Fiera Letteraria - Anno II - n. 37 - 11 settembre 1947

flEHA Lt:'ITERARIA 3 II Hotel du Lys E R~~: : :,/~lt~i:~e v:n c~:tc~m~n:~~;i "Mes hòtels,, di BRUNO BARILLI di malaug:irib, supu'ai il contrauo, p-8iai subito una tc:1:limana anticipata e uscii. Notte Rient,a 1 a notte alta. Avc,o un chilometro da fare; 11nzi più: mc.r::t.'CJndi str~da, viasgi intorno al globo terracqueo questa grtn• dc mct1opoli non era caduta nè di faccia nè di ,tra\·crso sul mio itinerario. Prima aorpresa nppCM fuori della gare de Lion: nebbia, e 1eiope10 dei taxi. Abituato u cavarmi d'impaccio mi butto con le mie. valigie nella buca a aco.lettt, della metropo– lit.ann che ,'npre ardente come un forno, di– ll.1nzi alla spianata del'a 1tazione, Col mio bravo indiriuo alla mano conwho rapida· men.te la tabcll;J delle direzioni e piglio il treno che porta veno la piazza del Pan– theon. Partenza. cambiamento di linea, otto chi· lomcttj di percorso, dodici minuli di fuga SOCtCTranc, e rilomo alla 1upc1ficie, Eccomi 1n pian.o. San Sulpizio, a poche centinaia di mc.tri dal mio recapito. E" g1'A ,era, l'aria s'è ripulila, la nebbia è KOmpars.a qua.i del tutto: le botteghe sono illuminate: ma che strano qua,ticrc I che rigida lucidità spec.· chiata e uera intorno a me I Camminavo tra- 1c.in11ndoo fatica le mie valige e di tanto in 1,!nlo facevo un alt per ripos.armi. Ne'– l'architcttura e nei negozi di quel luogo so– lirario c"era la tetraggine monumentale del me<lioevo e un ammobigliamcnto da cimitero. Lumi d",labnstro, gu11ldrappe cosparse di la· crime d' argel\tO organi ceri e santi di ce• mento, scudi, b 1 a10ni e maniglie d'onone, paramenti sacri, borchie di bronzo e parte" cipazioni del più dignitOto dolore; il ll.1110 disposto con lini\ parsimonia burocratica e signorile. Dietro ,la crist,allina clcganzn di quelle mo:J:re senza colore • 'aV\·icinava ogni tanro o guardare la strada qua'che impi~alo d,alla cravana nera e dall'aspetto di ce,.a, una di quelle facce francesi il cui p.illore e la fi– neua dei traili fanno pensare ai morti. Le in1egne luminoac di questa stravagante esposizione eran sempre !e stenc; Admini· .tlralion de funeraille.t. F"Jnebri carri impennacchiati Il.azionavano a qucll"ora tOtto la mole buia della c.anc– dralc. Ce,cai d' affrc,llare il m:o pa1$0 e giunsi suita piazza ,-astissima del Pan1h«1n. Anche questa un mor.torio. La luna tra• venava le nuvole nere con lo faccia 115son· nata d'un Pierrot. Finalmcnle a dcstr.a fra due negozi delle pompe funebri vidi oprini come una. tomba la piccola porta di marmo dcli" 1-/òtel du Lys. Tirai a,·inti C05Ì placidlmentc in quel. \'albergo ideale per una mena settimana, po, venne, una notte, nel sonno profondo, a 1vc– gliarmi, un lamento, un pianto disperato e rotto da n.lJinimc slrida, un tmmcstio di lot– ta, un rumore di colpi, un lonfo cd i sin gulli e.1trcmi di qualcuno che muore. Aspettai nelle tenebre seni.a muovermi e di. li a poco tutto ~cadde nella quie1e di pnma. Dc,-o confessare che non ho ttnclenzc moi– to altruistiche: mi manca l'amor del PfOuimo e penino In curiosità del , icmo. Se le cose si mettono m4lc intorno a mc. mfilo l'u5Cio di casa: se:::. al contrario, si sta al egri e si ride intorno a mc, se c.'