Fiera Letteraria - Anno III - n. 25 - 27 giugno 1948

27 &Ìllt/11.0 1949 LA FIBRA LETTERARIA Pa~ino 3 ~alul0- a LAPROSADI UN POETA Dicono che il Boiardo fece sona- dico 1 Se Celesti no ha da lei la per– re a fesL1 le campane del suo -:a. fetta Jetizia? La notazione, se lcgiL :,tello il giorno .n cui f>gli trovò tima e non ',Of stit·, 0 impertinen. il nome di Rodamontc. Quando Pa. te, verrebbe a 11;ottoline.1re quanto lazzeschi trovò quello di Celestino di tipicamcn1e palanC!-<'h,an 0 r'(' Coccoli, irnnrngino che d:-illa ~ua in questo Parndiso. 1crrana f.oritn. di vi;1 dei Redento. .\I:,_ 1':n1r;1 pnrndisiaca non ag:tr1 risti :-ihhin sentito sdog 'icr.sj trion. !.0lt:l.nlo le flnnc'le chiare e le cra– fahnente, romc in un sabato santo 1 ,·ntte ccle!-ti del pro1a~onista. P:11. llllte le camp:rnc de. dintorni: San. ma Canorni, futura spo~a di Luigi ,a ;\laria in .\lontcronc, il Sudario, Cucco!., e una Lucia. manzon,:1.11:1. Snnt·Andrea dell:l Valle, Sant;J trapiantnt:l. in un prom:scuo am. Chinr:1. 1 S:tnt' Eusrnchio... Se 'n hicnte novccente~co: un graziosis. po-.Lcrith non sarà tng.u~ta con Pa. <timo fiore n:1.10da un seme geunto l:1zzc~h., il nome di Ce!eMino Cuc. I:\ da un ,·cnto c:1priccioso. Palmn coli pas,;;er:\ dalla storia letteraria app:1.rt.Cne di pieno diritto a quella .111:1. l.ngua del? 'u~o come ci son pM,- schiera. di vergini che i poeti h:1.n :.ati, con J>'nrccchi altri, quelli d, ritrnuo qua:Jj con lo ~crupolo di Beatrice e di Perpetua. E non n nppesant.rne le 1:nce con un di.se . caso nomino la donna di Dante e gno troppo precisa. Il suo ~o:o tor– la serva del ~lanzoni, perchè !tono to, ri~peno :1.Lucia che quasi non un ooco !e due ma<lr. ideali di Ce. parla e quando p:1.rla dice cose di lestino Cuccoli, librato come il ~uo una. ~cmplicità. incante,·olc, è d. nome tra una. promessa d'aureola e parlare a un certo punto troppo lln richiamo caricaturale, tra un saggiamente. Direi che Palma pia. paradi~o che forse è illus:one e un ce di p;ù nella grande .scena del ironico pur~lorio. Buffo angel.ca - procesSo, dove s·:ndov:na il &uo 10 o an8io!o ironizzato, Ce !est.no è p1lpito al sentir citato Luig'ino r.>– forse il personaggio p:ù autob,o- me test(mone, che non al!a fine ciel grafico di Pal:1.zzc ~ch. e certo uno ballo, dove ragiona con e!. mpl:"1re dei p ù poet.c1, perch~ le d.!.Soc,a- ae-e-iustatezza QuaS:. in un duetto lion .. a cu, ho accennnto, e che 11 troppo simmetrico col suo furnro crit:co fa per ragionare la propria 6po~o. il qua!e invece è un profes. impressione di leuore, non inf.r. .sorino e la sua comp utezza d'elo– mano in alcun moclo la coerenza quio è perfettamrnte a posto. E 1.n artistica del personagg'.o. come il :tn{[elo quasi muto, qua~: austero, tono d. romanzo e il tono di fiaba che trova la :,u:l benftudine in un non contraMano nel libro, ma vi tr. oscuro e ou01idiano sacrifcio, è b monizzano a J?U.5 :l.di colori bene cnmer.era Minrrva: ,,c.Jh Comme. assortiti nella stoffa cang.ante de1. 1 dia cli Pal:-v~hi la Minerva ,i,:j b poes.:1.. C1iccoli !.ta alln Ni,1be cieli" Ma•r- ,edere dove !.i nasconde la Vita Cuccolj muove di Jì, anche !e il suo >:uova di .