo due anni di studi teologici ml era venut.o a manca.re . Non era !orse l'nrte della. stcasn essenza della reli– ilone? Non era, come quelln, una crea.zlone di vialoni, capnce di alutnro l'uomo, nella sua dlsperat.a sollt.udlnc cosmica., a soppor– tare Il dolore e la morte, a. guarirsi del propri errori, a coslrul.ral una speraoza nel– l'avvenire? Ma all'effetto esaltante di quell'insegna – ment o, se ne ae(lungcva un altro, parallz – u.rlt.c. L 'eaerclz.lo dell'arte della parola eos1 lnt.ta , non pote,•• costJtuire una profCS31o– ne; e rane &tessa non poteva es.sere produ– zione commerciale. ae.nu .. degradarsi e avvt• llrsl Ora, lo ero povero, e ftertsstmo dJ tro – varmi dalla parte dei poveri. E, come povero, ero un povero amallttato. il quale nella pro– prietà, fondatrice di tradizlonl e accademJe; nel capitale. che chiede a&ll artisti narco – tici o aperlttvl di distrattone; nella politica, che chiede acU llrll.Stt propaaanda, ,•ede,·a forze fatalmente portate a degradare quella sublime !unttone dell'arte a strumemo di dominio od a mero ;loco. E quanto a libe– rarmi della povertà: e fttaù trop dl//lcfl~ ,rur lt• movem > mi andavo ripetendo 11mio Prowdhon. !'tori vedevo che un lavoro, p03Sibllmente tecnico ed est.rance o.Ua J)OC!la, che potesse man tenermi, libero clOOpoeta. li mio ma.estro, d'altronde, dissuadeva I giovani dallo scrivere o pubblica.re prema – turo. I poeti non potevano esser mediocri Soluanto l'eccellenzn o.vrebbe pot.uto giustl – ftcarll d.L sottrarsi Qlla· comune fatica di Adamo. Quell'alto ingegno che al prodigava nella faUca d'Adamo di !onnarel, non avev., pubblicato che un ptccolo capolavoro auto• b!ograftco. e stroncava ogni velleità 1tovl\• nlle, col suo cawtlco umortsmo di monta- 1'\Aroabruzu&e, comunicandoci un aacro ter– rore per l'lrttparabllltà della carta stampata. t.elTOl'eche non ml ha più abbandonato. Con qu~to ,·fatlt\) 1ptrl:.uale. rlftutat& la borsa dJ st.udlo .1.eOloalcanon appena ml av• vidi dl aver perdUto la fede. e non potendo, per la mia pove.rtà pap.nni studi unlversi – La.ri, rni usoneu.at coraaslou.ment.e alla mia fatica d'Adall)o. che fu quella del ferroviere. Essa doveva mett ere alla prova la mia vo– eaz.lone, col e gratuito oJ/ertorlJ> dello ,pfrt to In ,egreto >. La gioia che ml inond ò, non appena, all'e– po;:a vocl!ma, potei acrlvcre I miei prtml componimenti llbcrl che costltulron e Ra– gaizo >, ml confermo di avere scelto la buona parte. Se ml interruppi per andare In guerra vo– lontarto, fu per non disertare quella. comune fatica d'Adnmo, che orn avevn dovuto pren– der le armi. Trl11tlzln del tempi. Ma com– battere JI naz.lonallsmo germa.nlco era corn– bat.lerc U plu mlnaccio:.•Jnemico di quell'ar– t.e umana universale alla quale asplra.vo. scampato di euerra, nulla desideravo quanto approfondire quelle trame d! me stessll, pub• bUeatc {cRagauc> e Il l. Quaderno di e Con me e con gli Alpini J che consldcra,·o 110ve giovanili Ve.nne lm•tc1•Il r1~ n.o .t co.