è chi s'arricch·isce o fa ali 'amore, rientro ugu.almcntc nella mia qmcra e mi fioco nel lct_to. La notte dopo. I' al'armante 5Ccnata si ,in– novò e si protrasse sino all'alba, luttavia nOn feci né ,opraluoghi né proteste, mi contcn• lai di ISJ>dlare che la coaa fini"c· Però la ter.r:a notte i gridi orrendi. gli ulli alla pa– rete, le tc0mnue preghiere e il ,antolarc bestiale mi fecero s.a 1 1MC in piedi, ~ut111i le lenzuola 1ul letto e corsi b0ri in pantofole -a vedere. L'u1eio del mio vicino non eri, chiuso del tullo: una striscia di luce filrtava rnl •coni– doio. Dopo aver bu»nto inuiilmentc una doz.– zina di volte, spinsi la porla e la 5palancai. Cosa vidi? Cinq:ie valige a terra e un omino. .cduto a un I.avolo, che taglia,'ll a11cnta– mcn1c a pez.r:i dei tronconi umani. Costui alzò la tcJ!a dal suo 1 a,o,o. u Farò i miei reclami al proprietario u, proruppi seccamente. 11 Al prOpricta,io? "• replicò qucll"omioo scientifico. u Se proprio 'o dcsidcrà, eccolo qui il propric.tario 11. Cosi dicendo ~li 1oc· cò l~germcntc una groua valigia semichiu– sa che stava ai s"Joi piedi: la valigia s'aprì da wla cd io ebbi il tempo cli rie4noscere una grossa porzione del propriclario, vale a dire la testa. le spalle:. e il tronco sino al ventre. Coricato 1ul fianco, pallidollo e gon– fio il proprietario dcll'H0tel du Lys sembra· va cucrsi cacciaJo in quell'angolo di va 1 i gin per riflettere o. occhi chiu,i. Rimnsi uoppo male per cc1care d'i111i1tt:re, · (cc.i dietro fronl e mc ne ritornai pieno d1 indil!nazionc frn le lcuzuola, dc:-ci10a far fa· gono Rppcna giorno, Mi ritirai ncl'a stanza, chiudendo bene· Saranno ttatc le sci del manino quando ruacio. c mi posi macchinalmente a leggere d1sc:.c1icon Jutte le mie robe le 1ea'e del• il regolamento dcll'albc1go, che diceva: ralbc:tgo. Non un enne di cameriere o di u Pc, la lranquillità dei sisnori oiaggiolotj facchino per aiutarmi I Allorchè fu1 S"Jl!a .ti prega: porta d'u1eita vidi )3 1ignorina e I., signorn I. Di ao/ire di notte /e u:alc senza far del padrone, -abbig iate in 5tret11nimo lutto cl11asso. e copc,te di \·di. cd il piccolo 311.auino in Il - Di chiudere le porle adagio. un /ou/ de mCmc irrcprcnsib,lc e nero: stava- 111. • D; non far conoerso:ione a 0ace alta. no fc:tmi tul,ti e tre dietro un e.ano funebre IV. · D1' c:oilare possibilmente la spreca che di li a poco si mosse tc0m~rendo o.I· dell'acqua che fa sempre mollo 11 ,1n.ot~ ne/!a l'angolo. Soltanto al ora, 1gomb,a la via, mi lubolura 11. buttai fuori con le mie valige a 1pÌ111e II dc. Quella notte feci dei sogni poco a'lc:-gri: stra e a m.:inca l"anivo d'una ,ettuia che m1 dr11ppegg1 opachi che ,i aprivano 1:1 o,iz· portuie in un hòtcl più t1an<1uilloe sicuro. zonti pieni di escamotage, farmaceutici. sol- S"J la vastiuima piazza del Ponthc0o la lo un chiarore svoglÌ.110 lente dis,oh•cnzc luill\ traversava le nubi con lo. faccia asson– in bianco e nero, ca~afalchi. voci da de nata d'un Pieuol. pro/undis, vecchine in cotte dì chierioo, ar– monie b.111e e protpcttive fuiiaci che s'af-' facciano in un isolamento c11otico. locomo-– ri,·e nc:re in IOtrane e