\Ido, i! fiore poetico del- nome eg!i ce lo dice M>hanto ora, l"adolcsccnzn in cuj è l'a promes6a in quest'ultimo e g:ovanissimo li– e già il profumo del frutto. Forc.e bro cosi pieno di poesia. E a Ce. è nei versi gio"anili, anteriori Al le'-tino. in quella casetta di mon– mo, i mento futuri.,ta, degli anni tag-na co-.,tru;rn d: pietra scoperta e cioè :n c-ui Aldo carte,:?"~a,·a con mo 10 affumicarn. s-u cui • un ca.– Sergio, come e-i racconterà i! ~o- stag-no :1.llung-ava le dita g-occiolan. stro Filippo Donini in un 1:bro a:. ti di do!ccaa per g-iocnrc con lo: t~o dn molti e di cui ha. dato U'l lavag-ne che ne formavano la C'O· antic:po all:1 ,e Ficrn i,. ).fa la sua pertur:1. », ,·orremmo chiedere il se. anima di ado:escente Palav.:eschi J?reto di quCMa poesia. Se lo ch:e. Cc l'lrn de5Criun 11ePa ,;ua più r:.i- des~imo ad A'do, tra i fiori della tetica e poetica é-l :l.mp: 1dell'Otto– cento, / ba!fni di />mica/di. L'etcr. no ado!escf'n1e cht• Celestino sua terrazza romana. ci r:sponclc– rcbbe con un e:oorri~etto evasivo. Pietro Paolo TROMPEO La prosa di Palaz:eschi è la prosa di un poeta; su questo credo che sia fa– cile tr0l'orsl d·accordo. E ha quindi le ineguoglian:e. le frettolosità, le noncu– ran::c. e le imnrov11ise. estreme traspa. n•n:e di chi ha mog;;iiorcommercio con la poe!iia che con la lofica pesanlt• dei falli, ..I Ilo ,.ff'HO modo. :mch" m•i tem– pi piu accesi e funambolici, la ~ua ve– na bf::arnJ e corrosfra non ha mai ur. talo diretfamcnte contro il vc•cabolario. ma contro certe struttllrc cd "evidcn– :c'' logiche della ~ocietù; e perciò an. che linfuisticamentt• Pala::eschi non lascerà lnon se ne rirroccupa) no1•ità creative, ma solo un fusto pun(ente e compiaciuto nel "ripetere", nel sottoli– neare <' nel punteWare il linguaggio narrativo tradi:ionalc. E inftne Palaz:c– schi non hai mai scritto "capitoli" (an– che se certi libri, soprattutto le "Stam– pe deff'Otton·nto", sembrano seguirne lo schema), non si è mai ada,::iatoa rias. saporare lo sua prosa. sfuue al profilo del •·piccolo classico'' quale si era con• figurato tra le due zuerre; e, per dirlo semplicemente. ha avuto /),emprc qual– che co~a da dire. Di tutto il gruppo di gio1•ani drll'anteguerra lacerbiano, che avvertì l'in5ufficicn:a dellq cultura e di tutto il modo di sentire ottocentesco e ne accelerò la fine. il Pala::eschi t quello che a conti fatti t rimasto il più fedele a ~v 5tcsso. pur nella sua estro– ,;a libertà d'ini 1 en:ione; è quello che ha mostrato d'intendere in maniera più profonda l'irreducibilild di quel mondo che scompari1•a con il mondo più rapi– do e protervo che s:li succedeva. Rc– centcmenle un eiovane narratore del gruppo dei neorealisti, il Calvino, di– chiarava la sua antipatia per "quell'aria grassa e conciliativa di cattfro cattolice– simo che circola" in tutto il roman:o dei Fratelli Cuccoli, e dichiarava altre. si di preferirs:li la ''barbarie" di tanti gbvani. A porte il fiudi::.io di gusto, sarebbe a m:'o parere da chiedersi se, proprio storicamente. il Pala::.::.eschi. cun tutta l'aria di "malede110 molto sornio• ne e molto nostrano" che ;:li trova il Calvino. non ci lasci. più e meglio di tanti altd che ci si son messl di propo. sito. una testimonianza inconfondibile e fedele di uno dei nodi dolenti della no– stra soC'ield, e cfoè della coesisten:a in seno ad essa c!i due socie!