<.t ,:,, ·rml ~d Impegnarmi ancora su ron,Jonl dl vita \'ls• Alibi del silenzio ... Ne l per iodo dell e mie disg razie di s •·h edoto politico, non ,,o tevo trovar simpati a tra i eosidet ti intell ettuali, salvo quei pochi che si trovavano nelle mie condiz ioni ... di PJC IE R.0 JJAHJCJER. suta. Combattere li fascismo era contb,utu·~ la lotta contro U fanatismo nutonallsta, che avrebbe presto lnvuo le arti, come ora lnn– deva le cooperative operate. Conoscevo per– sonalmente Mussolini; non avevo tuu.slonl. n ruclsmo del primi tempi affettò di rispet– tarmi, per riguardo alla propasanda di resi– stenza che, dopo Caporet.to, avevo fatto 1n trincea con e L'Aitlco-glornale della trincee>, ma. nulln ml suonava. più of!enatvo che certi suol elogt, tendenti a. far passare e Con nie e con gli Alpfnl, per testo nnzlonallsta. E quando la violenza sulle nnlmc culminò ncl– l'assa sslnlo di Matteotti. 11 mio demone ml Impose di dare una teatlmonla.i,zn capllclta alla libertà . font.e di ogni pocaln. Con Carlo Rosselll ed altri, avevamo tndct.to una. mn– nlfestazlone di cordoglio 11 giorno del Morti. al Cl~u :ro delle Porte Sant.c, a Firenze. aot.– to un ritratto del mortlre. Io arrondal tutU. gll aUort del glardlnetto di un amico, ne tn– trecctal una lmmensa corona, la legai con un nastro color sangue. e ml feci bastonare e anestare al Cimitero. Credo dJ non aver mai amato tanto la poeala come In quel momento. Certo ero pienamente !ellee quel giorno, dlsccndendo lJ colle di Mlchelangclo nel camion della PollZin, con la mia intatta corona, corpo dJ reato, al piedi. Non me ne resi conto aul momento, tanto quell'atto dJ riprov&.%ione dJ un Ube.rocitta– dino ml era parso naturale. Non ml real conto che avevo C06l condotto al naufra(lo quel mio lllusorto plano d1 libera traversata della vtta come scrittore. E che li rtseauo che Intendevo pagame. quella redentrice fa• tlca d1 Adamo-ferroviere, mi avrebbe lnvecc acppelllto in una tomba ventennale. di coatto aUenzio. Le conseguenze non si fecero attendere. I mlei man0$crlttl furono rapinati nelle per. qul.Slzlonldella Pollz.1a, la quale, sopravalu• tando le capacità del nuovo e schedato poli• tlco > venne una volta a sequestrarlJ addirit– tura con un camlon . Fui avvertito, In un certo periodo, che avrei fatto bene a donnlre fuort dl casa, e uno squadrista ex-garzone della e Voce>, che avevo salvato da una denuncia, ebbe a conftdarmt dJ e$.$C:rsldovuto ribellare , con orrore, all'ordin e dJ ammuz.ar e Il e dottore Olacch16>. Perlino dalla pineta del e Clnqu4,le>, che la ,rande anima del Conte Stona aveva messo a tnla d.lsposiz;loneper campegalo e• stivo aottoten da dei miei quattro nauou, fui eacclato armata manu. La M1ll!1a la lnvuc di notte, imponendomi la partenu.. pena la vita. (L"estate successlva, ripara.I tra I plnl dJ Popuionla. preMO l'etrusca e Tomba del UNUOMO MORAljE COMPROMESSO CON LA VITA' * ll tempo ha avuto il privilegw di scwgli.ere dalla pianta robusta dell'"lpin ,, )ahier i ,wdi più inquietanti, di dissi– ' pg,_re lf¾.0111bre 111e110 projic~ alla sua autorità d, poeta . ... di LAMBERTO PRIORI Una rt-eente foloi rafla di Piero Jahl~ r A NCORA oggi .ti guarda alla Voce come ad un'c$JJerfenza fndlnumtfcabll c di Jonnazlone morale e letteraria, ma non poc/11 df coloro che l'animarono si sono allontanaU dal nucleo autentico del Mstri Interessi per a./Jacclar,l, assaf pfU mo– destamente, alla ribalta della nostra. curfo– .sita. Plu di/Jiclleallontanar,I da Jahler, che pure parrebbe Il pfll condi.tlonatoal re,plro d'uM -particolarestagione letteraria. A di· 1tan.w di trent'anni Jahlcr Mn ha peno nulla elci .fUO singolare sapore, della. ,ua pungente suggestfone: la ,ua reata. l'avven• tura 1neno equlr:oca, J)lù rettlllnea, Jor,e