Fiera Letteraria - Anno V - n. 21 - 21 maggio 1950

Dom~nica 21 maggio l950 P OESIE ADOLESCENrE Su- te, vergine adolescntt .rla come un'om bra sacra. ' Nullo i fi"- mister ioso t adorabile e proprio 1;~,/~ cf:dr''n:C.: ~:!~~: veste t abiti lontano con lo tua gra;ia 'dovt noH sai cl,i ti rog1ito,1nd. Certo non io. Se li Vtfgo /IC,ssort a tanta reçale di.staH•a con la chioma sciolto , tulla la p,rsona a.stata lo vertigine nu .si ;orlo ·via. Sei l'{tnporosG , , liJcio Cf 'iot.wo cui preme nel suo r11tiro l'oscuro gaMdio dillo con1t eh, ot,-,.O sopporta la .suo ;ientno. Nd song,u, cht ho diffMJi0tti di fia,nm a, .sullo lwo faccio , il cosmo fa le su, _riso , _ come 1111/t' occhio ttno della ,oM»(,. ). La tua pupiUa l bh,ciato · · · del sole che d1ntro vi sto. Lo tua bocca l sn-rato. N OtJ sanno le mani IMt l,ia,aoh, il sudore umilia11t1 dti ·cotctòtti. E penso come il two ,o,.~o difficolt oso t' vogo fa di.sperare l'amore nel cuor dell'uomo! Pure q1,alcuno ti disfior~4. bacco di sorgivo. Qualcuno che ,ro11 lo sotr&-. :;rf':!:!~;e P.::u:~Z:.~• Gli sord gro,io , forlu,ro il non averti ctWcoto , noN apere clti 1•l e non pottrti godere con la sottile coscierezo che of{n,de il geloso l ddio. Oh .rl, l'animale sara ·· obbo.stan,110 ignoro Pt>r ,1on mor,rt P,ima, di toccarli . R, lutto i cosl. Tu anche no" sai chi sii. E prend e"re ti losttrol, . mo P,r vedere conii il gi«è •• ·f8'1d, per rider, un ,eco i,ui,wu. Come fiammo si j,rd 1 uUa Z.1tt1, al tocco della reollt) i mi.steri che IN /,rcnH1ttl si disciolgono in ,udlo. ln consuma to ,asswtl Ionio g ioia/ Tu ti darai, tu ti p,r derai, per il capriccio che non indovino ma,, col primo cli; li Piactrb. Ama il te,n,O Jo ,cMNo che lo s,conda, non il cauto volne clw iNvfio. Cosl lo fanciwlJ11ao fa r11nolor-t il mot1do , . :,,~ :t'!u~ù ";:' :,,::.~,~;:'"°,i A MORE -. Com, di Jioio, oHfOIM IWffl ..., ..,... g~ì occhi d1 lei co.ri M 1 hoHn1 "'""'°· Non so J.•ruar-Ct. E.p,-r , ,. ; rilfn'M più , p,ù insislnt, qll'onimo _ . i,uet suo fugace stNM do di 'co,,....ialo. .. 1 , l'" dolce IO'"P.fenlo Mi lroUin., . . n:f,•!~f;c1:; ~j.~"ji °:~!:' ,.olle I s'oi,,. ~;';!: 1~-c~~dJ!': .. •;~.-~ 0 .i :,,.-=r, ~i,. =~l~cf:,o i;t':i;"!: 0 :,.,;, :r :a•;,.:;to co,,., frullo c/11 tnM. A'"o,., e r"imovuo wno iflSUffl1. 'ln:•l,(oJ;::m~ ':lJt:ittO fflOfflffl lo ~tt:u;\,:f ,:i /;{''::;~~ Cosa li,ve i il fNo CM'jlf Basto ch'io l'obbaftdtni ;w 11Mtini crwdtlme1tt1 lontoHO. . . Il più corto soluto i fro "'1S d.u un com,,.iolo fittOU. Ogni. giaP'NO I• ,er,o , 'ti ritrovo cosl, sen6o 1pnoN 10. fi' r~:a:%'1;. 'z::l ,u ""' 0 ' 0 eh, l'Oco fo mi dffl, di qutl co,-o obbondo1to, di q11el folle INO amor, otl io fimi Mordo che sapor, di morlt. ILLUSA GIO VENTù O gioventù, iNNocnu'o, illv.sioNi, tt nipo sen6o /11eco10 1 s1cCHd'oro/ Poi che troscor-si sa,te si costumo ;;mpi anz ervi 1:a;: :re 1:t:':,. b:ai~. . So chi non foc o, "'° (hioceio #t'IIWlt, o mie candidi fidi. i •owiiiti, sott o il cvi monto vù.ft come wn tr-onco·s,pollo ...U. ttl'W : tronco vn d,, mt1.tcoso, r-icco di linfa e sterili. Or-a che, esausto e roso, sciolto do voi pereorsi 1°n .,,. balnso le mie fiorenh