Fiera Letteraria - Anno II - n. 14 - 3 aprile 1947

VENEZIA SALVATA proprio dovere d1 1po10 l"indfabile 9e.nlimen· IO che I auesa di que1finnocenle piocere gli comuni~•v•, in,·ece di ~re 1n p."IGC e 01- k(lrrcre con gli 01pili. ,i novO esiliato in una zona di .olituoine dolente; e allora 1i promiae di non ballare, 1ia pure partecipando alla fctln; e poi 1i o.vvide che 1a 90.i1udine aumentava. e. ncl:o 1teno tempo un"inaazia• bi e fdicilà lo teneva 10spcso in •ria. quasi fouc dJ.Yvcro in cima alla montagna e quindi vicino ol ciclo. (Dal Il Atu,) Tragedia di MASSIMO BOJVTEMPELLI Quui per toccare terra., con la pianta dei piedi e con la fantasia, uscì per le strade del pne:ae. 1piando in ogni uscio socchiu10: non c",;:rano uomini, 90lo donne, per giunfa vccch1e. eu ..ndo le gicn<oni. già 111Invaio per i verSllnli delle mont11gnc: le vecchie bad11v11- no al bollore delle erbe, l'11ria intris. "l.di quel– l'odore medicinale piuiuva la gol11, il v.1- pore fumig11v11e l'intero paue er11 11vvilup– pafo in quell'ingenua m•gin. ALVISI?. Son qui, Rinulclo. RINALDO . Se~ stato_ un braviss_imo portaordini, il più rapido, il più infatica~ bile; r1mnrra1 nella s1ona come il portaordini per cc"'cllcnza. So and1c che più d'una volta hai corso rischi grandissimi, che 6Ci coraggioso e non l,ai paura <lclln morte. ALVISE No no <lav,•ero, Rinaldo. RINAl,D0 Se il Padre Eterno vorrà un g:orno mandrirc un ordine <In! Ciclo al. l'Inferno - pcrchè secondo certi filosofi il Diavolo è anche lui un sud· di lo di Dio - si servirà di te. ALVISE Speriamo che ci pensi. RINALDO (l111provvist1met1te serio) Ma clomani, domani mattina, c'è per te una cosa più interessante eia fare. Ti ho ,scelto pcrchè tra tami miei ra. gazzj di fegato mi occorre il più giovincuo, il pili ngilc, il pili minulo (lo percorre co,1 ,mo sguartloj: sci l'idenlc. Ti do un ine:lrico d'immensa fiducia. ALVISE Per te mi butto in canale con una pietra al collo. RINALDO (Sorride) Non mi serve. (Scrio) Hai sentito qu:1n10 mi è import:rn– tc una occupazione rapid,1 dell'Arsenale. Ho il disegno preciso dell'edi– ficio, g1.1arda (prende dal ta'Volino e gli mostr(l urna c11rta). Domani mat– tina alle cinque in punto trovati davanti all'Arsenale, qui (ptlr'ltwtlo per– corre col dito ltt ct1rlCJe Al'Vtse lo segue con somma lit eru:ione). Arriverà Langlade a investire l'entra,a principale, i nostri che son dentro uden– do i colpi delle gran'ate appiccheranno il fuoco in alcuni punii - qui, qui, qui - per creare all'interno un imp·ovviso disordine. Dentro c·è anche, dei loro, qualcuno cli fegato; specialmente un certo friulano Ga– sp.,rc, e l'han messo a custodia d'una piccola portn d'uscita che pochi conoscono, qui in fondo al lato destro <lei corpo principale. Vedo. RINAI.IX > All'nrrivo di Lnnglade tu già sarai alla porticina. A.s1>Ctti,e ap1>C· na senti il primo colpo di mortaio