ù di1•erse e forse inconciliabili, l'Ottocento e il No. vc:enf<J. Per ronfo mio risponderci di si. E afgiuns:o : ci sono tanti modi d1 leggere Palaz:eschi (e anche uno. assai raro in eenere. e che purtroppo, ~ia detto sen:a ironia, la "barbarie" dei giovani narratori non sempre ci con– sente, il leggere per divertirsi. ascollan. do a bocca aperta il fantasioso istrio– ne); e c'è anche un modo di leggerlo come uno scrfttore di crisi. che al di là delle sue figure giocose e dei suoi mimi ha ascoltato la voce del suo lempo. Di questo essenziale contrasto di mentaFtà vo romanzo, riprende e continua. Pe, questo i "Fratelli Cucc,lli" superano d'un balzo la posizione delle Sorelle Materassi, e, inferio,i forse per nettez– :a di disegno e per compiutezza di fan- tasia, ci aprono molti. di piu. le vie del• la comprensione del nostro autore. E' probabile, ripeto, che le "Sorelle Ma– tcra5si" rimarranno 11ellastoria lettera• ria come un racconto più c,,mpiuto, co– me rimmag,nc perfe1ta di un partico– lare ambiente do11e lu "dii ino ironia" si armoni:::a in modo stupcr,do con una segreta, sotterranea pidà. Ala appunto per quesb Sefnavano per il Pala:::e– schi un limite che era difficile da su• perore. Una delle scrnl più belle sul finire di quel racconto, quand,1 le sorel. le Materassi guardano e rigLurdano lo fotografia del eio11ane Remo iu costumf' da bagno, indica abbastanza bene che il motivo di cui il libro era vissuto, quella frenesia sezreta e zclosa per la gioventù fisica, era divenuto o,amai un vagheggiamento estetico, aveva consu– mato tutte le sue raeioni. NeH'opera di Palazzc!.Chi, com. ra·s; come ne'la Div n:1 Com mc. medi:1 umana così vari:1, / fratelli dia Pic-e-:1.rda Sta :1.Franccsra. Cllccoli rappreS( ntano ,I Pa :1cl so, Quella di P:-la?Zeschj è però una un·r-scen~ione dali'amore all'e~tas~, Commedia ! .Cnz:1.Inferno . Libero çlal!'ilare sncrific:o alta perf<tta lt:• chi vuo'e d. cercnrne il Pur~torio tizia. E che importa se un dubbio per l'apourito nelle So,,r'le Mnteras. può da ultimo 6U~S stcre Ilei lettore? t: o nc'le Stampe dell'Ottocento o Se q~esti, c:oè, vorrebbe chirder nel Pa!io dei Buffi. L'Inferno ~•,n conto a Palazze~chi d. quella Vin. re lo troverfl, perchè Palazzeschi è cenzina che poi !":li trasfigura in un poeta umorisrn, e !°Inferno non :Marta (!n fid:1.nzata di Celcst'no :immct·e umori.sino. ParazZf'~chi ha morta cinquant'ann: prima) e che mril z:a da ,,enclere, ma non ha ri– può essere sl una creatura di ciclo, ([Urf?'iti .unari, e dunoue non a lui ma anche una scaltra. avventuriera, hi"oe-na chi("cler t'lnferno, ma ~e ,·cnula a menare pel na!>o l'estafco mai, a Montherlnnt. Po chè il Pa. eroe e a sug-(!ellnrne in art ·culo racrso presuppone un richjnmo :1. 