pizzi di bucalo ,·cni· vano avanli silcnzioN\mcnle fra file di tcaf– fali e ,cgistii innumerevoli dc l'anagr,fc, in– sonvna sogni nei quali la mia penon,, non avc,'Q né arte né p,:ule. Il padrone: dell"albc,go, un m.1uigline dal l'aria distratta e con\Un111 pa"8va il tempo chiuso nel suo gabb otto a morde– re e a ,ingoiare lacrimolllmcnle qualche sba– diglio: era un uomo, del rcslo. pieno di ulute e di 1,anguc. Egli mi fece un'accoglienza da vecchio camerata. Chi sa, g'i piace\'O, o, forse, gli dava pena quc.-ll11 mMi compi!uala tolitudinc. Fatto Ila che si mostrò esp;in11vo e ansioso di ooti.r:ie 1ul mio viaggio e sui mic:i e.a· si pet1<>n11li.Pc:r oani nonnulla che ill1 1a– conlaui, ringalluzziva, si metteva in guardia con una m<>sSl'I di sorprcs.s e di sbalordimen• 10. Le più bnnn.li , iccndc della mia gior- 1111.la parev.,no IIR 1 i occhi suoi avventure in· credibili. Poiché vi,cvo JOlo I\ Pnrigi e senz.,:a.imi· ci il suo attacc.,mento e la sua conversazio– ne m1 crnno divenuti 1ndispensnbili: il bello si era che egli stesso sembrava non po1c111e più fare ;a meno, In modo che. rincasando, mc lo tronvo ogni voha fra i piedi: con un largo sorrÌIO da meridionale m'apostrofa,·a: "Et bien, ca y est 11? Al\c,a. appoggu,to alle. ungh1cra della sca– la pctdcvo le ore II KOdcll•1gl1 in ca1tivo francese una specie di duuio 1u.tobiografico senza capo nè coda. Solo d"Jrantc quel e so.te prolungate il bravo uomO non sbad1- glia,-a più. QuanlW'tQUe sua moglie e su4 fis(i11 f01-– scro sempre intorno a 1:Jj ad aiut::nlo nelle facctndc dell"a bergo, egli ~r.ava sper duto, quasi non si accorgesse della propria famigli_R Hotel du Marché LA CAMERA N. 13 Qunndo la1eiai l'HOld élu Lys, la mia ce1a don~va casere 1lrabnnta e poco r;i"1cu· ,ante, a giudicarne dall'accoglien.r:a che mi veniva fattn in tutti gli e.lbcrgh1 nei quali mi presentavo, vo,ligc in mano, per ch,cdetc una .tanza 1emprc lo ,1ewo sgu111do d1 sotto in su. sempre la stcua risposta u lullo occupato u. e la porln 11 ,-ctn del c-ancicr,e si ,inchiudcva sul mio naso. Ne avevo piene le 1,sehe di gi,are e di cercare, allorchè. aff,anto. ubbuaco d1 (aJi– ca, 1,0,-andonu per cuo sul bou/eoard df3Po,1 Royal, 5Coui come 1n aogno al d1 là degli alberi 1ncora verdeggianti. una ca1etta d'al· tu tempi: uno eh.i/et 1u1tico. colo, caHè e lane divisi, sul qm,le eia scritto a grandi lettere: HòTEL ou MARotf.. (à l'Ancien Pompic,) Erano le dicci d1 mnuina. e nel lcnc 1 o IO– le d"ottobre la piccola loc.,nda provincil'lle -aveva un'aria molto in\ltante. con 'a sua faccia.la che tremola,,. tra le foglie dei plnta– ni, col suo tendone che copciva ,I marciapie– de e i tavolini: e scmbra.v, scuotere nel tepo– re le .ali della sua lari3 tclluia l\izzcta ~O– me una gallirni che si è: fatta UM buca nel terriccio caldo Un gran lraffico fervC"la lungo i banchi del mercato. I campagr.oLi in cappellaccio di paglia e camicio.tto, i famigl1 col grcmbiulonc: e: la sii:tarcJla fra le labbra lavo1av11no. s·a· postrofavano, ridc,-ano. All'odore acuto dei fermaggi s·auoc1ava il lezzo forte del pcxe e della verdura. Della carne, dcll'inialata. delle brC1e 0 lc, e delle sioffe dappertutto. Un bcbé