bussa rortc gridnnclo: « Snnt'Orsola!" Gaspnre aprir:\ immc.'Clintamcntc, tu nvrai pronto il pugnale - te ne do io uno perfcllo - e come quello s':1ffoccin ti precipiti su lui e lo pu– gnali alla gola. ALVISE Rinaldo ... RINALDO Non ho finito. Butti ruori il cadavere .. ALVISE Pcrclon-: ... RINALDO ... scivoli dentro in fretta e richiudi. Allora ... ALVISE (Mamfo 1rn gemito). RISALDO Che hai, (1m attimo) Tremi. Hai paura, tu? ALVISE No no no, non ho paura te lo g-iuro, se mi ammazza non ho paura, anche senza un'arma in mano entro dove vuoi, ma io contro quello, eia solo a solo, io ucciderlo, non so dfrti, no, no ... R1~•ALDO Ma lui ammazza te appena ti vede. Il cielo ' . . e VICinO alle ALVISE Ecco ceco, così va bene, u11'1dea! L,-sciami parlare, fai venire un altro con mc, que.~t·ahro,sl col pugnale in m:mo: io busso, mi precipito dentro e inrnnto che Ca5.parc mi ammazz:1 l'altro sùbito uccide lui. Questo sì. ~la io, io, cosl, contro un uomo, vivo ... non so dirti, no, ca_ p"scim1 Rinaldo, è pii.1fone di _mc, di tut.o. (Cori un si11gliio~zo) Non so- no capace. R1NA1.oo (S'a/:;a in piedi e si erige i11 aspetto taribilc). ALVISE (fa d'is mto Ml p11sso imlù·tro tllfl sùb1lo si fer111t1e gtuirtfo l"flltro negli ocelli: poi 1m1ilmcr1te) Non ti sfuggo. RINALDO Mi domino, Alvise. Ma no· dobbiamo pur seguire una nostra legge. Perchè sci con noi? Po1cvi llSJ)ètlartclo. E chi ii avcrn chiama10? D:tl giorno che fosti accolto, non avevi che un solo do\·crc: ubbidire .. A qualunque mio ordine. Qualunque. ALVISB Fa' di mc quello che vuoi. Se non ubbidisci, dovremo tr.attarti come un traditore. (Ha 1111 sussulto: si domimi) Hai ragione. RINALDO Farai quello che ti ho det o? ALVISE (l?isoluto) No. (Paustr: come un soffio:) Non si può. • RINALDO (Si passa ima mano sulh, fro,itc, sullo. ft1ccia, poi volta le sptil/c cui Alvise, fa 1m giro per tutta lo stanca. (I tre testimoni ciel dialogo _ Piene, Aquilim1, G'ìorda,10 - si sorio ri,itnriaN in iin angolo, sono e.sterrcfa.11). ALVISE (sempre ritto aflo stesso luogo, si pc11de ti capo tra. le mmii O im– mobile -rinuwc). RINALDO (torna :ri faccia al giovinetto; tiloa lo braccia, po; le hl.scia ricadete lungo i fìanclii. Ft1. uri passo verso Al'ViSe. l111prov'Visc1m.c11tcgli mette-. mw mano :,11I c,1pO). Povero ragazzo. (Suspirri. S!.aflot1la1w, fa ve,iire " sè cori 1111 ce,mo A,Jlrili,w). Accompagnalo gii1 nell'inrermcria ad aiutare le donne. Rimarrà là fino a cosa finita. ALVISE (rompe fi,w[nienle i,1 l11crime. Si lascia pre,uferc per nuwo ,ta Aq11i– li11a, che lo conduce viti cfo1"1scaletta tli iiriislra). R1:- :A1.oo (Medita). Uno c'è stato, hc hn volu·o innalzare l'uÒrnnità senza ue– cidcrc uom,ni. Sono pns:,.ati millesc.ccnlOdiciouo anni. Da millescice1Ho– diciotto anni ognuno di noi lo adoriamo in silenzio nel noslro cuore. Ma gli uomini, am.ora adorandolo, hnnno conlinuato