1 la mortis l'iron:ca fiaba? Che, importa, Vita Nuova, sarebbe piuttosto d:t 00-- ~- --- [Q)lVJ [g IQl a Monte Ceceri Fra le tue fosse. rra le tue buche incalza la sa lita e leggero Si fa sopra le spalle il peso del vivere: agile il piede, lungo il respiro, e più lungo il pensiero. Arido monle, su cui tutti vennero a cavar pietra per cosi ruire una città. e nessuno pensò mai sopra di te costruirsi la casa. Sbucano dappertut' o le ginestre, le sccpe e le mortelle che albergano tenaci fra i sassi in rovina. E cipressi a criniera. * Quale riposo se ven20 a s!endermi sulla tua cima, quale ristoro, lontano da ogni traffico e dall'umanità. Non avverlo sotto il corpo la terra, e mi sento sospeso in una luce che accec~. * Nella conca « leg2iadra ,-. la città fuma. Le torri e le cupole emer2ono nei vapori densi di un tramonto di rosa. Tremule spuntano le prime gemme noli urne, e un 2iro di monta2ne già viola vi formano intorno il rilo della bellezza: Firenze. Riprendo la 2ravità del corpo levandomi, e scendendo l'impervia china conscio e attratto, tutto il peso risento sopra di me: vita, orrenda cosa che m1 piaci tanto , Piazza S. Pietro Corpi e ombre per la marmorea foresta in una notte di luna. Dalla solenne alternativa un Fiore di Luce si distacca, attraversa lo spazio rivelando una lesta dorata e il piede d'ala. Giunto in mezzo si ferma fra cielo e terra. * Per la regal fuga di stanze, illuminandone l'oscurità con vaJ?hezza di meteora, s'inoltra fino al letto dove un Vegliardo ripos.a. Nel respiro 2reve del sonno il petto del Vecchio si espande con fatica e l'Impalpabile, avvicinatosi a quel corpo dormente osserva, e con ironica dolcezza sorride appena. s·ing'inocchia a lambirne il piede con le labbra. * Riapparso in mezzo alla solennità della foresta di marmi, fra corpi e ombre si ferma un'ultima volta, e al cielo illuminato prima di scomparire leva la faccia divenuta argentea lasciando un vuoto nell'aria. Eterna rissa degli uomini sulla terra, e nel cielo t?lerna impassibilità della luna ==============--=-=======================-========~ e di costumi, di 11e/ocitùsi potrebbe di– re. tra la società cordiale e pettegola che aff,ndo e quella sbrifotiva e cinica che aJJiora. i romanzi' palazzeschioni sono la testimonianza poeticamente più vera. E solo un lettore superficiale o di– sattento può dire di lui che sia uno scrittore "conciliativo"; mentre, cosl diviso com'è tra la ehiottoneria descrit• tiva e lo sberleffo, tra la caricatura e la nostalgia. tra la "stampa" e la fantasia, è dilficilc oyi trovare nella noslro lel– tcratura una Jleura di scrittore più soli• torio di lui. più solitaria e p1'ù intima. E. se ''conciliazione" c'è stato, è sta. ta un'evasione nello libertà e nella fan· tasia. Tutto questo era abbastanza evidente anche prima di os:gi. Non si dimenti– chi che il primo vero racconto del Pa– lazzeschi è il racconto di Perelà. l'omi– no di fumo, e del suo sfortunato pas– saggio sulla terra. Pereld, c:he non sa dire di sè se non che è "lettero", è ìl primo vero grande personofgio pa– /azzeschiano. e forse il più rii1elatore, quello che, ritornando sotto varie forme, crea risonanze più profonde:. Il codice di Pereld era il suo piccolo corpo di fumo che passava alto e invisibile nel ciclo come una piccola nuvola dì strana foggia, era, in fondo, una delusione, una pena, un addio non raccolto. E' questo mes– saggio forse in parte dimenticato che Ce– lestino Cuccoli. U protagonista del nuo- Si è compiu1a, nel lungo silenzio del 1>0el3, lu pt"ofozin crilica d'el Borgcse, di tn,1tncinquc anni fa: «TI cri1ico. cui !J)Ctt:1 il compito di o,are profozic che non si anerer.mno. JrtJÒ eupporre che da <JUC61acris31idc :.ernipoetic3 debba &\•iluppani un punaenle p-roi;alore, un novellicro fnnlastico-grollCAC:O i> Parole che vcnivnno 6Crinc doJ>O la ~condn o.Jizionc de li(L~incendiario» nel 1913: dor,G, cioi:, un libro nel quale cr3 con· 1cnu1a, opera omnia precoce. gran parie:, di quella JH'oduzione che anebbc Poi 1ro,•a10 po~to, con accorlo upressioni, varianli od :igi;iuntu, n~llo defini1i,•e edi:r.iÒni del Valfecd1i Oi Firenze e do) Pre In di Milano. Perchè, dopo Cat,alli bianchi del 1905, Lan1er11a del 1~07, Poemj del 1909. J)1'imo focendiario del 1910. subit 0 cominci:, il ,·ero grande In. voro di &elezione. POESIE GIOVANILI Su retro di questa fotografia. deli– neato con la trofia elczanle (Solo un po' tremula) di Pala::cschi, c'è scrjt. to : "Frate Aldo a/l'Ombra di S. An. drea della Valle". E' la vista che meraviglia sulla sua terrazza di Via dei Redentoristi, tra i limoni e le campanule coltivate col sobrio entu• siasmo di un eentiluomo toscano, tra la vetta bizzarra del tortuosG Sant'lvo e lo slancio armonioso de/. la cupola di Corso Vittorio. L 'acco• glienia di Palaz::eschi è, al solito. cordiale e quasi festosa, come se vo. lesse ricompensarti dei sei piani fat– ti di fretta e col rischio di sentirti dire da Niobe o da Minerva che ù "sienor Aldino" non c'è, è uscito. (E difatti le Sue ore di punta sonc rra le undici e l'una. prefl.O : il toc– co, azg1,andosi velocemente tra To,. re Arientina e Piazzo Colonno; cer. to incontrare Cecchi che suda pe Via di Porta Pinciana con un pesan• te reiistratore in mano, o Baldini che taglio dalla Nuova Antologia al Lun. gotevere per le viuzre di Campomar. zio, è più che normale, ma un uomo tranquillo e solitario come Polaz:e– schi, pcrchè andrà correndo con uno grossa borsa di pelle sottobraccio, a/. l'uno, infuriando il sole? Dicono che si faccia la spesa da sè, mo è troppo tardi mercanteuiarl' verdura l' frutta Forse su Pabzzeschi .sapremmo già di- in quell'ora). re, proprio per quello cernite pazi~n1i La casa di Pa/aueschi, colma dt che l:into :ige,•obno In n061ra ind:igine, bric-a-brac, mobiletti del gusto gran- un3 1>.:irols quasi .defìniliv:11: t1P1>arc ducale (una statua slava della Madon- chiaro corno lutta unn poesio a111eriore. na, con una nicchia in petto donde si la grande, abbn~linnle pOosin che lo affaccia il Bambino), divani grandi precede. cOmpio un 1 >roce5.so d i chiari• di cuoio rosso, carte e libti sporpa. fìc.u:ionu C:-i c.11aM~i e Ji liquid~zion~ gliot1, quadretti in galleria, t satura come lu flJa ,·oco t1a, a u11 1empo. con· dello spiritello amaro e fiabesco di 1· 1 hi"-a e nuo,~. S~ è. 1>1rlnto J_>Cr. tu~ Celestino Cuccoli. Soltanto la gover- ?on a 1or1~, d1 rcwlu1 .dannunz1an1 .. "' nante delude un po', dimessa di to. e parlalo '.:I'. c~p,.18Co.la_mmo., di 11f6n1là no e scarsa di prospettivo narrativa, col C<Jr11u1111, d_1 :irfini:u col Gouano e senza il ri"Ore di Minerva e la sal• anche qua.io e ,•ero: m:1 la sua nota sa piccante- di Niobe: ti s:uarda con pe111 on~lo, i ronica, :amara, giulla~sc~ occhi assenti, non si chiede nemme. fiorenhne!camento scanzonata, com e ,•1. no chi tu possa