perch.t. dovette ,embrore la più povera e anche la J)iu comprome.,,a. Compromeua continuamente oon la vfta, Incapacedi ,ta– bUlr.ri fr, una .rltuadone che pote,se aatrarrt. da usa, che vlvuse al di fuori d'una prc• ,e,nza. morale qua n lo mal stringente. Trent'anni di aflenzlo Mn hanno ,olfocato quuta POCe co.ri nutrita di lfeoftt vttaU, n~ hanno se mal prccl.JOtola parteclpa.zlone umana dUtillandola nel gradi della ,ua pu– ruui. Il temPo ha avuto Il privilegio di scio– gliere dalla pianta robusta dell'alpinoJahler I nodi plUInquietanti, dl dlsilparc le ombre meno pro/fcue alla. .tua autorlt4 df poeta. !.'equivoco moralista aveva In/aut cosi per– seguito l'immagine dello ,crWore che a un certo punto la ,ua arte rie saltò J11orl, con nostro vivo sgomento, voco ttalta11u e addl• rittura calvlr,ista. Se Il ta,to protcsta11tlco a.veva pen11es,o tanto, u11a con/u.tfo11e cosi allarmante, era segno ad ogni modo elle no11 si circolava.nelle pagine di Jahfcr, 11el suo dominio J)lù legale, ma all'Interno di rea– tionl cfcrli:ate da un'eaperlen:a di g1Utoab– bastanza nuovo per I nostri palati. Del re• ,to, ,enza andar troppo fn. 14, un. critico co• mc U Tilghe:-, da un Jondam.entale e a prto. ri >, aveva ricoroto alcune e ru1.dtanze ~ do metter subito sull'avviso i pfll 1tmlbUI a una q1Lalitàletteraria e alla ltbert4 poetica di quuta letteratura. Il mondo morale In.– somma tentava d'aiiere il ,opratroentoa di– scapito della natura stessa del me,saggto, che rischiava. di diiienlre una sorta di ob• blfgato, Jatlcoso corollario d'un modus edi– ficante ante Utteram, gl4 formulato nella pratica al df /uorf delle ragioni ,pecl/lche della poesia: il rigorismo e la predicazione partvaM aiitr del tutto 1nJIT11U1.to Il 1en.,o lirico della sua pa.rola. Contro qru.sti preghuUzl che proibivano un'e14tta Intelligenza di Jah.ler, colpevole principalmente d'una ma.'I\Catadlchlarculo• ne di e littb-ature d'abord >, l'Intervento di GGrgiulo non .ti pott che giudicare opportu• no: e In generale trattando di Piero Jahler la nostra crttica Jea troppa pricologla; e non. ,taremo a ripetere che di p,icologia la critlca pw) e deve Jarne solo quando ,erw ai Jini utetici: il ruto i,ada a Jormar blogra• /la, o a venarsi nella. 1torla ddla cultura. Ma preciliamo: nello Jahler Ju. pre,o uo– gerotarnente In con.riderazfone e ducritto l'uomo morale. A~ persino eh.e a pro– posito di lul li di.scute.saero dele teorie etl• che... >. E, con/utate talune d~Ue J)lù cor• renti li/adoni, illrutrando i mo!fvi del ,uo lavoro, il critico proseguiva sulla traccia d.'un precedente, e invero alquanto appro,– .rlmatlvo, discor.so di PreuaUnf: e In Gino Bianchi aolo so/istf cando uno rlruclrebbe a dimostrare che a qrulla ,attra della buro– crazia e del per/etto burocrate, a qrulla ri– volta dello scrittore al giogodell'Impiego,sot• tost4 essenzialmente un'Indignazione morale. ln Ragau.o domina. il ,emo desolato, e an• che qul ribelle, d.'un'ln/anzta oppre,sa dalla sventura e dalla miseria: andate a pe1carvl fl rigorismo etico. Con me e. cop gli alpini: nell'a,soluta partecipazionedelloscrittore al• la vita dei .suoi umUI soldati, e nell'e,alta– zlone della vita montanara, chi Mn. sente Jremere l'anelito ad un'e,lltenza di ,erenft4, di pace, di gioia anche /Ulca? >. Se que,to rifarli ai modi plU eitreml della pagina.ri ,tabUii,aun equUlbrlodil/fclle, e