a uccider6i qua e là; e J'umani à, anLorn adornnclolo, è rimasta un immane quartiere di mn– lav'ta. Bisogna ostirarsi. Occorre più c0raggio a ucciclcrc che a farsi uccidere, Alvise. L'immaginazione è rapida, la storia è lenta. Bisogna ostinar~i: Di quello che fai, qualche cosa, ogni voltn, rimane. Comun_ c1ue, lavornrc per lavorare, questa è la nostra nobilt!i. Basta. Coraggio. (Con futt'al/ro to,10, rivolgcudosi_ a J>ierrc :) Picrrc, .sci certo di tutti i collegamenti? (1) l..t1 fall.ta cong>,m, co11tro il go'Vemo tiella Repubblica, cli Vcnc– :.ia nel 1618, allettò pareccl1i tragedi tiella fi11c del Seice11t.o, a comincia.. re da Thomns 011.va, , (1682) /)i lfllf"llc tragedie qui S1° ripre11de libcrissi- 11u.w1erile lo spu,1,0, ml.l11fc11e11do il titolo di Oh:ull}' (Venice preservcd). lnhne l'unico po110 sgombro di ,•ccchie t:ra il tcrrauo acc11nto 11ll11 Chic.a dal quale 1i acor;:eva la val1111ai,ottost11nte e il p,onora. m.a degli altri monli dìrimpctlo: Giovanni 1i arcocco!ò 11Iaolc sulla pietra; In m11•1i ..,. "Il fredda., l1lQ il ,olc batteva ormai qua1i di• re1t11mcnle 1ulla piazza e la ChiC$11. (Dunque. qucll11 genie veniva dal Miu Ro"'>, e infaui i loro costumi ricordavano l°Orienlc, 1pecie il turb.."l.ntc e la gonna a pi 8'0line fi"e e il gu110 delle gnle e dei galloni d"oro. l...a madre di lui, Giovanni. non era di oriirine albane$C? Che c"entrava in qucl'11 vicende? Anc.hc le donne albaneai. ouelle di pelo biùndo. avevano !"incarnato di m11drcpc,Hl ... E poi? Poi ... Un pae1e po– polalo di vecchi e donne 3:iovani era occa– sione e pre1c1/o di vero incantesimo per la immagina;rione di un viaggiatore già prcdi– ,po~lo 11d ogni turbamento e 11d ogni resa). Uno di qud monti 1i chi11mava monte Velino, e. intorno n quel nome. Giovanni 1pc1C n1olio del 1uo tempo in una intriU1.ta fanl111ticheria: il monte era coperto di neve in cima. e tracce di neve, a di1tnitte pcnncl• late, macchiavano quei pietro1: vcrNnli CO• m .. \1n11111liv11 lubrico di motlro. Ecco. era que1to: a:li a,peni della n,uura, co1ì ac.lvatica e .. pra, 1ubivano continue me• tamorfo1i, e le forze o,cure del cielo e della terra ti incupivano di orribili contaminazioni. TutMvi11 regnava una pac.<. co1i alta e aicura che la 1lcsea 10lennità del suono delle cam– pane 1i acioghcve in qucll"an• ni1ida a.me in un alambicco naturale: un"arida combu- 1•ione con11umav11 realtà e sentimenti senza incenerirli - o e.lm.cno 1enU\ l111eiarnc scor– gere 1a cenere. Per foituna, dalla 1lracla principale del paese ,puntò il corico nuziale: due o Ire vt:cchi, qualche adolcaccntc, e lo tiPO""; il gro110 era costituiro dallo 1tuolo delle donne addobbate in quei loro prc.zio,i co1lumi. 1 pochi uomini e lo 1poso reggevano l'(lm• brcllo nt-ro 101!0 braccio, per ripe.rare i ric– chi vc1fiti delle donne e della 1poaa da qualche improvviso ICro&eio di pio~vi11: in• r1111i.ogni 1an10 la pionia batteva 1ulla pie- I c~:ani:~~ri'.