essere. pcrchè il pa• ,-a, abbondan~e, tulla •ua, caclusi,·amcn– dronc ti riceva e s'affanni dietro gli le palazz.esclunno ! scalfali di una libreria a cercarti una .Pensiamo alla canzonetta o E l:i&<:ia1c. poesia "che mi pare d'a1•er messo mi dh•ertiro •: una pne.sia molto imr,or• costi". Una fovernante non impic- tante che melle l'acce1110, in modo biz. ciana. in casa Polazzeschi non me la urro, imprevedu10, 6 u un mondo poc– so proprio figutarc. Scompare come lito mcru•iglioso, di cui non è focilo un automa. li color stoppa dei suoi tcorgero le fonti. Ma questo saltimban• capelli non lascia un'immafine sicu• co di rnrfìnata anarchia ospila in ~•· 1111 ro; la voce, d'incerta collocazione fon•astico. t0(m3n e 1e·n1ie·nmrn o Il I o regionale, non si sa dJnde esca fuori. ,•aporoso tentte-(ze p~r belle p:-inc:pcue Grave coso, erove cosa per cosa Pa- li fiJha, per silenzio~e ,·ecchiro per lazzeschi I mansuete monacell~; e le ,ue indolen1i Ecco dunque Frate Aldo sotto !a n~talsie et.ificano ciuà ideali do"e cupola del Maderno; una fotografia scorgi oz1.nrrj c:lstclli di nebbi:l, con– pur mo' naia. Palazzeschi nel 1048, venti di fumo, clau!lrnli ville labili c0. all'ep0ca de I tra1e:li Cuccoll. me un !0guo. ~ <.-ecoallora, &e:mbrano Giorgio PETROCCHI na&ccre e ,p,uiro ad un Lempo, dlMol• "blioteca Gino Bianco ,·CNi al toceo ,del mauino. piccole. caem• p!ari compo!izioni: Il parco umido Il parco è eern1to, ~rrato. •errnt,1 acrni10 da un muro ch'è lu~o li, mi@:liale miglia le [mii:-;:lia da un muro C0l)Crlo tlj muffl' coper10 di ,•crdi licheni Po - nel quale i,cmbran rinno,·010 le ris<.-rvoe nCMuna condonna è rinne&a• ta. Ma è affr-r111a10111~ie111 .. l"i •1li•cu1i. bile valore siorico. Oire11i? Raccolta Jegli elementi deteriori? Si pens.:i che i di(eni, certo non 101:1lmm1escomrf'.lr• !ii nemmeno nelle accura1e raccohc di poi, sillno incornici1t1i. fallì 1i1)ici qu11. ti a render meno fa1icosn la ricerca, sJ>C&so cosi inabile, ,lei ,lenigratori. Ma <1m1lJ>Oeta, anche do,•c erro o t" meno Jluro! Scegliamo, ad C:,Ctnpio: Ba.siano un :iccenno, poche noie. al piouororte: sì, è un nouurno di Pala,:• Il Tempio pagano 1.eschi. Od un'altra non meno nota: Il passo delle Nazarene Nozareno binnclH\ nazarene nere. Dal fiumo alle rive si guordnno da 1anto i co1Wt.n1i. ~i guardano con occhio .di vecchia [amicizia lo piccole 1orri, una bianc.i e una I nera le suore s'incontrano la bCl"a. E vi:1 dicend'o: ,1nche <1ui si ricono- 1ee 10110 lo tlile, ma come ,iamo !on· lani od è lo &te.so pocl3, dai &inguh~ .e u La PONT At\'A MALATA» !a '112.i del « /.,ASCIATEMI DIVERTI. UE». S011cento le :1rcn10che forman fo (logitia ch'è in mezzo nlla valle. Si dice che in 1ernpi lontani ta gente papn3 cantavo lii i.0110. Sohnn10 al pensarlo k sente fa il (seano della croce E k!IIO quel tempio , i crekon [lo erbe. So11 erbe che nl aolo Locc:1rlc,si (.Jico, ri.slaanano il sangue. Di noue si senton laholta Terribili al.uni le voci discordi. La 1;en1efa il 6C&no della croce: Ri1orna110 111 1em11ioi p11gauj [:;dJ:wdo. Ma ques1'anno si è ratto un procuso Il quadretto ba un:1 luce, un 6egno: a ritroso: tl a,•\'Cnula un:. ,celta a ro- ni::1 come non a\',ertire che pecca di ,·escio. Per merito di un'iniziath•a in• e -ce,,j,, 1 d ·fc·itti, i~mo di prOSJici,mo 1el!igente: lo collnna Il OJ>Cra Prima 1> appunto pcrchè vuol co111e1·eretro1•11c !cl Garzanti, diretta oà Euric-o F:.lqui. c..