d'un anno quasi nudo giUOC11,aseduto sopra un mucchio di palate, Una folla d1 mus.,ic clo,1 p:rand1 sacchi a relt' cucolav3 incertamente frG un& b111acca e l'altra. La chiacchierìo quasi gloriow. Sono le nove e mezzo del mattino. Gè mercato aperto sulla strada. E' 1'0ra che le donne in panJofolc escono a far la spes11. Lontano s'ode il gridio ncuto e monoto-– no delle venditrici di pt.1Cc. La folla delle massaie munite di sncchi a rete circola incertamente ( ra una barncca e l'altra. Da ogni p<1rle i mercanti in cam1ciot– lo le chiamano strinando 1 ·occhio: u Mada· me... madame ... n. S"Ji banchi: carne. in1ala1~. bretelle, slof. fe, polli, carpe, carote. Un maunocchio pie· no di latte, deposto lì dalla mamma, g:uoca seminudo su un mucchio di p3tatc. Vicino alle bilance i macellai, in piedi. coi grembiule lordo di sangue e la sigaretta f,a le labbi.a, tagl'8n brtciuolc a gran colpi d' acccUa - si apos.frofano, e ridono. Intanto sotto i tendoni che l'aria di ma· re gonf,:a. s: accumula l'odore forJe dei for maggi, il lezzo della verdura - e 5Ciama il chiacchierio , ivacc e 11rcanodel lungo mer• calo. Sui marciapiedi ; garzoni dei c11ffè con il secchio dcli"acqua, lo sgabello e lo 1trl\C' divcuamcntc minacciosi aveva l'aria di 1,ta,. ~• in famiglia e di ptosperare a modo IUO, senza bisog1)0 di ,-anla1e nè riK.aldamclllo ccnt,nle, nè bagno, nè acqua calda e fredda. Col)'andar del tempo 1-1U"insegnadeU-An cien Pompicr era stata aggiuntn soltanto la st.suentc dicitura pepolare Rcnde:·oous dcs c:ochcrs et Jes c/1au/Jeun. Quando entrai, fluttuava nella sala di quella 5.tamberga una ncbbio!.ina calda o u,1 pes4nte od0r di ca,·olo. L'anima del mcr• calo ferve,'a li dentro. L "os.rc con il ber rcuo nlla nuca e le mani attaccate allo zin· RO della buoc:lle mi fcc.e la più onesta ac– e~ icnza. La camera c"cra finalmente. e a buon preuo. Intorno alle tavole, operai, fattori di cam· pagna, ctbivendoli, mang:u'ano di buon appeti10: ii vedeva ink>ITl/1\ache il loqlc popolare godeva di una solida riputazione fra 1 a piccola gente del qu.ar1icrc. Venni subito gu:dato a trQ\'erlO il rc,tro boucga w per una scalcu:i di legno fino i-I primo piano lo spazio del quale, tagli11to in cento modi successivi da auiti e sc.ompa,ti ristrclli. Per ricavarne un maggior numei-o di DUE PO ET I Ciclo notturno Quando 11edrai più fooco e nebulaso dal cuore della luce trasparire lo ,c~letro d'ognj albero, e ridursi r ombra de; corpi a maara/o /umo, f ultimo dielo nollu,no sul pur.lo MJròdi IWJ.fCerc; cd o momenti lo oedrai uedrai dalla cwoa t,aboccarc defl'o,i::onte: adempirsi lassù. Sul bou/euord di Montpamauc la vita e le luci dirad.tvano malinconicamente. Sol· IQnto qua e là c 'ern ancora quachc boltcga -apctla. Entrai da W1 tabaccaio a comprare una candclt e pr01Cg11ii. Dopo t'aoenue dé /'Obseroo/oite mi trov,1i nel mio qunrtic:1e: il bouleoo.rd de• l'ort ffo,. yal. Qui non s'incontrava più anima vìva. Tutta la ,cg:one addormentala riposa,-a avvolta in quell'atmosfera fecrica e solenne che a nolle fonda conferisce ai luoghi abi· lati. Eran cantic,i, case commcrc.iabili che nOn finivano più. Caserme, prigioni. 