~":~~cl~h:Piti c:~,~n~~~:~! 1 ii:- I Chieaa; e, CioYOnni se ne di1intere111Ò, am– moliato dal fondavolle corso da intricali e ir01i torrentelli: ncll",11ia intravvcdev" le ;m. m11gini di quelle belliNime donne che tutto lo avevano a lungo guarduto e 1i commuo– veva el ricordo di quegli ardenti 1gunrdi co· me di altrettante prove d"amore. Cerio, 11e fo1se 111110ancora ,capolo. avrebbe fano k, ,ua scelta a Scnnno. Chisaà 1c I" albcraalore aveva detto in 3:iro che lui, Giovanni, era 1po1ato: forte no, ohrimenli come apicgnrai quegli 1guardi corichi di aUarme e di pro– voc111ione. ,guardi umidi e senza ira) I 1111 ~ ~t;;=::,!:: 0 a~:~~: ~ci~md~~1\:1:eli,~ dcll'acmia di un canale che precipitava a valle dall'alto dei monli. Nella piauo non c"era nc11uno; 101!11n10 la pioggia a inlc.rmil– 'cnze 1pruuavn leggera tra i raggi di ,oli che incominciavano o. pungere la nuca. I Giov11nni ritornò atl'alber.;:o e 1piò dietro i vetri del balcone il pt!.uaggio del corico nuziulc: occhi 1i alzarono 1ino a lui; ne 1eel1e due, neri, fumo1i e ,p:cndcnli, deciae di ritrovarli al ballo e di farli accendere di omore, come le da lui dipcndcnc i1pirare un acnlimcnto da cui cg'.i IICBSO 1i difcndcvn non 10!0 per un palio di fedeltà, quanlo per 111ccrlCZUI che quelle donne fotsCro di I un"ahra nalura, abiklo.le alla vi11a del ciclo e quindi di animo ccle1tiale, nono!lt11nte il loro ardire che forse era buona salute, il :i=~ del loro 1guudo che era luce inie- I Giovanni era ,icuro di non riachiare nicn– lC, e lullovia lo 1gomenlava. il dubbio di una primo piano, el contrario delle camere per fticità l"co1l a pori.ila di m,ro 11 fc'.htà ·!" ·1 . h. ' C.. lo 1parcnh. a volte ço11 nere e fonde: dubllaV'tl montagne ~:::!~a i:t:nin.;~:~,; 2~r~::i i~~;:11~~; fc,;e e,~; :;:,!~::v; :i;;:~ a 1 v~~: c:.~u,::~ ~::~~ lld:es~1m:.!~n;e d: ~~:ila~v:na :011: ~i ~n inganno a cui _,i riteneva impreparato; Racconto di R. Af. DE À NGELIS ~ Iacttimanc% pc., led iitruzio_ni ~aga.zzotlli : 1 ed~'::f'~h:r~vuac1i:::;~t:e~r~::;~:'itir ~=: .;at1l::'d~1 ,.::v;io,;: :r; 1 ~1~vaco:nra :o;. ;~'::iediu:•:.~=~e che avrebbe voluto ingoiare più compiacenti. , . 11cr6. Fu lui a scopm~l'. I arcan~ di q_uc~ Venne la mo.dre dello lpo'90. subito dopo D I~= :~~e c:t&~n~~ 0 :h:n~av=i~: ~~tlt~n!u~a~i~u~:~r:~pc1ììl\ :~ci~'; :~1F°di vano in fila, n.lle bati della montagna, su un olio di oliva, Giovnnni, conaum<tta la cena aentiero appcn11 tracciato; e ,i meravigliò (pane di e.aia e pro11eiutto 11ffumic1110)e dnto di quelle donne helliuime, dai vohi oricn- uno 1gua1do al letto che odorava di 1pigo, ta.i. le q•~a!i reg.ievano 1ul ce.po ognuna un di1ee1e nuovamente in piazza. Dei vecchi aroaso carico di legna o fa1eine e del loro J)iù ncuuna traccia: le porte delle caae cm• inc:"•~ .alcnne e danzanle come in un frc· no