slotio"i e sparso o ,,,.,,.a vtdo · il poco frJdlo · cn, lto• dalo, oro cl,e lo mfo sorte ho conosciuto, qual esso sio non clcùdo. Gosi ro,ula , fugze lo vita che ozHi so•N • •.._,.. ~~to '':Ji':o!r:::[ fo~°;o~ 4 ';.,.; iNto,.,.i . OTTO B·RE UK ,,~po ero d'1stote 1 ~: :/;:!t!:cr; :n?:'fo~to"to~· Inclino adesso all'awhcn"o dol color-e che inebrio, omo la stanco slagfo,u che ho gib v1ndemmioto . Nient, più mi somizlio , nulla piu mi con.sola, di quesf orio che odora di mosto e di vino, di q1,esto vecchi o sole ollohriNo · clu splende sulle vi1n1 sacclt1ttiatt . Sole d'autunno inattuo. eh, splem:li com, in un di Id, co11tenero perdi6icnl ;" tJ:. 1 f t::tia~~ tl'" · 11::~ a;et:f.t:.- •:a,ro rt, 111ll'o~iMO. vogo sole super-stite che non sai dirci-oddio, torno11do ogni matti na come un ,iuovo mi,-ocolo, . tanto pii>.· btlfo qwdnto f,iù i t'inoltri •• e sti U per spir-ort-:' ·, · E di queste incn dibili giornot, va, compone11do lo tuo stotione t:10 twua UNO dolcissima oi onio. ,,, _,. LA FIERA LETTERARIA DALLE MEMORIE DELL'INFANZIA RI CORDODI MIO PADRE H O CONOSCIUTO mio so quale canora solidarietà trato T1burz1: e l'uomo Pote~ strapparsi da. quella. terra la. calllgra.tta. 1 suol reclami padre nella sua verde della razza per cui sl soccor- va. perdercisi senza speranza troppo a lungo percorsa e sotto dettatura. (metta pure et& di quarantadu e an- rono, incontrandosi, vetturali df ritrovar si. Poco più che do- guerreggiata e piena orma.I dl e signora. ragioneria.>), aveva ni; ed era. un vigoroso esem- e viandanti, pastori e conta - dlcenne, mio padre ne annusa memorie. Dove non c'era un fatto 1n breve la. sua. vittima. plare d'Italiano del Centro. dlni, e gent.e d'ogni risma. U vento caldo. Di paese 1n punto, a guardare dalla. ma- e il proprlo vampiro e l'lncu– L'antlca sapienza e genialità Sono memorabili 1 loro rac- paNe, di terra 1n terra, da rina fl.no agli opposti monti bo delle sue notti tormentate , della sUrpe ragiona.vano in conti d'inverno, che parlano una stagione all'altra, par an- lontani, in cui non avesse di- negli anni tardi, dalle diftlclll lui familiarmente, attrav erso di lupi e di tormente , d1 su- n1 e anni, vi esercita tutti l morato e che non gli r lcor- dlgC6tlon1. SI sogna.va.le sen– i proverbi e 1 favolosi rac- dort sotto la neve, di tanclulll mestieri e 11 schUa.successiva- dasse una. Qualche avventura. tenze ca.vate prima del term.1- contl, non cl mettendo egli dispersi e raccolti per via son- mente: ha a che tare cogli Rischiataci la pelle più e plil no e si destava al mattino di suo alt.lo che un timbro di nolenti. E' tutta. una. razza uomtni e colle bestie; carret- volte, se l'era. sempre cavata maledicendo 11 gobbo e rac~ voce e di persua.sione,del tut- che si trasferisc e, ma non si tlere, vetturino, bettoliere nel- per un miracolo; Quando per contando 11 sogno, con voce t.o particolare, enera-ico e to- esilia. Melanconica. e torte, le macchie 9 presso 1 bagni un uomo come lui l'abitato alterata, come se fosse real– nlf1capte. Nel suo popolare aspra e dolce, che opera e penall; a contatto dt banditi, voleva dire l'ospedale. Terra. mente accaduto. Era. tto 