0$pcdali e muri d, c1n.ta, appena di1Cgnati nella pcnom· bra. sorgevano mlorno a me, così che più che una remtcgrazione d1 domicilio la mia cammmata aveva l"aria di una c~oraziono in una zona 1eonosc.iutQ.. Sotto gli interminabili filari di lampade ad arco che bruc:acchiavaoo adagio come dei gTOui fiocchi di bamb:og1a in un umido alo– ne di nebbia, la groppa del vastiuimo bou· lel.lDrd, con le 1ue gibbosità lente, si per deva laggiù ,nc.urvandoti ne le tenebre: e la sua superficie wgos., falla di cio.ttoli b4Uu· Ti si gonfiava nel mezzo, deserta e consunla come la crosta di un pianeta morto. Al ·suono cadenzato dei mie p11.ssila co Mernantc grandeu,a del paesaggio crc:sceva astronomicamente, quasi foui per giungere sulla calotta del mondo. 04, un movimento co1wergente di piani e di lince buie il bizzarro qunrticre, cmetso con un rilievo solitario, sembrava 10spcso alla preistoria. Non c'e1a da inganMrsi: la plO\-a evidente che lii lena è rotonda l'.avevo li ,otto gli occhi. Un odore molle di 11g1umisfatti, nuotava a mezz'aria, aggiungendo un che di na.tur.ale al fenomeno . Sta,-o aMapotll,ndo l"orgog'io innegabil· mente .c.icntifico che quctta SCOpctla impre– vi.Ca mi ispirava, quando sul mi~ pauaggio, d.a uno di quei mucchi d, immondizie che si l.uciano dietro i giorni di mercato, un topO lungo un braccio U5CÌcon un salto. Poichè l'uno dafl'altro nascono i cieli; e s"tiprc pii /onda e lumino.to t'ultimo cielo no/o. E nella piena del NO /uoeo, è rl lcmpo non più che_ un punlo, un polpi/o ,pellrale. MARIO BERCO!',ll Sba\ordi10 s'orientò, tiu1ando l'aria, ver– so di mc, e si p ,ecipi.lò contro i miei ,ti· v;ftli, alzando uua tcsrina feroce e pie101a co– me un ucce'lo che hQ. le ali rotte. I Mi buttai d11 un lato e .allungando il pas· sO lo laseiqi indiclro. Ma quello ecco che 11 pie.cole corse comincia a pc.dinarmi, do– cile come unn bcstioln domestica. Mi scsuiv•a quauo quallo e trucinava scr pe,ggiando la lunga coda inerte. Mc lo tcn· Uomo I ,ogni che nascondono sono essi che ci ,oloanQ libera da glo,ia 1100 /orcio li compie che di gran{ u/ta"mi è: spigo. O nd fempo i uoli quali spogliano più lenii Il sole J~I silenzio, e in un·cta di colmo in un'età ,upcrsh'lc, la mano opcrlti a t111'ec:o, più scarno la c;adula della donna a un fianco c/Jimero, e /o bocca che la prende. I sogni clrc d saloano ,ono essi /ermamenlc. cio lavano i vetri di quelle innumC.C"l'Olive• ~ande entro le quali molte donnacce dai visi pieni di una inveterata e .tanca fatali1il, ,:e– do~o dinanzi atraperiti,'O - mule come le arpie. Tutta la ,cuoguardia notturna. spiala e 1radita dol sale, è là dietro quei vdri, Alc·Jne hanoo qucll' aria risoluta e mc– lodrammntica, queHa ccta au1tcra. quel rilie– ,·o criminoso, dirci quas; nll"inch101tro li· pografico, che i capelli imbevuti di 1intwa conferiscono a una donna che non è più gio· vane. E sOn quCile le più csoac che or– ma.i non atcohano volc.nticti più altro d-l'e I d•· 5Corsidi affari. Più borghc11 della spos., di un notaio. Un~ rude a, idità di denaro le ha fatte diventare opc.raie dell'amore. Fanno un la· voro duro, ma h11nno i q:.atllini alla Banca. Sedute. ore w ore, diMnzi alrapc.,i1ivo, ccco'e 50gnare, complice