In genere /in.o allora mancato, oggi ,applamo con ancor più cmeua di.stinguerela Jlgura di Barba Piero e le ambfrlonl del Nuovo cont.adlno dai documnatl propriamente let– terari di Jah~r. anche ,e la JaUca civile dell'artiala t ben lungi dal dl.tplacercl e ma– gari, ad onta d.d pou{bfli equioocf, regala qualco&alla nostra tudizione.!.'Impegnomo• rale opera dal cù dentro e non ai contrae In attftudine rettorica, In calcolo ilhuioo, per l'Intima Jedeltà dello :scrittore alla verit4 del sentimento, per la su.a ste.rsa /lducia ntl 14• crl/tdo: le .sue prove pfU alte e resfltcntl parlano questo linguaggio di salveua, di dl· g1dt4 senza rc.siduf t imposture. Jahltr rc,ta at nostri occhi dlslncantatl l'uomo che paga di persona, per nulla leg– ge,idarlo, ma sl concreto e vliicnte: 110n. Ila rinnegato Il suo .ttmlle anche qua11docl t sembrato più solo, e ha voluto precisare la sua vocazione in quella della libertà spiri– tuale, rinunciando al pro/csslonfsmo i lette• rarlopur di conservare Indenne qutlla e prc– aenza ,, che, anche ora, cl segue oltre l'ama• ra /ermeua del suo .silenzio. LAMBERTO rR IORI teca Gino Bianco Duce, e !orse fu l'anima del duce, la quale esae:ndo b&rbarlca. ml prot esse da altre ca– reue delle civiltà costituzionali) . Non potevo t.rovar simpatia tra t cosldettl lntellettuall, sa.Ivo tra I pochi che si trovn– vano su per giù nelle mie cond!Zlonl. Per gli altri, lo avevo rotto la consuetudine confor – mista della. ca.sta.. nei riguardi delle potenze temporali, che perfino Pascal aveva consl• gllat.o di adotta re, a chJ non volesse incorrere nelle e ~trlvlères >. Anzi. da scrittore atre.r• mato, discesi a e lndlvlduo pericoloso >. cbe Il eo&tringeva , per dim06trare la lealtà del propri ftanch eggtamenli, a sconfessare anche libri che avevano esaltato. E cc.si e Con me e con. gH Alplnl > decadde da libro sacro a libro polemico, e e Gfno Bianchi> che aveva messo dl buon umore mezza It.alla, dJvenne un maliano aroe:o contro la esigua ma so• lcrtc burocrat1a del Regime. de.lla quale u padrone si era. proclamato Capo Ufftclo. lncrcdlblle a dinl, un editore si rtflutb di pubblicare una traduz.tone che ml aveva già pqatol Un'oltro, ruppe con pretesti un con– tratto pe1 quale già lavoravo. Ad un t.cn.o, furono necessari anni. ad c.ssere Presidente degli F.cl.ltort Fa.se:i.sti, per rompere Il divieto e rlsl.ampare e Ragazzo> . Un generoso dlrettore di quotidiano che ml aveva Invitato. ebbe aeccament.c rtcon!ennnto U divieto da Roma. Il mio dialogo col lettori era fl.nlto. Io non dovevo plu pubblicare. Tuttavia, nulla è per – duto per uno ecrlttore fl.nchè esiste la possi– bilità di pensa.re , e la. posslblllti'L di conft• dare allo. carta 1 propri pensieri, dedico.ti a coloro • Che quest.o tempo chiameranno an• tlco >. Doveva es.sere la mia fatica d'Adamo a toKllerml questa estrema Uluslone. Io non ero c,onerablle dalla. mia fatica d'Adamo, in base a.Ila legge che tolse il pane a tantl otl.lml ferrovieri. Non avevo setoperat-o, es– sendo avverso aa:li scioperi ne.i servi%1 pub• bllet; non ero nemmeno Iscritto al Sindacato; ero volontario di guerra e decorato, e avevo quattro ftalloll. Ma Il pane e gli studi del quattro ftgll, non erano più nelle m.ant dello atato adesso, ma nelle mani d1 padroni e auardo. quel prc:Joso pegno ru adoprato senza ri• Coel !ui traslocato a Bologna, e la mla