1n llntuan lo, esser un buon ita- e galeotti; sempre cambiando carbonai, guardie carcerarle ghiotta di uomlnl, fortunosa. proverblo per la sua onestà, llano volava dire tar parte di pnttsce; e pare non persegua e desideroso di non dlpen- e dispersiva, irta d'ogni sorta la. co.stanza. e 11 punti.Ilio che UnA setta rarissima. di galan- altro intento, in tutti 1 suol dere che da se ste6so. Quale d'Incontri e di pericoli, come metteva. negli affari. Benché tuomln1, come se la figura.va favolosi tra.vngll, che di rlca.- fosse la. sua. gtoventil a.vven- il mare ! Venutone a galla a 11 suo capace portafo&"llodi lui. e della quale torse non varne, piil tardi, gloriosa ma- turosa e ran dagia. è tacile im - mano a mano, disse addio al- cuoio lucido e iiallo tosse plut– ~a lontan o dal ritenersi terla. di racconti e di saggez- maglnarlo, quantunq ue ormai, le macchie, alle strade polve- tosto rigonfio dt cartoline 1 unioo membro. Cosl sl com- za. Sono 1 na.v!gatori della uomo tatto . non trapelasse rose, al melanconici porti. commercia.Il e di rlcevute in :i:!\a~':s\ic"a ~e~~. ~~~ terra . menoma.ment e da nessuno del S'accostò alla. strada. ferrata ~!ia~ E ch:C,Jiv:ar~do~~ ~ ~ ~;:,r:! l~~:~o~:;ir~ ~- ..,.._ _ _ ---, ì ;:l~. ~: 11~~~°:ap~~le~or- ebbe quel che chiedeva. Faceva vita molto ritirata, Di complessione adu.sta e come il nomade quando s•~ aanau,lgna, benchè piccolo dl stab111to. La terra, senza che atatun , tutto muscoli ed os- egll se ne accorgesse. se lo 1&, aveva le spalle ampie e rlplglla.vn .;e quando non a.ve . ben rilevate come 1n un tor- va da andare 1n campagna. ao di Michelangelo. Priva.zio- per faccende cl andava. a n1· e taUche pareva &Ifossero caceia. Glacchè In paese non ccnteao a loro piacimento 1l ci si poteva. vedere e a casa. prlvilealo dl plasmare quel non ci veniva. e non 01 rl- auo corpo di ferro, ponendo maneva che per dormire: uso in eccMSivo risalto alcune ad annunciarsi da.J.la.strada parti , comprimendone altre, con un fischio, ben noto, si- e luclando nel suo respiro bllato tra le fini labbra. soc- qualehe C068. di lievemente at - chiuse, che più SPEl6SO et& taDDOIO e non soddtstatto. La per me il richiamo della bu• peu.ntezza delle mani appa- tera. Approfittando della. sua riva .,ubito esorbitante. La ma.ncanza, dovevoaverne ta.t- boeca prendeva, nel momen- ta qualcuna. delle mie e U ca- tJ d1 più Intensa oocupazlone stigo g1u.nrevatata.le. e Quan - o nel sonno, non so che te gliene fai passare!>, m1 espressione di disgusto che, ammonivano le buone don- sena verun motivo, rivelava ne, dopo che lo avevo rlce- 11 tondo del auo ca.rattere. plil vuto le busse, asicurandom.1, tnconsolablle che ama.ro, pro- con mio sommo stupore, che tetico plù che sospettoso, per non s'era. mal visto un padre cui avevano valore 1 presen- voler cosi bene al proprio ti- ttaentJ, non le certezze: au- gllolo come a. me il mlo. torita rlo, di poche parole, pa.- , Lavora.va.giorno e notte e tetlcamente chiuso, ad ogni tuttl 1dl della.settimana , non menomo accenno di fam1Ua- riconoscendo che due teste : rità 11 adombra.va. Aveva gli Sant'Antonio <U suo onoma.