il liquori.a.a. il J>I?'" sesso cli una ca1t1 di C11mpagna,col pollaio, eh conclunc. Il coraggio mi rigonfiò in un baleno. Allc:r ,ai energicamente le mie valige e haYersai il bcwlcua,d. A destra dcll'/-I0fe/ du Morché ,; driz· zava fino al cielo un grande c.uamento tcn• .r:1 nome. una di q"Jcllc immense gabbie gri· giaslre come cc ne 10110migliaia a Parigi. A sinillra c'cm invece un padiglione ba1tiui· ~o ~,-ero e a15eragliato, specie d"ingrcsso 111 s11le neoclassico, dietio il quale nOn 1«· gcv1 nc:ssun corpo di fabbrica. 8RUN• :1.LO ll0'\'01 a\"oggi, cri\ scni..a luce, complicato, n1i11c· rioso come un labirinto che fu d"uopo qui· re 1tri1eiando alla cieca Ira pnreli e. 5pigo 1, In fondo a un corridoio l'o,te m1 :ipri una porticina. Li:, camcr11 a me destinata non eta troppo piccola, ma tanto basa.> da non pote,ci stare 111piedi altro che nel meno, e 3 muoversi dal cenho bisogna,-a curvarsi man meno per non battere la !Cita conJ.ro il soffitto a volta: s, che, sul punto di entrare nel le.no si era all' ahe7.Za pr0p,io giusta pc.1 solfiare ~Ila candela. Invece cli quQttro pareti la 1tanza ne ave– va tre: due delle quali, mauicce, faceva· no insieme: un angolo retto, menlrc la 1eru. giranJe, leggera, gonfia. spingeva la sua pan· ci.a vuota verso di noi. Un letto matrimoniale. una ca1sapanca, un comodino, e un portacatino d1 fcno. bi1.– zarramcnte di.i,ibu1ti. cost1tu1vano, il mobr !io di quella celta proletari• che rice,"t:va ~oc.a luce da un buco apcrJo nella profonda muraglia, munÌlo es.fcrnamentc d1 una no– dosa fcrit0ria e chiuso per di dcnlro clQuno sportc'lo provvisto di velro, ma 1c:nza len– dine. Questo finestrino malmco111co come un Occhio di pctee dava 1U un co,ti\c,,to dcser 10, lastrica.lo ali"antica: proprio il luogo ab· bandon4to che il padiglione del bou!eoard nascondc\'a. Dal mio posto ve.drvo ben poco di quel romito recinto: uno ,perticato lam– p:one buono per 1mpiccaui, un platano gial· lo. e sul fendo il Jetlo cli una 11meu3 tOtto la q:tale era, ricovcrnto un ,·e1cofo fuori uso. unn carretta di forme e dimensioni molto ltranc che O$SCl'vavocwios.1mcnte pen,ando a r ultima 1carret13la degli aristocra,tici f,an· cesi. t.ivo ogni l:rnlo alle calcagna. . Non c"crn da a !armarsi, ciò non ostante quella bestia m"aveva messo in corpo una gran voglia di scappare, e per non sembrare ridi– co1o evitavo d, ,o'tarmi. Con la ceda dell'occhio lo ,~evo w:.ivola re rucnte 11muro come un paccheno ti,a,10 da un fil!J. dn, del capo e.Oniro gli spigo'i e ::i':rm~or;ra di\;:li. zfi~ eh/~: s:i,~::lcd~ miei calci tcaJ)Plva avanti e .andava a ri· fu1i1a15izoppicando sollo un albc10. Là, di1timulr,lo ncll"omb,a. mi aspellava di bel nUO\-o. Che laido •nima 1 11cciol L'ovresti dc:.110un topo cieco o invalido c.hc 11vcvabiqno di un., gu1dn per ri1ro,-a1c il suo covo. Abitavamo foue .allo stesso numc:to del bou/coard} Fu .otlo que1:e. ICOrla che arrivai hnal– menle dinanzi al mio a 1 bcrgo. L'hotel du Mdrché ruuava immerso in un ailcn.r:io cosl profondo come non se ne tro,-a in tutto Po· ,igi. Ment,e cercavo il modo ,di 'entrare, il lopo s'era mCl-50in un angoio, e ,imaneva li gobbo. obl1<1uo, compau:oncvolc ad aspct– t.'