anima tu aata in consegna al Commwarta – to di Polizia delle P .S. e al Comando VI Leilone Ferrovieri, con l'obbligo dJ rt!erire ogni mese. Erano potenze rivali, essendo una duplicato dell'altra, e ga.regglavano in zelo. L'ordine al ferrovieri fa.scisti, ru di non rt• volgermi la. par ola e di riferi re. E fu supe– mto perehl!i riferivano anche Il non detto . Quando ero sul treni, In !unzione di bpet – tore, I militi che nvroi dovuto controllare controllav,mo me, parloltnndone col Capi Staziono In camicia nera. Scrive.re? Non ero da. un mese a Bologna, che dal mio ea.asetto di u!ficlo scomparvero le due lauree che avevo conqulst.at.o studlan• do la notte <Insieme al cucchialnl d'argento dl CMa, che furono evldcntement.e scambiati per allegati alle medesime). Era Il campa – nello d"allanne contro lo sciocco ottocento, che eonslgllava. di tenere gli scritti net cas– sett.l. E fui fortunato di capirlo, perch~ plO t.ardl vennero fotografate come capo d'ac• d~~!lno annotazioni fatte sulle pratiche Avevo trovato un amico presso la sezione anUquarla della Libreria Zantchelll. e un alomo Il Direttore ml avverti che aveva ri– cevuto m1nacce se ml permetteva ancora di frequentare la IJbrerta. ChJunque m1 fre – qucntaase, diveniva a sua volta sorvegllato. PlnU con l'aver la sensazione che m1 legges• aero anche nel cervello. E Infatti, più tardi, li Questore Compartimentale ebbe a conte– atannelo: e Lef pema, Si iiede >. Come lavoro, eran mie le rogne; lo dovevo scoprire sii a.utori delle Iscrizioni a.ntlfa– sclsta a punta di dJamante sul vetri delle carrozze, o di quelle In gesso sulle foderlne del carri merci, o sulle pareti dei cessi - signore e afgnori - eon l'obbligo di trovar e un colpevole, o un responsabile Indiretto, 11 quale secondo la !onnula Ciano dl rcspon• aabllltà lndlrett.a, potevo anche essere lo che non l'avevo trovato. O dovevo ricuperare dal Federali Il prezzo del viaggi abusivi ef!et• tuatl senza blslletto da masse fe.sclste (ri– conto Il Federale di Ferrara, che fu poi Capo della Polli.la. ln atto dJ farmi contare per spregio a lirette dlecinc di migllaia di Ure di bla:llettl. sempre borbottando: eCiano me lo pappo lo_.>). O dovevo mantenere I contatti col Capo Stazione di Forll, il quale. suocero indiziato della ftglla del padrone, avéva già fatto della sua 8t&Zlone un regno separat.o. Una volta. durante ll tirocinio df. Ispettore di Movimento sulla PorTCttana, fui ritirato, dietro rapporti anontmi non contestatimi, dalla llnea dove imparavo Il mestiere e ge . crcaat.o per mesi in uno stanzino, sopra la stalla del furgone della corrispondenza, a fare nulla. Il vecchio cavallone bianco del furgone. quando venl\•a a prendere un po' d"aria nel cortUett.o, levava le magre ganasce ruminanti verso la mia flnestra, e ml sorrideva, aofflando di letizia. tra le froge mocciose. Oli piaceva che lo gli fischiassi Beethoven . Ma. a mc J)areva che quel suo macabro mo fosse rivolto allo Stato, che ml pagava per non far nulla, mentre a lui lesi– nava Il ftcno, e rientravo a battere canti di Dante al tasto telegrafico da. esercitazione, per rimettermi In pace la coscienza. I miei superiori. ml davano, come pote – vano, prove di umanità. ma dovevano trot • tare alle ndunate, dove erano allineati, con cenni di amich evole Intesa o d1 mlnaceloso dominio. daau Impiegati squadristi. loro di– pendenti. dal