- occbl plccoll, pagliuzza.tie ag- stloo) e Natale; ma. 1n buo. grondati aotto due grosse pal- na. fede, violò tutte le vtgWe l)flbre cascanti, col quali. rl- della sua. vita, ostinandosi a cordando C06e della. sua. vita, mangiare 11 burro e 11 par- st.peva pungere e ridere tino mlglano anche In qut:l gtor- alle lacrime, ma altrimenti no, nella. sostenuta certezza ,empre un po' accigliati e che -tosse un ma.ngtare dl sena pietà nella collera. su magro. flUell& taccia rudemente scol- Poté. 1n tal modo, sottrarsi pi ta e disadorna, piena tutta- al mondo qua.si completa• 11& di delicati caratteri di raz- mente, non la.sclar tra.pelare 11,, soltanto due piccoli mu- nulla del suo animo a nes- atacchl portati senza. nessu- suno, non ridere n~ piangere na baldanza. avrebbero potuto della vita, tutt 'al più, nelle richiamare per un istante uno Iterate sfortune, sogghlgnare, lltl&rdo di compiacenza.,men- come uno a cui erano note tre le mascelle assai sviluppa- le•sue perftdle, e a.ttuare 11 te e la testa. rasa tlnivano per superbo destino di vivere per darle un aspetto barba.rlco e trent 'anni, forestiero, isolato, ulÌ poco incutente . Era nato In un piccolo paese, dl cui nella marca. di Macerata. Mo- aveva a nota la. neghittosità e rl tanti anni fa, lasciando tre la. boria degli abitanti , senza. fi1U, dÙe del quali, tra cui io .-.JJ3 darlo troppo a. vedere, con U primogenito, in pericolosa uno o due am1cl, anch'esal ::1:1~;~~ ~~=enete ptee~: Cardarclll, quando dlrlJ eva la e Ronda> ~~~ur;;!;ta~ll~;rofu:.~, fc~ed~i colla sua memoria. Sarebbe avvanta.ggiarono della sua ,t,ato plil prolltlco d'un Pa- Come uno del tanti, mio suol atti: tanta è la posslbi• (la Quale in Maremma non sl sca.ltrezza nel com.merci e tri&rca. Ma. la vita faticosa e padre era sceso anche lui 1n lità nell'uomo di elevarsi. sa cosa.voglia.direi> nè seppe non lo ricambiarono di pari raDda.gia.che menò fino al- Maremma, ragazzino, stra- Spendeva, è incredibile a dir- più distaccarsene. Ne a.veva amore, siccome· capita. ag!l l'età matura., non gli permise portato dalla corrente. Pe- si, tutto quello che guadagna.- contratto il male. E torse non uomini. Ma. egli non se ne di accostarsi alla donna se nultlmo e piccloletto rampol- va.e pare gli placese ll gioco, per altro, quest"uomo tanta - avvide. non molto tardi, e conobbe, lo d'una. famiglia decaduta e cloè tirare l'orecchio al dia- stico, s'era dato al commercio Io non so come 1 flati, 1n 1n un corto giro di anni, 11 andata fn malora, cl veniva volo, a zecchlnetto. Ma un dello spedlzloniere, che per genere, amino 11 loro padre . ooncublnagglo e 11 matrimo- sulle tracce di due !ratelll plil giorno, che cl aveva 1n tasca. essere in quotidiano contatto Io so d'averne respirato il Dio, male incontrando si col- grandi, partiti pur loro a. tar settanta lire, pensò meglio di col movimento del treni, co- flato. In me egll non è mor• l'uao, e a.ssa.porandocon par- fortuna. In Maremma, qual- comprarsi un carretto d1 frut- me chi dlce55e sempre 1n via to. Lo sento durare e parlar – almonia la breve, Incredibile che tempo avanti. E avçva.la- ta. e, nel rivenderlo, gli tornò di partire. ml