~e in pochi ,,cr!.i, e le immngiui nu1 Ci lro,•iamo di fronte a ,·olumi dimcn- rontcrvano la 1ius1u 1>rospr-ui,•a. S 1icati di D:icch n. Baldini, Cccchi Sa. r,ens:t che aJ:e J)Jrole « rist 3&nnno r vinio: e a queato, di Pal:1:r.:r. 1ehi, d:lllo 11.:ingue » 1u110era giii &lalo :!etio. •I ano 1it .. l.., • DIFETTI». O che .si- Eceo un c,,mponimcntu che sottvli gnifica? Per dirla in bre\e, flOno le nca, ,•omunque, uno tlei carati ri - i' liriche iei 11u:1ttro libri 1io,•a11i'i ri• tloscrillivi.smo tro11po m111u10, cl1e c1.,– masto 6.!lcluse dal!o raccoho ,lèfìnitivo 11ti1ui1cediretto, o 11011 pregio di 11110 o perchè rilenule inv1i"i, o odcliriuura p.ie •in sotto tanti asr.etti alta e innova· ~~r; 11 ~se.1r::ondi~ : 10 ~~i~ed~ q~~t~,~i~ I:~ :,:·: E leggiamo, on, nelb ,te&ea r:1c. Lo sconosciuto L'hoi ,,«Iulo p:15s3rc e1aFeru'f L'ho ,•isto. Lo ,·ede!ti iori .era? Lo ,·idi. lo vodo ogni ~era. Non gunl'Jn da la10. Sohunlo eali guarda lagr;ii1, L3u;iù do,·e il cielo incominl'i!I E finisce la terra, lasgiù Nella rir;:1 di luce Che lascia il 1raruonto, E dop,o ,1 tramonto e11li P."""a. Solo? Solo. Vestito? Di n=ro, è ,cmp,rc, vei.1i10di nero. Ma dovo si ao,ta? A quale capanna? A qualt.> pala:r.zo? Sug&esti,·o finale: nel complCMo, qualche pagliuun ma1.ica non mnncu. ,\[a il <>ia:o,o cosi fr311tunl.ltO, co~1 ~incup11to,è J>l'Opriop0esia~ SiallL>J.,n tani dalle 1<1uisitcue i:onichc Jel dia .ogo ruondmto e caricatura.le dcllu « V 1• ~ila alla CoulCM.,'.I Eva Piz.z:.1.dini 811 »: - Cod~ta belb veate, conte&.l, la ,·idi proprio iener:1 precisa ..• :i una borsbcce. - E Cu ìme111ata a P11rii;i Che non è anroro un me.e: Sempre così, ii ,a. Ma •.. di nuovo? - Di nuo,•o. La 10 'liun ha folto l'uovo. - Ecco. Bella consoluiooe Per Celestino Cucco/i il P.il n:tsch, ha in11entato il suo mito più str.1ordina– rio e moderno, il ruito dell'ad,1lescenza interrotta. E' stato notalo giu"IIJmente come sia diJJicile fiustiftcarc nurativa– mcnte l'ultima parte del romanzi•; tut– tavia in essa è la conclusione di quel mito, che è l'invenzione più lOrprerr• dente e più n·cca forse che Pal,z:esrl,i ci abbia dato in questo libro, e ceda. mente la più rivelatrice: Celestino f.'uc. coli. questo an2elo cui la vita avev, coperto di polvere il cuore, e cui l'a. more per i suoi figli adottivi sp,1/vera il cuore. rimane un ad'Jlescente pu tut– ta la vita; e neppure le cure dellD pa. ternitù lo invecchiano. poichè uni,·u sua forza e sorgente di forza è l'amo,c; sì che al di là della s:uerra, quando i ft· gli. eià ."arrivati" nella vita. a poco a poco spenzano nel suo cuore l'a}lanno con cui li ha amati da ras:azzi, Cfli ri– prende la v:ta interrotta. cd entra ~eua ei-:winezza che non a11cvo mai avuta. Questo fl vero motivo p,,etico di tutto il racconto: che ha i suoi vcr. tici nelle scene, oramai giù famose, del ballo a Villa Leti::fa e del processo, ma che da quel motivo trae oltre tutto una a/acritd e una gentile:::a nuova. Anche la prosa si è fatta più ricca rii ter– mini spirituali. di un fervore