quali ogni loro atto era con– trollato . Cos'altro pot~vano fare che mettere • dLl;,os1zloncdi Roma la pecora rognosa e pericolosa che nou si poteva utillzzare? Quando furono dim1nuitl gli assegni e 1 non fasciati vennero dichiarati lmpromovt– blll. lo rtmul unico a portare camicie su cul le macchie si vedono. e cosi tanto più tn– dlv1duablle. e vulnerabile. Ero stremato ; vtvc\·o quasi esclusivamente di pane e latte. (Per questo. quando un giovane acritt.ore ml visita per consigli di stile, gli chtedo anzitutto: ePuoi vivere c;II pan e e latt e? >). Ma se non potevo scrivere, potevo leggere. Studiai rtn glese le notti libere (facevo notturne aflbrnl\tl per guadagnare tasse scolastiche), a letto. non potendo spen– dere In Iesna. e ehi potrebbe descrivere li mio tripudio , la notte che parlarono per mc. le parole del genio: e Tlrcd wlth all thls, /or restful Dcath I CrJI >. Avevo trovalo una via d'uscila dal silen– zio coatt.o. Se ero tonsue-t.ied lo, non lo erano alt.rl scritt ori. Avrel parlato e per boc– ca di terzi>, Ml attaccai come un n1mfrago a questa ta, •ola. Bomplanl ml venne Incontro con le lrad112lonlda Lln Yut.ana:; Einaudi ml dette 1•1tmo JAUIER nt:I 1!1%0 {Ritratto di Baccio M. Dacci) cTrea,urc llland>, e srldò n sequestro con una. nuova ristampa di e Cor1mc e con. gli Alpint > Solo quel contenuto che ml brucia.va. l'anl – ma, l'unico che pot.CMIesprime.re, era dun – que vietato. A causa di quello. non avevo sicuro in tasca nemmeno l'ora.rio graffco, col quale percorrevo notte e gtomo la Por – rettan&. E U mio lavoro cn aftbmnte. perchè le pecore fOltlOIC erano addette al lavoro roanooo. 0061 acrlssl meglio che potei quello che mJ era concesso dl scrivere: lnchleste dJ movi– mento su,:11 Incidenti della Porrett.ana, che sono e$erclla?.lonl at.lllsllche sul R.C.T. (Re – golamento Clrcolulone Treni), dalle quali dipende la vita di uomini, eserclt.az !ont che consla:liere.l si molti confratelll scrittori. Fina.lmente, fui ritlrnto dalla Porrettana a più stretto conl\no splrltua.le . come Ispetto– re di collegamcnt.o tra. le potenze rlvau. Pub• bllca. Sicurezza. e Mlllzln, per ln. repressione del reati ferrovlo.rl . Era l'epoct\ In cui le tasse scolastlc he del ftgll eran più -nltc, ed io ml dedtcnl con tutto me stesso a. salvare I loro studi. Feci brlllnntl operazioni che face– vano parlnrc 1 giornali. I dellnquentl stupivo• no di slmlle zelo <Una..volta uno ml chiese. mcravla:Uando: e Ma lei, non le fllrebbe più gioco qualche dleclna di ca.rtc da. mllle? >). E cosi eomlnclal a gua.rdare con minore preoc• cupa.ztonc " quel rlgonrto delle manette nella tasca dcretnna degli a.genti di poU. z.la incari– cati di 10nresllarm 1, orn che lavoravano cor– dialmente con me, Inorgogliti dnt noglri suc• ceASI,e vidi a.llontanarsl la. posslbllltà che quelle manette al chludes.sero aut pol!l mJeL E cominciò a trattarmi con be.nevolcnc anche 11 Questore compartimentale. Era. un siciliano ambltlos1&simo di ca.rricra, U Que– store Castelli, e gli tacevo comodo con Je mie opc.ru1on1 brlllanll. alle quall non chla• mavo a partecipar la MJ1l.z1a. Cos.