ancora attraverso la mia felicità. dell'altro . Dopo di sciato lassil, in quel suo pae- raddoppiata. la somma. Rae- Compra.va.e spediva lonta - povera voce, rldestan l cU che, oppresso da una. cupa sino fJa.bcsco,d9ve 1 bambini contava. con gloria. dl aver no 1 migliori prodott i del mio schianto 1n fondo al mio pet– t.rist.ezza, s1chiuse ln un.a.ca - appena nati vengono ra.vvoltl cominciata. cosl la sua car• paese: abbacchi e ricotta. l'ln- to, gemere. patire in me. E atltà perfetta, nella Qua.le du- nella neve perchè crescano rlera, pur senza rendersi con- verno, 1 ca.rclofl a prima.vera, ho paura. ch'egU m'abbia la– rb senza. pure avvedersene temprati al freddo, la mam- to della conversione che, in d'estate le pesche e 1 ber!- sciato anche U suo sguardo! tbio alla tln e del suol giorni'. ma., una sorella. e un frate!- quel torno dl tempo, s'era ope- cuocoll. E gli piaceva. trasce- Noi soffriamo gli stessi maU. Ebbe altrJ due flgll nati mor- Uno più piccolo: quello zio rat a. nella. sua vita lnavver- gllere e imballare le ottime sebbene con ineguale pazien– ti, dicono per soverchio svi- Davld appunto, che più tardi titamente. Per lui, uomo sem- derrate colle proprie mani, za. Nel giorni in cui sono più luPPo. 1ntra.vldt idropico, e da cui pllce, la era. sempre andata vestendo di un robusto abito serio e triste lo mt rtcono- La. sua vita, ln gran parte accettai un giorno con ripu- tale quale. Però da. quel mo- da cacciatore. Conosceva. le sco la sua faccia. Tutto clb a. me ignota. non si potrebbe gnanza. un buon fico bruclot- mento tu un altro. Non andò tarUfe a memoria e non tran - è ben sepolto nella carnei E racconta re che come una. fa- to; morto giovane di mala- plil a battere i soldoni al g:lo~ slgeva.. Era. sempre 1n lite e ml sembra., vorrei credere, vola. E' la vita mitica e an- ria. prima di tutti, 11 plil caro, co del caraché, la domenica, 1n contestazione colla. ragio- che tlnchè lo sono al mondo tlca delle popola.zlonl umbro- Il più patetico del miei pa- sotto le mura. del mio paese, nerla. centrale di Milano. D1 cl debba. essere speranza per picene che da secoli e secoli rentl . , ma Impiegò le sue ore d'ozio un gobbo mozzorecchi in pa.- entrambi. Ma lo non sono ml,rano verso la grande pia- In quel tempo Il vasto de- a imparare a leggere e seri- landrana, tutto nero dal pa.p. che una. plccol.Lssima.parte nura. maremmana. Lungo te serto maremmano, macchiato vere e a conteggiare sul libro patico 1n fuorl, colle comode indegna. della sua lunga, Jer– vte millenari e e batt ute dal e palustre, giaceva isolato sot- del e Conti fatti>. E mentre scarpe nere sllenzloslssime,gendarla. esistenza. n suo t.rafflco la marcia è fatale e to la buona e paterna prote- la. sua gioventil declina.va do- che, con dolce sottomissione, cruccio è implacabile. costante, rallegrata. da non zlone di Pio IX e dell'Idola- vette sentir ll bisogno di si prestava. a stendere 1n bel- VINCENZO CABDABELLI Prifflo i neon t r o eon Cordarelli S • non ,~olio . credo cli d GilJ'-lEP PE B •I...-0 -. 1 DI distratta e feroce, non ,a- a.oer conosciuto Vin- i,'.:, .aa. .LJ.._ .l.