socchiuse. e le donr,e lovorovnno al lom– gio da ba1sorilievo. bolo, efruttandu gli uhin,i ;cuizti di ,uc", Accovacciati 1ulle piche, i vecchioni del nono1tante l'11rin di aprile fOMC nncora gc• luogo 1piavano la meraviglia del forestiero, lida di neve disciolta. Altre rinw:elavano le 1imili II uccel!6cci: 1ullc loro labbra alcggi11• erbe dei loro cnldai: e quei fuochi, quelle va un furtivo eorrieo: ma forse era il sole fuma.le facevano pcnaare ng'.i accampamenti cal11n1eche, col 3:ioco dei riReui, odombrava e alle tribù. di 1i1rnificati quei volti incartapecoriti da Tutte 1i mo1mwano curiose del fore1ticro mummie. Accanto all'albergo_ era acCCIO un ma 1i capiva che erano abituale a vcdc-r fuoco ,ulla ,1rad1t: erbe bo'hvonu in un gente; nemmeno le mgaue olfcn!avnno ri cald.io , e il vapore affumicava !"intonaco 1ro1ia: anzi, con quei loro co1lumi, le gonne– già nero della cHa: co1ì Giovanni apprese. a h1armonichc, i giubbetti a cor11na e le senza domandare, il 1cgrclo di quel nero gaie, 1i mcttrvano in bella mo11ra e-on I di fuligine che aggravaYO di un antichiui. 1Cusa delle erbe e del tombo'o, in~ucndo mo colore da fucina I muri di quelle ar· con occhiate addirittura avide gli 1guardi in chi tellure: e h.illo il paese, da lontano, ap- certi dell'ospite. i,arivn immcr10 nel c11trnme, o coatruito di Giovanrii quella none non dormì I\ lur, ]av.ngn11. meno la Chic1J11 e qualche 'Villa 'l'O, e quel poco che dormì, dopo ore di periferica aulln strada m11e1trn. in10nni11, fece 1ogni di moghc e di m11qi,. - Non e-i volle molto. a combinare per il in cui le mnghe avevano il volro innoccnt,. vitto e J"allouio col padrone di qucll"olbcr- e ecahro di C1uclle ninfe no"11"nc e- i filt,; go di for1una. In ca:,o c'cN1110 lui e la mo- erano infusi di erbe dngli inverosimili po· glie in 1 i,.me a due figlie che non ve9rivano Ieri; 1i trovò 1pcuo muta•o in ucc,.1 10, e n,. all'u10 del pac1c per euerc 11111fc a lungo in approfittò per volare sul leuo delle ma3he Nella camcru cera uno epeccl-110 dalla luogo con u~a frase mahzi~: e Giov~n.m •1 pranzo, a invitnre Giovanni per il ballo; poi coinicc doraLa e un comò di noce coeì ben occorac che III paese non cerano uomm1 fat- un vecchio prolcuorc dal volto li1eio quaii ,uvoralo e lucido che l'inierno appariva ricco li; ad cccezio~c di q1;rnlchc.9:dolc~c~ntc e di di cera, con unn barba bianca molto ben cu– c coni·ortevolc; anche la b1occa, pc1an!e, pc, qual.c(1c vccclnone. gli uo.m1n1val1d1 c1~endo rnta ii pre!cntò da 10!o, cnlrando ienzo. in. 1·acqµa. ero di quel.a 11rgillo smaluua, come ~r 11 per la g~crra O diclro le, ,jlrcggi._ per cia~parc: 10hanto a un gesto dcll"a!bcr.iatt.,re ~~:::It:~ !i:i~ :~:::,~;i~~-~~1~' ::; ;::;::1~!ti; 1 r: ~~~:5?'- 1 ~:.