\ attribuii la 1ua bcncvolenu a quella sua amblzlone. Non seppi vederci che quello. t.a.nto ero esa– sperato, e ancora arava sul mJo petto il ri• morso di non averlo capito. MJ parlava della aua ammirazione per Matteotti che avevn e dovut.o> arrestar tante volte qua.odo era delegato a. Rovigo nel primordi della. carrie • ra; e lo pensavo che tentasse di farmi can – tare . Ml mandò un ritratto di Mussolini da append ere nella stanza , mezz·ora prima di una venuta di Ciano, e lo gl.!feci una. inso– lente ricevuta scritta. per deposito tempora– neo a titolo precario. Ml nmmonlvn . e io repllca.vo che Pubblica. Sicurezze. era. una grando pa.rola, a.Ila.qual e avevo diritto qua.n• to lui. Arrivò Jlno a !armi avvertire che non ande$Sl a Firenze dove ml a.vrcbbc.ro arre – stato, ed lo non acesi da.I treno, che quando ml vidi seguito. Non lo capii nemmeno quan – do, In missione In Sleilla. per una operazio – ne, Insistette pereh~ devta.ssl su Santa Ma- PIERO rlnclla con lui, e 11 suo vecchio padre lncht• nandosl flno a i.erra sulla. a01lla dclla caset• t~ prosplcle.nte U mare africano, offe.ne al– l 06plte con soavi parole antlehe, la. tlicella dJ rteott.a, Il pane e Il barllott,0 di marsala, e pot gli porse Il rucuc e 11 furetto perchè andesse a caccia tra 1 rocchi dl colonne di Sellnuole. O maled.l.zloncdel rcalml di violenza. Qua– le rapporto umano luetan mal intatto? Non lo capti nemmeno quando accu.u.to, con do• cumentl falslfteatl, di lrrcgolaritA anunl.nl – stra.ttve da un dipendente. milite e a.tflgllato all'Ovra, riuscito finalmente a strappare una inchiesta. grazie a un compaano d'armJ fa• sclsta. la Medqlla d'Oro Lunclll, che m1ac Ciano col piedi al muro, rs:U ml dJs.se, fta– sandom1 nea:11occhi: e SI ricordi che questa Inchiesta. .è contro di me, non contro dJ lei ►. E' vero che quando me lo richiese pc.rchè era In pericolo, feci un Inutile 11\Crlftclo. Ma quel rimorso non tace. Tu, lettore, se mal leggi una. parola mia che ti tocchi, manda un pensiero rlconoseente al Queat.orc Cast.eUI. Posso parla.rne, perchè t miei carcerieri son morti. Il Console Bontlgli fucilato dal suol u!flciall. Il Questore Cutelll , vittima In• dlrct;ta della sua lealtà . Anche gli anni del silenzio tra scorsero ve– loci. E venne U giorno dcllft caduta, a Il mlo peggiore persecutore, non più In dlvlaa, in– coni.ra.tom1col sacco alla a'ta.zlonc, ml chiese di potermelo portnre 1\no alla. Direzione , strtngend06l più presso a me, Oilll volta che attraversavamo Il !croce tumulto, sapen do che lo Jo avrei dlfcao. E venne U atomo della llbemzlone, ed tt mLsero milite el1e faceva le pulizie al Con• sole, si precipitò atterrito nella tnla alama, perchè lo cercavano per ucclderlo. chledeo– doml un abito per scampare. E 1o rividl I miei morti, l mta:Uori della mia 1enera.t10ne, ma rividi a.nche I morti suol, quellt che erano morti credendo dJ far bene. e ali detti l'abt• to, e pressai la dlvts• verde e nera nel mio sacco, e sulle mie acale tocontral gquadre dJ forsennati che cercavan fnsclstl per full morire. Se ml !ennavano era 1\nlta. Una morte conformo alla vita.. Chissà se aa.rà.coal giusta quella. vera. Poi ml .son detto: Quanti scrittori, a1unu al tennlnc della loro e:tornata non vorreb~ rebbero poter cancellare certe pa.g:ine scritte nel silenzio dell'iaplra.zlone, o In momenti di viltà. e dl nbdleazione morale? E g:tà molto, non lasciarsene troppe dietro. E forse merita va pa.sarlo, con la.falsa mo– neta della mancata fama, ma con l'umllla– zlone di dover fornire al &lovanl un alibi d1 quel silenzio, che era sllenzlo d'amore. MERO JAIIIEB JAHIER Mia madre cantava e ricamava deliziosamente e col suo umore gaio faceva il più grande contrasto con mio padre, che era un colosso con una gran barba all'uso valdese S ONO NATO a Gc11ova - dove mio padre era Pastore Eva111:elico - t' 11 aprili 1884. A (icuova /10 i miti am1i. f[f ;•~a1::~ t.'