~ pranno che cosa stanittcò per cenzo Cardarem nella avere degli amici più anziani tiO d~~! ea!;',/ 9 J~a~~~~f1i tore Marto Pozzati e U poeta dt cut mm ricordo la. perso- foglio; e io respirai. Carda- :~\~: 0 ;;;;e!:U~:,n 1 t:a:: i:~ Ma un giova ne uomo sulla Bino Bhuzzzt. Giunto a Mi- no, st prese a gir are per lo rem potè ripr endere la SU4 ,ervar c, discretalrn!nte, lo trentina portava uno giacca lano verso la sera df sabato. str ade poco mumtnate della disanima goethtana, cui Car- svolaers, df una vita di ar ti – di ttpo , 's1 direbbe oaDI, spor- e preso alloagto tti un~osterta città. So che finimmo s~i ba- rà aggiungeva sue considera- sto. Pofchè quella df cardo ~ t(oo, ,tr etta tn cintura da nei pressi di Port a •Ticinese, !~ioni di Porta Venezia, e ll, ziont sut dialoghi plato nici ; rclli, fu e rimane, dopo le V"4 cint a• in capo un cap- m'ero diretto subito all'abt~ sotto un /anal e a gas, dopo e si continuò a lungo, cosl; esperienze dei poeti del se– »eUO ,c11.facctato tn' tondo, lo tazione di Carr à, tn via Vi- mol,tt discorsi e chiacchiere ftnchè venne quasi l'alba. colo scorso, e fnsteme o quel– tesa abba.tsata eta.vanti; str tn- vaio 16. carrà Ju con me cor- sull arte e la poesia, Carda- Carrd e Cardarellt mi lascia- la dt Campana e di pocht.ssJ– g,ndo, nella mono ,,tntstr a, un dialtssimo, e quasi i,aterno. rem cavò di tasca un li bret- rono, dopo rt petutt colpi alla mt altri, come l'esempio ge– ba.stonctno col manico a becco. M i mostrò alcuni quadri, co- to, il Fau.st nella traduzione porta, e richiami echeaaiantt nulno ed eloquente dt una vt– ZgU veniva dat loghi lombar - me la e carrozzella> e i dello Scalvini; che eglf pre- nel vetroso silenzio nottur no, ta dedicata solamente all 'ar- 61, ,, ricordo bene; lo dal di- e Romantici>, con i quali do- se a leggere, con voce scan- alla soglia dell'osteria. Car- te, e olla meditazio ne poetico. ,t.accamento di Candia Lo- veva /are una piccola mostra dita e chiara:; e lo commen- darellt lo ri vidi, et~ anni do- Bi~oana pemare che tr enta e meUCna,dove la. mia compa- presso un Jotoara/o di Corso tava, e lo chiariva. a suo mo- po , quando, a Boloana, io piu anni fa, cio.è quando noi onfa. finiva. l'istruzion e, prima Venezia. Egli lavorava allora do. Ricordo come si compia- tentatt dt raccoglie re intor no eravamo. gtovam, la presenza d'essere avviata tn zona di al suo c. Gentiluomo briaco>, C_!Va_ di insistere su talune a uno piccola rivi.sta di lette- dei poeh /rancesi del secolo glUTTa. Cf fncontrammo a Alt- e a un quadro ra// -tgurante battute dl Mefl,sto/ele, che ratur a qualche documento scorso, di Baudelof:e, di Rim– la.no; volevo trascorr _ervt ,un un fanclldlo, ricavato da un egli recitava quasl come del lavoro cti poeti e di scrtt- baud, ~ra cosa pfu sentita e permesso domenicale, nell in- modello di oomma; un /on- poesia propria , cioè con un tori che davvero rappresen- diretta, e a quel tempo, era ~i ~a.;roit:~ 0 }~~: J~ !',~~o:a~toccto di quelli per bambbtt; sottinteso autobtogra ftco. Le tarono uri'azione ctl rinnova.