~ =~~ ~~~:·~;~~::.; mera ne sfolgorò in un chinro e discreto !ibere e 1cnza d1fetl(I, llavano m conltnuo al- di Scft,llno e degli uii e CO!ilumi degli t1bi– pulvi1colo. L'acqua era gelala. Giovanni apr ]arme, p~cparate l~lta~ia a. rispondere. ad ogni tani i; mn non erano nativi del luosi:o: narrò :a linc11ra e vide le monlagne col ciclo ao· p·ovoc:_..,z 1 .onc. Car 0_. 1 n~at1i, arnoreggiava con reaodo leJgendario dalle rive del Mar RoS90 pra: il cie'o era ~icino alle monragnc. le una V 1~vinclla. fi~ha di un pasrorc. che abi- senza po cr 1 pieg-are come g i anlichi ave,'. in oronava di nembi. ora che le atelie crimo fava di lronte ali al~rJ?, e q_uella s.c~a Ilei: 1rro acclto quel po1to fra le montagne, forte sparite'. e i! g~ovane co~lemp!ò a _lun ·o ~ ~ nvreb~~ ballare ln 9 ~.. me 1~ occasione di per potersi meg io difendere. o per timore ..,ci:,anh foln d1 caslagm e d1 cerh alben ~n~ spou/i 10 Anche Giovanni tarcbbc lt'-'lo di eH ..re contominoti dalle ferocissime tribù da.Ile fog'.ie violacee che incupivano vcr10 la invi!a•o ~-quel ~-Il~. ~con~o l'u:'°. del P 11 cse I indigene. Ceri? che le .donne vc1'ivono an• cima per effetto del sole non anrorn alro. che obb igava .g 1 1"_~ 1 gcn 1 (na•1~1 del ~a_r cora all°ulO antico, acbbene le più giovani Certo era venuto in quel luogo per ve- Ro~) ad.ogru genti _c:r.znveno I fore 1•1en. ti mo1tu111•ro iuroftcrenti delle amplinime d re le donne di Scanno; m11 di donne è e gh sa rA~be 11~ 10. fac~le .eccg'icrsi una /ìdan• gonne e del "cor:,aletlo •• e che raramente pi•no il mondo: Giovonni ai confesaò di Z<"la rer I pochi giorm di quella inallcsa va- crri11ravano per commerci e per nozze. Gli i~norare il pc~chè di ,u7I ,·i;gaio _e I"' v;- uomini erano tutti p111tori e sapevano dor- C1"1anza del ciclo lo mt1mon quasi avesse C.iovanni s'inebriò al pen1icro di quc 1 mi•c con la lt>nrcrna oct-na !!0110 il man- violato un 1egrcto naturale. Fo•sc era an• },.,.Ilo mr 90prallullo lo e1:,arava la certezza icllo. accoccolati 1ullo 11abcllo di ferula: e cora effetto del 10nno. ma il fospcl!n di che le donne non av:ebbcro corri1po1to a le donne ,.. 11 .. v11no s•offe con la lana delle •nere capitato in mezzo a un incnnre,imo r .. J ~.-r'if>' ..n'o pl"rti~o 1are di 11do•111ione,co- pc~ore e qut-lle 1toffc tingevano col •ucco ·o induuc o di,!o_ilicrc gli occhi dal ciclo m .. il ,uo t1nimo iedcle esclud ..va 01ni po!'- delle erbe bolli•c. ;'h1mina 1 0 che i nembi /cnttivano inv11no ~ibil .. id;lliro. L•immacrinc della 1po11a 11li Il vf'cl"hio ,i-leva discretamente, rnllcsrrl'llo '.'li O!~urare con il lo10 scorrere abietto di t1ppl"rv"•.me111a _e anove." il criovan.- ~••;•e d_nl_vino che [l:li :'vcYOno offerto: era pulito. mos!r1. Il qu.-111mm"o1nc. 11n•11dendo a se 91<"9ll0.ctv1lc. le aue mnn1 curale ncrarczzavano \"ari11 8evvcro il caffè nello cucimi {che era al' Non si III pcrchè, Ciov11nni, concili1110 al 1110 con una mo,1a lenta e voluttuo111, parlò dì

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