.!~f'JI:::téo ~i;,,~it~i ~ i11 italiauo Giaii•ro - disce11d~o1a -ria 011- licliissima famiglia valdese trota come e la famille dn Pasleurs t'I Capitaines l al1icr >, che Ila dato alle g11crrc di religione ritlle mo,11ag11t valdesi pastori e capi1a11i . • U io padre era assai fiero di queste oriJ:ini, t 11011 avrvo 10 a1111i clic, esst11doegli Pa– store a S11sa (clre t la cillà descritta i1t e .\forte del Padre>} mi fece valicare a piedi i11 11n fantastico pcllcgrilla,:gio d1 due 11otli e d11t gior11i- !,Ula i11 spalla - ,l Colle dtll'Assi~lla, d1sandert m Val Chiso11c, risalire a Pnmiol (Prato molle - ,w gruppello di cas11polcmontanare, culla della fami1:lia}, dwe it vecchio Rége11 dtl tuoi:o - 1111 Jahitr - mi fece lc::io11t di lrodi:iom familiari drwanli a 11110 sco– dtlla di trifonla sai:\ fpc,tatr salate e Po• lenta di J:ra110 .rarace110J. Mio padre era l'ullim oxe11ilo di ,wr, fmnil!,lia di piccoli possidc11limo11ta11ari. E.1!,li, co11la sorella maggiore Elisa, ve11dclt11 i srwi beui e vc,mc a Pirem:c 11rl pala::10 dd conte Pie– ro G",uiccin,-di,ii con f1111:io11i di bibliote• cario, facc11doco11tcmpora11camc11te xli s11,. di teologie~. I suoi rapporti co11 il Co11te f11ro110cos, cordiali che a me, suo primo– genito, volle dar11ril 11ome. Il co11led'nl• tro rn11lo gli lasrifl i11 morir 1111 piccolo assegno me11.filr(I•. 60,00), che fu pim• l11al111ente f'aJ.!ulnd11Casa G11icriard111i fj,. NO alla s1w 111orle, p,·r 11111tarlo, a:,endo CJ:/iperduto (ltl fallime11lo di 1111a piccola ba11catutta ,t suo, che avevo confidato ca•.'l'.i11gc!11,itdei mo,ila~ari 11tl{liaf{ar1 d~1c1ttaef1111,. ad m~ corrtliJ!.Ì011ario fiorc11- trno (mia :,ra Eilsa serbò lutto la vita t'odio contro i fioren tini}. Sembra clic la banca fosse travolta 11ci tracolli fi11011:iari di qucxli !lmii, causati dalle gra,1dc::ale per la cap,tolc, che costarono ancl1ela di– slr_ri:ione del centro di FireNtt Vcccliia. M,a rnadre, alla q11ale io pi1ì assomitlio fisicamente (1micodc, miei cinque fralclli} appar~entW a titcchia famitlia fiorcnlù1a catlal1ca (fu battc.:3ala 11elbel S. Giovan– ni) com,·ertilasi nella Chiesa pidi.fta de, Fratelli, ove mio fad re lo co,1obbe. Suo padre tra 11nf1111:1on_ario delle xabelle di Canapone. Si tro d1plo,nolo aUo .scuola 11ormalcdt'l Ponte a S. Tri11itu ove ero ,iota. come e Siora Da11lt • CaUJail suo profilo da11tuco. Ca11/at1a e ricamaua dt– li:;iosamc11te a11chc vtcd iia, e col suo 111110• re gaio e la sua J>arla11IÌHOtosca11a e la sua perpetua aria J!,iova11ilc (n scllrr.:avo· e gallrna 11111tcllru - lta cc11l'a1un e di– mostra 1111 mnc ~) faceva 1l pi1ì l{ra11de co11tras10con 11110 padre, 1m colosso cou ima JJr.a11barba. all'uso voldcsr e il suo Pessw11smo calvrnisla s11ll'11111a 11al11ra. Tc111:.o da mia madre quel po' di libcrtd, felicità di vivt'rc clit c'è staia ili mc, sem– pre co11trasta10 dal st1tso dttllo respo11sa– bilità per la i,1fi11ita ripercussio11c e it rimbal:;o delle' uma,re a:;io11i, clic ~ quaHlo iii mc J rimasto del co11cetlodi prccato. MER O JAUIER

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