- :':O':t1 mn:i~"::lii >':1'::!: n~f~ non riuscivo a disgiungere, da cui derivò, credo, il e Fi- confrontava , co11 per~astva mento , e quasi dl rlvol ~zlone la formo più libera e auten – nella mf4 generosa passio,ie alto del Costruttore>. Ml •f!Lcacta. a qualcosa d1 Rtm- estetica, di . contro all opera ttca della poesia moderno . Ri– giouanUe, l'interesse per le disse: - Stasera vedremo baud. Ffnchè capitò, alle no- della tradizione accademica. cordo, di cardarem tn quel ltttere da quello per 10 pl t• Cardarellt . DL Cardar em, stre spalle, una ronda mili- Questa azione sJ realizzò tn tempo, l dtscorsJ al caf!è. le tura. Carni era at suot prbnt era n O usciti da p O c h i tare. A me Jurono richiesti i u,~a riv ista m!lggtore della notturne dt.scussioni, 1 solilo– d(pintt meta/1.sict. .Soldat o mesi I e Prologhi> stampati documenti; eaibli Il foalio mia, e ben ptu dotata, che qut ad alta voce, recitati con per breve tempo· poi ricov e- dal Faccht· e di lui avevo del 1>ermesso: ma Cardarel- fu, la e Ronda>. A Boloana, un poco di co,npiocenza ro – rato per molatttd i,, un ospe- letto prop;to allora alcune li, viccato dall'tnt e,:ruztone, in Quell'anno di f!.11eauerra , mantica, nel quali le ri/fes– dale, egli vi aveva Iniziato poesie e prose, pubblicate o chissà perchè, imziò una Cardarellt era ospite di casa stoni e le trovate del suo spi– quel sodalizio d'arte con De nella e Voce> di De Rober- breve dtscuuione col gradua - Ba_cchelli. La no 5t ro amlctzto. rito e dello sua eloquente Chlrico, da cui sorsero opere tts; in due fasctcolettl che lo to della ronda; e subito pro- plu che trent e,male, dura da poetica trovavano oi4 l'espres– fmportantt , decl&ive per la avevo portato col mio mauro clamava., co,t aria l11dlgnata: allora. sione delle sue massime e an– nostra arte. Se ne parlava bagaallo dt soldato. Carda- e Questo soldato è un mio Ma t alovanl, e gli scritto-111ota.zlont aforistiche, che egli anch e a Bologna. in u,1 ri- rem. dunque, et raaglunse t,1 aiova11e amico ; mi meravi- rt di oggi, cresciuti in un cli• chiamò POi « parole all 'orec– ,tr etto aruppo di amici, più un caf!è del centro; e co1t allo>. Il araduato, borbottan- ma df egoistica. solitudine o chto >. IU me anzia ni, tra cui il plt- lui, Carrà e mt altro amico do non so che, mi restitut il nelle regole di una società. GIUSEPPE RAIMONDl 1bliotec ,1no Bianco POESIE SALUTO DI STAGIONE Btnvtnuto tstot, . A llo tua decisa molwritb m'aff ido. Mi pos,rd ai tuoi soli, rico,nbi1rò alla tu r-a in tanto sudore caldo delle mi, adtm/>ivl1 Hutr-Uio#i i suoi veleni. vitali. Lascio la primav ua dietro di m l come un omore iMono d'adolescente. La.scio i languori e ù othuita , i sonni impossibili, le faticose inerii, aximoli, il tempo netdro I vtu>to in cui l'.uomo ì slogioxe. non mi compiaccio oU'orido saJ,or, I'! che noK spunt '! a febbraio coi #JONÒorli, di sasso che OCIUSCI il gusto dole, deU'ocqua dti rivi, oUe gocciole c/cete di mwola rondoi i.a che vanno i,, r,otto di ,Udi ~~nc 0 ,~f;!nt: t a~!o~";.