i, s1,lito. di un'oltran:a inaspettata. Anc'ie se Celestino Cuccati è potuto semlirore 'Jd un altro lettore questo voltu ~tra. ,amente frett,toso (il Coiumi) un ''imbecille", è certo che la sua J'resen– zo porla alla paeina in cui vi1•e una straordinaria fertilità e irrequictt'zzo, un im.ricto amoroso. E' questa la novità dei "Fratelli Cuc:. coli". Perchè. sino ad oui, nel raccon• tare del Palazzeschi c'era semJlre un s-:,spetto di perfidia, di sopraffazione, di sarcasmo diretto, personale. cc,nt11• il personaggio. Se era valido il suo ri, ltia. morsi al Boccaccio, occorreva ricordare che nel Boccaccio non si poneva il wo– ':Jlcmadella ''libertd" dei person'lggi. la quale esisteva, in certo senso, natural. mente: mentre per ìl Palazz.es,·hi, co– me per tutti i moderni, ad adomhrare la sua gioconditd, sorgeva sem11re uno ombra di pietà per i personaffi. il so~ spetto cristiano che avessero u11'a11ima. Palazzcschi ha investito quest'i11c:rinatu· ra, ha creato un personas:gio' impetuoso d'amore che certo gli somiflia molto e in c:ui. in fondo, si crede. Anrhe pc,. chè, nato lui pure quasi come vno mac– chietta, si sente che si è trasformato a poco a poco nelle mani del suo aut11rc : e nei Fratelli Cucco/i, come nalla vec. chia ballata, lo malinconia s·t invitata da st. Gino PAMPALONI d"opo viver unto per veder lutti i siorni lo moJei.ime CO!C. Ecco, come il dialoco 1i trasfigura. il quotidiano ai fa ironia, stile: e atile poetico, appunto, con parole comuni. E, nel libro vecchio e nuovo . .tiam,:, lieti di veder riJa"odouo « L'inc\lndia– rio •• lunghi.ssima liric.:1, che tl.1va il titolo a11a più nota raccolt:s palauo– ~hfona. Verso troppo facile, linguanio pro• 1:1ico, ,Ncono, sin dall'inizio, che non ai lraua ,:li una composizione fra le più frlici: ma non mancano momenli lumi· noti, ,•eri bagliori. E poi è importante per l'epoca, I>CI' quei ,ignifica10 di ri– ~oha cho assume, riportala al primo Cuturi1mo, collocata con lo liriclio dei primi poeti italiani in ,·ersi libcu i, in una grande ,11n1ologin ideale che li com• prenda tutti, Lucini, Covoni, Duf..1i. P:i. '.ar..zeEchi,Folgore, quanli ahri che ,·or· rcmmo ricordare, e j poeti de • La Vo. ce •• di o Lacerha •• tulli quelli che d"is-- 1cro, o aspirarono a dire una nuo"u [llrola di poesi3, in qucE;li a~ni feroce. nenie dannunziani e ferocm1enle aofr Jannunzioni che precedencro la prima j\UCrraeuropea, Ma Palaz.ze.!ochj\'11rrem. no staccarlo, pcnEarlo sem1>re 1wl p,ic– colo, poe1ico mor>do di Stampe dello ,ttoccnio, ielle ort:>lleMate,aui, dei Fra1elfi Cuccoli. Dopo tanto crrnro tra nebulo~i rea, ni, egli ha toccato un'altea cillit ilc:r 'e: ma ques1a è una ciuà ,·er:1, la ciuà 'latab, col suo l1li10 riJ·evo. coi aentili ·olli elio le fanno corona. La mano del )Octa ndole-scenle 1i addestrn,,-a, fra er. rori e conquiste, frn pagine embrion:ili ~ J>aRine 1ià toccate ch1lla E;ruia, alle ·om1>i11tepro,e di u1u prosa Jiud:1 6 'II.Odern:1,101cana ed italiana. Il poela o il prosa1orc :1vr:1nno dure,•olc nome nelln storia delle noslre le.I, re: Pulaz– ·•di 1>01rii.Ee·1za timv,e r:,.... 1111·,n. tologia di cose non ri11$citc, chiamarb, con tsuperba gnn.ia, • difetti». Giacomo FALCO

RkJQdWJsaXNoZXIy