.11euna indicazione. Toccando un bo11onc, la porta di strada s'apri sul dedalo oscuro del pianterreno. Fui svelto a richiuderla dietro di mc. e mi par ,-e d' o,vcr lasciato fuori l'orrendo pa1ecutore. Come un toro che ;ncappa nel panno tos.– so, inoltrandomi 5Consideralamcnte andai a finire dentro un garbuglio mo'le bagnalo e l~cto che mi fece l11reun alt eslerrelauo. Qualche cosa di aereo e dondolante m'av· viluppava man mano con dei Betti da !anta· ,mn venuto ad incontrarmi. Spiccicai colle dita dalla mia faccia quel len.r:uolo fradicio e m'-accorsi cli essere e.a– dulo II tclla bassa nel bucato che gocciola,-a nppeso • una corda, Al di là di quc:sli ,tracci un bar'ume pio· veva dall'alto: 1alii in punta di piedi 16 1ealdta di legno. Il corridoio del primo piano era sempre illuminato di notte. Tolsi dal quadro delle chiavi la mia, che e,.a I" ultima rimast.o. A dnlla e a manca, dalle porto semi.apcr te. passava il fiaJo gr05so 1 faliCOIO dei do,. micnti. Udi,·o i sogni go,gog'iorc tra il san– ({Ue e la saliva, e indovinavo nel sudicio biancore delle cuccette lo fOfme di quei cor pi vint 1 dalla .ranchen.a. Tutti gli incubi s'c:tan mesti a fi1ehi.are in quc'le bocche apctte e rOlondc. Oh I' aff,nnoso ritmo. ' Krah. krah, pifh ... Schuhh I e p0i mh I mh 1..• L'esistenza umana • tr.a,-c:uo quella musi– ca non aveva più alcoo prestigio. L'ho/e/ era al completo, ma il pubblico dt't 1uoi dient1 conduceva una vita così ti- 1iu1ta che mi 11u.c.iva diffici'c d'incontrarne qunlcuno nell'ombra del couido10. Bisogna sapere che lungo questo grandio– so e an.tichiuimo boukll<ltd dfl Po,t Royal, che va verso 111. Bas1iglia. la ri,oluziOnc del· l'Ottantanove è pa~ta come una tempt:Ma, le cui lf!ICCC sono tutt ·0r3 vmbili nc: 1 ,u– pcrbo e smantellato disordine a,childtonico che regna in quel punto, e c'è da credere che la piccola mole cli cui parliamo .ti.o. Il. col suo muro di cinla, a coprire un IUOQ O storico e famigerato che fo,se la repubblica \'".>O] far dimenticare u:nua dislmggerlo. Fatto sia che sul frontone di quello muto e au.teto para,·ento cli pietra scwa puoj ancora deci– frare le Ire fatidiche parole: Liberlé · Ego-– vendita si stendeva tOtto gli alberi per un /ilé · Fralcrnifé. Fu allora che la voce dell'oste mi fece ,oliare: R Elle est mignonnc celte chamltre. s'pas? ». - s'era la1eiato S":.4pparc il buon uomo. E guard'ilndomi con un occhio lpcnlo, mi porgeva la chiave la cui medaglietta por tava il numero della stanza. Dal piaoo d1 sotto veni,-.an i'J scoppi di voci seguiti da pau.se penose: li avresti detti i clamoii im.. provvisi di una cas..a di pazzi. Un souile presentimento mi penetra,"B a poco i poco. Cctlai un'occhiata alla chiave. Su'\a meda· glictta c'era il numrco 13. Quel numero tre– dici caduto così a prop01ito 1Cmb1ava fauo per alimentare la mia aspettativa. Dcciii di pus.ire la prossima notte in quella cripta L'albergo c.tmpagnolo che m'nveva '°lt" giogalo quel giorno non era dunque che una (edita trappola di anoimc in pena} mc.uo chilometro, e sul via va, si levava un L'albergo slrctto fra questi due edifici (C0t1tinua)

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