~r:f · che omo i tempi ferm i e k sw,-rfiJ:i dleN, :a:ta ~ç~~r~t"t~~n:(\ d~'~• :v::: Jlti~{;!a~ }l'~: i, ~=iu,~G~~·r:hl "'J;;,: ,~mbio d'oro. lo for:o dei giorni /Xi ,poli. Ai punti tslP'emi, alle .stopo,.; ~ . come sotto il f rantoio dn ;,ricbli dove ogni inqwietwdin, 1i 1dio11io prendo le sole decisioHi bt6DM, la mia futgia.sc o fec.oMitd' r-itrovo. TRISTE Z Z A Fra tanto doffor-1 che c'illtuh creare .Ulf brivido i Ktdlo. Gettare fra opero e o~a, 1:: 11 duuen /::ft:;:f'/:.,.l !::coloN UHO J,ouso di meroviçlia; scoprire ntU'inco-.s,1.a all• la firmo preseuo d'-tUJ rito; t rasentando, ment re tu discorri" 9ua!che~oso che onNulla op.i ,..~, invitarti o sostar, - che sen.so ho tutto qtu.stof Il mondo conosce le ani~ ai vor-chi visib ili e attivi. L'avvenir-e .r>op,, o precipizi dawn ti o Mi. Delle nostre epiche i1110N1ti, il mondo non tJuol soJ,n, . . Offer to mi sono .. in tante invisibiU e0ffli1,.io1M! Spe.uato mi sono per tante oKim, occorl1 1 celatamenJe, izno ,o del •io dOMI Rendendomi tullo in ogni momento, come o Dio. Ma l'uomo eh, 110fl. vide ...U., non 01'1ro non fn,Uo "°" folu•, sia pµre assurdo, &""4#itdo, aspetto stmfre u,a s,ç,no c/&'io t&O,. ,- . E se viene o J,orlor#u l CtnlN il (Ì#ff che mando la suo faccio sempre fuori del JH,lntoclii WOU, , un poco oncM U sue /JOl'DH. AJACE S tmj!re obliasti, ~joe, Ti~ , ogn, pruden::o in g"wr a, oz,.i tretltlff9.. Mai non tensasli ad invocar l'aiuto d'uno benigno DH ,. che ingigantir potesse le tu, foru o sottrarti solùeito ol ftffKleo. N 011 avevi una madr• da impietosir l'Olimpo al ttlO dlffltio ,· discre tissim o ero,. E o te non fu dolo compiere im;,,, .s, slwp.,uh 1 ~ atterrar Morie od Ello,e o d'Afrodite il mignolo flt'Ve ben.sl il comballinu1110 on-ido • ...,..._ fra ~ovrrchion li aw,,.sori, • ' ,,. g,orn, cM xon r'onta ~– Ogni volto ehe Giove ,ro trwcCNlo contro gli Achei, o le scender, in campo, degno l'role di Sisifo, ro,npoUo di Tit ani. Owamlo Morte furioso ctna4ttcntJ, lé falang i troiane ad incendiar- le ttovi, tu le salvos li e Tncr o. Eri lo iran r-iservo 11el pericolo estremo, la rtsisl enza, il muro, lo Jortttnfl. [/ ii;!':fo~~n: 0 t,: :i sm, senza profumi n~ omoro,•,.,,._,._ Là, presso il more, tutto _i~tbrolloto cli P,ofo1r1' , sa,qw, . dormw, un sonno anunalm6"t1 d•r o. Prim o fr• i "tJi, Jro~u ,B.· cttJt co#vnfttr0- 10Ho Ilio ""j~. 'f C o • ""'""°· M :1Je en'l4 solo ed unico tu {o.sii nello we11luro. Nessun Di o ti t,rotess,. niuno zlorio farri.re ÌPfCOHtra.stoto ~ f;,.t~ol:nff ,o~corto il t•o ~ E i qr,ei ti '!egor-o,soqNel t,,nwit, a cu, 114 ambiv i: l'armi d'A chille. Un mo, stro d'i,.ta.Mi te l, stropp ò. Mo in mar-, costrti le perii. E. iL flu tto pu:IOMJ - il mutevo le ftutto t fn' Sflfoc1 • del-l'umano giudi6tO, titl costoNte • - della fortuna, s11tt.uo tumulo aJ.fine-Z.-d,;011 , Poe, all'onimo tuo fofe ra, A jace. ARABESCO St non fosse ro i flitorni 1 eh, mi ossicurano l'eltrni11J·l I bt!U oriz::onti che ospito · negli occhi CON poco omore , mutan o ropidomeKII, . :~e"~r f:,:::,,:; !:fg:'ns~: 1 :: ona a ristrbannene il .stmsot Poi. do un borli1me, Mn ricordo for u illusorio, ariose xostolzi;' reet,perate r-ealtd distese. 1 Dal.le igt11,de conc,6ioni, le pr-01pettit11 ridtnt i che si rifanno/ E i si,oui, diffidle scher-so se1110dei qual.i i' titmo tto.iJ (l(,f."Wt •_

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